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L’inceneritore non si farà più, al suo posto un impianto di riciclo

Case Passerini, addio al progetto


Il rendering di come sarebbe stato l'inceneritore

Firenze. Inceneritore addio. Dopo anni di tira e molla, guerre a suon di carte bollate, tensioni fra enti locali, proteste di piazza, comitati, ricorsi e controricorsi, ora l’addio all’impianto di Case Passerini, a Sesto Fiorentino, è stato messo nero su bianco. Lo sancisce un protocollo d’intesa fra Regione Toscana, Ato Toscana Centro e Alia Servizi Ambientali firmato nelle scorse settimane e recepito anche in una delibera regionale. Un atto cruciale, ma passato sotto silenzio in questi giorni di attenzione totale all’emergenza Coronavirus. Nel documento, le parti dichiarano di aver "preso atto che l’impianto di Case Passerini non è stato realizzato nella tempistica prevista dal Piano regionale rifiuti e bonifiche, lasciando insoddisfatte le esigenze di interesse pubblico sottese alla pianificazione e localizzazione dell’impianto, quali la realizzazione di un sistema impiantistico d’ambito efficiente e adeguato all’autosufficienza dell’Ato nella gestione dei rifiuti urbani non pericolosi; l’efficienza economica; il rispetto delle condizioni del conferimento in discarica". Alla luce di questi presupposti, prosegue la delibera "Regione, Ato Centro ed Alia Spa, sono tutti chiamati a soluzioni industriali e tecnologiche alternative allo smaltimento in termovalorizzazione, riducendo i quantitativi di Rsu da trattare tali e quali".

Cosa significa in concreto? In parole più semplici, al posto dell’inceneritore dovrebbe nascere un impianto di trattamento e recupero dei rifiuti, i cui dettagli sono in via di definizione, ma che si inserirebbe nell’ottica dell’economia circolare, recentemente sancita anche da una legge ad hoc approvata dal consiglio regionale toscano. L’obbiettivo è fare in modo che un numero sempre maggiore di scarti torni a essere materia prima inseribile all’interno delle filiere produttive. Non a caso, il progetto sottoscritto tra Regione, Ato Centro ed Alia Spa parla di "sviluppo di progetti di economia circolare per la valorizzazione e il recupero/riciclo dei rifiuti". Insomma si passerebbe da un inceneritore che doveva bruciare gli scarti per creare energia, a una "fabbrica di materiali", in grado di ricavarli dagli scarti. Le conseguenze pratiche sul futuro dell’area, ma anche sugli assetti di Q.Thermo (la società nata per costruire il termovalorizzatore) sono importanti.

«La Regione – si legge nel documento - si impegna a adottare tutti i provvedimenti necessari a portare a compimento le procedure di modifica degli atti di pianificazione di settore o territoriali, per individuare le alternative industriali e di filiera alla realizzazione del termovalorizzatore" ma anche a "individuare interventi di sostegno finanziario ed economico da riconoscere ad Ato, finalizzati a investimenti pubblici". Ato, da parte sua, deve "effettuare un’analisi dei costi/benefici conseguenti alle strategie alternative allo scopo di assicurare che queste non determinino costi aggiuntivi" ma dovrà anche "indicare la possibilità di procedere al superamento della convenzione 17 ottobre 2016 per la realizzazione del termovalorizzatore, destinando ad Alia i contributi finalizzati a investimenti pubblici". Alia infine dovrà "rilevare con oneri a proprio carico la partecipazione societaria del privato Q.Thermo e valutarne la riconversione produttiva". Q.Thermo, società pubblico-privata creata per costruire e gestire l’inceneritore, è infatti partecipata al 60% da Alia e al 40% dal Gruppo Hera, società a partecipazione pubblica quotata in borsa, che gestisce impianti di termovalorizzazione in tutta Italia.

fonte: https://www.lanazione.it


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Mamme No Inceneritore: “Alia e il compostabile, una sconfitta figlia di 15 anni di arretratezza”


















