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Dove trasformare i rifiuti in risparmio: inaugura un nuovo punto di raccolta Pet Green Money

Dove trasformare i rifiuti in risparmio: inaugura un nuovo punto di raccolta Pet Green Money
Tutto il materiale raccolto viene regolarmente gestito tramite contratto operativo con il gruppo Hera Spa












Dove trasformare i rifiuti in risparmio: inaugura un nuovo punto di raccolta Pet Green Money
Green Money, il circuito di marketing non convenzionale legato alla raccolta differenziata, inaugura un nuovo punto di raccolta Pet al Centro Valmarecchia a Verucchio. E’ stata volontà del direzione del cento in collaborazione con la proprietà Conad di portare questa stimolante iniziativa legata alla raccolta differenziata anche nel comune di Verucchio, e che già in altri territori riscuote notevole successo grazie anche alla collaborazione oramai consolidata con il gruppo Conad. Il punto di raccolta plastica Pet Green Money permetterà agli utenti di trasformare il proprio rifiuto PET in risparmio da poter spendere nel circuito Green Money, del quale faranno parte, oltre al Conad Superstore, vari esercizi commerciali, ristoranti, eccellenze artigianali ed enogastronomiche del territorio.
Ottenere il risparmio è molto semplice: conferendo 3 rifiuti plastici Pet (bottiglie, flaconi yogurt, vaschette affettati) nel punto di raccolta Green Money, si ottiene un ticket del valore di un euro spendibile in tutto il circuito Green Money, il supermercato Conad Superstore  e le altre attività come Parafarmacia, Ristobar , Studio Kinesys studio di terapia Manuale e a altre attività presenti sul portale www.Greenmoney.it secondo proporzione di risparmio (ad esempio un euro di risparmio ogni 30 euro spesi al supermercato). Questo permetterà alle attività aderenti, di sperimentare un nuovissimo ed innovativo strumento con il quale ricevere clienti che conferiranno i propri rifiuti sia a Verucchio che presso tutti gli altri punti di raccolta attivi sul territorio.
Il circuito Green Money  conta  attualmente 7 postazioni attive sul territorio Regionale, che in un solo anno raccolgono più di 2.520.000 pezzi, per un totale di circa 75 tonnellate annue di Pet destinate a recupero, ridistribuendo agli utenti qualcosa come 840mila euro di risparmio spendibili all’interno del circuito. Il progetto Green Money, ideato e sviluppato dai Riccionesi Agostini e Giovanardi, è una piattaforma di marketing non convenzionale che rende possibile la sostenibilità economica dei sistemi, permettendo non solo di trasformare i rifiuti da costo per la collettività a risorsa per i cittadini, ma anche innescando direttamente lo sviluppo commerciale e la valorizzazione del territorio attraverso l’educazione civica, la cultura e la sensibilità sociale. Il materiale raccolto viene destinato a recupero, e quindi riciclato correttamente, in collaborazione con il gruppo Hera Spa, assieme alla quale già dal 2013 Green Money ha un contratto di collaborazione ed innovazione, di cui questa installazione è parte integrante. Il progetto è stato seguito sin dall’inizio da diverse amministrazioni locali, compresa quella di Verucchi che ha patrocinato l’iniziativa.

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Economia Circolare: Dall'olio Esausto Al Biocarburante

Utilizzare gli oli vegetali esausti per la produzione di un biocarburante da utilizzare per i mezzi di raccolta dei rifiuti. È questo l’obiettivo di un accordo firmato da Eni e Gruppo Hera.







fonte: https://www.ricicla.tv









Bioplastica dalla CO2, una sfida tutta italiana

Nasce in Italia Lux-on, impresa che si cimenterà nella produzione di biopolimeri PHAs utilizzando anche l’anidride carbonica catturata dall’atmosfera



Solo fonti rinnovabili per alimentarsi e risorse naturali come materie prime. Questi gli input della Lux-on, nuova impresa italiana dedicata ad una nuova tecnologia di produzione dei biopolimeri. Nata dall’accordo tra Bio-on e Gruppo Hera, la società si lancerà in una vera e propria sfida tecnologica: rendere possibile la produzione di bioplastica dalla CO2 catturata dall’atmosfera. La tecnica è il frutto di due anni di studi e sperimentazioni da parte degli scienziati Bio-on e, a regime, permetterà di integrare il biossido di carbonio tra le fonti naturali impiegate oggi nella sistensi del poliestere PHAs, come la barbabietola zucchero, gli scarti della frutta e patate, il glicerolo e l’olio di frittura esausto.
Dal punto di scientifico, la produzione di bioplastica dalla CO2 ha lungo elenco di ricerche dedicate, come quella condotta nel 2017 dai ricercatori dell’Institut Català d’Investigació Química per sintetizzare un biopolimero a partire da bucce di limone e biossido di carbonio. O come la ricetta stilata dai chimici di Stanford nel 2016 per produrre polietilene furandicarbossilico a partire da rifiuti agricoli, erbe non commestibili mixati e anidride carbonica.

