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Auto elettriche: nuova vettura depura l’aria dallo smog

Auto elettriche, nuova vettura depura l'aria dallo smog: è questo il progetto presentato da Heatherwick Studio, casa di design londinese.



L’universo delle auto elettriche aiuta l’ambiente non solo riducendo le emissioni di anidride carbonica, ma anche depurando l’aria dallo smog. È quanto conferma un nuovo progetto presentato nel Regno Unito, quello di una vettura elettrica capace di assorbire gli inquinanti presenti nell’aria circostanze.

In altre parole, più si guida il veicolo maggiore sarà il quantitativo d’aria depurato. Al momento, non è dato sapere quando la vettura sarà messa in vendita per gli utenti finali.

Auto elettriche, ora depurano anche l’aria

Il concept della nuova auto elettrica è stato sviluppato dalla casa di design londinese Heatherwick Studio, per IM Motors. Il veicolo è stato ribattezzato Airo ed è stato poi presentato nel corso dell’ultimo Salone dell’Auto di Shanghai, soltanto pochissimi giorni fa.

Dal design futuristico, con tanto di sportelli semoventi, la caratteristica fondamentale di questa auto è la presenza di speciali filtri pensati per depurare l’aria circostante al mezzo. Dei bocchettoni aspirano infatti l’aria ricca di smog, trattengono le particelle più dannose e rimandano all’esterno aria perfettamente depurata. Così ha spiegato Thomas Heatherwick, fondatore di Heatherwick Studio:

Airo non è semplicemente un’altra auto elettrica che non rilascia emissioni. Invece, grazie alla tecnologia dei filtri HEPA, va oltre e aspira gli inquinanti nell’aria e prodotti di altre vetture mentre la si guida su strada.

I filtri HEPA montati sull’auto elettrica Airo sono in grado di trattenere sia i PM10 che i PM2.5, nonché il diossido di azoto. In totale, il sistema di aspirazione è in grado di trattenere il 99.97% delle particelle contaminanti presenti nello smog, di dimensioni fino a 0.3 micron.

La vettura è ora solamente in fase di concept, ma l’intenzione è quella di avviare la produzione nei prossimi due anni. Si tratta di un progetto innovativo e amico dell’ambiente che, se adottato anche da altri produttori, potrebbe rendere più veloce l’abbattimento degli inquinanti e dello smog cittadino.

Fonte: CGTN


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Ricerca. Con la mobilità elettrica nel 2030 l’inquinamento delle città crollerà dell’89%

Uno studio considera la dispersione in atmosfera e al suolo degli inquinanti e l'impatto delle emissioni a Torino, Milano, Bologna, Roma e Palermo nel 2025 e nel 2030


 

Con un ricambio del parco circolante di veicoli privati e della logistica verso una mobilità fatta da mezzi elettrici per il 2030, si avrebbe una riduzione dell'inquinamento fino all'89% in meno e dei costi sociali che si pagano in termini di salute fino a 3 miliardi di euro. Lo afferma il rapporto “Più mobilità elettrica: scenari futuri e qualità dell'aria nelle città italiane”, realizzato dall'Istituto sull'inquinamento atmosferico del Cnr in collaborazione con Motus-E, l'associazione italiana per lo sviluppo della mobilità elettrica in Italia.

Cinque città a confronto

Lo studio prende in considerazione la dispersione in atmosfera e al suolo degli inquinanti e l'impatto delle emissioni in cinque città: Torino, Milano, Bologna, Roma e Palermo. L'analisi guarda a due scenari: uno al 2025 e uno al 2030, con riferimento all'attuale parco circolante di veicoli privati e della logistica.
Nello scenario di ricambio del parco mezzi, "la penetrazione di una percentuale di veicoli elettrici gioca un ruolo fondamentale nella riduzione delle concentrazioni degli inquinanti locali, in particolare di NO2 (biossido di azoto)": si passerebbe da un minimo del 47% a Bologna a un massimo del 62% a Roma nello scenario al 2025; e dal 74% a Palermo fino all'89% nella Capitale, nello scenario al 2030. Impatto ridotto, ma comunque importante per il PM10. Se si osservano i risultati dello scenario 2025 la percentuale di riduzione parte da un minimo del 28% (caso Bologna) fino ad un massimo del 38% (caso Palermo); per lo scenario 2030 l'abbattimento non è così determinante come per NO2, la riduzione varia tra 34% e 46%.

fonte: www.e-gazette.it

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Coronavirus, c'è un legame tra il virus e lo smog

