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18 tonnellate in 9 giorni. Recupero ortofrutta nell'emergenza : cosa abbiamo imparato e cosa ci chiediamo

La nuova iniziativa di Eco dalle Città nel recupero di cibo in fase di emergenza è stata vivacissima. Nuove acquisizioni e nuove domande. La sottile differenza tra donazione e recupero. La coda per le distribuzioni di cibo gratis. La sovrabbondanza di frutta e verdura. La difficoltà di stabilire chi ha diritto a cibo gratis e la necessità di minimizzare gli sprechi.































Diciotto tonnellate di ortofrutta recuperata e distribuita in nove giorni di intervento è un record per una piccola associazione come la nostra. Ma questo non è un pezzo scritto per autoringraziarci e raccontarci ma per cercare di contribuire a capire la evoluzione e la natura dei problemi. Queste 18 tonnellate sono state prelevate dal Caat ( mercato generale grossisti ortofrutta) e dalla grande azienda Battaglio di Torino. Donazioni o cibo salvato dal ciclo dei rifiuti? Questo è un primo problema. Spesso la distinzione è sottile.  In ogni caso tutta questa ortofrutta non è stata sottratta ad altri enti " benefattori e/o recuperatori" che hanno continuato o intensificato la loro attività, nè è stata sottratta al commercio. 
Andiamo con ordine, Sta terminando la seconda settimana della nuova avventura di Eco dalle Città  ( progetto Repopp/ Sentinelle dei Rifiuti/ Ecomori/ Food Pride  pagina Facebook Sentinelle dei Rifiuti gruppo fb Torino Salvacibo) nel campo del recupero dell'ortofrutta invenduta. Già l'inizio della emergenza aveva provocato cambiamenti nell'attività per noi incentrata da oltre tre anni nel mercato di Porta Palazzo. Già ci eravamo "allargati" a mercati diversi, via Porpora e corso Cincinnato. Poi il mercato di Porta Palazzo è stato chiuso e dal giorno successivo abbiamo esteso a sei giorni su sei l'intervento agli altri mercati e poco dopo "aperto" l'intervento anche al mercato di piazza Foroni.
Ma la svolta è venuta quando abbiamo deciso di accompagnare e aiutare il camion di Abdul e Younes ambulanti di Porta Palazzo che andavano e vanno al Caat a rifornirsi di ortofrutta sottocosto o in parte regalata per poi distribuirla  nella zona delle case popolari di via Maddalene.
Come descritto in altri articoli lì è poi emerso il problema di queste distribuzioni piu o meno autogestite, se siano da considerarsi ASSEMBRAMENTO.  Dopo che i vigili si sono scusati di aver multato i due collaboratori di Eco dalle Città, altre distribuzioni sono state organizzate dal giovane abitante Billi Suleimanovic che ha organizzato una sorta di comitato organizzatore. E poi  sia vigili che polizia che carabinieri sono passati nei giorni successivi considerando legittime le code ben distanziate che erano state formate. La linea generale del Comune di Torino ( ancora più rigido quello di Milano) è che non ci dovrebbero essere distribuzioni con la gente in coda ma che il cibo regalato lo si divida in pacchi e lo si porti a domicilio in base a liste di bisognosi. Questa linea generale fatta per il distanziamento sociale è una regola? Evidentemente no, se no vigili polizia e carabinieri avrebbero interrotto le file in via Maddalene.  Probabilmente si rendono conto che non si possono vietare le fila per una cassetta di cibo donato mentre sono autorizzate quelle per COMPRARE il cibo. Con questa frase non si vuole sostenere che il tentativo di spostare le distribuzioni sulla consegna a domicilio sia vano, anzi, ma forse non può essere l'unica modalità in una fase di bisogno crescente e difficilmente formalizzabile.
Andando con ordine, dopo aver iniziato a "seguire" il camion generoso e un po' corsaro dei due marocchini abbiamo chiesto e ottenuto dal direttore del Caat il diritto a entrare come Eco dalle Città nel grande vortice coi grossisti e abbiamo iniziato a recuperare in proprio, Contemporaneamente - attrraverso contatti della rete Aurora - maturava il rapporto col grossista Battaglio, adiacente. Poi abbiamo lasciato che il camion marocchino continuasse i suoi giri e abbiamo avviato la collaborazione con VIVI Balon interessata ad aiutare i propri aderenti rom, completamente a terra con lo stop alle attività di recupero e rivendita di materiali ed oggetti. Abbiamo proseguito con i furgoni di vivi Balon e poi anche con un camion di Consorzio Equo,riempiendo camion o furgoni con le donazioni dei grossisti del Caat e del mega grossista Battaglio.
Se non le avessero donate a noi sarebbero finite nei rifiuti, prima o poi. C' è un problema contingente: con la chiusura del mercato di Porta palazzo ci sono più eccedenze al Caat e da Battaglio perchè manca lo sbocco di minore qualità e prezzo. Ma c'è anche un solito solito problema generale:  ci sono sempre eccedenze  di frutta e verdura. Adesso si sta parlando del rischio che la frutta in molte regioni non venga raccolta, quella di stagione.In questi giorni i nostri attivisti distributori sul campo, Giulio Baroni operatore-capo più Luigi Crea prima e Kabir Bah poi,  talvolta hanno trovato difficoltà a "piazzare" la frutta e verdura pur trattandosi di regalo. Se poi si tratta di verdura che non si può cuocere, come l'insalata, ancora più difficoltà. I luoghi "serviti" o interpellati sono stati quasi tutti i nodi/snodi della rete di sedi associative o parrocchie presenti nella rete comunale, più altri nodi sboccianti come il Cecchi Point, più centro sociali parrocchie case occupate e da ultimo i campi rom ( che meritano un articolo a parte) di cui si sono occupati Salvatore Planeta e Cristina Grosso di Vivi Balon. Tutti quelli che si occupano di emergenza cibo stanno entrando nell'ottica di promuovere il consumo di frutta e verdura che oltretutto fanno  bene alla salute.
Quante persone hanno mangiato qualcosa di queste nostre 18 tonnellate, 18 mila chili?  In una città di 850 mila abitanti, a quanti arriva cibo gratis, almeno in parte?  A quante persone sarebbe giusto che arrivi?   Questi sono interrogativi di  politiche sociali.  La nostra esperienza, partita dal tema ecologista di non sprecare si è incrociata completamente con le politiche sociali.
Ma alle domande sulle politiche sociali si può dare una parziale risposta anche guardando al lato ecologico. Indipendentemente da cosa si risponde alla domanda " a chi è necessario e giusto fornire cibo gratis" , in una crisi sociale legata alla pandemia è ancora meno ammissibile che si sprechi cibo. Tutto il cibo che rischia di essere buttato andrebbe salvato e  regalato.
Per questo abbiamo avviato uno stretto dialogo col Caat di Torino Grugliasco e stiamo cominciando anche con Ortomercato a Milano.  Per questo però occorre anche capire se c'è ancora cibo da salvare - non solo da farsi regalare ma proprio da salvare - nei supermercati e negozi. (Prossimo capitolo)
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Dalla raccolta differenziata allo spreco alimentare. La sfida di RePopp

