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ReFoodgees, il progetto che ogni sabato redistribuisce mille chili di frutta e verdura al mercato Esquilino di Roma

Nato a fine 2018, sulla scia del precedente Roma Salvacibo realizzato al mercato dell'Alberone in collaborazione con Eco dalle Città, oggi ReFoodgees è un'attività ampia e consolidata, capace non solo di redistribuire una tonnellata di cibo ogni sabato ma anche di fare da trait d'union fra tante persone e progetti sociali presenti nella zona. Ecco cosa ci ha raccontato la sua presidente, Viola de Andrade Piroli, poco prima della pausa estiva



“Siamo alla frutta, abbiamo bisogno di una pausa” ci dice al telefono Viola De Andrade Piroli di ReFoodgees, facendo un’involontaria battuta, lei che è la presidente dell’associazione che ogni sabato al mercato Esquilino di Roma recupera e redistribuisce gratis centinaia di chili di frutta e verdura, ma anche di pane, pizza e focaccia, donati dai commercianti. Quasi tre anni vissuti intensamente, senza praticamente mai fermarsi, neppure per il Covid. Il progetto (e l’associazione omonima) è nato a fine 2018, sulla scia del precedente Roma Salvacibo realizzato al mercato dell’Alberone, in collaborazione con Eco dalle Città. Oggi ReFoodgees è un’attività ampia e consolidata, un punto di riferimento al rione multietnico dell’Esquilino, capace di fare da trait d’union fra tante persone e progetti sociali presenti nella zona. Ecco cosa ci ha raccontato la sua presidente, poco prima dello stop che vedrà il banchetto chiudere ad agosto per ripresentarsi a settembre con nuove proposte.

Viola com’è andato questo 2021?

L’andamento ha inevitabilmente risentito di questo momento particolare. Noi non ci siamo mai fermati, neanche quando eravamo in zona rossa. Quei sabati erano veramente surreali, perchè Roma il sabato pomeriggio solitamente è il caos, mentre in giro non c’era nessuno. Era tutto chiuso, tranne pochissime attività, tra cui il nostro banchetto, che essendo un banco di ortofrutta ci ha permesso di avere l’autorizzazione per aprire e fare la distribuzione. Ovviamente con un’attenzione estrema a mascherine e distanziamento e con una massiccia riduzione dei tanti volontari che ci aiutano.

Quanti siete attualmente?

Bè siamo circa una ventina di persone operative, a volte anche di più, anche trenta, che lavorano tra due gazebi grandi da quaranta chili ognuno e una decina di tavoli, divisi tra una prima linea dove serviamo la frutta e la verdura e la parte espostiva dietro, dove le persone vedono quello che c’è e chiedono quello di cui hanno bisogno. 



Quanto cibo recuperate mediamente?

Ormai siamo attestati su una media di mille chili di frutta e verdura ogni sabato.

Chi sono i principali beneficiari?

Il pubblico è estremamente eterogeneo. Rispecchia sia il quartiere dell’Esquilino dove lavoriamo, che è multietnico, sia il mercato stesso, che vende frutta, verdura, spezie e quant’altro che si trovano solo qui. Alcune persone vengono da tutta Roma a fare la spesa all’Esquilino, sia italiani che stranieri. È difficile fare delle percentuali, ci sono nordafricani, sudamericani, centroamericani, asiatici, e anche come età il pubblico è vasto e diversificato, ci sono sia giovani che anziani. Ci sono tante neo mamme, questo sì.

Come mai?

