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Firenze città circolare

Le nostre città sono grandi generatrici di rifiuti urbani ma bisogna iniziare a pensarle come vere “miniere urbane”, ovvero luoghi in cui sono presenti risorse importanti per l’economia ma sotto forma di rifiuti











L’attuale modello di sviluppo ci rende “produttori seriali” di rifiuti, nella sola città di Firenze, i suoi 380.000 abitanti producono circa 246.000 tonnellate di rifiuti, ogni anno, a cui contribuiscono turisti e pendolari.

Il problema esiste e va affrontato sia con politiche di prevenzione ma anche con una maggiore e migliore raccolta differenziata. Alia Servizi Ambientali SpA lancia il progetto Firenze Città Circolare, per rendere il capoluogo toscano una “miniera urbana": la città da grande produttrice di rifiuti a serbatoio di importanti risorse da impiegare in molteplici processi produttivi.

Il concetto di urban mining (miniera urbana), di cui si parla da qualche anno, riguarda tutte le attività ed i processi relativi al recupero di materia e energia da prodotti e rifiuti. In ottica di economia circolare, l’urban mining e il riciclaggio sono complementari e tese a garantire l’approvvigionamento in sostituzione delle materie vergini.


Per fare questo, abbiamo bisogno di trasformare le nostre città, ripensandole nell'ottica dell'economia circolare, quindi dobbiamo dfferenziare sempre di più e farlo in modo da garantire anche una buona qualità di quanto raccolto, che significa rifiuti omogenei e privi di impurità in grado di essere avviati ad un effettivo ed efficace recupero, riciclo e compostaggio.

Rifiuti come la carta, la plastica, il vetro, i RAEE, i metalli, gli scarti alimentari e tanto altro possono essere utili in diversi comparti industriali, che possono avvalersi di queste materie seconde al posto di quelle vergini. Questo comporta la costruzione di un solido rapporto con i settori industriali presenti sul territorio, in modo da costruire delle filiere corte, toscane, volte al riciclo...
Tutto questo va chiaramente nella direzione della transizione verde, che è tra gli obiettivi dell’Unione Europea, come chiaramente indicato nel New Green Deal, ma anche del nostro Paese, tanto da farne, di recente, uno dei pilastri del rilancio economico post Covid19, nel Piano governativo di ripresa e resilienza (PNRR).

Firenze non vuole perdere quest’opportunità e si candida ad essere una protagonista dello sviluppo industriale legato alla valorizzazione dei rifiuti, accelerando il raggiungimento degli obiettivi di raccolta differenziata contenuti nelle direttive UE sull’economia circolare.


Si tratta, in concreto, di adottare un diverso modello di raccolta dei rifiuti urbani, che abbandona l’accesso libero da parte degli utenti ai contenitori stradali.

Nelle aree collinari e a bassa densità abitativa, verrà introdotto il sistema di raccolta porta a porta, mentre nelle zone centrali della città, verranno collocati nuovi cassonetti, suddivisi per tipologia di rifiuto con la possibilità di apertura e conferimento esclusivamente per chi è iscritto a ruolo per la TARI o, per i soli utenti occasionali, tramite apposita App o un A-Pass temporaneo.

Il nuovo sistema porterà dei benefici, consistenti in aumento delle raccolte differenziate e raggiungimento anticipato degli obiettivi previsti dall’UE, in particolare, smaltimento in discarica ridotto a meno del 10% raggiunto al 2025 anziché al 2035, incremento della quantità (70%) e qualità della raccolta differenziata e raggiungimento degli obiettivi di riciclaggio previsti dalle direttive UE, diminuzione dei costi di smaltimento dell’indifferenziato miglioramento delle qualità delle raccolte differenziata con aumento dei ricavi dalle singole frazioni, ottimizzazione dei servizio di raccolta con minori oneri di gestione. riduzione CO2 prodotta dagli spostamenti dei mezzi per la raccolta differenziata.

Il sistema di riconoscimento dell'utenza fornisce inoltre la possibilità di introdurre sistemi premianti per i cittadini virtuosi e va nella direzione di responsabilizzare i cittadini e premiare chi mostra di essere attento all’ambiente e ai necessari cambiamenti richiesti dalla “rivoluzione verde”.

Alia ha, infine, previsto, anche dei servizi a supporto della qualità delle raccolte differenziate, prevedendo le ecotappe, gli ecofurgoni e i punti di raccolta di oli alimentari.

Per sapere “quanto e come” la zona di proprio interesse sarà coinvolta in questo processo di cambiamento, che terminerà nel 2023, è possibile consultare il sito www.firenzecittacircolare.it, inserendo il proprio indirizzo di casa e/o lavoro, si può già conoscere quando è previsto il cambiamento e quale servizio arriverà nella zona di proprio interesse.

Con questo progetto, si può affermare che Firenze entra a fare parte del gruppo di città che, in Europa, stanno sperimentando la “miniera urbana”, come Amsterdam, che ha vinto il premio World Smart Cities nel novembre 2017, e Bruxelles; in entrambe sono attive strategie circolari, che rispondono agli obiettivi di sviluppo sostenibile 2030 previsti dalle Nazioni Unite e che stiamo cercando di attuare anche nel nostro Paese.

Ulteriori informazioni su Firenze Città Circolare e anche sul sito Web del Comune di Firenze - Direzione Ambiente

fonte: www.arpat.toscana.it


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Niente monoporzioni, a Bagno a Ripoli le mense ripartono nel segno del Plastic free e del Km 0

Pasti espressi, abolizione dell’usa e getta, materie prime del territorio, lotta agli sprechi. Nelle scuole del Comune la refezione scolastica riparte in sicurezza senza invertire la rotta.












BAGNO A RIPOLI (Fi) – Niente materiale a perdere, nessuna monoporzione, nessun pasto preconfezionato. L’emergenza sanitaria non fa invertire la rotta rispetto alla scelta “100% plastic free” adottata da tempo per le mense scolastiche di Bagno a Ripoli. Allo stesso modo i pasti continueranno a essere espressi, fatti con materie prime locali, biologiche e di filiera corta. Insomma sulla qualità delle sue mense scolastiche – tra le migliori d’Italia secondo Slow Food – Bagno a Ripoli non torna indietro.

