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Da Whitestar una macchina che riutilizza le capsule di caffè usate

Sono oltre 75 miliardi le capsule di caffè vendute nel mondo, e oltre 1,5 miliardi ogni anno quelle vendute in Italia, che generano tonnellate di rifiuti.



La moka non è più l'unica regina del caffè. È ormai un dato di fatto che il primato della moka sia sempre più conteso dal consumo di capsule di caffè, sia in casa che in ufficio, con oltre75 miliardi di capsule di caffè vendute ogni anno nel mondo, di cui circa 1 miliardo e mezzo solo in Italia. I due mesi di lockdown hanno impresso un'ulteriore accelerazione a questo trend, con clienti e consumatori che si sono dimostrati più propensi a prendersi il caffè in casa ricorrendo alle capsule e alle cialde.

Dietro questi numeri incoraggianti per i produttori del settore, ce ne sono infatti altri decisamente allarmanti per noi tutti, in quanto coinvolgono in prima persona l'ambiente. In Italia su circa 1 miliardo e mezzo di capsule vendute all'anno, a finire in discariche e inceneritori è l'equivalente di oltre 12 mila tonnellate. Le capsule, realizzate in plastica e in alluminio, possono richiedere fino a 500 anni per essere smaltite.


Questa sfida è stata raccolta con inventiva tipicamente Made in Italy, da una azienda di Rieti, la Whitestar che ha brevettato una gamma di macchine separacapsule per la preparazione al riutilizzo delle capsule di caffè usate.
Le macchine separacapsule Whitestar sono in grado di preparare al riutilizzo le capsule di caffè usate, separando attraverso un meccanismo brevettato, efficiente e pulito, a basso consumo, l'involucro delle capsule dal caffè esausto.
Queste macchine sono state progettate per lavorare sia su grandi quantitativi nei centri di raccolta o nelle aziende del settore vending o di quello Ho.Re.Ca., sia su quantitativi minori, direttamente all'interno dei rivenditori e dei negozi specializzati nella vendita di capsule da caffè. Negozi presenti in diverse migliaia nelle città italiane. In questo modo ogni rivenditore può fare la sua parte, contribuendo a risolvere l'annoso problema legato allo smaltimento di un rifiuto composto da diverse tipologie di materiali che, altrimenti, finisce nell'indifferenziato.
Tra le prime multinazionali a credere in questa soluzione Made in Italy è Nespresso che con la LaTwist, la macchina separacapsule per coffee shop di Whitestar, ha inaugurato poche settimane fa il nuovo flagship store boutique Nespresso di Vienna.

fonte: ww.greencity.it


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Buste per caffè senza alluminio

Goglio ha sviluppato per Segafredo Zanetti due diverse configurazioni a base di poliolefine per agevolare la raccolta e il riciclo a fine vita dell'imballaggio.





Il produttore di imballaggi flessibili Goglio sta collaborando con il produttore di caffè Segafredo Zanetti allo sviluppo di soluzioni di confezionamento più sostenibili, in particolare eliminando dalle buste lo strato barriera in alluminio che rende complesso, se non impossibile, il loro riciclo a fine vita.


I nuovi imballi studiati da Goglio per il mondo del caffè non contengono alluminio e vengono proposti in due configurazioni: laminato poliolefinico ottenuto accoppiando una struttura di polipropilene e una di polietilene, oppure monomateriale, utilizzando una sola di queste poliolefine.
In entrambi i casi, l’assenza dello strato di alluminio consente di conferire l'imballo, nella raccolta differenziata, insieme con la frazione plastica e non nell'indifferenziato, come avviene oggi.

Goglio e Segafredo stanno testando soluzioni più avanzate per diverse linee di prodotti, come il monomateriale in polipropilene per il confezionamento delle cialde, al fine di consentire un corretto recupero della confezione, oltre che degli scarti di lavorazione.