Perchè è un target su cui puntiamo. Tra le tante cose che facciamo, oltre a ridistribuire il cibo, c’è l’idea di metterci in rete con attività del territorio che si occupano di altri aspetti legati al sostegno di persone in difficoltà socio-economica. Uno di questi è quello della neo natalità. Siamo in contatto con Piano Terra, una onlus proprio qui dell’Esquilino, che si occupa dei primi tre anni del bambino. Prima facevamo molte attività con i bimbi, al mercato ne venivano tanti con le famiglie e questo ci aiutava anche nell’approfondire le relazioni con i loro genitori. A causa del covid hanno iniziato a venirne molti di meno e contemporaneamente abbiamo visto che passavano dal banchetto molte donne incinte, o che avevano appena partorito, alcune delle in condizioni di fragilità, perchè sole, poco inserite o con una scarsa conoscenza dei propri diritti. Grazie al banchetto, che rispetto ad un ufficio chiuso o ad uno sportello è più accessibile e immediato, siamo riusciti ad indirizzare diverse donne in difficoltà a realtà specifiche che le hanno aiutate e con le quali si è creata una bella sinergia. Siamo molto contenti.



C’è qualcuno che viene al banchetto anche per motivi espressamente ecologisti o anti-spreco?

Sì c’è anche quella componente, soprattutto tra i più giovani. Vengono spesso anche dei food blogger, molto interessati dalle attività anti spreco, e noi stessi ci adopereremo ancora di più per sensibilizzare maggiormente in quel senso. Ci piacerebbe che fare la spesa gratis con frutta e verdura recuperata al mercato diventasse motivo di vanto, o quanto meno una pratica comunemente accettata, visto che è passato il messaggio, alcune volte, che quello recuperato e redistribuito gratis qui all’Esquilino fosse cibo di seconda scelta o per poveri. Questo non è un progetto per poveri, lo ribadiamo sempre ogni volta che ne parliamo all’esterno. È un progetto per tutti, perchè il cibo è la cosa più democratica che esiste, ed è un progetto che ha alla base la lotta allo spreco alimentare e quindi il sostegno all’ambiente. Tutti i mercati d’Italia e del mondo dovrebbero avviare progetti anti spreco del genere.

Per la ripartenza di settembre è prevista qualche novità?

Sì certo, una su tutte è la cucina dei prodotti con il coinvolgimento di cuoche e cuochi. Anche questo, come le attività con le neo mamme, nasce da un’esigenza che abbiamo riscontrato nel corso delle attività del sabato e cioè la richiesta di lavoro da parte di tante persone. E in questo contesto le donne migranti ci sembravano la categoria più fragile, che spesso ha anche grandi competenze in ambito culinario che rimangono inespresse se non tra le mure domestiche. Abbiamo selezionato un gruppo che è stato mandato al corso Hccp per donne migranti organizzato da Slow Food e due di quelle che lo hanno completato sono state ingaggiate regolarmente, per cucinare pagate nel corso di un fine settimana 100 pasti, distribuiti poi gratuitamente. È stata come la puntata pilota di un progetto che vorremmo diventasse stabile.

Nell’ultimo giorno di attività prima della pausa, ReFoodgees ha “recuperato e redistribuito 1299 chili di frutta, verdura, pane… e tanto tanto amore”, come si legge sulla pagina facebook del progetto. Le attività riprenderanno sabato 4 settembre.

fonte: www.ecodallecitta.it


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Intervista a Paolo Hutter e Omar su progetto RePoPP - Torino - Giovedi 24 settembre 2020

Paolo Hutter, presidente di #Ecodallecitta, ci spiega cosa è, cosa fa e che intenzioni ha il progetto #RePopp a #Torino - #SentinelleDeiRifiuti - #MercatoPortaPalazzo











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#RifiutiZeroUmbria @RepairCafePerugia @Cru_rz - Torino 23-25 settembre 2020




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18 tonnellate in 9 giorni. Recupero ortofrutta nell'emergenza : cosa abbiamo imparato e cosa ci chiediamo

La nuova iniziativa di Eco dalle Città nel recupero di cibo in fase di emergenza è stata vivacissima. Nuove acquisizioni e nuove domande. La sottile differenza tra donazione e recupero. La coda per le distribuzioni di cibo gratis. La sovrabbondanza di frutta e verdura. La difficoltà di stabilire chi ha diritto a cibo gratis e la necessità di minimizzare gli sprechi.