Dalla prossima settimana SIAF, la società di refezione del Comune, dopo la chiusura forzata delle scuole causa lockdown tornerà a preparare il pasto per 1600 studenti, dalle materne alle medie.
Naturalmente qualche cambiamento ci sarà. Tutti i bambini pranzeranno in classe al proprio banco, che verrà igienizzato prima e dopo il pasto. Sarà potenziata la presenza in classe delle sporzionatrici di Siaf che potranno servire i bambini direttamente al loro posto o con soluzioni specifiche per ogni scuola individuate insieme al Comune e alle direzioni didattiche.

E’ stato fatto tutto il necessario per ripartire in sicurezza e nel rispetto dei protocolli anti-Covid, assicurano dal Comune e da Siaf, ma sulla qualità non si transige. Il menù conserva e rilancia l’impiego di prodotti di qualità, senza conservanti, materie prime locali, biologiche e di filiera corta, a partire dall’olio di Bagno a Ripoli fino alle verdure di stagione messe a disposizione dalle aziende agricole del territorio.

Alcuni piatti saranno tuttavia resi più semplici per rendere gli alunni più autonomi, specie i più piccoli. Alla “ciccia” da tagliare, così, si prediligono quest’anno i bocconcini di carne o il polpettone, più facili da mangiare da soli ma altrettanto buoni. E come sempre, la mensa scolastica di Bagno a Ripoli si conferma 100% plastic free, con la completa eliminazione del materiale a perdere dalle tavole dei bambini che consente alle scuole ripolesi di risparmiare 21 tonnellate di plastica all’anno.

“Se l’attenzione alle materie prime è da sempre il pallino della nostra mensa – dichiara il sindaco Francesco Casini – a dispetto della difficoltà del momento si rilancia l’attenzione all’ambiente con l’addio alla plastica e la lotta agli sprechi alimentari, e si rafforza il concetto del pranzo a scuola come momento educativo fondamentale per i più piccoli”.

fonte: https://www.toscanachiantiambiente.it

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Orti Dipinti, il giardino condiviso che coltiva socialità e consapevolezza

In un'ex pista di atletica nel cuore di Firenze ha preso vita per iniziativa di Giacomo Salizzoni il progetto Orti Dipinti, community garden e orto urbano e didattico dove si coltivano relazioni e scelte alimentari consapevoli, scoprendo il giardinaggio urbano biologico e le sue applicazioni nella vita quotidiana e nella valorizzazione degli spazi cittadini.

Nel cuore di Firenze, più precisamente in via Borgo Pinti 76, c’è un orto urbano nel quale, oltre agli ortaggi e ai frutti, si coltivano relazioni sociali e idee, si scambiano conoscenze e si sperimentano nuove soluzioni. Stiamo parlando di Orti Dipinti – Community Garden 2.0 nata nel 2013 su iniziativa dell’architetto Giacomo Salizzoni.



Giacomo, dopo aver militato per alcuni anni nel Guerrilla Gardening, movimento di giardinaggio d’assalto che vede i comuni cittadini “assalire” le zone urbane in stato d’abbandono armati di vanghe, semi e piante, ha sentito la necessità di dare maggiore continuità al proprio impegno. «Volevo creare una sorta di presidio che rendesse possibile educare ad una maggiore consapevolezza della natura e ho visto nel format del Community Garden dei modelli interessanti da sperimentare e implementare», ci ha raccontato.

Scovato lo spazio – un’ex pista atletica – e trovato un accordo con l’amministrazione comunale e con la cooperativa Barberi che ne era fruitrice, Giacomo ha dunque iniziato a dare vita ad uno spazio verde laddove di terra non ce n’era, facendo uso di letti rialzati. In linea con lo stile Community Garden, ad oggi perlopiù luoghi d’incontro e di cultura, la socialità è stato un ingrediente fondamentale nell’esperienza di Orti Dipinti. Dunque pranzi, merende e aperitivi sociali, proiezioni e conferenze, laboratori e degustazioni – perché è vero che oggi le persone cercano luoghi nuovi nei quali incontrarsi e intessere relazioni sociali.

Allo stesso tempo, la didattica e la coltivazione di conoscenze hanno rivestito un ruolo centrale sotto forma di lezioni di orticoltura, ambiente e alimentazione, sperimentazioni sulla trasformazione degli scarti o sulle piante. Un prodotto che ad oggi ha sicuramente dato grandi soddisfazioni è stata l’ampolla sub-irrigante di terracotta, che sepolta nel terreno lo idrata dall’interno, consentendo un risparmio idrico fino al 70% senza sprechi – un sistema antichissimo e in uso ancora oggi in paesi come la Cina, il Pakistan, l’India e il Messico che Orti Dipinti ha saputo rispolverare.




Attualmente in Borgo Pinti 76 c’è fermento attorno alla cosiddetta “Erba della Madonna”, pianta dalle notevoli proprietà curative che ancora oggi non si sa bene come estrarre e replicare attraverso creme, gel o magari infusi. Nel Green Market di Orti Dipinti, fra sali aromatici, bombe di semi e vari altri prodotti originali, è già presente il sapone della madonna, e siamo fiduciosi che presto verranno collaudati ulteriori prodotti, sintesi della ricerca e del lavoro di coloro che animano Orti Dipinti. Ma le esperienze di ricerca e le sperimentazioni, in questo laboratorio a cielo aperto, non si fermano certo ai prodotti.

Giacomo, che stima molto il lavoro del botanico e scienziato di prestigio mondiale Stefano Mancuso, ci ha infatti raccontato l’aneddoto che si cela dietro alla più rigogliosa delle piante di limone presenti nel giardino. «Anni fa una nostra vicina ce la portò che non buttava foglie da due anni. Per altri due anni l’abbiamo tenuta e curata, ma è rimasta uno scheletro. Poi l’ho potata, l’ho dipinta e messa in una vasca scrivendo sotto “ALBERO DELLA GRATITUDINE: Scrivi qualcosa per cui sei grato e appendilo qui”. Le persone hanno colto l’invito, e nel giro di tre mesi la pianta si è rinvigorita e ha ricominciato a buttare le foglie, fino a diventare il limone migliore che abbiamo». Un indizio, questo, del fatto che il mondo naturale pare essere ben più sensibile di quanto siamo abituati a credere.