“Da oltre 50 anni Goglio sviluppa per Segafredo Zanetti soluzioni di confezionamento studiate per preservare inalterate nel tempo la qualità, l’aroma e la freschezza del caffè – spiega Alessandro Caretti, Direzione Commerciale EMEA/Sud America di Goglio –. Siamo orgogliosi di intensificare ora la nostra collaborazione con un grande e ambizioso obiettivo: produrre in maniera sostenibile e trovare le migliori soluzioni di packaging eco-compatibili che tengano conto delle esigenze del Pianeta e della sempre crescente sensibilità ambientale dei consumatori".

fonte: www.polimerica.it


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Riciclo di capsule caffè in FVG

Progetto pilota finanziato da Illycaffè e Nestlè Italiana per la raccolta, selezione e riciclo delle capsule esauste in materiale plastico.



Regione Friuli Venezia Giulia ha siglato un protocollo d'intesa con Illycaffè, Nestlè Italiana e le tre aziende che gestiscono il ciclo dei rifiuti in regione (Net, A&T2000 e AcegasApsAmga) per sperimentare in un impianto pilota il riciclo delle capsule esauste di caffè in materiale plastico.
A partire dal mese di luglio, le capsule verranno raccolte in modo differenziato per poi essere trattate in un impianto sperimentale dove saranno prima svuotate (il caffè sarà destinato alla frazione organica) e quindi suddivise nei materiali costituenti - plastica, alluminio e carta - da avviare a riciclo meccanico.

Nell'ambito dell'intesa, Illycaffè e Nestlè Italiana sosterranno i costi del progetto, compresi quelli della progettazione, realizzazione e gestione dell'impianto sperimentale di separazione delle capsule e quelli connessi alla gestione dei rifiuti, mentre i tre gestori metteranno a disposizione know-how e impianti dislocati sul territorio (principalmente a Campoformido, Pasian di Prato, Trieste e Udine), oltre ad occuparsi della raccolta differenziata.

"Siamo i primi in Italia a portare avanti un progetto di economia circolare in questo campo, coinvolgendo due grandi aziende e i gestori dei rifiuti per il riutilizzo delle capsule di caffè esauste - ha dichiarato l'assessore regionale alla Difesa dell'ambiente e energia, Fabio Scoccimarro -. Ci sono tutti i presupposti affinché da progetto pilota diventi esempio in tutta Italia. Per questo mi impegno fin d'ora a portare i risultati di questa sperimentazione all'attenzione della Conferenza Stato-Regioni come buona pratica da consolidare a livello nazionale".

fonte: www.polimerica.it


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Capsula caffè 100% biobased e compostabile

Sviluppata dalla luxemburghese Capsul’in Pro, offre la necessaria barriera all'ossigeno attraverso un'etichetta applicata nello stampo.


La società luxemburghese Capsul’in Pro ha annunciato l'introduzione sul mercato della nuova generazione di capsule caffè Zero Impact Nespresso, dotate di proprietà barriera all'ossigeno e destinate, una volta usate, al compostaggio domestico (è certificata “OK Compost Home”) o industriale attraverso la raccolta dell'organico.


Secondo la società, le capsule, compatibili con le macchine Nespresso, sono interamente biobased (da cellulosa e oli vegetali, secondo quanto si legge sul sito internet), non utilizzando nella composizione materie prime di origine fossile.

Si tratterebbe, secondo il CEO della società Laurent Lombart, della prima capsula per caffè al tempo stesso biobased e dotata di barriera all'ossigeno (OTR < 0,0009 cm3/giorno), funzione necessaria per mantenere inalterati sapore e aroma. La società ha sviluppato a questo scopo una tecnologia IML (In Mold Label) che consente di applicare nello stampo un'etichetta decorata che offre, al contempo, anche la funzione di barriera all'ossigeno.

