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Rentri: ecco le tappe della sperimentazione

Pubblicata la timeline della fase di sperimentazione del prototipo del Rentri, il nuovo sistema di tracciabilità dei rifiuti: fine dei lavori prevista per il prossimo ottobre














fonte: Ricicla.tv



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Rifiuti, in vigore il decreto 116: le novità sulla tracciabilità

 



È entrato in vigore solo due giorni fa l'ultimo dei quattro decreti che recepiscono le direttive europee sull'economia circolare e che ridisegnano il quadro normativo italiano adeguandolo ai nuovi ambiziosi obiettivi di sostenibilità dell'Ue. Una riforma alla quale dovranno adeguarsi tutti i soggetti che producono o gestiscono rifiuti.

Tra i principali capitoli d'intervento quello sulla tracciabilità, con il decreto rifiuti che getta le basi per l'avvento del nuovo sistema informatico che sostituirà l'ormai abolito sistri, il RenTRI. Nell'attesa dell'entrata in funzione della nuova infrastruttura, continuerà ad applicarsi il sistema di tracciabilità che abbiamo imparato a conoscere da venti anni e più, quello basato su Mud, registri di carico e scarico e formulari. E proprio rispetto a questi ultimi non mancano le novità, come una serie di chiarimenti sulla restituzione a mezzo Pec delle quarte copie.


fonte: www.ricicla.tv


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Pacchetto economia circolare, pubblicato il decreto rifiuti e imballaggi. In Gazzetta Ufficiale anche la direttiva sulle discariche

Recepite due delle direttive che andranno a modificare il Testo Unico Ambientale per quanto riguarda la definizione di rifiuto urbano, di rifiuti speciali assimilabili, di tracciabilità e responsabilità estesa





E' stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale ed entrerà in vigore il prossimo 26 settembre il decreto legislativo 116/20 che recepisce due delle direttive approvate due anni fa dall’Unione europea in materia di rifiuti e imballaggi e, in particolare, quella che tratta la riduzione degli scarti e il recupero di risorse. Tra gli obiettivi del provvedimento, il raggiungimento entro il 2025 del 55% di riciclo dei rifiuti urbani, mentre già nel 2030 per i soli imballaggi bisognerà aver raggiunto complessivamente il 70%. Per quanto riguarda i conferimenti in discarica, il tetto massimo dovrà essere del 10% entro il 2035.

Definizioni di rifiuto e responsabilità estesa - Il decreto pubblicato va a modificare la parte quarta del decreto legislativo 152 del 2006, che si occupa di disciplinare la gestione dei rifiuti. Alla revisione del Testo unico ambientale saranno tenuti ad adeguarsi tutti i soggetti pubblici e privati che producono, raccolgono, trasportano e gestiscono rifiuti. Cambiano molte delle definizioni, a partire da quella di “rifiuto urbano”, così come cambiano le discipline di legge relative al deposito temporaneo, alla classificazione, ai criteri di ammissibilità in discarica dei rifiuti. I rifiuti speciali assimilati a quelli urbani diventano semplicemente urbani quando sono “simili per natura e composizione ai rifiuti domestici”, un'assimilazione che deriva dall'incrocio tra 15 tipologie di rifiuti (dagli organici ad “altri rifiuti non biodegradabili”) con 29 categorie di attività che li producono e che sottrae ai Comuni la possibilità di assimilazione. Ma cambia anche il ruolo dei produttori di beni di consumo, con un rafforzamento dell’istituto della responsabilità estesa, tra i principi cardine dell’impalcatura normativa disegnata dall’Ue e oggi entrata definitivamente nell’ordinamento italiano. L’entrata in vigore del decreto legislativo di recepimento della direttiva europea sui rifiuti riscrive infatti il quadro normativo nazionale in materia, preparando l’avvento del nuovo sistema di tracciabilità, si legge infatti nel decreto pubblicato in Gazzetta Ufficiale, che sarà “integrato nel Registro Elettronico Nazionale” istituito a seguito della conversione del Decreto Legge n. 135/2018 (e della contestuale abolizione del Sistri) e sarà gestito dall’Albo Nazionale Gestori Ambientali.

Consorzi - Il nuovo decreto inciderà profondamente sui meccanismi che regolano il sistema italiano di raccolta e gestione. Cambiano, ad esempio, le logiche di finanziamento delle differenziate, con i sistemi Epr, ovvero i consorzi afferenti al Conai nel caso dei rifiuti da imballaggio, che saranno obbligati a coprire il 100% dei “costi efficienti” di gestione (l’80% in deroga) entro il 2024.
Novità sugli impianti, decide il Ministero - Il decreto rifiuti demanda al Ministero dell’Ambiente, con il supporto tecnico di Ispra, la definizione di un “Programma nazionale di gestione dei rifiuti” con gli obiettivi, i criteri e le linee strategiche cui le Regioni e Province autonome si dovranno attenere nell’elaborazione dei Piani regionali di gestione dei rifiuti. Il programma dovrà contenere, tra l’altro, la “ricognizione impiantistica nazionale”, indicando il fabbisogno di recupero e smaltimento da soddisfare. Una misura che ridimensionerà la potestà degli enti locali, con le Regioni che dal canto loro avranno la possibilità di definire accordi per “l’individuazione di macro aree” che consentano “la razionalizzazione degli impianti dal punto di vista localizzativo, ambientale ed economico, sulla base del principio di prossimità”.

