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Right to Repair Europe: “Riformare i sistemi EPR per promuovere la riparazione”

Paper di Right to Repair Europe, Runder Tisch Reparatur, Germanwatch e European Environmental Bureau: “La responsabilità estesa del produttore (EPR) ha il potenziale per sostenere le riparazioni, ma deve essere ampiamente riformata”




Il legislatore europeo punta sui

Piccola guida per realizzare sistemi di riuso degli imballaggi efficaci

Dalle relazioni con le istituzioni alla scelta strategica dei partner (soprattutto logistici) e dei materiali, con la stella polare della semplicità e della convenienza: un report del Center for the Circular Economy di Closed Loop Partners analizza le best practice dei sistemi di riuso degli imballaggi e identifica indicazioni e criteri chiave di cui fare tesoro nel disegnare un modello di riuso efficace




Nonostante qualche difficoltà ad affermarsi in un modello di consumo basato sulla funzionalità e sulla comodità offerta dagli imballaggi usa e getta, la transizione verso nuovi modelli basati sul riuso dei contenitori e degli imballaggi è già partita. Non passa settimana senza che si registri la nascita di nuove iniziative che interessano anche le grandi marche multinazionali, per ora soprattutto all’estero. Tra le ragioni ci sono certamente i nuovi ambiziosi obiettivi sul clima e sulla sostenibilità complessiva da raggiungere entro i prossimi 5-10 anni. Sia quando applicati agli imballaggi industriali (business to business, B2B) per movimentare le merci in entrata e uscita dai centri produttivi e commerciali, sia per gli imballaggi primari (business to consumer, B2C), i modelli di riutilizzo offrono ampie opportunità e potenzialità nel supportare questi obiettivi.

Esperimenti e concorsi all’insegna del riutilizzo

Il Center for the Circular Economy di Closed Loop Partners, società di investimento newyorkese in prima linea nello sviluppo dell’economia circolare, ha recentemente pubblicato un rapporto che descrive le modalità da seguire per implementare sistemi efficaci basati su contenitori riutilizzabili e durevoli. Nel rapporto, intitolato Bringing Reusable Packaging Systems to Life. Lessons Learned from Testing Reusable Cups, gli autori attingono alle intuizioni e ai risultati emersi dai diversi progetti pilota di tazze riutilizzabili realizzati in gruppi (cluster) di locali nelle città di Palo Alto e San Francisco. Questi progetti hanno coinvolto startup come Recup, CupClub e Muuse, già operative nei rispettivi Paesi e vincitrici della Next Generation Cup Challenge, il concorso di progettazione globale promosso da NextGen Consortium.

“I modelli di riutilizzo sono uno strumento fondamentale nella lotta contro i rifiuti di plastica e vengono riconosciuti dalle aziende sempre più come una valida strategia di riduzione dei rifiuti”, spiega Kate Daly, che guida il Center for the Circular Economy. “Gli imballaggi e i bicchieri riutilizzabili rappresentano solamente un inizio; i modelli di ricarica e di noleggio che mantengono a lungo i materiali nei cicli economici sono pronti e si prestano a reinventare tutti i tipi di formati necessari ai prodotti e in più settori. Il futuro del riutilizzo è radioso e dobbiamo ora lavorare in modo collaborativo per raggiungerlo”.

A Daly si associa anche Chris Krohn, responsabile del progetto per OpenIDEO, piattaforma collaborativa per l’innovazione sociale. “Questo è il momento perfetto per progettare, implementare e scalare i modelli di riuso – commenta Krohn – poiché gli sviluppi tecnologici, la pressione normativa e la domanda di alternative più ecocompatibili da parte dei consumatori convergono. I risultati delle esperienze pilota aiutano a progettare al meglio un sistema che funzioni per tutti”.

Le lezioni chiave che sono emerse per i modelli “return from home” e “return on the go” possono interessare il settore della ristorazione nelle sue diverse forme ma anche i rivenditori di prodotti alimentari e non. I sistemi di tazze e bicchieri riutilizzabili sono un’opzione praticabile per aziende di tutte le forme e dimensioni e non solamente nel settore Horeca (alberghiero ristorazione e catering).