VIDEO



fonte: www.polimerica.it


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Allarme su cialde e capsule caffè: studio rivela cosa rilasciano nell’acqua (e i rischi per la salute)


















Le macchinette per il caffè sono ormai sempre più diffuse nelle nostre cucine e stanno rubando sempre più la scena alla tradizionale moka. Il caffè in cialde e in capsule è infatti più comodo e pratico, si prepara più velocemente e spesso risulta più gustoso rispetto al caffè preparato con la caffettiera.
Utilizzare cialde e capsule presenta però anche qualche svantaggio, e non di poco conto. Innanzitutto il caffè in confezioni monodose risulta più costoso di quello ben più economico venduto sfuso macinato o in chicchi; una capsula contiene dai 5 ai 7 grammi di polvere e una tazzina di caffè può arrivare a costare 40 centesimi, contro i 15 di quella preparata con la moka.
In secondo luogo le capsule presentano problemi legati allo smaltimento: le confezioni monodose di caffè sono spesso realizzate in plastica o alluminio che nella maggioranza dei casi non sono riciclabili.
Infine, da una ricerca recente condotta sul caffè preconfezionato sono emerse preoccupazioni sulla salubrità di cialde e capsule.
Lo studio è stato condotto da alcuni ricercatori italiani e ha misurato la quantità di ftalati e metalli pesanti rilasciati dalle capsule di caffè in alluminio, plastica e materiale biodegradabile.
Gli ftalati e i metalli pesanti sono ampiamente riconosciuti come inquinanti, presentano tossicità e interferiscono con alcuni processi chiave dello sviluppo e della riproduzione.
Durante l’estrazione del caffè dalle capsule con acqua ad alta temperatura, queste sostanze possono finire nella tazzina, causando problemi di salute da non sottovalutare.
I risultati dello studio hanno mostrato un rilascio di ftalati in quantità simili nelle diverse capsule analizzate.
Sebbene i livelli di ftalati rilevati siano inferiori rispetto ai limiti giornalieri tollerati dal nostro organismo, va considerato l’effetto additivo che questi potrebbero avere nel tempo.
L’esposizione a queste sostanze chimiche dipende infatti dalla quantità di caffè che si beve nel corso della giornata e dalle altre fonti di ftalati con cui si viene a contatto. Gli ftalati si trovano infatti in molti cosmetici, nelle vernici, nelle plastiche, nei contenitori per alimenti e, di conseguenza, negli alimenti confezionati.
Tornando alle capsule di caffè, per quanto riguarda i metalli pesanti è stata riscontrata la presenza di quantità significative di piombo e nichel: anche per queste sostanze va considerato l’effetto additivo, come per gli ftalati.
Secondo i ricercatori questi risultati sono preoccupanti per via delle molteplici vie di esposizione umana a tali sostanze, della presenza ubiquitaria di questi inquinanti nei prodotti di consumo e dei loro effetti a lungo termine sulla salute umana.
fonte: https://www.greenme.it

Capsule caffè e furano: l’anatema di chi tiene alla salute e all’ambiente

Solo per la vostra informazione…
Sono una capsula di caffè e ve ne faccio vedere di tutti i colori!
I miei 4 grammi di caffè sono vestiti da un vestito di alluminio al colore a vostra scelta dove ognuno trova il suo caffè, secondo il suo gusto e il suo umore.
4 grammi di caffè a 0,40 euro, fa si che per 1000 grammi di capsule caffè siano 100 euro.


Capsule di caffè: un lusso che uomo e ambiente non possono permettersi

Sì, 100 euro al chilo, è il prezzo del lusso, non si scappa!
Il, che,  sarebbe anche piccolo.
Non ho il pizzo con i miei vestiti di luce in alluminio.
Ho bisogno di un sacco di energia elettrica fornita da belle centrali nucleari o molto efficienti centrali termiche.
Per 1 tonnellata di alluminio, produco 4 tonnellate di scarichi sotto forma di arsenico, titanio, cromo, piombo, vanadio, o mercurio.
In breve, bellissimi fanghi rossi che, per esempio, grazie ad una splendida canalizzazione terrestre di 55 km, scivolano dalla fabbrica di Alteo di Gardanne fino alla grande marea blu.
capsule di caffè e inquinamento
I metalli pesanti che creano la fanghiglia rossa dalla zona delle fabbriche delle capsule verso il mare
E grazie a un altro bel tubo di 7,7 km, vado a fare un giro, tenetevi bene, fino a 320 metri di profondità, tutto in fondo al canyon sottomarino di Cassidaigne nel bellissimo parco delle Calanche.
Tutto questo, dà sete, bevo come un buco della buona acqua locale.
Ora vi invito a fare un giretto nella tazza
Con le mie tonnellate di anidride carbonica che produco!