Reazioni - “Recependo il Pacchetto Economia Circolare, il Governo dimostra attenzione nei confronti delle prospettive sostenibili per il futuro del Paese e sensibilità nei confronti delle istanze avanzate durante l’iter legislativo dal settore del recupero e riciclo dei rifiuti. Il principio dell’obbligo della detassazione va nella giusta direzione di sostenere le imprese della Green Economy e contribuisce allo sviluppo di un comparto industriale tra i più competitivi a livello europeo.” Lo dichiara in una nota Francesco Sicilia, Direttore Generale di Unirima, Unione Nazionale Imprese Recupero e Riciclo Maceri.

Nei giorni scorsi erano invece stati pubblicati in Gazzetta i decreti relativi al recepimento delle direttive su veicoli fuori uso, Raee e imballaggi




E' stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale anche il provvedimento sulle discariche, l’ultimo dei quattro D. Lgs per il recepimento delle direttive Ue del “pacchetto economia circolare” che contiene i decreti relativi anche a veicoli fuori uso, Raee e imballaggi. Il 14 settembre è stato infatti pubblicato il D.Lgs 3 settembre 2020 n. 121 “Attuazione della direttiva Ue 2018/850, che modifica la direttiva 1999/31/CE relativa alle discariche di rifiuti”.

Il D.Lgs per il recepimento della direttiva 2018/850 introduce una nuova disciplina sul conferimento dei rifiuti per arrivare a una riduzione del ricorso alle discariche. Il decreto (che entra in vigore il 29 settembre) riforma infatti i criteri di ammissibilità dei rifiuti negli impianti. Vengono inoltre definite le modalità, i criteri generali e gli obiettivi, anche in coordinamento con le Regioni, per il raggiungimento degli obiettivi fissati dalla direttiva in termini di percentuali massime di rifiuti urbani conferibili negli impianti.

fonte: https://www.e-gazette.it

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Tracciabilità dei rifiuti: passi in avanti verso il Rentri



Sono stati firmati dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e attendono dunque solo la pubblicazione definitiva in Gazzetta Ufficiale i quattro decreti legislativi che recepiscono le direttive europee contenute nel pacchetto “economia circolare”. Quattro provvedimenti che ridisegneranno il quadro normativo nazionale in materia di rifiuti, apportando profonde modifiche alla parte IV del Testo unico ambientale. Tra i principali capitoli d’intervento quello della tracciabilità, con l’Italia pronta a voltare pagina dopo l’abolizione definitiva del Sistri a seguito della conversione in legge del Decreto Legge n. 135/2018 e la contestuale istituzione del Registro elettronico nazionale per la tracciabilità dei rifiuti (o RenTri). L’entrata in vigore del decreto legislativo che recepisce la nuova direttiva quadro Ue sui rifiuti (Ue 2018/851) riscriverà infatti l’intera disciplina di legge in materia preparando l’avvento del nuovo sistema.

Il comma 14 dell’art. I, ad esempio, sostituisce l’art. 188-bis del d.lgs. 152 del 2016, chiarendo che “Il sistema di tracciabilità dei rifiuti si compone delle procedure e degli strumenti di tracciabilità dei rifiuti integrati nel ‘Registro elettronico nazionale per la tracciabilità dei rifiuti’ istituito ai sensi dell’articolo 6 del decreto-legge 14 dicembre 2018, n. 135 e gestito con il supporto tecnico operativo dell’Albo nazionale dei gestori di cui all’articolo 212″. Lo stesso comma specifica inoltre che “per consentire la lettura integrata dei dati, gli adempimenti relativi alle modalità di compilazione e tenuta del registro di carico e scarico e del formulario identificativo di trasporto dei rifiuti, di cui agli articoli 190 e 193, sono effettuati secondo le modalità dettate con uno o più decreti del Ministro dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare”. Concetto ribadito anche al comma 4, dove si chiarisce che, con decreto del Ministero dell’Ambiente verranno disciplinati “i modelli ed i formati relativi al registro di carico e scarico dei rifiuti ed al formulario di identificazione di cui agli articoli 190 e 193 con l’indicazione altresì delle modalità di compilazione, vidimazione e tenuta in formato digitale degli stessi”.

