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Eolico galleggiante: in Corea maxi-progetto da 6 GW
Entro il 2030, nel tratto di mare davanti a Ulsan (Corea del Sud) verrà realizzato il più grande parco eolico offshore del mondo su fondamenta galleggianti, della potenza di ben 6 GW.
L'annuncio è stato dato lo scorso 6 maggio dal presidente sudcoreano Moon Jae-in, che ha rivelato come il progetto richiederà complessivamente quasi 27 miliardi di euro e potrà creare circa 210mila posti di lavoro. Una volta completato, con i suoi 6 GW l'impianto potrà generare l'equivalente della fornitura di energia elettrica di 5,76 milioni di famiglie coreane.
Secondo il Governo di Seul, il mare antistante Ulsan rappresenta un sito ideale per l'eolico galleggiante, grazie non solo alla profondità delle acque e alla forte ventosità media (oltre 8 m/s), ma anche all'ampia disponibilità di reti di trasmissione e distribuzione collegate alle centrali elettriche presenti sulla terraferma.
Il nuovo maxi-progetto consentirebbe di ridurre di 9,3 milioni di tonnellate le emissioni di anidride carbonica del settore energetico e contribuirebbe — da solo — a raggiungere il 50% del target nazionale per l'eolico offshore al 2030 (12 GW).
Interessante, inoltre, l'accenno da parte del presidente Moon Jae-in alla possibilità di utilizzare parte dell'elettricità generata per la produzione di idrogeno verde; le stime parlano di 84mila tonnellate annue di idrogeno verde, prodotte impiegando il 20% dell'energia elettrica prodotta dalle turbine.
fonte: www.nextville.it
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L’eolico galleggiante, una scelta obbligata per l’Italia
Il notevole contributo che dovrà dare l'eolico al mix elettrico del nostro paese non potrà venire da impianti su terraferma. Le macchine flottanti a oltre 20 km dalla costa sono la soluzione. Ne parliamo con l'ing. Alex Sorokin.
Ingegner Sorokin, perché la generazione elettrica da eolico in Italia, soprattutto in una prospettiva del 100% rinnovabili, non potrà essere soddisfatta dai soli impianti a terra?
Siamo a ridosso di una rivisitazione del Piano energia e clima nazionale per gli obiettivi al 2030, target che saranno poi determinanti per definire gli scenari di medio-lungo periodo e di decarbonizzazione del sistema elettrico italiano.
Una delle questioni presenti e future più delicate riguarda la difficoltà di trovare gli spazi per realizzare gli impianti in grado di generare così tanta elettricità da rinnovabili in grado di soddisfare gradualmente l’intero fabbisogno del paese. In particolare, il problema è fortemente connesso con l’importante contributo che dovrà necessariamente dare l’eolico. Dove collocare allora così tante e grandi turbine sul nostro territorio?
Riprendiamo questo tema con il consulente ed esperto energetico Alex Sorokin, dopo averne già parlato con lui quasi un anno fa (QualEnergia.it).

Se arrotondiamo per comodità le cifre, la richiesta di energia elettrica in Italia ammonta a circa 300 TWh l’anno. In un futuro scenario al 100% rinnovabile, circa 100 TWh di questi potranno essere prodotti da fonti rinnovabili programmabili, quali idroelettrico, geotermia e l’insieme delle energie “bio”, tutte però limitate da vincoli territoriali per cui non molto incrementabili. Altri 100 TWh potranno essere prodotti dal solare. I rimanenti 100 TWh dovranno essere prodotti dall’eolico. Ma per ottenere questo livello di produzione eolica, se realizzata tutta sulla terraferma, occorre disporre di un parco eolico di 50 GW, ovvero cinque volte la capacità eolica installata oggi in Italia. È difficile immaginare di poter quintuplicare la potenza eolica italiana, che peraltro è concentrata in gran parte, ovviamente, nelle zone di maggiore ventosità, soprattutto sulle isole e nell’appennino apulo-campano.
Se pensiamo allora all’eolico in mare, quale tecnologia vede come più favorevole e fattibile per l’offshore?