Queste indicazioni e criteri chiave di cui fare tesoro nel disegnare un modello di riuso efficace degli imballaggi coprono i seguenti ambiti: il coinvolgimento dei diversi stakeholder, le scelte da intraprendere sui contenitori e materiali, la selezione dei luoghi e dei circuiti appropriati per implementare un sistema, la scelta del giusto modello di pagamento e l’ottimizzazione dei protocolli di salute e sicurezza.


Prima regola: facilità e convenienza

Su un punto il report non ha dubbi: il prerequisito che tutti i sistemi di riuso degli imballaggi devono soddisfare è quello della facilità d’uso. Per promuovere una transizione dal monouso ai sistemi riutilizzabili l’interazione deve essere semplice e fornire un’esperienza senza interruzioni per aziende e clienti, oltre che conveniente.

Il sistema deve essere facilmente accessibile ed utilizzabile perché deve competere in primis con la convenienza e l’onnipresenza delle alternative monouso.

Quando si progetta o si implementa un sistema riutilizzabile per tazze o altri contenitori va tenuto presente che ogni fase è parte integrante del successo totale del sistema. Tutti i passaggi: dalla fase di informazione all’adesione al sistema, all’ordinazione e riconsegna del contenitore, e per finire con la fase di recupero, sanificazione e consegna del contenitore pulito vanno pianificate con cura. In particolare per affrontare quelle criticità che abbiamo visto nella prima parte di questo articolo, sia sul fronte dei consumatori che degli altri soggetti coinvolti.



Scegliere i partner per gestire un modello efficace

I modelli di riutilizzo seppur nelle loro differenze (“refill at home”, “refill on the go”, “return from home”, “return on the go”) richiedono una logistica unica e complessa per mantenere la circolazione degli imballaggi per i diversi utilizzi ad un livello ottimale sia in termini di disponibilità che di requisiti igienici, funzionali ed estetici.



Essendo la fase di consegna dei contenitori ai punti di vendita al dettaglio maggiormente complessa, il ricorso a partner terzi specializzati in ritiro, trasporto e logistica inversa può rappresentare la strada da percorrere in molti casi.

In tal caso l’identificazione e la scelta di partner logistici che aderiscono a rigorosi protocolli di igiene e sicurezza, che hanno in essere meticolosi controlli di qualità è un fattore di importanza fondamentale che contribuisce al successo sul lungo termine di un modello.

Tra i principali attori che vengono solitamente coinvolti in un modello di riuso come logistica ci sono le aziende che operano nei settori della produzione e approvvigionamento degli alimenti oggetto del servizio e nella gestione dei contenitori.

Tra le attività di logistica inversa rientrano il ritiro e la riconsegna dei contenitori, la gestione delle scorte e del monitoraggio e tracciamento del sistema.

Indipendentemente dal fatto che un’azienda utilizzi dei partner esterni o sia totalmente autosufficiente, tutti i ruoli e procedure devono essere presidiati per garantire che tutti i passaggi cruciali non vengano trascurati. Ad esempio i passaggi come la gestione dell’inventario e il lavaggio dei contenitori offrono l’opportunità di individuare i manufatti non più idonei. Inoltre, è importante che vengano implementati i più alti gradi di standard igienici (ISO e antimicrobici) e includere nelle fasi di somministrazione e consegna i protocolli di sicurezza inclusi quelli anti- COVID-19.

Le partnership con il governo locale

In attesa di un quadro di riferimento nazionale che promuova e regolamenti i modelli di riutilizzo, lo stabilire collaborazioni con le amministrazioni comunali o altri enti e agenzie governative locali rappresenta la chiave per il successo dei modelli di riuso sul lungo termine. Tali collaborazioni possono portare anche allo sviluppo di misure normative ambientali locali.

