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A Camigliano si inaugura il laboratorio 'conserve': recupera eccedenze della produzione agricola locale trasformandole in prodotti di alta qualità



Produrre passate di pomodoro, marmellate, succhi di frutta, composte, zuppe, trasformando prodotti ortofrutticoli provenienti da raccolti in eccedenza, riducendo lo spreco alimentare e valorizzando il cibo di filiera corta come elemento di economia circolare e civile, capace di mettere al centro la sostenibilità ambientale e la promozione umana.

Questa l'importante mission del progetto 'Conserve' che sabato 6 e domenica 7 febbraio inaugura il proprio laboratorio di trasformazione di prodotti ortofrutticoli situato a Camigliano, in una parte ristrutturata dei locali della Cooperativa 'Rinascita'. Nell'occasione è in programma un 'Open day' dalle ore 11 alle ore 17 di entrambi i giorni per far conoscere ai cittadini questa attività e far loro assaggiare i prodotti, nel pieno rispetto della normativa anticovid.
'Conserve' ha preso il via beneficiando del sostegno del Comune di Capannori accedendo a finanziamenti attraverso il crowdfunding nell'ambito di 'Circularicity'. Si è sviluppato grazie al sostegno della Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca, dell’8*1000 nell’ambito di un progetto quadro di Caritas italiana e del supporto della Caritas di Lucca e a un finanziamento della Regione Toscana che ha sancito il passaggio di Calafata a cooperativa di comunità.


Il progetto, infatti, può contare su un’ampia rete di soggetti del territorio che ne hanno curato l’ideazione e la messa in opera: Arcidiocesi di Lucca- Caritas, Cooperativa Agricola Calafata, Cooperativa l’Unitaria, Cooperativa 'Rinascita', Cooperativa sociale Odissea, Slow Food Lucca Compitese e Orti Lucchesi, Cooperativa Solidando Equinozio, Ass. Scuola ti voglio bene comune, Laboratorio Sismondi, Ristopain. Il progetto si colloca inoltre nel percorso delineato con la 'Piana del Cibo'. L’iniziativa è stata presentata questa mattina (giovedì) con una conferenza stampa svoltasi nella sede del laboratorio. Vi hanno partecipato il vice sindaco del Comune di Capannori, Matteo Francesconi, Donatella Turri direttrice di Caritas Lucca, Luca Angeli, della Cooperativa Agricola Calafata, responsabile commerciale e coordinatore del progetto Conserve, Enrico Cecchetti presidente della Cooperativa 'Rinascita', Marco Del Pistoia della Cooperativa l'Unitaria, Massimo Rovai, della Cooperativa Solidando – Equinozio, Giorgio Dal Sasso presidente della Piana del Cibo.

'Conserve' ha come obiettivo principale quello di recuperare le eccedenze della produzione agricola della Piana di Lucca o prodotti che per difetti estetici non possono essere commercializzati come freschi trasformandoli in prodotti di alta qualità, alimentando una filiera solidale, coinvolgendo persone fragili, investendo sui loro talenti, su tradizioni e saperi che rischiano di essere dimenticati. Laddove altri vedrebbero uno scarto, 'Conserve' riconosce una risorsa e intuisce un’opportunità per la comunità.
All’alta sostenibilità ambientale, il progetto affianca un investimento sui temi dell'inclusione lavorativa, immaginando percorsi di inserimento e formazione per soggetti portatori di fragilità. Attualmente nel laboratorio lavorano 4 persone, di cui 2 vulnerabili.
Il progetto assume anche una forte valenza nello sviluppo della filiera agricola locale, dotando i produttori della possibilità di usufruire come contoterzisti di un servizio di trasformazione finora assente sul territorio. La destinazione dei prodotti non si esaurisce solo nel canale della loro commercializzazione, ma prevede anche di rifornire mense sociali o sostenere famiglie in difficoltà.

“Siamo davvero molto soddisfatti che il progetto 'Conserve' diventi operativo con l'apertura di un laboratorio di trasformazione di prodotti ortofrutticoli locali provenienti da eccedenze - afferma il vicesindaco, Matteo Francesconi-. Un progetto innovativo sostenuto fin dall'inizio dalla nostra amministrazione che poi si è sviluppato grazie anche al sostegno della Regione Toscana che lo ha inserito tra le Cooperative di Comunità e la collaborazione di molti soggetti. I suoi obiettivi sono importanti e pienamente condivisibili: dalla lotta allo spreco alimentare, alla valorizzazione della filiera corta e del cibo locale, fino allo sviluppo di nuova occupazione con un occhio di riguardo alle persone vulnerabili. Significativa anche la sua valenza sociale, poiché alcuni prodotti saranno destinati a coloro che sono in difficoltà”.

“Conserve è un’esperienza di economia civile che guarda lontano e indica una strada di sviluppo locale basata sul protagonismo delle persone, anche le più fragili, e sul pieno rispetto dell’ambiente e dei prodotti locali”- sottolinea Donatella Turri, alla direzione di Caritas Lucca.


