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Dal 2023 in Germania gli imballaggi riutilizzabili per cibo e bevande saranno lo standard

Nel giro di due anni ristoranti, bistrot e caffè dovranno offrire bevande e cibo da asporto in contenitori riutilizzabili, anche portati da casa dai clienti. Il Bundestag ha introdotto la modifica alla legge sugli imballaggi su iniziativa della ministra federale dell'Ambiente Svenja Schulze




Dal 2023 i ristoranti, bistrot e caffetterie che offrono bevande e cibo da asporto dovranno attrezzarsi per poter vendere ai clienti i loro prodotti anche in contenitori riutilizzabili e farsi carico del loro recupero. L’obbligo, introdotto recentemente da un emendamento alla legge sugli imballaggi approvato dal Bundestag (il Parlamento federale tedesco), vale anche per le consegne a domicilio.

Questa misura è frutto di una proposta del ministro federale dell’ambiente Svenja Schulze (Spd) che ha dichiarato: “Anche quando la pandemia finirà, il cibo da asporto continuerà ad essere un’abitudine per molti. La maggior parte dei piatti e delle bevande viene servita in imballaggi usa e getta. Se l’usa e getta è ancora la norma il mio obiettivo è rendere il riutilizzabile il nuovo standard. I consumatori dovranno essere messi in grado di acquistare facilmente cibo e bevande da asporto in contenitori riutilizzabili. Stanno già emergendo molte soluzioni praticabili anche in collaborazione con i servizi di consegna. Solo così sarà possibile porre un freno al proliferare degli imballaggi nel settore ‘to-go’ “.

Sì alla cauzione ma il costo dei prodotti non deve cambiare

Questo emendamento che consente a tutti i consumatori di ricevere cibi e bevande da asporto in imballaggi riutilizzabili non deve però comportare un aggravio sul costo, che deve rimanere identico a quello del prodotto venduto in un imballaggio monouso.

I contenitori riutilizzabili, dunque, potranno anche essere consegnati ai clienti a fronte di un deposito cauzionale che ne faciliti la restituzione al rivenditore. La norma dovrebbe spingere i rivenditori a trovare delle soluzioni riutilizzabili nei formati che meglio si adattano al prodotto da asporto che contengono, siano essi bicchieri, tazze o altre tipologie, con o senza coperchio.

Sono esentati dall’obbligo solo i piccoli punti vendita quali snack bar, negozi aperti fino a tarda notte e chioschi in cui lavorano un massimo di cinque dipendenti e con una superficie di vendita non superiore agli 80 metri quadrati. Tuttavia, tutti gli esercizi dovranno consentire ai propri clienti di impiegare contenitori riutilizzabili portati da casa.

Con la nuova legge sugli imballaggi (VerpackG), entrata in vigore il 1° gennaio 2019, la Germania vuole aumentare le percentuali di riciclaggio dei materiali che compongono il packaging dei prodotti. I produttori vengono chiamati ad assumersi maggiori responsabilità per quanto concerne il riuso, il riciclo e lo smaltimento dei propri imballaggi.




Berlino amplia il sistema di deposito attuale

Dal 1 ° luglio 2022 la Germania estenderà l’obbligo di partecipazione al sistema di deposito su cauzione in vigore: saranno comprese anche le categorie di bevande che finora ne erano escluse. Finora, ad esempio, bevande come i succhi di frutta erano escluse dal sistema mentre altre bevande gassate come gli spritz, che contengono percentuali di succhi, erano invece incluse. L’emendamento alla legge attuale pone pertanto fine alle precedenti esenzioni per alcune bevande , sia quando commercializzate in lattine ,che in bottiglie monouso. Per latte e prodotti lattiero-caseari si applicherà invece un periodo di transizione fino al 2024.

“L’espansione del deposito cauzionale a tutte le categorie di bevande facilita la vita ai consumatori – ha chiarito la ministra Svenja Schulze – , che in futuro si misureranno con un deposito di 25 centesimi da pagare su tutte le bottiglie e lattine per bevande non ricaricabili, indipendentemente dal contenuto. In questo modo ci garantiamo un minore inquinamento ambientale. Perché le bottiglie o le lattine soggette a un deposito finiscono in natura molto meno spesso di quelle senza deposito”.

Un sistema di deposito, come ha spiegato la ministra, permette infatti un riciclaggio di alta qualità: le bottiglie di plastica si possono così trasformare più facilmente in nuove bottiglie ad uso alimentare in un processo denominato “bottle to bottle”, che comporta cicli di utilizzo efficaci e senza dispersioni (closed loop).

Al fine di aumentare ulteriormente il riciclaggio delle bottiglie di plastica, le bottiglie per bevande in PET non ricaricabili – come prevede la direttiva SUP, Single Use Plastics – dovranno essere costituite per almeno il 25% da plastica riciclata a partire dal 2025. Dal 2030 questa quota salirà al 30% e i produttori potranno decidere autonomamente come soddisfare questo requisito. Se quindi immettere nel mercato tutte bottiglie con tale quota minima di contenuto riciclato, oppure decidere di raggiungere gli obiettivi come quota media di contenuto riciclato contenuto nella loro produzione annuale di bottiglie immesse al mercato. In questo secondo caso, potranno concorrere alla media sia bottiglie che non hanno percentuali di contenuto riciclato sia bottiglie che ne contengono percentuali sino al 100%.

Nuove regole anche per gli imballaggi importati dall’estero

La norma approvata dal Parlamento federale tedesco contiene anche numerose disposizioni intese a migliorare l’attuazione della legge sugli imballaggi, in particolare per quanto riguarda gli imballaggi importati. In futuro, chi importa beni confezionati in Germania (anche gli operatori del commercio online) dovrà verificare che i produttori dei beni confezionati siano iscritti al registro degli imballaggi “LUCID”, e che partecipino al Sistema Duale.

Il sistema che si occupa della gestione degli imballaggi in Germania viene chiamato duale perché complementare al sistema di raccolta dei rifiuti ordinari: gli operatori sono società private in concorrenza tra loro che garantiscono un servizio di raccolta differenziata dei rifiuti da imballaggio.

Dopo il via libera del Bundestag (il Parlamento) la nuova normativa deve essere ancora approvata dal Bundesrat (il Consiglio federale). La maggior delle misure entrerà in vigore il prossimo 3 luglio 2021.

Spunti per l’Italia da Germania e Francia

Anche nel nostro Paese, e in particolare a causa della pandemia, si è verificato un aumento nel consumo da imballaggi dovuto al settore da asporto, oltre che al commercio online.

La legge tedesca sugli imballaggi (VerpackG) offre numerosi spunti che il legislatore italiano dovrebbe prendere in considerazione. In particolare, gli obiettivi di riuso obbligatori per legge che i produttori di bevande devono perseguire ogni anno si sono dimostrati estremamente efficaci. Questa misura ha portato la Germania ad essere il primo Paese in Europa come quota di vuoto a rendere, tra bottiglie ricaricabili in vetro e PET, sull’immesso al consumo di bevande: il 54% al 2019.

