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Tutta l’economia circolare che c’è nel Piano per la transizione ecologica

Rispetto al Pnrr, in cui si parla solo di rifiuti, nella proposta di Piano di transizione ecologica redatta dal MiTe fanno la loro comparsa concetti – familiari ai lettori di Economiacircolare.com – come l’ecodesign, l’allungamento della vita dei prodotti, il prodotto come servizio, la condivisione. Grande assente il riuso (se non si tratta di imballaggi). E manca l’indicazione di obiettivi specifici (a parte l’uso circolare dei materiali: dal 19% attuale al 30% entro il 2030).

















Diciamolo subito: a confronto col Pnrr, che si è limitato alla gestione dei rifiuti e relativi impianti, la Proposta per il Piano di transizione ecologica approvata dal Cite (Comitato interministeriale per la Transizione ecologica) lo scorso 28 luglio alza lo sguardo dai cassonetti per guardate anche a tutto quello che viene prima. Trovano infatti spazio temi chiave dell’economia circolare come la riduzione dei rifiuti, l’ecodesign, l’allungamento della vita dei prodotti, il product as a service (o servitizzazione, con un brutto calco dall’inglese), la condivisione. Grande assente il riuso, immaginato per gli imballaggi ma non incentivato anche per altri beni.

Probabilmente ha pesato il fatto che il Pnnr guarda al breve temine e a quelle che il governo ha ritenuto emergenze da affrontare. Forse ha pesato il diverso vincolo connesso al Pnrr (un vincolo finanziario che coinvolge l’Europa) e alla Proposta di Piano (un accordo tra ministri). Redatta dal Mite “ma frutto approccio collegiale tra i vari dicasteri”, la proposta passa ora al vaglio della Conferenza unificata e delle commissioni parlamentari competenti, che dovranno esprimere (entro 20 giorni la prima, entro 30 le seconde) il loro parere. Dopo di che la Proposta sarà aggiornata in base a queste indicazioni e approvata dallo stesso Cite entro 30 giorni dal ricevimento dei pareri.

La proposta di Piano, leggiamo in un documento preparatorio della riunione, “rappresenta un testo chiave per la condivisione a livello politico degli obiettivi di ammodernamento del Paese”. Obiettivi che vanno dalla neutralità climatica alla messa in sicurezza del territorio, dal ripristino della biodiversità alla tutela del mare, fino – e questo interessa in particolare EconomiaCircolare.com – alla transizione verso l’economia circolare e la bioeconomia e al rispetto delle direttive europee sui rifiuti.

Economia circolare uguale (finalmente) ecoprogettazione e prevenzione dei rifiuti

Facendo la dovuta premessa che i documenti, anche quando approvati da ministri, sono cosa ben diversa dai fatti, la sezione della proposta di Piano relativa all’economia circolare si apre con un’affermazione che, per quanto banale per gli addetti ai lavori e gli appassionati, suona quasi inattesa se viene da chi ha approvato il Pnrr: “L’economia circolare è una sfida epocale che punta all’ecoprogettazione di prodotti durevoli e riparabili per prevenire i rifiuti”.

Ecoprogettazione e riparabilità insomma entrano tra gli obiettivi del governo, anche se, come vedremo, nel documento manca quasi del tutto l’indicazione di target specifici da raggiungere al 2030, che è l’ambito temporale per la messa a terra del Piano. Entro il 2022 – leggiamo ancora, in linea con quando affermato nel Pnrr – verrà pubblicata la “nuova Strategia nazionale per l’economia circolare, incentrata su ecoprogettazione ed ecoefficienza”. Giova infatti ricordare che una vera Strategia nazionale finora è stata annunciata ma mai approvata: abbiamo solo il documento di inquadramento e posizionamento strategico “Verso un modello di economia circolare per l’Italia”. Dopo una rapida descrizione delle politiche europee in questo campo, la Proposta fornisce qualche dettaglio sulla futura strategia.

Le misure: dal fisco all’end of waste all’ecodesign alla formazione

Leggiamo nel documento approvato dai ministri: “L’Italia parte da una posizione di relativo vantaggio in termini di circolarità delle risorse […]. Molto, tuttavia, resta da fare per compiere una vera e propria transizione alla circolarità lungo la strada indicata dall’Unione europea, sia in termini di eco-progettazione, durabilità, riparabilità e condivisione dei prodotti, sia per quanto riguarda la riduzione dei rifiuti”.

Questi gli obiettivi della Strategia nazionale per l’economia circolare, da raggiungere entro il 2030, con alcune indicazioni su come raggiungerli:
Rendere competitive le materie prime seconde. La Strategia intende rafforzare il mercato delle materie prime seconde affinché siano “competitive in termini di disponibilità, prestazioni e costi”. In che mondo? Agendo “sulla normazione dei materiali” (immaginiamo si tratti delle caratteristiche e delle prestazioni) e sulle norme “End of waste”;
Più Epr. Estendere il principio della Responsabilità estesa del produttore (Epr) e quello del “Chi inquina paga”. Tra le soluzioni cui il documento fa riferimento, il vuoto a rendere (per “favorire il mercato del riuso e la restituzione dei prodotti ai gestori privati in cambio di un contributo economico), pay per use, pay as you throw;
Fiscalità. Sviluppare una fiscalità favorevole alla transizione verso l’economia circolare: come la “graduale eliminazione dei Sussidi dannosi all’ambiente”, e poi “forme positive di incentivazione delle attività di riparazione dei beni, sia per una loro progettazione più sostenibile”;
Ecodesign. Porre le condizioni per “l’estensione della durata del prodotto attraverso una sua progettazione ispirata ai principi di modularità e riparabilità”. Anche grazie all’offerta di servizi “come la manutenzione/aggiornamento e la sostituzione del prodotto danneggiato”.
Condivisione e product as a service. L’utilizzo più efficiente dei prodotti passa anche per “proposte commerciali di condivisione (sharing) e di noleggio (pay per use) che indicano lo spostamento dalla proprietà individuale del bene alla sua fruizione come servizio”;
R&S. “Potenziare ricerca e sviluppo nel settore dell’eco-efficienza, migliorare la tracciabilità dei beni e risorse nel loro ciclo di vita”. Tra le iniziative indicate nella Proposta, quella di ”definire un set attendibile di indicatori per misurare il grado di circolarità dell’economia secondo le metodologie del Life cycle assessment, il Carbon Footprint e, in una logica di valutazione dell’economicità di processo, attraverso i Key performance indicators (Kpi) che permettono di considerare in modo unitario le fasi chiave dell’economia circolare: acquisto, produzione, logistica, vendita, uso e fine vita”;
Educazione e formazione. Progettare nuovi programmi di educazione al consumo e di formazione interdisciplinare alla figura di esperto di economia circolare.

Macro-obiettivo della Proposta è “promuovere una economia circolare avanzata e di conseguenza a una prevenzione spinta di scarti e rifiuti (-50%) entro il 2040”. Nel documento non ci sono però chiarimenti su come verrà misurato questo 50%.

Come cambierà l’edilizia

Il Piano per la transizione ecologica proposto dal Mite dedica un focus particolare all’edilizia, che, come sappiamo, è la prima fonte di rifiuti speciali. Economia circolare ed efficientamento energetico degli edifici, sottolinea il documento, “vanno di pari passo nel settore delle costruzioni, dove una corretta scelta dei materiali e una valutazione applicata al ciclo di vita dell’edificio consentono di ridurre il consumo di risorse e le emissioni di gas climalteranti in fase di costruzione e utilizzo”. Per questo, accanto alle misure di risparmio energetico, saranno messe in campo “riforme per favorire l’economia circolare e dunque valorizzare all’interno del settore, componenti e materiali di origine secondaria”. Occhi puntati sull’ecodesign: “Scegliere materiali leggeri e durevoli, che siano riciclabili o realizzati con materia recuperata e riciclata, concepire prodotti che possano essere riparati, riutilizzati e disassemblati a fine vita così da favorire il recupero e non lo smaltimento in discarica”.

Per spingere questa rivoluzione in edilizia, il documento immagina riforme in ambito “sia pubblico che privato”. Tra cui “l’applicazione di criteri ambientali minimi sia in bandi di gara pubblici (ma applicati in parte anche nel privato nel caso dei Superbonus), dedicati alla ristrutturazione o costruzione di nuovi edifici, inseriscono per esempio alcune limitazioni per selezionare componenti edilizi con contenuto di materiale riciclato specifici”.