Lo conferma la Sima, la società di medicina ambientale, che già a marzo ipotizzava una correlazione tra il virus e particolato atmosferico. "La prova definitiva dell'interazione nelle tracce di RNA virale isolate in campioni provenienti dai filtri di raccolta nella provincia di Bergamo a fine febbraio", spiega il professor Leonardo Setti, docente di Biochimica Industriale all'Alma Mater di Bologna



Il collegamento era stato già individuato, ma ora arriva una nuova conferma: c'è un legame tra la diffusione del coronavirus e l'inquinamento atmosferico in Pianura Padana. Lo studio della Sima, la società di medicina ambientale, che già a marzo ipotizzava un legame, è stato infatti pubblicato sulla rivista open-access "British Medical Journal", dopo 7 mesi di accurata peer-review da parte della comunità scientifica internazionale. "Si tratta della quarta pubblicazione che abbiamo prodotto dal mese di marzo - spiega il professor Alessandro Miani, presidente della Sima - quando ci siamo sentiti in dovere di avvertire i decisori politici, nel pieno dell'emergenza Covid-19, che la distanza di sicurezza di 2 metri (ridotta a 1 metro per gli ambienti indoor dal Cts governativo) non fosse sufficiente a garantire la sicurezza e che era necessario obbligare all'uso della mascherina tutti i cittadini in ogni luogo aperto al pubblico in un momento in cui si stava ancora discutendo dell'efficacia dei dispositivi di protezione individuale", aggiunge Miani.

"Abbiamo ottenuto la prova definitiva dell'interazione tra particolato atmosferico e virus quando siamo riusciti a isolare tracce di RNA virale in campioni provenienti dai filtri di raccolta del particolato atmosferico prelevati nella provincia di Bergamo durante l'ultima serie di picchi di sforamento di PM10 avvenuta a fine febbraio, quando le curve di contagio hanno avuto un'improvvisa accelerata facendoci precipitare nell'emergenza sanitaria culminata con il lockdown", spiega il professor Leonardo Setti, docente di Biochimica Industriale all'Alma Mater di Bologna e membro del comitato scientifico Sima.

Gianluigi De Gennaro, professore di Chimica dell'Ambiente all'Università di Bari precisa: "Durante l'inverno, in Pianura Padana, è possibile riscontrare anche per diversi giorni consecutivi più di 150.000 particelle per centimetro cubo, con un impatto sulla salute, anche in termini di mortalità evitabile, oramai acclarato dai rapporti annuali dell'Agenzia Europea per l'Ambiente. La pianura padana in inverno è assimilabile ad un ambiente indoor con il soffitto di qualche decina di metri, dove in presenza di una grande circolazione virale le condizioni di stabilità atmosferica, il tasso di umidità e la scarsa ventilazione hanno di fatto aperto al Coronavirus delle vere e proprie 'autostrade'".

I dettagli dello studio vengono forniti dal professor Prisco Piscitelli, epidemiologo e vicepresidente Sima: "Abbiamo analizzato il numero di sforamenti per il PM10 sopra i 50 g/m3 per tutte le Province italiane, considerando il numero di centraline installate, la numerosità e densità della popolazione, oltre al numero medio di pendolari giornalieri e turisti. Il periodo esaminato andava dal 9 al 29 Febbraio, in modo da tener conto dei 14 giorni di massima incubazione del virus e quindi degli effetti prodotti nelle prime due settimane di ondata epidemica in Italia (24 Febbraio-13 Marzo). Su un totale di 41 Province del Nord Italia, ben 39 si collocavano nella categoria di massima frequenza di sforamenti, mentre 62 Province meridionali su 66 si situavano ai livelli più bassi di inquinamento atmosferico. L'andamento degli sforamenti di PM 2.5 era pressoché sovrapponibile. L'effetto osservato era indipendente sia dalla numerosità che dalla densità di popolazione. Complessivamente, gli sforamenti di PM10 si rivelavano un significativo fattore predittivo di infezione da Covid-19, potendo spiegare la diversa velocità di propagazione del virus nelle 110 Province italiane".

