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#VivoGreen: #Facciamo la #Spesa al #Negozio del #Futuro








 

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#VivoGreen: il #Negozio del #Futuro #Presente a #Terni

#RifiutiZeroUmbria @Cru_rz ha fatto la sua visita al negozio #VivoGreen di #Terni.









E' il #Negozio del #Futuro, dove si prova a #ridurre al #minimo gli #imballaggi, dove trovare #prodottisfusi o #prodottiallaspina, a #kmzero, dove viene #regalata #acqua alla #spina, un futuro che torna dal passato e che speriamo diventi #presente prima possibile #nonsoloaTerni per #ridurre #azzerare l'#impatto della #piccola e #grandedistribuzione che possiamo annoverare tra i #maggioriresponsabili della #produzionerifiuti #daimballaggio

Anna Rita Guarducci intervista David Milani, responsabile del negozio #VivoGreen


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LineaVerdeLife: VivoGreen, il supermercato del futuro

 




LineaVerdeLife


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La spesa del futuro si fa SBALLATA

Chissà che grazie alla partenza di un nuovo progetto Spesa Sballata non si riesca anche in Italia avere esperienze diffuse di acquisto senza imballaggi grazie all’uso di contenitori riutilizzabili. per dare attuazione all’art. 7 del Decreto Clima”, che prevede che ai clienti sia “consentito utilizzare contenitori propri purché riutilizzabili, puliti e idonei per uso alimentare.»




A differenza che in Italia le esperienze di acquisto con contenitori riutilizzabili portati da casa o messi a disposizione dal rivenditore a fronte di una cauzione, sia per prodotti alimentari che non alimentari, è una pratica che negli ultimi due anni è letteralmente esplosa all’estero.

Eppure anche da noi le possibilità offerte dai modelli di riutilizzo dei contenitori –alla luce delle nuove tecnologie che permettono di affidare la gestione logistica e di sanificazione anche ad enti terzi (chiamati Poolers)– sono già mature.

Ad esempio nel settore degli imballaggio e dei contenitori riutilizzabile del settore industriale e commerciale. Gli operatori della filiera produttiva e commerciale pagano un fee, una tariffa per ogni rotazione dell’imballaggio, dal produttore al rivenditore, che è addirittura inferiore al costo di un imballaggio monouso. Questo modello, uno dei possibili che permettono di beneficiare dei servizi che un bene può offrire denominato “Product as a service” , racchiude enormi vantaggi ambientali. Oltre ad un potenziale economico importante –fatto anche di maggiore occupazione– che i modelli basati sull’usa e getta non potranno mai eguagliare.

Il livello di inquinamento da plastica la crisi di risorse e l’aumento nel consumo di cibo pronto confezionato nei supermercati –cosi come nel consumo da asporto– non può trovare sollievo nel solo riciclo o compostaggio. Senza contare che non tutto ciò che viene raccolto in modalità differenziata viene poi realmente gestito senza che avvenga una perdita di valore economico e ambientale importante, determinato anche dalla produzione di scarti e dal relativo impatto ambientale.

E’ pertanto necessario andare oltre ai paradigmi del modello di economia e consumo lineare – come quello del monouso– e mettere in campo strategie ambientalmente preferibili di prevenzione riduzione e riuso, indicate dalle strategie le politiche internazionali degli ultimi anni per affrontare il problema.

LA SITUAZIONE IN ITALIA

Fatta eccezione per le possibilità di acquisto sfuse offerte da un decennio dai negozi zero waste “indipendenti” sparsi per la penisola e piccole catene come Negozio Leggero e la new entry VivoGreen a Terni la normativa per la sicurezza alimentare nazionale (più restrittiva che in altri paesi EU) ha frenato molte iniziative in fase nascente. Solamente un gruppo della Distribuzione Organizzata in Italia : Moderna Distribuzione ha ad oggi avviato una sperimentazione in tal senso che coinvolge da circa un anno 8 punti vendita in totale: 6 punti di Sigma, uno di Ecu e uno di Economy. Un progetto fortemente voluto dall’AD Buna Lami di cui abbiamo raccontato qui.

