Visualizzazione post con etichetta #Supermercato. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta #Supermercato. Mostra tutti i post

Cos'è e come funziona il deposito cauzionale per i rifiuti








Entrerà in vigore dopo il decreto attuativo che dovrebbe essere emanato il 5 dicembre. Ma “per oleare tutti gli ingranaggi, mettere in moto la macchina organizzativa e prendere il via ci vorranno

Aldi sperimenta il packaging-free

Riso e pasta sfusi, in sacchetti di carta gratuiti, in fase di test presso un punto vendita in Inghilterra.


















La catena della grande distribuzione Aldi sta sperimentando nel punto vendita di Ulverston, in Inghilterra, la distribuzione di alimenti secchi sfusi - riso e pasta - con l'obiettivo di ridurre il consumo di imballaggi in plastica. L'obiettivo - afferma la catena in una nota - è di rimuovere dagli scaffali 21 milioni di packaging, equivalenti a 130 tonnellate di plastica.

Utilizzando un apposito erogatore (Refill station) e sacchetti di carta forniti gratuitamente nel punto vendita, il consumatore può scegliere tra diversi tipi di riso e pasta e acquistarli nel peso che desidera, come oggi avviene per i prodotti ortofrutticoli.

Aldi ha annunciato l'anno sorso di voler dimezzare i volumi di imballaggi in plastica entro il 2025, rimuovendo circa 74mila tonnellate di materiale. Tra gli obiettivi del piano anche l'utilizzo di imballaggi riciclabili, compostabili e riutilizzabili per i prodotti a proprio marchio entro il 2022 e di tutti quelli a scaffale entro il 2025.

fonte: www.polimerica.it



#RifiutiZeroUmbria - Sostienici nelle nostre iniziative, anche con un piccolo contributo su questo IBAN IT 44 Q 03599 01899 050188531897Grazie!

=> Seguici su Twitter - https://twitter.com/Cru_Rz
=> Seguici su Telegram - http://t.me/RifiutiZeroUmbria

Enter your email address:

Delivered by FeedBurner

Francia, entro il 2030 il 20% della superficie dei grandi supermercati dedicata a prodotti alla spina

Un nuova legge approvata dal parlamento francese, che dovrà comunque ripassare in Senato, impone ai supermercati oltre i 400 mq di dedicare un quinto del loro scaffali a prodotti alimentari senza imballaggi per consentire ai clienti di acquistare cibo usando contenitori riutilizzabili. Entusiasmo generale ma per alcuni ambientalisti comunque è una legge timida












Come ha reso noto con grande entusiasmo la ministra francese per la Transizione Ecologica, Barbara Pompili, venerdì 2 aprile il Parlamento transalpino ha votato a favore di una nuova norma che obbliga i supermercati di oltre 400 metri quadri a dedicare il 20% della loro superficie a prodotti alimentari senza imballaggio entro il 2030. Il disegno di legge fa parte di una serie di misure di resilienza ambientale e climatica e dovrà ancora essere discusso e approvato dal Senato il mese prossimo, prima di essere implementato.

La Loi Climat vuole rendere più facile ai clienti fare acquisti usando contenitori riutilizzabili, magari i propri portati da casa, rinunciando quasi definitivamente all’usa e getta. Se approvata, si applicherà a prodotti alimentari secchi, come pasta, cereali, fagioli e riso. Le piccole imprese e i negozi non alimentari non saranno soggetti alle nuove regole, così come le enoteche, i negozi di cosmetici, le profumerie. A questo proposito Zero Waste Europe parla di occasione persa perchè la norma di fatto escluderebbe il vetro, accettando le “argomentazioni fallaci” di alcuni deputati come quelle che “il vetro riutilizzato emetterebbe più gas serra a causa del suo peso” o che non sia necessario riutilizzarlo “poiché è già molto ben riciclato”.

Pompili ha affermato tuttavia che la legge è progettata per “non mettere in difficoltà le reti di distribuzione”, ma piuttosto per promuovere l’eliminazione graduale degli imballaggi usa e getta per combattere la crescente crisi dei rifiuti nel mondo, soprattutto di plastica. In Francia si consumano 1,2 milioni di tonnellate di imballaggi in plastica per uso domestico all’anno.