L’Italia è una penisola circondata da immensi spazi di mare che, inoltre, offrono maggiore ventosità rispetto alla terraferma. Quindi perché non sfruttare il mare installando turbine offshore? Purtroppo, questa idea si scontra con un vincolo tecnico: la tecnologia dell’eolico offshore è stata sviluppata in Danimarca, Germania e Gran Bretagna si adatta ai loro mari, con fondali particolarmente bassi, circa 20-50 metri di profondità. Escluso l’Adriatico settentrionale, con venti scarsi, i nostri mari sono invece profondi anche 3000 metri. In Italia è impossibile realizzare parchi eolici offshore appoggiati sul fondale a distanze oltre i 20 km dalla costa, come avviene nel nord Europa, in modo da non provocare proteste e non inficiare il settore turistico. Pertanto, per l’Italia la scelta dell’eolico offshore galleggiante o flottante è obbligata.
La IEA ha fornito interessanti scenari per l’eolico offshore nel suo complesso, ma da noi quali sono i tempi per una possibile realizzazione per questi impianti flottanti?
Attraverso un programma di 10 anni si potrebbero realizzare in mare circa 30.000 MW di parchi eolici. Diciamo circa 3000 turbine galleggianti da 10 MW ciascuna da posizionare in mare aperto a distanze dalla costa che vanno dai 20 ai 40 km; macchine che sarebbero pressoché invisibili da terra.
E per quanto concerne la maturità della tecnologia flottante per l’eolico?
Un primo prototipo posizionato nel 2009 da Statoil al largo della costa norvegese è stato un pieno successo. L’energia prodotta ha superato ogni aspettativa. L’impianto ha affrontato bene tempeste con onde alte 19 metri e venti da 145 km/h. Un passo successivo è stato in Scozia. Si tratta di un primo parco eolico industriale funzionante dal 2017, composto da 5 turbine da 6 MW per un totale 30 MW, che si è dimostrato anche qui un totale successo. I costi di queste prime realizzazioni sono ancora alti, ma con l’avvio di una filiera industriale standardizzata e con una produzione in serie è plausibile prevedere che scenderanno a livelli competitivi.
Un primo sviluppo di queste installazioni in Italia potrebbe essere fatto a largo delle coste della Sardegna. Quali aspetti tecnici-anemometrici vanno considerati e quale potenziale è possibile stimare per la regione?
Sardegna e Sicilia saranno certamente protagoniste in questo nuovo scenario di eolico offshore. I fondali adatti intorno alla Sardegna, a oltre 20 km dalla costa, ammontano a circa 5.000 kmq, per cui, sfruttandone anche soltanto una piccola parte, la Sardegna potrebbe ospitare oltre 1000 turbine per un totale di 10.000 MW di potenza installata. In questo modo l’isola potrebbe produrre dal vento il triplo dell’attuale proprio fabbisogno elettrico (oggi 9 TWh, ndr), che sarebbe poi pari al 10% del fabbisogno nazionale, con la possibilità di esportare questa elettricità verso il continente. La forza lavoro in Sardegna necessaria per la realizzazione, manutenzione e logistica di questo scenario è valutabile in circa 10.000 posti di lavoro.
fonte: www.quelenergia.it
Il parco eolico offshore più grande al mondo ha iniziato a produrre energia
La prima delle 102 turbine eoliche è entrata in funzione e fornisce energia elettrica alla rete. Una volta completato nel 2020 l'East Anglia One sarà il parco eolico più grande al mondo.
È come posare la prima pietra di quella che sarà la nostra casa. È questa la sensazione che devono aver provato i tecnici dopo aver collegato alla rete nazionale inglese la prima turbina eolica dell’East Anglia One, entrata in funzione la settimana scorsa. Si tratta della prima di 102 turbine eoliche che, una volta completato il progetto nel 2020, comporanno quello che viene considerato come il parco eolico offshore più grande al mondo. Con una capacità installata di 714 megawatt (MW), si stima sarà in grado di alimentare 630mila famiglie inglesi, quasi come tutta la popolazione di Glasgow.
Una delle piattaforme che ospiteranno le turbine eoliche © Vannord
A renderlo noto è Iberdrola, società spagnola che ha investito circa 2,8 miliardi di euro sul progetto. La prima turbina è stata così collegata alla rete elettrica britannica, e farà parte dell’impianto che sorge nel Mare del Nord, a circa 50 chilometri dalla costa della contea di Suffolk, nel Regno Unito, e che dovrebbe essere completato entro il prossimo anno.
