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Ecco come la Tari può aiutare la lotta al food waste

 

Cosa succederebbe se ai supermercati che si impegnano a contrastare lo spreco alimentare venissero garantite riduzioni sulla tariffa rifiuti? Se lo sono chiesti i ricercatori dell'Università della Tuscia, autori di una ricerca pubblicata nei giorni scorsi dalla rivista Waste Management. “In una città come Roma – dicono - si riuscirebbero a recuperare tra le mille e le duemila tonnellate di cibo all'anno da destinare al circuito della solidarietà”.


fonte: www.ricicla.tv


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Arriva la prima tariffa rifiuti calcolata sulla CO2 prodotta

La rivoluzione parte da un piccolo Comune marchigiano, Terre Roveresche, che per la prima volta in Italia premierà i cittadini che producono meno rifiuti e differenziano meglio, facendoli pagare in base all’impronta di carbonio della loro spazzatura





La tariffa puntuale tende una mano alla decarbonizzazione e alla lotta climatica. Succede a Terre Roveresche, nella Marche, dove per la prima volta in Italia si applicherà una tariffa rifiuti legata alla CO2 prodotta. L’iniziativa arriva al termine di un progetto pilota chiamato Carbon WastePrint, coordinato dall’ingegnere Andrea Valentini dello studio associato Waste Lab e da Luca Belfiore di Altraleonia e condotto col supporto dell’app utility per la raccolta differenziata Junker.

L’obiettivo di Carbon WastePrint era ambizioso. Il progetto mirava a creare una nuova metodologia di calcolo che permettesse di identificare e quantificare i comportamenti delle utenze nella gestione dei propri rifiuti, sia in termini di prevenzione che di raccolta differenziata. Confrontando in questo modo la differenza di impatto tra le diverse azioni attraverso la conversione in un unico parametro di riferimento: la CO2 prodotta (o evitata).

Il risultato è un modello certificato che nel 2019 è stato testato per la prima volta in due comuni italiani: Mompeo (RI) e Terre Roveresche (PU). Oggi, ad un anno dalla sperimentazione, il piccolo comune marchigiano e i suoi 5mila abitanti sono pronti ad adottare la nuova tariffa rifiuti basata sulla CO2.

Come funziona la tariffa rifiuti basata sulla CO2?

L’amministrazione locale ha approvato un nuovo regolamento che rende questa innovazione attiva dal primo gennaio 2021. Nel dettaglio, il prossimo anno, la tariffa rifiuti sarà calcolata a partire dalla quantità di differenziata e da eventuali riduzioni dei volumi di spazzatura prodotta. Come sarà reso possibile alla pratica? Attraverso la distribuzione di bidoncini dotati di tag RFID, che contabilizzeranno ogni conferimento per ogni singola tipologia di scarto. Quindi basterà moltiplicare tali quantità per opportuni fattori di emissione, determinando così la CO2 generata da ogni utenza.

“Grazie a questo metodo – spiega Andrea Valentini – anche le buone pratiche legate al mondo del riuso o contro lo spreco alimentare troveranno soddisfazione economica nel computo della tariffa. Ma, soprattutto, gli utenti avranno immediata consapevolezza di quale azione, nella propria gestione dei rifiuti, comporti minori impatti ambientali e quindi maggiori vantaggi economici, incentivando così un miglioramento continuo dei propri comportamenti, che è lo spirito stesso dell’economia circolare”.

Fondamentale, sia per la fase di test che per quella operativa del prossimo anno, il supporto innovativo di Junker, l’app utility smart per la raccolta differenziata più usata dagli italiani. L’applicazione ha reso possibile il coinvolgimento, diretto e interattivo, della cittadinanza in tutte le fasi della sperimentazione. E per motivare gli utenti, ha lanciato una vera e propria “sfida” a premi, chiedendo di effettuare una separazione dei rifiuti particolarmente attenta e di comunicare per tempo la necessità (o meno) di ritiro dei propri rifiuti nel rispetto del calendario delle raccolte. Queste iniziative, insieme ai dati raccolti, hanno consentito di validare il modello in base alla metodologia certificata “Carbon WastePrint”.