Insomma, se fino ad oggi il RenTri era poco più che un acronimo, con l’entrata in vigore dei decreti di recepimento del pacchetto economia circolare il nuovo sistema comincerà finalmente a prendere forma. Una forma che, stando a quanto appena riportato, sembrerebbe destinata a ricalcare ancora una volta quella del sistema delle scritture ambientali così come lo abbiamo conosciuto negli ultimi vent’anni e più, basato su registri di carico e scarico e formulari di identificazione, anche se con ogni probabilità riproposti in una “veste” digitalizzata. E se per conoscere nel dettaglio i meccanismi del RenTri occorrerà aspettare i decreti attuativi del Ministero dell’Ambiente con i nuovi modelli e formati, tra gli addetti ai lavori, nel frattempo, comincia a serpeggiare il timore che quello al Sistri, più che un addio, fosse soltanto un arrivederci.

fonte: http://www.riciclanews.it


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Rifiuti, il 40% degli elettrodomestici scompare in flussi paralleli

Indagine Altroconsumo e Ecodom ha seguito la rotta con il satellite


















In Italia scompare quasi il 40% dei grandi elettrodomestici: dismessi dai cittadini, non arriva agli impianti di trattamento autorizzati e scompare in flussi paralleli. Lo rivela un'indagine - presentata oggi a Roma - condotta da Altroconsumo in collaborazione con Ecodom (il Consorzio per il recupero e il riciclaggio degli elettrodomestici) su oltre 200 Raee (Rifiuti da apparecchiatura elettriche ed elettroniche) usciti dalle case degli italiani, sparsi su tutto il territorio nazionale, e monitorati con dispositivi satellitari.
Il peso dei grandi elettrodomestici (chiamati 'grandi bianchi', per esempio il frigorifero fa parte di questa categoria) che si perdono per strada arriva a circa 44mila tonnellate, secondo l'indagine che sfrutta su larga scala la tecnologia satellitare per seguire le rotte dei rifiuti elettronici domestici: su 205 Raee, il campione valido è stato di 174 (per altri 31 non è stato possibile effettuare un'analisi completa); solo 107 esemplari (il 61% del totale) sono "effettivamente approdati in impianti autorizzati, in grado di garantire un trattamento corretto dal punto di vista ambientale.
Gli altri 67 esemplari (pari al 39%) sono stati sottratti alla filiera formale, finendo in impianti non autorizzati oppure in mercatini dell'usato o in abitazioni private". 