I prodotti di 'Conserve' possono essere acquistati direttamente presso il laboratorio di trasformazione a Camigliano, al negozio della Cooperativa L'Unitaria di Porcari, nel negozio 'Equinozio' sul baluardo San Colombano a Lucca, nei mercati dove è presente la cooperativa Calafata (Foro Boario, Piazza San Francesco, Piazzale Verdi a Lucca) e presso i ristoranti 'Mecenate' (via del Fosso Lucca), Osteria dello Stellario (Piazza San Francesco, Lucca) e Osteria da mi pa' (Gragnano).

Per informazioni www.conservelucca.it: pagina Facebook:@ConserveLucca.

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fonte: www.comune.capannori.lu.it

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Microglass, gli scarti alimentari si recuperano al microonde

Grazie alla cottura sottovuoto extrarapida a microonde è possibile recuperare gli scarti ortofrutticoli, prolungare la loro data di scadenza, mantenere le proprietà nutritive, recuperare lo scarto











Microglass è un laboratorio di ricerca accreditato dal Miur che sviluppa tecnologie avanzate in campo termico. Dalla combinazione a condizioni ipobariche (a bassa pressione) o iperbariche (ad alta pressione) di microonde e infrarossi di ultima generazione derivano risultati altamente performanti in termini di efficienza energetica: Microglass sviluppa tecnologie innovative che sfruttano l’elettrotermia (ovvero la produzione di calore per mezzo dell’elettricità) utilizzando fonti di energia rinnovabile per realizzare progetti di economia circolare.

L’azienda, fondata da Alessandro Sonego con sede a San Quirino in provincia di Pordenone, ha già ricevuto numerosi premi per l’innovazione a livello nazionale e internazionale, come il Challengers’ Distinguished Achievement Award all’IWF di Atlanta.

L’innovazione tecnologica di Microglass si applica a diversi settori produttivi. In ambito alimentare sta sperimentando un sistema la precottura di alimenti contro lo spreco ortofrutticolo. Grazie alla cottura sottovuoto extrarapida a microonde è possibile recuperare gli scarti ortofrutticoli (ovvero ortaggi o frutta che non arrivano sugli scaffali perché esteticamente non attraenti), prolungare la loro data di scadenza, mantenere le proprietà nutritive, recuperare lo scarto. Ma soprattutto la precottura favorisce la pastorizzazione degli alimenti ed evita il rischio della contaminazione crociata, che si verifica quando un batterio o un virus viene trasferito da un prodotto alimentare a un altro, rendendo il cibo non sicuro e quindi possibile causa di malattie.

Per questo progetto Microglass ha vinto il premio Vivere a #sprecozero 2020 nella categoria InnovAction, assegnato nell’ambito della campagna Spreco Zero con il patrocinio del Ministero dell’Ambiente, dell’Anci e di World Food Programme Italia per la valorizzazione di buone pratiche di economia circolare e sviluppo sostenibile.

L’innovazione di Microglass si estende anche al settore ambientale. L’azienda friulana ha fornito infatti il supporto tecnologico alla realizzazione di un impianto che attraverso le microonde ottiene per pirolisi il recupero del 100% di gomme e pneumatici. Un altro interessante progetto sperimentale riguarda la prototipizzazione di un nuovo sistema di denitrificazione del liquame suino destinato agli spargimenti per evitare la dispersione nei terreni di eccessive quantità di azoto; grazie a tale sistema è possibile ottenere una maggiore salubrità dei terreni e delle falde acquifere.

L’innovazione green non finisce qui. Microglass ha brevettato nuovi dispositivi di contrasto alla diffusione della pandemia Covid-19 sia con tecnologie più tradizionali (uno sterilizzatore di mascherine chirurgiche e FFP2 per nuove linee di produzione di dispositivi di protezione individuale) sia inventando i bio inertizzatori, ovvero contenitori per immondizia in cui i rifiuti vengono sottoposti a doppio processo combinato (ozono e Uv-C) per rendere inattivi virus, batteri e muffe ed evitare la contaminazione crociata.

fonte: www.rinnovabili.it


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Carrefour dice addio ai sacchetti in bioplastica nei propri reparti ortofrutta: spazio a carta e cotone

 


Carrefour ha scelto di abbandonare i sacchetti in bioplastica per i propri reparti ortofrutta in favore di sacchetti in carta e in cotone organico riutilizzabili. Ma facciamo un salto a ritroso: dal 1° gennaio del 2018 troviamo nei reparti ortofrutta solo sacchetti biodegradabili e compostabili, conferibili nel flusso dell’organico. Ormai ne siamo abituati ma ai tempi dell’entrata in vigore la misura scatenò diverse polemiche in quanto i sacchetti potevano essere distribuiti solo a pagamento, con un aggravio di spesa per il consumatore.
Nonostante le polemiche ancora oggi li troviamo nei reparti dei supermarket e sebbene ci appaiano i medesimi di due anni fa, di fatto hanno seguito un’evoluzione prevista dalla legge già nella sua fase iniziale.