Tra le note di dettaglio, la volontà di “incentivare l’utilizzo del legname nazionale, finora poco sfruttato, anche per applicazioni in bioedilizia, considerate le sue insuperabili proprietà di sink di carbonio, e antisismiche”.

La bioeconomia circolare

La Proposta dei Cite punta anche al potenziamento della bioeconomia circolare, in particolare “la valorizzazione delle biomasse di scarto, dei rifiuti organici urbani, delle colture non alimentari e delle colture in secondo raccolto per la produzione di energia, di bioprodotti e di biocarburanti”. Accento particolare viene posto sulla produzione di energia e di biocarburanti.

Tra i focus del Piano c’è anche l’acqua: “Strategico è anche lo sviluppo di un’economia circolare dell’acqua, in attuazione del nuovo regolamento europeo 2020/741 che dà prescrizioni minime per il riuso delle acque reflue a scopo irriguo, visti i vantaggi che ne possono derivare per la collettività”.
Indicatori

Scorrendo la proposta di Piano di transizione ecologica, nelle ultime pagine troviamo una lista di indicatori suggeriti per monitorare i cambiamenti attesi. L’unico per l’economia circolare è il “Tasso di uso circolare dei materiali”. Un indicatore sintetico legato al riciclo e alle materie prime seconde: niente durabilità, niente riparazione, niente riuso, niente preparazione. Comunque sia, se oggi il tasso di uso circolare dei materiali è al 19%, la proposta fissa l’obiettivo di arrivare al 30% entro il 2030.

fonte: economiacircolare.com



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Piccola guida per realizzare sistemi di riuso degli imballaggi efficaci

Dalle relazioni con le istituzioni alla scelta strategica dei partner (soprattutto logistici) e dei materiali, con la stella polare della semplicità e della convenienza: un report del Center for the Circular Economy di Closed Loop Partners analizza le best practice dei sistemi di riuso degli imballaggi e identifica indicazioni e criteri chiave di cui fare tesoro nel disegnare un modello di riuso efficace




Nonostante qualche difficoltà ad affermarsi in un modello di consumo basato sulla funzionalità e sulla comodità offerta dagli imballaggi usa e getta, la transizione verso nuovi modelli basati sul riuso dei contenitori e degli imballaggi è già partita. Non passa settimana senza che si registri la nascita di nuove iniziative che interessano anche le grandi marche multinazionali, per ora soprattutto all’estero. Tra le ragioni ci sono certamente i nuovi ambiziosi obiettivi sul clima e sulla sostenibilità complessiva da raggiungere entro i prossimi 5-10 anni. Sia quando applicati agli imballaggi industriali (business to business, B2B) per movimentare le merci in entrata e uscita dai centri produttivi e commerciali, sia per gli imballaggi primari (business to consumer, B2C), i modelli di riutilizzo offrono ampie opportunità e potenzialità nel supportare questi obiettivi.

Esperimenti e concorsi all’insegna del riutilizzo

Il Center for the Circular Economy di Closed Loop Partners, società di investimento newyorkese in prima linea nello sviluppo dell’economia circolare, ha recentemente pubblicato un rapporto che descrive le modalità da seguire per implementare sistemi efficaci basati su contenitori riutilizzabili e durevoli. Nel rapporto, intitolato Bringing Reusable Packaging Systems to Life. Lessons Learned from Testing Reusable Cups, gli autori attingono alle intuizioni e ai risultati emersi dai diversi progetti pilota di tazze riutilizzabili realizzati in gruppi (cluster) di locali nelle città di Palo Alto e San Francisco. Questi progetti hanno coinvolto startup come Recup, CupClub e Muuse, già operative nei rispettivi Paesi e vincitrici della Next Generation Cup Challenge, il concorso di progettazione globale promosso da NextGen Consortium.

“I modelli di riutilizzo sono uno strumento fondamentale nella lotta contro i rifiuti di plastica e vengono riconosciuti dalle aziende sempre più come una valida strategia di riduzione dei rifiuti”, spiega Kate Daly, che guida il Center for the Circular Economy. “Gli imballaggi e i bicchieri riutilizzabili rappresentano solamente un inizio; i modelli di ricarica e di noleggio che mantengono a lungo i materiali nei cicli economici sono pronti e si prestano a reinventare tutti i tipi di formati necessari ai prodotti e in più settori. Il futuro del riutilizzo è radioso e dobbiamo ora lavorare in modo collaborativo per raggiungerlo”.

A Daly si associa anche Chris Krohn, responsabile del progetto per OpenIDEO, piattaforma collaborativa per l’innovazione sociale. “Questo è il momento perfetto per progettare, implementare e scalare i modelli di riuso – commenta Krohn – poiché gli sviluppi tecnologici, la pressione normativa e la domanda di alternative più ecocompatibili da parte dei consumatori convergono. I risultati delle esperienze pilota aiutano a progettare al meglio un sistema che funzioni per tutti”.

Le lezioni chiave che sono emerse per i modelli “return from home” e “return on the go” possono interessare il settore della ristorazione nelle sue diverse forme ma anche i rivenditori di prodotti alimentari e non. I sistemi di tazze e bicchieri riutilizzabili sono un’opzione praticabile per aziende di tutte le forme e dimensioni e non solamente nel settore Horeca (alberghiero ristorazione e catering).

Queste indicazioni e criteri chiave di cui fare tesoro nel disegnare un modello di riuso efficace degli imballaggi coprono i seguenti ambiti: il coinvolgimento dei diversi stakeholder, le scelte da intraprendere sui contenitori e materiali, la selezione dei luoghi e dei circuiti appropriati per implementare un sistema, la scelta del giusto modello di pagamento e l’ottimizzazione dei protocolli di salute e sicurezza.


Prima regola: facilità e convenienza

Su un punto il report non ha dubbi: il prerequisito che tutti i sistemi di riuso degli imballaggi devono soddisfare è quello della facilità d’uso. Per promuovere una transizione dal monouso ai sistemi riutilizzabili l’interazione deve essere semplice e fornire un’esperienza senza interruzioni per aziende e clienti, oltre che conveniente.

Il sistema deve essere facilmente accessibile ed utilizzabile perché deve competere in primis con la convenienza e l’onnipresenza delle alternative monouso.

Quando si progetta o si implementa un sistema riutilizzabile per tazze o altri contenitori va tenuto presente che ogni fase è parte integrante del successo totale del sistema. Tutti i passaggi: dalla fase di informazione all’adesione al sistema, all’ordinazione e riconsegna del contenitore, e per finire con la fase di recupero, sanificazione e consegna del contenitore pulito vanno pianificate con cura. In particolare per affrontare quelle criticità che abbiamo visto nella prima parte di questo articolo, sia sul fronte dei consumatori che degli altri soggetti coinvolti.



Scegliere i partner per gestire un modello efficace

I modelli di riutilizzo seppur nelle loro differenze (“refill at home”, “refill on the go”, “return from home”, “return on the go”) richiedono una logistica unica e complessa per mantenere la circolazione degli imballaggi per i diversi utilizzi ad un livello ottimale sia in termini di disponibilità che di requisiti igienici, funzionali ed estetici.



Essendo la fase di consegna dei contenitori ai punti di vendita al dettaglio maggiormente complessa, il ricorso a partner terzi specializzati in ritiro, trasporto e logistica inversa può rappresentare la strada da percorrere in molti casi.

In tal caso l’identificazione e la scelta di partner logistici che aderiscono a rigorosi protocolli di igiene e sicurezza, che hanno in essere meticolosi controlli di qualità è un fattore di importanza fondamentale che contribuisce al successo sul lungo termine di un modello.

Tra i principali attori che vengono solitamente coinvolti in un modello di riuso come logistica ci sono le aziende che operano nei settori della produzione e approvvigionamento degli alimenti oggetto del servizio e nella gestione dei contenitori.

Tra le attività di logistica inversa rientrano il ritiro e la riconsegna dei contenitori, la gestione delle scorte e del monitoraggio e tracciamento del sistema.