I numeri del parco eolico offshore East Anglia One
“Collegare la prima turbina eolica alla rete è una pietra miliare, il culmine di un lavoro incredibilmente duro da parte di tutti, dai fornitori locali ai dipendenti di aziende nazionali e internazionali”, ha detto Charlie Jordan, project manager di East Anglia One. “Una volta pienamente operativo, East Anglia One produrrà l’energia rinnovabile di cui il Regno Unito ha bisogno, fornendo al contempo posti di lavoro e opportunità stabili per le persone e le imprese locali”.
L’impianto è in costruzione nel Mare del Nord, a circa 50 chilometri dalla costa della contea di Suffolk © Siemens
Un impianto di questo tipo infatti, oltre a fornire energia rinnovabile e favorire la transizione energetica del paese, ha creato migliaia di posti di lavoro: sono circa 1.300 le persone che stanno lavorando al progetto, provenienti da diversi paesi come Spagna, Regno Unito, Paesi Bassi, Emirati Arabi Uniti. Ha inoltre dato un’ulteriore spinta al settore dell’eolico spagnolo, impiegando società locali come Navantia, Windar e Siemens-Gamesa.
Il parco eolico offshore East Anglia One sorgerà su un’area di 300 chilometri quadrati. Le 102 turbine eoliche costruite da Siemens e preassemblate e trasportate via mare una volta montate avranno un diametro pari all’apertura alare di un Airbus A380, circa 80 metri. L’impianto una volta operativo concorrerà così ad accrescere la quota di rinnovabili in Europa.
fonte: www.lifegate.it
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Regno Unito: l’eolico offshore produce più energia del nucleare
Il record arriva nella settimana in cui il Governo britannico ha firmato un accordo per aumentare a 30 GW entro il 2030 la capacità degli impianti offshore
La produzione di energia elettrica dell’eolico offshore nel Regno Unito ha superato quella delle centrali nucleari: il dato annunciato dalla compagnia di analisi e consulenza Aurora Energy Research si riferisce al periodo compreso tra l’8 e il 14 marzo, ma rappresenta comunque un record mai raggiunto nel Paese.
La produzione di energia elettrica dell’eolico offshore nel Regno Unito ha superato quella delle centrali nucleari: il dato annunciato dalla compagnia di analisi e consulenza Aurora Energy Research si riferisce al periodo compreso tra l’8 e il 14 marzo, ma rappresenta comunque un record mai raggiunto nel Paese.
Le rinnovabili volano in UK, letteralmente: grazie al clima particolarmente ventoso delle ultime settimane, il comparto eolico ha garantito il 35,6% dell’intera produzione di elettricità nel Regno Unito di cui il 21,4% proveniente dagli impianti offshore. Nello stesso periodo, la seconda fonte di produzione elettrica è stato il gas naturale (31,2%), seguito dal nucleare (21,3%), le biomasse (6,7%), il carbone (2,6%), l’idroelettrico (1,8%) e altre fonti (0,8%).
Il record arriva casualmente proprio nella settimana in cui il Governo inglese ha firmato un accordo con le compagnie energetiche per aumentare la capacità degli impianti eolici offshore dagli attuali 7,9 GW a 30 GW entro il 2030. Un piano che dovrebbe creare anche 27 mila nuovi posti di lavoro specializzati.
A febbraio, il parco eolico più grande al mondo, l’Hornsea One, 75 miglia a largo della costa dello Yorkshire è entrato in funzione e ha cominciato a produrre energia: si stima che da solo, quest’impianto sarà in grado di soddisfare il bisogno energetico di 1 milione di case britanniche, ponendo il Regno Unito come uno dei leader europei nel settore dell’eolico.
“Grazie a una settimana particolarmente ventosa, il vento ha superato ogni altra fonte di energia – ha spiegato Emma Pinchbeck, vicedirettrice generale di RenewableUK – È un’ulteriore prova che il vento gioca un ruolo centrale nel rifornire di energia la Gran Bretagna nei periodi freddi dell’anno. Il nostro moderno mix energetico sta cambiando: con l’energia eolica a basso costo che sta diventando la spina dorsale del nostro sistema di energia pulita”.
fonte: www.rinnovabili.it
Per centrare gli obiettivi dell’Accordo di Parigi, triplichiamo l’eolico offshore
Se si installassimo 230 GW di eolico offshore nel mare del Nord entro il
2045 potremmo raggiungere gli obiettivi della Cop 21 di Parigi.