Le misure vincolanti o volontarie già implementate con successo in alcuni Paesi promosse localmente possono includere:
Richiedere ai rivenditori di mettere a disposizione contenitori riutilizzabili per i clienti utilizzabili con l’addebito di una cauzione restituibile quando si riporta il contenitore vuoto. In alternativa vincolare i rivenditori a servirsi di fornitori di servizi basati sulla fornitura e ritiro di contenitori riutilizzabili come da modello PaaS (product as a service). Oppure accettare l’impiego di contenitori riutilizzabili da parte dei clienti prevedendo un’apposita procedura per prevenire eventuali rischi sanitari in concertazione con le autorità di riferimento come le Asl;
Concertare con i rivenditori un costo da addebitare sullo scontrino uguale per tutta la città per gli acquisti con imballaggio monouso e uno sconto per chi si serve di un contenitore riutilizzabile;
Emettere specifiche ordinanze che vietino il consumo di bevande e cibo da asporto all’interno di eventi o zone a rischio di dispersione di rifiuti nell’ambiente come parchi e riserve predisponendo l’accesso ad opzioni alternative per la fornitura degli stessi servizi di ristorazione normati da bandi di circular procurement.

Inoltre i governi locali possono promuovere con altre iniziative politiche la nascita di modelli di riuso: definendo standard operativi e sanitari che servano da riferimento e mettendo a disposizione risorse e strutture pubbliche che favoriscano l’insediamento di infrastrutture necessarie a livello di logistica come punti di riconsegna o per la sanificazione dei contenitori.

I sistemi di riuso possono rappresentare una risposta per i governi locali che hanno l’esigenza di ridurre i rifiuti e i costi di gestione correlati. In particolare i rifiuti da asporto sono una vera sfida al decoro urbano che assorbe risorse importanti agli enti locali. Nella città di Palo Alto, Chuck Muir, Manager dei Programmi Rifiuti Zero, dove hanno avuto luogo le sperimentazioni, ha rimarcato che la partecipazione dell’amministrazione al programma ha contribuito allo sviluppo di politiche a lungo termine messe in campo dall’ente per affrontare al meglio questo flusso di rifiuti.

“La collaborazione con i governi locali – ha dichiarato Brian Reilly, AD di Muuse, altro sistema di tazze riutilizzabili testato a Paolo Alto – può creare un vento oltremodo favorevole per i sistemi di riutilizzo e ispirare allo stesso tempo le loro politiche future. La politica, che rappresenta spesso l’anello mancante, può fare invece la differenza tra un’adesione del 10% o dell’80% dei soggetti potenzialmente coinvolgibili“.

Materiali adatti a garantire la durata

Il materiale e la tipologia di contenitore scelto è un altro elemento chiave nella progettazione di un sistema di riuso che ne determina anche il suo impatto ambientale.

L’opzione che si va ad individuare – considerando che tutti i materiali hanno un impatto ambientale e non esistono materiali sostenibili ma cicli di utilizzo sostenibili – dovrebbe garantire:
il maggior numero di utilizzi possibile;
la possibilità di essere rigenerato o ricondizionato;
la facilità di riciclo al termine della sua vita utile;
un’esperienza di consumo affidabile e piacevole per i clienti, in linea con le caratteristiche del marchio che l’adotta.

Sono diversi i materiali che vengono impiegati nella produzione di contenitori riutilizzabili in tutto il mondo a seconda dei diversi settori e delle caratteristiche dei prodotti. In generale si riscontra una prevalenza dei materiali plastici nei diversi settori che includono anche gli imballaggi del circuito industriale e commerciale. Trend che si registra anche nella ristorazione con una presenza minoritaria di contenitori in vetro e acciaio inossidabile.

Il modello di pagamento e di incentivi conta

Al fine di consentire e incoraggiare un uso regolare dei servizi che gestiscono gli imballaggi riutilizzabili l’utilizzo dei “giusti” incentivi economici, sistemi di pagamento e degli addebiti per i contenitori non restituiti, sono elementi fondamentali per determinare il successo di modelli che devono essere economicamente sostenibili anche sul lungo termine. Le entrate di questi modelli provengono da due fonti principali: transazioni con i clienti e le commissioni sostenute dalle aziende che utilizzano il servizio.

Per quanto riguarda i clienti i modelli sono basati sul pay-per-use o con il modello abbonamento (subscription). Da indagini effettuate dal progetto di Closed Loop risulta che due terzi dei rispondenti preferisca il primo modello che permette una maggiore flessibilità nell’utilizzo senza rischiare di pagare per un servizio che non usufruiscono, al contrario degli utilizzatori frequenti che preferiscono il secondo modello. La maggior parte dei servizi basati su contenitori riutilizzabili include una commissione per ogni utilizzo che non deve essere sovradimensionata rispetto ai costi sostenuti per non scoraggiare la partecipazione degli esercizi al sistema. Il processo di pagamento è un’area in cui l’integrazione e la compatibilità con sistemi operativi (in particolare POS e app/pagamenti mobili) più utilizzati dai bar e dalle attività commerciali.