Indipendentemente dal fatto che un’azienda utilizzi dei partner esterni o sia totalmente autosufficiente, tutti i ruoli e procedure devono essere presidiati per garantire che tutti i passaggi cruciali non vengano trascurati. Ad esempio i passaggi come la gestione dell’inventario e il lavaggio dei contenitori offrono l’opportunità di individuare i manufatti non più idonei. Inoltre, è importante che vengano implementati i più alti gradi di standard igienici (ISO e antimicrobici) e includere nelle fasi di somministrazione e consegna i protocolli di sicurezza inclusi quelli anti- COVID-19.

Le partnership con il governo locale

In attesa di un quadro di riferimento nazionale che promuova e regolamenti i modelli di riutilizzo, lo stabilire collaborazioni con le amministrazioni comunali o altri enti e agenzie governative locali rappresenta la chiave per il successo dei modelli di riuso sul lungo termine. Tali collaborazioni possono portare anche allo sviluppo di misure normative ambientali locali.

Le misure vincolanti o volontarie già implementate con successo in alcuni Paesi promosse localmente possono includere:
Richiedere ai rivenditori di mettere a disposizione contenitori riutilizzabili per i clienti utilizzabili con l’addebito di una cauzione restituibile quando si riporta il contenitore vuoto. In alternativa vincolare i rivenditori a servirsi di fornitori di servizi basati sulla fornitura e ritiro di contenitori riutilizzabili come da modello PaaS (product as a service). Oppure accettare l’impiego di contenitori riutilizzabili da parte dei clienti prevedendo un’apposita procedura per prevenire eventuali rischi sanitari in concertazione con le autorità di riferimento come le Asl;
Concertare con i rivenditori un costo da addebitare sullo scontrino uguale per tutta la città per gli acquisti con imballaggio monouso e uno sconto per chi si serve di un contenitore riutilizzabile;
Emettere specifiche ordinanze che vietino il consumo di bevande e cibo da asporto all’interno di eventi o zone a rischio di dispersione di rifiuti nell’ambiente come parchi e riserve predisponendo l’accesso ad opzioni alternative per la fornitura degli stessi servizi di ristorazione normati da bandi di circular procurement.

Inoltre i governi locali possono promuovere con altre iniziative politiche la nascita di modelli di riuso: definendo standard operativi e sanitari che servano da riferimento e mettendo a disposizione risorse e strutture pubbliche che favoriscano l’insediamento di infrastrutture necessarie a livello di logistica come punti di riconsegna o per la sanificazione dei contenitori.

I sistemi di riuso possono rappresentare una risposta per i governi locali che hanno l’esigenza di ridurre i rifiuti e i costi di gestione correlati. In particolare i rifiuti da asporto sono una vera sfida al decoro urbano che assorbe risorse importanti agli enti locali. Nella città di Palo Alto, Chuck Muir, Manager dei Programmi Rifiuti Zero, dove hanno avuto luogo le sperimentazioni, ha rimarcato che la partecipazione dell’amministrazione al programma ha contribuito allo sviluppo di politiche a lungo termine messe in campo dall’ente per affrontare al meglio questo flusso di rifiuti.

“La collaborazione con i governi locali – ha dichiarato Brian Reilly, AD di Muuse, altro sistema di tazze riutilizzabili testato a Paolo Alto – può creare un vento oltremodo favorevole per i sistemi di riutilizzo e ispirare allo stesso tempo le loro politiche future. La politica, che rappresenta spesso l’anello mancante, può fare invece la differenza tra un’adesione del 10% o dell’80% dei soggetti potenzialmente coinvolgibili“.

Materiali adatti a garantire la durata

Il materiale e la tipologia di contenitore scelto è un altro elemento chiave nella progettazione di un sistema di riuso che ne determina anche il suo impatto ambientale.

L’opzione che si va ad individuare – considerando che tutti i materiali hanno un impatto ambientale e non esistono materiali sostenibili ma cicli di utilizzo sostenibili – dovrebbe garantire:
il maggior numero di utilizzi possibile;
la possibilità di essere rigenerato o ricondizionato;
la facilità di riciclo al termine della sua vita utile;
un’esperienza di consumo affidabile e piacevole per i clienti, in linea con le caratteristiche del marchio che l’adotta.

Sono diversi i materiali che vengono impiegati nella produzione di contenitori riutilizzabili in tutto il mondo a seconda dei diversi settori e delle caratteristiche dei prodotti. In generale si riscontra una prevalenza dei materiali plastici nei diversi settori che includono anche gli imballaggi del circuito industriale e commerciale. Trend che si registra anche nella ristorazione con una presenza minoritaria di contenitori in vetro e acciaio inossidabile.

Il modello di pagamento e di incentivi conta

Al fine di consentire e incoraggiare un uso regolare dei servizi che gestiscono gli imballaggi riutilizzabili l’utilizzo dei “giusti” incentivi economici, sistemi di pagamento e degli addebiti per i contenitori non restituiti, sono elementi fondamentali per determinare il successo di modelli che devono essere economicamente sostenibili anche sul lungo termine. Le entrate di questi modelli provengono da due fonti principali: transazioni con i clienti e le commissioni sostenute dalle aziende che utilizzano il servizio.

Per quanto riguarda i clienti i modelli sono basati sul pay-per-use o con il modello abbonamento (subscription). Da indagini effettuate dal progetto di Closed Loop risulta che due terzi dei rispondenti preferisca il primo modello che permette una maggiore flessibilità nell’utilizzo senza rischiare di pagare per un servizio che non usufruiscono, al contrario degli utilizzatori frequenti che preferiscono il secondo modello. La maggior parte dei servizi basati su contenitori riutilizzabili include una commissione per ogni utilizzo che non deve essere sovradimensionata rispetto ai costi sostenuti per non scoraggiare la partecipazione degli esercizi al sistema. Il processo di pagamento è un’area in cui l’integrazione e la compatibilità con sistemi operativi (in particolare POS e app/pagamenti mobili) più utilizzati dai bar e dalle attività commerciali.

L’allineamento degli incentivi presenti nei programmi dei singoli esercizi – parte di un circuito di esercizi commerciali che utilizza lo stesso servizio – renderà più facile ai nuovi clienti l’adesione e migliorerà la fidelizzazione. A loro volta gli incentivi/disincentivi scelti dovrebbero essere allineati alle politiche ambientali correlate al riuso e alla riduzione dei rifiuti da monouso eventualmente in vigore nei territori (di cui al punto sulla collaborazione con gli enti locali).

Un grande impulso allo sviluppo di sistemi riutilizzabili arriva dall’uso di tecnologie che utilizzano l’Internet of Things e tecnologie come Rfid. I cosiddetti “contenitori intelligenti” contengono un chip leggibile da tutti gli smartphone una volta installata l’applicazione. Questi sistemi non permettono solamente il tracciamento del contenitore durante le varie fasi del ciclo d’uso, ma anche la raccolta di dati interessanti sotto il profilo ambientale (in termini di rifiuti ridotti ed emissioni di CO2 evitate) ed economico.

Tra le funzioni più interessanti dal punto di vista dell’utilizzatore del servizio c’è la possibilità di effettuare pagamenti cashless/contactless, molto utilizzata durante la pandemia. Ma è molto apprezzata anche la veloce restituzione del contenitore tramite una scansione che conferma in tempo reale l’avvenuta registrazione del reso, insieme all’eventuale restituzione della cauzione quando prevista.

Monitorare e misurare gli impatti e le prestazioni del sistema di riuso degli imballaggi

Per promuovere i modelli di riuso è fondamentale mostrare il loro impatto netto positivo sull’ambiente e per farlo servono dati e metriche comuni che possano misurare le variabili, gli input energetici, gli indici di riutilizzo dei contenitori e altri aspetti. Nello studio si trova anche una sezione che suggerisce una serie di metriche da prendere in considerazione nello sviluppo di un approccio standard di misurazione per il settore suddivise in base ai quattro criteri chiave: fattibilità tecnica (come caratteristiche del sistema e del contenitore), sostenibilità economica (per i locali e per il partner logistico), circolarità del sistema, user desirability (realmente allineato alle esigenze dei soggetti che l’utilizzeranno).
Le parole di Matt Prindiville, ceo di Upstream, definiscono con chiarezza il ruolo che svolge la misurazione: “Con la scalabilità dei modelli di riutilizzo – commenta Prindiville -, la creazione di un quadro di misurazione standardizzato può aiutare ad allineare il settore nel suo complesso intorno a metriche importanti con progressi per la collettività. Con l’aiuto di un set standard di metriche, benchmarking (analisi comparative tra le diverse aziende di solito concorrenti, ndr) e raffronti con il baseline di partenza (misura di prestazione o indicatore che rappresenta ‘il punto di partenza’, ndr) sarà possibile valutare i progressi e fissare obiettivi ambientali più ambiziosi e raggiungibili.”