Come emerge dal recente studio What we waste i Paesi con sistemi di deposito cauzionali e con una quota di mercato di vuoto a rendere con bottiglie ricaricabili superiore al 25% sono quelli che hanno ottenuto i risultati migliori in termini di minore dispersione degli imballaggi.

Tornando al tema del riuso dei contenitori da asporto, questa proposta può avere un impatto dirompente non solamente per i benefici di ordine ambientale ed economico, ma anche a livello culturale. I cittadini vengono messi in condizione di dare un contributo alla soluzione dei problemi, evitando di alimentarli, potendo abbracciare nella vita di tutti i giorni abitudini di consumo più consone alla crisi climatica e di risorse che stiamo vivendo.

Se aggiungiamo all’implementazione di una legge ispirata a questa tedesca anche la proposta contenuta nel progetto di legge francese “clima e resilienza”, i modelli di business basati sul riuso dei contenitori potrebbero subire un deciso cambio di passo e uscire dal recinto delle sperimentazioni volontarie. Stando alla proposta di legge voluta dal presidente Macron e dalla ministra della Transizione ecologica Barbara Pompili, entro il 2030 un quinto dei prodotti in vendita nei supermercati francesi potrebbe essere venduto sfuso in contenitori riutilizzabili.
Oltre le sperimentazioni

Alla politica spetta dare forma e dignità a una delle strategie chiave dei modelli di economia circolare che è attualmente bloccata da impedimenti di ordine igienico-sanitario (vedasi il caso dei sacchetti ortofrutta riutilizzabili) o relegato a singole sperimentazioni come nel caso dei contenitori da asporto.

Quanto previsto all’art. 7 della legge n. 141/2019 ( intitolato “Misure per l’incentivazione di prodotti sfusi o alla spina”), che ha formalizzato per la prima volta la possibilità per i consumatori di usare i propri contenitori riutilizzabili per l’acquisto di prodotti alimentari, ha aperto la strada a qualche sperimentazione, ma non è sufficiente.

Servono altre specifiche misure di carattere economico e fiscale che possano favorire la nascita e il consolidamento di nuovi modelli di business ispirati al riuso e in particolare al modello “PaaS – Product as a Service” che potrebbero riguardare un’ampia gamma di imballaggi sia primari, quelli che gestiamo noi come cittadini una volta svuotati, che industriali e commerciali. I sistemi riutilizzabili sono il futuro perché convengono sia sotto l’aspetto economico che ambientale.


Silvia Ricci

fonte: economiacircolare.com


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Quando il cibo da asporto incontra i contenitori riutilizzabili. Gli esempi in Italia e nel mondo

Una lezione circolare da trarre dal Covid è che anche nel settore dell'asporto può esserci spazio per il riuso. In Gran Bretagna l'associazione City to Sea diffonde nelle caffetterie l'uso delle tazze riutilizzabili, mentre negli Usa Just Salad appone etichette climatiche sui menu. Anche in Italia qualcosa si muove




L’emergenza sanitaria ha comprensibilmente messo in secondo piano altre emergenze ambientali, come quelle connesse all’aumento della produzione di rifiuti. Le misure per contrastare il Covid hanno rallentato, se non fermato, centinaia di progetti nazionali o locali, in particolare quelli che riguardano la sostituzione di contenitori e altri accessori monouso nel settore della ristorazione da asporto, che sono già da tempo nel mirino delle direttive europee. Intanto la domanda di alimenti confezionati e pronti al consumo continua a crescere e il ricorso al cibo da asporto nei periodi di lockdown è letteralmente esploso.

Sfide impossibili che diventano realtà

Lo scossone prodotto dalla pandemia è l’occasione per vedere con più chiarezza i limiti e i rischi insiti nel modello di consumo e negli stili di vita attuali, aprendo la strada alla riflessione sulle opportunità di cambiamento che possono scaturire da una migliore organizzazione della società, del lavoro, della mobilità, della burocrazia. L’innovazione digitale nella pubblica amministrazione e la possibilità di lavorare da casa, ad esempio, sono due delle “conquiste” che nessuno prima che scoppiasse la pandemia immaginava potessero arrivare così velocemente.

Anche davanti a sfide come quella della neutralità climatica al 2050, così come sul fronte della prevenzione della produzione dei rifiuti c’è la possibilità di non perdere questo atteggiamento proattivo individuando soluzioni innovative e sistemiche che possano avere applicazioni su larga scala.

Guardando ai 17 obiettivi per lo sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite, il numero 12 in particolare, promuove un modello di consumo e di produzione sostenibile. Per superare il dilagare dell’usa e getta c’è l’impegno espresso a “ridurre in modo sostanziale la produzione di rifiuti attraverso la prevenzione, la riduzione, il riciclo e il riutilizzo”. E c’è un obiettivo temporale: il 2030, anno entro il quale bisogna anche “incoraggiare le imprese, in particolare le grandi aziende multinazionali, ad adottare pratiche sostenibili e a integrare le informazioni sulla sostenibilità nei loro resoconti annuali”.
Il monouso non offre maggiore protezione

La pandemia ha portato con sé misure che si sono poi rivelate eccessive, come la disinfezione ambientale di strade e spiagge da parte dei Comuni e l’utilizzo di guanti per uscire a fare la spesa da parte dei cittadini. La paura che il contatto con le superfici portasse il contagio si diffondeva insieme agli studi che rilevavano il permanere del coronavirus su oggetti e arredi per più giorni, anche perché non si precisava che la carica virale non fosse sufficiente a farci ammalare.

Successivamente sono poi arrivate rassicurazioni dal fronte medico, riprese dal ministro della Salute Roberto Speranza nel corso di un’audizione dello scorso anno sulla sicurezza delle stoviglie riutilizzabili che, al contrario dei manufatti monouso, si possono lavare seguendo i più elevati standard di igiene.

Superata la paura iniziale, dunque, hanno ripreso a farsi strada alcuni progetti basati sul riuso di contenitori e stoviglie per la ristorazione, in grado di garantire la qualità e la sicurezza del servizio, riducendo enormemente l’impatto ambientale dei contenitori usa e getta che vanno a sostituire.

Il caffè da asporto diventa “contactless”

L’organizzazione ambientalista inglese City to Sea si è attivata per evitare che le numerose caffetterie del Regno Unito sospendessero, sull’esempio di Starbucks, l’utilizzo di tazze riutilizzabili per le bevande da asporto. L’iniziativa #ContactlessCoffee nasce dalla consapevolezza delle dimensioni del problema rifiuti: secondo un recente studio di Science, ogni anno a livello globale 250-300 miliardi di tazze monouso finiscono smaltite o abbandonate nell’ambiente.