Finalmente si aggiunge in questo panorama un progetto solido che potrebbe dare una spallata a tanti pregiudizi esistenti anche in Italia sulla maggiore sicurezza alimentare del monouso rispetto al riutilizzabile. Succede a Varese con la Spesa Sballata: un progetto che vede circa 33 famiglie impegnate nell’acquisti di prodotti alimentari utilizzando propri contenitori idonei anche a livello di igienizzazione presentato questa mattina alla stampa.

Non solamente ai banchi quindi, ma anche nel reparto ortofrutta, si potranno, finalmente usare sacchetti riutilizzabili messi a disposizione dai punti vendita, come avviene al momento solamente presso i punti vendita di NaturaSi. Alle famiglie coinvolte dalla sperimentazione è stato fornito un kit composto da contenitori riutilizzabile, sacchetti riutilizzabili per l’ortofrutta e una sporta durevole. Il kit di sopravvivenza al monouso che abbiamo promosso oltre 10 anni fa con la nostra iniziativa Porta la Sporta, la prima a collegare il problema della plastica nell’ambiente al nostro modello di consumo.

Il progetto Spesa Sballata va oltre allo slogan Plastic Free a cui si sono ispirate molte iniziative nazionali imperniate sulla sostituzione dei materiali monouso allineandosi alle indicazioni contenute nella Strategia UE sulle Plastiche, e con il considerando 2 della Direttiva Europea sulle Plastiche Monouso che dovrà essere recepita a livello nazionale entro luglio 2021.

Il progetto è partito nel febbraio 2020 grazie al sostegno e alla collaborazione di Coop Lombardia e Carrefour Italia ed è culminato con la partenza, 10 giorni fa, della sperimentazione che avrà luogo in 8 punti vendita di Coop e Carrefour. I dipendenti dei punti vendita accompagneranno l’attività fornendo supporto alle famiglie partecipanti che potranno usufruire di buoni sconto.

L’elemento interessante, e probabilmente chiave, per permettere la partenza di altre esperienze simili, è stata la collaborazione con ATS Insubria per la redazione delle Linee guida Sanitarie per acquisti in contenitori riutilizzabili, che garantissero, anche in tempo di COVID 19, il rispetto delle norme igienico-sanitarie insieme alle buone prassi ambientali.

Questo progetto permette finalmente di dare attuazione alla possibilità di fare la spesa con contenitori propri, puliti, idonei ad uso alimentare e con coperchio che in teoria sarebbe possibile in Italia dallo scorso dicembre, grazie all’approvazione della legge 12/12/2019 n. 141, il cosiddetto “Decreto Clima”. Il decreto all’art. 7 prevede che sia consentito ai clienti : « utilizzare contenitori propri purché riutilizzabili, puliti e idonei per uso alimentare.» Il testo include poi anche una disposizione “di salvaguardia” per garantire che la pratica si svolga in sicurezza: «L’esercente può rifiutare l’uso di contenitori che ritenga igienicamente non idonei».

Di qui a fine 2021 il progetto Spesa Sballata prevede:
L’incremento sul territorio varesino delle Famiglie Sballate, che intendono impegnarsi volontariamente sulla riduzione dei propri rifiuti domestici secondo un decalogo di buone pratiche. Un’esperienza nata nel 2018 su spinta di Provincia di Varese, che ha visto coinvolte il primo nucleo di famiglie e che oggi hanno raggiunto quota 60, di cui 33 sperimenteranno l’azione Spesa Sballata.
La sperimentazione di una spesa “senza imballo” in 8 punti vendita Carrefour e Coop: qui le Famiglie Sballate potranno utilizzare retine riutilizzabili per acquistare frutta e verdura e contenitori riutilizzabili messi a disposizione dal progetto e portati da loro ai punti vendita, per l’acquisto ai banchi di vendita assistita (panetteria, pescheria, gastronomia, macelleria), evitando così incarti usa e getta forniti ai banchi dei supermercati.
La realizzazione di un evento pubblico plastic free con la partnership del Comune di Varese.