Nella sola fase di sperimentazione, nel 2019, a Terre Roveresche è stata certificata una riduzione di 2.352 tonnellate di CO2 derivanti dalla gestione dei rifiuti. Parallelamente, l’attivazione di processi virtuosi ha permesso al Comune di risparmiare 15mila euro, risorse che saranno restituite entro la fine dell’anno ai cittadini più meritevoli.

fonte: www.rinnovabili.it

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Delibera 158 ARERA: Anci evidenzia criticità. L'analisi del testo



In data 7 maggio 2020, ARERA ha pubblicato sul proprio sito la delibera 158/2020/R/rif del 05 maggio 2020 recante “Adozione di misure urgenti a tutela delle utenze del servizio di gestione integrata dei rifiuti, anche differenziati, urbani ed assimilati, alla luce dell’emergenza da COVID-19”. Con tale delibera l’Autorità è intervenuta sulla materia dei corrispettivi applicabili alle utenze domestiche e non domestiche disciplinando le modalità per l’applicazione di riduzioni e agevolazioni tariffarie rivolte alle utenze maggiormente colpite dall’emergenza sanitaria e dai conseguenti provvedimenti nazionali e regionali.

Secondo la nota inviata ai vertici di ANCI nazionale dalla Conferenza dei presidenti delle ANCI Regionali, tale Delibera presenta una serie di criticità dal punto di vista operativo e, con molta probabilità, profili di illegittimità sul piano delle competenze e dei ruoli assegnati ai diversi soggetti coinvolti.

Nella nota si sostiene inoltre, con argomenti molto convincenti, che la delibera 158/2020 pregiudica di fatto l’applicazione da parte degli enti locali del disposto dell’art. 107, comma 5 del cd. Dl. Cura Italia (decreto-legge 17 marzo 2020, n. 18, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 aprile 2020, n. 27), ovvero la possibilità per i Comuni, in deroga all’articolo 1, commi 654 e 683, della legge 27 dicembre 2013, n. 147, di approvare le tariffe della TARI e della tariffa corrispettiva adottate per l’anno 2019, anche per l’anno 2020, provvedendo entro il 31 dicembre 2020 alla determinazione ed approvazione del piano economico finanziario del servizio rifiuti (PEF) per il 2020.


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fonte: esper.it


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Milano, in arrivo un secondo hub antispreco. Il primo ha già recuperato 77 tonnellate di cibo

Ad un anno dall'apertura del primo centro di stoccaggio e redistribuzione delle eccedenze alimentari, che recupera il cibo di mense e supermercati e lo dona ai più bisognosi, la vicesindaca di Milano annuncia l'apertura di un secondo hub antispreco.















Il primo hub di quartiere contro lo spreco alimentare di via Borsieri a Milano festeggia un anno di età con due belle notizie. La prima è rappresentata dai numeri, che da soli raccontano la buona riuscita del progetto; la seconda è l’annuncio dell’apertura di un nuovo centro di stoccaggio e redistribuzione delle eccedenze alimentari nel municipio 3 di Milano, in via Bassini 26. E non è tutto: “L’ambizione che avevamo inizialmente prende corpo – spiega la vicesindaca della città con delega alla Food policyAnna Scavuzzo –. Abbiamo dato il via al secondo hub, ne stiamo consolidando altri due e contiamo, entro fine mandato, di onorare l’impegno in tutti i nove municipi”. Oltre al Comune di Milano, all’iniziativa collaborano AssolombardaBanco alimentare della Lombardiaprogramma Qubì di Fondazione Cariplo e Politecnico di Milano.

I numeri dell’hub antispreco

A parlare, appunto, sono i numeri: a dodici mesi dall’apertura del primo hub antispreco sono state salvate 77 tonnellate di cibo per un valore di 308mila euro. Ma che fine fanno le eccedenze? L’equivalente di 154mila pasti è stato redistribuito, attraverso reti locali di quartiere, a chi ne ha più bisogno: il totale è di 1.300 nuclei familiari, cioè circa 3.950 persone.