Dal 1° gennaio 2020 infatti i sacchetti, oltre ad essere compostabili, hanno un’impronta carbonica da fonte rinnovabile di almeno il 50%, calcolata secondo una specifica norma UNI che ne certifica la tracciabilità: è la specifica tecnica europea CEN/TS 16640, un metodo per la determinazione del contenuto di carbonio a base biologica nei prodotti.
Si tratta di un’evoluzione importante in quanto più la materia prima è biobased, tanto più si realizza un manufatto gestibile in un sistema di economia circolare: questa impronta carbonica contribuisce a ridurre la CO2 atmosferica e il ricorso a fonti fossili non rinnovabili. Il D.L. 91/2017 prevede un ulteriore balzello a partire dal prossimo anno, quando la percentuale dovrà salire al 60%. Ai consumatori non dispiacciono e pur essendo piuttosto fragili il 7.6% dichiara di utilizzarli per conferire la frazione umida. 


Carrefour adotterà i sacchetti in carta con una finestra traslucida, anch’essa in carta, gli stessi che spesso si usano per il pane

Ma vi sono aziende che si chiamano fuori da questo processo evolutivo, scegliendo strade alternative ma non per questo meno efficaci: una su tutte Carrefour, che come abbiamo anticipato abbandonerà i sacchetti in bioplastica per l’ortofrutta. La ragione, secondo la catena francese di supermercati, risiederebbe nel fatto che gli attuali sacchetti, pur trattandosi di prodotti in gran parte costituiti da materia vegetale non sono riciclabili.

“I sacchetti in carta kraft per l’ortofrutta sono realizzati in carta certificata 100% FSC, che deriva da foreste gestite in modo sostenibile. Quest’estate li abbiamo introdotti in alcuni punti vendita per un periodo di prova e abbiamo constatato che hanno riscosso un notevole successo tra i nostri clienti – ha dichiarato Carrefour in un comunicato -. A partire da quest’autunno, nei reparti frutta e verdura adotteremo i sacchetti in carta con una finestra traslucida, anch’essa in carta, che sostituirà gli attuali sacchetti di bioplastica”.
Borse in cotone organico, riutilizzabili, saranno invece introdotte nelle sezioni di frutta e verdura degli ipermercati ad un prezzo di 0,99 €.
Va precisato che “l’Act for food” di Carrefour contiene impegni concreti in favore della lotta alla plastica e entro il 2025 l’ambizione è di confezionare tutti i prodotti a marchio in imballaggi riciclabili al 100%, riducendone al contempo la complessità.

fonte: www.ilfattoalimentare.it


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Spreco alimentare: dal MIT un nuovo sensore per monitorare la maturazione di frutta e verdura e ridurre sprechi

















Per capire per tempo quando frutta e verdura si avvicinano alla fine della loro vita e ridurre lo spreco, i ricercatori del Massachusetts Institute of Technology di Boston propongono un nuovo sensore, che riesce a sfruttare un fenomeno naturale con un’elevatissima sensibilità. Il sistema si basa sull’emissione durante la maturazione di una sostanza gassosa chiamata etilene, i cui livelli salgono molto in condizioni di stress.
Come riferito su ACS Central Science, i chimici del MIT hanno capito che per rilevare il gas dovevano migliorare i nanotubi di carbonio messi a punto qualche anno prima, in grado di rilevare fino a 500 parti per miliardo di etilene (una quantità che, pur essendo molto bassa, non era giudicata ancora sufficiente per un’applicazione commerciale).  I ricercatorei hanno provato vari accorgimenti, e alla fine hanno optato per un catalizzatore metallico, il palladio, che ossida l’etilene. Questa reazione chimica determina minime differenze di corrente elettrica nei nanotubi che possono essere poi rilevate: in questo modo la sensibilità è scesa a 15 parti per miliardo, una quantità davvero piccola.
Per testare l’attendibilità del sensore, i ricercatori hanno utilizzato due tipi di fiori, i garofani e i lisianthus viola. Il valore  relativo  alla produzione di etilene rilevata per cinque giorni è stato messo in relazione con la fioritura. Si è visto così  che, nel caso del garofano, l’etilene viene rilasciato in grandi quantità nei primi due giorni, quando si verifica la fioritura e poi scende rapidamente. Nel caso del lisianthus il rilascio è molto più graduale, e accompagna una fioritura meno improvvisa, il valore infatti aumenta per quattro giorni, per poi diminuire.
Se il sensore fosse impiegato nelle fasi di stoccaggio e trasporto di frutta e verdura (e degli stessi fiori), chi pianifica le vendite e la distribuzione potrebbe intervenire in modo più razionale, evitando di immettere sul mercato prodotti che perderanno la freschezza a breve. Secondo le stime, questo tipo di spreco interessa, nei soli Stati Uniti, il 12% di frutta e verdura: un quantitativo che, rapportato alla quantità totale, è davvero enorme.
fonte: www.ilfattoalimentare.it

