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Lo scarto diventa arte a Padova


















Ritagli di pelle, supporti di rinforzo delle calzature, cinture di sicurezza, vetro, legno e polistirolo, sono solo alcuni dei materiali che danno vita agli uomini e donne d’affari, dodici sculture a grandezza naturale, che compongono la suggestiva installazione “Businnes Wo/men” frutto del lavoro collettivo degli studenti delle Accademie di Belle Arti di Bologna e Firenze.
Ci si imbatte anche in vari animali a grandezza naturale realizzati dallo scultore vicentino Alberto Salvetti. Ad attirare l’attenzione del visitatore sono i quattro lupi. Creati dall’assemblaggio di fogli di quotidiani che danno la notizia della loro dispersione, i lupi sembrano riprendere vita proprio grazie alla carta.
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A sovrastare su tutti è il Pinocchio di Edoardo Malagigi alto cinque metri, realizzato mettendo insieme migliaia di pezzi di piccoli pinocchi in legno scartati in fase di produzione perché difettosi.
“L’uomo è fatto della stessa sostanza di cui è fatto l’ambiente che lo circonda”, è il tema declinato nelle varie “opere ritratto” che formano il secondo percorso della mostra. Illustri personaggi vengono ritratti non con colore e pennello ma assemblando materiale di recupero e scarti di ogni genere, che conservano un legame sottile con il soggetto raffigurato. Ed è così che si può ammirare una coloratissima Frida Kahlo di Olimpia Boghazzi realizzata con foglie, tendaggi, petali e i fiori tanto amati dall’artista messicana, oppure un’icona della musica italiana come Mina, di Alessia Ruzzo fatta con pezzi di vinile 33 giri.
Tutto questo è “Scart, il lato bello e utile del rifiuto”, mostra itinerante di Herambiente ora a Padova, che trova la sua forza emotiva nel ridare vita a ciò che in una società di consumi è considerato morto, portando il visitatore a riflettere su come prendersi cura dell’ambiente vuol dire prendersi cura di se stessi.
“Scart” è la dimostrazione che l’arte può ancora essere uno strumento utile per capire non solo se stessi ma anche il mondo.

Il progetto

“Scart” nasce vent’anni fa con l’obbiettivo di far incidere Waste Recycling, società del gruppo Herambiente positivamente sulla mentalità del recupero e del riuso.
Partendo dall’idea del rifiuto come materia prima, Scart realizza ogni anno opere, installazioni ed elementi di design collaborando con artisti, architetti e studenti delle accademie di belle arti di Bologna e Firenze.

Curiosità

Dopo aver toccato le città di Ravenna, Imola, Modena, Udine, Pisa e Bologna, l’esclusiva mostra gratuita promossa dal gruppo Hera a cura di Maurizio Giani, fa tappa a Padova. Ad ospitarla, dal 18 ottobre al 13 novembre 2018, i bellissimi spazi espositivi del Centro Culturale Altinate San Gaetano. Nato nel 2008, si è affermato come luogo di riferimento per la cittadinanza, un luogo che vuole informare, promuovere e divulgare la cultura in tutte le sue forme.
autore: Chiara Tangolo, Scienze della comunicazione – Università di Padova, in stage all’Ufficio Stampa Arpa Veneto
fonte: https://ambienteinforma-snpa.it

Gestione dei rifiuti: l’Anac rileva gravi violazioni nei bandi di Hera






Violazione dei principi di libera concorrenza, parità di trattamento e non discriminazione. L’Anac , l’autorità anticorruzione presieduta da Raffaele Cantone, prende di mira Hera e gli organi della Regione Emilia-Romagna, al termina di una verifica sugli ultimi 3 anni di appalti di Hera e della sua controllata Herambiente per la gestione del servizio integrato dei rifiuti. Gare che vanno dal 2013 al 2015, per le quali l’autorità nazionale ha evidenziato violazioni diffuse che ora sono state sottoposte al giudizio della Procura di Bologna e della Corte dei Conti per necessari approfondimenti e segnalate all’amministrazione regionale presieduta da Stefano Bonaccini, per incentivare una svolta, soprattutto nei confronti di Atersir, l’organo di controllo regionale che nell’inchiesta degli ispettori emerge come un organo che non controlla.

fonte: http://www.ravennawebtv.it

Il traffico di rifiuti cambia rotta: da Sud a Nord per seppellirli o bruciarli. Coinvolti i dirigenti dei colossi Hera, A2A Ambiente e Aral.












