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Quali sono le nazioni più pronte ad adattarsi ai cambiamenti climatici

Un studio sui cambiamenti climatici ha rivelato i primi cinque paesi che sopravvivrebbero al crollo della civiltà globale. In testa c’è la Nuova Zelanda.
Nel suo saggio intitolato “Collasso”, l’antropologo statunitense Jared Diamond si chiedeva se i turisti del futuro avrebbero ...
Nel Regno Unito uno dei più grandi impianti di accumulo elettrochimico d’Europa
Un sistema da 100 MW di potenza e 100 MWh di capacità avviato dalla cinese Sungrow. Fornirà servizi di rete e aiuterà a prevenire le interruzioni di corrente in Gran Bretagna.

Un sistema di accumulo elettrochimico con una potenza di 100 MW e una capacità di 100 MWh, destinato a fornire servizi per la regolazione della frequenza di rete e massimizzare l’uso delle energie rinnovabili in Gran Bretagna.
È questa la centrale che il produttore cinese di inverter e sistemi di stoccaggio Sungrow ha avviato a Minety, nel Regno Unito, in quello che si presenta come uno dei più grandi sistemi di stoccaggio di energia in Europa.
Il progetto è basato su due batterie da 50 MW sviluppate da Penso Power e finanziate dalle aziende statali cinesi China Huaneng Group e CNIC Corporation. La centrale, dotata inizialmente di un’unica batteria da 50 MW installata nel 2020, è stata completata da una seconda batteria aggiunta nel corso del 2021.
La centrale servirà ad evitare inconvenienti come quello verificatosi nel Regno Unito un paio di anni fa, quando un calo momentaneo della frequenza di rete provocò un’interruzione della distribuzione di corrente su larga scala. Sulla scia di questo incidente, le autorità britanniche hanno dato priorità alla costruzione di grandi impianti di stoccaggio per evitare che questo tipo di problemi si ripeta.
Anche allora, l’uso di alcuni grandi sistemi di stoccaggio già installati all’epoca, contribuì a prevenire un tracollo totale del sistema elettrico del paese.
La costruzione del grande impianto di stoccaggio di Minety è iniziata alla fine del 2019. Sungrow ha fornito sia soluzioni di batterie al nichel-manganese-cobalto (Nmc) che al litio-ferro-fosfato (Lep) con un alto livello di integrazione. Queste soluzioni hanno ridotto il fabbisogno di spazio, accorciato il tempo di messa in servizio e abbassato i costi del sistema del 5%, secondo l’azienda cinese.
Il nuovo sistema di stoccaggio soddisfa il più recente requisito britannico di regolazione della frequenza, il contenimento dinamico. Ciò significa che il sistema deve reagire alle istruzioni di potenza della rete entro un secondo. Solo circa il 30% dei grandi impianti di stoccaggio in Gran Bretagna è dotato di questa funzione, secondo una nota di Sungrow.
Frattanto, Shell Energy Europe Limited, la controllata per il gas e l’elettricità del gigante petrolifero anglo-olandese, ha siglato un power purchase agreement (PPA), cioè un accordo di acquisto di energia a lungo termine dalla centrale di Minety, i cui termini però non sono stati resi noti.
fonte: www.qualenergia.it
#RifiutiZeroUmbria - Sostienici nelle nostre iniziative, anche con un piccolo contributo su questo IBAN IT 44 Q 03599 01899 050188531897. Grazie!

Un sistema di accumulo elettrochimico con una potenza di 100 MW e una capacità di 100 MWh, destinato a fornire servizi per la regolazione della frequenza di rete e massimizzare l’uso delle energie rinnovabili in Gran Bretagna.
È questa la centrale che il produttore cinese di inverter e sistemi di stoccaggio Sungrow ha avviato a Minety, nel Regno Unito, in quello che si presenta come uno dei più grandi sistemi di stoccaggio di energia in Europa.
Il progetto è basato su due batterie da 50 MW sviluppate da Penso Power e finanziate dalle aziende statali cinesi China Huaneng Group e CNIC Corporation. La centrale, dotata inizialmente di un’unica batteria da 50 MW installata nel 2020, è stata completata da una seconda batteria aggiunta nel corso del 2021.
La centrale servirà ad evitare inconvenienti come quello verificatosi nel Regno Unito un paio di anni fa, quando un calo momentaneo della frequenza di rete provocò un’interruzione della distribuzione di corrente su larga scala. Sulla scia di questo incidente, le autorità britanniche hanno dato priorità alla costruzione di grandi impianti di stoccaggio per evitare che questo tipo di problemi si ripeta.
Anche allora, l’uso di alcuni grandi sistemi di stoccaggio già installati all’epoca, contribuì a prevenire un tracollo totale del sistema elettrico del paese.