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18 tonnellate in 9 giorni. Recupero ortofrutta nell'emergenza : cosa abbiamo imparato e cosa ci chiediamo

La nuova iniziativa di Eco dalle Città nel recupero di cibo in fase di emergenza è stata vivacissima. Nuove acquisizioni e nuove domande. La sottile differenza tra donazione e recupero. La coda per le distribuzioni di cibo gratis. La sovrabbondanza di frutta e verdura. La difficoltà di stabilire chi ha diritto a cibo gratis e la necessità di minimizzare gli sprechi.































Diciotto tonnellate di ortofrutta recuperata e distribuita in nove giorni di intervento è un record per una piccola associazione come la nostra. Ma questo non è un pezzo scritto per autoringraziarci e raccontarci ma per cercare di contribuire a capire la evoluzione e la natura dei problemi. Queste 18 tonnellate sono state prelevate dal Caat ( mercato generale grossisti ortofrutta) e dalla grande azienda Battaglio di Torino. Donazioni o cibo salvato dal ciclo dei rifiuti? Questo è un primo problema. Spesso la distinzione è sottile.  In ogni caso tutta questa ortofrutta non è stata sottratta ad altri enti " benefattori e/o recuperatori" che hanno continuato o intensificato la loro attività, nè è stata sottratta al commercio. 
Andiamo con ordine, Sta terminando la seconda settimana della nuova avventura di Eco dalle Città  ( progetto Repopp/ Sentinelle dei Rifiuti/ Ecomori/ Food Pride  pagina Facebook Sentinelle dei Rifiuti gruppo fb Torino Salvacibo) nel campo del recupero dell'ortofrutta invenduta. Già l'inizio della emergenza aveva provocato cambiamenti nell'attività per noi incentrata da oltre tre anni nel mercato di Porta Palazzo. Già ci eravamo "allargati" a mercati diversi, via Porpora e corso Cincinnato. Poi il mercato di Porta Palazzo è stato chiuso e dal giorno successivo abbiamo esteso a sei giorni su sei l'intervento agli altri mercati e poco dopo "aperto" l'intervento anche al mercato di piazza Foroni.
Ma la svolta è venuta quando abbiamo deciso di accompagnare e aiutare il camion di Abdul e Younes ambulanti di Porta Palazzo che andavano e vanno al Caat a rifornirsi di ortofrutta sottocosto o in parte regalata per poi distribuirla  nella zona delle case popolari di via Maddalene.
Come descritto in altri articoli lì è poi emerso il problema di queste distribuzioni piu o meno autogestite, se siano da considerarsi ASSEMBRAMENTO.  Dopo che i vigili si sono scusati di aver multato i due collaboratori di Eco dalle Città, altre distribuzioni sono state organizzate dal giovane abitante Billi Suleimanovic che ha organizzato una sorta di comitato organizzatore. E poi  sia vigili che polizia che carabinieri sono passati nei giorni successivi considerando legittime le code ben distanziate che erano state formate. La linea generale del Comune di Torino ( ancora più rigido quello di Milano) è che non ci dovrebbero essere distribuzioni con la gente in coda ma che il cibo regalato lo si divida in pacchi e lo si porti a domicilio in base a liste di bisognosi. Questa linea generale fatta per il distanziamento sociale è una regola? Evidentemente no, se no vigili polizia e carabinieri avrebbero interrotto le file in via Maddalene.  Probabilmente si rendono conto che non si possono vietare le fila per una cassetta di cibo donato mentre sono autorizzate quelle per COMPRARE il cibo. Con questa frase non si vuole sostenere che il tentativo di spostare le distribuzioni sulla consegna a domicilio sia vano, anzi, ma forse non può essere l'unica modalità in una fase di bisogno crescente e difficilmente formalizzabile.
Andando con ordine, dopo aver iniziato a "seguire" il camion generoso e un po' corsaro dei due marocchini abbiamo chiesto e ottenuto dal direttore del Caat il diritto a entrare come Eco dalle Città nel grande vortice coi grossisti e abbiamo iniziato a recuperare in proprio, Contemporaneamente - attrraverso contatti della rete Aurora - maturava il rapporto col grossista Battaglio, adiacente. Poi abbiamo lasciato che il camion marocchino continuasse i suoi giri e abbiamo avviato la collaborazione con VIVI Balon interessata ad aiutare i propri aderenti rom, completamente a terra con lo stop alle attività di recupero e rivendita di materiali ed oggetti. Abbiamo proseguito con i furgoni di vivi Balon e poi anche con un camion di Consorzio Equo,riempiendo camion o furgoni con le donazioni dei grossisti del Caat e del mega grossista Battaglio.
Se non le avessero donate a noi sarebbero finite nei rifiuti, prima o poi. C' è un problema contingente: con la chiusura del mercato di Porta palazzo ci sono più eccedenze al Caat e da Battaglio perchè manca lo sbocco di minore qualità e prezzo. Ma c'è anche un solito solito problema generale:  ci sono sempre eccedenze  di frutta e verdura. Adesso si sta parlando del rischio che la frutta in molte regioni non venga raccolta, quella di stagione.In questi giorni i nostri attivisti distributori sul campo, Giulio Baroni operatore-capo più Luigi Crea prima e Kabir Bah poi,  talvolta hanno trovato difficoltà a "piazzare" la frutta e verdura pur trattandosi di regalo. Se poi si tratta di verdura che non si può cuocere, come l'insalata, ancora più difficoltà. I luoghi "serviti" o interpellati sono stati quasi tutti i nodi/snodi della rete di sedi associative o parrocchie presenti nella rete comunale, più altri nodi sboccianti come il Cecchi Point, più centro sociali parrocchie case occupate e da ultimo i campi rom ( che meritano un articolo a parte) di cui si sono occupati Salvatore Planeta e Cristina Grosso di Vivi Balon. Tutti quelli che si occupano di emergenza cibo stanno entrando nell'ottica di promuovere il consumo di frutta e verdura che oltretutto fanno  bene alla salute.
Quante persone hanno mangiato qualcosa di queste nostre 18 tonnellate, 18 mila chili?  In una città di 850 mila abitanti, a quanti arriva cibo gratis, almeno in parte?  A quante persone sarebbe giusto che arrivi?   Questi sono interrogativi di  politiche sociali.  La nostra esperienza, partita dal tema ecologista di non sprecare si è incrociata completamente con le politiche sociali.
Ma alle domande sulle politiche sociali si può dare una parziale risposta anche guardando al lato ecologico. Indipendentemente da cosa si risponde alla domanda " a chi è necessario e giusto fornire cibo gratis" , in una crisi sociale legata alla pandemia è ancora meno ammissibile che si sprechi cibo. Tutto il cibo che rischia di essere buttato andrebbe salvato e  regalato.
Per questo abbiamo avviato uno stretto dialogo col Caat di Torino Grugliasco e stiamo cominciando anche con Ortomercato a Milano.  Per questo però occorre anche capire se c'è ancora cibo da salvare - non solo da farsi regalare ma proprio da salvare - nei supermercati e negozi. (Prossimo capitolo)
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Sacchetti riutilizzabili per ortofrutta