Inchiesta dei carabinieri del Noe di Milano con la Direzione distrettuale antimafia di Brescia. Per la prima volta emerge che un flusso di immondiziasmaltita illegalmente arriva da Campania e Lazio per finire non trattata anzi interrata o bruciata in Piemonte e Lombardia. Traffico illecito e associazione a delinquere finalizzata al traffico di rifiuti. Indagate 26 persone dei colossi Herambiente (gruppo Hera) e A2A Ambiente e della Aral di proprietà dei Comuni della provincia di Alessandria. La custodia cautelare è subito scattata per l’imprenditore lombardo dei rifiuti Paolo Bonacina e per il responsabile tecnico di Aral, Giuseppe Esposito. Ma l’inchiesta è destinata ad allargarsi. Bonacina era il fulcro del sistema che ha fruttato almeno 10 milioni di euro, coinvolgendo sindaci, intermediari, responsabili commerciali, trasportatori, gestori di inceneritori e discariche, nonché provocando inquinamento ambientale, alterazione del mercato, danni alle casse pubbliche.

Clicca qui tutti i particolari nel servizio di 
Veronica Ulivieri.

Tra le ripercussioni, per lo stop dei conferimenti all’impianto di smaltimento Aral di Castelceriolo: allarme emergenza rifiuti per 148 Comuni della provincia di Alessandria. Dove si è già dimesso l’indagato presidente-direttore Aral, 
Fulvio De Lucchi, “l’uomo banda”. Chieste anche le dimissioni da consigliere e capogruppo PD dell’ex sindaca di Alessandria (non rieletta il mese scorso) Rita Rossa, essendo il marito Ezio Guerci (già vicesindaco) indagato per aver ricevuto mazzetta (un Suv) quale “consulente” Aral, A2a e inceneritore di Acerra. Il “conflitto di interessi” era determinato dal fatto che Aral è posseduta al 93,52% dal Comune di Alessandria. Il Comune ora rischia un secondo dissesto.


fonte: www.ilfattoquotidiano.it

Scandalo rifiuti, «no all’indagine»

Herambiente, dopo gli avvisi per truffa e gestione illecita a Modena respinta la richiesta di una commissione per indagare sui controlli e su tutti i siti analoghi in Regione


MODENA. Un impianto che a massimo regime e lavorando per 24 ore al giorno non avrebbe comunque mai potuto arrivare alla quantità di rifiuti dichiarati “lavorati” e poi conferiti in discarica pagando solo il 20% dell’ecotassa.
Il bunker. Un impianto blindato, dove ancora oggi è difficile avvicinarsi, anche per le forze dell’ordine, senza sentirsi annunciare azioni legali e altre amenità.

Bastava leggere i numeri? Non ci sarebbe stato bisogno della Direzione Distrettuale Antimafia, nè del Corpo Forestale dello Stato, se solo la ex Provincia, le cui competenze ora sono assorbite da Arpae, avesse verificato i termini della propria autorizzazione, e magari i dati dichiarati dall’impianto, per poter prontamente “sospettare” che qualcosa non funzionava.
La stessa gestione Herambiente. Il problema è che l’impianto (parliamo di quello di Herambiente in via Caruso, nel bel mezzo dell’ex discarica chiusa), è gestito, governato, controllato dalle stesse persone - tutte indagate - che gestivano, governavano e controllavano altrettanti impianti sparsi per la Regione, e anche oltre. Impianti tutti oggi di Herambiente, con ruoli di vertice affidati a persone conosciute, in un caso con parenti importanti nella storia del colosso multiutility, che a sua volta gestisce le discariche che ricevono i rifiuti. E che per l’appunto consentono gli sconti dell’ecotassa, che si traducono in tasse per i cittadini.