Diciotto tonnellate di ortofrutta recuperata e distribuita in nove giorni di intervento è un record per una piccola associazione come la nostra. Ma questo non è un pezzo scritto per autoringraziarci e raccontarci ma per cercare di contribuire a capire la evoluzione e la natura dei problemi. Queste 18 tonnellate sono state prelevate dal Caat ( mercato generale grossisti ortofrutta) e dalla grande azienda Battaglio di Torino. Donazioni o cibo salvato dal ciclo dei rifiuti? Questo è un primo problema. Spesso la distinzione è sottile.  In ogni caso tutta questa ortofrutta non è stata sottratta ad altri enti " benefattori e/o recuperatori" che hanno continuato o intensificato la loro attività, nè è stata sottratta al commercio. 
Andiamo con ordine, Sta terminando la seconda settimana della nuova avventura di Eco dalle Città  ( progetto Repopp/ Sentinelle dei Rifiuti/ Ecomori/ Food Pride  pagina Facebook Sentinelle dei Rifiuti gruppo fb Torino Salvacibo) nel campo del recupero dell'ortofrutta invenduta. Già l'inizio della emergenza aveva provocato cambiamenti nell'attività per noi incentrata da oltre tre anni nel mercato di Porta Palazzo. Già ci eravamo "allargati" a mercati diversi, via Porpora e corso Cincinnato. Poi il mercato di Porta Palazzo è stato chiuso e dal giorno successivo abbiamo esteso a sei giorni su sei l'intervento agli altri mercati e poco dopo "aperto" l'intervento anche al mercato di piazza Foroni.
Ma la svolta è venuta quando abbiamo deciso di accompagnare e aiutare il camion di Abdul e Younes ambulanti di Porta Palazzo che andavano e vanno al Caat a rifornirsi di ortofrutta sottocosto o in parte regalata per poi distribuirla  nella zona delle case popolari di via Maddalene.
Come descritto in altri articoli lì è poi emerso il problema di queste distribuzioni piu o meno autogestite, se siano da considerarsi ASSEMBRAMENTO.  Dopo che i vigili si sono scusati di aver multato i due collaboratori di Eco dalle Città, altre distribuzioni sono state organizzate dal giovane abitante Billi Suleimanovic che ha organizzato una sorta di comitato organizzatore. E poi  sia vigili che polizia che carabinieri sono passati nei giorni successivi considerando legittime le code ben distanziate che erano state formate. La linea generale del Comune di Torino ( ancora più rigido quello di Milano) è che non ci dovrebbero essere distribuzioni con la gente in coda ma che il cibo regalato lo si divida in pacchi e lo si porti a domicilio in base a liste di bisognosi. Questa linea generale fatta per il distanziamento sociale è una regola? Evidentemente no, se no vigili polizia e carabinieri avrebbero interrotto le file in via Maddalene.  Probabilmente si rendono conto che non si possono vietare le fila per una cassetta di cibo donato mentre sono autorizzate quelle per COMPRARE il cibo. Con questa frase non si vuole sostenere che il tentativo di spostare le distribuzioni sulla consegna a domicilio sia vano, anzi, ma forse non può essere l'unica modalità in una fase di bisogno crescente e difficilmente formalizzabile.