In fase di introduzione nei 3.200 punti vendita tedeschi della catena Lidl per ridurre i consumi di plastiche monouso.


















Con lo slogan "Dein Vitaminnetz” (rete vitaminica), la catena tedesca della grande distribuzione Lidl inizierà a distribuire in agosto, presso 3.200 punti vendita in Germania, sacchetti a rete riutilizzabili più volte per il confezionamento di prodotti ortofrutticoli sfusi, in alternativa a quelli monouso in plastica, nell’ottica di una riduzione dei consumi di plastiche usa-e-getta.
I clienti potranno scegliere tra le due tipologie: quelli riutilizzabili saranno venduti al prezzo di 49 centesimi di euro per due pezzi (nella foto). Se la rete contiene un solo tipo di prodotto, alle casse l’operatrice si limiterà a pesare l’imballo, mentre nel caso di diversi tipi di frutta e verdura insaccati insieme, bisognerà prima disimballarli e ognuno sarà pesato separatamente.
La tara (il sacchetto pesa otto grammi) è memorizzata sull'etichetta attraverso un codice a barre integrato e viene detratta dal peso della merce.
fonte: https://www.polimerica.it

Carrefour lancia le reti di cotone al posto dei sacchetti di plastica per l’acquisto di frutta e verdura

Reti di cotone al posto dei famigerati sacchetti di plastica per l’acquisto di frutta e verdura nella catena di distribuzione alimentare Carrefour in Spagna. L’obiettivo è ovviamente quello di ridurre l’uso di contenitori e imballaggi in plastica, evitandoli del tutto almeno nel reparto orto-frutta.

















I clienti dei tanti punti vendita Carrefour spagnoli potranno ora acquistare reti di cotone riutilizzabili per fare la spesa di frutta e verdura. L’azienda diventa così la prima in Spagna a proporre questa alternativa più sostenibile dopo essere stata la prima a consentire ai suoi acquirenti di utilizzare i propri contenitori o borse, non solo per acquisti di frutta e verdura, ma anche nei reparti salumeria, pescheria, macelleria e piatti pronti.
La rete di cotone può essere lavata e riutilizzata molte volte e viene venduta in un pacchetto di tre unità al prezzo di 3,99 euro.
L’azienda è molto attenta al problema della riduzione della plastica e, nel reparto frutta e verdura dei suoi negozi bio, ha deciso di eliminare completamente gli imballaggi realizzati con questo materiale. Ha sostituito quindi i contenitori in plastica di olive e sottaceti con barattoli di vetro. Anche cetrioli, banane e altri prodotti non vengono più imballati in sacchetti ma sono raggruppati con l’aiuto di un piccolo nastro.
Secondo l’azienda la riduzione di plastica ottenuta fino ad ora con questi sistemi è di oltre l’80%.