Grazie al lavoro giornalistico di Lady Radio abbiamo scoperto che ALIA non è in grado di gestire una importante quantità di prodotti venduti in commercio e correttamente dichiarati 100% compostabili.
In particolare ALIA, tramite il suo amministratore delegato Alessia Scappini, afferma che “le bioplastiche negli impianti di compostaggio vengono scartate oppure finiscono in frammenti che contaminano il compost finale, che a quel punto non potrà essere utilizzato in agricoltura ma dovrà essere trattato come un rifiuto!”. 
Durante l’intervista ALIA si spinge oltre e arriva a dichiarare che “l’unica cosa che al momento possiamo indicare è che questo tipo di rifiuto venga messo nell’indifferenziato”.
Avete sentito bene, uno dei gestori di rifiuti piu’ grandi d’Italia, che copre le province di Firenze, Prato e Pistoia, con contratto ventennale per 5 Miliardi di euro, invece di attivarsi per operare bene come gestore, invita i cittadini a non differenziare bene i rifiuti!
Questo è troppo! L’unico appello corretto  che abbiamo sentito è quello di invitare a usare SOLO STOVIGLIE DUREVOLI o, in deroga, piatti e bicchieri di carta e forchettine di legno compostabili al 100% in tempi rapidi. Ma una grossa azienda come Alia  deve affrontare il problema. Le BIOPLASTICHE in commercio oggi non sono certamente perfette e non combattono la pratica nefasta per l’ambiente dell’USA E GETTA, ma sono un prodotto che esiste e rispetta le normative vigenti in tema di  biodegradabilita’ e compostabilita’ e quindi devono poter essere gestite nella filiera dell’organico.
Noi riteniamo che l’atteggiamento di ALIA sia completamente sbagliato. Studiando il modo di comportarsi di decine di gestori dei rifiuti in Italia (e dei comuni da loro coperti), abbiamo verificato che chi lavora bene ha tre regole semplici e basilari:
– la responsabilità delle buone pratiche è equamente divisa tra 3 attori: cittadini e aziende, amministrazioni locali e gestori dei rifiuti;
– al cittadino va chiesto di fare una buona raccolta differenziata, e per farlo il gestore deve offrire un buon servizio domiciliare e le amministrazioni devono premiare tramite un sistema di tariffazione puntuale;
– il gestore deve occuparsi della raccolta, dell’avvio a riciclo dei materiali differenziati e dello smaltimento dei rifiuti residui. Sta al gestore, insieme alle amministrazioni, decidere quali soluzioni adottare, se costruire impianti o affidare ad altre aziende alcune attività.
Fino ad oggi la quasi totalità dei comuni dell’ATO Toscana Centro, con Firenze in testa, ha impedito ad ALIA di dotarsi della impiantistica per una corretta gestione dei rifiuti. Fino a qualche mese fa  si era pronti a buttare via 170 Milioni di Euro per la costruzione di un nuovo inceneritore, e per questo non si è fatta ad esempio la ristrutturazione, nell’area di Sesto Fiorentino, dell’impianto di Trattamento Meccanico Biologico, dotandolo di un migliore filtro anti-odori (vedere impiantistica del Consorzio Contarina nel trevigiano) o la costruzione di fabbriche del riciclo avanzate.
Alle amministrazioni e ad ALIA lanciamo un semplice appello:
– investire rapidamente in impiantistica in grado di selezionare il materiale bioplastico rigido nel percorso di gestione del rifiuto organico in modo da ottenere COMPOST di qualità da utilizzare in agricoltura e non un altro rifiuto.
–  nel medio termine costringere i produttori di bioplastiche ad investire in impiantistica in grado di recuperare i materiali da loro prodotto;
Suggeriamo inoltre di ELIMINARE tutti i cassonetti: con il sistema a cassonetto non si può avere una raccolta differenziata di qualità; nel cassonetto dell’organico ad esempio, oltre alle BIOPLASTICHE RIGIDE, ci vanno a finire tanti altri rifiuti non biodegradabili né compostabili!
In conclusione: concordiamo sul fatto che l’USA E GETTA deve essere bandito, sia in plastica che in bioplastica: è ambientalmente insostenibile. Un piatto/bicchiere/forchetta in bioplastica è sicuramente di difficile gestione in impianti industriali e, qualora abbandonato nell’ambiente, ha tempi di degradazione di alcuni anni. Ma questo non toglie la responsabilità alle amministrazioni e ad ALIA.
Ora sta al gestore, che è in ritardo di almeno 10 anni, dotarsi di impiantistiche o soluzioni che indirizzino questo tipo di rifiuti verso cicli virtuosi.
Mamme No Inceneritore
fonte: https://tuttosesto.net