Interrogato sul futuro, Giacomo sembra avere le idee chiare: «La mia ambizione è quella di strutturare il più possibile questo luogo, cercando di fornirgli quella sostenibilità economica che permetterebbe il diffondersi e il consolidarsi di più realtà di questo tipo, così da generare di riflesso lavoro, buone pratiche e valori».

fonte: www.italiachecambia.org


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Lotta alla plastica, 25 Seabin in arrivo: il primo a Firenze

Lotta alla plastica attraverso il recupero di frammenti e microplastiche da fiumi e laghi italiani: 25 Seabin in arrivo, il primo installato a Firenze.




Lotta alla plastica per tutelare mari, fiumi e laghi italiani. Questo è il tema centrale del progetto lanciato da Lifegate e COOP, che insieme installeranno 25 Seabin lungo il territorio nazionale. Il primo dispositivo per il recupero di frammenti e oggetti plastici è stato installato a Firenze, lungo l’Arno, in prossimità della Società Canottieri.

Ciascun Seabin è in grado di raccogliere fino a 500 chilogrammi di rifiuti ogni anno. Collaborando all’iniziativa COOP ribadisce il suo impegno contro l’inquinamento da plastica, espresso anche con l’adesione (unico tra i marchi della GDO) alla campagna UE “Pledging Campaign”. Unicoop Firenze ha lanciato inoltre il progetto “Arcipelago pulito”, a cui ha aderito anche Unicoop Tirreno.

I successivi appuntamenti vedranno i Seabin raccogli-plastica collocati in diversi punti d’Italia. Tra questi Pescara, Genova, Lago Maggiore (in Piemonte), Castiglione della Pescaia, Livorno, Brindisi, Milano, Trieste e Ravenna. Un viaggio che si concluderà nell’estate del 2021 e che consentirà il recupero di frammenti, ma anche di microplastiche. Maura Latini, AD Coop Italia:


Abbiamo accolto favorevolmente la proposta di collaborazione con LifeGate. Ci piace iniziare idealmente la nostra nuova campagna da Firenze e dall’Arno nel cuore della città convinti che stiamo facendo un gesto concreto per migliorare l’ecosistema delle nostre acque. La riteniamo un’azione perfettamente coerente ai principi di sostenibilità ambientale a cui si ispira Coop. Contiamo sul fatto che gli oltre 800 soci e i 30 atleti della Società Canottieri adottino il Seabin permettendo il suo funzionamento e ottenendo gli obiettivi di pulizia delle acque che ci siamo prefissi.

Simone Molteni, direttore scientifico di LifeGate:


La pandemia ci ha insegnato che la natura può pensare più in grande di noi e delle nostre abitudini. È indispensabile lavorare per un’economia rispettosa e anche rigenerativa degli ecosistemi che abbiamo rovinato. La collaborazione tra COOP e LifeGate va in questa direzione e speriamo possa ispirare le aziende che oggi ragionano su una nuova ripartenza.

fonte: www.greenstyle.it


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Plastic free, a Firenze nasce la ‘Stoviglioteca’ per ridurre il monouso

Piatti, posate e bicchieri durevoli per 200 coperti messi a disposizione gratuitamente dal Comune a Villa Bracci per eventi e feste in città.
















Le stoviglie riutilizzabili sono sempre più diffuse, di pari passo con la riduzione dell’impiego di quelle di plastica monouso che provocano una montagna di rifiuti pericolosi per l’ambiente. Per promuovere comportamenti più responsabili adesso il Comune di Firenze mette a disposizione gratuitamente piatti, posate e bicchieri durevoli per eventi e feste di cittadini e associazioni.

È nata la ‘Stoviglioteca‘, il nuovo servizio promosso dall’assessorato all’Ambiente nell’ambito del Piano di azione per la riduzione dell’uso della plastica approvato dalla Giunta. Il servizio, che sarà gestito dallo Sportello Ecoquo in collaborazione con il Centro anziani Villa Bracci, è stato presentato oggi in Palazzo Vecchio dall’assessore all’Ambiente Cecilia Del Re insieme all’assessore al Welfare Andrea Vannucci.
“Dalle borracce alle tazzine, fino a nuovi servizi messi a disposizione di tutti come la Stoviglioteca, l’obiettivo è quello di accompagnare gradualmente una coscienza ambientale – ha detto l’assessore Del Re – che deve sempre più diffondersi tra cittadini, uffici, commercianti e associazioni che operano sul nostro territorio e che questa situazione di difficoltà non deve tornare a mettere in secondo piano”.

“Questo progetto poggia su Villa Bracci, una delle realtà del sociale più belle della nostra città – ha sottolineato l’assessore Vannucci – uno dei centri dell’età libera particolarmente fecondi di iniziative, peraltro molte frequentate. Senza dimenticare che qui si trova una percentuale significativa degli orti sociali cittadini”.

Le attrezzature consistono in uno stock di stoviglie, bicchieri e posate durevoli e lavabili per oltre 200 coperti che può essere utilizzato, su richiesta e concessione, per la gestione sostenibile degli eventi (buffet, ricevimenti, feste) e delle manifestazioni organizzate in strutture fisse o temporanee. Per ottenere le stoviglie è necessario presentare una richiesta compilando l’apposito modulo scaricabile a partire dalla prossima settimana dalla Rete Civica.