La costruzione del grande impianto di stoccaggio di Minety è iniziata alla fine del 2019. Sungrow ha fornito sia soluzioni di batterie al nichel-manganese-cobalto (Nmc) che al litio-ferro-fosfato (Lep) con un alto livello di integrazione. Queste soluzioni hanno ridotto il fabbisogno di spazio, accorciato il tempo di messa in servizio e abbassato i costi del sistema del 5%, secondo l’azienda cinese.
Il nuovo sistema di stoccaggio soddisfa il più recente requisito britannico di regolazione della frequenza, il contenimento dinamico. Ciò significa che il sistema deve reagire alle istruzioni di potenza della rete entro un secondo. Solo circa il 30% dei grandi impianti di stoccaggio in Gran Bretagna è dotato di questa funzione, secondo una nota di Sungrow.
Frattanto, Shell Energy Europe Limited, la controllata per il gas e l’elettricità del gigante petrolifero anglo-olandese, ha siglato un power purchase agreement (PPA), cioè un accordo di acquisto di energia a lungo termine dalla centrale di Minety, i cui termini però non sono stati resi noti.
fonte: www.qualenergia.it
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Nel Regno Unito nascono i "mattoni solari"

Il gruppo di ricerca sull'energia solare dell'Università di Exter lancia un nuovo materiale edilizio in grado di produrre energia elettrica e regolare la temperatura degli ambienti interni.
Si tratta di un vero e proprio mattone di vetro, che al suo interno presenta delle celle fotovoltaiche per la produzione di energia elettrica. Questa nuova tecnologia è dotata di un dispositivo ottico in grado di aumentare la luce e migliorare l'efficienza del sistema di produzione.

Il dispositivo ha anche la funzione di regolare la luminosità e il carico di raffrescamento/riscaldamento interno dell'edificio. Ad esempio in una giornata molto calda la luce solare può essere ridotta al minimo evitando un eccessivo surriscaldamento. Invece, nel caso opposto, è possibile aumentare la luce sfruttando gli apporti solari, in modo da riscaldare gli ambienti interni e ottenere un maggior comfort termico nei mesi invernali.
Il potenziale di questi "mattoni solari" si può estendere anche a una serie di applicazioni differenti integrandoli alle strutture esterne, come le banchine delle stazioni ferroviarie o alle pensiline degli autobus.
Riferimenti
Solar bricks and smart glazing: could your next home be energy positive?
sul sito di The Guardian
fonte: www.nextville.it
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Nel Regno Unito un fondo per il riciclo del flessibile
Flexible Plastic Fund favorirà il recupero degli imballaggi flessibili e il riutilizzo del materiale rigenerato garantendo ai riciclatori un valore stabile.
Un milione di sterline: è questa la dote iniziale del nuovo fondo Flexible Plastic Fund, che ha l'obiettivo di favorire il riciclo di imballaggi flessibili nel Regno Unito, a cui hanno già aderito importanti player del settore alimentare quali Mars UK, Mondelez International, Nestlé, PepsiCo e Unilever.
Attraverso una collaborazione tra produttori, rivenditori e riciclatori di imballaggi flessibili, il Fondo intende migliorarne il recupero, ridurre l'inquinamento da plastica e fornire al materiale rigenerato un valore certo e stabile. Ciò, a sua volta, porterà ad un aumento dell'offerta di plastica riciclata consentendo all'industria di diventare più "circolare" e soddisfare così i requisiti ambientali e fiscali sugli imballaggi in plastica che verranno introdotti nel Regno Unito.
Il funzionamento dello schema prevede che i consumatori restituiscano gli imballaggi flessibili ai punti di raccolta presso gli esercizi commerciali, che li inviano ai riciclatori che aderiscono all'iniziativa.
Il Flexible Plastic Fund garantirà ai riciclatori un valore minimo di 100 sterline per tonnellata di materiale effettivamente riciclato (non raccolto o trattato), che varierà in funzione dell'applicazione finale, privilegiando quelle in closed-loop. Ciò dovrebbe incentivare la raccolta di qualità e un riciclo volto a garantire una seconda vita al materiale.
Nel 2019, gli imballaggi flessibili in plastica rappresentavano il 22% di tutti gli imballaggi immessi al consumo nel Regno Unito, ma solo il 6% è stato poi riciclato, a causa delle difficoltà di raccolta e selezione, nonché della struttura spesso multimateriale del packaging.
fonte: www.polimerica.it
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Il funzionamento dello schema prevede che i consumatori restituiscano gli imballaggi flessibili ai punti di raccolta presso gli esercizi commerciali, che li inviano ai riciclatori che aderiscono all'iniziativa.