Addio all’inceneritore



In venti anni di lotta siamo riusciti ad annullare il folle piano provinciale dei rifiuti che ne prevedeva ben 3 nella provincia di Firenze. Hera può tornare a casa. Alia può cominciare a fare come si deve la raccolta differenziata. Sconfitto il PD che ha sempre difeso a spada tratta l’inceneritore di Firenze, da Renzi a Nardella.
Oggi,il Consiglio di Stato in sede giurisdizionale (Sezione Quinta), ha respinto definitivamente, l’appello principale dell’ATO Toscana Centro e quelli incidentali della Città Metropolitana di Firenze e di HERA, che invano hanno tentato di ricorrere contro la prima sentenza del TAR del 2016, che aveva bloccato la realizzazione dell’impianto.
No boschi, No inceneritore
Il punto dirimente dell’intera questione è che i famosi boschi della Piana, le cosiddette misure di mitigazione e riqualificazione ambientale, “contrappeso al peggioramento ambientale derivante dal nuovo insediamento” dell’inceneritore, NON sono stati fatti, per negligente arroganza? per autolesionismo? per l’aeroporto?

La previsione di dette misure di mitigazione era pre-condizione necessaria e imprescindibile per la realizzazione del progettato impianto di incenerimento, ed era stata recepita anche da tutti gli atti di pianificazione successivi, quali il Piano Provinciale di gestione dei rifiuti solidi urbani e assimilati di FirenzeSecondo la VIS (Valutazione di Impatto Sanitario), doveva  essere realizzato il parco periurbano denominato “Boschi della piana” di circa 20 ha boscati secondo il modello realizzato dall’Università di Firenze, con funzioni di abbattimento degli inquinanti atmosferici.
Infatti la Provincia di Firenze aveva approvato, con D.G.P. n 36 del 4 marzo 2008, il progetto preliminare dell’intervento denominato “I Boschi della Piana”, relativo alla realizzazione di un parco periurbano di circa 30 ettari nell’ area della Piana Fiorentina. E poi con Delibera di Giunta Provinciale n. 62 del 17 aprile 2014.
‘..le opere di rinaturalizzazione dovevano essere eseguite prima della realizzazione e messa in esercizio dell’impianto: del resto ciò, oltre che conforme alla lettera delle prescrizioni del Protocollo, è logico, ragionevole e coerente, in quanto, diversamente opinando, sarebbe frustrata la finalità stessa delle misure di rinaturalizzazione, volte a mitigare l’impatto ambientale del realizzando termovalorizzatore. ‘ sta scritto nella sentenza del TAR.
Nel frattempo anche il Presidente Rossi si è illuminato sulla via di Damasco ed è contro l’inceneritore!
E ora pensiamo a bloccare il nuovo aeroporto!

Gian Luca Garetti
fonte: http://www.perunaltracitta.org

IL TAR AZZERA L’AUTORIZZAZIONE ALL’ODIATO INCENERITORE DI CASE PASSERINI ALLE PORTE DI FIRENZE.


E’ una notizia “esplosiva” che premia un movimento di protesta e di proposta che dura ormai da 17 anni.
Zero Waste Italy che aveva definito questa battaglia come la “Stalingrado degli inceneritori” e che è stata determinante per un innalzamento del livello di consapevolezza della popolazione che è culminato in una manifestazione di circa 20.000 persone nel maggio scorso partecipa alla gioa di questo verdetto che se non dà ancora un colpo di grazia all’inceneritore (ci sarà sicuramente un ricorso al Consiglio di Stato da parte dei perdenti) ne affossa in modo irreversibile il già scadente appeal e sensatezza.
L’autorizzazione varata in un giorno agostano (era il 6 agosto!) “l’è tutta da rifare!” come da quasi due decenni stanno dicendo gli “odiati” (da Renzi e Nardella) comitati, associazioni e movimenti Rifiuti Zero.
La linea tenuta dalla vertenza e cioè “nessun rischio è accettabile se è evitabile”; il problema si può risolvere adottando la strategia di successo Rifiuti Zero senza realizzare un inquinante e costosissimo inceneritore per imporlo (e farlo pagare con la TARI) alla popolazione?
Un ringraziamento all’avvocato Claudio Tamburini amico di molte battaglie che ha curato il ricorso, alle “Mamme no inceneritore” che hanno dato una marcia in più alla mobilitazione e a tutti coloro che hanno collaborato anche a livello internazionale a questo  risultato (Paul Connett e a tutta la fondazione Zero Waste Europe).
Dopo la vittoria di un sindaco noinc a Sesto Fiorentino (che ha firmato il determinante Protocollo Rifiuti Zero di Zero Waste Italy ancora più cocente si fa lo smacco di Renzi, Hera e di Galletti che hanno fatto di tutto per imporre l’operazione bocciata dal TAR.
Senza la gente non si decide niente! Questi impianti nocivi “scivolano” sulle “bucce di banana” quando la mobilitazione dei cittadini entra in gioco.
Ora occorre marciare verso Rifiuti Zero non solo sulla piana ma a partire dal comune di Firenze.
E’ stato un onore anche a livello personale aver speso ore ed  ore di “passione” per contribuire con i cittadini a fermare questa scelleratezza.
Questo è un esempio che ci insegna anche quale sia strada per chiudere con  la stagione degli Sblocca Italia e degli articoli 35.
Rossano Ercolini, presidente di Zero Waste Europe e di Zero waste Italy.