Il periodo di prova con le famiglie pilota durerà fino a fine aprile 2021 e vedrà un attento monitoraggio da parte delle Famiglie per misurare con attenzione l’impatto positivo dell’azione sulla riduzione dei rifiuti da imballaggio usa e getta. La Provincia di Varese sta predisponendo la possibilità e la procedura per allargare la possibilità di acquistare sfuso anche presso i negozi del piccolo vicinato.

Ecco i punti vendita presso i quali le Famiglie potranno sperimentare la Spese Sballata:

COOP: Busto Arsizio (viale Repubblica e viale Duca d’Aosta), Malnate, Varese, Laveno Mombello

CARREFOUR: Gallarate (viale Carlo Noè), Varese (via Sanvito Silvestro), Cocquio Trevisago, Tradate.

GLI ATTORI DEL PROGETTO

Il progetto Spesa Sballata, finanziato da Fondazione Cariplo nel Bando Plastic Challenge 2019, vede come capofila Cooperativa Totem in partnership con Provincia di Varese – Osservatorio Provinciale Rifiuti e Green Schools, Scuola Agraria del Parco di Monza e Comune di Varese.

Provincia di Varese si è distinta per aver accompagnato i propri Comuni nel raggiungimento di ambiziosi risultati di buona gestione rifiuti ed iniziative di sostenibilità lungo tutto l’ultimo decennio, quali il progetto Green Schools, la partecipazione costante alla Settimana Europea di Riduzione dei Rifiuti e dal 2018 il progetto Famiglie Sballate;

Enzo Favoino, referente scientifico di progetto per la Scuola Agraria del Parco di Monza, e coordinatore scientifico di Zero Waste Europe, è attivo da tempo a livello internazionale e locale per lo sviluppo ed il consolidamento delle pratiche di raccolta differenziata, compostaggio, e prevenzione rifiuti, contribuendo a definire le politiche e strategie UE di settore.

Il Comune di Varese che, a partire dal progetto Plastic free, sta attivando numerose iniziative su questi temi, tra cui, oltre a Spesa Sballata, anche il progetto europeo Life RethinkWaste.

Il logo di progetto, apposto sui contenitori in uso alle Famiglie, è stato realizzato lo scorso anno scolastico dalla classe terza 3G2 Indirizzo Grafico del Liceo Artistico Statale Candiani Bausch di Busto Arsizio, assistiti dalla prof.ssa Alessia Recupero, in attività di Alternanza Scuola Lavoro.

Il progetto si sta realizzando grazie al sostegno e alla collaborazione di Coop Lombardia e Carrefour Italia, che hanno attivato i punti vendita per la sperimentazione. Una scelta non casuale quella di queste due catene di supermercati, partendo dall’impegno che Coop ha sempre dimostrato sui temi ambientali e sociali (come la campagna “dall’olio all’olio” per citarne una) e da Carrefour che ha già portato avanti la medesima sperimentazione in altri paesi europei (Francia, Spagna, Belgio e Polonia), oltre che Taiwan.

fonte: comunivirtuosi.org


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Una bottega "A Tutto Sballo": anche a Verbania la spesa si fa sfusa!

Luca Rubietti è uno dei tanti giovani che ha lasciato la grande città per costruire una nuova vita improntata alla sostenibilità in un centro più piccolo. A Verbania, all’interno della sua bottega che ha chiamato “A tutto sballo - Spesa sfusa senza imballo” promuove una filosofia improntata all’acquisto consapevole e all’abbattimento degli sprechi in campo alimentare.





Sono sempre più numerosi i negozi, grandi o piccoli, che stanno ripensando in chiave consapevole il nostro modo di acquistare: limitare l’uso della plastica, riabituarci a fare una spesa sfusa che ci risvegli dalla dipendenza da involucri e imballaggi inquinanti, riconsiderare il nostro modo di alimentarci scegliendo la provenienza e la qualità prima di tutto.