"Sono quasi 200 i lavori scientifici che hanno citato i nostri studi, tra cui quello a firma del premio Nobel J. Molina" - aggiunge Leonardo Setti - "Tutti hanno confermato le nostre ipotesi mettendo in evidenza fenomeni di iperdiffusione ("superspread") del virus in vari Paesi del mondo. Tanti colleghi hanno osservato lo stesso fenomeno partendo da ipotesi diverse rafforzando ulteriormente il modello da noi proposto. E' importante sapere che queste accelerazioni della diffusione del virus le osserviamo quando le sorgenti naturali o le attività antropiche, legate al traffico e al riscaldamento domestico, così come le condizioni atmosferiche che riscontriamo tra gennaio e febbraio, portano a sforamenti ripetuti delle PM2,5 e PM10. Gli indici R0 passano da 2 a oltre 4 se gli sforamenti superano i 3-4 giorni consecutivi". "Nel ribadire che l'inquinamento atmosferico si rivela ancora una volta fonte di gravi danni alla salute, vogliamo tuttavia sottolineare che le evidenze prodotte da Sima non devono spaventare gli attori del mondo del lavoro e delle imprese, ma stimolarli a una ripartenza verde che coniughi il giusto progresso economico con la sostenibilità ambientale necessaria alla tutela della salute umana. L'abbandono dei combustibili fossili con una rapida transizione energetica ed ecologica è prospettiva oramai inevitabile per evitare il rapido collasso degli ecosistemi dalle conseguenze imprevedibili e offrirà nuove opportunità economiche e condizioni di lavoro in grado di servirsi al meglio delle nuove tecnologie", commenta Miani che aggiunge "Anche alla luce di queste evidenze, il Recovery Found deve essere occasione ineludibile per investire non più su azioni accessorie ma soprattutto su progettualità concrete che possano ridurre nel breve/medio periodo l'impatto dell'uomo sull'ambiente".

fonte: www.repubblica.it


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L'asfalto fonte di smog, emissioni aggravate da afa estiva

Studio, possono quadruplicare se manto colpito dai raggi solari





L'asfalto è una fonte di smog: specie in estate, quando le temperature salgono ed è colpito direttamente dai raggi del sole, il manto stradale emette inquinanti che possono dare corpo alle polveri sottili, in particolare alle pericolose PM 2,5. Lo rivela uno studio pubblicato sulla rivista Science Advances, condotto da Peeyush Khare della Yale University e basato su esperimenti di laboratorio esposti a diversi agenti, come aumento di temperatura e luce solare.

È emerso che un aumento medio di 20 gradi, compatibile con quello che avviene nei grossi centri urbani in estate a causa delle temperature estive, porta a un raddoppio delle emissioni totali dell'asfalto. Addirittura la sua esposizione diretta ai raggi solari porta a quadruplicare le emissioni dell'asfalto.

Gli esperti avvertono che con l'inesorabile aumento delle temperature previsto a causa dei cambiamenti climatici, le strade metropolitane saranno sempre più una fonte di emissioni, che addirittura potrebbe in futuro superare quelle dei veicoli diesel e benzina.

fonte: www.ansa.it


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È il clima a mettere a rischio la salute dei bambini di oggi e di domani

I cambiamenti climatici stanno già danneggiando la salute dei bambini di tutto il mondo e il rischio è quello di conseguenze a lungo termine sulla loro vita, se niente cambierà. Ovvero se il mondo continuerà a seguire la rotta attuale senza perseguire l’obiettivo dell’Accordo sul Clima di Parigi. È quanto emerso da una tavola rotonda sul rapporto "The Lancet Countdown on Health and Climate Change".



Clima e salute, un binomio ormai indissolubile. Se ne è discusso all’Istituto superiore di Sanità in occasione di una tavola rotonda dedicata alla riflessione sul rapporto The Lancet Countdown on Health and Climate Change pubblicata su The Lancet, frutto della collaborazione tra 120 esperti di 35 istituzioni di tutto il mondo - tra cui l'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), il University College di Londra e l'Università di Tsinghua - che ha analizzato 41 indicatori chiave, suggerendo quali azioni intraprendere per raggiungere gli obiettivi dell'accordo di Parigi.

I cambiamenti climatici stanno già danneggiando la salute dei bambini di tutto il mondo e minacciano conseguenze a lungo termine sulla loro vita, se niente cambierà. Ovvero se il mondo continuerà a seguire la rotta attuale senza perseguire l’obiettivo dell’Accordo sul Clima di Parigi, ratificato da tutti i paesi UE: mantenere dal 2015 al 2100 l’aumento medio della temperatura globale al di sotto di 2 ̊C, sotto cioè ai livelli della prima rivoluzione industriale (1861-1880).

Ecco, in sintesi, come il clima potrebbe condizionare un’intera generazione secondo il rapporto.