fonte: http://www.zerowasteitaly.org

Mamme No Inceneritore: “È tempo che la politica faccia il proprio dovere”


Torna prepotentemente alla ribalta la questione dell’inceneritore di Case Passerini. Le Mamme No inceneritore prendono spunto dalle dichiarazioni dell’assessore Fratoni per ribadire il No all’incenerimento come soluzione del problema dei rifiuti.
Di seguito il comunicato stampa integrale:
“È tempo che la politica faccia il proprio dovere, che è quello di fare le scelte migliori per la tutela dei cittadini.
Abbiamo letto le dichiarazioni dell’Assessore Fratoni in cui si afferma che una decisione del TAR a favore dei comitati e delle associazioni contro l’inceneritore, rimetterebbe in discussione la decisione politica dell’impianto. Il TAR dovrà valutare se le procedure per le autorizzazioni non sono state corrette, così come nell’oggetto del ricorso e quindi siamo, coerentemente, nel campo amministrativo. Il piano politico, invece, può prescindere dal tribunale regionale, può essere messo in campo fin da subito! Lo dicono anche gli stessi amministratori di Quadrifoglio e Qthermo: sta alla politica decidere cosa fare ora.
Le decisioni, quando sono sbagliate, possono e devono essere rimesse in discussione.
In questo caso la politica dovrebbe da subito assumersi la responsabilità di considerare le alternative all’incenerimento dei rifiuti, che in altre città italiane stanno portando grandi successi in termini di ritorno economico (i rifiuti ben separati tornano a essere materie prime), qualità dell’ambiente e posti di lavoro.
Fra queste città abbiamo più volte citato Treviso, Empoli, i comuni a rifiuti zero e i comuni ricicloni, ma da qualche mese anche Genova ha lanciato la raccolta dei rifiuti porta a porta con tracciamento e tariffazione puntuale (più ricicli meno paghi). La città ligure, che parte con una percentuale di raccolta differenziata inferiore a Firenze, sta così cercando una soluzione definitiva per i problemi di smaltimento che l’hanno caratterizzata negli ultimi anni.
In Europa la Slovenia, che ha recentemente sposato questa politica di gestione rifiuti, da fanalino di coda si è trasformata nel Paese europeo più virtuoso per riduzione dei rifiuti urbani totali prodotti e per incremento percentuale di raccolta differenziata, con una drastica riduzione della quota residua da smaltire.
Se si può fare nella capitale Lubiana, si può fare anche a Firenze.
Questa è una decisione politica, una buona opzione, che noi cittadini abbiamo valutato nel dettaglio e di cui chiediamo da più di 1 anno di discutere con l’amministrazione regionale, che non ci ha mai risposto.
Abbiamo la possibilità di seguire una strada pulita e all’avanguardia, di contro c’è la scelta di una gestione rifiuti basata su un sistema misto inefficiente, prevalentemente a cassonetto, con chiavetta o senza, interrato o meno, e di una scelta fatta 20 anni fa di costruire un impianto industriale inquinante e costoso, retto da costi esosi di smaltimento per i cittadini dell’area gestita e da contributi alle fonti rinnovabili (costo sostenuto in bolletta elettrica da tutti i cittadini italiani), che disincentiva i meccanismi di recupero materiali (i rifiuti indifferenziati arrivano tal quali agli inceneritori, senza pretrattamento) e che non è flessibile (l’impianto, per funzionare al meglio, dovrebbe bruciare sempre almeno 180.000 t/anno).
Sono passati pochi mesi da quando 20.000 persone hanno sfilato per le vie di Firenze per dire no all’inceneritore e Sì ad alternative esistenti; da allora nessun amministratore metropolitano e regionale ha risposto alle nostre richieste o valutato le nostre proposte. Non solo: gli amministratori non hanno ritenuto necessario rispondere ai cittadini su tutti quei dubbi che sono emersi in questi mesi di dibattito come per esempio:
Dove andranno le ceneri e gli scarti (ad oggi considerati in parte rifiuti tossici) prodotte dall’inceneritore?
Dove sono gli studi e le analisi comparative, rispetto alla costruzione di un inceneritore, delle alternative come prescritto nei procedimenti di valutazione di impatto ambientale e sanitario?
Spesso sono state riportate dichiarazioni da parte di tecnici in conflitto di interessi, con evidenti strafalcioni tipo: l’impianto inquinera’ meno di 10 caminetti o meno di 1 tir…. e via delirando. Intanto le popolazioni della Piana continuano a dover subire una situazione pesantissima in termini di inquinamento e senza che i solerti tecnici e amministratori si preoccupino, quantomeno, di monitorare la qualità dell’aria in quella zona, seguendo le indicazioni della stessa Valutazione di Impatto Sanitario.
Le soluzioni serie non possono essere lasciate a questi tecnici, ma, aggiungiamo, nemmeno a giudici amministrativi o di altra natura. Deve tornare in campo la politica, quella che non veda i cittadini come un fastidio o come un nemico da disarmare ma come una preziosa risorsa di partecipazione e condivisione delle scelte. 
È tempo che la politica faccia il proprio dovere, che è quello di fare le scelte migliori per la tutela dei cittadini.
 L’incenerimento, lo diciamo da sempre, non è la soluzione: è il problema.