Ma in questo caso non si tratta solo di un esperimento. Il primo impianto Lux-on sarà costruito entro il 2019 a Castel San Pietro Terme, in provincia di Bologna, nei pressi dello stabilimento industriale di Bio-on Plants. Il complesso sarà dotato di impianti di cattura dell’anidride carbonica atmosferica e alimentato solo da fonti rinnovabili; il progetto prevede, infatti, anche l’installazione di moduli fotovoltaici e un elettrolizzatore per conservare l’energia solare prodotta sotto forma d’idrogeno.


L’impianto – si legge in una nota stampa – sorgerà su un’area di 1.500 metri quadrati, di cui 600 metri quadrati coperti, e avrà una capacità produttiva flessibile ed espandibile rapidamente”. Nell’ambito dell’accordo siglato tra Bio-on ed Hera è prevista anche una seconda linea di sviluppo finalizzata all’individuazione di sotto prodotti sostenibili per la produzione di bioplastiche. L’iniziativa, che prende il nome di Hera PHA-CEL, si focalizzerà sulla trasformazione della cellulosa di sfalci e potature in zuccheri semplici che, sottoposti a trattamento enzimatico, permettono di essere utilizzati in fermentazione. “Un processo interessante reso possibile grazie alla tecnologia di trattamento, messa a punto dal Gruppo Hera, che sta valutando la sua applicazione anche nella produzione di biogas e biometano da sfalci e potature”.

fonte: www.rinnovabili.it

A Imola, Modena e Rimini Hera sperimenta tubazioni con plastica riciclata al 70%

I primi banchi di prova - spiega la multiutility - saranno le fogne e le reti elettriche. A regime, per le sole reti elettriche, sono stimati risparmi di CO2 pari a 126,6 tonnellate all'anno. Si tratta della prima volta in Italia























Sperimentazione nei territori di Imola, Modena e Rimini, per tubazioni realizzate al 70% con plastica riciclata. A lanciarla, per la prima volta in Italia, è Hera: i primi banchi di prova - spiega la multiutility - saranno le fogne e le reti elettriche. A regime, per le sole reti elettriche, sono stimati risparmi di CO2 pari a 126,6 tonnellate all'anno.

Nel dettaglio - viene spiegato - il primo cantiere, in cui la posa delle tubazioni si è appena conclusa, riguarda complessivamente un chilometro di rete elettrica in parte nel territorio di Modena e in parte in quello di Imola. Il secondo cantiere, al via a gennaio, interesserà invece due chilometri di rete fognaria nel comune di Bellaria-Igea Marina, nel Riminese. Sulla base dei metri di nuove tubazioni che vengono mediamente posati da Hera nell'arco di un anno, l'utilizzo della plastica riciclata potrebbe garantire un risparmio di CO2 stimato, per la sola rete elettrica, in 126,6 tonnellate, pari alle emissioni annue di 95 vetture di media cilindrata immaginando che ognuna di esse percorra 10.000 chilometri.

"Siamo partiti con un approccio graduale - afferma Alessandro Baroncini, Amministratore Delegato di Inrete, società del Gruppo Hera - che potesse consentirci di valutare sicurezza, qualità ed efficienza di queste nuove tubazioni. I primi riscontri sono molto positivi e questo ci fa guardare con fiducia a sviluppi futuri, che potrebbero riguardare, ad esempio, anche le reti del servizio di pubblica illuminazione".


fonte: www.ecodallecitta.it

Vi spiego il modello Forlì: produce la metà dei rifiuti

L’intervista al direttore generale di Alea Ambiente, la società pubblica per la raccolta, che ha spezzato il monopolio Hera





















È il modello Forlì, quello che tutti vogliono copiare. Dove la raccolta dei rifiuti è separata dallo smaltimento e affidata ad una società pubblica. Quella fondata dai 13 comuni del forlivese si chiama Alea Ambiente e ha mutuato dalla sua gemella trevigiana, Contarina Spa, le pratiche più virtuose d'Italia: raccolta porta a porta, cassonetti personali per gli utenti e una tariffa che varia in base all'indifferenziata prodotta. Un sistema che, rispetto al precedente, assicura il direttore generale di Alea Paolo Contò, 54 anni, di Treviso, «manda in smaltimento la metà dei rifiuti».