“Un bell’esempio di collaborazione e sinergia tra pubblico e privato”, prosegue Anna Scavuzzo. Dopo un percorso di sensibilizzazione, infatti, Assolombarda ha individuato e coinvolto alcune aziende: le prime realtà ad aderirvi sono state SiemensMaire TecnimontPirelliNumber1PellegriniSamsung e Armando Testa – quelle del quartiere Isola – che donano il 75 per cento dell’eccedenza alimentare prodotta a beneficio di ventuno onlus del territorio. “Stiamo cercando di allargare il bacino – spiega il direttore generale di Assolombarda, Alessandro Scarabelli – e nel secondo hub ci saranno altre imprese a noi associate, già pronte a sostenere l’iniziativa”.

L’impatto ambientale

Il piano, oltre ad avere un forte impatto etico e sociale, ne ha certamente anche uno ambientale: in un anno di attività dell’hub sono stati risparmiati 77mila metri cubi di acqua e 240 tonnellate di emissioni di anidride carbonica. Cifre che fanno ben sperare, considerando che “siamo riusciti a costruire un modello replicabile in altre realtà di Milano – spiega Marco Melacini, professore di Logistica e responsabile scientifico dell’Osservatorio food sustainability del Politecnico di Milano –; un modello che mette insieme le eccellenze già presenti sul territorio e non solo raccoglie e distribuisce le eccedenze, ma introduce anche un sistema di misura dello spreco, che permette alle realtà coinvolte di migliorare progressivamente il processo”.
L’effetto per le aziende donatrici si concretizza nella riduzione di Tari (del 20 per cento) e iva. Naturalmente anche la componente economica non è affatto trascurabile: “Basti pensare che lo spreco di cibo vale l’1 per cento del pil italiano, cioè 15 miliardi di euro”, spiega il direttore generale di Assolombarda, Scarabelli.
hub antispreco Milano
Il primo hub di quartiere contro lo spreco alimentare di via Borsieri a Milano festeggia un anno di età con due belle notizie: sono state salvate 77 tonnellate di cibo, ed è stata annunciata l’apertura di un nuovo centro di recupero delle eccedenze © Banco alimentare
La strada è in salita, ma sembra essere quella giusta. Specialmente a livello individuale, perché nel nostro piccolo tutti possiamo – anzi, dobbiamo! – dare il nostro contributo. I lombardi sembrano essere a buon punto nella strada verso la redenzione, considerando il primo monitoraggio 2020 dell’Osservatorio nazionale waste watcher di Last minute market con Swg, promosso da Whirlpool e dedicato alla Lombardia, dove la sensibilizzazione sembra essere più radicata che altrove in Italia. Qui un cittadino su due getta il cibo meno di una volta al mese e solo il 4 per cento dichiara di buttare alimenti più volte alla settimana, contro il 7 per cento degli italiani. La soluzione è una spesa oculata per il 69 per cento dei lombardi, il congelamento degli avanzi per il 62 per cento.
fonte: www.lifegate.it