fonte: http://tuttosesto.net/

Evitar diossine con il riciclo.


I quarantotto inceneritori con recupero energetico, che erano in funzione in Italia nel 2013, hanno trasformato in cenere 5,4 milioni di tonnellate di rifiuti urbani indifferenziati, frazioni secche non riciclabili, combustibili da rifiuto.
Questi impianti, a causa delle inevitabili complesse reazioni che avvengono nelle combustioni, hanno anche trasformato parte dei rifiuti trattati in diossine e furani, molecole molto pericolose per i loro effetti tossici a dosi estremamente basse  e per la la loro elevata persistenza nell'ambiente.

Nonostante i sofisticati sistemi adottati dai moderni inceneritori per depurare i fumi, nel corso del 2013 , 0,75 grammi di diossine e furani, calcolati come tossicità equivalente alla diossina più pericolosa ( I-TEQ) sono state immesse in atmosfera dai camini degli inceneritori e, una volta ricadute al suolo, si concentreranno, inevitabilmente, lungo la catena alimentare e, in parte arriveranno nelle nostre tavole.

L'emissione annuale di 0,75 grammi I-TEQ di " diossine" equivale alla emissione giornaliera di 2 miliardi di picogrammi di questi compost.

Il picogrammo è la miliardesima parte del grammo, una quantità che può sembrare insignificante, ma unità di misura così piccole devono essere usate per stimare l'estrema pericolosità delle diossine.

Infatti la dose giornaliera di diossine, assunte attraverso il cibo, che l'Organizzazione Mondiale della Salute e la Commissione Europea  giudica tollerabile è di 2 picogrammi, per chilo di peso corporeo.

Questo significa che per un adulto di 70 chili, l'assunzione giornaliera di 140 picogrammi I-TEQ di diossine è tollerata, anche se non è esente da effetti.

Pertanto, anche se tutti i 48 inceneritori italiani, per ogni tonnellata di rifiuto trattato, emettono quantità di diossine nettamente inferiori rispetto ad impianti realizzati intorno agli anni '80 e '90, gli attuali 2 miliardi di picogrammi I -TEQ, emessi giornalmente dai "termovalorizzatori" italiani, nel pieno rispetto delle autorizzazioni, corrispondono alla dose tollerabile giornaliera di 14,6 milioni di abitanti adulti.

Ovviamente non tutta la diossina prodotta finirà sulle tavole degli italiani, ma chi risiede nelle area di ricaduta dei fumi degli inceneritori e consuma alimenti prodotti a chilometro zero, in particolare uova, latte, carne corre rischi evitabili grazie ad altre scelte possibili.