fonte: www.ansa.it

Rifiuti, ecco come cambierà l’Accordo quadro Anci Conai





















Secondo il ministro Costa Si tratta dello strumento nato per garantire la copertura dei maggiori oneri sostenuti per fare la raccolta differenziata degli imballaggi: il nuovo Accordo è previsto entro fine anno
Il nuovo Accordo quadro Anci Conai, che rappresenta lo strumento nato per garantire ai Comuni, attraverso il sistema dei Consorzi di filiera, la copertura dei maggiori oneri sostenuti per fare le raccolte differenziate dei rifiuti di imballaggi (perché fare la raccolta differenziata costa) sarà «sottoscritto entro fine anno per superare le attuali criticità». L’annuncio del ministro Sergio Costa arriva dopo che nei giorni scorsi l’Accordo in vigore a partire dal 2014 è stato ulteriormente prorogato fino al 31 dicembre 2019.
«Oggi è in via di definizione il nuovo Accordo – ha affermato Costa – nel quale verranno rafforzati i principi basilari e introdotti ulteriori criteri, anche stimolati dal mio dicastero, quali la valorizzazione di modalità di gestione locali particolarmente efficaci ed efficienti, per individuare modelli replicabili sull’intero territorio nazionale, una maggiore attenzione ai concetti di trasparenza e di tracciabilità dei flussi di rifiuti di imballaggio, anche verificando il bilancio di materia in ingresso ed in uscita dagli impianti».
Per quanto riguarda le criticità nell’attuale sistema di gestione dei rifiuti, in riferimento alla macro-area del centrosud il ministro ha sottolineato che queste riguardano in particolare «le attività di raccolta differenziata nelle grandi città metropolitane, ma siano in parte dovute anche alla sfiducia dei cittadini in merito al sistema della raccolta differenziata, che necessita di una più incisiva informazione sulle modalità di funzionamento. Occorre inoltre superare le difficoltà legate alla chiusura delle frontiere adottata dal mercato cinese, che ha causato un blocco dell’esportazione dei rifiuti di imballaggio» e dunque gravi difficoltà per la gestione di questi rifiuti nel mercato italiano, dove non sono presenti sufficienti impianti industriali per (nell’ordine) avviarli a riciclo, a recupero energetico o smaltimento.
Nonostante i rifiuti da imballaggio rappresentino solo il 7,7% di tutte le 168,5 milioni di tonnellate di rifiuti prodotte in un anno (2017) nel nostro Paese, la loro gestione è di ampio interesse pubblico in quanto protagonista (insieme all’organico, un altro 7% circa) della raccolta differenziata portata avanti ogni giorno dai cittadini: nel 2017 delle 13.065 tonnellate di imballaggi immesse al consumo, 8.819 sono state avviate a riciclo, 1.377 valorizzate energeticamente e 2.869 smaltite.
Si tratta di passaggi che mirano a gestire in modo ambientalmente virtuoso i nostri rifiuti, oltre a recuperare energia e soprattutto materiali preziosi – nel 2017 è stato evitato il consumo di circa 3,8 milioni di tonnellate di materia prima e l’immissione di 3,7 milioni di tonnellate di CO2eq –, ma hanno un costo non indifferente. Per ogni imballaggio immesso nel mercato il produttore versa al Conai il contributo Cac, complessivamente pari a 524 milioni di euro nel 2017 (ai quali si aggiungono 288 milioni di euro dalla vendita dei materiali e 36 mln da altri ricavi), che dovrebbero essere destinato a coprire i costi di raccolta sostenuti dai Comuni e dunque dai cittadini. Ma di fatto secondo l’indagine condotta dall’AgCom nel 2014 «il finanziamento da parte dei produttori (attraverso il sistema Conai) dei costi della raccolta differenziata non supera il 20% del totale, laddove invece, dovrebbe essere per intero a loro carico».
«Ritengo basilare che il Conai si adoperi, in linea con le intenzioni del legislatore europeo, affinché i maggiori oneri sostengano gli interi costi della raccolta – osserva al proposito Costa – e di conseguenza l’Anci si impegni in maniera uniforme sul territorio nazionale ad incrementare gli standard qualitativi della stessa. Si potrebbe così ipotizzare, a fronte di maggiori corrispettivi riconosciuti dal sistema consortile ai Comuni, una diminuzione della tariffa rifiuti (Tari), al fine di attenuare la pressione fiscale dell’ente locale sui cittadini». Un’operazione a dire il vero assai difficile dato che l’incremento della raccolta differenziata specialmente porta a porta, richiedendo servizi più complessi, comporta anche costi crescenti : del resto tenere pulita casa propria costa, e lo stesso la propria città.
Secondo il ministro Costa l’Accordo Anci Conai rappresenta in ogni caso «uno strumento indispensabile nel quale devono essere previste specifiche misure volte al progressivo riequilibrio tra le diverse aree del territorio, che includa maggiori investimenti soprattutto nelle aree del Mezzogiorno e in quelle Regioni dove si manifestano rilevanti difficoltà dovute sia ad una raccolta insufficiente ovvero di scarsa qualità sia all’assenza di adeguate infrastrutture relative alla selezione e al riciclaggio. Auspico, inoltre, una nuova visione del concetto dei cosiddetti ‘maggiori oneri’ in linea con la nuova legislazione europea che diversifichi la portata economica per le varie filiere e premi quei Comuni convenzionati che decideranno di intraprendere azioni sempre più virtuose finalizzate ad intercettare i materiali divenuti rifiuti»..
Tra le novità, anticipano dal ministero dell’Ambiente, il nuovo Accordo quadro dovrebbe inoltre includere un operatore affacciatosi da poco sul mercato, il consorzio Coripet, che si occupa della gestione autonoma e diretta di rifiuti primari derivanti da contenitori in Pet per liquidi alimentari: una frazione molto pregiata degli imballaggi in plastica, e dunque un passaggio che rischia però mettere in crisi il resto del sistema che si accolla anche i rifiuti da imballaggio più difficili da gestire (e da riciclare).


fonte: www.greenreport.it

Tracciabilità: Prende Forma Il Registro Elettronico Nazionale

Prime indiscrezioni sul nuovo Registro elettronico nazionale, che sostituirà l'oramai accantonato Sistri. “Il sistema – dice Ilde Gaudiello, dirigente del Ministero dell'Ambiente – fornirà una base di dati fondamentale per pianificare le scelte di governance”




















fonte: https://www.ricicla.tv

Senza tracciabilità e controlli, la guerra dei rifiuti non si può vincere

Troppe norme negli anni hanno cancellato strumenti fondamentali al controllo del flusso dei rifiuti. Un favore ai criminali e un danno economico per la collettività


















Dal primo gennaio 2019 verrà soppresso il sistema di controllo e tracciabilità dei rifiuti, il cosiddetto SISTRI che avrebbe dovuto informatizzare la gestione del flusso dei rifiuti speciali a livello nazionale e dei rifiuti urbani della Regione Campania.
Uno strumento semplice ma partito a singhiozzo

Già nel 2000 la Agenzia Ambientale nazionale (ANPA), poi non a caso abolita dal governo Berlusconi, aveva brevettato “CheckRif“, strumento semplice (paragonabile al POS per i Bancomat) che il Comandante dei NOE portò come contributo italiano al G20 ‘Polizie’.