Nelle grandi città questi negozi sono sempre più numerosi ma c’è chi, proprio dalla grande città, ha deciso di spostarsi, per diffondere queste nuove culture anche in centri più piccoli.
Un esempio virtuoso è proprio quello di Luca Rubietti che, a Verbania, ha realizzato il suo grande sogno di avviare un’attività improntata alla cura dell’ambiente e capace di portare tra gli abitanti un nuovo messaggio di sostenibilità, ricordando che un’alternativa non solo è possibile ma anche comoda e alla portata di tutti.

A tutto sballo - Spesa SFUSA senza imballo” è il nome ma anche il motto del negozio di alimentari sfusi e biologici che Luca, con molta soddisfazione, ci racconta: «Il nome vuole essere un gioco di parole, un modo simpatico per esaltare il fatto di mettere a disposizione delle persone prodotti senza imballo». Insomma, un luogo dove comprare tutto “sballato” e dove l’imballo lo si porta direttamente da casa contribuendo a ridurre l’impatto ambientale.




La scelta di aprire un negozio di alimenti sfusi nasce con lo scopo di ridurre, da tutti i punti di vista.
«Ridurre attraverso la lotta alla plastica eliminando ogni imballo possibile, ma anche attraverso la lotta allo spreco, acquistando esattamente la quantità che si desidera e non quella che siamo obbligati a comprare coi prodotti preconfezionati. Infine, si tratta di “andare alla sostanza delle cose”: a parità di prezzo, scegliere la qualità delle piccole realtà locali anziché il packaging della grande distribuzione».

All’interno della bottega di Luca nessun imballaggio è ammesso: «Ciascuno può portare il proprio contenitore, tanto per gli alimenti quanto per i detergenti, l'importante è che sia idoneo e pulito. Al momento dell’acquisto viene calcolata la tara sulla bilancia pagando il prezzo netto del prodotto, senza limiti nel quantitativo».




Come racconta Luca, l’attività è partita da qualche mese ma a Verbania sembra esserci già una grande partecipazione. «Fin da subito molti sono arrivati con i propri barattoli e flaconi, segno che qualcosa si sta muovendo contro gli imballi inutili, in particolare la plastica!».

Luca, all’interno della bottega, valorizza prodotti che arrivano e che sono stati lavorati nel carcere di Torino, dimostrando come l'utilità ambiente si possa facilmente coniugare con l'utilità sociale.
I prodotti che si trovano all’interno della bottega sono per la maggior parte piemontesi o importati da aziende della regione, ovvero cibi sani e prodotti localmente, verificati in tutta la filiera.
Pasta, riso, cereali, legumi, caffè, farine, spezie, ma anche frutta e verdura su ordinazione oltre che prodotti per l'igiene personale.



Gli innumerevoli vantaggi di comprare senza imballo ci sembrano ormai chiari ma quali sono effettivamente le sfide più grandi che dobbiamo affrontare nel modificare le nostre abitudini nell’acquisto dei prodotti?
«Penso che siamo troppo concentrati sui prezzi» mi risponde Luca. «Mi capita spesso di sentir dire: "i prodotti sfusi sono cari!". Poi, facendo un paragone tra i prezzi, a parità di unità di misura, i miei sono più economici rispetto a quelli venduti in pacchetti piccoli nella grande distribuzione. Per non parlare del fatto che in negozio, talvolta, c'è qualche minuto da aspettare: ci sembra di perdere un sacco di tempo, ma quanto tempo perdiamo percorrendo tutte le corsie di un supermercato?».

Comprare sfuso significa anche tornare alla semplicità e all’essenza delle cose, eppure è fondamentale che ognuno di noi si impegni in un cambio di mentalità che ci spinga ad acquistare solo ciò che è veramente necessario.
«Una difficoltà che spesso riscontro tra le persone che frequentano il negozio è dover realmente pensare a che cosa comprare – mi spiega Luca – infatti non essendo presenti offerte sensazionali, prodotti posizionati nel posto più strategico o grandi pubblicità, siamo noi a dover decidere autonomamente che cosa mangiare o acquistare, senza farcelo imporre dal supermercato ed è solo con questa mentalità che potremo davvero iniziare a cambiare le cose».