L’allineamento degli incentivi presenti nei programmi dei singoli esercizi – parte di un circuito di esercizi commerciali che utilizza lo stesso servizio – renderà più facile ai nuovi clienti l’adesione e migliorerà la fidelizzazione. A loro volta gli incentivi/disincentivi scelti dovrebbero essere allineati alle politiche ambientali correlate al riuso e alla riduzione dei rifiuti da monouso eventualmente in vigore nei territori (di cui al punto sulla collaborazione con gli enti locali).

Un grande impulso allo sviluppo di sistemi riutilizzabili arriva dall’uso di tecnologie che utilizzano l’Internet of Things e tecnologie come Rfid. I cosiddetti “contenitori intelligenti” contengono un chip leggibile da tutti gli smartphone una volta installata l’applicazione. Questi sistemi non permettono solamente il tracciamento del contenitore durante le varie fasi del ciclo d’uso, ma anche la raccolta di dati interessanti sotto il profilo ambientale (in termini di rifiuti ridotti ed emissioni di CO2 evitate) ed economico.

Tra le funzioni più interessanti dal punto di vista dell’utilizzatore del servizio c’è la possibilità di effettuare pagamenti cashless/contactless, molto utilizzata durante la pandemia. Ma è molto apprezzata anche la veloce restituzione del contenitore tramite una scansione che conferma in tempo reale l’avvenuta registrazione del reso, insieme all’eventuale restituzione della cauzione quando prevista.

Monitorare e misurare gli impatti e le prestazioni del sistema di riuso degli imballaggi

Per promuovere i modelli di riuso è fondamentale mostrare il loro impatto netto positivo sull’ambiente e per farlo servono dati e metriche comuni che possano misurare le variabili, gli input energetici, gli indici di riutilizzo dei contenitori e altri aspetti. Nello studio si trova anche una sezione che suggerisce una serie di metriche da prendere in considerazione nello sviluppo di un approccio standard di misurazione per il settore suddivise in base ai quattro criteri chiave: fattibilità tecnica (come caratteristiche del sistema e del contenitore), sostenibilità economica (per i locali e per il partner logistico), circolarità del sistema, user desirability (realmente allineato alle esigenze dei soggetti che l’utilizzeranno).
Le parole di Matt Prindiville, ceo di Upstream, definiscono con chiarezza il ruolo che svolge la misurazione: “Con la scalabilità dei modelli di riutilizzo – commenta Prindiville -, la creazione di un quadro di misurazione standardizzato può aiutare ad allineare il settore nel suo complesso intorno a metriche importanti con progressi per la collettività. Con l’aiuto di un set standard di metriche, benchmarking (analisi comparative tra le diverse aziende di solito concorrenti, ndr) e raffronti con il baseline di partenza (misura di prestazione o indicatore che rappresenta ‘il punto di partenza’, ndr) sarà possibile valutare i progressi e fissare obiettivi ambientali più ambiziosi e raggiungibili.”

Gli Stati membri alla prova delle direttive Ue

Un grande assist verso l’adozione dei modelli di riuso nella formula Paas (product as a service, “prodotto come servizio” in italiano), si ritrova nel quadro di riferimento Europeo a supporto della transizione verso un’economia circolare. I modelli Paas sono espressamente richiamati dal Parlamento europeo all’interno della Risoluzione del 10 febbraio 2021 sul Pacchetto europeo per l’economia circolare nella relazione sul nuovo piano del 28 gennaio 2021) tra gli obiettivi dell’iniziativa.

Inoltre la promozione del modello “prodotto come servizio” in cui i produttori mantengono la proprietà del prodotto o la responsabilità delle sue prestazioni per l’intero ciclo di vita si ritrova anche all’interno dell’Iniziativa della Commissione sui prodotti sostenibili (Sustainable product Initiative) attualmente in fase di seconda consultazione.

fonte: economiacircolare.com



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Premio Vivere a Spreco Zero 2021: al via la 9^ edizione

 









Presentazione della nuova edizione del Premio con il fondatore della campagna Spreco Zero Andrea Segrè e l’Ambasciatore Buone Pratiche 2021 Luca Mercalli.