Gli Stati membri alla prova delle direttive Ue

Un grande assist verso l’adozione dei modelli di riuso nella formula Paas (product as a service, “prodotto come servizio” in italiano), si ritrova nel quadro di riferimento Europeo a supporto della transizione verso un’economia circolare. I modelli Paas sono espressamente richiamati dal Parlamento europeo all’interno della Risoluzione del 10 febbraio 2021 sul Pacchetto europeo per l’economia circolare nella relazione sul nuovo piano del 28 gennaio 2021) tra gli obiettivi dell’iniziativa.

Inoltre la promozione del modello “prodotto come servizio” in cui i produttori mantengono la proprietà del prodotto o la responsabilità delle sue prestazioni per l’intero ciclo di vita si ritrova anche all’interno dell’Iniziativa della Commissione sui prodotti sostenibili (Sustainable product Initiative) attualmente in fase di seconda consultazione.

fonte: economiacircolare.com



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L’ECONOMIA CIRCOLARE NELLA BOZZA DI PNRR È UN FALLIMENTO

 



Agricoltura sostenibile ed economia circolare. Così il titolo del paragrafo sulla transizione ecologica dedicato a due elementi chiave della decarbonizzazione del Paese – insieme a energia, edilizia e trasporti. Sono 5,3 i miliardi complessivi stanziati (o 5,46 in un’altra tabella recuperata dall’autore). Quasi un miliardo in meno di quanto previsto nel piano Conte. Un bruttissimo segnale del governo, che dimostra di non aver capito le potenzialità della transizione circolare, di avere una visione passatista del concetto e di volersi concentrare semplicemente sui processi di smaltimento e riciclo dei rifiuti. Nessuna vera visione per una transizione circolare davvero ambiziosa, per la quale a conti fatti saranno investiti 2,1 miliardi di euro, di cui 1,5 nell’azione “Verso le città circolari: miglioramento della gestione di rifiuti”. Certo non siamo ancora di fronte ad un documento ufficiale del governo, ma le bozze ottenute da Materia Rinnovabile sono considerate documenti attendibili.Non mancano certo le conferme importanti su temi centrali, come gli impianti di gestione e trattamento dei rifiuti. Il piano conferma la semplificazione dell’iter autorizzativo per la realizzazione e l’ammodernamento degli impianti di gestione e trattamento dei rifiuti attraverso un maggior ricorso alle autocertificazioni e alla certezza dei termini di conclusione dei procedimenti anche attraverso il ricorso ai poteri sostitutivi (intervento sull’art. 237 e ss. Del d.lgs. 3 aprile 2006 n. 152). Contestualmente è prevista l’introduzione in via normativa di adeguate incentivazioni e/o compensazioni per le popolazioni e gli enti locali interessati. Rimane anche il piano isole verdi, per puntare ad un uso più intelligente delle risorse in ambienti circoscritti come le piccole isole. Ma nell’insieme non si può dire che la bozza Draghi sia illuminante. Cosa risponderà il Parlamento in proposito, specie partiti come PD e M5S, che si sono fatti alfieri della transizione ecologica?

Progetti “faro” dell’economia circolare: pochi e tradizionali

Il faro è più che altro una torcia mezza scarica. 600 milioni di euro per innovare semplicemente il riciclo in alcuni settori a forte valore aggiunto, con target di riciclo specifici: carta e cartone, 85%; metalli ferrosi, 80%; alluminio, 60%; vetro, 75%; plastica, 55%; legno, 30%. L’Italia ad oggi è ancora lontana dal raggiungimento di questi target, ad esempio più del 50% dei rifiuti plastici viene raccolto come Rifiuti Plastici Misti e quindi non recuperato ma utilizzato per il recupero energetico o inviato in discarica. In questo contesto, la misura intende potenziare la rete di raccolta differenziata e degli impianti di trattamento/riciclo contribuendo al raggiungimento dei seguenti target di: 55% di riciclo di rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche (RAEE); 85% di riciclo nell’industria della carta e del cartone; 65% di riciclo dei rifiuti plastici (attraverso riciclaggio meccanico, chimico, “Plastic Hubs”); 100% recupero nel settore tessile tramite “Textile Hubs”.

Nulla sul tema eco-design, innovazione dei servizi di sharing, promozione di studi sui Prodotti-come-servizio (PaaS), niente ricerca su blockchain e digitale in ottica circular (e non c’è traccia nemmeno nella sezione sul digitale).

La grande innovazione secondo Draghi? Monitoraggio su tutto il territorio nazionale che consentirà di affrontare tematiche di “scarichi illegali” attraverso l’impiego di satelliti, droni e tecnologie di Intelligenza Artificiale. Che rimane importantissimo nell’Italia delle ecomafie, ma che conferma come al Mite e al Mise farebbero meglio a studiare cosa fanno paesi come Olanda o Francia sulla questione. Un’occasione per fare innovazione decisamente persa.

Cultura circolare

Sebbene le cifre non siano sconvolgenti, nel PNRR Draghi sono state allocate risorse per stimolare il mondo della cultura e della comunicazione sui temi della transizione ecologica. 160 milioni saranno erogati per “lo sviluppo della capacità degli operatori della cultura per gestire la transizione digitale e verde”, mentre sarà resa obbligatoria l’adozione di criteri ambientali minimi per eventi culturali (questo sì un principio di economia circolare) al fine di migliorarne l'impronta ecologica attraverso l'inclusione di criteri sociali e ambientali negli appalti pubblici dedicati, finanziati, promossi o organizzati da pubblica autorità. Questo dovrebbe accelerare la diffusione di tecnologie/prodotti più sostenibili e supporterà l’evoluzione del modello operativo degli operatori di mercato. Infine, altri 30 milioni dovrebbero essere allocati alla voce Cultura e consapevolezza su temi e sfide ambientali.

Energia rinnovabile?

“Senza un cambio di rotta, il piano italiano è lontano dal potersi definire verde”, sono le parole di Luca Bergamaschi, co-fondatore del think tank ECCO. “Manca una strategia per le rinnovabili. La nuova capacità rinnovabile oggetto del Piano (4200MW) equivale solamente a quella necessaria per coprire meno di un anno di crescita per rimanere in linea con gli obiettivi europei”.


L’efficienza energetica subisce il taglio principale rispetto al piano del Governo Conte 2, con circa 7 miliardi di euro in meno (considerando anche le risorse addizionali nazionali del Fondo Complementare), che si scarica sul bonus per la ristrutturazione degli edifici e l’edilizia pubblica. Il nuovo PNRR rispetto alle circa 32.000 scuole nazionali del PNRR Conte2, identifica risorse per soli 195 edifici.

Non finiscono le notizie poco soddisfacenti. Limitato il sostegno alla rivoluzione elettrica della mobilità su gomma, con solo 0,75 miliardi per le ricariche (ma arriva lo sblocco per la semplificazione dell’installazione e controlli sulle tariffe di erogazione). Certo i tedeschi alla stessa voce hanno allocato 5 miliardi. Tante risorse invece per biometano e biocombustibili, che assorbono il 30% degli stanziamenti per le rinnovabili.

Bene sulle risorse in dotazione per l’autoproduzione da impianti decentrati per 2,2 miliardi e per le smart grid, con 3,6 miliardi. Ridotte invece le risorse per lo sviluppo industriale delle rinnovabili e gli accumuli, per i quali viene identificato 1 miliardo per rinnovabili e batterie nella voce “per la leadership industriale internazionale e di ricerca”.