Andando con ordine, dopo aver iniziato a "seguire" il camion generoso e un po' corsaro dei due marocchini abbiamo chiesto e ottenuto dal direttore del Caat il diritto a entrare come Eco dalle Città nel grande vortice coi grossisti e abbiamo iniziato a recuperare in proprio, Contemporaneamente - attrraverso contatti della rete Aurora - maturava il rapporto col grossista Battaglio, adiacente. Poi abbiamo lasciato che il camion marocchino continuasse i suoi giri e abbiamo avviato la collaborazione con VIVI Balon interessata ad aiutare i propri aderenti rom, completamente a terra con lo stop alle attività di recupero e rivendita di materiali ed oggetti. Abbiamo proseguito con i furgoni di vivi Balon e poi anche con un camion di Consorzio Equo,riempiendo camion o furgoni con le donazioni dei grossisti del Caat e del mega grossista Battaglio.
Se non le avessero donate a noi sarebbero finite nei rifiuti, prima o poi. C' è un problema contingente: con la chiusura del mercato di Porta palazzo ci sono più eccedenze al Caat e da Battaglio perchè manca lo sbocco di minore qualità e prezzo. Ma c'è anche un solito solito problema generale:  ci sono sempre eccedenze  di frutta e verdura. Adesso si sta parlando del rischio che la frutta in molte regioni non venga raccolta, quella di stagione.In questi giorni i nostri attivisti distributori sul campo, Giulio Baroni operatore-capo più Luigi Crea prima e Kabir Bah poi,  talvolta hanno trovato difficoltà a "piazzare" la frutta e verdura pur trattandosi di regalo. Se poi si tratta di verdura che non si può cuocere, come l'insalata, ancora più difficoltà. I luoghi "serviti" o interpellati sono stati quasi tutti i nodi/snodi della rete di sedi associative o parrocchie presenti nella rete comunale, più altri nodi sboccianti come il Cecchi Point, più centro sociali parrocchie case occupate e da ultimo i campi rom ( che meritano un articolo a parte) di cui si sono occupati Salvatore Planeta e Cristina Grosso di Vivi Balon. Tutti quelli che si occupano di emergenza cibo stanno entrando nell'ottica di promuovere il consumo di frutta e verdura che oltretutto fanno  bene alla salute.
Quante persone hanno mangiato qualcosa di queste nostre 18 tonnellate, 18 mila chili?  In una città di 850 mila abitanti, a quanti arriva cibo gratis, almeno in parte?  A quante persone sarebbe giusto che arrivi?   Questi sono interrogativi di  politiche sociali.  La nostra esperienza, partita dal tema ecologista di non sprecare si è incrociata completamente con le politiche sociali.
Ma alle domande sulle politiche sociali si può dare una parziale risposta anche guardando al lato ecologico. Indipendentemente da cosa si risponde alla domanda " a chi è necessario e giusto fornire cibo gratis" , in una crisi sociale legata alla pandemia è ancora meno ammissibile che si sprechi cibo. Tutto il cibo che rischia di essere buttato andrebbe salvato e  regalato.
Per questo abbiamo avviato uno stretto dialogo col Caat di Torino Grugliasco e stiamo cominciando anche con Ortomercato a Milano.  Per questo però occorre anche capire se c'è ancora cibo da salvare - non solo da farsi regalare ma proprio da salvare - nei supermercati e negozi. (Prossimo capitolo)
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Tre anni di progetto #RePopp al mercato di Porta Palazzo a Torino

