-I neonati saranno più soggetti alla malnutrizione: con l'aumento delle temperature, infatti, il potenziale di resa media di mais (-4%), frumento (-6%), soia (-3%) e riso (-4%) è gradualmente diminuito negli ultimi 30 anni e, di conseguenza, i prezzi degli alimenti basati su questi cereali sono aumentati.
-I bambini saranno tra i più colpiti dalle malattie infettive: il 2018 è stato il secondo anno che climaticamente ha favorito la diffusione di batteri, causa di gran parte delle malattie diarroiche e delle infezioni da ferite a livello globale.
-Durante l'adolescenza, l'impatto dell'inquinamento atmosferico peggiorerà, con morti premature che nel 2016 hanno raggiunto i 2,9 milioni (oltre 440.000 dovute al solo carbone); l'approvvigionamento energetico globale da carbone è cresciuto dell’1,7% dal 2016 al 2018, invertendo una tendenza al ribasso.
-Da adulti vedranno intensificarsi gli eventi meteorologici estremi, con 152 dei 196 paesi che hanno registrato un aumento delle persone esposte agli incendi dal 2001-2004, e un record nel 2018 di 220 milioni di persone oltre i 65 anni esposte alle ondate di calore (63 milioni in più rispetto al 2017).

Invece, percorrere fino in fondo il cammino tracciato dall'accordo di Parigi potrebbe consentire ai bambini nati oggi di crescere in un mondo in grado di raggiungere l'obiettivo zero emissioni entro il loro 31° compleanno e garantire un futuro più sano per le generazioni future. Solo un taglio del 7,4% l’anno delle emissioni di CO2 fossile dal 2019 al 2050, avvertono gli studiosi, limiterà il riscaldamento globale, secondo l'obiettivo più ambizioso di mantenere questo aumento entro 1,5°C.

Gli autori di The Lancet Countdown chiedono un'azione coraggiosa per invertire la tendenza in quattro aree chiave:

-fornire una rapida, urgente e completa eliminazione graduale dell'energia a carbone in tutto il mondo;
-garantire che i paesi ad alto reddito rispettino gli impegni internazionali di finanziamento per il clima di 100 miliardi di dollari l'anno entro il 2020 per aiutare i paesi a basso reddito;
-aumentare sistemi di trasporto pubblico e attivo, in particolare a piedi e in bicicletta, come la creazione di piste ciclabili e programmi di noleggio o acquisto di biciclette a prezzi accessibili ed efficienti;
-fare grandi investimenti nell'adattamento del sistema sanitario per garantire che i danni alla salute causati dai cambiamenti climatici non sopraffacciano la capacità dei servizi sanitari e di emergenza di curare i pazienti.

fonte: www.ilcambiamento.it

Riduzione dell'aspettativa di vita per lo smog a confronto altri fattori di rischio, nuovo studio internazionale

L'inquinamento dell'aria accorcia mediamente di 3 anni l'aspettativa di vita di un individuo, lo rivela lo studio pubblicato sulla rivista Cardiovascular Research e condotto da Jos Lelieveld e Thomas Münzel, che parlano di "pandemia da inquinamento"



















Siamo di fronte a una "pandemia da inquinamento dell'aria" che accorcia mediamente di 3 anni l'aspettativa di vita di un individuo e che causa 8,8 milioni di morti premature ogni anno nel mondo, più del fumo e di malattie come AIDS e malaria. Ammontano a 232.959.050 gli anni di vita persi complessivamente ogni anno nel mondo per morti premature causate dello smog. Lo rivela uno studio pubblicato sulla rivista Cardiovascular Research e condotto da Jos Lelieveld e Thomas Münzel dell'Istituto Max Planck e Università di Mainz in Germania, che parlano di "pandemia da inquinamento".

Per confronto il fumo accorcia l'aspettativa di vita in media di 2,2 anni (ed è responsabile di 7,2 milioni di morti premature l'anno), l'HIV/AIDS di 0,7 anni (1 milione di morti l'anno), malattie come la malaria di 0,6 anni (600.000 morti precoci l'anno). I dati per l'Italia mostrano che l'inquinamento è responsabile di almeno 81.473 decessi prematuri l'anno (dato riferito al 2015), di un monte annuo complessivo di 1.242.579 anni di vita persi, e che l'aspettativa di vita persa mediamente da un italiano per l'inquinamento è di 1,91 anni.

Gli esperti hanno considerato le diverse malattie cui l'inquinamento contribuisce, da quelle cardiovascolari, a quelle respiratorie, dal tumore la polmone al diabete etc. È emerso che la prima causa di morte per 'smog' è rappresentata proprio dalle malattie cardiovascolari come infarto e ictus, cui si associa il 43% dell'aspettativa di vita persa per l'inquinamento nel mondo. In Europa una media di 2,2 anni di aspettativa di vita sono persi per inquinamento, di cui 1,7 sarebbero prevenibili.

Eliminando le emissioni derivanti dai combustibili fossili (petrolio etc), l'aspettativa di vita media nel mondo salirebbe di oltre un anno. A livello mondiale, infine, se tutte le emissioni prodotte dalla mano dell'uomo fossero eliminate, l'aspettativa di vita media crescerebbe di quasi 2 anni.