Spreco Zero

per info : www.sprecozero.it


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Terminato tra gli applausi il progetto didattico-teatrale ROARR per le scuole primarie di Toscana, Umbria e Marche

Si è tenuto il saggio conclusivo di ROARR! Risparmia, ricicla...ruggisci! - percorso innovativo integrato di didattica digitale e laboratoriale per la costruzione delle competenze chiave di cittadinanza rivolto alle classi I, II, III delle scuole primarie di Toscana, Umbria e Marche.












Si è tenuto mercoledì 9 giugno 2021 il saggio conclusivo di ROARR! Risparmia, ricicla…ruggisci! – percorso innovativo integrato di didattica digitale e laboratoriale per la costruzione delle competenze chiave di cittadinanza rivolto alle classi I, II, III delle scuole primarie di Toscana, Umbria e Marche.

Il progetto, giunto alla quarta edizione, nasce dalla collaborazione tra Straligut Teatro e Estra Spa ed è sostenuto da Corepla e Ricrea per i temi legati alla corretta raccolta differenziata degli imballaggi in plastica e acciaio, il loro avvio a riciclo, le buone pratiche di sostenibilità ambientale.

Le classi vincitrici dell’edizione 20-21 hanno messo in scena un’originale versione del “Mago di Oz” raccontando a modo proprio la celebre fiaba che narra del viaggio di Dorothy, il leone codardo, lo spaventapasseri senza cervello e il boscaiolo di latta verso i loro desideri. Anche i costumi, le maschere e gli elementi di scena sono frutto della fantasia degli alunni, che hanno realizzato in prima persona ogni oggetto riciclando materiali e riutilizzando in modo creativo quel che avevano a disposizione in classe e a casa.

Nell’intervallo tra gli atti della rappresentazione, i video realizzati dalla Compagnia teatrale Kanterstrasse sulla raccolta differenziata di imballaggi in plastica e acciaio.



fonte: www.ecodallecitta.it


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Micropolis: L'esperienza della Rete Ecologista Umbra (REU)

 


fonte: Micropolis

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Facciamo Circolare, la prima survey nazionale sulle buone pratiche di sensibilizzazione dei cittadini sull’economia circolare

 

ISPRA, in convenzione con il MISE – Ministero dello sviluppo economico e in collaborazione con ENEA – Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile, lancia la prima survey nazionale sulle buone pratiche di sensibilizzazione dei cittadini sull’economia circolare. La survey è il primo passo della campagna che vede coinvolti i tre enti in azioni di informazione, comunicazione, sensibilizzazione e formazione rivolte ad imprese, associazioni, media, scuole, cittadini e consumatori.

Possono partecipare e promuovere la loro buona pratica tutti i soggetti che hanno realizzato azioni concrete di sensibilizzazione dei cittadini e dei consumatori.
Nella scheda trovate tutte le informazioni utili.

fonte: www.snpambiente.it


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L'Italia del riuso, buone pratiche da potenziare

 



Allungare la vita degli oggetti per evitare il più possibile che diventino rifiuti: è un obiettivo fondante delle strategie europee per la gestione dei rifiuti e del Piano d’azione Ue per l’economia circolare.
Prima di tutto c’è la prevenzione: tutto ciò che può evitare a monte la formazione di nuovi rifiuti, dunque, è benvenuto e va incoraggiato. Il riuso, la riparazione, la vendita di prodotti di seconda mano sono insomma non solo iniziative di buonsenso ma anche ingredienti fondamentali per la strategia ambientale europea e il Green Deal.
Eppure in Italia si attende da 10 anni il decreto ministeriale per la preparazione al riutilizzo, previsto, in attuazione della direttiva quadro sui rifiuti, dal decreto legislativo 205/2010. Un’attesa che di fatto impedisce il diffondersi di pratiche virtuose presenti già oggi nel nostro Paese, che descriveremo in questo Speciale che per la prima volta offre un quadro dello stato dell’arte normativo accompagnato alla presentazione della mappatura dei centri del riuso italiani.