Da una raccolta differenziata al mercato di Porta Palazzo sotto al 50% per arrivare sopra il 75%. E’ questo il primo importante risultato di tre anni di #RePopp, il progetto per la valorizzazione dell’organico, 
il recupero del cibo invenduto e l’educazione ambientale al mercato all’aperto più grande d’Europa. “Un dato straordinario contando la complessità e il numero di ambulanti presenti, circa 260” sottolinea Luigi Vendola dell’associazione Eco dalle Città che coordina il progetto #RePopp. “Un altro dato significativo riguarda il recupero delle eccedenze alimentari. Nel 2017 abbiamo recuperato quasi 56 tonnellate di cibo. Nel 2018 quasi 67. E ad oggi siamo già a 79 tonnellate nel 2019. Tanto cibo che viene redistribuito al momento. E pensiamo al valore economico, calcolando 50 centesimi al chilo, possiamo dire che abbiamo reimmesso in circolo 40 mila euro di frutta e verdura”. 
Mi sono fatto l’idea che questo sia un caso unico al mondo. Per tutte le ricerche che abbiamo compiuto fin ora, non mi pare che esista al Mondo in un mercato all’aperto un intervento che si svolge tutti i giorni, tutto l’anno, organizzato che redistribuisce sul posto la frutta e la verdura invendute e che sia anche un lavoro” sottolinea Paolo Hutter, presidente dell’associazione Eco dalle Città. “Questa non è un impegno che si basa sul volontario ma ora si svolge principalmente sul lavoro. E stiamo lavorando con un appoggio che si sta per concretizzare da parte del Comune di tipo materiale e sostanziale. Cercheremo – ha aggiunto Paolo Hutter – di portare questa esperienza unica al Mondo in sedi europee ed internazionali come la COP25 di Madrid e la Cumbre Social Alternativa in Cile”.
Quando capita che la Città va in giro in Europa, incontriamo altri partner e parliamo di ambiente, si dicono più o meno le stesse cose. Ma quando raccontiamo il progetto RePopp a Porta a Palazzo, ci guardano come se ‘fossimo scesi dalla Luna’ e ci dicono che vorrebbero fare anche loro questo progetto” ha sottolineato l’assessore all’Ambiente, Alberto Unia. “Il progetto è iniziato nel 2016 con l’assessore che mi ha preceduto, poi io l’ho portato avanti. E’ sempre stato fortemente voluto dall’Amministrazione. Noi ci crediamo tanto in questo progetto. Ci crediamo perché ha un valore sociale, morale ed ecologico incredibile. Penso che questo sia veramente il progetto con la P maiuscola. E’ molto complicato per una Città portarlo avanti, anche per motivi burocratici. Devo dire che ce la facciamo anche grazie all’impegno di Sentinelle dei Rifiuti, Ecomori e dei partner (Amiat, Novamont, Sea) dando un importante messaggio alla cittadinanza”.
Il Comune ha ben accettato questa iniziativa. Questo è un lavoro ed è per questo che ci siamo impegnati a sostenerlo fattivamente. Questo lavoro porta avanti una filosofia che dovrebbe essere di tutti. Per questo abbiamo invitato i protagonisti di RePopp a parlare più volte in Comune” ha evidenziato Federico Mensio, presidente della Commissione consiliare Ambiente del Comune di Torino. “Non si tratta solo di non sprecare. Si tratta di capire che stiamo facendo qualcosa di riduzione di qualcosa che neanche dovremmo buttare. E’ da incivili buttare il cibo oggi, più di quanto lo era anni fa. Un altro aspetto è l’opportunità per le persone che sono qua e che stanno lavorando per noi. Abbiamo anche ospitato in Commissione in passato alcuni richiedenti asilo che animavano il progetto, in un momento che le persone arrivate in Italia correvano il rischio di essere mandati via solo perché non avevano una firma su un foglio (oggi si è avviato l’inserimento lavorativo di alcuni dei rifugiati dell’Africa Occidentale che avevano iniziato l’esperienza Ecomori come volontari NdA)”. 
Sui mercati la raccolta differenziata a Torino c’è da tanti anni” ricorda Marco Rossi, Direttore Servizi Territoriali di Amiat. “Abbiamo iniziato a farla 15 anni fa. Ad un certo ci siamo resi conto che mentre tanti mercati avevano raggiunto percentuali interessanti intorno al 55-60%, a Porta Palazzo eravamo fermi al 30. Ci eravamo convinti che questo mercato fosse ‘un’altra cosa’ per una via della sua intrinseca complicazione, dimensione ed eterogeneità. Nel 2016 ci sono venuti a parlare di questa idea, proponendo il miglioramento della raccolta differenziata dell’organico insieme alla redistribuzione del cibo. All’inizio – racconta Rossi – ero perplesso. Ma vendendo l’entusiasmo di Eco dalle Città, dell’assessorato e dei suoi tecnici, ci siamo convinti. A tre anni di distanza possiamo dire che è stata una storia di successo. E i risultati danno ragione e non ho dubbi che in Europa venga considerata un’eccezione e una perla nel panorama delle iniziative di sostenibilità ambientale”. 
Alla presentazione dei risultati di tre anni di RePopp (che si è svolta sabato 16 novembre 2019 presso il Mercato Centrale) sono intervenuti Massimo Guglielmo e Enzo Tutone della Sea srl che opera a Porta Palazzo. “Una collaborazione proficua con il progetto RePopp” secondo i rappresentanti di Sea che hanno annunciato l’arrivo di nuovi compattatori completamente elettrici che “renderanno ancora più sostenibile” l’iniziativa. 
Infine, Flavia Vigoriti, Business Communication Specialist di Novamont, ha aggiunto: “L’entusiasmo di questo progetto è contagioso. Fin dall’inizio abbiamo creduto nel progetto. Vedere che dopo tre anni i numeri crescono e i risultati sia sociali che ambientali sono sempre migliori è un elemento che ci fa credere ancora di più in RePopp per supportarlo e sostenerlo in futuro. Continuate così perché Porta Palazzo può essere un modello per mostrare all’esterno che recuperare cibo, coinvolgendo persone in difficoltà, non è una follia ma può essere replicabile. Si può fare. Lo abbiamo dimostrato e lo state dimostrando” ha concluso Flavia Vigoriti.
fonte: https://www.quotidianopiemontese.it