Schermata di accesso al sistema SISTRI



Tale sistema, connesso ai Catasti Regionali Rifiuti e all’Albo Nazionale Gestori, in tempo reale verificava i passaggi dal produttore del rifiuto al trasportatore fini allo smaltitore finale: ogni mese le imprese, anziché dover compilare registri cartacei, avrebbero ricevuto il proprio “estratto conto” circa la movimentazione ed il destino dei propri rifiuti.



Lista delle registrazioni cronologiche SISTRI che evidenziano in tempo reale le operazione di carico e di scarico rifiuti. Ognuna di queste deve essere confermata e firmata dal delegato dell’azienda trasportatrice.
L’abrogazione, attraverso il Decreto “Semplificazioni”, del Sistri, strumento partito a singhiozzo, tra polemiche, ritardi e costi assai elevati, solo tra il 2013 e il 2014, non deve tradursi in resa dello Stato rispetto all’obiettivo prioritario della tracciabilitá dei flussi di rifiuto nella patria delle ecomafie, delle terre dei fuochi e del turismo dei rifiuti.
Si pensi solo al governo e controllo dei flussi di smaltimento dei rifiuti speciali in Italia e all’estero, 4 volte superiori a quelli urbani: 130,6 milioni di tonnellate provenienti dal circuito industriale e produttivo, a fronte di 30 milioni di tonnellate, ogni anno.
Un’abrogazione che fa felice molti
C’è chi plaude all’abrogazione, dopo aver fatto di tutto per non vedere mai entrare in funzione il sistema. Il colonnello Sergio De Caprio (noto ai più come “Capitano Ultimo”) ricorda bene l’aggressione con centinaia di migliaia di accessi telematici il giorno dell’avvio sperimentale del sistema, per farlo collassare, così come il generale Mario Morelli, all’epoca a capo del Comando Logistico Sud dell’Esercito presso le cui officine si montavano gli apparati per il controllo remoto sui camion destinati al trasporto dei rifiuti campani, ricorda bene come in poche ore quegli apparati venissero distrutti a martellate.
A maggior ragione oggi, in piena #guerradeirifiuti, dovrebbe essere evidente, da nord a sud, che non è possibile sconfiggere la sfida allo Stato da parte di ecomafie e tangentari vecchi e nuovi anelanti a profitti criminali da finte emergenze rifiuti, ricorrendo alle proprie discariche illegali, agli obsoleti inceneritori, al giro vorticoso del turismo dei rifiuti, senza un vero sistema di tracciabilità per i rifiuti urbani e speciali.
Il controllo delle banche dati e il controllo del territorio sono la prima arma contro i mali che affliggono la gestione dei rifiuti in Italia: corruzione, ecomafie, crimine d’impresa. Non sostituire nulla ai documenti cartacei che permettono il “giro bolla” e la sostituzione o falsificazione dei codici CER accertata da centinaia di inchieste della magistratura non è un passo avanti nella lotta all’illegalità.


Un business superiore alla cocaina

Intanto, continuano ad andare a fuoco le piattaforme di raccolta dei rifiuti al nord come al sud, dalla Lombardia alla Campania fino alla Capitale.
Il Procuratore Nazionale Antimafia Cafiero De Raho aveva già confermato a Valori, alla presentazione del rapporto Ecomafia di Legambiente che, nel 2018, «i rifiuti rappresentano ancora il maggior business per le mafie, più della cocaina».
Ma tanto rimane da fare, ad ogni livello, se come ha fatto notare la relazione della Commissione Bicamerale sul Ciclo dei Rifiuti,«nell’ambito dei procedimenti penali instaurati, potrebbe risultare di particolare utilità la condivisione di protocolli investigativi, con diffusione su base nazionale delle migliori prassi e omogeneità negli accertamenti e nell’esercizio dell’azione penale».
Concetto ribadito a Valori proprio dal procuratore nazionale della DNA: Il sistema del “crimine d’impresa” è sceso a patti, da nord a sud, con la malavita organizzata, facendo cartello e vincendo appalti, in ogni parte dello Stivale.


Servono intelligence e cittadini attivi

La guerra dei rifiuti si combatte, quindi, con la partecipazione attiva dei cittadini e con l’intelligence, incrociando tutte le banche dati non solo ambientali, ma anche quelle giudiziarie, con i controlli sui quantitativi che vengono strappati al circuito della differenziata e delle sue inefficienze.
Occorrerebbe più trasparenza anche su ciò che entra e ciò che esce dagli inceneritori: le multiutility che gestiscono il maggior numero di impianti in Italia (A2A, Hera, Iren, Acea) per le loro caratteristiche societarie sono escluse, ad esempio, dalla normativa per il Freedom Information Act, la legge che tutela il diritto di accesso agli atti amministrativi.