A partire dal 2023, la nuova legislazione richiederà inoltre ai produttori che i propri articoli abbiano dei componenti staccabili in modo che possono essere riparati per almeno cinque anni dopo essere stati venduti. Il disegno di legge è simile a un piano anti-usa e getta annunciato dalla Commissione europea nel marzo 2020, che costringerebbe i produttori a realizzare prodotti che durano più a lungo e possono essere facilmente sostituiti e ripristinati.

fonte: www.ecodallecitta.it


#RifiutiZeroUmbria - Sostienici nelle nostre iniziative, anche con un piccolo contributo su questo IBAN IT 44 Q 03599 01899 050188531897Grazie!

=> Seguici su Twitter - https://twitter.com/Cru_Rz
=> Seguici su Telegram - http://t.me/RifiutiZeroUmbria

Enter your email address:

Delivered by FeedBurner

Il riciclo del flessibile inizia al supermercato

Sainsbury's sperimenta in 63 punti vendita inglesi la raccolta di film e buste in polipropilene per alimenti.








La catena di supermercati britannica Sainsbury's ha avviato un progetto pilota per la raccolta nei propri punti vendita di imballaggi flessibili in polipropilene al fine di un successivo riciclo. In particolare, verranno raccolti - nei contenitori già presenti per i packaging in polietilene - film e buste per il confezionamento di insalata, alimenti surgelati, biscotti e altri prodotti da forno.

La sperimentazione è partita in 63 punti vendita Sainsbury's nel Nordest dell'Inghilterra, mentre l'avvio su scala nazionale - se il progetto pilota avrà successo - è previsto entro la fine dell'anno. Unito. É invece già attiva in 600 supermercati del Regno Unito la raccolta di film in polietilene e sacchetti per la spesa a fine vita.


L'iniziativa rientra nel piano Net Zero by 2040 che punta a dimezzare l'utilizzo di imballaggi in plastica entro il 2025 e raggiungere la neutralità climatica delle attività entro il 2040.

Gli imballaggi flessibili in polipropilene non vengono attualmente raccolti con la differenziata nella maggior parte dei Comuni inglesi, mentre l'immesso al consumo è stimato, nel paese, in 80.000 tonnellate annue (su 260.000 t/a di imballaggi in PP). I supermercati della catena britannica saranno così il principale punto di raccolta per questa tipologia di imballaggi.
Sainsbury's ha introdotto nel 2012 nei parcheggi di molti suoi supermercati cassonetti per la raccolta di bottiglie, vasi, vaschette e vassoi di plastica; dal 2019 ha avviato anche un progetto pilota di deposito su cauzione per il recupero di bottiglie per bevande.

fonte: www.polimerica.it



#RifiutiZeroUmbria - Sostienici nelle nostre iniziative, anche con un piccolo contributo su questo IBAN IT 44 Q 03599 01899 050188531897Grazie!

=> Seguici su Twitter - https://twitter.com/Cru_Rz
=> Seguici su Telegram - http://t.me/RifiutiZeroUmbria

Ecco come la Tari può aiutare la lotta al food waste

 

Cosa succederebbe se ai supermercati che si impegnano a contrastare lo spreco alimentare venissero garantite riduzioni sulla tariffa rifiuti? Se lo sono chiesti i ricercatori dell'Università della Tuscia, autori di una ricerca pubblicata nei giorni scorsi dalla rivista Waste Management. “In una città come Roma – dicono - si riuscirebbero a recuperare tra le mille e le duemila tonnellate di cibo all'anno da destinare al circuito della solidarietà”.


fonte: www.ricicla.tv


#RifiutiZeroUmbria - Sostienici nelle nostre iniziative, anche con un piccolo contributo su questo IBAN IT 44 Q 03599 01899 050188531897Grazie!

=> Seguici su Twitter - https://twitter.com/Cru_Rz
=> Seguici su Telegram - http://t.me/RifiutiZeroUmbria

Fase3: continua a crescere a Milano il fenomeno dei 'Supermercati di Condominio'

Il supermercato di condominio si conferma un servizio di utilità sociale anche nella fase 3, nei complessi dove è già installato, il graduale ritorno alla normalità sta facendo aumentare il consumo di prodotti "ready to eat", la fascia oraria preferita di utilizzo è 17.00-20.00, i prodotti più venduti: uova, verdura e frutta fresca, salmone affumicato.