fonte: http://piemonte.checambia.org

Cibo Sfuso: La Lista Dei Negozi In Cui Acquistare Prodotti Alla Spina, Regione Per Regione











La filosofia dello “zero waste”, ovvero della riduzione dei rifiuti tramite cambiamenti nella propria quotidianità, sta prendendo sempre più piede tra i consumatori di tutto il mondo, sensibili alle tematiche ambientali. Acquistare cibo sfuso è una scelta che va proprio in questa direzione e che porta dei benefici non solo al pianeta, contribuendo alla riduzione dei rifiuti, come le microplastiche in mare, ma anche ai consumatori, perché i prodotti privi di imballaggi hanno un costo inferiore. Vediamo insieme cosa comporta, concretamente, scegliere cibo alla spina e dove è possibile acquistarlo nelle varie regioni d’Italia.

COMPRARE CIBO SFUSO: QUALI SONO I VANTAGGI?

Innanzitutto, organizzare e suddividere correttamente i rifiuti necessita di spazio, tempo e molta cura. Quando le confezioni sono a singolo materiale, il compito è più facile, ma se i contenitori sono accoppiati o formati da più materiali diversi, per realizzare una raccolta differenziata corretta sarà necessario separare ogni materiale con molta attenzione per permetterne un adeguato riciclaggio. Dopo ogni spesa, infatti, spesso ci si ritrova con molti contenitori differenziati e indifferenziati stracolmi. Con la spesa sfusa questo non accade.

I packaging del cibo che acquistiamo hanno tre funzioni principali:
sono utili a proteggere il cibo dall’ambiente esterno;
ne aumentano la durabilità;
servono a trasformare il cibo in un oggetto più appetibile agli occhi del consumatore.

E se i primi due possono essere considerate buone ragioni per concedere un uso di materie e energie, la terza certamente no.

1.SCEGLIERE CIBO SFUSO PER RIDURRE LA PLASTICA

Alla fine del maggio 2018, l’Unione Europea ha approvato un pacchetto di provvedimenti sull’economia circolare, che prevedono, per esempio, la messa al bando di alcuni prodotti in plastica monouso, come posate, piatti e bicchieri, a partire dal 2021. Le misure richieste ai Paesi membri riguardano anche la gestione dei rifiuti e, in particolare, dei materiali plastici, come le bottiglie per l’acqua: un’indagine del Guardian del 2017 ha stabilito che i consumatori di tutto il mondo ne acquistano un milione al minuto. Ma questi non sono gli unici contenitori che troviamo nei supermercati e nei negozi perché, come ben sappiamo, la maggior parte del cibo e dei prodotti che usiamo quotidianamente sono confezionati. Scegliendo di acquistare alla spina, la quantità di rifiuti plastici prodotta potrebbe calare sensibilmente.

2.SCEGLIERE IL CIBO SFUSO PER RISPARMIARE SUL PACKAGING

Il prezzo dei prodotti agroalimentari confezionati, come l’insalata in busta o le carote, rispetto allo stesso prodotto sfuso, può aumentare fino a 10 volte. Già nel 2008, Federconsumatori aveva infatti calcolato che la spesa annua per famiglia diminuirebbe di oltre 700 euro con la scelta di prodotti alla spina a fronte di quelli con classico packaging.

Un’altra buona ragione per chiedersi se il cibo già impacchettato sia una scelta migliore del cibo sfuso. Il costo degli alimenti nelle catene dei supermercati è formato quindi anche dall’imballaggio: non dimenticarlo ci permette di comprendere quale valore abbia davvero il prodotto all’interno del prezzo finale. Chi sceglie di fare i propri acquisti nei negozi o nelle catene che vendono cibo sfuso, invece, può portare da casa contenitori come scatole di cartone, sacchetti in cotone o corda, oppure acquistarli direttamente in loco, ma lo si farà una sola volta senza gettarli via, bensì riutilizzandoli.