Il Flexible Plastic Fund garantirà ai riciclatori un valore minimo di 100 sterline per tonnellata di materiale effettivamente riciclato (non raccolto o trattato), che varierà in funzione dell'applicazione finale, privilegiando quelle in closed-loop. Ciò dovrebbe incentivare la raccolta di qualità e un riciclo volto a garantire una seconda vita al materiale.
Nel 2019, gli imballaggi flessibili in plastica rappresentavano il 22% di tutti gli imballaggi immessi al consumo nel Regno Unito, ma solo il 6% è stato poi riciclato, a causa delle difficoltà di raccolta e selezione, nonché della struttura spesso multimateriale del packaging.
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Auto elettriche: nuova vettura depura l’aria dallo smog
Auto elettriche, nuova vettura depura l'aria dallo smog: è questo il progetto presentato da Heatherwick Studio, casa di design londinese.

L’universo delle auto elettriche aiuta l’ambiente non solo riducendo le emissioni di anidride carbonica, ma anche depurando l’aria dallo smog. È quanto conferma un nuovo progetto presentato nel Regno Unito, quello di una vettura elettrica capace di assorbire gli inquinanti presenti nell’aria circostanze.
In altre parole, più si guida il veicolo maggiore sarà il quantitativo d’aria depurato. Al momento, non è dato sapere quando la vettura sarà messa in vendita per gli utenti finali.
Auto elettriche, ora depurano anche l’aria
Il concept della nuova auto elettrica è stato sviluppato dalla casa di design londinese Heatherwick Studio, per IM Motors. Il veicolo è stato ribattezzato Airo ed è stato poi presentato nel corso dell’ultimo Salone dell’Auto di Shanghai, soltanto pochissimi giorni fa.
Dal design futuristico, con tanto di sportelli semoventi, la caratteristica fondamentale di questa auto è la presenza di speciali filtri pensati per depurare l’aria circostante al mezzo. Dei bocchettoni aspirano infatti l’aria ricca di smog, trattengono le particelle più dannose e rimandano all’esterno aria perfettamente depurata. Così ha spiegato Thomas Heatherwick, fondatore di Heatherwick Studio:
Airo non è semplicemente un’altra auto elettrica che non rilascia emissioni. Invece, grazie alla tecnologia dei filtri HEPA, va oltre e aspira gli inquinanti nell’aria e prodotti di altre vetture mentre la si guida su strada.
I filtri HEPA montati sull’auto elettrica Airo sono in grado di trattenere sia i PM10 che i PM2.5, nonché il diossido di azoto. In totale, il sistema di aspirazione è in grado di trattenere il 99.97% delle particelle contaminanti presenti nello smog, di dimensioni fino a 0.3 micron.
La vettura è ora solamente in fase di concept, ma l’intenzione è quella di avviare la produzione nei prossimi due anni. Si tratta di un progetto innovativo e amico dell’ambiente che, se adottato anche da altri produttori, potrebbe rendere più veloce l’abbattimento degli inquinanti e dello smog cittadino.
Fonte: CGTN

L’universo delle auto elettriche aiuta l’ambiente non solo riducendo le emissioni di anidride carbonica, ma anche depurando l’aria dallo smog. È quanto conferma un nuovo progetto presentato nel Regno Unito, quello di una vettura elettrica capace di assorbire gli inquinanti presenti nell’aria circostanze.
In altre parole, più si guida il veicolo maggiore sarà il quantitativo d’aria depurato. Al momento, non è dato sapere quando la vettura sarà messa in vendita per gli utenti finali.
Auto elettriche, ora depurano anche l’aria
Il concept della nuova auto elettrica è stato sviluppato dalla casa di design londinese Heatherwick Studio, per IM Motors. Il veicolo è stato ribattezzato Airo ed è stato poi presentato nel corso dell’ultimo Salone dell’Auto di Shanghai, soltanto pochissimi giorni fa.
Dal design futuristico, con tanto di sportelli semoventi, la caratteristica fondamentale di questa auto è la presenza di speciali filtri pensati per depurare l’aria circostante al mezzo. Dei bocchettoni aspirano infatti l’aria ricca di smog, trattengono le particelle più dannose e rimandano all’esterno aria perfettamente depurata. Così ha spiegato Thomas Heatherwick, fondatore di Heatherwick Studio:
Airo non è semplicemente un’altra auto elettrica che non rilascia emissioni. Invece, grazie alla tecnologia dei filtri HEPA, va oltre e aspira gli inquinanti nell’aria e prodotti di altre vetture mentre la si guida su strada.
I filtri HEPA montati sull’auto elettrica Airo sono in grado di trattenere sia i PM10 che i PM2.5, nonché il diossido di azoto. In totale, il sistema di aspirazione è in grado di trattenere il 99.97% delle particelle contaminanti presenti nello smog, di dimensioni fino a 0.3 micron.