La guerra dei rifiuti, un costo per le tasche delle famiglie

Tutto questo, oltre che avere ricadute sull’ambiente e sulla salute delle popolazioni, ha forti ripercussioni sul portafoglio dei cittadini, tanto che nel giro di tre anni, ben tre Authority hanno indagato accertando inefficienze e illeciti nella filiera.
La lievitazione dei costi e di appalti truccati ha indotto l’Autorità Nazionale Anticorruzione a introdurre nel Codice degli Appalti un nuovo capitolo interamente dedicato alla gestione dei rifiuti, a breve in Gazzetta Ufficiale.
Arera, la nuova Autorità di regolazione per energia e reti e ambiente, ha in corso l’indagine nazionale per definire «un sistema tariffario certo, trasparente e basato su criteri predefiniti» facendo seguito alla precedente dell’Antitrust del 2016, che già aveva denunciato inefficienze del sistema nella prima indagine conoscitiva sui rifiuti solidi urbani.


Il sistema è ancora troppo complesso

Intanto con l’articolo 206 bis del Testo Unico dell’ambiente sono stati aboliti gli osservatori rifiuti regionali e le funzioni di vigilanza sono state trasferite al Ministero dell’Ambiente, mentre spetta a Ispra e alle Agenzie regionali per l’Ambiente intensificare i controlli grazie all’applicazione delle legge 132/2016. Così come è Ispra, con la sezione Catasto Rifiuti a monitorare e raccogliere in un’unica banca dati le informazioni provenienti da comuni, agenzie per l’ambiente e consorzi di riciclo.
Sempre secondo il Collegato ambientale, all’articolo 199, sono le Regioni che devono pubblicare i piani regionali e il loro stato di attuazione, a partire dalla informazione circa produzione totale e pro capite dei rifiuti solidi urbani suddivisa per ambito territoriale ottimale, se costituito, ovvero per ogni Comune.
Tutta questa mole di dati è raccolta in una sezione del sito del Ministero dell’Ambiente, anche perché la mancata applicazione dei piani regionali è soggetta all’applicazione delle procedure di infrazione dell’Unione Europea.
Monitoraggio dei piani regionali rifiutiUn sistema ancora troppo complicato, che continua a permettere troppi varchi dove malavita, ecomafie e trafficanti possono infiltrarsi. Una cosa è certa: stando così le cose chi perde la guerra dei rifiuti sono lo Stato e i suoi cittadini. In termini economici, di salute e di tutela dell’ambiente.


Walter Ganapini e Rosy Battaglia


fonte: www.valori.it

Terra dei Fuochi, aumentano i roghi nei siti di stoccaggio rifiuti. E c’è un motivo












L’ennesimo rogo tossico di questa estate 2018 (certamente dolosoall’interno di un impianto di stoccaggio di rifiuti, nei giorni scorsi a Casalduni (Benevento), conferma purtroppo i tragici errori di impostazione nella lotta ai roghi tossici in tutte le “Terre dei Fuochi” di Italia: il mancato controllo e corretto smaltimento innanzitutto dei rifiuti speciali e non solo di quelli urbani. Esiste un pericoloso “vulnus” nella pur importantissima legge sul reato penale di incendio dei rifiuti allorquando, con malizia, si è fatto riferimento al solo incendio di rifiuti “abbandonati” .
L’articolo 1 della legge 6/2014 (per Terra dei Fuochi) prescrive che “chiunque appicca il fuoco a rifiuti abbandonati ovvero depositati in maniera incontrollata è punito con la reclusione da due a cinque anni. Nel caso in cui sia appiccato il fuoco a rifiuti pericolosi, si applica la pena della reclusione da tre a sei anni”. Non era difficile pensare che i criminali che operano nella sovrapposizione dei rifiuti speciali e urbani per coprire l’evasione fiscale delle aziende “a nero” si accorgessero che, di conseguenza, se si appicca il fuoco a rifiuti non abbandonati e non depositati in maniera incontrollata, non si ricadeva nel reato previsto dalla legge.