"E' notevole che sia il numero di morti, sia gli anni di aspettativa di vita persi a causa dell'inquinamento dell'aria rivaleggiano quelli del fumo e sono ben più alti di quelli di altre cause di morte" - dichiara Lelieveld. "Dato che l'impatto dell'inquinamento sulla salute pubblica è complessivamente molto maggiore di quanto creduto finora - conclude Münzel - e che si tratta di un fenomeno mondiale, crediamo che i nostri risultati denuncino l'esistenza di una pandemia da inquinamento dell'aria". (ANSA).


fonte: www.ecodallecitta.it

Smog, deferimento Corte Ue: 'La Commissione protegge i cittadini dall'inquinamento atmosferico'

Bruxelles: “La decisione di deferire degli Stati membri alla Corte di giustizia dell'UE è stata adottata in nome degli europei. Gli Stati membri deferiti oggi alla Corte hanno ricevuto nell'ultimo decennio un numero sufficiente di ‘ultime possibilità' per migliorare la situazione"

















"La Commissione difende il diritto degli europei a respirare aria pulita. La Commissione offre agli attori nazionali, regionali e locali assistenza pratica per migliorare la qualità dell'aria in Europa e interviene più energicamente nei confronti di 7 Stati membri che hanno violato le norme dell'UE in materia di inquinamento atmosferico e di omologazione delle autovetture". Queste le parole che arrivano da Bruxelles dopo il deferimento dell'Italia e di altri sei paesi alla Corte di Giustizia Europea per non aver ancora adottato misure antismog efficaci, nonostante i continui e richiami e avvertimenti arrivati per anni. 
Karmenu Vella, commissario per l'Ambiente, ha dichiarato: “La decisione di deferire degli Stati membri alla Corte di giustizia dell'UE è stata adottata in nome degli europei. Abbiamo detto che questa è una Commissione che protegge. La nostra decisione dà seguito a questa affermazione. Gli Stati membri deferiti oggi alla Corte hanno ricevuto nell'ultimo decennio un numero sufficiente di ‘ultime possibilità' per migliorare la situazione. Sono convinto che la decisione di oggi porterà a miglioramenti per i cittadini in tempi molto più rapidi. Ma l'azione legale non risolverà di per sé il problema. È questo il motivo per cui stiamo definendo l'aiuto pratico con cui la Commissione può agevolare gli sforzi delle autorità nazionali volti a promuovere un'aria più pulita per le città e le metropoli europee”.
Elżbieta Bieńkowska, commissaria per il Mercato interno, l'industria, l'imprenditoria e le PMI, ha dichiarato: "Avremo successo nella lotta all'inquinamento atmosferico urbano solo se il settore automobilistico farà la sua parte. I veicoli a emissioni zero sono il futuro. Nel frattempo, rispettare la normativa sulle emissioni è un dovere. I costruttori che continuano a violare la legge dovranno sopportare le conseguenze del loro comportamento illecito”.
In una comunicazione intitolata “Un'Europa che protegge: aria pulita per tutti”, adottata oggi (ieri, giovedì 17 maggio), la Commissione illustra le misure disponibili per aiutare gli Stati membri a contrastare l'inquinamento atmosferico. La Commissione, inoltre, sottolinea la necessità di intensificare la cooperazione con gli Stati membri avviando nuovi “dialoghi sull'aria pulita” con le autorità competenti e utilizzando i finanziamenti dell'UE per sostenere le misure volte a migliorare la qualità dell'aria.
Misure di lotta contro l'inquinamento atmosferico
Le misure proposte oggi dalla Commissione si fondano su tre pilastri principali: norme sulla qualità dell'aria; obiettivi nazionali di riduzione delle emissioni; e norme in materia di emissioni per le principali fonti di inquinamento, ad esempio per le emissioni degli autoveicoli e delle navi e quelle del settore energitico e dell'industria.
Per contrastare le emissioni di inquinanti atmosferici generate dal traffico la Commissione rafforzerà ulteriormente la propria collaborazione con le autorità nazionali, regionali e locali per giungere a un approccio comune integrato alla regolamentazione dell'accesso degli autoveicoli alle aree urbane, nel quadro dell'agenda urbana per l'UE.
