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Studio di Arpa Veneto sulle performance di sensori low-cost per la misura del PM10

Il rapporto dello studio effettuato da Arpa Veneto e le risposte ad alcune domande di Alessandro Benassi, coordinatore del gruppo di lavoro SNPA sulla citizen science











Negli ultimi anni si sono diffusi diversi tipi di sensori a basso costo (qualche decina di euro) per la determinazione di inquinanti atmosferici. ARPA Veneto, viste anche le diverse segnalazioni e richieste di informazioni da parte dell’utenza, ha deciso di intraprendere uno studio per comprendere potenzialità e limiti di un modello molto diffuso di sensore low-cost per il particolato, effettuando un rigoroso confronto con la strumentazione di riferimento, normalmente utilizzata per le misure ai sensi della norma. Infatti tra i sensori a basso costo, quelli che hanno avuto più successo tra la popolazione sono stati sicuramente quelli per la determinazione di PM10 e PM2.5

Questi dispositivi, per il cui assemblaggio e funzionamento esiste un’ampia documentazione online, effettuano delle misure di concentrazione del particolato con alte frequenze (anche ogni minuto), con la possibilità di pubblicare il dato su piattaforme online dedicate, in cui sono presenti un gran numero di dispositivi ubicati anche in Veneto.

https://www.snpambiente.it/wp-content/uploads/2020/12/Aria-Sensori-lowcost_Report-2020.pdf

Prendendo spunto da questo rapporto, abbiamo chiesto ad Alessandro Benassi che coordina il gruppo di lavoro SNPA sulla “Citizen science” di rispondere ad alcune domande.

l lavoro che Arpa Veneto ha fatto sui dispositivi di monitoraggio low-cost ha permesso di individuarne alcuni che possono essere considerati “affidabili” e con l’individuazione dello “scarto” fra i loro risultati e quelli delle stazioni di monitoraggio gestite dalle Arpa?

Questo primo studio di ARPAV è stato compiuto valutando le performance del modello di sensore low cost più diffuso tra i cittadini, a causa della grande mole di informazioni presente online sul suo funzionamento e relativo assemblaggio. Questi sensori funzionano sul principio del light scattering come la gran parte dei modelli sul mercato e sia dallo studio che da dati di letteratura si può evincere che proprio al principio di funzionamento, e non tanto la strutturazione del sensore, è legata l’affidabilità di questi monitor. Infatti in condizioni di elevata umidità relativa, in particolare associata a fenomeni meteorologici di foschia o nebbia, la determinazione legata al light scattering può subire dei cali di performance, portando ad una significativa sovrastima del particolato. Tali condizioni purtroppo sono particolarmente frequenti specialmente durante i mesi invernali, proprio quando i livelli di particolato atmosferico sono massimi. D’altro canto le schede tecniche di molti modelli di sensori fanno espresso riferimento a necessità di funzionamento in condizioni di lavoro con umidità relative non estremamente alte, di solito inferiori al 70-80%. Purtroppo questa problematica, particolarmente importante nel caso di funzionamento dei sensori outdoor, non è conosciuta o tenuta in debita considerazione dagli utenti, che utilizzano nella grandissima parte dei casi questi strumenti all’aperto: per questo motivo lo studio ha cercato di evidenziare e circostanziare puntualmente il problema, per portarlo alla conoscenza del pubblico. Al contrario, si è appurato che in condizioni di lavoro ottimali, per esempio durante i mesi estivi (ma anche e soprattutto in ambienti indoor, con condizioni di umidità controllata), questi sensori presentano una discreta accuratezza e la possibilità di evidenziare fenomeni di variazione delle concentrazioni di particolato anche di durata molto breve, grazie all’elevata risoluzione temporale delle misure.

Questo lavoro può servire per definire un “protocollo di monitoraggio” che permetta di promuovere iniziative di citizen science?

Le iniziative di Citizen Science partono spesso e giustamente dai cittadini, in maniera spontanea. Proprio nel campo della qualità dell’aria, in Italia, vi sono gli esempi collaudati di tale fenomeno. Ne abbiamo recentemente parlato anche nel convegno Aree Fragili in cui hanno partecipato anche alcuni di noi attori del SNPA.