Tot caffè a settimana, sono il re del mercato!
Faccio quello che voglio. Prendo tutte le qualità del caffè nel corso più basso del momento.
Ti sto mescolando tutto al meglio (al meglio finanziario, ovviamente).
Comunque, me la caverò sempre grazie agli aromi aggiunti.
Sai, questa piccola nota di nocciola cosi ‘ sottile!
Per la torrefazione, io sono il campione: 1000°C in 90 secondi quando gli altri (tradizionali) fanno con 200/220° in 20 minuti.
E toc, bingo!
Caffè in capsula
Capsule caffè: un’abitudine recente che non fa bene nè alla salute nè all’ambiente
Il pom-pom è la schiuma che persiste diverse ore quando gli altri tengono solo pochi minuti.
La ricetta e ‘ segreta. Vi dico un po ‘, non tutto, solo un po ‘:
Un po ‘ di grasso animale, additivi top secret, e vai col tango.
In generale, me la cavo abbastanza bene per essere ricordato come un buon caffè,  nonostante alcuni tentativi macchinosi e sprechi di energia e acqua.
Non mi riciclo.
Cosi ‘puoi trovarmi un po’ ovunque sul pianeta.

La pericolosità di caffè e furano confermata da studi universitari


Ah, dimenticavo!… ho anche il record del più grande tasso di furano.
Non mi faccia un bell’applauso, perchè è possibile che si batta un record senza reale volontà. Una ricerca su internet vi insegnerà che il furano è una sostanza organica (prodotto intermedio utilizzato nell’industria chimica come solvente per le
resine durante la produzione di lacche e come agglomerante nelle fonderie).

Volatile e cancerogeno per il fegatoil furano raddoppia in quantità quando il caffè ingerito proviene da capsulepiuttosto che da una caffettiera classica, secondo gli scienziati tra cui quelli dell’università di Barcellona.
Capsule di caffè………….: una dose di cancro ogni volta!
E ‘ da prendere o da lasciare! Anche se l’AIRC preferisce non scriverlo in etichetta come per le sigarette..
fonte: https://www.ambientebio.it

I ricercatori di Bolzano scoprono un riutilizzo eco-sostenibile per il caffè delle vecchie cialde




Il laboratorio di Bolzano è dotato di un impianto che funziona con CO2 supercritica (in uno stato a metà tra gassoso e liquido) e che, nell’industria, ad esempio, viene già usato proprio per produrre caffè decaffeinato. Lo stesso processo è sfruttato anche per estrarre oli essenziali, antiossidanti e coloranti, come alternativa “green” rispetto a quei processi di estrazione che utilizzano solventi organici. “Il processo presenta notevoli vantaggi rispetto alle tecniche tradizionali” afferma il prof. Scampicchio. “Innanzitutto, gli estratti naturali ottenuti sono privi di solventi o residui inquinanti. Poi, la tecnologia è ecologica in quanto usa solo anidride carbonica come solvente. Questa è atossica, naturale e viene completamente riciclata alla fine del processo. Infine, le temperature usate non superano i 40°C, quindi si parla di estrazione a freddo, per preservare al meglio i preziosi oli essenziali”.


cittaeco

Riciclo capsule usate: Nepresso lancia le nuove recycling bag














Intensificare il riciclo delle capsule usate per dare una mano alla natura. Questa l’iniziativa lanciata da Nespresso in questi giorni per celebrare la Giornata mondiale dell’Ambiente, che ricorre il 5 giugno. Un impegno quello dell’azienda che vuole spingere verso un’economia del caffé sempre più sostenibile e votata al rispetto della Terra.