Inoltre, la Commissione ha condotto un'ampia riforma, in modo da garantire che le emissioni di inquinanti atmosferici dei veicoli siano misurate in condizioni reali di guida, (si vedano le FAQ).
Migliorare il rispetto della normativa
 6 Stati membri deferiti alla Corte
La Commissione sta adottando misure per affrontare i gravi e persistenti superamenti dei valori limite per le due principali sostanze inquinanti che incidono sulla salute: il biossido di azoto, per lo più causato del traffico stradale e dall'industria, e il particolato, che è presente soprattutto nelle emissioni dell'industria, del riscaldamento domestico, del traffico e dell'agricoltura.
La Commissione ha deciso di deferire Francia, Germania e Regno Unito alla Corte di giustizia dell'UE per il mancato rispetto dei valori limite per il biossido di azoto (NO2), e per aver omesso di prendere le misure appropriate per ridurre al minimo i periodi di superamento. UngheriaItalia e Romania sono state deferite alla Corte di giustizia per via dei livelli costantemente elevati di particolato (PM10). I limiti stabiliti dalla legislazione dell'UE sulla qualità dell'aria ambiente (direttiva 2008/50/CE) dovevano essere raggiunti rispettivamente nel 2010 e nel 2005.
Questa iniziativa fa seguito a un vertice ministeriale sulla qualità dell'aria, convocato dal Commissario Vella il 30 gennaio 2018, come ultimo sforzo per trovare soluzioni atte a contrastare il grave problema dell'inquinamento atmosferico in nove Stati membri. I 6 Stati membri in questione non hanno presentato misure credibili, efficaci e tempestive per ridurre l'inquinamento entro i limiti concordati e quanto prima possibile, come richiesto dalla normativa dell'UE. La Commissione ha pertanto deciso di procedere con un'azione legale.
Per quanto riguarda la Repubblica ceca, la Slovacchia e la Spagna, le misure in corso di attuazione o previste, come comunicato alla Commissione a seguito del vertice ministeriale sulla qualità dell'aria, sembrano essere in grado di affrontare in modo adeguato le carenze individuate, se correttamente attuate. Per questo motivo la Commissione continuerà a monitorare da vicino l'attuazione di tali misure, nonché la loro efficacia nel porre rimedio alla situazione il più presto possibile.
 Le procedure di infrazione proseguono per 4 Stati membri
La Commissione sta prendendo ulteriori iniziative nell'ambito delle procedure di infrazione contro 4 Stati membri per aver violato le norme dell'UE in materia di omologazione dei veicoli a motore. La Commissione ha deciso in data odierna di inviare ulteriori lettere di costituzione in mora a Germania, Italia, Lussemburgo e Regno Unito.
La legislazione dell'UE in materia di omologazione impone agli Stati membri di disporre di sanzioni effettive, proporzionate e dissuasive per scoraggiare i fabbricanti di automobili dal violare la legge. Laddove si verifichi una tale violazione, ad esempio tramite il ricorso ad impianti di manipolazione per ridurre l'efficacia dei sistemi di controllo delle emissioni, occorre mettere in atto misure correttive, quali i richiami, e applicare sanzioni (articoli 30 e 46 della direttiva 2007/46 e l'articolo 13 del regolamento n. 715/2007).
La Commissione ha aperto una procedura di infrazione contro Germania, Lussemburgo e Regno Unito nel dicembre 2016 relativa al gruppo Volkswagen e ha inviato lettere complementari di costituzione in mora nel luglio 2017 richiedendo ulteriori chiarimenti.
Oggi la Commissione ha inviato altre lettere di costituzione in mora per chiedere maggiori informazioni sulle inchieste e i procedimenti giudiziari nazionali relativi a tali infrazioni. Inoltre, in seguito alla scoperta di nuovi casi di irregolarità nella gestione dei motori in diversi veicoli diesel (veicoli Porsche Caienna, Volkswagen Touareg e Audi A6 e A7), la Commissione chiede alla Germania e al Lussemburgo, in quanto autorità di omologazione competenti, quali misure correttive e sanzioni siano previste. La Commissione chiede inoltre chiarimenti al Regno Unito sulla legislazione nazionale prevista.