La vettura è ora solamente in fase di concept, ma l’intenzione è quella di avviare la produzione nei prossimi due anni. Si tratta di un progetto innovativo e amico dell’ambiente che, se adottato anche da altri produttori, potrebbe rendere più veloce l’abbattimento degli inquinanti e dello smog cittadino.
Fonte: CGTN
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Il Regno Unito ricicla i metalli delle terre rare utilizzati nella produzione di veicoli elettrici
Un nuovo impianto di riciclaggio consentirà al Regno Unito di creare un'economia circolare attorno ai magneti e ai metalli rari necessari per i veicoli elettrici (EV) e la tecnologia rinnovabile.
L'UKRI ha assegnato all'Università di Birmingham 4,3 milioni di sterline per la realizzazione dell'impianto, che sarà situato a Tyseley Energy Park, una struttura di ricerca e sviluppo dedicata alla fornitura di innovazione energetica pulita.
L'impianto sarà in grado di riciclare materiali da una varietà di flussi di rifiuti contenenti magneti, inclusi veicoli elettrici, prodotti audio e unità disco rigido.
Questi magneti a terre rare sono una componente essenziale di migliaia di prodotti elettrici, dagli altoparlanti e dai dischi rigidi dei computer alle turbine eoliche e ai veicoli elettrici.
Negli ultimi anni il mercato di questi metalli rari è stato dominato dalla Cina, che dispone di grandi riserve di questi materiali.
Si spera che questo impianto di riciclaggio completerà la catena di approvvigionamento con sede nel Regno Unito per magneti sinterizzati e consentirà al Regno Unito di sviluppare un'economia circolare attorno a motori e magneti ad alte prestazioni che darebbero un contributo significativo agli obiettivi netti zero del Regno Unito sulle emissioni di carbonio .
Il professor Allan Walton, co-direttore del Birmingham Centre for Strategic Elements and Critical Materials, che guida il progetto, ha dichiarato: “Questa è un'enorme opportunità per il Regno Unito di diventare un leader mondiale nel riciclaggio dei magneti ad alte prestazioni.
'Con l'espansione del mercato dei veicoli elettrici, la nostra dipendenza da questi componenti aumenterà rapidamente. Stabilire una catena di approvvigionamento end-to-end garantirà non solo di poter sfruttare adeguatamente queste nuove tecnologie, ma garantirà anche un approvvigionamento locale di questi materiali riducendo al contempo in modo significativo il carico ambientale della produzione ".
Nelle notizie correlate, i ricercatori studiano i modi per fornire una fonte sostenibile dei magneti delle terre rare necessari per i veicoli elettrici e ibridi.
Il progetto RaRE (Riciclaggio delle terre rare per macchine elettriche) da 2,6 milioni di sterline, che sarà condotto dall'Università di Birmingham e Bentley Motors ed è stato finanziato dall'Office for Low Emission Vehicles (OLEV), esaminerà i modi per stabilire il prima catena di fornitura end-to-end di magneti in terre rare riciclate nel Regno Unito.
fonte: airqualitynews.com
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L'impianto sarà in grado di riciclare materiali da una varietà di flussi di rifiuti contenenti magneti, inclusi veicoli elettrici, prodotti audio e unità disco rigido.
Questi magneti a terre rare sono una componente essenziale di migliaia di prodotti elettrici, dagli altoparlanti e dai dischi rigidi dei computer alle turbine eoliche e ai veicoli elettrici.
Negli ultimi anni il mercato di questi metalli rari è stato dominato dalla Cina, che dispone di grandi riserve di questi materiali.
Si spera che questo impianto di riciclaggio completerà la catena di approvvigionamento con sede nel Regno Unito per magneti sinterizzati e consentirà al Regno Unito di sviluppare un'economia circolare attorno a motori e magneti ad alte prestazioni che darebbero un contributo significativo agli obiettivi netti zero del Regno Unito sulle emissioni di carbonio .
Il professor Allan Walton, co-direttore del Birmingham Centre for Strategic Elements and Critical Materials, che guida il progetto, ha dichiarato: “Questa è un'enorme opportunità per il Regno Unito di diventare un leader mondiale nel riciclaggio dei magneti ad alte prestazioni.
'Con l'espansione del mercato dei veicoli elettrici, la nostra dipendenza da questi componenti aumenterà rapidamente. Stabilire una catena di approvvigionamento end-to-end garantirà non solo di poter sfruttare adeguatamente queste nuove tecnologie, ma garantirà anche un approvvigionamento locale di questi materiali riducendo al contempo in modo significativo il carico ambientale della produzione ".
Nelle notizie correlate, i ricercatori studiano i modi per fornire una fonte sostenibile dei magneti delle terre rare necessari per i veicoli elettrici e ibridi.