Komsan Loonprom/shutterstock.com

3.SCEGLIERE IL CIBO SFUSO PER SPRECARE MENO

Scegliere cibi sfusi permette di abbattere gli sprechi, in questo modo infatti le quantità con cui riforniamo le nostre dispensesaranno adatte al nostro fabbisogno e non saranno scelte a seconda del packaging proposto e della grandezza delle confezioni.

Nei supermercati la nuova tendenza del cibo cosiddetto “nudo”, che molte catene più importanti e negozi monomarca praticano già da molto tempo, permette di acquistare legumi, cereali, semi oleosi molto spesso biologici e locali ma non solo, anche vino, birra, oli, fino a prodotti ecologici per la detersione della casa e la cura del corpo.


GLRL/shutterstock.com
LA MIA ESPERIENZA CON GLI ACQUISTI ALLA SPINA


Recarsi in un grande supermercato o andare in un piccolo negozio sotto casa sono due esperienze totalmente diverse: i tempi sono più lenti e si ha la sensazione di ridare valore ai prodotti, oltre che agli acquisiti. Inoltre si crea una relazione con chi è dall’altra parte del bancone e ci aiuta a scegliere e dà consigli.

Tra gli esempi virtuosi di vendita alla spina, in questi anni ho avuto modo di scoprire direttamente uno dei punti vendita di Negozio Leggero, una rete di negozi presenti in molte città (Torino, Milano, Bergamo, Morbegno, Asti, Moncalieri, Roma, Novara, Palermo), che fa del cibo sfuso una filosofia commerciale a tutto tondo.

Come in tutti gli altri posti in cui si vende sfuso, ciascuno può portare il proprio contenitore per fare gli acquisti: da vasetti di vetro a sacchetti di stoffa. L’assortimento è ampio, il catalogo è stagionale e si rinnova costantemente. Gli alimenti necessari per una spesa vegan sono assolutamente presenti: dal riso integrale o semi integrale alle farine (di grano duro, d’avena, di grano tenero integrale), passando per i legumi secchi, fino alle spezie alle alghe fino all’olio extravergine di oliva e ai semi oleosi.

I produttori sono selezionati in base alle attenzioni per i lavoratori e l’ambiente, e la fase finale è il ritiro con l’igienizzazione dei vuoti a rendere e quindi la spedizione per il nuovo riempimento.

Vengono venduti anche oli essenziali sfusi, piuttosto rari da trovare non confezionati. Non è presente il fresco, questo perché è più complicato da gestire e la vendita locale e stagionale è molto più semplice da trovare per i consumatori utilizzando l’acquisto diretto dai numerosi produttori locali o anche tramite GAS. Io ho acquistato gli shirataki nella quantità giusta per me e fiori edibili per arricchire i miei piatti e le mie ricette.

Scegliere il cibo sfuso permette quindi di dare un taglio allo spreco e all’inquinamento che deriva dai consumi abituali: in fondo, è un po’ come tornare alle vecchie abitudini dei nostri nonni, che acquistavano la spesa del giorno in bottega sotto casa.


Bab Pool/shutterstock.com
CIBO SFUSO: LA LISTA DEI NEGOZI REGIONE PER REGIONE

Molti sono i negozi, piccole catene o botteghe che praticano la vendita di cibo sfuso e molte altre sono anche le catene della grande distribuzione che permettono l’acquisto di cibo e detersivi sfusi o con imballaggi riutilizzabili. Ecco una lista, non certo esaustiva e in continuo ampliamento, dei punti vendita attivi nelle varie regioni italiane:

Lombardia
Semprebio (Milano)
Mamma Natura (Milano)
L’Angolo diVino (Milano)
Biosballo (Milano)
Effecorta (Milano)
Ari Ecoidee (Milano)
Campea in Borgo (Pavia)
Bottega Origini (Pavia)
La bottega degli sballati (Varese)
Verdesfuso (Como)
Ari Ecoidee (Como)
CFL (Bergamo)
Vinivendolo (Monza)
Desi Sfuseria Alimentare (Sirmione)
Pianeta Locale (Brescia)
Mille bolle (Mantova)