Al momento della consegna della dotazione dovrà essere versata una cauzione in contanti che varia a seconda delle stoviglie richieste. Il richiedente riceverà il materiale in comodato d’uso e si impegnerà a restituire le stoviglie pulite che verranno poi sottoposte a lavaggio con macchinari idonei per il necessario processo di igienizzazione. Gli utilizzatori si impegnano anche a organizzare gli eventi in modo ecologico, fare la raccolta differenziata dei rifiuti, usare acqua pubblica e servirsi di altro materiale compostabile o riusabile.

fonte: https://www.toscanachiantiambiente.it


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L’inceneritore non si farà più, al suo posto un impianto di riciclo

Case Passerini, addio al progetto


Il rendering di come sarebbe stato l'inceneritore

Firenze. Inceneritore addio. Dopo anni di tira e molla, guerre a suon di carte bollate, tensioni fra enti locali, proteste di piazza, comitati, ricorsi e controricorsi, ora l’addio all’impianto di Case Passerini, a Sesto Fiorentino, è stato messo nero su bianco. Lo sancisce un protocollo d’intesa fra Regione Toscana, Ato Toscana Centro e Alia Servizi Ambientali firmato nelle scorse settimane e recepito anche in una delibera regionale. Un atto cruciale, ma passato sotto silenzio in questi giorni di attenzione totale all’emergenza Coronavirus. Nel documento, le parti dichiarano di aver "preso atto che l’impianto di Case Passerini non è stato realizzato nella tempistica prevista dal Piano regionale rifiuti e bonifiche, lasciando insoddisfatte le esigenze di interesse pubblico sottese alla pianificazione e localizzazione dell’impianto, quali la realizzazione di un sistema impiantistico d’ambito efficiente e adeguato all’autosufficienza dell’Ato nella gestione dei rifiuti urbani non pericolosi; l’efficienza economica; il rispetto delle condizioni del conferimento in discarica". Alla luce di questi presupposti, prosegue la delibera "Regione, Ato Centro ed Alia Spa, sono tutti chiamati a soluzioni industriali e tecnologiche alternative allo smaltimento in termovalorizzazione, riducendo i quantitativi di Rsu da trattare tali e quali".

Cosa significa in concreto? In parole più semplici, al posto dell’inceneritore dovrebbe nascere un impianto di trattamento e recupero dei rifiuti, i cui dettagli sono in via di definizione, ma che si inserirebbe nell’ottica dell’economia circolare, recentemente sancita anche da una legge ad hoc approvata dal consiglio regionale toscano. L’obbiettivo è fare in modo che un numero sempre maggiore di scarti torni a essere materia prima inseribile all’interno delle filiere produttive. Non a caso, il progetto sottoscritto tra Regione, Ato Centro ed Alia Spa parla di "sviluppo di progetti di economia circolare per la valorizzazione e il recupero/riciclo dei rifiuti". Insomma si passerebbe da un inceneritore che doveva bruciare gli scarti per creare energia, a una "fabbrica di materiali", in grado di ricavarli dagli scarti. Le conseguenze pratiche sul futuro dell’area, ma anche sugli assetti di Q.Thermo (la società nata per costruire il termovalorizzatore) sono importanti.

«La Regione – si legge nel documento - si impegna a adottare tutti i provvedimenti necessari a portare a compimento le procedure di modifica degli atti di pianificazione di settore o territoriali, per individuare le alternative industriali e di filiera alla realizzazione del termovalorizzatore" ma anche a "individuare interventi di sostegno finanziario ed economico da riconoscere ad Ato, finalizzati a investimenti pubblici". Ato, da parte sua, deve "effettuare un’analisi dei costi/benefici conseguenti alle strategie alternative allo scopo di assicurare che queste non determinino costi aggiuntivi" ma dovrà anche "indicare la possibilità di procedere al superamento della convenzione 17 ottobre 2016 per la realizzazione del termovalorizzatore, destinando ad Alia i contributi finalizzati a investimenti pubblici". Alia infine dovrà "rilevare con oneri a proprio carico la partecipazione societaria del privato Q.Thermo e valutarne la riconversione produttiva". Q.Thermo, società pubblico-privata creata per costruire e gestire l’inceneritore, è infatti partecipata al 60% da Alia e al 40% dal Gruppo Hera, società a partecipazione pubblica quotata in borsa, che gestisce impianti di termovalorizzazione in tutta Italia.

fonte: https://www.lanazione.it


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Scuole plastic free: il cambiamento voluto e generato dai ragazzi

Grazie al progetto di educazione ambientale Scuole e Città Plastic Free, l’Istituto Centro Storico Pestalozzi di Firenze è stato selezionato per la manifestazione di apertura dell'anno scolastico 2019-2020 a L'Aquila, alla presenza del Capo di Stato


















L’Istituto Comprensivo Centro Storico Pestalozzi di Firenze ha realizzato un percorso di educazione ambientale riguardante la problematica dei rifiuti in plastica dal titolo “Scuole e città Plastic Free”, in continuità con il precedente “No More PLastic Please”, già vincitore del primo premio al Concorso Waste Virtual Tour, promosso da Alia e Comune di Firenze.
Tra gli obiettivi che il percorso “Scuole e Città Plastic Free” ha voluto perseguire, attraverso una didattica prevalentemente laboratoriale e tecniche di apprendimento cooperativo, troviamo la consapevolezza del ruolo di ciascun individuo nella riduzione dei rifiuti e quindi lo sviluppo di comportamenti ed azioni responsabili da parte dei ragazzi. Molti altri gli obiettivi che sono stati perseguiti, come l’incremento delle competenze digitali, nonché di quelle espressive verbali e non verbali, quelle inerenti il metodo scientifico e di disseminazione delle informazioni; lo sviluppo della cooperazione fra pari, di comportamenti assertivi e della capacità di rispettare, ascoltare, comprendere gli altri; l’incremento dell’autonomia del singolo nel gruppo e della consapevolezza delle proprie capacità, possibilità e responsabilità; il potenziamento della capacità di valutare ed analizzare le situazioni e di trovare possibili soluzioni.
Queste, in sintesi, le attività svolte nell’ambito del progetto educativo:
  • percorso didattico, in tre classi della Scuola secondaria di primo grado Carducci, inerente la problematica dei rifiuti di plastica in Europa e le direttive europee in merito;
  • gli alunni delle tre classi hanno riportato quanto appreso alle altre classi dell’Istituto comprensivo;
  • alunni rappresentanti hanno scritto una lettera al Sindaco Dario Nardella per informarlo del progetto e chiedergli di emettere un’ordinanza per rendere Firenze Plastic Free;
  • collaborazione con le associazioni Greenpeace e WWF, al fine di stilare alcune proposte per rendere la scuola e la città di Firenze Plastic Free;
  • alunni rappresentanti hanno esposto ed argomentato in tavola rotonda le loro proposte “Firenze Plastic Free” all’Assessora all’Ambiente Alessia Bettini e “Scuola Plastic Free” ai dirigenti e referenti di plesso della scuola. Nei documenti gli alunni hanno proposto borracce al posto dei distributori di bottiglie di plastica, cialde e tazzine lavabili per le macchinette del caffè, maggiore pubblicità per i fontanelli comunali, contenitori riutilizzabili con merendine sfuse all’interno, sconti sulla TARI per i negozianti Plastic Free, isole ecologiche dove in cambio di rifiuti di plastica si ricevano sconti sulla tari o buoni spesa, il ritorno del vuoto a rendere e non ultimo di essere finalmente ascoltati e resi protagonisti delle decisioni inerenti il loro futuro;
  • manifestazione pubblica per le strade di Firenze di alunni e docenti dell’Istituto Comprensivo con magliette, striscioni e costumi di animali creati in classe (uccelli, tartarughe, balene, orsi polari etc), a tema plastic free (a fianco un’immagine del momento conclusivo della manifestazione in piazza Santa Croce);
  • alunni rappresentanti sono saliti sul palcoscenico del Festival Nazionale dell’Economia Civile, durante la diretta streaming, ed hanno lanciato un appello ai cittadini, ai sindaci e ai manager delle Multinazionali.