Con la Fase 3 gli italiani hanno riacquistato molte delle loro libertà, ma alle comodità non si rinuncia e il fenomeno del "Supermercato di Condominio" prende sempre più piede: la startup italiana FrescoFrigo ha installato altri 11 frigoriferi intelligenti in 7 condomini di 3 cooperative milanesi. A partire da questa settimana gli oltre 2.000 residenti delle cooperative Uniabita, Abitare e Deltaecopolis troveranno a loro disposizione negli spazi comuni i frigoriferi intelligenti di FrescoFrigo, da cui rifornirsi di prodotti freschi a marchio Coop come: frutta, verdura, latte, uova, farina, pasta, sughi e piatti pronti, allo stesso prezzo dei punti vendita tradizionali.
I frigoriferi intelligenti rappresentano un vero e proprio retail – compatto, di prossimità e ben assortito – che permette ai condomini di acquistare generi alimentari sempre freschi senza dover uscire dal proprio complesso residenziale e il cui rifornimento sarà modulato in base ai consumi, per offrire agli utenti un'offerta personalizzata di spesa in base alle loro preferenze d'acquisto.
Nei sette stabili dove la popolazione condominiale è in prevalenza anziana i cooperatori hanno pensato di offrire supporto all'acquisto, mettendo a disposizione della portineria carte di credito prepagate, per rendere accessibile il servizio anche a chi ha poca dimestichezza con lo smartphone e con le app.I condomini possono visionare i prodotti dalla grande vetrina frontale, sbloccare e aprire il frigo tramite mobile app o carte prepagate, scegliere i prodotti di cui necessitano e concludere l'acquisto semplicemente chiudendo la porta del frigo. Sarà il sistema a rilevare l'operazione e addebitare al cliente il costo dei prodotti scelti, direttamente sulla carta.
I prodotti più acquistati sono nell'ordine: uova, verdura e frutta fresca, salmone affumicato, tortellini freschi, latte, snack, formaggio spalmabile e latte di soia. Inoltre, nelle ultime settimane con il cambio di stagione si sta registrando un incremento degli acquisti di frutta di stagione come fragole e ciliegie e cibi freschi come prosciutto crudo e mozzarelle. Infine, il graduale ritorno alla normalità si vede anche dal fatto che crescono le vendite di prodotti "Ready to eat" come per esempio piatti pronti e insalate.

fonte: www.greencity.it


#RifiutiZeroUmbria - #DONA IL #TUO 5 X 1000 A CRURZ - Cod.Fis. 94157660542

=> Seguici su Twitter - https://twitter.com/Cru_Rz 
=> Seguici su Telegram - http://t.me/RifiutiZeroUmbria 

Al supermercarto con il contenitore per alimenti portato da casa, a Modena si sperimenta

Al supermercarto con il contenitore per alimenti portato da casa, a Modena si sperimenta
Al supermercarto con il contenitore per alimenti portato da casa, a Modena si sperimenta
Sei punti vendita si attrezzano per dare la possibilità ai clienti di acquistare gli alimenti freschi nei loro contenitori, riducendo così il consumo dei monouso: "Ma il sistema italiano non aiuta"











Al supermercarto con il contenitore per alimenti portato da casa, a Modena si sperimenta
Come sarebbe se potessimo utilizzare i nostri contenitori portati da casa per comprare i prodotti venduti al supermercato ai banchi di gastronomia, panetteria, macelleria e pescheria? È quello che sta succedendo in otto punti vendita dislocati tra Bologna e la provincia di Modena - sei della catena Sigma, uno di Ecu e uno di Economy-  che ora permettono ai loro clienti di acquistare prodotti freschi con i propri contenitori riutilizzabili. 
È una delle vittorie della campagna "Porta la Sporta", progetto di educazione e sensibilizzazione ambientale dell'associazione Comuni Virtuosi, nato dieci anni fa per promuovere un percorso di abbandono dell'usa e getta. "Questa modalità di acquisto offre una risposta alla necessità sempre piu' forte di ridurre i rifiuti, che nel nostro paese stanno tornando a crescere- affermano i promotori della campagna- Il nostro messaggio è chiaro: sono i piccoli gesti quotidiani di tanti individui che possono fare la differenza, trasmettendo nuovi valori, modelli e stili di vita alternativi a quelli consumistici. Anche se paragonabile a una goccia nel mare, oggi si apre una discussione importante sulle procedure che garantiscono la sicurezza alimentare nel nostro paese. La circolare del ministero della salute che impedisce l'uso di sacchetti riutilizzabili nel settore ortofrutta è un esempio di come le norme per l'igiene vengano interpretate in modo restrittivo, al punto che si arriva a confondere il livello di igiene necessario in una sala operatoria con quello di un banco di un supermercato".
Nel frattempo, in altri paesi già da anni diverse catene di supermercati si erano mosse per ridurre il consumo di plastica monouso: è il caso di Marks and Spencer, Morrisons e Waitrose nel Regno Unito e di Carrefour in Spagna e in Francia. In Italia, per rispettare la normativa Haccp, i supermercati che hanno aderito all'iniziativa seguono alcune semplici procedure: il contenitore portato dal cliente deve essere in materiale trasparente, avere una forma e un coperchio tali da essere facilmente igienizzato, e deve essere consegnato perfettamente pulito e asciutto. L'addetto al banco si riserva il diritto di controllare, ed eventualmente rifiutare, i contenitori non ritenuti idonei, e in ogni contenitore puo' essere inserito un solo tipo di prodotto. 
"Il sistema italiano, costruito sull'utilizzo prevalente del monouso, rema contro qualsiasi iniziativa basata sul riuso- dichiarano gli organizzatori- Quando non sono le stesse legislazioni a complicare le cose, si mettono in mezzo altri fattori: l'eccessiva solerzia dei responsabili della sicurezza alimentare e il timore degli stessi esercenti nel prendersi la responsabilità, la mancanza di obblighi di legge per le aziende a investire nella riduzione del proprio impatto ambientale, e la mancanza di incentivi che premino le imprese che non solo riducono i rifiuti, ma che permettono anche ai propri clienti di farlo. Eppure questo è un cambiamento importante e necessario: è fondamentale che questa iniziativa si estenda anche nel resto del paese".