Direttore, quando nasce Alea Ambiente?
«La costituzione, ossia l’atto dal notaio, è stato fatto il 6 giugno 2017, circa un anno fa, ma era una società solo sulla carta che aveva bisogno di tutto, anche della concessione del servizio pubblico da parte dell'autorità preposta. E quindi, per prima cosa, abbiamo lavorato per ottenere l'affidamento del servizio nei 13 Comuni che avevano scelto questa forma di gestione, ossia quello di una società pubblica. Dal primo gennaio è diventata operativa».

Come si è arrivati alla costituzione dell’in-house?
«Negli anni precedenti ci sono stati dei provvedimenti dell’autorità che hanno portato all'identificazione del bacino, distinguendolo da quello precedente dove operava Hera. Si tratta di un'area di 1.000 km quadrati, abitata da 183 mila persone, tutti i comuni forlivesi ad eccezione di Premilcuore e Santa Sofia. Successivamente è stato presentato un progetto per il servizio, fatto dall'azienda per l'ambiente trevigiana Contarina. Ottenuta la concessione del servizio ad ottobre, ci siamo poi preparati di corsa all'avvio dell'attività il 2 gennaio».

Qual è il vostro rapporto con Contarina?
«C'è un accordo di cooperazione, ovvero un accordo di diritto pubblico, che generalmente coinvolge gli enti e cioè, in questo caso, l'unione dei comuni del forlivese e l'ente pubblico proprietario di Contarina. Nell'accordo i due enti hanno coinvolto le società figlie. Nell'interesse pubblico che perseguono, le società collaborano tra di loro, mettendosi reciprocamente a disposizione. Non è un rapporto commerciale. Le due società non hanno finalità di utili. Alea ha persino il divieto di fare dividendi per statuto».

Cos'è, quindi, il modello Forlì?
«È un sistema dove la raccolta è separata dallo smaltimento. I due interessi sono distinti. Alea fa solo la raccolta, differenziata in particolare, altre società si occupano dello smaltimento. Una delle motivazioni dei soci era sciogliere quel legame, caratterizzato da due interessi contrapposti. Da una parte chi raccoglie tende a diminuire il rifiuto, dall'altra chi smaltisce tende ad alimentare i propri impianti. In questo senso si può parlare di modello Forlì. Il modello dei servizi, invece, è stato mutuato dall'esperienza di Treviso».

Cioè?
«Abbiamo da 18 anni a Treviso la tariffa puntuale, legata al rifiuto indifferenziato prodotto dall'utente. Nella raccolta porta a porta, ogni utente ha il suo contenitore con microchip che assicura la misurazione automatica delle quantità prodotte. La vecchia tassa è stata sostituita da una nuova tariffa, composta da una quota fissa per servizi come lo spazzamento o le pulizie che riguardano il territorio e una quota, quella più importante, che dipende dalla quantità di indifferenziata prodotta. Gli utenti, cittadini o aziende che siano, saranno, quindi, stimolati al comportamento virtuoso. È un sistema indicato nel contratto di Governo come modello. Motivo per cui io da trevigiano sono stato chiamato a portarlo a regime industriale a Forlì».

Questo sistema di raccolta è meno costoso del precedente?
«La raccolta in senso stretto costa di più, perché ha bisogno di più persone, e quindi, di più mezzi perché raggiunge tutte le abitazioni della città. Costa meno come smaltimento perché va a minimizzare la quantità di rifiuti indifferenziati prodotti. Addirittura qui a Forlì è previsto meno della metà dei costi, una riduzione drastica. A Treviso siamo ad un terzo rispetto al precedente. Complessivamente i costi tra raccolta, trasporto, smaltimento e gestione sono più che concorrenziali rispetto ai precedenti. C'è un vantaggio economico per il cittadino, non solo per l’ambiente».

Ma un bilancio dei costi di Alea non è prematuro?
«I costi sono tutti identificati nel progetto presentato, nel piano industriale e anche nel contratto di servizio. Le autorità per darci l'affidamento in-house hanno avuto l'obbligo di verificare che fosse conveniente al cittadino, sia per qualità che dal punto di vista economico».

E quanto costa al cittadino?
«I cittadini fanno la loro tariffa. Più riciclano, meno indifferenziato producono, meno pagano. Diventano in questo modo attori del costo complessivo, oltre a quello proprio. Differenziando di più, inoltre, si ottengono quantità maggiori di riciclabile che possono essere vendute, anche perché con la raccolta domiciliare aumenta la qualità e si riducono gli scarti. Oggi abbiamo tariffe diverse per tutti i 13 comuni. In media nel bacino, la previsione è di un costo di 135 euro ad abitante, sempre che non vengano richiesti servizi straordinari di spazzamento. Forlì dovrebbe essere 170».