Dalla promulgazione della legge, questo “vulnus” ha determinato il progressivo spostamento dei roghi tossici di tutte le “Terre dei Fuochi” dai bordi delle strade e dalle discariche abusive, oggi sanzionabili, all’interno degli impianti legali di stoccaggio dei rifiuti innanzitutto per coprire l’ordinaria commistione di materiali di differente provenienza con codici Cer alterati da “giro bolla”insieme ai rifiuti speciali prodotti in regime di evasione fiscale.
“Mai più Terra dei Fuochi!”, ha tuonato il governatore, Vincenzo De Luca, in difesa delle pummarole campane giusto mentre l’ennesimo immane rogo di rifiuti speciali all’interno di un impianto avvelenava per l’ennesimo giorno la mia Terra di Caivano. Cos’è “Terra dei fuochi” in Campania e quindi in tutta Italia? E’ “Terra dei rifiuti speciali senza impianti, senza controllo e con licenza di uccidere” gli uomini e non le pummarole, da circa trenta anni.
Gestire in Italia 200 milioni di tonnellate di rifiuti l’anno preoccupandosi di dare in pasto all’attenzione – e ai sensi di colpa – del cittadino italiano medio soltanto i 29 milioni di tonnellate l’anno di rifiuti urbani è la principale occupazione di aziende, criminali o meno, governi nazionali e locali, e persino società di ambientalisti impegnati allo spasimo nella (giustissima) lotta agli inceneritori, ma che nulla dicono sulla totale assenza di corretto smaltimento dei rifiuti industriali, ospedalieri e radioattivi, dei rifiuti tossici come l’amianto e dei rifiuti speciali pericolosi come i fanghi di depurazione. La Campania continua imperterrita a restare a zero in quanto a impianti finali a norma per rifiuti industriali favorendo quindi il rogo degli impianti di stoccaggio dei rifiuti urbani “legali” ormai saturi anche di rifiuti speciali “commisti”.
Cosa altro si deve nascondere se si tenta di incendiare per ben due volte l’impianto di Casalduni per distruggere qualunque prova in caso di controlli? In Regione si deve patteggiare ogni giorno il “turismo dei rifiuti tossici” creando i presupposti per assicurarelaute mazzette a funzionari regionali infedeli (e di partito) incaricati delle trattative come ha dimostrato Fanpage. Per la Campania evidentemente va bene così, giova a tutti i partiti al potere e al buon nome delle pummarole campane! Questo è “‘O Sistema!”.
Nei primi giorni di agosto a Mariglianella (NA) si moriva dalla puzza di cancerogeni certi. Un incendio doloso il 18 luglio 1995 (Agrimonda) ha causato il rogo di circa seimila tonnellate di pesticidi e fitofarmaci cancerogeni. Dopo oltre 23 anni di percolamento tossico nel terreno di potentissimi cancerogeni in pieno centro cittadino, stante la impossibilità di bonifica per l’assenza totale di qualunque tipo di impianto di discarica finale a norma intraregionale, a costi più che triplicati il trasferimento negli impianti finali di Brescia è stato bloccato perché, ovviamente, in questo caso non era possibile cambiare la natura CER dei rifiuti tossici nei siti di stoccaggio e quindi sono stati respinti dagli impianti finali di Brescia, novella Terra dei Fuochi degli anni 2000.
Nel bresciano oggi, rispetto ai nostri 25 milioni di tonnellate di rifiuti tossici stimati e presenti nelle viscere delle nostre terre dagli anni 90, sono già “legalmente” tombati oltre 75 milioni di tonnellate di rifiuti speciali e tossici mai controllati efficacemente grazie al “giro bolla” cartaceo e alla assenza di tracciabilità satellitare.
“Terra dei fuochi” è un termine che va “tombato” perché ha fatto tanto male alle pummarole campane. Finché non avremo il coraggio di affrontare e con urgenza il problema dal lato giusto e cioè quello del corretto controllo e smaltimento dei rifiuti speciali industriali e tossici e non urbani, della tracciabilità dei rifiuti (industriali ed urbani) e della totale assenza di impianti di smaltimento a norma dei rifiuti industriali in Campania, “Terra dei fuochi” si sposterà soltanto e non si spegnerà mai.
fonte: https://www.ilfattoquotidiano.it

Roma: nuova differenziata per 500 mila,via cassonetti

Raccolta rifiuti in 2 municipi, sarà poi estesa a tutta la città





















Parte il piano di "rivoluzione" della raccolta differenziata lanciata dal Campidoglio per i primi 500 mila romani. Nei municipi di Ostia e Tor Bella Monaca, arriverà un nuovo modello di raccolta 'tecnologica' con l'eliminazione progressiva dei cassonetti tradizionali dalle strade. "Questi municipi hanno più abitanti di una media città italiana. E' una bella sfida", dice Virginia Raggi. "Il sistema man mano verrà esteso in tutta Roma", promette Ama.

Conclusa la mappatura delle utenze, il nuovo modello "tecnologico" è prossimo all'avvio per i cittadini dei municipi VI e X, ovvero Tor Bella Monaca e Ostia. Da metà aprile inizierà la consegna dei kit per l'avvio del nuovo servizio nelle aree in cui è previsto il porta a porta. Ad illustrare i dettagli del nuovo modello il presidente Ama Lorenzo Bagnacani: "un unico modello che si concretizzerà in tre tipologie di raccolta, il sistema principale è quello domiciliare ovvero il 'porta a porta', poi ci saranno le domus ecologiche a livello condominiale, casette con accesso controllato e identificazione degli utenti e, nei casi più estremi, andremo ad applicare cassonetti intelligenti. I cassonetti tradizionali man mano spariranno tutti. Lo stesso sistema è in fase di progettazione esecutiva a San Lorenzo mentre a Trastevere è in corso la mappatura delle utenze".