Il progetto compie tre anni: salvati 40 mila euro di frutta e verdura nel mercato all’aperto più grande d’Europa
















TORINO - Riduzione dei rifiuti, lotta allo spreco alimentare e infine integrazione sociale. Tutto questo è Repopp, progetto organico Porta Palazzo, che nasce nel 2016, inizialmente con l'obiettivo di promuovere la raccolta differenziata e poi recupero e ridistribuzione delle eccedenze alimentari. Progetto sperimentale che nasce nel novembre di tre anni fa in occasione della settimana europea per la riduzione dei rifiuti, come proposta di attività  di sensibilizzazione del territorio da parte dell'associazione Eco dalle città. Il progetto vede impegnati in prima linea l'assessorato all'ambiente del Comune di Torino, Amiant, società che gestisce i rifiuti e Novamont azienda di chimica verde specializzata in bioplastiche, che fornisce i sacchi compostabili appunto, per la separazione dei rifiuti. Sensibilizzazione ed educazione alla raccolta differenziata dell'organico, formazione civica e ambientale dei richiedenti asilo e animazione sui temi dello spreco alimentare. Ogni settimana dal lunedì al sabato le Sentinelle dei Rifiuti insieme ad Ecomori, gruppo di richiedenti asilo, recuperano prodotti ortofrutticoli che non possono essere più venduti presso i banchi degli ambulanti del mercato e poi lo ridistribuiscono a chi ha più bisogno.

