Il gelato, l’alloro e la discarica

alloro
Al Ponte alla Carraia, c’è una gelateria dove fanno un gelato molto buono. Per questo, ci troverai sempre davanti una lunga fila, composta per la maggior parte da turisti. Ogni cono che prendi, ti danno – senza che tu lo chieda – anche una paletta di plastica, che quasi nessuno usa.
Le persone perbene buttano la paletta in un sacchetto indifferenziato. Le persone permale invece, che pare siano parecchie, buttano la paletta nell’Arno o per terra: se volete scoprire dov’è il miglior gelato di Firenze, basta seguire la pista delle palette. Non vi preoccupate, prima o poi le raccolgono (quelle non finite in Arno), e vanno tutte alla Discarica, da cui ritorneranno tra qualche giorno come sottilissime polverine che si insedieranno nei polmoni tuoi e miei.
Questa è la mia paletta di oggi, almeno è servita per fare una foto:
paletta
Come le palette, anche noi siamo andati oggi alla Discarica.
Ora, la chiave dei tempi che stiamo vivendo si trova nel fatto che quel luogo non è solo Discarica. È anche Motore, il luogo dove si produce tutto quel che a Firenze si produce.
Una straordinaria conferma della tesi dell’amico Jacopo Simonetta, che abbiamo ripreso qui: abbiamo esaurito tutti i posti dove scaricare la robaccia che produciamo, e quindi la buttiamo ormai direttamente dentro il motore stesso.
Il Motore/Discarica di Firenze lo trovo francamente affascinante.
Labirinto insondabile, dove solo pochi indigeni sanno orientarsi.
Casermoni di cemento che sembrano l’incubo dell’architettura carceraria, laghi sconosciuti dove aironi e cavalieri d’Italia litigano, fiumi che scorrono tra canneti, capannoni con scritte solo in cinese, piante che crescono rigogliose e divorano i radi marciapiedi, centinaia di migliaia di automobili che corrono e corrono e corrono, aerei giganteschi che volano a venti metri sopra la tua testa e ti assordano.
Il tutto sotto raffiche di pioggia, con le nuvole che si intrecciano: uno strato va per un verso, un altro strato va per un altro verso.
Noi ci andiamo per piantare un alloro, cresciuto spontaneamente nel nostro giardino nella parte rubata dagli speculatori, sulle terre dove hanno deciso di fare l’aeroporto intercontinentale e l’inceneritore.
C’è subito una cascina.
In una notte, perché avevano paura che se ne impadronissero le Mamme No Inceneritore, l’hanno trasformata in una fortezza, con un muro di cemento, reti e filo spinato e un cartello con il più sacro comandamento dell’Occidente:
PROPRIETA’ PRIVATA NON OLTREPASSARE I TRASGRESSORI SARANNO DENUNCIATI PER VIOLAZIONE DI DOMICILIO AI SENSI DELL’ART. 614 DEL C.P.
cascina
Stiamo in alto. Lombrichi giganti, farfalle, cardi in fiore, poi guardi meglio e vedi emergere rottami di elettrodomestici e strane reti di metallo.
È tutto fatto di scarichi e rifiuti delle ferrovie. A destra, dove ci sono i laghi e i fiumi e volano le garzette, sarà tutto spianato e diventerà la pista di un aeroporto smisurato. A sinistra, ci indicano dove piazzeranno l’inceneritore per le palettine della gelateria.
E poi mentre grandina, un coro:
Piove piove piove
può anche nevihare
l’inceneritore un vi si fa fare!
 Miguel Martinez 

fonte: http://comune-info.net