Giornata mondiale dell’Ambiente 2017 che Nespresso ha deciso di celebrare con il lancio in Italia delle sue nuove “Recycling bag“. Quest’ultime saranno al centro di una duplice iniziativa volta a dare una “seconda vita” sia al caffé in esse contenuto che all’alluminio di cui sono fatte le capsule.
L’ambizioso obiettivo è quello di rendere la tazzina di caffé “a impatto ambientale positivo”, incentivando i propri “Club Member” donando loro una recycling bag al momento dell’acquisto in una delle Boutique Nespresso. La capienza di ogni sacca è di 200 capsule, che potranno essere riconsegnate direttamente presso i punti vendita ufficiali o presso le isole ecologiche dedicate sparsi lungo il territorio nazionale.

L’attività di riciclo capsule usate di Nepresso va avanti in Italia dal 2011 grazie alla collaborazione con CiAL (Consorzio Imballaggi Alluminio), Federambiente e CIC (Consorzio Italiano Compostatori). Ciò ha reso possibile tra l’altro la riconsegne dei “vuoti” in tutti i 91 punti (45 Boutique Nespresso e 46 isole ecologiche) presenti in 55 città italiane. Il caffè raccolto viene utilizzato dall’azienda per essere trasformato in un fertilizzante 100% biologico, impiegato nella coltivazione del riso presso la risaia Cusaro, in Provincia di Pavia.
Il riso così ottenuto viene riacquistato da Nespresso, che lo dona successivamente al Banco Alimentare Lombardia affinché sia distribuito alle persone in difficoltà. Nuova vita che attende anche l’alluminio, materiale apprezzato per la sua capacità di conservare l’aroma del caffè e per il suo essere 100% riciclabile, destinato alle fonderie e in seguito alla produzione di nuovi oggetti.
Dal riciclo dell’alluminio Nespresso ha dato via a una nuova creazione, frutto della partnership con Victorinox, il coltello Pioneer. Ogni coltellino è montato a mano e presenta “guance”, parti laterali dell’impugnatura, realizzate dalla fusione di 24 capsule Nespresso usate. Un esemplare è presente in ognuna della 45 Boutique Nespresso presenti sul territorio nazionale.

fonte: www.greenstyle.it

Ecomondo 2016: riciclate 317 tonnellate di capsule in alluminio

Il bilancio annuale del programma di riciclo delle capsule in alluminio della Nespresso si preannuncia positivo. Lo rivelano i primi dati per il 2016 del progetto “The Positive Cup” presentati oggi a Ecomondo, la fiera della sostenibilità in corso a Rimini fino all’11 novembre.
Il progetto, lanciato nel 2011 in collaborazione con il CIC, il CiAL e Federambiente, oggi è attivo in 50 città italiane. La raccolta e il riciclo delle capsule in alluminio nei primi 9 mesi dell’anno hanno registrato un incremento del 3% rispetto allo stesso periodo del 2015, per un totale di oltre 317 tonnellate riciclate.

Secondo le stime della Nespresso la raccolta 2016 si chiuderà con 430 tonnellate di capsule in alluminio riciclate. Dal 2012 a oggi le tonnellate recuperate salgono a quota 1.593. Il direttore generale del CiAL Gino Schiona presentando i dati dei primi nove mesi del 2016 ha sottolineato l’importante contributo dei consumatori Nespresso, pienamente consapevoli del valore del riciclo dell’alluminio.
Il materiale presenta diverse qualità: è riciclabile all’infinito, preserva le caratteristiche organolettiche del caffè, può essere separato facilmente dai residui organici. Dopo l’uso le capsule possono essere consegnate negli 88 punti di raccolta sparsi sul territorio nazionale, dalle boutique Nespresso alle isole ecologiche.