Ingenti le risorse sull’alta velocità (24,97 miliardi ) mentre solo 1,73 miliardi per le linee regionali provenienti dal fondo complementare, che si aggiungono al budget di 8,58 miliardi, rispetto ai 7,55 miliardi della precedente versione, indirizzati prevalentemente al trasporto pubblico di massa (3,52 miliardi) ed al rinnovo di flotte treni, navi e bus. Il piano avrebbe dovuto escludere il gas naturale, ma metà della flotta nuova non sarà elettrica.
Ambiguo il piano per l'idrogeno. Scompare dal testo e dalle schede di budget il termine 'verde' aprendo la possibilità di accedere alle risorse anche per idrogeno blu o grigio legato alla filiera fossile. Il piano del Governo Conte 2 aveva chiaramente limitato l'accesso alle risorse al solo idrogeno verde. Non è ancora chiaro se Eni avrà i sui 2 miliardi per l’impianto CCS di Ravenna.

fonte: www.renewablematter.eu

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L'elettronica può innescare un mondo più circolare e sostenibile: ecco come





 Un dipendente mostra una manciata di pezzi di disco rigido sminuzzati, per l'elaborazione dei rifiuti elettronici, presso E-Terra Matter Recovery and Recycling Facility a Festac, Lagos, Nigeria, 19 giugno 2020. Foto scattata il 19 giugno 2020. REUTERS / Temilade Adelaja - RC2CYH9YMIGJ


Un dipendente mostra una manciata di pezzi di disco rigido sminuzzati, per l'elaborazione dei rifiuti elettronici.
Immagine: REUTERS / Temilade Adelaja

La transizione dal settore dell'elettronica a pratiche circolari è complessa ma necessaria per un futuro più sostenibile.
Il riutilizzo dei materiali, l'adattamento delle catene di approvvigionamento e il cambiamento delle percezioni dei consumatori saranno impegnativi ma fondamentali per garantire una transizione circolare.

Vogliamo un mondo in cui ci siano meno - o idealmente, nessuno - spreco. In questo mondo più "circolare", prendiamo, produciamo e ricreamo in loop continui, evitando che i rifiuti entrino nelle discariche o inquinino il nostro ambiente.

Questo approccio può essere un ingranaggio fondamentale nell'affrontare il cambiamento climatico, poiché la transizione verso le energie rinnovabili ci porterà solo fino a un certo punto. Se il mondo non risponde al bisogno di circolarità, le risorse necessarie per i nuovi prodotti non saranno disponibili come lo sono attualmente.

Negli ultimi anni, tuttavia, il mondo è diventato meno circolare, come più volte sottolineato nell'annuale Circularity Gap Report . Non massimizzando la circolarità, non stiamo massimizzando gli strumenti a nostra disposizione per proteggere le nostre risorse e lavorare per la decarbonizzazione.

L'applicazione di strategie circolari alla produzione di elettronica fa parte di un cambiamento molto più ampio che deve avvenire in tutti i settori. Sebbene l'utilizzo di contenuto riciclato non sia mai semplice, comprendere le sfide in un campo complicato come l'elettronica è il primo passo verso un futuro più circolare.


SOSTENIBILITÀ
Cosa sta facendo il World Economic Forum sull'economia circolare?
Cosa trattiene un'economia circolare per l'elettronica?


Con alcuni materiali e alcuni prodotti, l'uso di contenuto riciclato è semplice. Ad esempio, le persone capiscono che quando si getta una bottiglia d'acqua in un cestino, a un certo punto torna come una nuova bottiglia d'acqua o qualcos'altro fatto con la plastica. L'utilizzo di contenuto riciclato non è così semplice con i prodotti elettronici, a causa dei seguenti fattori:

Complessità dei materiali. Secondo "Una nuova visione circolare per l'elettronica" del Forum economico mondiale e della Coalizione sui rifiuti elettronici delle Nazioni Unite, i rifiuti elettronici rappresentano il 2% dei flussi di rifiuti solidi, ma costituiscono il 70% dei rifiuti pericolosi che finiscono nelle discariche in quanto sicuri le combinazioni per l'uso finale nei prodotti si scompongono. Ci sono un numero sorprendente di elementi della tavola periodica che caratterizzano l'elettronica. Fino a 60 elementi della tavola periodica possono essere trovati in elettronica complessa. Tutta questa complessità può rendere difficile lavorare con materiali a contenuto riciclato.

Trovare fonti. Per materiali come l'acciaio e l'alluminio lavorato, oggi può essere più difficile chiudere il ciclo e riconvertire i materiali dei rifiuti elettronici in forniture utilizzabili per nuovi componenti per l'elettronica. In questi casi, è necessario esaminare altri materiali riciclabili e di scarto di altre industrie, chiamati simbiosi industriale. Ad esempio, in alcuni dei nostri laptop oggi, abbiamo utilizzato la fibra di carbonio di scarto dell'industria aerospaziale per creare basi in policarbonato rinforzate con fibra di carbonio. Recuperiamo il loro scarto, lo sminuzziamo e lo mescoliamo con la resina plastica.

Catene di approvvigionamento. Le catene di fornitura globali esistenti sono prevalentemente lineari, impostate per spostare i materiali attraverso la produzione e quindi distribuire l'elettronica ai clienti in tutto il mondo. Ciò significa che è difficile intercettare e integrare il contenuto riciclato nel processo. Le catene di approvvigionamento globali devono essere riconfigurate per la capacità di spostare prodotti e materiali per consentire la circolarità per la riparazione, il riutilizzo, il riciclaggio e la produzione.

Percezione. La sfida della percezione con i consumatori è reale. I consumatori sono molto più consapevoli dell'impatto ambientale dei prodotti che acquistano e cercano di fare scelte sostenibili, ma c'è ancora l'idea sbagliata che l'uso di materiali riciclati e / o sostenibili nei nuovi prodotti significhi che sono di qualità inferiore.

Quello che abbiamo imparato finora

Un'economia circolare per l'elettronica è stata a lungo un'area di interesse e innovazione per Dell Technologies. Abbiamo aperto la strada all'uso di plastica riciclata post-consumo nei nostri desktop OptiPlex a partire dal 2008. E nel 2014 Dell è stata la prima a realizzare un processo a circuito chiuso certificato che prende la plastica dall'elettronica riciclata e la elabora per utilizzarla nella creazione di nuove parti in plastica per nuovi computer. Ad oggi Dell ha utilizzato milioni di libbre di plastica riciclata, chiudendo il ciclo sulla plastica per oltre 125 diverse linee di prodotti.

Il nostro successo ha rafforzato il nostro approccio e lo scorso anno abbiamo fissato un nuovo obiettivo lunare per il 2030 in cui per ogni prodotto acquistato da un cliente, riutilizzeremo o ricicleremo un prodotto equivalente, il 100% degli imballaggi sarà realizzato con materiale riciclato o rinnovabile e altro ancora più della metà del contenuto del prodotto sarà costituito da materiale riciclato o rinnovabile.




E ci stiamo spingendo a scoprire nuovi materiali e processi innovativi per raggiungere questo obiettivo. Recentemente abbiamo iniziato a realizzare alcuni dei nostri coperchi per laptop con bioplastiche ottenute da scarti di alberi utilizzati nel processo di produzione della carta. Abbiamo anche promosso programmi pilota per rimettere i materiali riciclati come i magneti delle terre rare dai nostri programmi di ritiro in parti.

Questi cambiamenti ci hanno insegnato lezioni chiave su ciò che è necessario per guidare davvero un'economia circolare per l'elettronica. Loro includono:

Design per la circolarità. Partiamo con la fine in mente: progettare i nostri prodotti con l'idea che dovrebbero essere facili da aggiornare, facili da riparare e, una volta raggiunta la fine del ciclo di vita, facili da smontare per il riciclaggio. Abbiamo collaborato con l'industria del riciclaggio per capire meglio cosa semplifica il loro lavoro, riducendo il numero di viti e adesivi per consentire loro di elaborare i materiali in modo più rapido e completo. In effetti, i nostri team di progettazione e ingegneria visitano regolarmente i nostri partner per lo smaltimento dei componenti elettronici (EDP) per vedere di prima mano lo smontaggio e lo smistamento dei nostri prodotti e applicare tale apprendimento ai progetti futuri. Una delle future innovazioni su cui sta lavorando il nostro team di progettazione prevede un laptop che potrebbe essere smontato con la rimozione di un singolo pin.

In linea con le migliori pratiche circolari, abbiamo da tempo progettato per una riparazione più facile e la fine del ciclo di vita in mente. Modularità, facile smontaggio e adesivo minimo sono tutti modi in cui lo facciamo oggi. Diversi modelli Dell hanno un punteggio di 10/10 in iFixit che valuta i prodotti in base alla loro accessibilità ai riparatori e noi li rinnoviamo e li rivendiamo attraverso il nostro punto vendita Dell.