L'analisi di Ecofys e Navigant.
In Europa si potrebbero rispettare gli obiettivi dell’Accordo di Parigi con un aumento dell’eolico offshore nel mare del Nord. Secondo uno studio realizzato da Ecofys insieme a Navigant se l’eolico offshore triplicasse, l’obiettivo concordato alla conferenza di Parigi sui cambiamenti climatici sarebbe a portata di mano. Un’idea anche per la Cop 23 che si svolgerà a Bonn, in Germania, nel prossimo novembre e dove si parlerà anche di come concretizzare gli accordi di Cop21.
Il gruppo di lavoro ha messo in evidenza che nel Mare del Nord c’è una miniera di energia pulita, l’unica in grado di permettere all’Europa di raggiungere in meno di 30 anni gli obiettivi di Parigi senza spendere l’impossibile e massimizzando i benefici per l’ambiente.
Il team ha calcolato che il 55 per cento dell’energia complessiva richiesta in questi dieci Paesi, nel 2045, potrebbe essere fornita utilizzando impianti eolici, solari, idroelettrici etc. a terra. Ne segue che, per raggiungere il 100 per cento di energia rinnovabile, manca all’appello un 45 per cento – circa 230 gigawatt – che nello studio diventa il target a cui i Paesi che si affacciano sul Mare del Nord devono puntare per raggiungere gli obiettivi dell’accordo di Parigi.
fonte: www.lifegate.it
In Europa si potrebbero rispettare gli obiettivi dell’Accordo di Parigi con un aumento dell’eolico offshore nel mare del Nord. Secondo uno studio realizzato da Ecofys insieme a Navigant se l’eolico offshore triplicasse, l’obiettivo concordato alla conferenza di Parigi sui cambiamenti climatici sarebbe a portata di mano. Un’idea anche per la Cop 23 che si svolgerà a Bonn, in Germania, nel prossimo novembre e dove si parlerà anche di come concretizzare gli accordi di Cop21.
Il mare del Nord, una miniera di energia pulita
Un team congiunto di esperti di Ecofys – agenzia internazionale che lavora nell’ambito della consulenza in tema di energia e clima con sede nei Paesi Bassi – e di Navigant – agenzia internazionale con base a Chicago che, ha esteso i servizi offerti anche al tema dell’energia acquistando Ecofys – ha esaminato le risorse che in tema di energia rinnovabile l’Europa ha a disposizione per riuscire ad arrivare entro il 2045 a produrre solo energia pulita e contribuire così a mitigare il riscaldamento globale.Il gruppo di lavoro ha messo in evidenza che nel Mare del Nord c’è una miniera di energia pulita, l’unica in grado di permettere all’Europa di raggiungere in meno di 30 anni gli obiettivi di Parigi senza spendere l’impossibile e massimizzando i benefici per l’ambiente.
230 GW di eolico offshore per arrivare al 100 per cento di energia pulita
Gli esperti hanno preso in considerazione per lo studio dieci Paesi che si affacciano sul Mare del Nord: Francia, Belgio, Paesi Bassi, Lussemburgo, Germania, Danimarca, Svezia, Norvegia, Irlanda e Regno Unito. Delimitato il campo di studio, i consulenti hanno stimato quanto potrebbe essere la richiesta di energia nel 2045, ipotizzando di chiudere tutti gli impianti di produzione elettrica che utilizzano combustibili fossili e di mandare in pensionamento anticipato anche le centrali nucleari più vecchie e puntando solo su quelle che utilizzano tecnologia più nuova, attualmente in fase di costruzione.Il team ha calcolato che il 55 per cento dell’energia complessiva richiesta in questi dieci Paesi, nel 2045, potrebbe essere fornita utilizzando impianti eolici, solari, idroelettrici etc. a terra. Ne segue che, per raggiungere il 100 per cento di energia rinnovabile, manca all’appello un 45 per cento – circa 230 gigawatt – che nello studio diventa il target a cui i Paesi che si affacciano sul Mare del Nord devono puntare per raggiungere gli obiettivi dell’accordo di Parigi.