Il progetto RaRE (Riciclaggio delle terre rare per macchine elettriche) da 2,6 milioni di sterline, che sarà condotto dall'Università di Birmingham e Bentley Motors ed è stato finanziato dall'Office for Low Emission Vehicles (OLEV), esaminerà i modi per stabilire il prima catena di fornitura end-to-end di magneti in terre rare riciclate nel Regno Unito.
fonte: airqualitynews.com
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Il riciclo del flessibile inizia al supermercato
Sainsbury's sperimenta in 63 punti vendita inglesi la raccolta di film e buste in polipropilene per alimenti.
La sperimentazione è partita in 63 punti vendita Sainsbury's nel Nordest dell'Inghilterra, mentre l'avvio su scala nazionale - se il progetto pilota avrà successo - è previsto entro la fine dell'anno. Unito. É invece già attiva in 600 supermercati del Regno Unito la raccolta di film in polietilene e sacchetti per la spesa a fine vita.

La sperimentazione è partita in 63 punti vendita Sainsbury's nel Nordest dell'Inghilterra, mentre l'avvio su scala nazionale - se il progetto pilota avrà successo - è previsto entro la fine dell'anno. Unito. É invece già attiva in 600 supermercati del Regno Unito la raccolta di film in polietilene e sacchetti per la spesa a fine vita.

L'iniziativa rientra nel piano Net Zero by 2040 che punta a dimezzare l'utilizzo di imballaggi in plastica entro il 2025 e raggiungere la neutralità climatica delle attività entro il 2040.
Gli imballaggi flessibili in polipropilene non vengono attualmente raccolti con la differenziata nella maggior parte dei Comuni inglesi, mentre l'immesso al consumo è stimato, nel paese, in 80.000 tonnellate annue (su 260.000 t/a di imballaggi in PP). I supermercati della catena britannica saranno così il principale punto di raccolta per questa tipologia di imballaggi.
Sainsbury's ha introdotto nel 2012 nei parcheggi di molti suoi supermercati cassonetti per la raccolta di bottiglie, vasi, vaschette e vassoi di plastica; dal 2019 ha avviato anche un progetto pilota di deposito su cauzione per il recupero di bottiglie per bevande.
fonte: www.polimerica.it
Gli imballaggi flessibili in polipropilene non vengono attualmente raccolti con la differenziata nella maggior parte dei Comuni inglesi, mentre l'immesso al consumo è stimato, nel paese, in 80.000 tonnellate annue (su 260.000 t/a di imballaggi in PP). I supermercati della catena britannica saranno così il principale punto di raccolta per questa tipologia di imballaggi.
Sainsbury's ha introdotto nel 2012 nei parcheggi di molti suoi supermercati cassonetti per la raccolta di bottiglie, vasi, vaschette e vassoi di plastica; dal 2019 ha avviato anche un progetto pilota di deposito su cauzione per il recupero di bottiglie per bevande.
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La batteria più grande d’Europa parlerà inglese
La società britannica InterGen ha ottenuto il via libera alla pianificazione di un impianto d’accumulo da 320 MW/640 MWh con la possibilità di espandere la capacità a ben 1,3 GWh
L’impianto avrà la capacità di alimentare fino a 300.000 abitazioni per due ore. Tuttavia, verrà utilizzato principalmente per sostenere e stabilizzare la rete elettrica. Il lavori di costruzione inizieranno probabilmente nel 2022, per entrare nella fase operativa nel 2024. Ad oggi, tuttavia, non sono stati forniti ulteriori dettagli tecnici o finanziari. “Siamo lieti di aver ottenuto il consenso da BEIS per il progetto Gateway”, ha dichiarato il CEO di InterGen, Jim Lightfoot. “La nostra missione è fornire le soluzioni elettriche flessibili su cui fare affidamento in un mondo a basse emissioni di carbonio e questo progetto è un’importante dichiarazione di intenti”.
La società sta anche portando avanti un secondo progetto di accumulo a batterie su larga scala a Spalding, Lincolnshire. Anche per questo ha ottenuto già le prime autorizzazioni e, a regime, dovrebbe vantare una potenza di 175 MW e una capacità di 350 MWh.
fonte: www.rinnovabili.it
L’impianto avrà la capacità di alimentare fino a 300.000 abitazioni per due ore. Tuttavia, verrà utilizzato principalmente per sostenere e stabilizzare la rete elettrica. Il lavori di costruzione inizieranno probabilmente nel 2022, per entrare nella fase operativa nel 2024. Ad oggi, tuttavia, non sono stati forniti ulteriori dettagli tecnici o finanziari. “Siamo lieti di aver ottenuto il consenso da BEIS per il progetto Gateway”, ha dichiarato il CEO di InterGen, Jim Lightfoot. “La nostra missione è fornire le soluzioni elettriche flessibili su cui fare affidamento in un mondo a basse emissioni di carbonio e questo progetto è un’importante dichiarazione di intenti”.