E in Italia?

Come tutti ricordiamo, nel nostro paese c’è stata una grande polemica quando, dal 1° gennaio 2018, è scattato l’obbligo per i supermercati di dotarsi di buste bio a pagamento nel reparto ortofrutta.  Nonostante una specie di sommossa popolare in cui, tra le altre proposte, vi era stata proprio quella di poter utilizzare le retine, alla fine non c’è stato scampo: in Italia la sola possibilità è quella di acquistare una bio shop monouso nel supermercato stesso o altrove! Ha vinto dunque la burocrazia e l’eccesso di igiene.
Il ministero della Salute, in una circolare, ha infatti espresso il suo parere negativo sull’utilizzo di queste soluzioni più sostenibili per presunti problemi di igiene e di sicurezza  che, però, altri paesi europei tra cui la Svizzera, l’Austria e la Germania (a cui si aggiunge ora anche la Spagna), non hanno riscontrato!
Ci auguriamo che presto iniziative del genere arrivino anche nei negozi Carrefour Italia e vengano estese, senza più scuse, a tutte le altre catene di supermercati nel nostro paese.
fonte: https://www.greenme.it/

CONIP, cassa in plastica riciclata esempio virtuoso di economia circolare

L’innovativa cassa in plastica riciclata messa a punto dal Consorzio Nazionale Imballaggi Plastica trova il suo maggiore impiego nel settore ortofrutticolo ed è il primo esempio di closed loop in economia circolare













Una cassa in plastica riciclata certificata e riciclabile al 100% impiegata nel settore ortofrutta. È quella messa a punto dal Consorzio Nazionale Imballaggi Plastica (CONIP) che, grazie all’ideazione del meccanismo closed loop, utilizza la materia prima seconda proveniente dal riciclo dei suoi imballaggi per produrre questa particolare tipologia di cassa. Con 86.000 tonnellate di casse prodotte nel 2017, il modello CONIP, descritto nel primo Green Economy Report, realizzato in collaborazione con la Fondazione Sviluppo Sostenibile, consente ogni anno di risparmiare oltre 40 milioni di euro di importazioni di petrolio, pari al costo di 770.000 barili di greggio, e 133.000 tonnellate di materia prima vergine, pari al peso di 13 Tour Eiffel, evita l’emissione di 148.000 tonnellate di gas serra (pari all’inquinamento prodotto da 60.000 auto in un anno) e consente di risparmiare 2,2 milioni di GJ di energia 599 milioni di litri d’acqua (pari alla capienza di 240 piscine olimpioniche.
L’innovativa cassa in plastica messa a punto da CONIP trova il suo maggiore impiego nel settore ortofrutticolo, dato che le sue caratteristiche la rendono idonea a preservare le proprietà organolettiche e nutrizionali dei prodotti, assicurando tra l’altro standard igienici e ottime performance nella catena del freddo. Il Consorzio ha messo a punto oltre 400 modelli di casse, riuscendo così a coprire al meglio le esigenze del mercato a cui si rivolge. 

Il Consorzio Nazionale Imballaggi Plastica è attivo da 20 anni sul territorio nazionale e, con i numeri che riesce a generare, rappresenta una realtà affidabile che fa da esempio nell’economia circolare. Con la sua attività, il CONIP offre un beneficio economico al sistema paese che supera complessivamente 1 miliardo di euro, una somma pari al valore di 13.000 barili di petrolio. Il suo punto di forza è la capacità di mantenere un rapporto stretto e virtuoso con produttori, utilizzatori, raccoglitori, riciclatori, tutti attori coinvolti nel circuito consortile.