Il modello prevede la tracciabilità del conferimento delle varie tipologie di materiali propedeutica alla futura introduzione della tariffazione puntuale. "Prosegue il nostro impegno per avviare Roma verso un’economia circolare e a Rifiuti Zero, lo facciamo unendo più forze, mettendo insieme le competenze e ponendo al centro delle nostre politiche i cittadini”, ha dichiarato la sindaca di Roma Virginia Raggi.

“A solo un anno dall’approvazione del Piano per la riduzione e la gestione dei materiali post-consumo si stanno già vedendo importanti risultati. Abbiamo ridotto i rifiuti indifferenziati, stiamo applicando il nuovo modello di raccolta e abbiamo avviato l’iter autorizzativo in Regione Lazio per due nuovi impianti di compostaggio aerobico. Stiamo dando a Roma soluzioni strutturali nella gestione dei materiali post consumo. Quello che proponiamo è un totale cambio di rotta. I nostri traguardi sono delineati: ridurre i rifiuti, aumentare la raccolta differenziata al 70% e sviluppare un’impiantistica sostenibile”, afferma l’Assessora alla Sostenibilità Ambientale di Roma Capitale Pinuccia Montanari.

E’ pronta la campagna di comunicazione predisposta da Conai, Roma Capitale e Ama, nell’ambito del Protocollo d’intesa sottoscritto lo scorso gennaio. “La predisposizione di un Piano Esecutivo per lo sviluppo della raccolta differenziata, redatto da AMA con il supporto di CONAI e approvato da Roma Capitale, era ed è parte integrante del Protocollo di Intesa siglato solo pochi mesi fa. Ma il nostro ruolo di partner tecnico - dichiara Giorgio Quagliuolo, presidente di Conai – prevede da sempre anche un supporto allo sviluppo di campagne di informazione per sensibilizzare i cittadini, “primi anelli della catena” di una corretta gestione dei materiali di imballaggio. Per Roma Capitale, l’obiettivo è anche quello di far “capire la differenza e non solo la differenziata”, un nuovo segnale legato al nuovo modello, un nuovo progetto ed una nuova attitudine da parte di AMA. Questi elementi, uniti alla capacità dell'Amministrazione Comunale di mantenere una precisa volontà politica, rappresentano la vera chiave di successo”.

La mappatura condotta da 70 addetti Ama ha permesso di individuare circa 50mila utenze “fantasma” nei due municipi. In particolare, in VI municipio il censimento ha consentito di individuare oltre 118mila utenze domestiche, circa 30mila in più (+25%) rispetto a quelle presenti nella banca dati, mentre in X municipio sono state rilevate circa 110mila utenze domestiche, oltre 17mila in più (+16%). Sono state inoltre censite anche 5.600 utenze non domestiche su strada e 680 nei condomini nel VI municipio e 6.300 utenze non domestiche su strada e 1.570 nei condomini in X municipio.

Il Piano Esecutivo per il X municipio prevede che oltre 65mila utenze saranno servite con il “porta a porta”, 6mila utenze con le domus ecologiche e le restanti 39mila utenze tramite postazioni con contenitori “intelligenti”. Nel VI municipio circa 83.500 utenze saranno servite con il “porta a porta”, oltre 1.800 utenze con le domus ecologiche e 33.800 utenze mediante postazioni con contenitori “intelligenti”. Il calendario di raccolta per i cittadini coinvolti nel “porta a porta” verrà semplificato razionalizzando le frequenze di ritiro delle varie tipologie di rifiuto. A tutte le utenze domestiche saranno richieste 3 esposizioni dei rifiuti a settimana invece delle attuali 9. In ogni giorno di raccolta, si dovranno esporre contemporaneamente due tipologie di rifiuto: sempre la frazione organica e, a seconda del giorno, anche la frazione “secca” prevista da calendario (carta; plastica/metallo; rifiuto residuo indifferenziato). L’abbinamento, ben memorizzabile per i cittadini (“secco” del giorno + rifiuto umido), consentirà anche ad Ama di agire più efficacemente e razionalmente, raccogliendo ogni giorno 2 diverse tipologie di rifiuto. Ai cittadini sarà richiesta l’esposizione dei bidoncini/mastelli in un’unica fascia oraria giornaliera: serale (19 – 21). Per i contenitori in vetro, si continueranno ad utilizzare le campane verdi stradali. Le utenze non domestiche su piano strada saranno interessate da un servizio di raccolta porta a porta dedicato, con sistema di rilevazione dei conferimenti. Il prelievo di tutte le frazioni riciclabili e dell’indifferenziato sarà svolto da un unico soggetto che consentirà un maggior controllo del servizio erogato.


fonte: www.ansa.it