Non ultimo per importanza, nell’ambito del progetto i ragazzi hanno ideato e realizzato un video spot educativo che riassume le attività svolte e racconta la storia (fiction) di un manager di una multinazionale che produce acqua minerale e bibite. Il manager, dopo aver capito che il futuro del figlio dipende anche dalle sue azioni, preferirà le bottiglie di vetro (con vuoto a rendere) rispetto a quelle di plastica. Il video è stato diffuso online e ha vinto il primo premio al Festival Sociale Internazionale Artelesia 2019 nella sezione School&University.
Il progetto, infine, è stato selezionato dal MIUR tra i progetti nazionali di rilevanza educativa ed è stato presentato durante la manifestazione di apertura dell’anno scolastico 2019-2020 a L’Aquila, alla presenza del Capo di Stato.
Il percorso educativo ha prodotto i suoi primi risultati con l’adesione, da parte del Dirigente scolastico, del documento “Scuola Plastic Free” redatto dagli alunni e la conseguente dichiarazione dell’Istituto quale “scuola Plastic Free” a partire dal 29 marzo 2019: una decisione che rende finalmente protagonisti i ragazzi e le loro proposte.
La scuola continuerà il suo impegno nel campo ambientale, partecipando con otto classi della scuola media ‘Carducci’ al progetto di educazione ambientale e citizen science Cleanair@school, in collaborazione con Arpa Toscana ed il Snpa.
fonte: http://www.snpambiente.it

Gli aeroporti di Firenze e Pisa plastic free: saranno i primi in Europa a sostituire le bottigliette con borracce e fontanelle

Buone notizie dalla terra del Chianti: gli aeroporti di Firenze e Pisa saranno tra i primi scali europei 100% plastic free e all’avanguardia nel recupero delle acque



La società Toscana aeroporti, insieme ai sindaci di Pisa e Firenze hanno lanciato il progetto pilota 100% plastic free sui voli con scali europei.

Nella conferenza stampa di ieri mattina è stato spiegato dal vicepresidente di Toscana Aeroporti Roberto Naldi che:

“nei due aeroporti sopracitati ogni giorno vengono raccolti ben 150 chili di plastica e buttati più di 3000 litri di acqua in bottiglia.”

Il progetto coinvolgerà tutti: dagli esercenti ai passeggeri e si spera che possa essere un piccolo tassello per la realizzazione di una grande opera.

La campagna “Non fare lo struzzo”

Nell’ambito del progetto Toscana Aeroporti Plastic Free è stata lanciata anche la campagna “Non fare lo struzzo” che punta a sensibilizzare e responsabilizzare verso l’ambiente, e verrà sviluppata in tre fasi:
la prima prevede l’installazione di quattro raccoglitori adibiti allo svuotamento delle bottiglie ancora piene di acqua ed altri liquidi e di conseguenza lo smaltimento delle rispettive nei contenitori per la raccolta differenziata. Così facendo, l’acqua raccolta, potrà essere tranquillamente riutilizzata negli impianti degli scali per annaffiare o per lo scarico dei bagni nell’esercizio.
La seconda fase prevede invece l’installazione di fontanelle con acqua potabile. Questo avverrà grazie alla preziosa collaborazione con Publiacqua e Acque, che provvederanno a fornire delle borracce riutilizzabili a dipendenti e passeggeri.
La terza ed ultima fase sarà quella decisiva: mirata all’arresto totale dell’utilizzo della plastica all’interno dei due aeroporti, modificando addirittura le clausole contrattuali e le subconcessioni. Questa iniziativa è completamente nuova ed è la prima volta in Europa che viene proposta una cosa del genere.

fonte: www.greenme.it

Rifiuti, c’è poco da fare: la bioplastica è cara e non riciclabile. Ed è un bel problema