Dopo il mercato i rifiuti dei prodotti venivano lasciati indiscriminatamente a terra, ricoprendo per intero, piazza della Repubblica, dove sorge il mercato di Porta Palazzo. Oggi grazie al progetto Repopp questo scenario è diminuito sensibilmente se non quasi scomparso. A solo un anno dall'avvio del progetto il Repopp poteva contare +130% di raccolta rifiuti organici; 60% di raccolta differenziata e 66 tonnellate di cibo recuperato e redistribuito ai bisognosi. A tre anni dalla creazione del progetto la raccolta differenziata sta raggiungendo il 75%. 56 tonnellate di cibo nel 2017, nel 2018 quasi 67 e oggi si raggiungono le 79 tonnellate. Anche l'analisi merceologica conferma un calo importante della quantità di rifiuto organico all'interno dell'indifferenziato avviata a incenerimento e un calo della quantità di differenziato all'interno dei rifiuti avviati a recupero. Oltre ai prodotti ortofrutticoli, da febbraio 2019 Repopp recupera anche il pane invenduto di alcune panettiere e panifici di zona. Rimanenze recuperate seguendo uno strategico giro serale che prevede il ritiro al momento della chiusura dei punti vendita. Si parla di 20 chili di pane al giorno per un totale di 300 chili a settimana.



Obiettivo iniziale: migliorare la raccolta differenziata che soprattutto nei mercati è un aspetto molto sottovalutato. La città di Torino vanta un'alta concentrazione di mercati all'aperto, ben 32 mercati rionali che ogni giorno producono una gran quantità di rifiuti, solo nel primo semestre del 2017 si sono toccate le 5 mila tonnellate di rifiuti, ovvero il 3,5% dei rifiuti prodotti dalla città. Grazie al sistema del banco a banco introdotto nel 2005 i mercati torinesi raggiungono il 77% della raccolta differenziata. Inizialmente il progetto a Porta Palazzo era nato per promuovere la raccolta differenziata dei rifiuti distribuendo sacchi biodegradabili e compostabili ai venditori in modo che non mischiassero i rifiuti organici con il resto. A fine giornata però erano molte le persone che finivano per frugare nei rifiuti con la speranza di trovare ancora cibo buono e da qui nasce l'idea di raccogliere e redistribuire il cibo. Il progetto Ecomori combina una nuova idea di economia circolare e integrazione. Mori, in dialetto piemontese, perché vede come partecipanti attivi per lo più richiedenti asilo. Così, oltre la raccolta differenziata si unisce la raccolta di frutta e verdura che gli ambulanti non vendono più. Il lavoro è organizzato in un modo ben preciso: si aiutano, prima di tutto, gli ambulanti togliendo i sacchi pieni di organico e in un secondo momento un richiedente asilo e una sentinella dei rifiuti recuperano frutta e verdura invenduta.
Tanti i progetti che colorano RePopp: dal picnic eco-sociale e compostabile, con un tema diverso ogni volta, fino alla gastronomia antispreco, un modo creativo e sostenibile per educare i cittadini alla riduzione dei rifiuti. Ogni settimana Repopp propone una ricetta antispreco: la chef Helen insieme a Ecomori e Sentinelle dei Rifiuti illustra sul banco di Porta Palazzo una ricetta antispreco, una diversa per ogni settimana. Un progetto nel progetto, un nuovo modo per sensibilizzare le persone a un consumo critico e responsabile; per riconoscere il vero scarto alimentare e trasformare il rifiuto in un ingrediente fondamentale per la propria cucina. Un progetto quello di RePoop che riceve il primo premio ad ottobre 2018: "Separare fa la differenza" come miglior progetto in termini di minimizzazione, recupero e incremento della raccolta differenziata, in modo particolare sul rifiuto organico nei mercati ortofrutticoli cittadini. Il premio si inserisce nell'ambito di Cresco Award-Città sostenibili che premia i migliori Comuni italiani in termini di sostenibilità. Inoltre il Comune di Torino vince la settima edizione del premio "Vivere a spreco zero 2019", promossa dalla campagna Spreco Zero di Last Minute Market insieme al Ministero dell'Ambiente e il progetto 60 Sei Zero dell'Università di Bologna; una progettualità antispreco che si è radicata grazie i vari progetti sostenute dal comune come Food Pride, Ecomori e RePoPP di Eco dalle Città.
Un modello di economia circolare che viene esportato in tutto il mondo. Un progetto dall'importante valore sociale, morale ed ecologico. Non è solo Roma Salva Cibo a ispirarsi al progetto torinese ma RePopp arriva anche in Spagna e in Sud America. Prima oltre oceano, in Cile, nella città di Santiago precisamente, durante la Cumbre Social por la Accion Climatica, un evento con incontri, laboratori, manifestazioni artistiche per parlare dei cambiamenti climatici con un'attenzione particolare ai problemi sociali e ambientali in Cile. Il 9 dicembre RePopp segue la COP25 che arriva a Madrid per disseminare le buone pratiche sul fronte del contrasto allo spreco di cibo, raccolta differenziata e integrazione.
fonte: https://www.redattoresociale.it