Integrare la sostenibilità in tutte le unità aziendali . La sostenibilità e il nostro impegno per l'economia circolare sono sempre più radicati in tutta la nostra intera organizzazione: ogni unità aziendale, ogni funzione comprende il proprio ruolo nel raggiungere il nostro obiettivo lunare e non lasciare alcun percorso inesplorato. Ad esempio, per aumentare i nostri flussi di ritorno, stiamo incorporando il ritiro nei nostri modelli di business "as-a-service". Oggi, la nostra organizzazione Dell Financial Services (DFS) rende facile per i clienti noleggiare prodotti che, alla fine del contratto di locazione, vieni restituito per la ristrutturazione e la rivendita.

E stiamo usando ciò che abbiamo imparato qui per scalare per il futuro. Abbiamo recentemente lanciato " Project APEX"Che fornisce un accesso semplificato alla nostra tecnologia su richiesta, che creerà opportunità per prolungare la vita della tecnologia e aumentare il volume a cui possiamo ritirare la nostra tecnologia da rinnovare o riciclare. Spanning storage, server, networking, infrastruttura iperconvergente, PC e soluzioni più ampie, l'integrazione della sostenibilità in questo programma di trasformazione segnala quanto siamo investiti nell'accelerazione dell'economia circolare. Ed è importante sottolineare che queste iniziative come servizio sono anche finanziariamente vantaggiose. Rendere circolari i programmi ha anche senso per gli affari, ottimizzando i costi e il profitto dalla catena di approvvigionamento.

Sii disposto a sperimentare . I nostri approcci guardano al futuro. Il nostro gruppo di experience design sta guidando un flusso di lavoro ambizioso per spingere i confini dell'innovazione circolare, sperimentando nuovi materiali, reinventando i processi e spingendo il design del prodotto ai limiti assoluti di ciò che è possibile. Questi concetti ambiziosi includono un laptop che dimezza il numero di materiali utilizzati per crearlo e l'idea di utilizzare futuri modelli as-a-service per aumentare e progettare apparecchiature che migliorano nel tempo grazie all'utilizzo del 5G e di una forte connettività cloud per fornire aggiornamenti automatici regolari per realizzare prodotti che non si degradano, ma migliorano.

Collaborare : uno dei maggiori contributori alla nostra leadership è la collaborazione con i nostri partner della catena di fornitura. Attraverso queste partnership e relazioni con i nostri clienti siamo stati in grado di sviluppare ulteriormente la capacità e l'infrastruttura per acquisire e riutilizzare maggiori quantità e nuovi materiali, sia dall'elettronica a fine vita che da materiali di altri settori.

E questa collaborazione sarà fondamentale mentre andiamo avanti: tra aziende, partner, ONG, governi, università e organizzazioni internazionali. A marzo è stata lanciata la prima partnership di Circular Electronics (CEP), una collaborazione che Dell Technologies si è unita a una serie di altri importanti marchi di elettronica e organizzazioni globali tra cui il World Economic Forum, delineando percorsi critici per far avanzare l'economia circolare.

Tali passaggi sono fondamentali per creare standard a livello di settore e definizioni comuni per prodotti e servizi elettronici circolari. Inoltre, l'armonizzazione delle normative a livello globale per garantire il movimento etico e responsabile dei materiali attraverso i confini contribuirebbe ad aumentare il luogo in cui possono essere utilizzati per scopi circolari che includono la riparazione, il riutilizzo e il riciclaggio.

"L'economia circolare è un viaggio, non una destinazione, ma ogni passo di ogni stakeholder sarà fondamentale".

Come industria, dobbiamo anche stimolare la domanda di prodotti e servizi circolari per stimolare l'approvvigionamento circolare di elettronica su scala globale. E per riciclare e riutilizzare i rifiuti elettronici, dobbiamo avere una fornitura consistente e robusta di materiali fuori uso e un modo per aggregare questi rifiuti per il riutilizzo e il riciclaggio. Laddove non possiamo chiudere il cerchio all'interno dei nostri flussi di rifiuti elettronici, dobbiamo trovare, definire e ridimensionare i materiali di scarto secondari di altre industrie. Solo unendo le forze l'industria elettronica può accelerare la transizione verso un'economia veramente circolare.

Guardando avanti

Non è sufficiente "fare meno danni". Per un mondo più sostenibile, il settore tecnologico deve ripensare i suoi modelli di business, allontanarsi dalle vendite lineari e verso modelli as-a-service che consentano meglio il ricircolo dei materiali e l'estensione della durata della vita.

Ci concentriamo sulla sostenibilità da decenni e abbiamo sviluppato una profonda comprensione della nostra responsabilità e del ruolo che dobbiamo svolgere nella protezione del nostro pianeta. Questo ci consente di guidare l'innovazione e nuovi modi di produrre, creare prodotti e riportare i prodotti fuori uso nella nostra catena di fornitura per accelerare l'economia circolare, producendo un impatto misurabile, scalabile e positivo.

Con queste mentalità in atto in tutto il settore, l'IT può essere un fattore abilitante per l'economia circolare più ampia. Dalla raccolta e analisi di dati affidabili in tempo reale utilizzando l'edge computing e le tecnologie wireless 5G, alla riprogettazione delle catene di approvvigionamento globali per creare maggiori efficienze e meno sprechi, la tecnologia ha il potere di rimodellare il mondo.

L'economia circolare è un viaggio, non una destinazione, ma ogni passo di ogni stakeholder sarà fondamentale.

fonte: www.weforum.org


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Dal 2023 in Germania gli imballaggi riutilizzabili per cibo e bevande saranno lo standard

Nel giro di due anni ristoranti, bistrot e caffè dovranno offrire bevande e cibo da asporto in contenitori riutilizzabili, anche portati da casa dai clienti. Il Bundestag ha introdotto la modifica alla legge sugli imballaggi su iniziativa della ministra federale dell'Ambiente Svenja Schulze




Dal 2023 i ristoranti, bistrot e caffetterie che offrono bevande e cibo da asporto dovranno attrezzarsi per poter vendere ai clienti i loro prodotti anche in contenitori riutilizzabili e farsi carico del loro recupero. L’obbligo, introdotto recentemente da un emendamento alla legge sugli imballaggi approvato dal Bundestag (il Parlamento federale tedesco), vale anche per le consegne a domicilio.

Questa misura è frutto di una proposta del ministro federale dell’ambiente Svenja Schulze (Spd) che ha dichiarato: “Anche quando la pandemia finirà, il cibo da asporto continuerà ad essere un’abitudine per molti. La maggior parte dei piatti e delle bevande viene servita in imballaggi usa e getta. Se l’usa e getta è ancora la norma il mio obiettivo è rendere il riutilizzabile il nuovo standard. I consumatori dovranno essere messi in grado di acquistare facilmente cibo e bevande da asporto in contenitori riutilizzabili. Stanno già emergendo molte soluzioni praticabili anche in collaborazione con i servizi di consegna. Solo così sarà possibile porre un freno al proliferare degli imballaggi nel settore ‘to-go’ “.

Sì alla cauzione ma il costo dei prodotti non deve cambiare

Questo emendamento che consente a tutti i consumatori di ricevere cibi e bevande da asporto in imballaggi riutilizzabili non deve però comportare un aggravio sul costo, che deve rimanere identico a quello del prodotto venduto in un imballaggio monouso.

I contenitori riutilizzabili, dunque, potranno anche essere consegnati ai clienti a fronte di un deposito cauzionale che ne faciliti la restituzione al rivenditore. La norma dovrebbe spingere i rivenditori a trovare delle soluzioni riutilizzabili nei formati che meglio si adattano al prodotto da asporto che contengono, siano essi bicchieri, tazze o altre tipologie, con o senza coperchio.

Sono esentati dall’obbligo solo i piccoli punti vendita quali snack bar, negozi aperti fino a tarda notte e chioschi in cui lavorano un massimo di cinque dipendenti e con una superficie di vendita non superiore agli 80 metri quadrati. Tuttavia, tutti gli esercizi dovranno consentire ai propri clienti di impiegare contenitori riutilizzabili portati da casa.

Con la nuova legge sugli imballaggi (VerpackG), entrata in vigore il 1° gennaio 2019, la Germania vuole aumentare le percentuali di riciclaggio dei materiali che compongono il packaging dei prodotti. I produttori vengono chiamati ad assumersi maggiori responsabilità per quanto concerne il riuso, il riciclo e lo smaltimento dei propri imballaggi.