Qualche giorno fa Alia, la più grande società toscana che gestisce i rifiuti urbani, ha invitato i cittadini a mettere i rifiuti in bioplastica nel contenitore dei rifiuti non differenziati. Questo ha colto molta gente di sorpresa: come è possibile che un materiale “bio” non si possa riciclare? Il risultato è stato una bella polemica estiva in cui Alia è stata accusata di incompetenza, impreparazione e varie altre nefandezze. Ma, ahimè, quando si parla di rifiuti, le cose non sono mai come uno si aspetta. La bioplastica non è e non può essere il toccasana che poteva sembrare. E il problema non è solo toscano: è lo stesso in tutta Italia.
Cominciamo col dire che il riciclo dei rifiuti organici urbani richiede impianti complessi e costosi. Tutti gli anni porto i miei studenti a visitare gli impianti di compostaggio di Alia vicino a Firenze. E’ un’esperienza formativa: possono toccare con mano (letteralmente) e anche annusare di persona i rifiuti durante i vari stadi del processo. Si rendono anche conto di quanti maleducati ci sono in giro che buttano ogni sorta di robaccia nel contenitore dell’organico, dalle scarpe ai palloni da calcio. Tutte cose che vanno laboriosamente separate dal vero organico prima di avviarlo alle celle di compostaggio. Ma gli impianti funzionano e producono compost di buona qualità. E’ un bel passo avanti verso il concetto di “economia circolare”.
Ovviamente, gli impianti di compostaggio non possono riciclare la plastica ordinaria, quella prodotta con i combustibili fossili. Per quella esiste un’altra filiera separata, ma con grossi limiti pratici. Un problema è che non riusciamo a riciclare più del 25% della plastica in commercio. E siccome si parte da materiali non rinnovabili, non è veramente un ciclo: la plastica la possiamo riutilizzare solo una volta, forse due, ma non di più. Alla fine, deve andare per forza all’inceneritore, in discarica, oppure dispersa nell’ambiente, da dove poi ce la ritroveremo nel piatto in forma di microscopiche particelle. Per non parlare dei danni in termini di riscaldamento globale: la maggior parte di questa plastica finirà per diventare CO2 addizionale nell’atmosfera. Ed è una quantità enorme: circa 380 milioni di tonnellate di plastica prodotte nel mondo tutti gli anni.
L’unica soluzione che abbiamo trovato sembra che sia la magica parola “bioplastica”. Infatti, qualcuno ha annusato l’affare e la bioplastica sta invadendo il mercato, in particolare quello degli usa e getta. Ma, a parte che la bioplastica costa cara e produrla su larga scala andrebbe a intaccare la produzione alimentare, questa roba non è pensata per gli impianti di compostaggio esistenti, perlomeno non nei tempi di processo attuali.
A parte i sacchetti del supermercato, che sono abbastanza sottili da essere compostabili, il resto è un problema: una forchetta di bioplastica non è la stessa cosa di un gambo di carciofo o una foglia di insalata. Piatti, bicchieri, bottiglie e altri oggetti in bioplastica rimangono in gran parte interi o si frammentano in micropezzetti che rendono il compost inutilizzabile. E’ un notevole danno, sia economico sia per la salute di tutti.
Ovviamente, i produttori di bioplastica si sono affrettati a difendere il loro mercato facendo notare che in Italia già esiste qualche impianto in grado di compostare la bioplastica. Certo, è possibile, ma bisogna pensare a una nuova filiera specifica, tutta da costruire. Sarebbe un’ulteriore complicazione del sistema di gestione dei rifiuti, un maggiore impegno per i cittadini, e nuovi investimenti i cui costi vanno necessariamente a ricadere sulla comunità.
Siamo sicuri di voler fare una cosa del genere? Non sarebbe tanto più semplice andare alla fonte, ovvero ridurre la quantità di plastica e di bioplastica che entra nel mercato? Questo si può fare per via legislativa a costo zero o quasi, evitando perlomeno gli sprechi più evidenti. Ovviamente, non si può abolire completamente la plastica per tante ragioni ma, per una volta, potremmo pensare a semplificarci la vita invece che a renderla più complicata.
Nel frattempo, c’è poco da fare: la bioplastica che non è in forma di sacchetti sottili va messa nel bidone dell’indifferenziato da dove poi finirà in discarica o all’inceneritore. Quindi, meglio di tutto, non usatela o usatene il meno possibile.
Ugo Bardi
fonte: www.ilfattoquotidiano.it

Arte e ambiente, un capodoglio lungo 12 metri fatto con i tetrapak usati

Intervista al professor Edoardo Malagigi, che sta realizzando un'installazione artistica a sostegno del Santuario dei cetacei Pelagos




















Edoardo Malagigi ha insegnato 40 anni all’Accademia di Belle Arti di Firenze e, da tempo, è impegnato a realizzare installazioni artistiche utilizzando come materia prima dei rifiuti.




Lo ha fatto nel 2009 in Sardegna a Pula (CA) dove ha coinvolto la popolazione locale realizzando “Schillellè”, un pesce lungo 8 metri, fatto di rifiuti che il mare riporta sulla terra ferma; bottiglie, scarpe, reti, legni, plastiche varie. Ha le sembianze del popolare muggine dal quale si estrae la “bottarga”.



Un’altra esperienza del genere lo ha visto protagonista nel 2013, a Naha la capitale dell’isola di Okinawa in Giappone. Sono stati raccolti migliaia di piccoli rifiuti arrivati dall’oceano al porto di Naha. Questi sono stati poi lavati e poi ancora piegati con la tecnica degli origami diventando così dei fiori da collocarsi all’esterno di una forma lunga otto metri simile al dugongo, un mammifero in via di estinzione, che ancora frequenta le coste dell’isola.

Siamo andati a trovarlo nella zona industriale di Pisa, in un capannone di Herambiente, dove – insieme ad un gruppo di volontari – sta costruendo un capodoglio lungo 12 metri, delle dimensioni reali di questo mammifero marino che vive nel Santuario dei cetacei Pelagos, che si estende fra la Liguria, la Corsica e la Toscana.

Lo scheletro del cetaceo in costruzione è stato prodotto mirabilmente da un fabbro, un artigiano locale. Per la pelle del capodoglio, invece, Malagigi e i volontari, tutti artisti o studenti di belle arti, Katerine da Chicago, Toni da Barcellona, Silvia da Carrara e Irene da Firenze, utilizzano dei rifiuti.










Si tratta di tetrapak usati, i diffusissimi contenitori di latte e bevande. Gli artisti ricavano da ciascun contenitore due “ondine” che poi vengono applicate sullo scheletro usando della colla a caldo. Ne saranno necessarie più di cinquemila di queste ‘ondine’, che vengono disposte come delle tegole su di un tetto, perché l’installazione artistica sarà esposta all’aperto e quindi in questo modo la pioggia potrà scorrere lungo la ‘pelle’ del capodoglio.