Tre anni di progetto #RePopp al mercato di Porta Palazzo a Torino

















Da una raccolta differenziata al mercato di Porta Palazzo sotto al 50% per arrivare sopra il 75%. E’ questo il primo importante risultato di tre anni di #RePopp, il progetto per la valorizzazione dell’organico, 
il recupero del cibo invenduto e l’educazione ambientale al mercato all’aperto più grande d’Europa. “Un dato straordinario contando la complessità e il numero di ambulanti presenti, circa 260” sottolinea Luigi Vendola dell’associazione Eco dalle Città che coordina il progetto #RePopp. “Un altro dato significativo riguarda il recupero delle eccedenze alimentari. Nel 2017 abbiamo recuperato quasi 56 tonnellate di cibo. Nel 2018 quasi 67. E ad oggi siamo già a 79 tonnellate nel 2019. Tanto cibo che viene redistribuito al momento. E pensiamo al valore economico, calcolando 50 centesimi al chilo, possiamo dire che abbiamo reimmesso in circolo 40 mila euro di frutta e verdura”. 
Mi sono fatto l’idea che questo sia un caso unico al mondo. Per tutte le ricerche che abbiamo compiuto fin ora, non mi pare che esista al Mondo in un mercato all’aperto un intervento che si svolge tutti i giorni, tutto l’anno, organizzato che redistribuisce sul posto la frutta e la verdura invendute e che sia anche un lavoro” sottolinea Paolo Hutter, presidente dell’associazione Eco dalle Città. “Questa non è un impegno che si basa sul volontario ma ora si svolge principalmente sul lavoro. E stiamo lavorando con un appoggio che si sta per concretizzare da parte del Comune di tipo materiale e sostanziale. Cercheremo – ha aggiunto Paolo Hutter – di portare questa esperienza unica al Mondo in sedi europee ed internazionali come la COP25 di Madrid e la Cumbre Social Alternativa in Cile”.
Quando capita che la Città va in giro in Europa, incontriamo altri partner e parliamo di ambiente, si dicono più o meno le stesse cose. Ma quando raccontiamo il progetto RePopp a Porta a Palazzo, ci guardano come se ‘fossimo scesi dalla Luna’ e ci dicono che vorrebbero fare anche loro questo progetto” ha sottolineato l’assessore all’Ambiente, Alberto Unia. “Il progetto è iniziato nel 2016 con l’assessore che mi ha preceduto, poi io l’ho portato avanti. E’ sempre stato fortemente voluto dall’Amministrazione. Noi ci crediamo tanto in questo progetto. Ci crediamo perché ha un valore sociale, morale ed ecologico incredibile. Penso che questo sia veramente il progetto con la P maiuscola. E’ molto complicato per una Città portarlo avanti, anche per motivi burocratici. Devo dire che ce la facciamo anche grazie all’impegno di Sentinelle dei Rifiuti, Ecomori e dei partner (Amiat, Novamont, Sea) dando un importante messaggio alla cittadinanza”.
Il Comune ha ben accettato questa iniziativa. Questo è un lavoro ed è per questo che ci siamo impegnati a sostenerlo fattivamente. Questo lavoro porta avanti una filosofia che dovrebbe essere di tutti. Per questo abbiamo invitato i protagonisti di RePopp a parlare più volte in Comune” ha evidenziato Federico Mensio, presidente della Commissione consiliare Ambiente del Comune di Torino. “Non si tratta solo di non sprecare. Si tratta di capire che stiamo facendo qualcosa di riduzione di qualcosa che neanche dovremmo buttare. E’ da incivili buttare il cibo oggi, più di quanto lo era anni fa. Un altro aspetto è l’opportunità per le persone che sono qua e che stanno lavorando per noi. Abbiamo anche ospitato in Commissione in passato alcuni richiedenti asilo che animavano il progetto, in un momento che le persone arrivate in Italia correvano il rischio di essere mandati via solo perché non avevano una firma su un foglio (oggi si è avviato l’inserimento lavorativo di alcuni dei rifugiati dell’Africa Occidentale che avevano iniziato l’esperienza Ecomori come volontari NdA)”. 
Sui mercati la raccolta differenziata a Torino c’è da tanti anni” ricorda Marco Rossi, Direttore Servizi Territoriali di Amiat. “Abbiamo iniziato a farla 15 anni fa. Ad un certo ci siamo resi conto che mentre tanti mercati avevano raggiunto percentuali interessanti intorno al 55-60%, a Porta Palazzo eravamo fermi al 30. Ci eravamo convinti che questo mercato fosse ‘un’altra cosa’ per una via della sua intrinseca complicazione, dimensione ed eterogeneità. Nel 2016 ci sono venuti a parlare di questa idea, proponendo il miglioramento della raccolta differenziata dell’organico insieme alla redistribuzione del cibo. All’inizio – racconta Rossi – ero perplesso. Ma vendendo l’entusiasmo di Eco dalle Città, dell’assessorato e dei suoi tecnici, ci siamo convinti. A tre anni di distanza possiamo dire che è stata una storia di successo. E i risultati danno ragione e non ho dubbi che in Europa venga considerata un’eccezione e una perla nel panorama delle iniziative di sostenibilità ambientale”. 
Alla presentazione dei risultati di tre anni di RePopp (che si è svolta sabato 16 novembre 2019 presso il Mercato Centrale) sono intervenuti Massimo Guglielmo e Enzo Tutone della Sea srl che opera a Porta Palazzo. “Una collaborazione proficua con il progetto RePopp” secondo i rappresentanti di Sea che hanno annunciato l’arrivo di nuovi compattatori completamente elettrici che “renderanno ancora più sostenibile” l’iniziativa. 
Infine, Flavia Vigoriti, Business Communication Specialist di Novamont, ha aggiunto: “L’entusiasmo di questo progetto è contagioso. Fin dall’inizio abbiamo creduto nel progetto. Vedere che dopo tre anni i numeri crescono e i risultati sia sociali che ambientali sono sempre migliori è un elemento che ci fa credere ancora di più in RePopp per supportarlo e sostenerlo in futuro. Continuate così perché Porta Palazzo può essere un modello per mostrare all’esterno che recuperare cibo, coinvolgendo persone in difficoltà, non è una follia ma può essere replicabile. Si può fare. Lo abbiamo dimostrato e lo state dimostrando” ha concluso Flavia Vigoriti.
fonte: https://www.quotidianopiemontese.it

