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*UMBRIA CUORE VERDE D'ITALIA, GUBBIO PATTUMIERA D'ITALIA?* - VERO E FALSO!

















- *Ti dicono che bruciare CSS (Combustibile Solido Secondario) nelle cementerie di Gubbio risolverebbe i problemi dei rifiuti dell’Umbria?*
*FALSO!* L'Umbria non produce CSS! A Gubbio arriverebbero rifiuti da tutta Italia. Gubbio diventerebbe la pattumiera dove trattare i rifiuti degli altri!

- *Ti dicono che bruciare CSS non fa male?*
*FALSO!* Le MICROPOLVERI inferiori ad un micron, che NESSUN FILTRO RIESCE A FERMARE, andranno NELL’ARIA. Queste micropolveri (=particolato) fungono da sistema di trasporto di: Metalli pesanti, Diossina, Furani, Policlorobifenili tutti cancerogeni di classe 1 e quindi nocivi per la tua salute e per quella dei tuoi figli. Le sostanze tossico-nocive contenute nelle micropolveri che andremo a respirare, possono determinare in tempi abbastanza rapidi: MALATTIE CARDIOVASCOLARI e in tempi più lunghi: TUMORI, MALATTIE AUTOIMMUNI, DISTURBI DELLO SVILUPPO NEUROGICO nei bambini: DEFICIT DELL'ATTENZIONE, AUTISMO …

- *Ti dicono che bruciare CSS nelle cementerie è fattibile perché non comporta rischi?*
*FALSO!* Le cementerie, secondo la legge (D.M. 5 settembre 1994) sono impianti già di per sé insalubri di classe 1 e certamente nati per produrre cemento e NON per incenerire rifiuti. Inoltre i limiti di legge per le emissioni degli inceneritori (sempre impianti insalubri di classe 1) sono molto, ma molto più bassi rispetto a quelli dei cementifici! 
 
- *Ti dicono che le temperature usate nei cementifici sono tali da fare in modo che le emissioni, compresa la DIOSSINA, risultino praticamente innocue?*
*FALSO!* Durante la “cottura” per la produzione del clinker per fare il cemento, è vero che la temperatura è di circa 1400° C, ma nel processo emissivo i prodotti della combustione debbono attraversare il sistema di raffreddamento; durante tutta la fase di raffreddamento, però, la temperatura deve rimanere almeno per due secondi a 850° C (come imposto per legge agli inceneritori); se NON SUCCEDE CIÒ le molecole si riaggregano per riformare DIOSSINA, che naturalmente esce dal camino!  

*COSA CHIEDIAMO?*
- Che i politici diano *risposte chiare ai cittadini*! Sia il SINDACO Stirati che la sua coalizione di maggioranza, che nel programma di coalizione del loro candidato a sindaco ha sottoscritto il programma elettorale in cui *è dichiarata, a pagina 17, la CONTRARIETÀ ALL'INCENERIMENTO DEI RIFIUTI A GUBBIO*. Lo stesso vale per la presidente della Regione Umbria Tesei, che lo aveva scritto nel suo programma elettorale a pagina 38. 

*A cosa è dovuto questo passo indietro?* Chi sta facendo pressioni? Chi è che trae profitto dal bruciare i rifiuti di tutta Italia? Di sicuro non Gubbio, il turismo, la salute dei bambini e dei cittadini e la tutela del territorio!

Chiediamo ai politici di tutelare la salute dei cittadini e il lavoro, ripensando ad un nuovo piano di sviluppo del territorio e dell'economia locale.

*DECIDI TU*: vuoi rischiare ancora e sempre di più o vuoi pretendere un piano dei rifiuti regionale che metta in pratica, FINALMENTE, ciò che la stessa Unione Europea da anni ci chiede? *RIDUZIONE dei rifiuti, RACCOTA DIFFERENZIATA spinta, RICICLO, RIUSO?*

*DECIDI TU*: vuoi che tu stesso e i tuoi figli corrano ancora ulteriori rischi? Vuoi che il territorio dei tuoi padri diventi la pattumiera d'Italia?  

*SCEGLI TU* e ricordati che la tua salute e quella dei tuoi figli e la tutela dell'ambiente non sono beni barattabili con il denaro: *LA SALUTE DI TUTTI VALE PIÙ DEL PROFITTO DI POCHI!*

Tutela la tua salute! Unisciti ai cittadini che chiedono tutele e diritti.
Senza paura!