Per spingere i coffee shop britannici ad accettare il sistema di ritiro delle tazze riutilizzabili, City to Sea ha promosso una semplice procedura che evita contaminazioni incrociate mentre si riempie la tazza del cliente. Come si può vedere dalle istruzioni diffuse attraverso il sito e tramite un video, il barista versa il caffè da una tazza in ceramica nella tazza che il cliente appoggia su un vassoio senza bisogno di toccarla. Il vassoio viene poi igienizzato prima che un altro cliente lo usi nella stessa modalità.

City to Sea ha anche istituito una task force intersettoriale per valutare e gestire al meglio le questioni legate all’impiego di sistemi riutilizzabili durante la pandemia da Covid-19 che conta più di 20 organizzazioni, tra cui Starbucks, Sustainable Restaurant Association e Zero Waste Scotland.

Contenitori da asporto riutilizzabili per prevenire gli sprechi

Per tanti americani il cibo surgelato pronto da scaldare, così come quello da asporto, è un’abitudine che produce ogni anno montagne di rifiuti, per lo più smaltiti in discariche e inceneritori. Per permettere ai propri clienti di ordinare piatti pronti ma con un contenitore riutilizzabile, la catena Just Salad, con base a New York, sta sperimentando uno modello a rifiuti zero denominato Green Bowl Program.

Just Salad, che oggi conta 41 ristoranti negli Stati Uniti e 4 a Dubai, aveva già lanciato nel 2006 un servizio da asporto con contenitori riutilizzabili. Per ridurre ulteriormente la produzione di questi rifiuti, che si aggira intorno ai 100.000 kg l’anno, nel 2020 la catena ha anche eliminato l’uso di ciotole monouso per il consumo ai tavoli.

“Gran parte dei nostri clienti ordina online piuttosto che andare nei ristoranti”, ha dichiarato Sandra Noonan, responsabile sostenibilità di Just Salad. “Pertanto il nostro servizio deve diventare digitale. I rifiuti che si accumulano sui marciapiedi a New York sono la prova quotidiana che il problema è causato dalle consegne a domicilio e non si esaurirà a meno di affrontarlo a testa alta”.



A partire dal progetto pilota attivato a inizio anno in un negozio Just Salad a Manhattan, i clienti possono ordinare online scegliendo l’opzione della consegna in ciotola riutilizzabile di colore verde. Dopo di che, la potranno riportare al negozio che partecipa al programma, dove verrà igienizzata per poi finire reinserita nuovamente nel circuito delle consegne a domicilio.

Procedura contacless per la protezione del personale

La ciotola in polipropilene blu a disposizione dei clienti per l’asporto dal 2006 viene invece acquistata presso i punti vendita al costo di un dollaro. Nel 2019 le sue vendite sono aumentate del 100%.

Quando i clienti si recano con la loro ciotola nei ristoranti per acquistare un piatto del menù devono posarla su un apposito vassoio e il personale si serve di pinze e mestoli per riempirla. Questa procedura viene adottata nel rispetto dei requisiti del programma sanitario: i contenitori che arrivano dall’esterno non possono infatti toccare gli spazi di preparazione condivisi.

Nelle prime settimane del Green Bowl Program, senza che l’opzione fosse stata promossa, oltre il 30% degli ordini online richiedeva questo servizio in cui la ciotola rimane di proprietà della catena. Il prossimo passo sarà offrire lo stesso servizio per gli ordini di consegna. Come si può leggere nel Rapporto di sostenibilità pubblicato recentemente è in corso un monitoraggio sul progetto pilota per vedere quanto velocemente i clienti restituiscono i contenitori e quali “solleciti comportamentali” posso funzionare meglio.

Anche per gli uffici è previsto un sistema di consegna e ritiro, denominato Zero Waste Hub: si può ordinare un pasto in contenitore riutilizzabile con consegnato sul luogo di lavoro o ritiro in giornata da Just Salad.


Etichette climatiche sui menù

“Nel 2020, il nostro mondo è cambiato ma i nostri valori no” scrivono Noonan e Nick Kenner, rispettivamente ad e fondatore di Just Salad, nel rapporto sulla sostenibilità. “La pandemia ci ha resi più determinati nel creare una nuova normalità per il nostro settore, dove i rifiuti sono un tabù, e dove fare ‘meno male’ non è più sufficiente”. Se lo scorso anno la pandemia ha richiesto la sospensione o il rallentamento di alcune buone pratiche della catena legate al riutilizzabile, la direzione di Just Salad precisa che con il 2021 si recupererà il tempo perduto.

Oltre ai diversi impegni assunti dalla catena a livello ambientale e sociale, nel rapporto di Just Salad si legge che negli Usa gli imballaggi e contenitori monouso insieme rappresentano il 23% dei rifiuti che finiscono in discarica. Questa quota include imballaggi alimentari come scatole e contenitori da asporto monouso. Gli Stati Uniti consumano ogni anno oltre 3.300.000 tonnellate di articoli monouso legati all’asporto di cibo e bevande: contenitori per cibo e pizza, tazze, bicchieri e coperchi annessi, coppette, tovaglioli, involucri in carta e borse da asporto.

Just Salad è anche la prima catena del suo genere negli Usa ad aver dotato, già dallo scorso anno, i propri menù di etichette climatiche che quantificano l’impronta di carbonio di un prodotto ovvero le emissioni di Co2 generate per la produzione di uno specifico alimento. Anche quando si ordina online, accanto al valore calorico del loro pasto i clienti visualizzano il “peso”in termini di emissioni di ciò che mangiano: uno stimolo in più a scegliere a dieta giusta.


E a Milano c’è Altatto: piatti veg e schiscetta a rendere

Anche in Italia c’è chi sceglie il riutilizzabile per il suo servizio da asporto e a domicilio. Altatto è una realtà milanese di cucina vegana e vegetariana nata come servizio di catering per piccoli e grandi eventi con un bistrot in zona Greco a Milano, in cui offrono anche lezioni di cucina vegetariana e vegana. Nel novembre del 2020 – come si può leggere sul sito – la necessità di reinventasi e di dare un segnale di cambiamento, modificando anche le modalità in cui era avvenuto il delivery durante il primo periodo di lockdown, ha portato le tre fondatrici di Altatto all’idea di fornire un pasto da asporto “zero waste”.

La crescita del delivery – che e un’opzione irrinunciabile per i ristoratori di questi tempi– ha portato con sé un impatto ambientale e una produzione notevoli di rifiuti di cui si dispiacciono gli stessi operatori più sensibili del settore.



Altatto ha cercato una soluzione e l’ha trovata ispirandosi anche alla tradizione dei dabbawala indiani, un sistema composto da più contenitori sovrapposti che vengono ritirati e poi consegnati in India con il cibo caldo.

L’offerta con vuoto a rendere di Altatto, una schiscetta in acciaio inox, è per ora disponibile due volte a settimana e viene consegnata intorno all’ora di pranzo adoperando mezzi elettrici. Va ordinata attraverso il sito entro le 18 del giorno prima. Si può scegliere tra due menù completi, che possono essere riscaldati nel forno e consumati anche a cena.