A volte i cittadini ci chiedono un confronto sulle misure che svolgono, altre volte no.

Quello che ci sembra importante sottolineare in questo contesto è che noi, operatori del SNPA, dobbiamo innanzitutto essere in grado di sapere come si comportano i misuratori più comunemente usati in queste sperimentazioni, quali sono le loro caratteristiche, in quali condizioni essi possano dare misure indicative ed in quali invece, magari, si dimostrino inaffidabili od inefficaci. Si tratta di un approfondimento che non è da considerarsi in opposizione o concorrenza con le misure e i sistemi di riferimento ufficiali, ma piuttosto come la premessa culturale per costruire un confronto con i cittadini e condividere con essi il percorso di conoscenza su questa tipologia di sensori.

Secondo lei sarebbe auspicabile che il SNPA si facesse promotore di iniziative di citizen science, ed in quali campi?

Personalmente ritengo che la CS sia un tema su cui tutti noi, operatori del SNPA, dobbiamo prestare attenzione, proponendo atteggiamenti positivi e costruttivi. E’ una realtà attraverso la quale potremo anche veicolare i contenuti e le numerosissime informazioni prodotte dal Sistema, fornendo degli importanti spunti di educazione ambientale.

Come già accennato, quello che non va dimenticato è la componente spontanea del fenomeno, il fatto che le iniziative nascano da bisogni specifici, interessi ed attenzioni che si rendono evidenti nelle singole realtà territoriali.

Per questo, di fronte ad una realtà in così forte sviluppo, ritengo che sia importante prioritariamente dotare il SNPA di uno strumento di osservazione delle iniziative di CS. Dall’esperienza nascerà, sono sicuro, una capacità del Sistema di saper sempre meglio e sempre più valorizzare i grandi vantaggi di queste sperimentazioni, in qualsiasi campo ambientale esse siano applicate.

A breve inizieremo a raccogliere in maniera più sistematica di quanto fatto finora, i progetti con componenti di Citizen Science che hanno visto coinvolti, a vario titolo, Agenzie Ambientali o ISPRA. Non vorremmo solo costruire un ennesimo catalogo che rischierebbe di diventare vecchio non appena concluso, quanto cominciare a creare punti di riferimento per chi volesse affrontare progetti di CS. Molti cittadini hanno voglia di partecipare in prima persona ad iniziative, anche sperimentali, in campo ambientale: si tratterebbe semplicemente di diventare partner affidabili ed autorevoli in questi processi. L’importante è non creare una rete troppo rigida, impermeabile e con regole di ingaggio troppo complesse . Così facendo ci troveremmo fuori da un fenomeno che nasce “spontaneo” , dove il cittadino può (non deve!) rivolgersi all’istituzione per partecipare e non per essere giudicato.

fonte: www.snpambiente.it


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Controllo e riduzione dei rifiuti marini nell’Adriatico

E' partito il progetto MARLESS - MARine Litter cross-border awarenESS and innovation actions, che affronterà il problema dei rifiuti marini “marine litter” nell’Adriatico.





Si è svolto il 28 e 29 luglio il meeting online di avvio del progetto MARLESS – MARine Litter cross-border awarenESS and innovation actions, che affronterà il problema dei rifiuti marini “marine litter” nell’Adriatico, analizzando le cause ed individuando azioni operative per la gestione e riduzione di questa tipologia di rifiuti.

Tecnologie e approcci innovativi

I rifiuti marini sono costituiti per la maggior parte da plastica (75%) e molti provengono dalla terraferma. Nello sviluppo del progetto saranno utilizzate tecnologie e approcci innovativi e sostenibili per il controllo della marine litter coinvolgendo nell’attività rappresentanti del settore turistico e dell’acquacultura. Tra gli obiettivi la raccolta di 250.000 frammenti di microplastiche e 50 tonnellate di rifiuti marini attraverso l’utilizzo di seabin, droni, barriere fluviali ed azioni di “fishing for litter”. Il “seabin” è un apposito cestino che raccoglie i rifiuti che galleggiano in acqua e verrà utilizzato per la raccolta dei rifiuti nei porti. Droni acquatici saranno utilizzati per raccogliere plastiche di diametro superiore a 0.5 mm. Una parte dei rifiuti plastici raccolti sarà poi trattata in un apposito impianto per la trasformazione in combustibile.