Rifiuti, ecco come cambierà l’Accordo quadro Anci Conai





















Secondo il ministro Costa Si tratta dello strumento nato per garantire la copertura dei maggiori oneri sostenuti per fare la raccolta differenziata degli imballaggi: il nuovo Accordo è previsto entro fine anno
Il nuovo Accordo quadro Anci Conai, che rappresenta lo strumento nato per garantire ai Comuni, attraverso il sistema dei Consorzi di filiera, la copertura dei maggiori oneri sostenuti per fare le raccolte differenziate dei rifiuti di imballaggi (perché fare la raccolta differenziata costa) sarà «sottoscritto entro fine anno per superare le attuali criticità». L’annuncio del ministro Sergio Costa arriva dopo che nei giorni scorsi l’Accordo in vigore a partire dal 2014 è stato ulteriormente prorogato fino al 31 dicembre 2019.
«Oggi è in via di definizione il nuovo Accordo – ha affermato Costa – nel quale verranno rafforzati i principi basilari e introdotti ulteriori criteri, anche stimolati dal mio dicastero, quali la valorizzazione di modalità di gestione locali particolarmente efficaci ed efficienti, per individuare modelli replicabili sull’intero territorio nazionale, una maggiore attenzione ai concetti di trasparenza e di tracciabilità dei flussi di rifiuti di imballaggio, anche verificando il bilancio di materia in ingresso ed in uscita dagli impianti».
Per quanto riguarda le criticità nell’attuale sistema di gestione dei rifiuti, in riferimento alla macro-area del centrosud il ministro ha sottolineato che queste riguardano in particolare «le attività di raccolta differenziata nelle grandi città metropolitane, ma siano in parte dovute anche alla sfiducia dei cittadini in merito al sistema della raccolta differenziata, che necessita di una più incisiva informazione sulle modalità di funzionamento. Occorre inoltre superare le difficoltà legate alla chiusura delle frontiere adottata dal mercato cinese, che ha causato un blocco dell’esportazione dei rifiuti di imballaggio» e dunque gravi difficoltà per la gestione di questi rifiuti nel mercato italiano, dove non sono presenti sufficienti impianti industriali per (nell’ordine) avviarli a riciclo, a recupero energetico o smaltimento.
Nonostante i rifiuti da imballaggio rappresentino solo il 7,7% di tutte le 168,5 milioni di tonnellate di rifiuti prodotte in un anno (2017) nel nostro Paese, la loro gestione è di ampio interesse pubblico in quanto protagonista (insieme all’organico, un altro 7% circa) della raccolta differenziata portata avanti ogni giorno dai cittadini: nel 2017 delle 13.065 tonnellate di imballaggi immesse al consumo, 8.819 sono state avviate a riciclo, 1.377 valorizzate energeticamente e 2.869 smaltite.
Si tratta di passaggi che mirano a gestire in modo ambientalmente virtuoso i nostri rifiuti, oltre a recuperare energia e soprattutto materiali preziosi – nel 2017 è stato evitato il consumo di circa 3,8 milioni di tonnellate di materia prima e l’immissione di 3,7 milioni di tonnellate di CO2eq –, ma hanno un costo non indifferente. Per ogni imballaggio immesso nel mercato il produttore versa al Conai il contributo Cac, complessivamente pari a 524 milioni di euro nel 2017 (ai quali si aggiungono 288 milioni di euro dalla vendita dei materiali e 36 mln da altri ricavi), che dovrebbero essere destinato a coprire i costi di raccolta sostenuti dai Comuni e dunque dai cittadini. Ma di fatto secondo l’indagine condotta dall’AgCom nel 2014 «il finanziamento da parte dei produttori (attraverso il sistema Conai) dei costi della raccolta differenziata non supera il 20% del totale, laddove invece, dovrebbe essere per intero a loro carico».
«Ritengo basilare che il Conai si adoperi, in linea con le intenzioni del legislatore europeo, affinché i maggiori oneri sostengano gli interi costi della raccolta – osserva al proposito Costa – e di conseguenza l’Anci si impegni in maniera uniforme sul territorio nazionale ad incrementare gli standard qualitativi della stessa. Si potrebbe così ipotizzare, a fronte di maggiori corrispettivi riconosciuti dal sistema consortile ai Comuni, una diminuzione della tariffa rifiuti (Tari), al fine di attenuare la pressione fiscale dell’ente locale sui cittadini». Un’operazione a dire il vero assai difficile dato che l’incremento della raccolta differenziata specialmente porta a porta, richiedendo servizi più complessi, comporta anche costi crescenti : del resto tenere pulita casa propria costa, e lo stesso la propria città.
Secondo il ministro Costa l’Accordo Anci Conai rappresenta in ogni caso «uno strumento indispensabile nel quale devono essere previste specifiche misure volte al progressivo riequilibrio tra le diverse aree del territorio, che includa maggiori investimenti soprattutto nelle aree del Mezzogiorno e in quelle Regioni dove si manifestano rilevanti difficoltà dovute sia ad una raccolta insufficiente ovvero di scarsa qualità sia all’assenza di adeguate infrastrutture relative alla selezione e al riciclaggio. Auspico, inoltre, una nuova visione del concetto dei cosiddetti ‘maggiori oneri’ in linea con la nuova legislazione europea che diversifichi la portata economica per le varie filiere e premi quei Comuni convenzionati che decideranno di intraprendere azioni sempre più virtuose finalizzate ad intercettare i materiali divenuti rifiuti»..
Tra le novità, anticipano dal ministero dell’Ambiente, il nuovo Accordo quadro dovrebbe inoltre includere un operatore affacciatosi da poco sul mercato, il consorzio Coripet, che si occupa della gestione autonoma e diretta di rifiuti primari derivanti da contenitori in Pet per liquidi alimentari: una frazione molto pregiata degli imballaggi in plastica, e dunque un passaggio che rischia però mettere in crisi il resto del sistema che si accolla anche i rifiuti da imballaggio più difficili da gestire (e da riciclare).


fonte: www.greenreport.it

Milano riduce la tari a chi dona cibo, prossima scadenza il 31 dicembre 2018

Milano è la prima grande città italiana che ha applicato il sistema che riduce la tariffa sui rifiuti in proporzione al cibo donato alle ONLUS, come previsto dalla Legge Gadda.




