Piemonte
Ari Ecoidee (Alessandria)
Verdessenza (Torino)
Saccomatto (Torino)
Chichi (Moncalieri)
Bottega Granel (Grugiasco)
Cuoredimamma (Novara)
L’indispensabile in dispensa (Novara)

Trentino Alto Adige
Novo (Bolzano)

Veneto
Effecorta (Padova)
La Bottega sfusa (Padova)
Ari Ecoidee (Verona, Jesolo, Padova)
Ecosmile (Verona)
Ettogrammo (Verona)
La bottega nel sacco (Jesolo)
Il Granaio di Eva e Nadia (Vicenza)
Sfuso per Natura (Rovigo)

Friuli-Venezia-Giulia
Sprecomeno (Udine)
Kilometrozero (Udine)
Ari Ecoidee (Udine)

Liguria
Simbiosi (Chiavari)
La formica (Genova)
Verde Sfuso (Genova)

Emilia Romagna
È naturale (Bologna)
La bottega di Silvia (Bologna)
Sfuso e bio (Ferrara)
Borgo Etico (Cesena)
Verdeserre (Reggio Emilia)
Ari Ecoidee (Bologna, Reggio Emilia, Ravenna)
Ari Ecoidee Ari Ecoidee (Imola)

Toscana
Lo spaccio tutto sfuso (Viareggio)
Bio al sacco (Pisa)
Fuori dalle scatole (Prato)
Al netto (Arezzo)
Effecorta (Prato, Capannori, Lucca)

Marche
Peso Netto (Pesaro)
Quanto Basta (Senigallia)

Lazio
Saponando (Roma)
Delizia Marconi Roma (Roma)
Usosfuso (Tivoli)
Emporio Abate (Ardea)
Tutto al Kg (Roma)

Campania
ProSud (Napoli)
Gusto Sfuso (Napoli)
Spin Sud (Aversa)
Dottor Sfuso (Benevento)

Puglia
Tutto sfuso (Altamura)
Ari Ecoidee (Maglie)

Basilicata
La bottega del pulito (Potenza)

Calabria
Quanto basta (Cosenza)

Sicilia
Eco.Logica (Palermo)



Infine, anche nei punti vendita della Grande Distribuzione Organizzata è possibile trovare alcuni prodotti e cibi sfusi:

EcoPoint/EcoPoint Blu/EcoPoint piccoli Amici Crai
Auchan Self Discount
Conad
Coop ViviVerde
Naturasì
SimplySMA



Insomma, un modo semplice, alla portata di tutti e davvero sostenibile, di fare la spesa, riducendo i rifiuti e spendendo solo per quel che vogliamo davvero comprare. Il cibo sfuso poi, permette di scoprire prodotti locali, stagionali e, perché no, sempre nuovi e inaspettati, come i fiori eduli o le specialità etniche.

Acquistare quindi cibo nudo, senza packaging, non è quindi una scelta banale, ma significa praticare un gesto che riduce i costi inutili, produce meno rifiuti e ci fa pesare meno sull’ambiente. Avete mai acquistato cibo alla spina? Raccontateci la vostra esperienza nei commenti.

fonte: https://www.ilgiornaledelcibo.it

Nuova Zelanda: il cibo e' nudo - niente imballaggi o 100% compostabili





In inglese e' Food in the nude e succede in Nuova Zelanda dove un gruppo di supermercato ha deciso di eliminare gli imballaggi di plastica in toto da frutta e verdura.

Il gruppo Foodstuffs, che controlla tre catene diverse di supermercati alimentari ha firmato la New Zealand Plastic Packaging Declaration con cui si vuole eliminare il packaging oppure, ove necessario, usarlo al 100% compostabile o reciclabile entro il 2025.

Foodstuffs da sola controlla il 53% del mercato alimentare della Nuova Zelanda il che vuol dire che la sua decisione avra' un grande impatto.

In seguito all'iniziativa la sorpresa: le vendite di verdure sono aumentate... del 300%!