La società sta anche portando avanti un secondo progetto di accumulo a batterie su larga scala a Spalding, Lincolnshire. Anche per questo ha ottenuto già le prime autorizzazioni e, a regime, dovrebbe vantare una potenza di 175 MW e una capacità di 350 MWh.
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Plastica riciclata: da Bath, un nuovo metodo per il riciclo continuo
Gli attuali metodi di riciclaggio della plastica cambiano e riducono le proprietà del materiale. Dall’Università di Bath arriva un nuovo metodo per ricondurre le materie plastiche ai loro elementi chimici sostitutivi, mantenendo inalterata la qualità dei prodotti.
Un gruppo di ricercatori dell’Università di Bath (Regno Unito) ha sviluppato un modo per scomporre le materie plastiche a base vegetale nei loro elementi costitutivi, consentendo potenzialmente di riciclare ripetutamente i prodotti senza che questo comporti una perdita delle proprietà della plastica. Uno dei problemi della filiera del riciclo della plastica è che, con gli attuali metodi e strumenti, la plastica riciclata ha proprietà inferiori rispetto a quella originale. Ciò significa, ad esempio, che le bottiglie in plastica riciclata non possono essere trasformate continuamente in nuove bottiglie, e vengono utilizzate per produrre altri prodotti di qualità inferiore (tubature dell’acqua, panchine e coni di traffico).
I ricercatori britannici, però, hanno sviluppato un nuovo metodo per riciclare queste sostanze chimiche riconvertendo le materie plastiche nelle loro molecole costituenti, in modo che possano essere utilizzate per produrre del materiale con le stesse qualità dell’originale. Il metodo, i cui risultati sono stati pubblicati sulla rivista ChemSusChem, utilizza temperature più basse e catalizzatori più rispettosi dell’ambiente rispetto a quelli attualmente impiegati. La maggior parte della plastica, infatti, viene riciclata utilizzando metodi meccanici, in cui il materiale è ridotto in granuli che poi vengono fusi prima di essere modellati in qualcosa di nuovo. Il problema nasce proprio con la fusione della plastica, che cambia e riduce le proprietà e le qualità del materiale, limitando così la gamma di prodotti in cui può essere utilizzata la plastica riciclata.
Il metodo scoperto, invece, usa una tecnica di ‘riciclaggio chimico’ che riduce i polimeri plastici nei loro blocchi chimici originari. La sperimentazione è stata condotta sul PLA (acido polilattico), una plastica di origine vegetale, che non era ancora stata riciclata e che normalmente viene utilizzata negli imballaggi per alimenti, posate e bicchieri usa e getta. Il team ha anche iniziato a sperimentare un processo simile per il PET, che viene utilizzato principalmente per le bottiglie. Paul McKeown, ricercatore dell’Università di Bath, ha dichiarato che “il PLA viene sempre più utilizzato come alternativa sostenibile per le materie plastiche monouso. Sebbene sia biodegradabile in condizioni industriali, non si biodegrada con il compostaggio domestico e non è attualmente riciclato, quindi al momento finisce per contribuire alle tonnellate di rifiuti di plastica nelle discariche e negli oceani”.
Secondo i ricercatori, il problema dei rifiuti in plastica deve essere affrontato con un approccio combinato di riduzione, riutilizzo e riciclaggio. Il nuovo metodo di riciclaggio chimico potrebbe contribuire alla creazione di un’economia circolare che limiti l’uso dei combustibili fossili per la produzione della plastica e, di conseguenza, riduca il rilascio dei gas serra nell’atmosfera. Finora, la tecnologia è stata dimostrata solo su piccola scala, tuttavia i ricercatori stanno lavorando per ampliare il sistema e produrre maggiori quantità di plastica riciclata.
fonte: www.rinnovabili.it
UK: le stazioni di ricarica pubbliche per i veicoli elettrici superano il numero delle stazioni di rifornimento
Ad oggi nel Regno Unito le stazioni pubbliche per la ricarica di veicoli elettrici hanno superato di 1.000 unità le stazioni di rifornimento di carburante, raggiungendo un totale di 9.300 stazioni di ricarica per i veicoli elettrici rispetto alle 8.400 stazioni di servizio.