Recuperare i libri per salvarli dal cassonetto


Salvare i libri abbandonati del Balôn dal cassonetto con il progetto ViviLibrôn. Lo scopo è quello di migliorare la sostenibilità e la raccolta differenziata del mercato di libero scambio del Balôn attraverso l’integrazione sociale. A salvare i libri ci sono gli Ecomori, un gruppo di ragazzi richiedenti asilo, che tutti i sabato dalle ore 15 recuperano i libri invenduti e abbandonati posizionandoli su di un banchetto, così da restituire nuova dignità spingendo nuovi e voraci lettori a impedire che tutti questi libri finiscano nel cassonetto.
Ma non finisce qui. A fine mercato, dopo una accurata cernita con l’aiuto dei frequentatori del mercato, i libri rimasti sul banchetto vengono posizionati in una libreria (anche questa usata) all’interno del Canale dei Molassi. Una libreria dove i libri sono gratis e accessibili a tutti come in una sorta di bookcrossing (altre librerie si trovano nella scuola Holden e nel giardino Jan Palach). Per tutti gli altri libri e volumi recuperati dagli Ecomori, invece, si aprono le porte della raccolta differenziata grazie alla Cooperativa Arcobaleno, dando così nuovo impulso anche alla differenziata della città.
Alle buone pratiche per salvare i libri dal cassonetto, Eco dalle Città ha dedicato diversi articoli intervistando anche Michele Cappetta, bibliotecario e responsabile della biblioteca Fronte del Borgo presso la Scuola Holden, che racconta la collaborazione con il progetto ViviLibrôn: “A seconda del periodo i libri che riceviamo attraverso Vivilibron si aggirano dai 50 ai 100 libri a settimana. Vista l’eterogeneità dei titoli vanno via molti più volumi di quelli che mi sarei mai aspettato, anche libri che non avrei reputato interessanti hanno una seconda vita. Un residuo di questi libri c’è sempre ma è bassissimo, intorno alle 10 unità ma nel giro di qualche settimana vengono presi anche quelli”. In un altro articolo, invece, Cecilia Cognigni (Responsabile Area Servizi al pubblico, Attività culturali, Qualità e Sviluppo della Biblioteca civica centrale di Torino) ha spiegato come la Biblioteca con le sue molteplici iniziative tratta il libro usato. Testi e volumi donati dai cittadini per i quali disfarsi dei libri non è solo un modo per far spazio in casa o in cantina.
fonte: http://tavolodelriuso.it