Secondo l’annuale rapporto Ispra, l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale dell’Emilia-Romagna, nel 2016 una tonnellata di spazzatura raccolta e smaltita a Bologna è costata 16,43 centesimi, Forlì riesce a fare meglio?
«Il costo a tonnellata è un’unità di misura criticabile, perché fa sembrare basso il costo di chi produce tanti rifiuti. In realtà, quello che a noi interessa è la cifra che gli abitanti pagano all'anno e non il costo dei rifiuti al chilo».

La gestione dei rifiuti, secondo lei, è un business redditizio?
«Nell'immaginario collettivo ha la nomea di utilità elevata. Questo però avviene soprattutto nel trattamento. Chi gestisce gli impianti, e sono pochi operatori, ha una posizione dominante e i prezzi possono essere tenuti a una marginalità maggiore. Gli operatori che fanno solo raccolta, invece, non hanno molti margini, anche perché impiegano più risorse tra uomini e mezzi».

fonte: https://incronaca.unibo.it/

Addio all’inceneritore



In venti anni di lotta siamo riusciti ad annullare il folle piano provinciale dei rifiuti che ne prevedeva ben 3 nella provincia di Firenze. Hera può tornare a casa. Alia può cominciare a fare come si deve la raccolta differenziata. Sconfitto il PD che ha sempre difeso a spada tratta l’inceneritore di Firenze, da Renzi a Nardella.
Oggi,il Consiglio di Stato in sede giurisdizionale (Sezione Quinta), ha respinto definitivamente, l’appello principale dell’ATO Toscana Centro e quelli incidentali della Città Metropolitana di Firenze e di HERA, che invano hanno tentato di ricorrere contro la prima sentenza del TAR del 2016, che aveva bloccato la realizzazione dell’impianto.
No boschi, No inceneritore
Il punto dirimente dell’intera questione è che i famosi boschi della Piana, le cosiddette misure di mitigazione e riqualificazione ambientale, “contrappeso al peggioramento ambientale derivante dal nuovo insediamento” dell’inceneritore, NON sono stati fatti, per negligente arroganza? per autolesionismo? per l’aeroporto?

La previsione di dette misure di mitigazione era pre-condizione necessaria e imprescindibile per la realizzazione del progettato impianto di incenerimento, ed era stata recepita anche da tutti gli atti di pianificazione successivi, quali il Piano Provinciale di gestione dei rifiuti solidi urbani e assimilati di FirenzeSecondo la VIS (Valutazione di Impatto Sanitario), doveva  essere realizzato il parco periurbano denominato “Boschi della piana” di circa 20 ha boscati secondo il modello realizzato dall’Università di Firenze, con funzioni di abbattimento degli inquinanti atmosferici.
Infatti la Provincia di Firenze aveva approvato, con D.G.P. n 36 del 4 marzo 2008, il progetto preliminare dell’intervento denominato “I Boschi della Piana”, relativo alla realizzazione di un parco periurbano di circa 30 ettari nell’ area della Piana Fiorentina. E poi con Delibera di Giunta Provinciale n. 62 del 17 aprile 2014.
‘..le opere di rinaturalizzazione dovevano essere eseguite prima della realizzazione e messa in esercizio dell’impianto: del resto ciò, oltre che conforme alla lettera delle prescrizioni del Protocollo, è logico, ragionevole e coerente, in quanto, diversamente opinando, sarebbe frustrata la finalità stessa delle misure di rinaturalizzazione, volte a mitigare l’impatto ambientale del realizzando termovalorizzatore. ‘ sta scritto nella sentenza del TAR.
Nel frattempo anche il Presidente Rossi si è illuminato sulla via di Damasco ed è contro l’inceneritore!
E ora pensiamo a bloccare il nuovo aeroporto!