Potrebbe interessarti: https://www.modenatoday.it/economia/supermercati-modena-contenitore-alimenti-da-casa-2020.html?fbclid=IwAR1Pmef2TXt_zL9iT6vESFlsTnL0wxUn6uRmCbilun3HwS6hkkA2mosDgns
Seguici su Facebook: https://www.facebook.com/pages/ModenaToday/125552344190121
fonte: https://www.modenatoday.it

Niente incarti per salumi e formaggi, ora al Sigma si usa il contenitore portato da casa


CAMPOSANTO E CAVEZZO  –  Niente incarti per salumi e formaggi, ora al Sigma si usa il contenitore portato da casa. Per ridurre i consumi di plastica, al supermercato Sigma l’affettato può adesso essere messo nei contenitori riutilizzabili che i clienti portano da casa.

L’esperienza la si sta facendo nei negozi di Camposanto e di Cavezzo e sta riscontrando molti consensi. Al banco del fresco il prosciutto e i formaggi, la gastronomia e il pronto, ma anche la macelleria, non vengono più consegnati al cliente negli incarti usa e getta, ma in quelli riutilizzabili che vengono portati da casa.

“E’ un’iniziativa che è stata pensata già da tempo – spiegano dal supermercato di Caamposanto –  ora siamo stati in grado di realizzare per cercare di ridurre gli inutili sprechi di plastica ed imballi e per dare una mano all’ambiente e quindi seguire l’impronta ecologista che negli ultimi tempi sta prendendo coscienza un po’ in tutti.


I clienti possono venire da casa con i loro contenitori e quindi evitare i nostri imballaggi in plastica o carta. Questo ovviamente vale per i reparti gastronomia, macelleria e salumeria. È un piccolo gesto, ma da qua vogliamo partire e dare l’esempio sperando che anche altre insegne e catene ci possano imitare. Abbiamo iniziato venerdì, già alcune persone sono venute e tra l’altro abbiamo anche allestito una zona con varie vaschette riutilizzabili e di vario formato. Siamo contenti della risposta dei clienti”


fonte: https://www.sulpanaro.net

Plastica, troppo pochi gli eco-compattatori nei supermercati per recuperare bottiglie in cambio di sconti. Bene solo Unes e Coop



