Malagigi realizza un capodoglio per richiamare l’attenzione sul Santuario dei cetacei Pelagos, nel quale vivono questi mammiferi, insieme a tanti delfini ed anche balene.


Intervista al prof. Edoardo Malagigi





La scelta di usare dei rifiuti, come i tetrapak usati, è una scelta culturale e fortemente voluta dall’artista che in questo modo vuole manifestare un forte impegno a tutela dell’ambiente, sposando in pieno la logica dell’economia circolare.

Questa esperienza vuole dimostrare come sia possibile riusare i materiali ‘scartati’, diventati rifiuti, come materie prime seconde, l’artista li ha definiti la sua ‘nuova tavolozza’, che ha preso il posto dei tradizionali materiali usati per realizzare le tradizionali opere d’arte, il marmo, il legno, la pietra.

E poi, tanta pazienza, tanta cura, tanta attenzione nel lavoro di questi appassionati volontari nel rispettare la forma pensata dall’artista e descritta sotto forma di un modello, ed esempi di ‘pelle’.

Il capodoglio sarà esposto a settembre 2019 presso l’Orto botanico di Firenze, per poi andare ad Ecomondo, il tradizionale appuntamento sui temi ambientali che si tiene a Rimini, per poi raggiungere Montecarlo, dove si trova la sede del Santuario Pelagos.

fonte: http://www.snpambiente.it

Lotta al mozzicone: posacenere e drink gratuiti a Firenze

IL PREMIO - RECIPIENTI PER LA CENERE A DOMICILIO, CONTRO I TAPPETI DI SIGARETTE LASCIATE IN STRADA. IN RIVA ALL’ARNO LA RICOMPENSA VINCE SUL CASTIGO: 80 MILA FUMATORI RICEVERANNO UN REGALO




La “c” è aspirata ma il risultato non cambia. A Firenze, come in altre città d’Italia, i mozziconi (o “mozzihoni”) di sigaretta stanno diventando un problema soprattutto con l’invasione estiva di turisti per le vie del centro. E per questo il Comune ha deciso di correre ai ripari. Ma, a differenza di altre città, non con le sanzioni per gli incivili che gettano i filtri per le vie più belle del centro: quelle ci sono già da tempo.

La strategia è diversa e innovativa: a fine agosto agli 80 mila fumatori fiorentini (12/13 sigarette al giorno è la media cittadina) saranno consegnati altrettanti posacenere portatili così da non inquinare e non creare la tentazione di gettare il mozzicone per strada in mancanza di cestini che lo includano. L’annuncio è arrivato nei giorni scorsi da parte dell’assessore all’ambiente di Palazzo Vecchio, Alessia Bettini, rispondendo ad un’interrogazione in consiglio comunale: “Non possiamo mettere un cestino con un posacenere ad ogni angolo della città – ha spiegato – perché ha dei costi e non è possibile farlo”. E allora? A fine agosto il Comune organizzerà una giornata in cui gli studenti delle università americane cittadine e gli “Angeli del Bello” (il movimento di volontari per il decoro e la cura di Firenze) consegneranno ai fumatori fiorentini i posacenere portatili. Lo stesso farà nelle prossime settimane Alia, la municipalizzata del Comune che si occupa di raccolta dei rifiuti. “Il tema è chiedere ai fumatori che non smettono di fumare di munirsi di un posacenere – conclude Bettini – e noi li regalaremo. Poi ovviamente aumenteremo anche le sanzioni per chi continuerà a gettare i mozziconi per strada”. Ma Palazzo Vecchio non si sta muovendo solo in questa direzione, per combattere l’abbandono di sigarette per strada: presto il Comune incontrerà i responsabili dei locali della movida (e non solo) per incentivare il mantenimento del decoro urbano legato al fumo.

L’idea è quella di ottenere un impegno serio da parte dei locali cittadini: questi dovranno offrire un drink analcolico ai clienti che raccolgono in un bicchiere i mozziconi abbandonati per strada. La campagna del Comune di Firenze contro i mozziconi di sigarette è il risultato di una nuova consapevolezza emersa negli ultimi mesi, soprattutto da quando (un anno fa) il rapporto di Nbc News ha messo in evidenza come i filtri dei 5,6 mila miliardi di sigarette prodotte ogni anno nel mondo impieghino dai dieci anni in su per decomporsi (sono fatti di acetato di cellulosa).

La battaglia contro i mozziconi abbandonati per strada del Comune di Firenze segue quella relativa al verde pubblico: negli ultimi cinque anni in città sono stati piantati 13mila nuovi alberi e nati nove tra nuovi parchi e giardini. Per “avvicinare i fiorentini ai loro alberi” Palazzo Vecchio ha deciso anche di dedicare, con una targhetta, le piante cittadine a chi si ama o a una persona cara.

fonte: www.ilfattoquotidiano.it


Car sharing elettrico Nissan: e-Van condivisi arrivano a Firenze

Dopo Roma, Nissan porta il suo servizio di car sharing elettrico anche a Firenze, dove da adesso è possibile noleggiare i van e-NV200.

