Il programma della Nespresso, oltre a garantire un notevole risparmio energetico dal riciclo delle materie prime, permette di compostare i residui del caffè per fertilizzare le risaie lombarde.
Il riso acquistato dall’azienda viene distribuito alle famiglie in difficoltà dal Banco Alimentare della Lombardia. Nell’ambito del progetto la compagnia quest’anno ha donato oltre 300 quintali di riso. Dall’avvio dell’iniziativa sono stati donati agli indigenti 980 quintali di riso.
Fabio Degli Esposti, direttore generale di Nespresso Italia, si è detto orgoglioso dei risultati raggiunti e ha sottolineato il valore sociale e ambientale dell’economia circolare:
Il programma The Positive Cup consente una gestione responsabile e sostenibile delle risorse lungo l’intera filiera del nostro caffè: dalla coltivazione del caffè verde fino al riciclo e alla seconda vita delle capsule.
fonte: www.greenstyle.it

Il boss delle capsule Nespresso ora ammette: disastro ecologico

cialde-caffe
Dovesse scrivere la Divina Commedia oggi, Dante dovrebbe inventarsi un nuovo girone per farci stare Jean Paul Gaillard. Un nome che al grande pubblico dice poco ma a cui siamo debitori di un gesto che viene ripetuto qualche decina di milioni di volte al giorno: quello di mettere la capsula nella macchinetta e farsi un caffè espresso in casa o sul luogo di lavoro.
Jean Paul Gaillard è stato ceo della Nespresso tra 1988 e 1997 ed è l’inventore di questa fortunatissima formula che in poco tempo ha conquistato il mercato globale: secondo le stime la sola Nestlé ne avrebbe piazzati ben 15miliardi di pezzi.  Peccato però che queste piccole capsuline abbiano un potenziale inquinante micidiale, al punto che in Germania una grande città come Amburgo ha clamorosamente deciso di metterle al bando. Nestlé ne è consapevole e ha cercato di salvare la faccia mettendo a disposizione dei suoi clienti dei cesti per il riciclo delle capsule nei punti vendita. Risultato magro, visto che solo il 5per cento delle confezioni vengono riciclate.

FRANCE-SWITZERLAND-COFFEE-NESPRESSO

Gaillard ha fatta la fortuna della multinazionale svizzera e sua, ma oggi si dice pentito. Ha dichiarato  che l’idea di mettere 5 grammi di caffè in un involucro a base di alluminio non biodegradabile è un nonsenso puro. Un mea colpa però a doppio fine. Gaillard infatti dopo aver creato una dipendenza per centinaia di milioni di consumatori, ora fa furbescamente leva sul loro senso di colpa. E ovviamente propone subito a tutti lo strumento per lavare la coscienza: sono capsule biodegradabili prodotte da un’azienda da lui fondata, la Ethical coffee company. Una società che in realtà non è mai decollata nonostante i ripetuti allarmi lanciati dal suo fondatore. Un paio di anni fa si affidò anche alle cure della 21partners di Alessandro Benetton per trovare finanziatori, con risultati molto deludenti. La realtà è la società di Gaillard non ha mai intercettato grandi ordini, perché a quanto pare i consumatori non sembrano troppo preoccupati dell’effetto capsula sull’ambiente. Mentre i produttori si guardano bene dallo svegliare il cane (cioè la coscienza ecologica) che dorme.