Gian Luca Garetti
fonte: http://www.perunaltracitta.org

Rifiuti indifferenziati, in arrivo altri 850 cassonetti con la calotta 'elettronica'

Rifiuti indifferenziati, in arrivo altri 850 cassonetti con la calotta 'elettronica'
Saranno diffusi in tutti i quartieri: sarà più difficile non differenziare i rifiuti e ogni conferimento verrà tracciato
















Rifiuti indifferenziati, in arrivo altri 850 cassonetti con la calotta 'elettronica'

Via libera a Palazzo D'Accursio alla convenzione con Hera per l'acquisto di 870 nuovi cassonetti con calotta elettronica per i rifiuti non differenziabili, da distribuire in varie zone di Bologna.
L'investimento ammonta a 1,7 milioni di euro, di cui la metà pagata dalla Regione, ed è finalizzato alla futura applicazione della tariffa puntuale in città. Si tratta, spiega il Comune, di un "modello rinnovato rispetto a quello in uso oggi" e funzionerà grazie a una tessera elettronica.
I nuovi cassonetti si aggiungeranno ai 1.851 già approvati che saranno installati nei quartieri San Donato-San Vitale, Savena (dove è partita la prima sperimentazione), Navile e Reno. In questo modo saranno coperti anche Porto-Saragozza, Borgo Panigale, e una parte di Santo Stefano. Per la restante parte del quartiere, i 212 cassonetti che servono saranno acquistati interamente dal Comune di Bologna.
Sperimentato al Savena, il cassonetto a calotta ha portato ad aumentare la raccolta differenziata dal 46% al 60%. Dallo scorso maggio, sempre nello stesso quartiere, si sta testando anche un cassonetto con calotta che si apre con il pulsante e non più con la leva, per limitare i disagi e gli abbandoni. Dai controlli e' emerso che "ci sono ulteriori margini di miglioramento".
Per incrementare la differenziata, nelle prossime settimane al Savena partirà una campagna di informazione di Comune e Hera, per spiegare ai cittadini come migliorare la raccolta. Dalle ultime verifiche fatte a luglio, infatti, è emerso che nel rifiuto indifferenziato è stato trovato il 40% di carta e cartone e il 20% di imballaggi di plastica, che andrebbero invece nei cassonetti dedicati. (Dire)



Potrebbe interessarti: http://www.bolognatoday.it/cronaca/rifiuti-indifferenziati-cassonetti-calotte-hera-comune.html
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fonte: http://www.bolognatoday.it/
 


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Gestione dei rifiuti: l’Anac rileva gravi violazioni nei bandi di Hera






Violazione dei principi di libera concorrenza, parità di trattamento e non discriminazione. L’Anac , l’autorità anticorruzione presieduta da Raffaele Cantone, prende di mira Hera e gli organi della Regione Emilia-Romagna, al termina di una verifica sugli ultimi 3 anni di appalti di Hera e della sua controllata Herambiente per la gestione del servizio integrato dei rifiuti. Gare che vanno dal 2013 al 2015, per le quali l’autorità nazionale ha evidenziato violazioni diffuse che ora sono state sottoposte al giudizio della Procura di Bologna e della Corte dei Conti per necessari approfondimenti e segnalate all’amministrazione regionale presieduta da Stefano Bonaccini, per incentivare una svolta, soprattutto nei confronti di Atersir, l’organo di controllo regionale che nell’inchiesta degli ispettori emerge come un organo che non controlla.

fonte: http://www.ravennawebtv.it

Rifiuti, non solo porta a porta: i Comuni virtuosi, da Trento a Olbia fino a Forlì