Il car sharing elettrico firmato Nissan sbarca a Firenze grazie alla collaborazione della concessionaria Toscalandia. Il servizio, chiamato e-Van Sharing, è rivolto non solamente ai privati cittadini, ma anche ai piccoli imprenditori e ai liberi professionisti.
Al centro di e-Van Sharing c’è il Nissan e-NV200, un veicolo commerciale elettrico perfetto per la consegna di merci nel centro storico di Firenze in quanto abilitato alla circolazione anche in presenza di ZTL. Il furgone a zero emissioni eredita la stessa tecnologia elettrica della “sorella” Nissan Leaf, abbinandola però a una capacità di carico di 4,2 metri cubi corrispondenti a 2 europallet, per un peso complessivo che arriva a 742 chilogrammi.
Per accedere al car sharing Nissan il cliente può registrarsi sul sito dedicato e utilizzare l’app Glide. In questo modo è possibile prenotare il veicolo tutti i giorni a qualsiasi ora e poi pagare, sempre all’interno della stessa applicazione, al termine del noleggio.
Firenze si unisce a Roma nell’elenco delle città italiane in cui il servizio e-Van Sharing è già attivo. Questa novità si inserisce a sua volta nel progetto globale Nissan Intelligent Mobility studiato per cambiare in meglio la mobilità quotidiana nei grossi centri urbani, dove si punterà sempre più sulla tecnologia e sulla propulsione elettrica.
fonte: https://www.greenstyle.it/

Addio all’inceneritore



In venti anni di lotta siamo riusciti ad annullare il folle piano provinciale dei rifiuti che ne prevedeva ben 3 nella provincia di Firenze. Hera può tornare a casa. Alia può cominciare a fare come si deve la raccolta differenziata. Sconfitto il PD che ha sempre difeso a spada tratta l’inceneritore di Firenze, da Renzi a Nardella.
Oggi,il Consiglio di Stato in sede giurisdizionale (Sezione Quinta), ha respinto definitivamente, l’appello principale dell’ATO Toscana Centro e quelli incidentali della Città Metropolitana di Firenze e di HERA, che invano hanno tentato di ricorrere contro la prima sentenza del TAR del 2016, che aveva bloccato la realizzazione dell’impianto.
No boschi, No inceneritore
Il punto dirimente dell’intera questione è che i famosi boschi della Piana, le cosiddette misure di mitigazione e riqualificazione ambientale, “contrappeso al peggioramento ambientale derivante dal nuovo insediamento” dell’inceneritore, NON sono stati fatti, per negligente arroganza? per autolesionismo? per l’aeroporto?

La previsione di dette misure di mitigazione era pre-condizione necessaria e imprescindibile per la realizzazione del progettato impianto di incenerimento, ed era stata recepita anche da tutti gli atti di pianificazione successivi, quali il Piano Provinciale di gestione dei rifiuti solidi urbani e assimilati di FirenzeSecondo la VIS (Valutazione di Impatto Sanitario), doveva  essere realizzato il parco periurbano denominato “Boschi della piana” di circa 20 ha boscati secondo il modello realizzato dall’Università di Firenze, con funzioni di abbattimento degli inquinanti atmosferici.
Infatti la Provincia di Firenze aveva approvato, con D.G.P. n 36 del 4 marzo 2008, il progetto preliminare dell’intervento denominato “I Boschi della Piana”, relativo alla realizzazione di un parco periurbano di circa 30 ettari nell’ area della Piana Fiorentina. E poi con Delibera di Giunta Provinciale n. 62 del 17 aprile 2014.
‘..le opere di rinaturalizzazione dovevano essere eseguite prima della realizzazione e messa in esercizio dell’impianto: del resto ciò, oltre che conforme alla lettera delle prescrizioni del Protocollo, è logico, ragionevole e coerente, in quanto, diversamente opinando, sarebbe frustrata la finalità stessa delle misure di rinaturalizzazione, volte a mitigare l’impatto ambientale del realizzando termovalorizzatore. ‘ sta scritto nella sentenza del TAR.
Nel frattempo anche il Presidente Rossi si è illuminato sulla via di Damasco ed è contro l’inceneritore!
E ora pensiamo a bloccare il nuovo aeroporto!

Gian Luca Garetti
fonte: http://www.perunaltracitta.org

Bike sharing a flusso libero Gobee.bike sbarca a Roma



Il bike sharing a flusso libero Gobee.bike sbarca a Roma. Dopo il successo riscosso nei lanci a Torino prima e Firenze poi, che è seguito quelli esteri in Francia (Parigi, Lille e Reims) e Belgio (Bruxelles), il servizio di bici in condivisione approda oggi 13 dicembre 2017 anche nel Città Eterna. Il primo autorizzato dal Comune di Roma, non avrà necessità di stazioni di deposito e farà affidamento su app per smartphone (sia Android che iOS ovvero iPhone).
Il bike sharing a flusso libero Gobee.bike di Roma si concentrerà perlopiù nei Municipi I e IX, ma vedrà le proprie bici distribuite anche in altre zone romane come Cinecittà o il Parco della Caffarella; verrà inoltre ampliato gradualmente nelle settimane successive. Il servizio è reso flessibile da un’app che sfrutta la tecnologia GPS per la geo-localizzazione delle biciclette.
Le Gobee.bike sono dotate di ruote piene, prive di camera d’aria, che proteggono gli utenti contro eventuali forature e garantiscono la massima durabilità. Come ha commentato Stefano Polimeno, Regional Manager di Gobee.bike Italia:
I nostri primi lanci in Italia, a Torino e Firenze tra inizio novembre e inizio dicembre, sono stati un assoluto successo per Gobee.bike, a dimostrazione della forte attenzione dei cittadini italiani per la mobilità ecosostenibile. Ora abbiamo finalmente la possibilità di estendere i nostri servizi anche agli abitanti della Capitale, che da oggi potranno usufruire delle nostre biciclette dotate di funzionalità tecnologicamente innovative, che sicuramente contribuiranno alla trasformazione e all’evoluzione della mobilità di questa città.
Il funzionamento di Gobee.bike prevede l’utilizzo di una app per smartphone che consente di individuare la posizione di una bicicletta, sbloccandola utilizzando il QR Code presente sul mezzo. Le bici possono poi essere lasciate presso le apposite aree di sosta dedicate al bike sharing, o in qualsiasi luogo pubblico adibito a parcheggio biciclette, e bloccate manualmente. Ciascuna bike è inoltre dotata di sensori e di un sistema di allarme integrato, che permette a Gobee.bike di rilevare eventuali usi impropri o l’abbandono in luoghi non adeguati.
Il costo per un noleggio con il servizio di bike sharing Gobee.bike è di 50 centesimi per 30 minuti. Chi si iscriverà al servizio nelle settimane immediatamente successive al lancio beneficeranno di un deposito cauzionale promozionale fissato per il periodo iniziale a 15 euro.

fonte: www.greenstyle.it