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Così a gridare contro la minaccia dell’invasione delle capsule restano solo delle minoranze agguerrite, come il gruppo che in Gran Bretagna ha prodotto un film di fantascienza in cui immagina che dalle capsule abbandonate si generi un mostro che distrugge il mondo. Titolo del film: Kill the K cup. Del resto la Gran Bretagna pare sia il paese dove i consumi di capsule stiano crescendo di più: lo scorso anno a Londra c’è stato lo storico sorpasso sul caffè solubile e macinato.
Da noi non mancano i tentativi di attutire l’impatto ambientale. Due anni fa Novamont con Lavazza aveva annunciato l’arrivo di capsule biodegradabili, ma il problema è riuscirne a tenere dei costi che siano concorrenziali. Nel 2015 è stato lanciato il programma The positive cup grazie a un accordo fra Nespresso, Cial (il Consorzio per la raccolta e il riciclo degli imballaggi in alluminio), prevede che le capsule riconsegnate dai cittadini in 36 boutique Nespresso e 46 isole ecologiche su tutto il territorio nazionale siano raccolte e trattate per separare l’alluminio e il caffè residuo, avviando i due materiali a distinti processi di valorizzazione. Ma c’è chi ribatte che nessun riciclo compenserà dello spreco energetico necessario per produrre le cialde: trasformare il minerale grezzo in alluminio per capsule richiede così tanta energia che nascono centrali elettriche solo per rifornire l’industria dell’alluminio. Insomma, viva la vecchia Moka e le cialde.

fonte:http://www.bergamopost.it

Amburgo vieta le capsule del caffè perché inquinano troppo

 - Mike Whitby, Getty Images
“What else, che altro?”, chiede George Clooney con sguardo seducente nelle pubblicità di un famoso marchio di capsule di caffè in plastica e alluminio. Amburgo, però, è convinta che esistano altre opzioni.
Il mese scorso la città tedesca ha vietato una lista di prodotti inquinanti dagli edifici dell’amministrazione comunale. Tra questi ci sono le capsule del caffè (pari a circa un ottavo dei caffè venduti nel paese), perché sono difficili da riciclare. “Grazie al suo potere d’acquisto di centinaia di milioni di euro all’anno, la città può dare il suo contributo per far diminuire il consumo dei prodotti dannosi per l’ambiente”, ha dichiarato Jens Kerstan, assessore per l’ambiente di Amburgo, alla Bbc.
Negli Stati Uniti, circa il 13 per cento della popolazione consuma ogni giorno una tazzina di caffè prodotto da una macchina a capsule. Queste tazzine rappresentano oltre un quarto delle vendite di caffè macinato. Nel 2013 in Europa occidentale, per la prima volta, le vendite di macchine a capsula hanno superato quelle di macchine da caffè filtrato.
Ma Amburgo non è l’unica città a essere preoccupata per l’impatto ambientale delle capsule. Anche altri paesi hanno sollevato dubbi sulle capsule monouso, entrate nel mercato per la prima volta nel 1986 e usate in tutto il mondo.
Ogni giorno nel mondo si bevono in media oltre due miliardi di tazze di caffè
Nel Regno Unito il 10 per cento delle persone intervistate dalla rivista The Grocer ha risposto che ritiene le capsule “molto dannose per l’ambiente”, anche se il 22 per cento di loro ha dichiarato di possedere una macchina del caffè a capsule.
Perfino l’uomo che ha inventato le capsule K-Cup ha smesso di usarle, sostenendo di “sentirsi in colpa” per il loro impatto ambientale. L’azienda Keurig, che domina buona parte del mercato, non dichiara pubblicamente quante capsule produce e vende ogni anno, ma alcune stime ritengono che il loro numero potrebbero essere sufficiente a fare 12 volte il giro del mondo. Le aziende di capsule per il caffè hanno spesso dei programmi di sostenibilità ambientale e Keurig ha promesso di rendere riciclabili tutte le sue capsule entro il 2020.
Per quanti desiderano alternative meno dannose delle capsule di caffè, tuttavia, potrebbe essere il caso di continuare a usare tazze e termos. Ogni giorno nel mondo si bevono in media più di due miliardi di tazze di caffè, e una buona parte produce rifiuti non riciclabili. È sicuramente qualcosa da prendere in considerazione quando si decide come e dove farsi la prossima dose di caffeina.
(Traduzione di Federico Ferrone)
Questo articolo è uscito su Quartz.

fonte: http://www.internazionale.it/