raccolta-differenziata-serveco-bidoncini-porta-a-porta
Le cose vanno bene (per ambiente e tasche dei cittadini) nelle partecipate in cui i Comuni hanno mantenuto il controllo sulle società. Ecco perché alcune città d’Italia la gestione è sostenibile e di successo
Infiltrazioni mafiose, amministrazioni che non riescono a controllare i gestori dei servizi di igiene urbana oppure sindaci che li controllano fin troppo, trasformandoli in serbatoi di voti e assunzioni. Abbiamo raccontato i mali che affliggono la gestione dei rifiuti urbani nei Comuni italiani. Le storie negative sono tante, ma non è ovunque così. Dove i sindaci hanno saputo mantenere il controllo sulle società e puntare a un miglioramento del servizio, ne hanno beneficiato l’ambiente e le tasche dei cittadini. Un rapporto di Confartigianato lo ha detto di recente: al contrario di quello che ci si potrebbe aspettare, “nelle città in cui le tariffe sono più alte è peggiore la qualità del servizio”. Spiega Attilio Tornavacca, esperto di rifiuti della Esper, che quando “le dimensioni delle società pubbliche sono sufficienti a creare le necessarie economie di scala ma non sono neppure troppo elevate – cioè sono comprese tra i 40-50mila ed i 150-200mila abitanti serviti – ed il peso azionario dei vari Comuni è sufficientemente equilibrato, si rilevano spesso risultati molto avanzati sia in termini di elevati livelli di riciclaggio e qualità del servizio che in termini di ottimizzazione dei costi”.
Trento: differenziare conviene
L’anno scorso, l’associazione Comuni Virtuosi ha raccolto in una pubblicazione, in collaborazione con Esper, le esperienze degli amministratori che hanno traghettato i propri Comuni verso forme di gestione dei rifiuti più sostenibili. Tra questi c’è anche Trento, dove nel 2005 la raccolta differenziata era ferma al 45 per cento. La rivoluzione è arrivata con il graduale passaggio al sistema del porta a porta. “Nel giro di poco più due anni abbiamo raggiunto e superato il 65 per cento, contribuendo in maniera significativa all’affossamento del progetto dell’inceneritore. Ora si viaggia sopra l’80 per cento di raccolta differenziata, viene applicata la tariffa puntuale (quel sistema, cioè, in cui ogni famiglia o impresa paga in proporzione ai rifiuti indifferenziati prodotti, ndr) ed i cittadini mai tornerebbero indietro al bidone stradale. Anche perché si è dimostrato che il porta a porta conviene economicamente al cittadino. Milioni di euro risparmiati, non conferendo migliaia di tonnellate alla discarica ed invece introdotte nel circuito virtuoso del riciclo”, racconta oggi Aldo Pompermaier, assessore all’Ambiente del Comune di Trento dal 2005 al 2009, nel periodo della svolta verde.
Effetto domino
Nel Nord della Toscana, tutto è iniziato nel 2007 da un bando della provincia di Lucca per i Comuni decisi a sperimentare modelli virtuosi di gestione dei rifiuti. maura cavallaro“Grazie ai finanziamenti e all’impegno che i cittadini hanno messo nella raccolta differenziata, è stato possibile procedere alla chiusura di due inceneritori, contro i quali erano da tempo nati comitati spontanei”, dice Maura Cavallaro, assessore provinciale all’Ambiente tra il 2006 e il 2014. Non solo: l’impegno del Comune di Capannori, che già nel 2008 ha esteso il porta a porta a tutto il suo territorio superando in pochi anni il 75 per cento di differenziata, ha spinto gli altri enti locali a perseverare senza cedere a pressioni: “Fu di stimolo anche agli altri Comuni della provincia a proseguire il percorso che avevamo faticosamente avviato con varie resistenze di alcuni gestori locali dei servizi che ritenevano di non dover cambiare radicalmente il modello di raccolta stradale all’epoca quasi onnipresente in Toscana”.
Più raccolta differenziata, meno costi
Anche a Olbia, l’ex assessora all’Ambiente Giovanna Maria Spano è riuscita a far cambiare strada al gestore rifiuti, ottenendo grossi miglioramenti: grazie all’estensione del porta a porta a tutto il territorio, infatti, in soli due anni, tra il 2013 e il 2015, la percentuale di raccolta differenziata è passata dal 31 al 73 per cento. “Nel giugno 2011 all’insediamento della giunta, come nuovo assessore all’Ambiente, ereditai l’esito di una gara di igiene urbana piuttosto onerosa già bandita – ma non ancora assegnata all’unico soggetto che aveva partecipato alla selezione – ed un servizio di raccolta differenziata stradale tradizionale che permetteva di raggiungere circa il 30 per cento e mal soddisfaceva le esigenze di decoro urbano della città”. Il Comune decide di ridurre l’aumento dei costi per i cittadini, già paventato, e migliorare il servizio introducendo anche il sistema della tariffa puntuale. “Era necessario però convincere della bontà di queste scelte anche l’azienda affidataria del servizio. Fortunatamente, dopo una iniziale diffidenza e resistenza alle proposte di variazione, l’azienda appaltatrice si è convinta della necessità di accogliere quasi tutte le richieste di variazione ed i risultati non si sono fatti attendere”.
L’addio a Hera di Forlì
L’obiettivo di far crescere ulteriormente i propri livelli di raccolta differenziata attraverso porta a porta e tariffa puntuale sta dietro anche alla scelta di Forlì e di 12 Comuni della provincia. I 13 enti locali hanno deciso di togliere alla grande multiutility a capitale misto Hera, che oggi con i servizi di igiene urbana, avvio al riciclo e smaltimento copre 358 Comuni e quasi 3,5 milioni di cittadini, la raccolta dei rifiuti. Attività che verrà affidata a una nuova società al 100 per cento di proprietà bellinipubblica. “Il nuovo operatore, per ridurre i costi, dovrà raccogliere più rifiuti possibile in modo differenziato e puntare sulla riduzione. Questi elementi non rappresentano le priorità di Hera, che ricava la maggior parte dei suoi profitti dall’incenerimento”, dice Alberto Bellini, assessore all’Ambiente del Comune di Forlì fino ad agosto 2015, quando si è dimesso in polemica con l’ultima riclassificazione dell’inceneritore di Hera della sua città, che di fatto ne ha rappresentato un potenziamento.
Nei 13 comuni i livelli di raccolta differenziata si aggirano in media intorno al 50 per cento, l’obiettivo è superare il 70 per cento entro un anno dall’avvio del nuovo sistema. Il sì al nuovo operatore è già arrivato nel 2012 da consiglio comunale e Provincia, mentre dovrebbe arrivare presto, dopo vari rinvii, il via libera della Regione. Dopo dovranno pronunciarsi Corte dei Conti e Antitrust. “Abbiamo capito che era necessario separare l’attività di raccolta da quella di smaltimento, come raccomanda anche la stessa authority per la concorrenza. Per questo, affideremo la prima a una società creata dai 13 Comuni, mentre la seconda rimarrà a Hera, come prevede la legge regionale”, prosegue Bellini. Dalla multiutility replicano: “Non è Hera che decide le priorità”, definite “d’accordo con i Comuni e gli organi di regolazione che si sono succeduti negli anni: in particolare, la decisione di pianificare e realizzare i termovalorizzatori è frutto della pianificazione territoriale”. Hera fa sapere che “negli ultimi 10 anni ha più che raddoppiato la raccolta differenziata nel proprio territorio (portandola dal 25 a oltre il 55 per cento), e ha l’obiettivo di portarla al 65 per cento entro 3 anni su un bacino di oltre 3 milioni di abitanti, più un milione di turisti estivi. A Forlì ci sono le tariffe più basse dell’Emilia Romagna e inferiori del 35 per cento rispetto alla media del Nord Italia. Da dove possono dunque venire i virtuosismi di ulteriori riduzioni?”. Per l’associazione dei Comuni Virtuosi, però, l’uscita dalla multiutility dei 13 enti locali, 180mila abitanti in tutto, sarebbe un “precedente che può mutare le regole del gioco”.