In Danimarca l’eolico offshore è considerata un’attrazione turistica. ©Danish Wind Industry Association
Una crescita a velocità tripla
Oggi nei Paesi che si affacciano sul Mare del Nord esistono solo 13 gigawatt di impianti eolici installati: una cifra ben distante dai 230 indicati come obiettivo dallo studio. Per arrivare al traguardo, gli esperti hanno calcolato che il tasso di installazione di eolico offshore dovrà triplicare dagli attuali 3 gigawatt all’anno ai circa 10 entro il 2030. Una crescita impensabile se ogni Paese penserà di “fare da sé” ma che potrà essere alla portata se riusciranno a cooperare insieme. Cosa per altro non impossibile visto che, già dal 2009, in questa regione è stato avviato un progetto di collaborazione – il North Seas Countries’ Offshore Grid Initiative (Nscogi) – che ha permesso non solo di abbassare i costi dell’energia eolica offshore grazie a una tecnologia sempre più innovativa ma anche di creare posti di lavoro. Una collaborazione tra Paesi che si è rilevata vincente e che, proprio in virtù dei benefici raggiunti, si è rinnovata nel 2016 e ora probabilmente potrebbe alzarsi ulteriormente di livello nel caso di un eventuale sviluppo dell’eolico.La collaborazione tra Paesi per far crescere l’energia pulita
La collaborazione tra i Paesi del Mare del Nord per la crescita dell’eolico offshore dovrà tener conto anche del particolare habitat naturale e delle attività economiche e non che gravitano attorno a questo prezioso ecosistema. Il Mare del Nord è infatti un luogo molto importante per la pesca e il turismo ma vi sono anche zone militari strategiche per l’Europa senza dimenticare la presenza di infrastrutture per l’estrazione di petrolio e gas ancora di vitale importanza per l’economia della regione. Sebbene vi sia uno spazio sufficiente anche per sviluppare la capacità di eolico offshore indicato dallo studio di Ecofys e Navigant, la collaborazione tra i diversi Paesi dovrà riuscire a trovare una mediazione costruttiva tra le diverse esigenze che insistono sull’area, non ultima quella legata all’ecosistema marino. Lo studio pone infatti l’attenzione anche a come sostenere la biodiversità marina attraverso la creazione di nuove aree protette per la fauna selvatica e corridoi migratori estesi. Tutto ciò richiede una visione condivisa a lungo termine e una strategia di pianificazione territoriale congiunta.fonte: www.lifegate.it
Beleolico, il primo parco eolico off-shore del Mediterraneo
Sarà installato nei pressi del porto di Taranto e
entrerà in funzione nell'autunno del 2018. Un progetto ambizioso che
prevede l'installazione di dieci turbine, ciascuna con una potenza di 3
MW.
Non
solo, dunque, il primo parco eolico in mare del Mediterraneo ma anche
il primo per l'Italia. Il progetto, già in fase di costruzione, sarà
realizzato da Belenergia tramite la controllata Beleolico srl e prevede
l'installazione di 10 turbine, con un'altezza mozzo di 100 metri. Le turbine saranno localizzate in due gruppi:
il primo gruppo di 4 sarà installato lungo le banchine del porto di
Taranto, mentre le altre 6 saranno distribuite alla fine del molo.
Con una potenza di 30 MWe, si prevede che il parco produrrà 80 GWh all'anno, tanta energia quanta ne occorerebbe per alimentare i consumi annui di 9.000 abitazioni, consentendo di evitare l'emissione di 40.000 tonnellate di C02 ogni anno. I costi di costruzione, invece, sono stimati in circa 63 milioni di euro.
Il progetto si è
aggiudicato tutto il contigente di potenza incentivabile previsto dal Dm
23 giugno 2016 per l'eolico off-shore e messo all'asta dal GSE
nell'agosto del 2016. Unico progetto in gara, Beleolico si è aggiudicato gli unici 30 MW disponibili con un ribasso sulla base d'asta del 2%: avrà una remunerazione di 161,6 euro/MWh, contro i 165 da cui partiva l'asta.