La prima volta vengono addebitati 10 euro extra, cifra che corrisponde al prezzo della schiscetta. Già dall’ordine successivo si può scegliere l’opzione del vuoto a rendere che viene ritirato contestualmente alla consegna del pasto, e non si paga più per il contenitore. I clienti che vogliono ritirare di persona, e in particolare coloro che abitano fuori Milano, zona non coperta dal servizio di delivery, possono farlo presso il ristorante nell’orario in cui si effettuano le consegne.

L’esperienza di Altatto si presta ad essere implementata, per coinvolgere più milanesi qualora fosse condivisa dal circuito di ristoranti vegetariani e vegani, e non solo. Già solamente l’adozione da parte di tutti i ristoranti dello stesso modello di schiscetta favorirebbe il diffondersi dell’iniziativa e anche, perché no, un aumento dei clienti per tutto il circuito. Perché alla fine l’unione fa la forza, senza che ognuno debba rinunciare alle sue specificità.

Silvia Ricci

fonte: economiacircolare.com


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Ecologicpoint: Progetto "l'asporto sostenibile"

Perchè usare i contenitori usa e getta, anche se di materiali compostabili, al posto di quelli riutilizzabili?



Questa è una domanda che ci siamo fatti già da un bel pò di tempo, probabilmente dopo che questa pandemia ha reso necessario un cambio drastico delle norme negli acquisti sull'asporto, che ci ha fatto deviare dal tanto sospirato plastic free al più smodato utilizzo di usa e getta, che pur biodegradabili, rappresentano un vero spreco di risorse naturali.
Ed allora abbiamo pensato ad un nuovo progetto, per dare una chiave di lettura più sostenibile al mercato dell'asporto, vogliamo far riflettere i cittadini/clienti delle attività di ristoro, che portarsi da casa il contenitore per il cibo d'asporto, sia un gesto naturale oltre che leggero in termini di impatto ambientale.

Dopo attenta ricerca di un contenitore che potesse essere di qualità, in materiale riciclato e 100% riciclabile, ed non per ultimo, di azienda italiana, si è deciso di scegliere l'azienda Guzzini, a noi alquanto affine, visto che quest'ultima ha avviato da poco un programma di nome Circle:
"Lo scopo del programma Circle è di diffondere oggetti di design circolare e di adottare una serie di norme di comportamento che permettano il miglioramento delle condizioni ambientali, avendo ben presente l’obiettivo di rispetto e rigenerazione delle risorse naturali. "

I contenitori che abbiamo scelto hanno le seguenti caratteristiche tecniche e pratiche:

- Realizzati con materiale plastico riciclato (minimo 70%) post-consumo 100% riciclabile.
- Ideali per trasportare e servire cibi e insalate fuori casa.
- La parte interna è in plastica vergine per garantire l’idoneità al contatto con gli alimenti.
- Utilizzabili in microonde (senza coperchio).
- Il coperchio ermetico è dotato di un set di due posate, alloggiate sotto il copri-coperchio.
- Packaging 100% riciclabile e 100% riciclato
- Utilizzabile in microonde senza coperchio per il riscaldamento dei cibi. Max 3 minuti - 600W, + 100°C/212°F
- Vano porta condimenti
- Ideale per trasportare e servire cibi e insalate fuori casa
- La valvola sul coperchio agevola l’apertura/chiusuraIl coperchio ermetico è dotato di un set di due posate, alloggiate sotto il copri-coperchio.
- Set posate/pinza.
- Posate pulite grazie alla custodia salvaspazio- Ermetici, chiusura perfetta, 100% a tenuta stagna
- Lavabile in lavastoviglie. LAVAGGIO ECO (MAX 55°)
- Utilizzabili in freezer o frigo.
- Made in Italy


- BPA FREE

Con l'avvio della campagna nuovi soci sotenitori 2021, con una quota minima di 20€, Ecologicpoint fornirà gratuitamente il contenitore Re-Generation di Guzzini,
che "NON SI GETTA MA SI RIUSA!"
Aiutateci a ridurre i rifiuti dall’ambiente, alleggeriamo l’impronta, rigeneriamo la natura.
www.fratelliguzzini.com/it/circle

Siamo felici di annunciare che VivoGreen è il primo negozio/bistrò che ha aderito al progetto "l'asporto sostenibile", di seguito inseriremo la lista di tutti gli altri esercizi di ristorazione che vorranno accogliere questa nostra iniziativa.




fonte: www.ecologicpoint.com


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Impatto ambientale degli imballaggi riutilizzabili vs monouso, nuovo rapporto Zero Waste Europe

 











Il lavoro di ZWE in collaborazione con l’Università di Utrecht mette in evidenza come gli imballaggi riutilizzabili producano molte meno emissioni di Co2 rispetto alò packaging monouso

RIFIUTI  Zero Waste Europe, in collaborazione con l’Università di Utrecht, ha pubblicato il lungo e dettagliato report Reusable VS single-use packaging: a review of environmental impact sull’impatto ambientale degli imballaggi riutilizzabili rispetto a quelli monouso. Ottanta pagine in cui viene messo in evidenza ancora una volta come il packaging riutilizzabile produca molte meno emissioni di Co2 rispetto al packaging monouso. A seguire l’abstract del report e al fondo il link al documento completo:
I rifiuti e la loro cattiva gestione sono diventati una questione globale significativa. Il litter (rifiuti abbandonati volontariamente o involontariamente nell’ambiente, ndr) sembra essere ovunque; lo si può vedere intrappolato lungo recinti, sparso nelle strade, lungo le spiagge e ai bordi delle carreggiate, dove inquina i corpi idrici, gli oceani, la nostra terra e l’aria.

La gestione tradizionale dei rifiuti si concentra in gran parte sul riciclo, che, sebbene sia importante e rappresenti un segmento del ciclo di vita di materiali e prodotti, chiaramente non è una panacea per i nostri problemi. Negli ultimi anni c’è stata una spinta a concentrarsi su altre strategie di economia circolareche potrebbero ulteriormente evitare il consumo di energia e risorse, come il riuso.
Con la consapevolezza che gli imballaggi da soli rappresentano il 36% dei rifiuti solidi urbani in Europa, questo rapporto si concentra su come e quando il riutilizzo degli imballaggi sia un’alternativa migliore rispetto al monouso. Questo viene fatto analizzando i risultati delle valutazioni del ciclo di vita che confrontano gli impatti ambientali del monouso con le alternative rappresentate da imballaggi riutilizzabili.
I risultati dimostrano che la grande maggioranza degli studi punta a imballaggi riutilizzabili come opzione più rispettosa dell’ambiente. Il report identifica le tipologie di packaging valutate dai vari studi e quali aspetti chiave, come il numero di cicli o distanze e punti di pareggio, favoriscano il successo ambientale degli imballaggi riutilizzabili.