Nel maggio 2017 la Commissione ha avviato una procedura di infrazione nei confronti dell'Italia per il mancato adempimento degli obblighi derivanti dalla normativa dell'UE in materia di omologazione dei veicoli da parte di Fiat Chrysler Automobiles. Nel frattempo, l'Italia ha adottato misure correttive ordinando al gruppo Fiat Chrysler Automobiles di effettuare un richiamo obbligatorio nell'Unione europea. Oggi, nel quadro dell'attuale scambio, la Commissione richiede informazioni supplementari sulle concrete misure correttive adottate e le sanzioni applicate.
Un'ulteriore lettera di costituzione in mora costituisce una richiesta di informazioni ufficiale. Gli Stati membri dispongono ora di due mesi di tempo per replicare alle argomentazioni addotte dalla Commissione; in caso contrario, la Commissione potrà decidere di inviare un parere motivato.
Informazioni generali
Nell'Unione europea, la qualità dell'aria è generalmente migliorata negli ultimi decenni, spesso grazie agli sforzi comuni dell'UE e delle autorità nazionali, regionali e locali. Tuttavia, la qualità della vita di molti cittadini dell'UE continua ad essere messa a repentaglio in modo inaccettabile. L'inquinamento atmosferico provoca direttamente malattie gravi e croniche come asma, problemi cardiovascolari e cancro ai polmoni.
I deferimenti odierni riguardano i superamenti delle norme sulla qualità dell'aria:
 Biossido di azoto (NO2):
  • Germania – in 26 zone di qualità dell'aria, tra cui Berlino, Amburgo, Monaco e Colonia; le concentrazioni annue riferite nel 2016 raggiungevano gli 82µg/m3 rispetto a un valore limite di 40 µg/m3 (a Stoccarda).
  • Francia – in 12 zone di qualità dell'aria, tra cui Parigi, Marsiglia e Lione; le concentrazioni annue riferite nel 2016 raggiungevano i 96 µg/m3 (a Parigi).
  • Regno Unito – in 16 zone di qualità dell'aria, tra cui Londra, Birmingham, Leeds e Glasgow; le concentrazioni annue riferite nel 2016 raggiungevano i 102 µg/m3 (a Londra).
In totale, vi sono 13 casi d'infrazione in corso nei confronti degli Stati membri (Austria, Belgio, Repubblica ceca, Germania, Danimarca, Francia, Spagna, Ungheria, Italia, Lussemburgo, Polonia, Portogallo e Regno Unito).
Con la decisione di oggi Germania, Francia e Regno Unito sono i primi a essere deferiti alla Corte; tutti e tre i casi fanno seguito ai pareri motivaticomunicati nel febbraio 2017.
 Particolato (PM10):
  • Italia – in 28 zone di qualità dell'aria, comprese le regioni Lazio, Lombardia, Piemonte e Veneto, i valori limite giornalieri sono stati costantemente superati, arrivando nel 2016 fino a 89 giorni.
  • Ungheria – in 3 zone di qualità dell'aria, Budapest, Pecs e valle del Sajó, i valori limite giornalieri sono stati costantemente superati, arrivando nel 2016 fino a 76 giorni.
  • Romania – nell'agglomerato di Bucarest, i valori limite giornalieri sono stati costantemente superati da quando il diritto dell'Unione europea è divenuto applicabile alla Romania, e nel 2016 per 38 giorni.
In totale, vi sono 16 casi d'infrazione in corso nei confronti degli Stati membri (Belgio, Bulgaria, Repubblica ceca, Germania, Grecia, Spagna, Francia, Ungheria, Italia, Lettonia, Portogallo, Polonia, Romania, Svezia, Slovacchia e Slovenia). La Corte di giustizia dell'Unione europea ha ritenuto la Bulgaria e la Polonia colpevoli di violazioni della legislazione dell'UE, rispettivamente il 5 aprile 2017 e il 22 febbraio 2018.
La decisione odierna fa seguito a un parere motivato inviato all'Italia nell'aprile 2017, a un parere motivato supplementare inviato alla Romania nel settembre 2014, e a un ulteriore parere motivato inviato all'Ungheria nel marzo 2014.
In tutti i casi di superamento dei valori limite stabiliti dalla normativa dell'UE sulla qualità dell'aria ambiente (direttiva 2008/50/CE), gli Stati membri sono tenuti ad adottare piani per la qualità dell'aria e a garantire che tali piani stabiliscano misure appropriate affinché il periodo di superamento sia il più breve possibile. In linea con il principio di sussidiarietà, la normativa dell'UE lascia agli Stati membri la scelta dei mezzi da utilizzare per il rispetto dei valori limite.
fonte: www.ecodallecitta.it