fonte: www.ciaccimagazine.org

L'insostenibile peso dei rifiuti.


12 maggio 2014: Hera rescinde il contratto con Aimeri e Orso Blu, per la loro manifesta incapacità di dare seguito agli accordi presi. Lieto fine? Non proprio, tutta questa storia lascia l'amaro in bocca. Dobbiamo riflettere. Cassonetti strabordanti, aziende in odor di mafia che sottraggono appalti alle cooperative del territorio, Hera che continua a spadroneggiare nonostante l'evidente conflitto di interessi, tasse sui rifiuti che non prendono in considerazione l'effettiva quantità di rifiuti buttati...
L'insostenibile ingiustizia di questo sistema è evidente. Hera deve andarsene lasciando il posto a un'azienda municipalizzata, come sta per avvenire a Forlì. Il contratto con Hera non va assolutamente rinnovato per 15 anni. Bisogna introdurre porta e porta integrale e la tariffa puntuale. Infine...dobbiamo ridurre i rifiuti.
Per assurdo, può essere stato educativo vedere i rifiuti accumularsi sotto casa. Ci hanno mostrato quanto effettivamente buttiamo, quanto è primitivo e insostenibile il nostro livello di consumismo, quanto sono incivili  i nostri stili di vita basati sull'usa e getta. I rifiuti non spariscono subito in discarica o inceneritore, stanno sotto la nostra bella casa, ci infastidiscono, puzzano. Ci obbligano a farci delle domande: perché ho comprato quell'imballaggio? c'era un'alternativa? potevo farne a meno? potevo riusarlo? Io manderei le scuole a visitare le discariche, ma non in modo idilliaco, farei capire, che grossi problemi ci sono dietro, farei capire ai ragazzi che i rifiuti non spariscono, che restano una nostra responsabilità dall'inizio alla fine. Da quando li compriamo a quando non si biodegradano, spesso tra centinaia di anni. Farei capire loro che il riciclo non è la panacea di tutti i mali, perché non tutto può essere riciclato e perché il riciclo implica comunque un consumo di energia, acqua e in parte nuova materia.