Recuperare i libri per salvarli dal cassonetto


Salvare i libri abbandonati del Balôn dal cassonetto con il progetto ViviLibrôn. Lo scopo è quello di migliorare la sostenibilità e la raccolta differenziata del mercato di libero scambio del Balôn attraverso l’integrazione sociale. A salvare i libri ci sono gli Ecomori, un gruppo di ragazzi richiedenti asilo, che tutti i sabato dalle ore 15 recuperano i libri invenduti e abbandonati posizionandoli su di un banchetto, così da restituire nuova dignità spingendo nuovi e voraci lettori a impedire che tutti questi libri finiscano nel cassonetto.
Ma non finisce qui. A fine mercato, dopo una accurata cernita con l’aiuto dei frequentatori del mercato, i libri rimasti sul banchetto vengono posizionati in una libreria (anche questa usata) all’interno del Canale dei Molassi. Una libreria dove i libri sono gratis e accessibili a tutti come in una sorta di bookcrossing (altre librerie si trovano nella scuola Holden e nel giardino Jan Palach). Per tutti gli altri libri e volumi recuperati dagli Ecomori, invece, si aprono le porte della raccolta differenziata grazie alla Cooperativa Arcobaleno, dando così nuovo impulso anche alla differenziata della città.
Alle buone pratiche per salvare i libri dal cassonetto, Eco dalle Città ha dedicato diversi articoli intervistando anche Michele Cappetta, bibliotecario e responsabile della biblioteca Fronte del Borgo presso la Scuola Holden, che racconta la collaborazione con il progetto ViviLibrôn: “A seconda del periodo i libri che riceviamo attraverso Vivilibron si aggirano dai 50 ai 100 libri a settimana. Vista l’eterogeneità dei titoli vanno via molti più volumi di quelli che mi sarei mai aspettato, anche libri che non avrei reputato interessanti hanno una seconda vita. Un residuo di questi libri c’è sempre ma è bassissimo, intorno alle 10 unità ma nel giro di qualche settimana vengono presi anche quelli”. In un altro articolo, invece, Cecilia Cognigni (Responsabile Area Servizi al pubblico, Attività culturali, Qualità e Sviluppo della Biblioteca civica centrale di Torino) ha spiegato come la Biblioteca con le sue molteplici iniziative tratta il libro usato. Testi e volumi donati dai cittadini per i quali disfarsi dei libri non è solo un modo per far spazio in casa o in cantina.
fonte: http://tavolodelriuso.it