In meno di un secolo dall'inaugurazione della prima stazione di rifornimento di carburante britannica, a novembre 1919 ad Aldermaston nel Berkshire, il numero di aree di rifornimento di carburante ha raggiunto il massimo, per poi diminuire ed essere superato dalle stazioni di ricarica per i veicoli elettrici. Quasi l'80% delle stazioni di servizio del Regno Unito ha chiuso dal 1970, mentre il numero di stazioni di ricarica per veicoli elettrici è aumentato da un centinaio nel 2011 a più di 9.000 ad agosto 2019. Di queste stazioni, più di 1.600 offrono la ricarica rapida che consente la ricarica della batteria fino all'80% in meno di un'ora.
Transport for London ha installato più di 1.000 punti di ricarica per veicoli elettrici solo lo scorso anno e la fornitura di combustibile tradizionale nella capitale sta diventando sempre più scarsa. Il centro di Londra ha quasi la metà di stazioni di servizio per veicolo in meno rispetto alle Highlands scozzesi; ne rimangono solo quattro nella zona congestion-charge. Una delle più vecchie stazioni del Paese, la Bloomsbury Service Station, rimasta in attività dal 1926, ha chiuso nel 2008.
L'introduzione della nuova Ultra-Low Emission Zone (ULEZ) ad aprile 2019 ha portato a un numero maggiore di automobilisti londinesi in cerca di soluzioni a zero emissioni per esigenze di trasporto anche commerciali. La maggior parte dei proprietari di veicoli elettrici ricarica il proprio veicolo solo una volta tornati a casa ed è per questo che il governo del Regno Unito sta cercando di favorire ulteriormente l'adozione dei veicoli elettrici, con la proposta di installazione di punti di ricarica in tutte le nuove abitazioni.
Kalyana Sivagnanam, Managing Director, Nissan Motor (GB) Ltd. commenta: "Molti consumatori affermano che la loro prossima auto sarà elettrica. Il settore deve quindi poter rispondere alle loro esigenze, sia tramite il veicolo (autonomia, tecnologia a bordo), sia come questo interagisce con il mondo circostante (ricarica e praticità). Abbiamo superato le prime preoccupazioni relative ai veicoli elettrici, andando oltre la maggior parte delle abitudini di guida quotidiane dei clienti. La prossima sfida è avere un'infrastruttura di ricarica in grado di tenere il passo con il numero di veicoli elettrici su strada e che l'esperienza di ricarica sia piacevole e semplice come quella della guida elettrica".
fonte: www.greencity.it
Regno Unito, svolta green: primo Paese al mondo a proclamare emergenza climatica
Approvata dalla Camera dei comuni la mozione laburista. Obiettivo: livello zero di emissioni nocive prima del 2050, incremento delle fonti rinnovabili, progetti di economia verde e taglio dei rifiuti
Il Regno Unito proclama l’emergenza climatica, accelerando il cammino verso la propria svolta green: è, infatti, il primo Paese al mondo a farlo. La Camera dei Comuni britannica ha approvato la mozione presentata nei giorni scorsi in aula dal leader del Labour, Jeremy Corbyn e invocata dai movimenti ecologisti in una serie di manifestazioni di piazza. La sfida laburista al governo Tory si traduce in diversi obiettivi concreti: il raggiungimento del livello zero di emissioni nocive prima della data finora indicata del 2050, l’incremento delle fonti rinnovabili, ma anche progetti di economia verde e un taglio dei rifiuti.
LA MOZIONE LABURISTA – Presentando la mozione, Jeremy Corbyn aveva parlato di un “dovere storico”, sottolineando che non c’è più tempo da perdere: “Viviamo una crisi globale” ha detto, sottolineando come questa situazione sia legata ai cambiamentidel clima e sia stata generata anche dalle azioni dell’uomo. Un crisi, ha ribadito, che rischia di portarci “pericolosamente in una spirale fuori controllo, a meno di azioni rapide e marcate”. La principale è proprio quella di tagliare drasticamente le emissioni di CO2 già entro il 2030. Non si tratta di una data a caso: secondo il rapporto Global Warming presentato a fine 2018 dal Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico (Ipcc), se si dovesse continuare a emettere la stessa quantità di CO2, l’aumento di temperatura del pianeta supererà il grado e mezzo proprio nel 2030. Un disastro da evitare a tutti i costi perché a quel punto non si potrebbe più tornare indietro. Abbiamo meno di dodici anni.
IL DIBATTITO IN AULA E L’ACCUSA A TRUMP – Nel dibattito alla Camera, rispondendo a Corbyn, il ministro dell’Ambiente Michael Gove non ha appoggiato la mozione, pur riconoscendo l’esistenza di un’emergenza. “Può essere l’inizio di una serie di azioni” ha dichiarato Corbyn, commentando l’approvazione a una folla di ambientalisti. E guardando Oltreoceano: “Prendiamo l’impegno di lavorare con altri Paesi per allontanare la catastrofe climatica e per rendere chiaro a Donald Trump che non può ignorare gli accordi internazionali”. Ma il presidente degli Stati Uniti non è certo l’unico ostacolo da superare, se, come ha ricordato il Guardian, lo stesso candidato democratico alla presidenza degli Stati Uniti Beto O’Rouke, che ha sposato il Green new deal, in realtà ha a lungo appoggiato l’industria del carbone, votando due volte per revocare le restrizioni di lunga data sull’esportazione del petrolio e votando con i repubblicani, nei suoi sei anni come deputato al Congresso, più di quanto abbiano fatto i suoi colleghi dem, inclusi alcuni importanti voti su iniziative legate al clima.