Discute anche, più in dettaglio, come formati di packaging specifici, come bottiglie e casse, differiscano negli impatti.
La relazione si chiude con una discussione su ciò che deve essere migliorato per aumentare ulteriormente i vantaggi dei sistemi di riutilizzo e il ruolo importante dei sistemi di restituzione dei depositi (DRS), di pooling, di standardizzazione, l’accessibilità dei prezzi ai consumatori e altre misure che potrebbero aiutare garantire il successo di un sistema di packaging riutilizzabile.
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fonte: Eco dalle Città


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La spesa del futuro si fa SBALLATA

Chissà che grazie alla partenza di un nuovo progetto Spesa Sballata non si riesca anche in Italia avere esperienze diffuse di acquisto senza imballaggi grazie all’uso di contenitori riutilizzabili. per dare attuazione all’art. 7 del Decreto Clima”, che prevede che ai clienti sia “consentito utilizzare contenitori propri purché riutilizzabili, puliti e idonei per uso alimentare.»




A differenza che in Italia le esperienze di acquisto con contenitori riutilizzabili portati da casa o messi a disposizione dal rivenditore a fronte di una cauzione, sia per prodotti alimentari che non alimentari, è una pratica che negli ultimi due anni è letteralmente esplosa all’estero.

Eppure anche da noi le possibilità offerte dai modelli di riutilizzo dei contenitori –alla luce delle nuove tecnologie che permettono di affidare la gestione logistica e di sanificazione anche ad enti terzi (chiamati Poolers)– sono già mature.

Ad esempio nel settore degli imballaggio e dei contenitori riutilizzabile del settore industriale e commerciale. Gli operatori della filiera produttiva e commerciale pagano un fee, una tariffa per ogni rotazione dell’imballaggio, dal produttore al rivenditore, che è addirittura inferiore al costo di un imballaggio monouso. Questo modello, uno dei possibili che permettono di beneficiare dei servizi che un bene può offrire denominato “Product as a service” , racchiude enormi vantaggi ambientali. Oltre ad un potenziale economico importante –fatto anche di maggiore occupazione– che i modelli basati sull’usa e getta non potranno mai eguagliare.

Il livello di inquinamento da plastica la crisi di risorse e l’aumento nel consumo di cibo pronto confezionato nei supermercati –cosi come nel consumo da asporto– non può trovare sollievo nel solo riciclo o compostaggio. Senza contare che non tutto ciò che viene raccolto in modalità differenziata viene poi realmente gestito senza che avvenga una perdita di valore economico e ambientale importante, determinato anche dalla produzione di scarti e dal relativo impatto ambientale.

E’ pertanto necessario andare oltre ai paradigmi del modello di economia e consumo lineare – come quello del monouso– e mettere in campo strategie ambientalmente preferibili di prevenzione riduzione e riuso, indicate dalle strategie le politiche internazionali degli ultimi anni per affrontare il problema.

LA SITUAZIONE IN ITALIA

Fatta eccezione per le possibilità di acquisto sfuse offerte da un decennio dai negozi zero waste “indipendenti” sparsi per la penisola e piccole catene come Negozio Leggero e la new entry VivoGreen a Terni la normativa per la sicurezza alimentare nazionale (più restrittiva che in altri paesi EU) ha frenato molte iniziative in fase nascente. Solamente un gruppo della Distribuzione Organizzata in Italia : Moderna Distribuzione ha ad oggi avviato una sperimentazione in tal senso che coinvolge da circa un anno 8 punti vendita in totale: 6 punti di Sigma, uno di Ecu e uno di Economy. Un progetto fortemente voluto dall’AD Buna Lami di cui abbiamo raccontato qui.

Finalmente si aggiunge in questo panorama un progetto solido che potrebbe dare una spallata a tanti pregiudizi esistenti anche in Italia sulla maggiore sicurezza alimentare del monouso rispetto al riutilizzabile. Succede a Varese con la Spesa Sballata: un progetto che vede circa 33 famiglie impegnate nell’acquisti di prodotti alimentari utilizzando propri contenitori idonei anche a livello di igienizzazione presentato questa mattina alla stampa.

Non solamente ai banchi quindi, ma anche nel reparto ortofrutta, si potranno, finalmente usare sacchetti riutilizzabili messi a disposizione dai punti vendita, come avviene al momento solamente presso i punti vendita di NaturaSi. Alle famiglie coinvolte dalla sperimentazione è stato fornito un kit composto da contenitori riutilizzabile, sacchetti riutilizzabili per l’ortofrutta e una sporta durevole. Il kit di sopravvivenza al monouso che abbiamo promosso oltre 10 anni fa con la nostra iniziativa Porta la Sporta, la prima a collegare il problema della plastica nell’ambiente al nostro modello di consumo.

Il progetto Spesa Sballata va oltre allo slogan Plastic Free a cui si sono ispirate molte iniziative nazionali imperniate sulla sostituzione dei materiali monouso allineandosi alle indicazioni contenute nella Strategia UE sulle Plastiche, e con il considerando 2 della Direttiva Europea sulle Plastiche Monouso che dovrà essere recepita a livello nazionale entro luglio 2021.

Il progetto è partito nel febbraio 2020 grazie al sostegno e alla collaborazione di Coop Lombardia e Carrefour Italia ed è culminato con la partenza, 10 giorni fa, della sperimentazione che avrà luogo in 8 punti vendita di Coop e Carrefour. I dipendenti dei punti vendita accompagneranno l’attività fornendo supporto alle famiglie partecipanti che potranno usufruire di buoni sconto.

L’elemento interessante, e probabilmente chiave, per permettere la partenza di altre esperienze simili, è stata la collaborazione con ATS Insubria per la redazione delle Linee guida Sanitarie per acquisti in contenitori riutilizzabili, che garantissero, anche in tempo di COVID 19, il rispetto delle norme igienico-sanitarie insieme alle buone prassi ambientali.

Questo progetto permette finalmente di dare attuazione alla possibilità di fare la spesa con contenitori propri, puliti, idonei ad uso alimentare e con coperchio che in teoria sarebbe possibile in Italia dallo scorso dicembre, grazie all’approvazione della legge 12/12/2019 n. 141, il cosiddetto “Decreto Clima”. Il decreto all’art. 7 prevede che sia consentito ai clienti : « utilizzare contenitori propri purché riutilizzabili, puliti e idonei per uso alimentare.» Il testo include poi anche una disposizione “di salvaguardia” per garantire che la pratica si svolga in sicurezza: «L’esercente può rifiutare l’uso di contenitori che ritenga igienicamente non idonei».