Belenergia prevede la messa in servizio del parco nell'autunno del 2018.
Riferimenti• Dm Sviluppo economico 23 giugno 2016 - Disciplina degli incentivi all'energia prodotta da fonti rinnovabili diverse dal fotovoltaico
in Nextville (Osservatorio di normativa energetica)
• Incentivi FER 2016 (Dm 23 giugno 2016)
in Nextville (Incentivi e bandi)
• Beleolico
dal sito di Belenergia
fonte: http://www.nextville.it
Eolico offshore UK più conveniente del nucleare
Il Regno Unito ha scelto di recente di tornare a puntare sul nucleare per soddisfare parte del proprio fabbisogno energetico, ma un’alternativa ancor più valida (e pulita) potrebbe essere quella rappresentata dal vento, in particolare dall’eolico offshore. Lo dimostra una ricerca condotta da RenewableUK, secondo cui gli impianti di questo tipo possono arrivare a garantire prezzi più bassi rispetto alle 92,50 sterline/MWh della fissione.
Ciò nonostante la bolletta per gli utenti finali è aumentata, complice soprattutto un rincaro del carbone. Una quota di quanto versato è destinato proprio a finanziare la realizzazione di nuovi impianti basati sulle fonti rinnovabili, che al momento generano circa il 25% dell’energia totale consumata nel Regno Unito. Queste le parole di Hugh McNeal, Chief Executive di RenewableUK, riportate sulle pagine del Guardian:
Non credo ci siano dubbi sull’impegno di ogni partito, ad eccezione di UKIP, per quanto riguarda l’eolico offshore. Penso possa garantire un futuro incredibilmente roseo.
Come sottolineato anche da McNeal giocheranno un ruolo importante in questo panorama le decisioni della politica britannica, che di recente ha siglato un accordo con EDF Energy per la produzione nella centrale nucleare Hinkley Point C di Somerset (nel sud dell’Inghilterra).
fonte: http://www.greenstyle.it
Eolico Danimarca
In Danimarca il parco eolico più economico del mondo alimenterà 600 mila abitazioni
In Danimarca arriva il parco eolico più economico del mondo, pensato per fornire energia pulita a 600 mila famiglie grazie all’energia ricavata dal vento.
La società svedese Vattenfall ha presentato un’offerta da 49,9 euro per megawatt-ora per sviluppare il Danish Kriegers Flak, un parco eolico offshore da 600 megawatt nel mar Baltico a circa 15 chilometri dall’isola danese di Mon.
Pensate che il costo medio per l’energia proveniente dall’eolico offshore è di 126 dollari per megawatt-ora.
Il nuovo parco eolico dovrebbe entrare in funzione entro il 2022 e rifornire di energia pulita il 23% delle famiglie olandesi.
La Danimarca è una pioniera nel settore dell’eolico, dato che ha
installato le prime turbine negli anni Settanta. Con il nuovo progetto
si mette in gioco per raggiungere l’obiettivo di ricavare dalle rinnovabili il 50% della propria energia entro il 2020.
La Danimarca vuole abbandonare
completamente le fonti fossili entro il 2050. L’idea è di continuare ad
accrescere nel frattempo la produzione di energia da fonti rinnovabili. Vattenfall ha investito più di 1 miliardo di euro per il nuovo progetto del parco eolico danese.
Il nuovo parco eolico verrà costruito
su una superficie pari a 132 chilometri quadrati in un’area del mar
Baltico che diventerà la patria della prima Supergrid del mondo, con tre
sezioni dedicate allo sviluppo dell’energia eolica, suddivise tra
Danimarca, Germania e Svezia.
La Supergrid è pensata
per fornire energia rinnovabile a basso costo a un gran numero di
cittadini europei e per alimentare il commercio dell’energia tra singoli
Stati. Ciò ridurrà la dipendenza dell’Europa dalle fonti fossili.
L’idea è triplice: mettere a
disposizione dei consumatori europei energia da fonti rinnovabili a
basso costo, rafforzare i mercati energetici regionali e aumentare la
sicurezza della fornitura energetica grazie a una maggiore capacità di
trasmissione.
fonte: http://www.greenbiz.it
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