Nel 2015, nonostante i gravi ritardi nel conseguimento degli obbiettivi di legge di raccolta differenziata (alla fine del 2012 avremmo dovuto differenziare il 65% dei nostri scarti e siamo intorno al 42%) abbiamo differenziato e riciclato 3,1 milione di tonnellate di carta e cartone, 5,7 milioni di tonnellate di frazione umida, 0,45 milioni di tonnellate di plastiche.

Il riciclo di tutti questi scarti ha avuto il vantaggio di non produrre diossine e furani, effetto indesiderato della combustione.

Ma quante diossine abbiamo evitato attuando il riciclo, invece della "termovalorizzazione"?

Il conto è presto fatto: la termovalorizzazione di una tonnellata di rifiuti nel più moderno impianto italiano, produce 0,02 microgrammi (milionesimi di grammo ) I-TEQ di diossine.

Se i 9,25 milioni di tonnellate di carta, umido e plastiche che abbiamo immesso in nuovi cicli produttivi fossero stati termovalorizzati, oggi, nel nostro ambiente, avremmo annualmente 0,185 grammi I-TEQ di diossine in più, un aumento del 24,6%.

Insomma, grazie all'attenzione di tanti cittadini che hanno separato con cura i loro scarti, abbiamo un ambiente molto meno inquinato.

Ambiente che potremmo ulteriormente migliorare con il raggiungimento del 65 % di raccolta differenziata, grazie al Porta a Porta e con efficaci politiche di riduzioni alla fonte ( vuoto a rendere, riduzione degli sprechi alimentari, compostaggio domestico...).

Inutile sottolineare che se riesce ad andare in porto il decreto "Sblocca Italia" del governo Renzi, che ci vuole imporre 35 nuovi inceneritori, la raccolta differenziata restera' al palo e la quantità di diossine immesse nell'ambiente, a causa della termovalorizzazione dei nostri scarti, inevitabilmente aumenterà.
 