Berlino amplia il sistema di deposito attuale

Dal 1 ° luglio 2022 la Germania estenderà l’obbligo di partecipazione al sistema di deposito su cauzione in vigore: saranno comprese anche le categorie di bevande che finora ne erano escluse. Finora, ad esempio, bevande come i succhi di frutta erano escluse dal sistema mentre altre bevande gassate come gli spritz, che contengono percentuali di succhi, erano invece incluse. L’emendamento alla legge attuale pone pertanto fine alle precedenti esenzioni per alcune bevande , sia quando commercializzate in lattine ,che in bottiglie monouso. Per latte e prodotti lattiero-caseari si applicherà invece un periodo di transizione fino al 2024.

“L’espansione del deposito cauzionale a tutte le categorie di bevande facilita la vita ai consumatori – ha chiarito la ministra Svenja Schulze – , che in futuro si misureranno con un deposito di 25 centesimi da pagare su tutte le bottiglie e lattine per bevande non ricaricabili, indipendentemente dal contenuto. In questo modo ci garantiamo un minore inquinamento ambientale. Perché le bottiglie o le lattine soggette a un deposito finiscono in natura molto meno spesso di quelle senza deposito”.

Un sistema di deposito, come ha spiegato la ministra, permette infatti un riciclaggio di alta qualità: le bottiglie di plastica si possono così trasformare più facilmente in nuove bottiglie ad uso alimentare in un processo denominato “bottle to bottle”, che comporta cicli di utilizzo efficaci e senza dispersioni (closed loop).

Al fine di aumentare ulteriormente il riciclaggio delle bottiglie di plastica, le bottiglie per bevande in PET non ricaricabili – come prevede la direttiva SUP, Single Use Plastics – dovranno essere costituite per almeno il 25% da plastica riciclata a partire dal 2025. Dal 2030 questa quota salirà al 30% e i produttori potranno decidere autonomamente come soddisfare questo requisito. Se quindi immettere nel mercato tutte bottiglie con tale quota minima di contenuto riciclato, oppure decidere di raggiungere gli obiettivi come quota media di contenuto riciclato contenuto nella loro produzione annuale di bottiglie immesse al mercato. In questo secondo caso, potranno concorrere alla media sia bottiglie che non hanno percentuali di contenuto riciclato sia bottiglie che ne contengono percentuali sino al 100%.

Nuove regole anche per gli imballaggi importati dall’estero

La norma approvata dal Parlamento federale tedesco contiene anche numerose disposizioni intese a migliorare l’attuazione della legge sugli imballaggi, in particolare per quanto riguarda gli imballaggi importati. In futuro, chi importa beni confezionati in Germania (anche gli operatori del commercio online) dovrà verificare che i produttori dei beni confezionati siano iscritti al registro degli imballaggi “LUCID”, e che partecipino al Sistema Duale.

Il sistema che si occupa della gestione degli imballaggi in Germania viene chiamato duale perché complementare al sistema di raccolta dei rifiuti ordinari: gli operatori sono società private in concorrenza tra loro che garantiscono un servizio di raccolta differenziata dei rifiuti da imballaggio.

Dopo il via libera del Bundestag (il Parlamento) la nuova normativa deve essere ancora approvata dal Bundesrat (il Consiglio federale). La maggior delle misure entrerà in vigore il prossimo 3 luglio 2021.

Spunti per l’Italia da Germania e Francia

Anche nel nostro Paese, e in particolare a causa della pandemia, si è verificato un aumento nel consumo da imballaggi dovuto al settore da asporto, oltre che al commercio online.

La legge tedesca sugli imballaggi (VerpackG) offre numerosi spunti che il legislatore italiano dovrebbe prendere in considerazione. In particolare, gli obiettivi di riuso obbligatori per legge che i produttori di bevande devono perseguire ogni anno si sono dimostrati estremamente efficaci. Questa misura ha portato la Germania ad essere il primo Paese in Europa come quota di vuoto a rendere, tra bottiglie ricaricabili in vetro e PET, sull’immesso al consumo di bevande: il 54% al 2019.

Come emerge dal recente studio What we waste i Paesi con sistemi di deposito cauzionali e con una quota di mercato di vuoto a rendere con bottiglie ricaricabili superiore al 25% sono quelli che hanno ottenuto i risultati migliori in termini di minore dispersione degli imballaggi.

Tornando al tema del riuso dei contenitori da asporto, questa proposta può avere un impatto dirompente non solamente per i benefici di ordine ambientale ed economico, ma anche a livello culturale. I cittadini vengono messi in condizione di dare un contributo alla soluzione dei problemi, evitando di alimentarli, potendo abbracciare nella vita di tutti i giorni abitudini di consumo più consone alla crisi climatica e di risorse che stiamo vivendo.

Se aggiungiamo all’implementazione di una legge ispirata a questa tedesca anche la proposta contenuta nel progetto di legge francese “clima e resilienza”, i modelli di business basati sul riuso dei contenitori potrebbero subire un deciso cambio di passo e uscire dal recinto delle sperimentazioni volontarie. Stando alla proposta di legge voluta dal presidente Macron e dalla ministra della Transizione ecologica Barbara Pompili, entro il 2030 un quinto dei prodotti in vendita nei supermercati francesi potrebbe essere venduto sfuso in contenitori riutilizzabili.
Oltre le sperimentazioni

Alla politica spetta dare forma e dignità a una delle strategie chiave dei modelli di economia circolare che è attualmente bloccata da impedimenti di ordine igienico-sanitario (vedasi il caso dei sacchetti ortofrutta riutilizzabili) o relegato a singole sperimentazioni come nel caso dei contenitori da asporto.

Quanto previsto all’art. 7 della legge n. 141/2019 ( intitolato “Misure per l’incentivazione di prodotti sfusi o alla spina”), che ha formalizzato per la prima volta la possibilità per i consumatori di usare i propri contenitori riutilizzabili per l’acquisto di prodotti alimentari, ha aperto la strada a qualche sperimentazione, ma non è sufficiente.

Servono altre specifiche misure di carattere economico e fiscale che possano favorire la nascita e il consolidamento di nuovi modelli di business ispirati al riuso e in particolare al modello “PaaS – Product as a Service” che potrebbero riguardare un’ampia gamma di imballaggi sia primari, quelli che gestiamo noi come cittadini una volta svuotati, che industriali e commerciali. I sistemi riutilizzabili sono il futuro perché convengono sia sotto l’aspetto economico che ambientale.


Silvia Ricci

fonte: economiacircolare.com


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L'adozione della tecnologia come servizio alimenterà l'economia circolare. Ecco come.

 


La bandiera è stata piantata. Nel suo discorso sullo stato dell'Unione del 2020, la presidente della Commissione europea Ursula Von der Leyen ha proposto un aumento dell'obiettivo di riduzione delle emissioni per il 2030 dell'UE dal 40% al 55%. È un obiettivo necessario se l'UE vuole rispettare i suoi impegni dell'accordo di Parigi e il suo obiettivo di ridurre le emissioni di carbonio dell'UE a zero netto entro il 2050.

Il passaggio a un'economia più circolare in cui la crescita economica è disaccoppiata dall'uso intensivo delle risorse e dalla produzione di rifiuti, secondo il piano d'azione per l'economia circolare della Commissione europea, darà un notevole contributo al raggiungimento della neutralità climatica entro il 2050.

In tutto il settore c'è l'opportunità di apportare un cambiamento profondo al modo in cui i prodotti sono progettati, fabbricati, forniti e consumati. E il modello di business "prodotto come servizio" deve essere il nostro obiettivo finale.

As-a-service come viene inteso

L'as-a-service non solo rende la nostra economia più circolare rompendo i modelli stabiliti di domanda e offerta non corrispondenti; ha anche il potenziale per generare significative opportunità di crescita per qualsiasi settore e industria nel suo complesso.

È un allontanamento radicale da un modello di business mercificato in base al quale le aziende vendono un prodotto e considerano il proprio lavoro svolto. Al contrario, il produttore mantiene la proprietà e la responsabilità del prodotto durante tutto il suo ciclo di vita. Il cliente ha il pieno utilizzo del prodotto per tutto il tempo necessario, pagando solo i risultati, invece che il prodotto stesso o la sua manutenzione.