fonte: www.rinnovabili.it

NaturaSì 'disobbedisce', sacchetti riutilizzabili all'ortofrutta




















Orgogliosamente fuori legge, o almeno disobbedienti. La legge non lo permettere ma loro hanno deciso di portare lo stesso i sacchetti riutilizzabili nel reparto ortofrutta dei propri punti vendita. "Non è un problema, è una cosa sensata e intelligente. Non penso proprio che ci contesteranno questa scelta ma se lo faranno ci daranno l'occasione di affrontare l'argomento", dice all'Adnkronos Fabio Brescacin, presidente EcornaturaSì, azienda di distribuzione di prodotti biologici e biodinamici e prima in Italia a offrire un'alternativa al sacchetto usa e getta.
Iniziativa lanciata oggi a Roma insieme a Legambiente, alla vigilia della Giornata mondiale dell'Ambiente, con la distribuzione di 100mila sacchetti riutilizzabili per l'ortofrutta. Perché NaturaSì disobbedisce? Scattato il 1 gennaio di quest'anno il bando ai sacchetti di plastica ultraleggeri usa e getta, non prevede, per i consumatori, l'alternativa riutilizzabile come accade invece con gli shopper usati per la spesa. Il rimpallo tra i ministeri dell'Ambiente e della Salute, che avrebbero dovuto affrontare la questione, si è chiuso con la circolare che prevede la possibilità di usare dei sacchetti portati da casa dal consumatore, sì, purché monouso. Insomma, nessuna alternativa riutilizzabile.
Ma Legambiente e EcorNaturaSì hanno deciso di proseguire sulla strada che punta a ridurre l’utilizzo di plastica monouso e aumentare la consapevolezza e la responsabilità dei consumatori a partire dai negozi NaturaSì e Cuorebio, ma che potrebbe diventare un esempio per tutta la grande distribuzione italiana.
In vista della nuova direttiva europea contro l’inquinamento da plastica, EcorNaturaSì, insieme con l’associazione ambientalista, ha voluto lanciare l’iniziativa che guarda oltre le polemiche legate ai sacchetti biocompostabili per l’ortofrutta a pagamento, culminate paradossalmente con un crollo delle vendite dello sfuso e un’impennata degli acquisti di ortofrutta fresca confezionata.
L’Italia, infatti, è il settimo Paese produttore di rifiuti plastici in Europa, secondo gli ultimi dati l’Eurostat, e negli ultimi 16 anni la produzione pro capite è aumentata leggermente passando da 34,19 kg a 35,05 all'anno. Secondo l’ultimo rapporto Beach Litter di Legambiente, solo sulle spiagge italiane il 31% dei rifiuti censiti è stato creato per essere gettato immediatamente o poco dopo il suo utilizzo.
Parliamo di imballaggi di alimenti, carte dei dolciumi, bastoncini per la pulizia delle orecchie, assorbenti igienici, barattoli, mozziconi di sigaretta. I rifiuti plastici usa e getta sono stati rinvenuti nel 95% delle spiagge monitorate, a dimostrazione della gravità del problema.
I sacchetti riutilizzabili sono un passo nella direzione della riduzione dei rifiuti inutili: sono infatti di poliestere, lavabili, traspiranti e riutilizzabili. Oggi a Roma, nel punto vendita di Piazza Farnese, sono stati distribuiti i primi sacchetti riutilizzabili per frutta e verdura, prodotti dalla cooperativa sociale di Verona Quid, che li realizza nel proprio laboratorio di sartoria.
Domani, 5 giugno, in occasione della Giornata mondiale dell'Ambiente, saranno distribuiti gratuitamente nei negozi NaturaSì a fronte di una spesa di 50 euro. Naturalmente, chi sceglierà i sacchetti riutilizzabili non sarà costretto a pagare i pochi centesimi previsti dalla legge a carico dei consumatori per i sacchetti di plastica compostabili.
“Grazie all’uso delle sportine riutilizzabili, i sacchetti per la spesa usa e getta in Italia si sono ridotti del 55% negli ultimi cinque anni - sottolinea Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente – Lo stesso lo dobbiamo fare per i sacchetti per l’ortofrutta nei supermercati grazie alla diffusione delle retine riutilizzabili. L’importante iniziativa con EcorNaturaSì, prima in assoluto sul territorio nazionale, va proprio in questa direzione, nonostante l’incomprensibile latitanza del ministero della Salute al quale da sei mesi chiediamo di prendere una posizione ufficiale, sollecitando tutta la grande distribuzione a garantire ai cittadini un’alternativa riutilizzabile alle buste compostabili monouso".
"Grazie alle retine riutilizzabili per l’ortofrutta, e dopo le norme che hanno bandito le buste usa e getta di plastica tradizionale, i cotton fioc non compostabili e le microplastiche nei prodotti cosmetici, oggi l’Italia - conclude Ciafani - fa un nuovo passo in avanti per praticare concretamente la strategia europea per la lotta all'inquinamento da plastica”.
A realizzare i sacchetti riutilizzabili i dipendenti della Cooperativa Sociale Quid Onlus: donne e uomini con un passato difficile, chi di violenza e chi di detenzione o emarginazione, che in questo spazio hanno trovato la solidarietà e l’appoggio di esperti capaci di guidarli verso un reinserimento nel mondo del lavoro e la possibilità di crearsi un futuro migliore, con le proprie mani. I sacchetti riutilizzabili che saranno venduti nei negozi NaturaSì e Cuorebio pesano 8 grammi, come quelli monouso e sono composti in poliestere con materiale interamente italiano.

fonte: http://www.adnkronos.com

Il sacchetto Bio provoca il boom dell’ortofrutta confezionata

Il report di Ismea: i prodotti «sfusi» perdono il 3,5% nei primi tre mesi del 2018 nonostante siano meno cari


