fonte: http://federico-valerio.blogspot.it

Centinaia di medici: No all’inceneritore

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272 medici, ospedalieri, universitari, specialisti, medici di base, hanno sottoscritto un documento per fermare la costruzione dell’inceneritore di Firenze, una scelta reputata pericolosa per la salute dei cittadini. Il codice deontologico dei medici, all’articolo 5 li impegna a collaborare con le politiche di prevenzione, a informare sui fattori di rischio ed a “favorire un utilizzo appropriato delle risorse naturali per un ecosistema equilibrato e vivibile anche per le future generazioni”.
Nella Piana, una piccola pianura padana, in cui non mancano le fonti di inquinamento e le criticità ambientali (vi sono già presenti fra l’altro tre inceneritori), bisognerebbe puntare decisamente verso il miglioramento della qualità dell’aria e verso la riduzione della pressione ambientale, invece coi nuovi insediamenti in progetto, in primis soprattutto l’inceneritore di Firenze autorizzato ad emettere ogni ora 170.000 N/m3 di fumi tossici, e la nuova pista dell’aeroporto di Peretola, questa non potrà che peggiorare ulteriormente, con conseguente aumento dei rischi per la salute.
L’inceneritore, una scelta calata dall’alto e poi blindata politicamente, senza aver nemmeno previsto l’opzione zero, è autorizzato ad emettere annualmente i seguenti cancerogeni: 6,7 tonnellate di particolato totale sospeso PTS (per oltre l’80 per cento costituito da PM2,5, in cui è compreso il particolato ultrafine); 134,6 kg. di mercurio, 134,6 kg di cadmio e tallio, 13,5 kg di IPA, nonché 135 mg di diossine.
Firenze-No-inceneritore
Ma l’unica dose scientificamente accettabile di un cancerogeno è lo zero. Inoltre potrà emettere annualmente anche 94,2 ton di NO2, 67,3 ton di CO, ma queste emissioni sono solo una minima parte delle migliaia di sostanze che si formano durante i processi di combustione, che il più delle volte non sono neppure identificate. In più ogni sostanza conosciuta emessa è stata valutata solo singolarmente: non si è calcolato l’effetto complessivo che le varie sostanze emesse dall’inceneritore avranno sulla salute umana, non si è calcolato il potenziale sinergismo degli inquinanti dell’inceneritore con quelli delle altre fonti. Non si è tenuto conto della mancata reversibilità degli inquinanti emessi, dato che la maggior parte di questi sono persistenti, non biodegradabili, bioaccumulabili (come le diossine, furani, PCB, metalli pesanti) e si biomagnificano nelle catene alimentari. Non si è calcolata la pressione ambientale cumulativa del nuovo aeroporto e dell’inceneritore.
Non si è calcolato del tutto il particolato secondario, molto importante anche per la diffusione dell’inquinamento. Il rispetto dei limiti di legge delle emissioni degli inquinanti considerati, non garantisce la salute delle popolazioni, vedi i limiti della UE, rispetto a quelli dell’OMS, vedi numerosi lavori scientifici (Escape per esempio). C’è necessità di discariche per rifiuti solidi. Ceneri e scorie che ammontano a circa un terzo del rifiuto bruciato, circa 55.000 t/a, che contengono metalli, diossine, IPA, non possono essere irresponsabilmente fatte sparire nei manufatti, nel cemento e diffuse in ambiente, creando ulteriori rischi per la salute umana, ma devono essere smaltite in discariche speciali.
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La negatività degli impatti sanitari che possono essere sia neoplastici che non neoplastici, degli impianti di incenerimento anche di ultima generazione, è confermata, oltre che da una letteratura internazionale in continua crescita, anche da autorevoli studi nazionali, per citarne solo alcuni: Moniter, ERAS Lazio, studi ARPA Piemonte sull’inceneritore di Vercelli, Cosmari nelle Marche e un recentissimo studio sull’inceneritore di San Zeno, a Arezzo.
Inoltre incidenti/malfunzionamenti e criticità gestionali sono pur sempre possibili come l’esempio dell’impianto di Montale ha dimostrato a più riprese, tanto da indurre l’Ordine dei Medici di Pistoia ad una chiara presa di posizione contro l’incenerimento. La consapevolezza del rischio cui saranno sottoposti i cittadini, esposti alle ricadute dell’inceneritore, emerge dall’enfasi riposta nel progetto di sorveglianza epidemiologica dell’ASL10. Una indagine epidemiologica, a posteriori, eticamente inaccettabile dal momento che deve essere attivata la Prevenzione primaria, non costruendo l’inceneritore di Firenze.

Comunicato stampa Medici No Inceneritore
Gian Luca Garetti, medico: 327/9024428 glucagaretti@gmail.com
fonte: http://comune-info.net

Il gelato, l’alloro e la discarica

alloro
Al Ponte alla Carraia, c’è una gelateria dove fanno un gelato molto buono. Per questo, ci troverai sempre davanti una lunga fila, composta per la maggior parte da turisti. Ogni cono che prendi, ti danno – senza che tu lo chieda – anche una paletta di plastica, che quasi nessuno usa.
Le persone perbene buttano la paletta in un sacchetto indifferenziato. Le persone permale invece, che pare siano parecchie, buttano la paletta nell’Arno o per terra: se volete scoprire dov’è il miglior gelato di Firenze, basta seguire la pista delle palette. Non vi preoccupate, prima o poi le raccolgono (quelle non finite in Arno), e vanno tutte alla Discarica, da cui ritorneranno tra qualche giorno come sottilissime polverine che si insedieranno nei polmoni tuoi e miei.
Questa è la mia paletta di oggi, almeno è servita per fare una foto:
paletta
Come le palette, anche noi siamo andati oggi alla Discarica.
Ora, la chiave dei tempi che stiamo vivendo si trova nel fatto che quel luogo non è solo Discarica. È anche Motore, il luogo dove si produce tutto quel che a Firenze si produce.
Una straordinaria conferma della tesi dell’amico Jacopo Simonetta, che abbiamo ripreso qui: abbiamo esaurito tutti i posti dove scaricare la robaccia che produciamo, e quindi la buttiamo ormai direttamente dentro il motore stesso.
Il Motore/Discarica di Firenze lo trovo francamente affascinante.
Labirinto insondabile, dove solo pochi indigeni sanno orientarsi.
Casermoni di cemento che sembrano l’incubo dell’architettura carceraria, laghi sconosciuti dove aironi e cavalieri d’Italia litigano, fiumi che scorrono tra canneti, capannoni con scritte solo in cinese, piante che crescono rigogliose e divorano i radi marciapiedi, centinaia di migliaia di automobili che corrono e corrono e corrono, aerei giganteschi che volano a venti metri sopra la tua testa e ti assordano.
Il tutto sotto raffiche di pioggia, con le nuvole che si intrecciano: uno strato va per un verso, un altro strato va per un altro verso.
Noi ci andiamo per piantare un alloro, cresciuto spontaneamente nel nostro giardino nella parte rubata dagli speculatori, sulle terre dove hanno deciso di fare l’aeroporto intercontinentale e l’inceneritore.
C’è subito una cascina.
In una notte, perché avevano paura che se ne impadronissero le Mamme No Inceneritore, l’hanno trasformata in una fortezza, con un muro di cemento, reti e filo spinato e un cartello con il più sacro comandamento dell’Occidente:
PROPRIETA’ PRIVATA NON OLTREPASSARE I TRASGRESSORI SARANNO DENUNCIATI PER VIOLAZIONE DI DOMICILIO AI SENSI DELL’ART. 614 DEL C.P.
cascina
Stiamo in alto. Lombrichi giganti, farfalle, cardi in fiore, poi guardi meglio e vedi emergere rottami di elettrodomestici e strane reti di metallo.
È tutto fatto di scarichi e rifiuti delle ferrovie. A destra, dove ci sono i laghi e i fiumi e volano le garzette, sarà tutto spianato e diventerà la pista di un aeroporto smisurato. A sinistra, ci indicano dove piazzeranno l’inceneritore per le palettine della gelateria.
E poi mentre grandina, un coro:
Piove piove piove
può anche nevihare
l’inceneritore un vi si fa fare!
 Miguel Martinez 