Di qui a fine 2021 il progetto Spesa Sballata prevede:
L’incremento sul territorio varesino delle Famiglie Sballate, che intendono impegnarsi volontariamente sulla riduzione dei propri rifiuti domestici secondo un decalogo di buone pratiche. Un’esperienza nata nel 2018 su spinta di Provincia di Varese, che ha visto coinvolte il primo nucleo di famiglie e che oggi hanno raggiunto quota 60, di cui 33 sperimenteranno l’azione Spesa Sballata.
La sperimentazione di una spesa “senza imballo” in 8 punti vendita Carrefour e Coop: qui le Famiglie Sballate potranno utilizzare retine riutilizzabili per acquistare frutta e verdura e contenitori riutilizzabili messi a disposizione dal progetto e portati da loro ai punti vendita, per l’acquisto ai banchi di vendita assistita (panetteria, pescheria, gastronomia, macelleria), evitando così incarti usa e getta forniti ai banchi dei supermercati.
La realizzazione di un evento pubblico plastic free con la partnership del Comune di Varese.

Il periodo di prova con le famiglie pilota durerà fino a fine aprile 2021 e vedrà un attento monitoraggio da parte delle Famiglie per misurare con attenzione l’impatto positivo dell’azione sulla riduzione dei rifiuti da imballaggio usa e getta. La Provincia di Varese sta predisponendo la possibilità e la procedura per allargare la possibilità di acquistare sfuso anche presso i negozi del piccolo vicinato.

Ecco i punti vendita presso i quali le Famiglie potranno sperimentare la Spese Sballata:

COOP: Busto Arsizio (viale Repubblica e viale Duca d’Aosta), Malnate, Varese, Laveno Mombello

CARREFOUR: Gallarate (viale Carlo Noè), Varese (via Sanvito Silvestro), Cocquio Trevisago, Tradate.

GLI ATTORI DEL PROGETTO

Il progetto Spesa Sballata, finanziato da Fondazione Cariplo nel Bando Plastic Challenge 2019, vede come capofila Cooperativa Totem in partnership con Provincia di Varese – Osservatorio Provinciale Rifiuti e Green Schools, Scuola Agraria del Parco di Monza e Comune di Varese.

Provincia di Varese si è distinta per aver accompagnato i propri Comuni nel raggiungimento di ambiziosi risultati di buona gestione rifiuti ed iniziative di sostenibilità lungo tutto l’ultimo decennio, quali il progetto Green Schools, la partecipazione costante alla Settimana Europea di Riduzione dei Rifiuti e dal 2018 il progetto Famiglie Sballate;

Enzo Favoino, referente scientifico di progetto per la Scuola Agraria del Parco di Monza, e coordinatore scientifico di Zero Waste Europe, è attivo da tempo a livello internazionale e locale per lo sviluppo ed il consolidamento delle pratiche di raccolta differenziata, compostaggio, e prevenzione rifiuti, contribuendo a definire le politiche e strategie UE di settore.

Il Comune di Varese che, a partire dal progetto Plastic free, sta attivando numerose iniziative su questi temi, tra cui, oltre a Spesa Sballata, anche il progetto europeo Life RethinkWaste.

Il logo di progetto, apposto sui contenitori in uso alle Famiglie, è stato realizzato lo scorso anno scolastico dalla classe terza 3G2 Indirizzo Grafico del Liceo Artistico Statale Candiani Bausch di Busto Arsizio, assistiti dalla prof.ssa Alessia Recupero, in attività di Alternanza Scuola Lavoro.

Il progetto si sta realizzando grazie al sostegno e alla collaborazione di Coop Lombardia e Carrefour Italia, che hanno attivato i punti vendita per la sperimentazione. Una scelta non casuale quella di queste due catene di supermercati, partendo dall’impegno che Coop ha sempre dimostrato sui temi ambientali e sociali (come la campagna “dall’olio all’olio” per citarne una) e da Carrefour che ha già portato avanti la medesima sperimentazione in altri paesi europei (Francia, Spagna, Belgio e Polonia), oltre che Taiwan.

fonte: comunivirtuosi.org


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Coronavirus: oltre 100 esperti ritengono sicuri i contenitori riutilizzabili














Oltre 100 esperti di salute pubblica e ricercatori di diciotto Paesi, tra cui l’Italia, hanno sottoscritto una dichiarazione indirizzata a consumatori, rivenditori, aziende e classe politica sostenendo che i contenitori riutilizzabili sono alternative sicure per la salute durante l’emergenza COVID-19. In tutto il mondo, infatti, sta aumentando l'uso della plastica monouso che potrebbe avere conseguenze decisamente disastrose sull'ambiente.

Gli esperti sanitari - insieme a Greenpeace e UPSTREAM, organizzazioni della coalizione internazionale Break Free From Plastic - confermano che gli imballaggi monouso, inclusi quelli di plastica, non sono affatto più sicuri di quelli riutilizzabili e che i sistemi basati su prodotti sfusi e ricarica sono assolutamente sicuri se si rispettano le regole basilari di igiene.

"La tutela della nostra salute deve includere il rispetto e la pulizia della nostra casa, il Pianeta", ha dichiarato il dott. Mark Miller, ex direttore di ricerca presso il Fogarty International Center del National Institutes of Health degli USA. "La promozione di inutili oggetti in plastica monouso per la presunta riduzione dell'esposizione al coronavirus genera un impatto negativo sull'ambiente, sui mari e sulle acque rispetto all'uso sicuro di sacchetti, contenitori e utensili lavabili e riutilizzabili".

La dichiarazione sottolinea che disinfettanti e detergenti di uso domestico quotidiano sono efficaci nel disinfettare le superfici e i contenitori riutilizzabili. La dichiarazione è una risposta ai rinvii e alle sospensioni temporanee su divieti, normative e tassazioni, tra cui la plastic tax nel nostro Paese, registrati in tutto il mondo durante la pandemia.

"Approfittare delle crisi per promuovere la plastica usa e getta, spaventando le persone sull’uso di borse, contenitori e altri oggetti riutilizzabili - ottenendo così la sospensione di provvedimenti nei confronti dell’industria della plastica - è la prova che questo sistema è marcio. Il nostro Pianeta, e in particolare il nostro mare, è malato anche per l'inquinamento da plastica e la pandemia che viviamo ci insegna che non c’è più tempo da perdere", dichiara Giuseppe Ungherese, responsabile campagna inquinamento di Greenpeace. “Per mantenere le persone al sicuro e proteggere la nostra casa, dobbiamo ascoltare la scienza invece del marketing subdolo dell'industria della plastica che continua a fare profitti a scapito del Pianeta".

fonte: https://www.ilgiornaledellaprotezionecivile.it


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Greenatural - COSMETICI ALLA SPINA E NORMATIVA

Finalmente un'informazione chiara sulla legge e una proposta per permettere il riuso dei contenitori !