Mi pare che questo solo numero la dice tutta: alla gente piace il contatto con la natura, anche nel supermercato per quanto limitato. Una cosa e' toccare e vedere una melanzana, ed un altra vederla sottovuoto in una vaschetta di polistirolo.

Secondo gli addetti al settore e' la piu' grande risposta positiva a qualsiasi iniziativa mai presa dai supermercati neozelandesi in 30 anni.

Il tutto fa parte dell'iniziativa di combattere lo spreco di plastica. Come nazione la Nuova Zelanda ha deciso di abbandonare la plastica usa e getta. Le buste di plastica non sono piu distribuite e saranno illegali a partire dal 1 Luglio 2019.

L'idea del Nude Food, strano a dirsi eh? viene dagli USA. Il promotore neozelandese dell'iniziativa, Nigel Bond, venne qui e visito' un Whole Foods, una catena di supermercati che cerca di vendere il piu' possibile merce organica e senza imballaggi. C'e' pure un sistema di inumidamento che ogni tanto manda una pioggerella sulla verdura per manternerla fresca e cosi il cellophane e la vaschetta non sono necessari, ne amati.

Whole Foods e' oggi di proprieta' di Amazon, perche' a un certo punto le sue finanze non erano piu' eccellenti e ovviamente il cibo costa un po di piu'. Ma e' stato grazie a lei se il movimento della frutta e della verdura organica e' nato e trionfato qui negli USA. In un certo senso Whole Foods e' stata vittima del suo successo: quando anche i supermercati normali hanno iniziato ad avere settori organici, Whole Foods non e' piu' riuscita a tenersi in piedi da sola.

Ma torniamo a Nigel Bond: quando visito' un Whole Foods americano decise che la verdura non gli era mai sembrata cosi bella, in bella mostra. E cosi penso' di adattare l'idea e di migliorarla nel suo paese.

La pioggerella nei negozi di Bond e' ottimizzata in modo da arivare a cadenze giuste, e fa si che il cibo mantenga freschezza, colore, vitamina. L'acqua e' purificata in modo che non ci siano cloro o batteri.

Solo funghi, uva e alcuni tipi di mirtilli sono in scatole biodegradabili o reciclabili. Si stanno anche sperimentando alternative compostabili per involucri di pesce e vassioetti compostabili.

Ogni passo, e' un buon passo. 

Maria Rita D'Orsogna

fonte: https://dorsogna.blogspot.com

Un mese senza imballaggi

Una famiglia di Varese ha accolto la sfida europea di vivere quotidianamente senza imballaggi, con rifiuti ridotti al minimo


















Una famiglia di Varese, per dimostrare che vivere senza imballaggi è possibile, ha accettato la sfida lanciata a fine novembre per la decima edizione della "Settimana Europea per la Riduzione dei Rifiuti" (SERR), che quest’anno ha come tema "Prevenzione dei rifiuti pericolosi", ovvero quelli che al proprio interno contengono proprietà nocive per l’ambiente, come parti esplosive, infiammabili o tossiche.

Oltre frontiera hanno risposto a questo appello con una proposta interessante: la famiglia Serafin infatti - con il papà Lorenzo, la mamma Chiara ed il giovane Dario - stanno tentando per un mese di ridurre al minimo i rifiuti prodotti. Questo vuol dire contenitori riutilizzabili per pane e formaggi, retine e cassette per frutta e verdura, borracce e bottiglie di vetro al posto di quelle di plastica, anche un ritorno ai fazzoletti di stoffa al posto di quelli di carta usa e getta, per menzionare alcuni aspetti.

Questo approccio si scontra però parzialmente con normative di Stato o Comunitarie sulla conservazione dei cibi e, d'altro canto, con i colossi della grande distribuzione che hanno interessi commerciali nel settore degli imballaggi. Il risultato del test, con relative criticità, sarà oggetto di analisi per capire se potranno esserci "più famiglie sballate".

Il progetto, seguito sui social network ed oggetto di attenzione da parte anche di istituti scolastici italiani, è stato messo in campo, tra gli altri, grazie a Provincia, Comune di Varese, ACSM Agam e Legambiente.

fonte: https://www.rsi.ch