fonte: http://comune-info.net

"Fermiamo gli inceneritori": Firenze 14 maggio 2016.

#UNVISIFAFARE
FERMIAMO GLI INCENERITORI! Difendiamo il territorio e la salute!
Contro tutte le "terre dei fuochi" ed il "partito trasversale della devastazione".
Nessun rischio per la salute umana o ambientale è accettabile.
Liberiamo Firenze e l’Italia da:
- inceneritori già esistenti che devono essere dismessi al più presto
- nuovi inceneritori previsti in tutta Italia dall’attuale governo
- nuovo grande inceneritore che vorrebbero costruire a Firenze nei prossimi mesi.
- articolo 35 dello Sblocca Italia che incentiva l’incenerimento e la devastazione dei territori in tutto il Paese
- grandi opere nocive e inutili sponsorizzate da una politica che sceglie di ignorare i cittadini e che sacrifica il territorio, la salute e i beni comuni a partire dall’acqua, al profitto di pochi: come nella Piana di Firenze–Prato–Pistoia con gli assurdi progetti del nuovo mega Aeroporto di Firenze – Peretola e il sotto attraversamento Tav.
Ai nostri e vostri amministratori vogliamo dire
Non vi si fa fare!
> MANIFESTAZIONE SABATO 14 MAGGIO 2016 <
ritrovo ore 14,30 via di Novoli, Parco San Donato, Firenze
Parteciperanno delegazioni dei Comitati in lotta contro gli Inceneritori da varie parti d’ Italia. Facciamo la differenza e diciamo:
- SI ad approvazione della legge di iniziativa popolare Rifiuti Zero che prevede una separazione tra soggetti che raccolgono gli scarti e coloro che smaltiscono i rifiuti: è inaccettabile che chi gestisce l’affare dell'incenerimento e delle discariche gestisca anche la raccolta differenziata
- SI a un PIANO NAZIONALE DEL RICICLO che preveda l’istituzione di distretti del riciclo e di economie circolari
- SI a una USCITA DALLE PRATICHE DI INCENERIMENTO DEI RIFIUTI E DELLE BIOMASSE , incluso l'incenerimento del Combustibile Solido Secondario-CSS nei cementifici e in centrali di co-combustione
- SI a inserimento del porta a porta con tariffazione puntuale su tutto il territorio nazionale >Fermiamo l’inceneritore di Firenze partecipiamo alle iniziative sui terreni che inizieranno il 29 Maggio 2016.<
Promosso da: Mamme No Inceneritore di Firenze, Zero Waste Italy, Assemblea per la Piana contro le nocività.
Per info e adesioni: mammenoinceneritore@gmail.com zerowasteitalia@gmail.com piananociva@anche.no

fonte: www.zerowasteitaly.org