Cogli l'opportunità di vendere cosmetici e detergenti sfusi!!
Scegli i prodotti più indicati alla tua clientela.
Per maggiori informazioni consulta il sito www.greenatural.it





GREENATURAL EcoBio

La richiesta di cosmetici sfusi è molto alta. La legislazione di riferimento per la produzione e la commercializzazione di cosmetici è il Regolamento Europeo 1223 del 2009. Questa normativa prevede la possibilità di vendere cosmetici sfusi seguendo la corretta etichettatura del prodotto ma introduce un vincolo molto rigoroso: per tutelare la salute dei consumatori la produzione deve essere effettuata secondo le buone pratiche di fabbricazione. Occorre quindi garantire la massima sicurezza in tutte le fasi del processo produttivo, dalla scelta delle materie prime, durante la produzione fino all'immissione nel mercato. Nella vendita di cosmetici sfusi, il riempimento e l'etichettatura sono fasi di produzione effettuate dal negoziante, spesso in un luogo aperto al pubblico. Questo aumenta il rischio di contaminazione del sistema di vendita perché è esposto alle persone. Ma sempre più clienti chiedono anche i cosmetici perchè considerano il riuso del flacone un aspetto molto importante. Molto spesso sono già abituati a prendere prodotti alimentari sfusi come l'acqua, il vino ed anche frutta dove le normative sono ancora più rigorose. Nel caso della frutta, ad esempio, i prodotti sono esposti alla clientela ma i negozi mettono a disposizione guanti usa e getta per garantire l'igiene ai consumatori. Allo stesso modo noi abbiamo cercato una soluzione per proporre i prodotti cosmetici sfusi ai clienti e garantire la sicurezza richiesta dalla legge. Per la vendita usiamo i bag in box, con sacche di grado alimentare, dove il prodotto viene conservato in modo ottimale. Infatti le sacche si svuotano mano a mano che il prodotto viene spinato senza mai venire a contatto con l'aria. Forniamo ai negozianti i flaconi con il sigillo di garanzia per garantire al consumatore finale che il flacone è pulito e non è mai stato usato prima. Nel caso in cui sia il cliente a portare il flacone, la responsabilità della corretta pulizia è in capo al cliente, non del negoziante. Ad ogni modo in ogni etichetta riportiamo i suggerimenti per una corretta pulizia del flacone prima di un nuovo ri-uso. *** La fase più importante e l'aspetto chiave sia operativo e che normativo è il riempimento che deve avvenire in maniera sicura. Abbiamo brevettato un distanziatore che ripara e protegge il rubinetto da contaminazioni e consente di riempire il flacone senza contatto. Di conseguenza, il passaggio del liquido dalla sacca al flacone avviene senza rischio di contaminazione. Il negoziante dovrà infine eseguire la corretta etichettatura applicando al flacone l'etichetta corrispondente al prodotto venduto, oltre al numero di lotto e data inizio PAO per garantire la tracciabilità della produzione.

Porta la Sporta Campagna

La spesa sfusa a domicilio, senza imballi e vuoti a rendere per ridurre il consumo di plastica


















ZeroWaste è la parola d’ordine del momento non solo dei più convinti ambientalisti. Anche di Tom Dean e Caterina Rossi Cairo fondatori di portaNatura che hanno come obiettivo di risparmiare oltre 11mila confezioni di plastica e 5.500 confezioni di uova all’anno. E non solo. La loro azienda fondata nel 2009 a Novi Ligure, sulle verdi colline del Gavi, in Piemonte, che consegna spesa sfusa biologica davanti alla porta di casa con meno imballaggio possibile si impegna a riutilizzare le scatole di cartone con cui avviene il trasporto fino a cinque volte. Un servizio nuovo in Italia che vuole diminuire sempre di più l’uso di packaging e plastica e un impegno a favore della sostenibilità raddoppiato a partire da gennaio 2020.
Alla base la conversione all’agricoltura biologica e biodinamica
Alla base della loro scelta di vita la conversione della fattoria Cascina del Melo all’agricoltura biologica e biodinamica. Stesso destino anche per La Raia, l’azienda agricola della famiglia di Caterina. Ma qual è di preciso l’attività della realtà piemontese e come si differenzia dagli altri? Tramite e-commerce, dal sito portaNatura, nella sezione “ZeroWaste” (https://portanatura.it/category/zero-waste-products/)si scelgono i prodotti sfusi che verranno consegnati a Milano, Torino, Genova, Alessandria, Novi Ligure in speciali barattoli di vetro che contribuiscono a conservare al meglio le qualità del prodotto. Alla successiva spesa il cliente riconsegna i barattoli vuoti e riceve quelli pieni. Ogni barattolo viene igienizzato e preparato per una nuova “missione”, senza sprechi e rifiuti. E quali ‘articoli’ si possono avere? Lo sfuso biologico di portaNatura riguarda per ora 70 generi alimentari, che si aggiungono agli oltre 100 tipi di frutta e verdura biologica da sempre consegnati sfusi, senza vaschette di plastica o cellophane. Da diverse qualità di pasta e riso, ai legumi, alle lenticchie, alla quinoa, frutta secca, zucchero, muesli, avena, succo di mele, zuppe miste, uova, farine.
L’offerta è costituita da riso, pasta, legumi, uova, cereali
L’offerta iniziale di 70 prodotti, destinata ad aumentare nel tempo, comprende: riso Baldo, riso Basmati, riso Rosa Marchetti, molti tipi di pasta, farro, miglio, avena, diverse tipologie di farina, lenticchie, piselli, fagioli, ceci, semi misti, brodo, frutta secca, zucchero, muesli, quinoa, succo di mele, uova e zuppe mix. E da dove arrivano le ‘materie prime’ di portaNatura? Provengono dai produttori e contadini attivi nelle zone limitrofe che collaborano a inviare le loro coltivazioni biologiche certificate. Alcuni nomi: le Cascine Belvedere di Bianzé(VC), le Cascine Orsine, fondate da Giulia Maria Crespi, ex presidente FAI e pioniera dell’agricoltura biodinamica, da Claudio Olivero di Monasterolo di Savigliano(CN) che alleva con cereali, semi di lino e canapa le sue galline, dalla cooperativa Iris Bio di Calvatore(CR), da Paola e Carlo Del Cerreto di Pisa, agriturismo e azienda agricola. In futuro l’azienda, che ha un fatturato in crescita, intende allargare le collaborazioni ad altri produttori locali.
Un passo concreto per contribuire alla strategia europea per la lotta all’inquinamento da plastica
La proposta Zero Waste di portaNatura vuole essere un nuovo passo concreto e quotidiano per praticare concretamente la strategia europea per la lotta all’inquinamento da plastica.Secondo il Rapporto 2019 dell’Agenzia europea per l’ambiente la domanda di plastica sta infatti continuando a crescere rapidamente in tutto il mondo: il consumo di plastica nel 2017 si è attestato a 53 milioni di tonnellate nei 28 Stati membri dell’Ue(ultimi dati disponibili), mentre nel 2010 era di 46 milioni di tonnellate; la produzione mondiale di plastica nel 2017 è cresciuta di 13 milioni di tonnellate aggiuntive rispetto all’anno precedente, arrivando a 348 milioni di tonnellate; solo il 31% dei rifiuti plastici viene recuperato e riciclato in Europa, e solo il 6% della domanda di plastica è coperta da materiale ottenuto dal riciclo. Fortunatamente anche il movimento Zero Waste sta crescendo, in Italia e nel mondo, in particolare tra le generazione Millennials, stimolato anche dai Fridays for Future del 2019. Zero Waste è l’arte di vivere senza creare spazzatura. L’obiettivo è non inviare niente alla discarica, riducendo ciò di cui si ha bisogno, riutilizzando il più possibile, riciclando e compostando il poco che resta.