Nel primo trimestre del 2018 crescono gli acquisti di ortofrutta, diminuisce la spesa ma, complice l’introduzione obbligatoria del “sacchetto bio”, aumentano le vendite di ortofrutta fresca confezionata (+11% in volume e +6,5% la spesa) a scapito della «sfusa» diminuiti del 3,5% e del 7,8% nella relativa spesa. E questo nonostante il confronto dei prezzi medi evidenzia che, a parità di prodotto, «i confezionati» costano mediamente il 43% in più anche se non mancano le eccezioni costituite da prodotti di calibro o qualità superiore rispetto al confezionato. È il caso, ad esempio, degli agrumi e delle patate le cui vendite di sfuso avvengono a prezzi superiori rispettivamente del 6 e del 2%. Nel caso dei pomodori, invece, il «confezionato» costa ben il 75% in più. 

«Si tratta di numeri che rendono ipotizzabile come la reazione istintiva avversa dei consumatori – anche a seguito del forte seguito mediatico attribuito all’evento – abbia fornito un’accelerazione a un processo di sostituzione di per sé già in atto», sottolineano i ricercatori di Ismea che, con il supporto di Nielsen, hanno analizzato i risultati del panel sui consumi domestici di 9000 famiglie. 

Secondo Ismea «la novità e la sorpresa contenuta nei dati relativi al primo trimestre 2018 sta nella forza impressa a questa tendenza dall’entrata in vigore della nuova disposizione. Infatti, nel primo trimestre 2018 le vendite di ortofrutticoli confezionati rappresentano il 32% del totale contro il 29% del primo trimestre 2017». 

La ricerca mette anche in evidenza come l’aumento degli acquisti ha riguardato essenzialmente gli ortaggi (+6%), le patate (+3%), la IV gamma (+3%) e gli agrumi (+6%), mentre la frutta ha registrato un calo del 10% circa. «Queste dinamiche di vendita - precisa Ismea - sono avvenute in un contesto caratterizzato dalla riduzione dei prezzi medi di tutte le principali categorie con conseguente riduzione della spesa che, nel complesso, è scesa del 2,5% rispetto al primo trimestre 2017». 

fonte: www.lastampa.it

I sacchetti biodegradabili allontanano gli italiani dal fresco

Con l’introduzione dei sacchetti biodegradabili, il 12% degli italiani ha deciso di comprare frutta e verdura già confezionata. Il 21% è tornato dal fruttivendolo


















Sembra un paradosso, ma stando al sondaggio effettuato da Monitor Ortofrutta di Agroter in collaborazione con Toluna, parte degli italiani avrebbe spostato i consumi dai prodotti ortofrutticoli freschi e sfusi a quelli confezionati dopo l’introduzione dei sacchetti biodegradabili obbligatori.
Una distorsione grottesca, poiché oltre al maggiore inquinamento, molto spesso i costi dei prodotti venduti con il packaging sono perfino più alti, anche considerando i due centesimi di media che bisogna aggiungere per imbustarli nello shopper biodegradabile.
L’analisi è comunque riferita ai primi 10 giorni del 2018, e non è detto che la “psicosi sacchetti” non possa esaurirsi nel volgere di qualche settimana. Tuttavia il sondaggio di Monitor Ortofrutta è indicativo di un clima di opinione letteralmente impazzito: svolta su tutto il territorio nazionale, la rilevazione ha scoperto che il 12% degli italiani ha preferito comprare frutta e verdura senza pagare il sacchetto. Un altro 21% del campione, invece, ha riscoperto le tradizioni, recandosi nei negozi al dettaglio o al mercato, dove tradizionalmente si utilizzano anche sacchetti di carta non soggetti a pagamento obbligatorio.


L’indagine, curata da Roberto Della Casa, docente di marketing dei prodotti agroalimentari all’Università di Bologna, mostra anche l’esistenza di un 7% di consumatori che avrebbe ridotto gli acquisti di frutta e verdura. Il 56% degli intervistati, invece, risponde di non aver cambiato le modalità di acquisto: ad aver mantenuto le vecchie abitudini sono più che altro i giovani (61%), in percentuale minore invece gli over 55  (53%). Il 6% afferma infine che preferirebbe riavere i vecchi sacchetti in plastica gratuiti.
Lo studio statistico dimostra come poche norme abbiano suscitato tanta ritrosia nell’opinione pubblica quanto l’introduzione obbligatoria dell’uso dei sacchetti biodegradabili nei reparti ortofrutta di tutti gli esercizi alimentari. La vera grande pecca della legge è non aver favorito il riutilizzo: vietare ai consumatori di portare da casa le proprie buste non lascia alcuno spazio di manovra nemmeno a chi sposa l’idea di una riduzione dei rifiuti.

fonte: www.rinnovabili.it