L'ecotassa la pagano... i cittadini. Anche perché la legge (31 del 1996) specifica che una quota dei proventi dell’ecotassa - i pagamenti per conferire in discarica i rifiuti - vanno destinati anche alla bonifica di siti inquinati, alla maggiore efficenza della gestione dei rifiuti, alla creazione di aree protette... Calcolati dal Corpo Forestale, solo per il caso di Modena, sul quale si erano concentrate le indagini, sono 800mila euro, per il periodo appunto oggetto di indagine. Che parte dalla gestione della società Akron (comunque partecipata al 57% da Herambiente) a quella della stessa Herambiente (che ha assorbito e sostituito Akron). L’inchiesta parla di grossolane taroccature dei codici, e di controlli eufemisticamente” insufficienti.
Il rifiuto di indagare. È evidente che si tratta di un tema scottante, sul piano investigativo - nei giorni scorsi sono stati notificati i sei avvisi di fine indagine - ma anche sul piano politico amministrativo, visto che quei conti è possibile tentarli, senza bisogno di consultare gli atti della magistratura. Eppure il tema non appassiona il Consiglio regionale, che ha appena approvato il piano rifiuti. Con il voto contrario dei consiglieri Pd, l’astensione di Sel, Lega Nord, Fi, Fdi-An e il voto a favore del Movimento 5 Stelle, l’Assemblea legislativa ha infatti respinto la richiesta di istituire una commissione speciale d’inchiesta sul ciclo dei rifiuti e sulla sua gestione, proposta dalla consigliere M5s, Giulia Gibertoni. La richiesta era motivata dalle intercettazioni telefoniche e ambientali raccolte dal Corpo Forestale, nell’inchiesta coordinata dalla Dda di Bologna con l’accusa di false attestazioni e truffa ai danni della Regione. A motivare le ragioni del no alla commissione il consigliere regionale del Pd Sabattini, che tra l’altro si è prudenzialmente rimesso alle indagini.

Gibertoni: "Atto gravissimo". «Il rifiuto è gravissimo e dimostra come certa politica voglia sempre e comunque delegare alla magistratura il potere di controllo su temi importanti. Sentire poi il consigliere Sabattini giustificare il loro no con il fatto che il Pd sia stufo di parlare di rifiuti dopo l’approvazione del piano regionale è francamente desolante - replica Giulia Gibertoni - Secondo il Pd questo di Akron sarebbe un caso isolato e per questo privo di effetti sulla gestione complessiva dei rifiuti in regione. Si tratta di un’analisi approssimativa e priva di ogni fondamento. Parliamo di 125mila tonnellate di rifiuti, che potrebbero essere state smaltite in modo irregolare falsando i dati e la relativa documentazione, ma soprattutto questa indagine riguarda una delle aziende più grandi che gestiscono il ciclo dei rifiuti in Emilia-Romagna, tra l’altro assorbita nel 2015 da Herambiente. Il Pd può già escludere con tanta sicurezza che gli stessi schemi non siano stati messi in atto in tutti gli impianti ex Akron della regione? Per il Pd sembra che tutto sia regolare, non c’è nulla da verificare da monitorare», chiude Gibertoni. Sul tema pendono anche due interrogazioni, che da questa mattina sono tre. A quelle della stessa Gibertoni (M5S) e di Giovanni Alleva (L'Altra Emilia Romagna), si aggiunge in extremis quella di Galeazzo Bignami (Forza Italia). (ase)

fonte: http://m.gazzettadimodena.gelocal.it