fonte: https://www.corriere.it

Al supermercarto con il contenitore per alimenti portato da casa, a Modena si sperimenta

Al supermercarto con il contenitore per alimenti portato da casa, a Modena si sperimenta
Al supermercarto con il contenitore per alimenti portato da casa, a Modena si sperimenta
Sei punti vendita si attrezzano per dare la possibilità ai clienti di acquistare gli alimenti freschi nei loro contenitori, riducendo così il consumo dei monouso: "Ma il sistema italiano non aiuta"











Al supermercarto con il contenitore per alimenti portato da casa, a Modena si sperimenta
Come sarebbe se potessimo utilizzare i nostri contenitori portati da casa per comprare i prodotti venduti al supermercato ai banchi di gastronomia, panetteria, macelleria e pescheria? È quello che sta succedendo in otto punti vendita dislocati tra Bologna e la provincia di Modena - sei della catena Sigma, uno di Ecu e uno di Economy-  che ora permettono ai loro clienti di acquistare prodotti freschi con i propri contenitori riutilizzabili. 
È una delle vittorie della campagna "Porta la Sporta", progetto di educazione e sensibilizzazione ambientale dell'associazione Comuni Virtuosi, nato dieci anni fa per promuovere un percorso di abbandono dell'usa e getta. "Questa modalità di acquisto offre una risposta alla necessità sempre piu' forte di ridurre i rifiuti, che nel nostro paese stanno tornando a crescere- affermano i promotori della campagna- Il nostro messaggio è chiaro: sono i piccoli gesti quotidiani di tanti individui che possono fare la differenza, trasmettendo nuovi valori, modelli e stili di vita alternativi a quelli consumistici. Anche se paragonabile a una goccia nel mare, oggi si apre una discussione importante sulle procedure che garantiscono la sicurezza alimentare nel nostro paese. La circolare del ministero della salute che impedisce l'uso di sacchetti riutilizzabili nel settore ortofrutta è un esempio di come le norme per l'igiene vengano interpretate in modo restrittivo, al punto che si arriva a confondere il livello di igiene necessario in una sala operatoria con quello di un banco di un supermercato".
Nel frattempo, in altri paesi già da anni diverse catene di supermercati si erano mosse per ridurre il consumo di plastica monouso: è il caso di Marks and Spencer, Morrisons e Waitrose nel Regno Unito e di Carrefour in Spagna e in Francia. In Italia, per rispettare la normativa Haccp, i supermercati che hanno aderito all'iniziativa seguono alcune semplici procedure: il contenitore portato dal cliente deve essere in materiale trasparente, avere una forma e un coperchio tali da essere facilmente igienizzato, e deve essere consegnato perfettamente pulito e asciutto. L'addetto al banco si riserva il diritto di controllare, ed eventualmente rifiutare, i contenitori non ritenuti idonei, e in ogni contenitore puo' essere inserito un solo tipo di prodotto. 
"Il sistema italiano, costruito sull'utilizzo prevalente del monouso, rema contro qualsiasi iniziativa basata sul riuso- dichiarano gli organizzatori- Quando non sono le stesse legislazioni a complicare le cose, si mettono in mezzo altri fattori: l'eccessiva solerzia dei responsabili della sicurezza alimentare e il timore degli stessi esercenti nel prendersi la responsabilità, la mancanza di obblighi di legge per le aziende a investire nella riduzione del proprio impatto ambientale, e la mancanza di incentivi che premino le imprese che non solo riducono i rifiuti, ma che permettono anche ai propri clienti di farlo. Eppure questo è un cambiamento importante e necessario: è fondamentale che questa iniziativa si estenda anche nel resto del paese".

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Carrefour lancia le reti di cotone al posto dei sacchetti di plastica per l’acquisto di frutta e verdura

Reti di cotone al posto dei famigerati sacchetti di plastica per l’acquisto di frutta e verdura nella catena di distribuzione alimentare Carrefour in Spagna. L’obiettivo è ovviamente quello di ridurre l’uso di contenitori e imballaggi in plastica, evitandoli del tutto almeno nel reparto orto-frutta.

















I clienti dei tanti punti vendita Carrefour spagnoli potranno ora acquistare reti di cotone riutilizzabili per fare la spesa di frutta e verdura. L’azienda diventa così la prima in Spagna a proporre questa alternativa più sostenibile dopo essere stata la prima a consentire ai suoi acquirenti di utilizzare i propri contenitori o borse, non solo per acquisti di frutta e verdura, ma anche nei reparti salumeria, pescheria, macelleria e piatti pronti.
La rete di cotone può essere lavata e riutilizzata molte volte e viene venduta in un pacchetto di tre unità al prezzo di 3,99 euro.
L’azienda è molto attenta al problema della riduzione della plastica e, nel reparto frutta e verdura dei suoi negozi bio, ha deciso di eliminare completamente gli imballaggi realizzati con questo materiale. Ha sostituito quindi i contenitori in plastica di olive e sottaceti con barattoli di vetro. Anche cetrioli, banane e altri prodotti non vengono più imballati in sacchetti ma sono raggruppati con l’aiuto di un piccolo nastro.
Secondo l’azienda la riduzione di plastica ottenuta fino ad ora con questi sistemi è di oltre l’80%.

E in Italia?

Come tutti ricordiamo, nel nostro paese c’è stata una grande polemica quando, dal 1° gennaio 2018, è scattato l’obbligo per i supermercati di dotarsi di buste bio a pagamento nel reparto ortofrutta.  Nonostante una specie di sommossa popolare in cui, tra le altre proposte, vi era stata proprio quella di poter utilizzare le retine, alla fine non c’è stato scampo: in Italia la sola possibilità è quella di acquistare una bio shop monouso nel supermercato stesso o altrove! Ha vinto dunque la burocrazia e l’eccesso di igiene.
Il ministero della Salute, in una circolare, ha infatti espresso il suo parere negativo sull’utilizzo di queste soluzioni più sostenibili per presunti problemi di igiene e di sicurezza  che, però, altri paesi europei tra cui la Svizzera, l’Austria e la Germania (a cui si aggiunge ora anche la Spagna), non hanno riscontrato!
Ci auguriamo che presto iniziative del genere arrivino anche nei negozi Carrefour Italia e vengano estese, senza più scuse, a tutte le altre catene di supermercati nel nostro paese.
fonte: https://www.greenme.it/