Ridurre, riutilizzare e riciclare: sono questi i cardini di un uso più responsabile e sostenibile degli imballaggi. In Europa, però, solo un terzo della plastica prodotta viene riciclata. Tra le varie ragioni che si celano dietro a questi numeri, c’è anche una realtà poco piacevole: una parte di cittadini non fa la raccolta differenziata. Proprio per incentivare il recupero degli imballaggi di plastica, bottiglie in primis, stanno spuntando nei supermercati (e non solo)  compattatori che rilasciano buoni sconto in cambio di rifiuti. Abbiamo chiesto alle maggiori catene italiane se nei loro punti vendita si svolgono iniziative di questo tipo. Ecco le risposte che abbiamo ricevuto finora.
Tra i supermercati più impegnati in questo senso ci sono sicuramente quelli di Coop Italia, che spiega “Sono molte le azioni per la raccolta differenziata incentivata, in partnership con le società che gestiscono la raccolta locale dei rifiuti solidi urbani , i comuni, le associazioni del territorio”. Nei punti vendita della catena si possono conferire bottiglie in Pet, flaconi in Hdpe e lattine di alluminio, a seconda del progetto. Per il momento sono attivi sul territorio diverse realtà così dislocate.
  • 26 punti vendita nella cooperativa emiliana Coop Reno dove sono attive macchine ‘schiaccia bottiglie’
  • 6 supermercati Coop Liguria, dove sono attivi  i ‘Ricicla Point’
  • 2 compattatori  in punti vendita Coop Lombardia
  • 2 ‘alberi del riciclo’ nei supermercati Coop Alleanza a Formigine e Bari
  • 1 compattatore installato da Coop Amiatina
Esselunga nell’estate 2019 ha installato un eco-compattare per bottiglie in Pet nel supermercato del Lido di Camaiore, in collaborazione con Marevivo e il Comune. Ogni sei bottiglie raccolte, il macchinario eroga un buono sconto di 20 centesimi utilizzabile per la spesa nel punto vendita. “Nei primi due mesi di test – spiega Esselunga – sono stati effettuati 22.157 conferimenti pari a 132.942 bottiglie, che corrispondono a circa 3 mila kg di plastica recuperata

Sono 26 punti i vendita della cooperativa emiliana Coop Reno che hanno macchine ‘schiaccia bottiglie’

Ma il record spetta a Unes, che ha installato eco-compattatori di bottiglie in 65 supermercati del circuito U2, con un’iniziativa partita nel 2010. Ad ogni bottiglia inserita nella macchina, il consumatore riceve un centesimo di sconto sulla spesa. Secondo Unes  “nel 2018 il sistema ha permesso di recuperare più di 3.570.000 bottiglie pari a 75 tonnellate di plastica, con un risparmio di 119.884 kg di CO2. Per ogni punto vendita coinvolto, sono state quindi raccolte 1,25 tonnellate di plastica pari a circa 59.600 bottiglie”.
Pur non avendo installato macchinari che raccolgono la plastica in cambio di sconti, altre catene hanno avviato iniziative per favorire il recupero e il riciclo di imballaggi. Aldi ha lanciato ‘Io Riciclo!’, una campagna per informare i consumatori sullo  smaltimento degli imballaggi e conta, entro il 2020, di utilizzare imballaggi sempre meno impattanti. Inoltre “in tutti i punti vendita Aldi è possibile liberarsi degli imballaggi superflui, conferendoli direttamente nell’apposita area dopo aver fatto la spesa. Analogamente è possibile effettuare la consegna delle pile esaurite
fonte: www.ilfattoalimentare.it

Il supermercato dove la plastica è vietata

La novità a Ossana, in val di Sole. Due giovani agricoltori aprono un supermercato plastic-free con i prodotti della loro terra















Bisogna prendere l'insalata, metterla nel sacchetto di carta e pesarla. Si pesa e si porta via quello che effettivamente si mangia".
Comprare senza plastica si può: lo conferma Patrizia, che a Ossana, in Trentino, alterna le sue giornate tra l'orto della sua azienda agricola e il supermercato biologico dove rivende il raccolto.

Sugli scaffali, solo prodotti locali e certificati, proprio come i piccoli frutti di Giacomo, socio non ancora trentenne del supermercato: "Abbiamo deciso di trovare il lavoro che ci desse la possibilità di rimanere legati al nostro territorio".



Con loro, c'è Marina, più esperta ma non meno entusiasta: "Ho trovato la ricetta dell'aceto che si faceva in casa con le mele coltivate. Se uno va a cercare su internet le proprietà dell'aceto di mela selvatica e sono l'unica in Italia a farlo".

Il primo a crederci è stato il Comune, che ha indetto un bando ad hoc. "L'abbiamo fortemente voluto perché aprisse una strada verso il biologico, il sano, il consumo di energia minimo e la plastica assolutamente vietata".

E la risposta dei clienti è sorprendente: "Piace molto anche alle persone anziane eravamo un po' in dubbio che capissero questo sistema ma in realtà loro lo sanno già perché qua cinquant'anni fa si faceva così".


fonte: https://www.rainews.it/

Nude food, no agli imballaggi per tutelare l’ambiente

Una crescente attenzione dei consumatori verso un uso responsabile degli imballaggi e una generale moderazione dell’uso delle plastiche e degli altri materiali di imballo sta di fatto modificando i comportamenti e le proposte delle aziende produttrici e distributrici.

