Per capire per tempo quando frutta e verdura si avvicinano alla fine della loro vita e ridurre lo spreco, i ricercatori del Massachusetts Institute of Technology di Boston propongono un nuovo sensore, che riesce a sfruttare un fenomeno naturale con un’elevatissima sensibilità. Il sistema si basa sull’emissione durante la maturazione di una sostanza gassosa chiamata etilene, i cui livelli salgono molto in condizioni di stress.
Come riferito su ACS Central Science, i chimici del MIT hanno capito che per rilevare il gas dovevano migliorare i nanotubi di carbonio messi a punto qualche anno prima, in grado di rilevare fino a 500 parti per miliardo di etilene (una quantità che, pur essendo molto bassa, non era giudicata ancora sufficiente per un’applicazione commerciale). I ricercatorei hanno provato vari accorgimenti, e alla fine hanno optato per un catalizzatore metallico, il palladio, che ossida l’etilene. Questa reazione chimica determina minime differenze di corrente elettrica nei nanotubi che possono essere poi rilevate: in questo modo la sensibilità è scesa a 15 parti per miliardo, una quantità davvero piccola.
Per testare l’attendibilità del sensore, i ricercatori hanno utilizzato due tipi di fiori, i garofani e i lisianthus viola. Il valore relativo alla produzione di etilene rilevata per cinque giorni è stato messo in relazione con la fioritura. Si è visto così che, nel caso del garofano, l’etilene viene rilasciato in grandi quantità nei primi due giorni, quando si verifica la fioritura e poi scende rapidamente. Nel caso del lisianthus il rilascio è molto più graduale, e accompagna una fioritura meno improvvisa, il valore infatti aumenta per quattro giorni, per poi diminuire.
Se il sensore fosse impiegato nelle fasi di stoccaggio e trasporto di frutta e verdura (e degli stessi fiori), chi pianifica le vendite e la distribuzione potrebbe intervenire in modo più razionale, evitando di immettere sul mercato prodotti che perderanno la freschezza a breve. Secondo le stime, questo tipo di spreco interessa, nei soli Stati Uniti, il 12% di frutta e verdura: un quantitativo che, rapportato alla quantità totale, è davvero enorme.
fonte: www.ilfattoalimentare.it
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