Il produttore, a sua volta, è responsabile della costruzione di un prodotto di qualità che dura nel tempo ed è efficiente dal punto di vista energetico e dei materiali. È anche il loro ruolo riprendere il prodotto e prepararlo (o i suoi componenti) per il riutilizzo.

As-a-service è un'iterazione della culla alla culla concetto di design sviluppato alla fine del 20 ° secolo dal professor Michael Braungart, un chimico tedesco e reputato pensatore ambientale, e da William McDonough, un architetto americano e campione di sostenibilità.

Ho avuto il piacere di sentire William McDonough parlare durante l'evento globale per i clienti di HPE nel 2018. Ha sottolineato che dalla culla alla culla, una misura riconosciuta a livello mondiale di prodotti più sicuri e sostenibili realizzati per l'economia circolare, significa che le aziende vanno oltre l'essere "meno cattive" riducendo il loro impatto ambientale e sforzandosi così di essere una forza positiva.

Tali sforzi includono l'ottimizzazione dei prodotti durante il processo di progettazione e produzione al fine di renderli risorse materiali per la loro prossima vita utile come nuovi prodotti. Tutto molto stimolante.

Dalla culla alla culla modella la visione del futuro di HPE. In un'importante trasformazione del nostro modello di business, ci siamo impegnati a rendere il nostro intero portafoglio disponibile come servizio entro il 2022. Consideriamo l'as-a-service un modo per costruire un coinvolgimento più duraturo con i nostri clienti, per gestione del prodotto che stanno utilizzando e per far avanzare in modo significativo la sostenibilità nell'IT.

Per il mondo IT, ci sono tre principali risultati sostenibili:


1. L'eliminazione dell'overprovisioning; una pratica comune in cui le aziende "overbuy" IT


Nel data center medio, il 25% delle risorse del computer non svolge un lavoro utile e le risorse rimanenti funzionano a una piccola frazione della loro capacità . Ciò significa costi più elevati e un consumo inutile di energia, spazio e raffreddamento.


2. Organizzazioni liberate dall'essere incatenate al proprio kit IT per l'intero ciclo di vita


Le apparecchiature IT possono essere aggiornate rapidamente alle tecnologie più recenti e più efficienti dal punto di vista energetico. Le inefficienze delle apparecchiature obsolete significano che il 65% dell'energia utilizzata dall'IT nei data center viene utilizzata per elaborare solo il 7% del lavoro .


3. Recupero delle risorse IT al termine del loro utilizzo


HPE Financial Services ha investito in importanti progressi per prolungare la durata delle apparecchiature IT ritirate e per riutilizzare e ricostruire i componenti per una seconda vita. Non solo le organizzazioni recuperano il valore residuo delle loro risorse (quasi 1,6 miliardi di dollari sono stati reinvestiti nei budget dei nostri clienti negli ultimi cinque anni), ma anche i servizi di ristrutturazione come HPE Asset Upcycling , che prendono le risorse IT di qualsiasi marchio, riducono le emissioni di anidride carbonica emissioni e tenere i rifiuti elettronici fuori dalle discariche.


Per dare un'idea della scala, nel 2020 abbiamo elaborato oltre 3,1 milioni di unità di tecnologia: 1,7 milioni di apparecchiature per data center come server, risorse di archiviazione e di rete e 1,4 milioni di risorse sul posto di lavoro come notebook, laptop, tablet e stampanti.


Quasi il 90% di questa apparecchiatura viene rimessa in vendita e restituita all'uso attivo; il resto viene riciclato responsabilmente. Dal 2018, forniamo anche ai clienti il ​​proprio rapporto sull'economia circolare, descrivendo in dettaglio i risparmi sull'impatto ambientale come l'energia risparmiata, la CO2 evitata e i rifiuti tenuti dalle discariche attraverso il riciclaggio.


È motivante per i nostri team collaborare con i clienti, dalle grandi aziende alle piccole e medie imprese, per aiutarli ad accelerare la loro trasformazione digitale con strategie di gestione IT innovative e sostenibili.


Una tendenza globale


I semi dell'as-a-service vengono piantati in diversi settori. Philips vende "la luce come servizio" ai clienti. L'azienda cita cifre di risparmio fino all'80% nel consumo di energia.


Kaeser Kompressoren vende aria compressa come servizio. Desso, un fornitore globale di tappeti per uso commerciale, progetta i tappeti secondo il principio dalla culla alla culla, il che significa che l'azienda può affittare le sue quadrotte, occupandosi dell'installazione, della manutenzione, della restituzione e del riciclaggio.


È importante non sottovalutare il cambiamento di paradigma che il passaggio all'as-a-service comporta per un'azienda, idealmente come parte di una più ampia strategia di business e trasformazione digitale che incorpora la sostenibilità come indicato nella guida del Forum per le imprese: Bridging the Digital and Sustainability Goals .

Immagine: Bridging Digital and Environmental Goals, WEF, 2021


Ad esempio, richiede una trasformazione del processo di progettazione e sviluppo. Il design dei prodotti e la scelta dei loro componenti devono renderli più durevoli e adatti alla riparazione, al ricondizionamento e, in ultima analisi, al riciclaggio.


Un produttore di lavatrici ha avviato un progetto per fornire lavatrici di alta qualità come servizio a persone che avrebbero difficoltà a permettersi l'intero costo di acquisto. Ciò ha comportato una significativa riprogettazione dei loro modelli, ma uno studio di terze parti ha mostrato il potenziale vantaggio: i clienti risparmierebbero circa un terzo per ciclo di lavaggio e il produttore guadagnerebbe circa un terzo in più.


In un periodo di 20 anni, sostituire l'acquisto di cinque macchine di bassa qualità con una macchina di alta qualità as-a-service risparmierebbe quasi 180 kg di acciaio e oltre 2,5 tonnellate di emissioni di carbonio.


Complessità di una configurazione as-a-service


Le aziende devono disporre di sistemi gold standard per riprendere i prodotti e prepararli per la loro prossima vita. Le capacità di HPE non si sono sviluppate dall'oggi al domani: con HPE Financial Services abbiamo sviluppato la nostra attività di ristrutturazione negli ultimi 20 anni.


Investiamo continuamente in talenti per accogliere qualsiasi tecnologia, dal data center allo spazio di lavoro, e persino la stampa 3D e le risorse di calcolo ad alte prestazioni. Oggi possediamo e gestiamo i più grandi centri di ristrutturazione di produttori di IT al mondo, che raccolgono risorse da oltre 50 paesi.


Ancora più complesso è il cambiamento dei flussi di entrate dai ricavi delle vendite tradizionali ai ricavi ricorrenti, che riduce i ricavi a breve termine e aumenta quelli a lungo termine. Ciò, a sua volta, influisce sulle vendite, sugli incentivi e sulla motivazione dei partner, sulla rendicontazione finanziaria e sulle relazioni con gli investitori.


Non è una sfida da poco coinvolgere venditori, partner commerciali, analisti e investitori con questo cambiamento di mentalità. Ma dobbiamo affrontare queste sfide e farlo con un senso di urgenza.


Naturalmente, le aziende non possono farlo da sole. La conversione dell'industria in as-a-service può essere accelerata con le giuste politiche governative. Le politiche destinate a spingere l'industria a raggiungere gli obiettivi climatici dovrebbero, ove opportuno, favorire il passaggio a modelli basati sui servizi e sui consumi. E quindi, si può solo sperare che l'ambizione della CE, come affermato nel suo Piano d'azione per l'economia circolare, di "incentivare il prodotto come servizio" si traduca in progressi significativi e concreti.


Secondo il Circularity Gap Report 2021 , l'economia globale era solo dell'8,6% "circolare" nel 2020 , in calo deludente rispetto al 9,1% di due anni prima. Lanciato a Davos, il rapporto esplora le cause delle emissioni di gas serra e come le strategie di economia circolare possono contribuire al raggiungimento degli obiettivi dell'accordo di Parigi.


Per realizzare un'economia più circolare e raggiungere gli obiettivi climatici fissati dai governi e dalla società civile, dobbiamo identificare le opportunità: la sostenibilità può guidare i risultati aziendali e viceversa. E il valore può essere creato con un minore utilizzo di materiale. Per questo, i modelli di business as-a-service sono un importante passo avanti.


È tempo di un cambiamento serio.

fonte: www.weforum.org


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