Prodotti imballati (Nude food, no agli imballaggi per tutelare l’ambiente)
Prodotti imballati

Se da un lato l’attenzione ambientalista rappresenta uno dei grandi temi etici generazionali su cui si imposta l’attenzione dell’opinione pubblica e dei nuovi consumatori, dall’altro c’è la necessità di una spinta verso una modificazione del paradigma con cui è stata percepita sino a tempi recenti la qualità del prodotto, che passava per una sua comunicazione ridondante, un involucro fortemente materico atto a proteggere oltremodo il prodotto, e lo snaturarsi del concetto di comfort food, che spinto a livelli estremi ha portato a generare aberrazioni quali frutti pelati e porzionati per poi essere riconfezionati in packaging plastici, negando in modo pedestre secoli di evoluzione e selezione che ha invece condotto a frutti perfetti, protetti dalle loro scorze e naturalmente porzionati, pronti ad un consumo sostenibile. 

Un caso emblematico è quello degli agrumi, facilmente pelabili anche a mani nude, già porzionati in spicchi pronti al consumo, fatto, questo, magnificamente descritto già da Bruno Munari nel 1963 nel suo libro “Good Design”.

Fortunatamente per tutti, a far argine a questa deriva di etichette e imballi ha pensato la cultura dominante del consumatore attuale, che in contrasto con la tendenza descritta percepisce sempre più la qualità quando questa si esprime in modo naturale, meno “lavorato” o “manipolato”, e quando il prodotto mette in mostra senza timore l’imperfezione dettata dalla sua qualità naturale.

Sulla scia di tale tendenza, rafforzata anche da un’attenzione normativa crescente, nel limitare i fattori inquinanti e l’indiscriminato uso delle plastiche e di altri materiali da imballo, vanno diffondendosi movimenti come il “Nude food”, che promuove la rimozione totale degli imballi dagli alimenti affinché questi possano essere distribuiti e acquistati, appunto, “nudi”. Prendono vita così, in modo sempre più frequente, supermercati che propongono la vendita di prodotti sfusi, diverse aziende reintroducono il “vuoto a rendere”, prassi commerciale ormai quasi totalmente estinta, che trova una nuova vita e dignità, apprezzata dal pubblico e virtuosa per l’ambiente, e non ultimo l’utilizzo di sistemi alternativi di etichettatura.

Poiché se, da una parte, l’eliminazione di ogni superfetazione, che vuole riportare il prodotto alla sua semplicità e nudità, può essere del tutto condivisibile e realizza un principio virtuoso oltre che per l’ambiente anche per l’economicità del prodotto, che diminuisce i costi che eccedono la sua produzione, come nel caso dei prodotti vegetali, dall’altra permangono le esigenze delle aziende produttrici (oltre che indicate dalla norma) di tracciabilità e comunicazione ai consumatori sia per ragioni sanitarie che commerciali e di marketing.

(Nude food, no agli imballaggi per tutelare l’ambiente)

Nude food

A tale scopo cresce l’applicazione di strumenti digitali che minimizzano le dimensioni e la complessità delle etichette, rimandando ad apposite app la possibilità di comunicare al consumatore molte più informazioni e in modo molto meno restrittivo, tutti i messaggi che l’azienda definisce utili, oltre agli inderogabili obblighi di legge, questo attraverso strumenti di realtà aumentata o di semplici Qr code.

Altro sistema che prende sempre maggior piede è l’utilizzo di laser per l’incisione di messaggi, note e loghi sul prodotto stesso, con il vantaggio di non aver alcun ulteriore materiale a contatto con l’alimento, il cui impiego oltre ad avere un costo dovrà essere costantemente verificato. Storicamente l’uso della tecnologia di marchiatura a caldo è sempre stato impiegato nelle aziende lattiero-casearie per la marchiatura della crosta dei formaggi o di alcuni salumi. Con l’impiego del laser però si ha un aumento più che sensibile della precisione del messaggio, che può quindi sostituire in toto un’etichetta cartacea sui prodotti la cui superficie consenta un’incisione visibile.