Nota finale...ci è arrivata la TARI:: la mia famiglia di 5 persone che vive in affitto un trilocale di 57 metri quadrati, deve pagare da gennaio 101 euro. Quota fissa, che dipende alla metratura del nostro appartamento. Ma con noi comune e Hera hanno speso ben poco: da gennaio abbiamo prodotto 200 gr di indifferenziata, 500 gr di plastica, 4 kg di vetro rotto, 3 kg di carta. A testa nemmeno 0,6 kg di indifferenziata l'anno. Con la tariffazione puntuale avremmo pagato per l'effettiva quantità di rifiuti buttata, così come si fa per l'acqua, la luce, il gas

fonte: http://famiglie-rifiutizero.blogspot.it

Ravenna/Hera: Caos rifiuti, Ancisi fa un esposto in Procura: "Lo doveva fare il sindaco"













Sulla vicenda di estrema gravità dei rifiuti su strada, che ha travolto Ravenna, non ancora ovunque risolta, Alvaro Ancisi, attivandosi il 25 aprile scorso, come consigliere comunale, sulla conoscenza degli atti compiuti dal Comune di Ravenna, aveva già ottenuto il giorno dopo i rapporti della Polizia municipale sugli interventi effettuati a seguito di segnalazione dei cittadina e consegnati al sindaco. Sulla scorta di quei verbali Ancisi ha avanzato un esposto in Procura.
Ancisi spiega che “si è trattato di quattro rapporti, tutti concentrati sulle vie Bellucci, Isonzo, Crocetta, San Lorenzo in Cesarea, Marecchia, Aniene, Serra, Pascoli, Ravegnana, che dimostrano, con 33 fotografie in totale, l’evoluzione nei tre giorni del fenomeno dei cassonetti dei rifiuti pieni e conseguente abbandono fuori dal cassonetti. Essendo evidente dimostrazione dell'interruzione su 9 strade del Comune di un servizio di pubblica necessità, ho trasmesso la segnalazione in Procura. Ancora prima, avrebbe dovuto farlo il sindaco - secondo Ancisi -. Me lo aspettavo dopo la serie di comunicati aggressivi e ultimativi verso Hera compiuti da Matteucci su quanto avvenuto”.
Ancisi sostiene nell'esposto “che esiste un profilo di indagini penali che riguarda le modalità dell'appalto del servizio, quanto meno per abuso d'ufficio, come dimostrerebbero i cinque comunicati emessi dal sindaco tra il 19 e il 21 aprile, allegati anch'essi all'esposto, che ne riporta i passi significativi”. Da ultimo, a dimostrazione che fino a ieri il problema non era stato ovunque risolto, Ancisi ha prodotto alla Procura anche tre foto della situazione drammatica in cui versava ieri via Lercaro.

fonte: www.ravennatoday.it


Termovalorizzatore di Forlì, firmato accordo per gestione rifiuti urbani

L'intesa prevede l'impegno di Hera a dare esclusività di accesso ai rifiuti di provenienza regionale fino a 120 mila tonnellate annue 






Siglato l’accordo per la gestione dei rifiuti urbani nel termovalorizzatore di Forlì. L’accordo è stato sottoscritto in Comune a Forlì, dal presidente della Regione Emilia-Romagna Stefano Bonaccini con l’assessore regionale all’Ambiente Paola Gazzolo, dal sindaco di Forlì Davide Drei insieme all’assessore comunale all’ambiente Nevio Zaccarelli, dalla vice presidente della Provincia di Forlì– Cesena Cristina Nicoletti e dal presidente di Hera Tomaso Tommasi di Vignano.
Frutto di un proficuo confronto teso a coniugare l'efficace raggiungimento delle politiche in materia di rifiuti con una gestione corretta e sostenibile degli impianti per un'elevata protezione dell'ambiente, l'accordo prevede che il Gruppo Hera dia esclusività di accesso al proprio impianto di Forlì ai rifiuti urbani di provenienza regionale, per un limite massimo di 120.000 tonnellate l’anno - limite già previsto dalla normativa vigente - escludendo il trattamento di rifiuti speciali. Ancora, Hera Spa si impegna a garantire la invarianza dei limiti delle emissioni attualmente autorizzati e, di conseguenza, delle immissioni che contribuiscono alla qualità dell'aria. 
Di particolare importanza, poi, l'impegno assunto dalla Regione che, con uno specifico “addendum” si impegna, nell’ambito delle proprie competenze attribuite dalla legge e dall’Accordo, a non consentire flussi di rifiuti provenienti da territori extraregionali, presso il termovalorizzatore di Forlì.
L’intesa avrà efficacia per 5 anni dalla sottoscrizione e si intenderà tacitamente rinnovata per un uguale periodo qualora una delle parti non ne dia disdetta almeno 90 giorni prima della scadenza.
Continua…
http://www.regione.emilia-romagna.it/notizie/attualita/Termovalorizzatore-di-Forli-firmato-accordo-per-gestione-rifiuti-urbani
fonte: Rete Nazionale dei Comitati Rifiuti Zero