NO INCENERITORI GUBBIO  NO CSS



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Rifiuti, per il Senato gli incentivi italiani ai termovalorizzatori sono «indebiti»

Al limite dovrebbero andare «solo ed esclusivamente» agli impianti più performanti. Per il riciclo, però, non c’è un neanche un euro





















«I processi di termovalorizzazione possono svolgere un ruolo nella transizione a un’economia circolare a condizione che la gerarchia dei rifiuti dell’Ue funga da principio guida e che le scelte fatte non ostacolino il raggiungimento di livelli più elevati di prevenzione, riutilizzo e riciclaggio». Queste, in sintesi, sono le conclusioni offerte dalla Commissione europea sul tema, e inserite nella comunicazione Il ruolo della termovalorizzazione nell’economia circolare, offrendo un contributo concreto per razionalizzare (anche) il dibattito italiano – generalmente sclerotico quando si tratta di bruciare o meno rifiuti.
Nel nostro Paese si fronteggiano in genere due opposte tifoserie – gli inceneritoristi da una parte, i no-inc dall’altra –, dimenticando che al recupero di energia da rifiuti la gerarchia europea ha già affidato da tempo un ruolo ben preciso. All’interno di una corretta gestione del ciclo integrato dei rifiuti, la termovalorizzazione compare dopo il riciclo e prima della discarica. Non tutti i Paesi europei hanno dato ascolto a questo precetto in ugual misura.
Guardando ai soli rifiuti urbani, nell’Ue a 28 la quantità procapite avviata a incenerimento risulta essere in media 127 kg, sintesi tra gli 1 kg (nel 2014) di Slovenia e Croazia ai 412 della Danimarca, i 251 dei Paesi Bassi o i 215 della Germania. L’Italia, con 97 kg/procapite, offre un modesto contributo al calcolo complessivo. Ciò non stupisce: un recente studio dell’Agenzia europea dell’ambiente mostra che tra 2010 e 2014 la capacità di incenerimento nei 28 paesi dell’Unione europea (più Svizzera e Norvegia) è cresciuta del 6% arrivando a 81 milioni di tonnellate, localizzata però per tre quarti in Germania, Francia, Paesi Bassi, Svezia, Italia e Regno Unito; le zone meridionali e orientali dell’Unione europea sono praticamente prive di capacità di incenerimento dedicate e dipendono fortemente dalle discariche, valutazione ancora in parte vera anche per il nostro Paese. Come migliorare?
Sulla comunicazione Il ruolo della termovalorizzazione nell’economia circolare, elaborata a inizio anno, si è espressa nei giorni scorsi la commissione Ambiente del Senato, che si è espressa sul documento con delibera favorevole, aggiungendo però importanti osservazioni.
Intanto, è bene precisare che non si parla di soli termovalorizzatori: la comunicazione in esame prende infatti «in considerazione i principali processi di termovalorizzazione, quali il co-incenerimento dei rifiuti in impianti di combustione soprattutto per la produzione di cemento e calce, l’incenerimento di rifiuti in impianti dedicati, la digestione anaerobica di rifiuti biodegradabili, la produzione di combustibili solidi, liquidi o gassosi ricavati dai rifiuti, nonché altri processi, compreso l’incenerimento indiretto a seguito di pirolisi o gassificazione».
Da una parte la comunicazione Ue focalizza la necessità di sviluppare l’attenzione su processi di gestione “finali” quanto più efficienti possibile, osserva il Senato, ad esempio «la digestione anaerobica dei rifiuti biodegradabili che lo stesso Ispra invita a considerare come parte delle politiche di riciclo, invece che di smaltimento laddove produca digestato (modello preferibile nella scala di priorità individuate dalla Unione europea)». C’è poi da considerare che le tecniche di termovalorizzazione non sono tutte uguali, e si stima «che la quantità di energia recuperata dai rifiuti potrebbe aumentare fino al 30%, evidenziando il considerevole potenziale di miglioramento dell’efficienza energetica». In ogni caso, di recupero energetico e termovalorizzatori non è ad oggi possibile pensare di fare a meno: è indispensabile però dare loro il giusto valore.
È dunque positivo, da questo punto di vista, che la commissione Ambiente del Senato abbia messo nel mirino gli incentivi che ancora oggi vengono garantiti ai termovalorizzatori, definiti «indebiti». «Il ruolo dell’incenerimento dei rifiuti, che attualmente costituisce l’opzione prevalente della  termovalorizzazione, va riconsiderato – osservano infatti i senatori – sia in termini di incentivi ancora indebitamente presenti in Italia, sia in termini di limite temporale al loro utilizzo impiantistico senza revamping». Eppure, a poche righe di distanza, gli stessi senatori convengono che al limite gli incentivi dovrebbero andare «solo ed esclusivamente» a quei termovalorizzatori che raggiungono «determinate performance sia energetiche sia di riduzione delle emissioni nocive».
Come questo possa conciliarsi con un quadro normativo che – ancora oggi – in Italia non prevede nessun incentivo al riciclo, nonostante le pdl anche recentemente avanzate, non è dato però sapere.

fonte: www.greenreport.it