IL SOSTEGNO ALL’INIZIATIVA – L’emergenza climatica è stata già proclamata dal Comune di Londra su proposta del sindaco laburista, Sadiq Khan, ma negli ultimi mesi sono complessivamente 59 i comuni del Regno Unito che si sono impegnati per tagliare le emissioni, da Edinburgo a Oxford, da Cambridge a Newcastle. Tant’è che l’emergenza climatica è stata annunciata anche dai governi locali di Galles e Scozia. Qui, la prima ministra Nicola Sturgeon, leader dello Scottish National Party, aveva parlato di ‘emergenza climatica’ già nei giorni scorsi. Durante un congresso del suo partito, infatti, la premier aveva annunciato che il governo avrebbe agito immediatamente di fronte a un input del comitato di esperti sul clima del Regno Unitorispetto all’urgenza di ridurre la produzione di CO2. Un cambio di rotta rispetto a quando gli stessi deputati Snp avevano votato contro la mozione dei Verdi scozzesi di dichiarare l’emergenza climatica. Un’opposizione che aveva spinto i militanti ecologisti di Extinction Rebellion a compiere tre incursioni al Parlamento scozzese. D’altronde in tutto il Regno Unito, il sostegno all’iniziativa di dichiarare l’emergenza climatica arriva anche dalla strada, come dimostra la partecipazione alle proteste ambientaliste di Londra di questi giorni, a cui hanno preso parte i gruppi ecologisti radicali come Greenpeace e, appunto, Extinction Rebellion e la sinistra giovanile britannica Momentum.
fonte: www.ilfattoquotidiano.it
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Regno Unito: l’eolico offshore produce più energia del nucleare
Il record arriva nella settimana in cui il Governo britannico ha firmato un accordo per aumentare a 30 GW entro il 2030 la capacità degli impianti offshore
La produzione di energia elettrica dell’eolico offshore nel Regno Unito ha superato quella delle centrali nucleari: il dato annunciato dalla compagnia di analisi e consulenza Aurora Energy Research si riferisce al periodo compreso tra l’8 e il 14 marzo, ma rappresenta comunque un record mai raggiunto nel Paese.
La produzione di energia elettrica dell’eolico offshore nel Regno Unito ha superato quella delle centrali nucleari: il dato annunciato dalla compagnia di analisi e consulenza Aurora Energy Research si riferisce al periodo compreso tra l’8 e il 14 marzo, ma rappresenta comunque un record mai raggiunto nel Paese.
Le rinnovabili volano in UK, letteralmente: grazie al clima particolarmente ventoso delle ultime settimane, il comparto eolico ha garantito il 35,6% dell’intera produzione di elettricità nel Regno Unito di cui il 21,4% proveniente dagli impianti offshore. Nello stesso periodo, la seconda fonte di produzione elettrica è stato il gas naturale (31,2%), seguito dal nucleare (21,3%), le biomasse (6,7%), il carbone (2,6%), l’idroelettrico (1,8%) e altre fonti (0,8%).
Il record arriva casualmente proprio nella settimana in cui il Governo inglese ha firmato un accordo con le compagnie energetiche per aumentare la capacità degli impianti eolici offshore dagli attuali 7,9 GW a 30 GW entro il 2030. Un piano che dovrebbe creare anche 27 mila nuovi posti di lavoro specializzati.
A febbraio, il parco eolico più grande al mondo, l’Hornsea One, 75 miglia a largo della costa dello Yorkshire è entrato in funzione e ha cominciato a produrre energia: si stima che da solo, quest’impianto sarà in grado di soddisfare il bisogno energetico di 1 milione di case britanniche, ponendo il Regno Unito come uno dei leader europei nel settore dell’eolico.
“Grazie a una settimana particolarmente ventosa, il vento ha superato ogni altra fonte di energia – ha spiegato Emma Pinchbeck, vicedirettrice generale di RenewableUK – È un’ulteriore prova che il vento gioca un ruolo centrale nel rifornire di energia la Gran Bretagna nei periodi freddi dell’anno. Il nostro moderno mix energetico sta cambiando: con l’energia eolica a basso costo che sta diventando la spina dorsale del nostro sistema di energia pulita”.
fonte: www.rinnovabili.it
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