Trasporto pubblico gratis in Germania per combattere lo smog















La Commissione Europea sta attualmente valutando le nuove misure proposti dai Paesi UE per combattere l’inquinamento atmosferico e la Germania potrebbe sorprendere con una proposta particolarmente innovativa ed efficace in tal senso. Pare che voglia ridurre il traffico stradale rendendo gratuiti i mezzi di trasporto pubblico nelle città con i più alti livelli di smog nell’aria.

Lo si apprende dalla stampa locale, che avrebbe letto la lettera scritta e inviata dalla Germania al commissario europeo per l’ambiente Karmenu Vella, firmata dal ministro dell’ambiente Barbara Hendricks, dal ministro dell’agricoltura Christian Schmidt e dal capo della Cancelleria Peter Altmaier, dove riguardo al trasporto pubblico si leggerebbe chiaramente che:
Stiamo considerando il trasporto pubblico gratuito per ridurre il numero di auto private. […] Combattere efficacemente l’inquinamento atmosferico senza ulteriori ritardi non necessari è la massima priorità per la Germania.


Trattasi di una mossa radicale che potrebbe esser testata in cinque città della Germania occidentale entro la fine dell’anno in corso, tra cui Bonn e le città industriali di Essen e Mannheim. Oltre a offrire la possibilità di viaggiare con i mezzi del trasporto pubblico senza biglietto, in modo del tutto gratuito, si apprende che le altre proposte per ridurre l’inquinamento atmosferico includerebbero ulteriori restrizioni sulle emissioni provenienti dai veicoli più inquinanti come gli autobus e i taxi e un maggior supporto ai sistemi di car sharing.
fonte: www.greenstyle.it

Genova, contributi per scooter elettrici e biciclette a pedalata assistita. Obiettivo: migliorare la qualità dell’aria

Per acquisti senza rottamazione o con rottamazione di motorini euro zero. C’è tempo fino al 31 maggio 2018 per presentare la domanda























Le domande potranno essere presentate entro il 31 maggio 2018; i contributi saranno concessi secondo l'ordine di protocollazione di arrivo delle domande, fino a esaurimento dei fondi disponibili che ammontano a 257.369 euro.

Potranno essere beneficiari degli incentivi i cittadini maggiorenni residenti nel Comune di Genova, alla data di pubblicazione del bando, con il limite di un contributo per ogni nucleo familiare, mentre restano escluse dal contributo le imprese, comprese quelle rivenditrici dei veicoli.
Il tema della qualità dell’aria– dichiara l’assessore all’Ambiente Matteo Campora – è un aspetto purtroppo sempre critico per la maggior parte delle grandi città europee. Possiamo agire sulla limitazione e riduzione delle emissioni degli impianti termici, e già lo facciamo  con circa 15 mila controlli all’anno e con progetti, più complessi e a lungo termine,  che hanno l’obiettivo della riqualificazione energetica della maggior parte degli edifici pubblici.  Stiamo proseguendo anche nel  percorso di elettrificazione di parte delle banchine del porto e al severo controllo delle emissioni delle industrie. Fondamentale – prosegue Campora -  è però il problema dell’inquinamento dovuto al traffico, che come amministrazione vogliamo affrontare in modo strutturale e non unicamente con limitazioni. Per questo, azioni di supporto al comportamento virtuoso dei cittadini, come quella deliberata oggi, sono concreti passi verso una modifica di comportamenti ormai non sostenibili per l’ambiente e per una migliore qualità di vita per tutti”.
L’entità del contributo, a copertura della spesa sostenuta dai cittadini beneficiari per il solo acquisto del veicolo compresa l'IVA, ma esclusa ogni altro tipo di spesa (spese di spedizioni, commissioni bancarie, e altro e relativa IVA), è così definita per gli acquisti:
senza rottamazione
    -motorino elettrico euro 800
    -e-bike euro 400
con rottamazione di motorini euro 0 o euro 1 intestati al richiedente o ad un membro del suo nucleo famigliare
    -motorino elettrico euro 1000
    -e-bike euro 500
I contributi non sono cumulabili con ulteriori agevolazioni statali, regionali o con incentivi erogati da altri Enti o Amministrazioni per il medesimo acquisto e non potranno in alcun caso superare il 50 % della spesa sostenuta per l’acquisto della bicicletta a pedalata assistita o del ciclomotore/motociclo elettrico.

Documenti da presentare

Ai fini dell'erogazione del contributo i richiedenti (o loro delegati) devono presentare al Comune di Genova:
  1. domanda di erogazione del contributo in marca da bollo da 16 €
  2. copia del documento di identità (fronte e retro) del soggetto che ha firmato la richiesta di contributo
  3. eventuale delega, con fotocopia del documento di riconoscimento del delegante.
Entro 60 giorni dalla presentazione della domanda, al fine del perfezionamento della stessa e pena la decadenza, si dovrà presentare documentazione dell’avvenuto acquisto.
Ispezioni e controlli
Nei 2 anni successivi all'acquisto del veicolo, il Comune di Genova potrà disporre controlli, a campione, richiedendo di portare il mezzo acquistato all'indirizzo indicato nella comunicazione di controllo per la verifica del possesso del mezzo oggetto di contributo.

Di seguito il bando e i moduli per ottenere il contributo


fonte. http://www.ecodallecitta.it