Buone pratiche che per essere replicate e uscire dall’angolo del mero volontariato hanno bisogno di un quadro normativo chiaro. E di agevolazioni che riconoscano il valore ambientale, sociale ed economico di attività che sottraggono rifiuti a discariche e inceneritori e riducono il prelievo delle materie prime necessarie a produrre nuovi beni.




In questo Speciale raccontiamo il fenomeno dei centri del riuso e della riparazione in Italia e all’estero, analizziamo le potenzialità della filiera del riuso e della riparazione (economie, posti di lavori, benefici sociali), e affrontiamo la questione delle norme da introdurre per valorizzare questa realtà già con il Piano di nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) che il governo dovrà presentare entro fine aprile alla Commissione europea.
Come sempre, saremo lieti di accogliere il contributo alla discussione di lettori e addetti ai lavori. 

Buona lettura.
https://economiacircolare.com/speciale-centri-del-riuso/



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Primo rapporto sulle bonifiche dei siti regionali

 














Qual è lo stato delle bonifiche in Italia sui siti di competenza regionale? Quanti sono in Italia e per quanti si è concluso l’iter di bonifica? Esistono buone pratiche?

Frutto del lavoro compiuto dalla Rete nazionale di Snpa, il 4 marzo è stato presentato il primo rapporto su “
Lo stato delle bonifiche dei siti contaminati in Italia: i dati regionali“.



Il rapporto, frutto dell’attività del SNPA e delle Regioni e Province Autonome, fornisce un quadro delle informazioni oggi esistenti e l’analisi dei dati disponibili.

Illustra e analizza i dati del 2020 relativi al numero e alle superfici interessate da procedimenti di bonifica regionali al 31.12.2019.

I dati raccolti sono relativi ai procedimenti di bonifica regionali la cui competenza è in capo alle Regioni o a enti territoriali da esse delegate, sono esclusi i procedimenti relativi ai Siti di Interesse Nazionale (SIN) di competenza del MATTM (ora MiTE).








I dati sono disponibili per tutte le regioni /province autonome d’Italia con livello di dettaglio fino al singolo comune e consentono di descrivere l’iter del procedimento e lo stato della contaminazione per i procedimenti in corso e per quelli conclusi.

Il numero totale di procedimenti è pari a 34.479 di cui 16.265 in corso e 17.862 conclusi.

La superficie interessata dai procedimenti di bonifica è nota solo per una parte di essi (67%), è pari a 75.277 ettari (753 kmq) e rappresenta lo 0,25 % della superficie del territorio italiano; di questi 46.532 ettari sono relativi a procedimenti in corso e 28.745 ettari sono relativi a procedimenti conclusi.

Nella seconda parte del rapporto sono disponibili per ciascuna Regione/Provincia Autonoma, una serie di elaborazioni dei dati in forma tabellare e grafica.
Abruzzo
Basilicata
Emilia-Romagna
Calabria
Campania
Friuli Venezia Giulia
Lazio
Liguria
Lombardia
Marche
Molise
Piemonte
Puglia
Sardegna
Sicilia
Toscana
Trentino Alto Adige
Umbria
Valle d’Aosta
Veneto

https://www.snpambiente.it/wp-content/uploads/2021/03/rapporto-bonifiche-siti-compresso.pdf



Le slide illustrate durante l’evento di presentazione del rapporto
Fabio Pascarella (ISPRA) – Introduzione ai lavori e inquadramento dello stato dell’arte
Federico Araneo (ISPRA) – Il primo rapporto ISPRA sulle bonifiche dei siti contaminati regionali
Reiner Baritz (Agenzia Europea dell’Ambiente – EEA) – Management of contaminated sites in Europe
Eugenia Bartolucci (ISPRA) – Lo stato delle bonifiche in Italia: verso un database nazionale
Andrea Merri (ARPA Lombardia) – La banca dati dei siti contaminati in Regione Lombardia: stato dell’arte e sviluppi in corso
Manrico Marzocchini (ARPA Marche) – L’approccio del sistema informativo sui siti contaminati della Regione Marche: un punto di svolta

fonte: www.snpambiente.it


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