Milano è la prima grande città italiana che ha applicato il sistema che riduce la tariffa sui rifiuti in proporzione al cibo donato, come previsto dalla Legge n.166/2016, conosciuta anche come legge Gadda. Il provvedimento, lo ricordiamo, consente agli operatori del sistema alimentare di donare alle ONLUS il cibo ancora edibile e di usufruire della riduzione della Tari, visto che il cibo in eccedenza a fine giornata potrebbe diventare spreco da gestire come rifiuto. 
Come previsto dalla legge, il Consiglio Comunale di Milano ha modificato il regolamento della Tari introducendo con l’art. 22 bis la possibilità di ridurre la tariffa rifiuti in proporzione al cibo donato. Nel mese di febbraio, con 26 voti a favore e 6 contrari, è stato approvato il piano tariffario 2018 della tassa e il nuovo regolamento che per le utenze non domestiche prevede per il primo anno una riduzione fino al 20% sulla parte variabile della tariffa, ovvero sulla parte che tiene conto della quantità di rifiuti prodotti. La riduzione verrà calcolata facendo riferimento alla quantità di cibo donato alle Onlus che - nel rispetto delle norme sulla sicurezza alimentare - lo distribuiranno a chi vive situazioni di difficoltà. Dal secondo anno in poi la riduzione potrà arrivare fino al 50% (percentuale che sarà stabilita annualmente con la delibera di approvazione delle tariffe TARI). 
Gli operatori del sistema alimentare, tra questi le mense, le panetterie e i supermercati, che volessero donare cibo in eccedenza e usufruire della riduzione sulla Tari dovranno presentare per il primo anno una Dichiarazione Iniziale, entro il 30 aprile, con la stima della quantità di cibo che si intende donare, l’indicazione dei donatari,  il titolo del progetto e il nome della Onlus responsabile del progetto. Ma per chi avesse iniziato le donazioni di cibo dopo il 30 aprile la Dichiarazione dovrà essere presentata entro il 31 dicembre dell’anno di riferimentoPer il secondo anno, entro il 30 aprile, bisognerà inviare al Comune il rendiconto sul cibo effettivamente donato nell’anno precedente e proprio sulla base di questa rendicontazione, da inviare tramite raccomandata A/R o via PEC, sarà applicato lo sconto a conguaglio.   
In città la povertà è in aumento. Secondo una stima dei dati della Caritas e della Fondazione Cariplo a Milano sarebbero addirittura  20 mila i bambini che vivono sotto la soglia di povertà e le file fuori dalle mense gestite da associazioni e fondazioni si allungano sempre di più. É una fotografica della realtà milanese che stride con i dati pubblicati nell’ultimo dossier del Sole 24 ore che colloca il capoluogo lombardo al primo posto tra le città italiane per vivibilità e servizi. 
La solidarietà comunque non manca. Qualche giorno fa è stato presentato Qubì, il progetto triennale della Fondazione Cariplo di contrasto alla povertà minorile. Milano Ristorazione, la società che in città gestisce il servizio delle mense nelle scuole, recupera pane, frutta e pasti completi che dona all'associaizone SiticiboDegne di nota sono anche le iniziative di realtà più piccole che ogni giorno si adoperano per recuperare il cibo in eccedenza e lo distribuiscono a chi vive in condizioni di disagio. Tra questi ci sono anche le associazioni che come Recup ed Ecomori recuperano il cibo donato dagli ambulanti nei mercati rionali all’aperto. E chissà  che il consiglio comunale il prossimo anno non approvi un’ulteriore modifica del regolamento che consenta la riduzione della tariffa sui rifiuti anche agli ambulanti dei mercati all’aperto che a fine giornata donano il cibo in eccedenza ma ancora edibile/commestibile.
fonte: www.ecodallecitta.it