La richiesta di un consumo più responsabile offre quindi nuove aperture di mercato e la possibilità di sviluppo di nuove tecniche comunicative, un “mercato nel mercato”, terreno fertile per innovazioni e startup destinate a crescere rapidamente e imporsi in un sistema altrimenti stanco e saturo.


fonte: https://www.italiaatavola.net

La svolta green di Unes Supermercati

Il cambio di passo è avvenuto nel 2006 quando Mario Gasbarrino, oggi presidente e amministratore delegato, entra in azienda e riesce a risollevare il brand, sensibilizzando i consumatori a una spesa più consapevole e puntando sul risparmio in un’ottica di sostenibilità ambientale













Il cambio di passo è avvenuto nel 2006 quando Mario Gasbarrino, oggi presidente e amministratore delegato, entra in Unes Supermercati. Visionario e testardo, ma soprattutto attento, il manager aveva il compito di risollevare il brand. Per farlo decise di partire dal «basso» imparando dai clienti e da come sceglievano i prodotti sugli scaffali. «Ascoltare è importante, per questo vivo dentro i supermercati il 35% del mio tempo, osservo, metto a posto le corsie. Così si capisce se le cose funzionano o meno. Il nostro è un mestiere, non facciamo innovazione».
Da subito la parola d’ordine che Gasbarrino ha scelto per la sua mission è stata «risparmio»: sul tempo, sui costi e soprattutto sull’impatto sull’ambiente arrivando, oggi, a mettere al bando le stoviglie di plastica monouso dagli scaffali: mai più piatti, bicchieri e posate che inquinano. Nei punti vendita, Unes, prima che diventi obbligo di legge, anticipando anche l’ultima iniziativa di Federdistribuzione, sta sostituendo il Pet con alternative biodegradabili e compostabili. «Progetto Zero» vuole sensibilizzare i consumatori a una spesa più consapevole e prevede una serie di iniziative da mettere in campo nella catena di supermercati.




«Quando sono arrivato in azienda Unes stava perdendo vendite - spiega Gasbarrino -. Assistevamo a un cambiamento strutturale. Così abbiamo deciso di abbassare i nostri costi e quindi il prezzo dei prodotti. Il nostro mantra era “il risparmio”. Abbiamo semplificato anche la gestione degli scaffali evitando la ridondanza e offrendo un assortimento più leggibile ai clienti mentre ci rendevamo conto che stava aumentando la sensibilità per il pianeta che è uno e va salvaguardato».
Gasbarrino è partito dall’abolizione dei volantini promozionali: un costo in meno per l’azienda che si è ribaltato sui prezzi dei prodotti e sul consumo di carta: «Pur avendo un peso dell’1% delle quote di mercato - prosegue -, abbiamo risparmiato una superficie di 4.800 stadi di Sansiro. Poi, primi in Italia, abbiamo eliminato i sacchetti di plastica sostituendoli con quelli biodegradabili e con le borse riutilizzabili sulle quali abbiamo avviato una politica aziendale cambiando il disegno ogni anno e facendole diventare “oggetto di culto”».
Unes da tempo ha eliminati gli imballi in plastica delle confezioni d’acqua minerale a marchio privato, risparmiando ogni anno più di 480 camion di Pet da smaltire. E sono stati messi gli sportelli agli armadi frigoriferi per evitare la dispersione del freddo. «All’epoca compravamo le porte in Danimarca perché in Italia non esistevano - continua Gasbarrino -. L’anno scorso abbiamo lanciato Green Oasis, una gamma di detersivi ecologici, concentrati e in contenitori di plastica riciclata. Siamo stai primi a lanciare una campagna sui social. E’ importante educare il consumatore e spiegare che per un detersivo non è il costo al litro ma la concentrazione di prodotto che fa il prezzo vantaggioso. Il 90% detersivi è composto del 50% d’acqua. Se ce n’è di più, serve più prodotto e i lavaggi calano, se è concentrato ne serve meno. Per questo nelle nostre etichette segnaliamo il costo a lavaggio».




Salvaguardia ambientale e spesa consapevole fanno dunque la differenza, una battaglia che Unes ha intrapreso e che Gasbarrino combatte convinto: «Siamo a metà tra industria e consumatori - conclude -. Per molti altri aspetti non abbiamo ancora soluzioni tecniche che ci consentano di fare di più, per esempio sugli imballi di frutta e verdura. Facciamo però esperimenti e talvolta capiamo che il consumatore non è ancora pronto. Per esempio, i detersivi a spina li abbiamo già messi e tolti per tre volte, i tempi non sono ancora maturi. Le soluzioni devono essere comode e veloci. Stiamo parlando non di elementi competitivi ma di una filosofia che vale per tutti. Se qualche collega mi copia o se posso copiarlo io, ben venga un passo avanti sui temi della sostenibilità».

fonte: www.lastampa.it

Nasce la mappa per fare la spesa senza supermercato

Dopo il successo del suo libro “Vivere senza supermercato”, Elena Tioli lancia una nuova iniziativa per supportare la costruzione di un’economia sostenibile, basata su relazioni di fiducia tra produttori e consumatori e su scelte di acquisto responsabili. Si tratta di una mappa della Piccola Distribuzione Disorganizzata: chiunque può segnalare sulla mappa le realtà attive nel proprio territorio e contribuire alla crescita di una comunità nazionale impegnata nel diffondere la possibilità del consumo critico e solidale.


















C’era una volta una consumista ossessiva, insoddisfatta cronica, fumatrice, dipendente a tempo indeterminato. Sembra l’inizio di una favola, e invece è la realtà di Elena Tioli. Meno di un lustro fa, Elena ha detto basta e ha cambiato la sua vita, iniziando dal lavoro e dalla spesa. Dal 2015 non è più entrata in un supermercato e, col tempo, ha acquisito una nuova coscienza nelle sue scelte d’acquisto, guadagnandone in salute, tempo e relazioni.

Una favola il cui lieto fine sembrava dovesse essere la pubblicazione di “Vivere senza supermercato”, il libro nel quale condivide non soltanto le tappe del suo percorso personale, ma anche una grande quantità di informazioni e conoscenze pratiche, utili a chi potrebbe decidere di percorrere la sua strada, in direzione contraria a quella comune. E invece no. Perché la favola si arricchisce ora di un nuovo episodio.

Da qualche tempo, infatti, Elena ha pubblicato sul sito del suo libro una mappa della Piccola Distribuzione Disorganizzata  – come giocosamente la chiama lei – ossia una mappa delle realtà che, nel settore alimentare, operano fuori dalla Grande Distribuzione Organizzata e che rispondono a requisiti minimi di sostenibilità ecologica e sociale.

Nata più o meno come un omaggio a quelle attività che, a cominciare da quelle del suo quartiere a Roma, le avevano consentito di vivere senza supermercato all’inizio della sua avventura, la mappa si è poi allargata; prima all’intero Municipio del quale il suo quartiere fa parte, e poi all’intera città di Roma. È lei stessa a rivelare che: “Mai avrei pensato che una simile idea potesse piacere tanto e che moltissime persone fossero così felici di farne parte.” E così, entusiasmo dopo entusiasmo, la mappatura è continuata fino a spingersi un po’ dappertutto in Italia.

In questa mappa è presente “l’Italia dei piccoli produttori, dei negozi che vendono senza imballaggi, degli agricoltori che si prendono cura della terra, dei mercati a chilometro zero, delle aziende familiari e delle filiere corte, delle botteghe e dei negozi di quartiere, dei gruppi di acquisto solidale”, spiega lei stessa sul sito. “L’Italia che, quando mette mano al portafogli, si ferma per un attimo a chiedersi se quei soldi finiranno a una delle multinazionali che stanno divorando il pianeta o a chi il pianeta sta provando a salvarlo”.
WhatsApp Image 2019-04-07 at 12.24.49(2)
Come tutte le mappature nate su base volontaria, la mappa dell’Italia senza supermercato è tutt’altro che un lavoro compiuto ed esaustivo. Va invece considerato un work in progress, al quale chiunque può dare un contributo. Basta collegarsi al sito ed inserire una realtà di propria conoscenza che abbia almeno qualcuna di queste caratteristiche: filiera corta, chilometro zero, GAS-Gruppi di Acquisto Solidali, gli alveari, mercati contadini, artigiani, biologico (anche se non certificato), assenza o sostenibilità degli imballaggi (es. cassette, sfuso, buste in tela), produttori che rispettano la stagionalità.

Elena ci tiene a precisare che sulla mappa nessuno fa pubblicità a pagamento e che nessuno garantisce per nessuno: “Ci fidiamo di chi inserisce un’azienda, un gruppo, un negozio, perché pensiamo sia normale che ciascuno si assuma le proprie responsabilità e che sia bello costruire qualcosa di utile insieme”. Ciò non toglie che, qualora sulla mappa vengano inserite realtà non in linea con i principi sopra espressi, basterà segnalarle e verranno rimosse.

Insomma, un’iniziativa che ha lo scopo di fornire un nuovo strumento per creare una comunità nazionale sempre più grande, impegnata nel diffondere la possibilità del consumo critico e solidale, basata su relazioni di fiducia fra produttori responsabili e consumatori consapevoli. “Per favorire un’economia virtuosa, etica e sostenibile, in cui oltre al guadagno personale si pensa al bene comune”. E se poi, come nelle favole più belle, questa diventerà una mappa del tesoro per tanti altri, starà a voi raccontarcelo.

fonte: www.italiachecambia.org