Un focus sulle microplastiche

Un focus specifico del progetto sarà dedicato alle microplastiche che, a livello mondiale, ammontano a circa 3 milioni di tonnellate/anno su un totale di 11 milioni di tonnellate/anno di plastiche disperse in mare. I partner di progetto individueranno azioni mirate alla prevenzione e al monitoraggio in mare, con particolare attenzione in corrispondenza delle foci fluviali. Tra queste l’attivazione di una rete di 12 punti di monitoraggio delle microplastiche in mare.
I partner di progetto

MARLESS, finanziato nell’ambito del programma INTERREG Italy – Croatia, coinvolge 13 partner: sette italiani (ARPAV come lead partner, Regione Autonoma Friuli-Venezia Giulia, Regione del Veneto, Università di Bologna, Fondazione Cetacea, Regione Emilia Romagna e Regione Puglia) e sei Croati (Ministero dell’Ambiente e dell’Energia, Agenzia di Sviluppo dell’area Dubrovnik-Neretva, Università di Dubrovnik, Istituto Ruder Boskovic, Regione dell’Istria e l’Agenzia per l’Energia Istriana).

Contrastare la marine litter: una strategia per l’Adriatico

ARPAV, in qualità di lead partner, si occuperà della gestione complessiva del progetto e del coordinamento delle attività, oltre a contribuire allo sviluppo di una strategia di monitoraggio condivisa fra le due sponde dell’Adriatico. Oggetto della strategia la marine litter nelle sue diverse forme: rifiuto spiaggiato, rifiuto in mare e microplastiche.
Il progetto durerà 30 mesi e si concluderà nel 2022.

fonte: https://www.snpambiente.it



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Concentrazioni di inquinanti atmosferici in tempo di Coronavirus in Veneto
















Il comunicato di Arpa Veneto riprende ed analizza aspetti legati all’inquinamento atmosferico che, anche in questo periodo di limitazioni alla circolazione, continua ad avere una grande evidenza nei media, sottolineando l’importanza di trattare l’argomento con grande rigore scientifico. Discutere di inquinamento atmosferico tout court, senza entrare nel merito del comportamento dei singoli inquinanti può portare a trarre conclusioni errate o vere solo in parte, come apparso più volte in questi giorni su stampa e media.
Tra gli inquinanti analizzati particolato atmosferico e ossidi di azoto. Per questi ultimi il documento riprende uno studio sull’andamento di biossido e monossido di azoto, inquinante, quest’ultimo, che nei pressi delle arterie viarie è un tipico tracciante delle emissioni dei veicoli e non risente molto a scala locale della variabilità meteorologica.


fonte: https://www.snpambiente.it

Il modello veneto di gestione dei rifiuti urbani

















Il rapporto annuale con i dati 2018, recentemente pubblicato da Arpa Veneto, conferma che l’impegno delle pubbliche amministrazioni dà risultati anche superiori a quelli previsti e in linea con il Piano regionale.
La produzione è pressoché costante e quella pro capite si avvicina ai 420 kg previsti dagli obiettivi del Piano regionale nonostante il PIL elevato e quasi 70 milioni di presenze turistiche annue.
Interessante è la produzione procapite di rifiuto residuo che, con un valore di 120 kg, si sta avvicinando all’obiettivo del Piano Regionale di 100 kg al 2020. In Veneto ben 399 Comuni su 571 (il 70%) hanno già raggiunto questo obiettivo e in molti casi i quantitativi prodotti sono di molto inferiori. L’impegno dei comuni capoluogo a attuare nuove politiche di gestione costituiranno l’ulteriore spinta per il raggiungimento di questo obiettivo.
La raccolta differenziata continua se pur di poco ad aumentare attestandosi a quota 73,8%, risultato ormai prossimo all’obbiettivo del 76% al 2020 previsto dal Piano.
Anche sotto l’aspetto economico la situazione è positiva con costi per la gestione dei rifiuti urbani che si attestano sui 143 € per abitante, a fronte dei risultati raggiunti e dei servizi resi al territorio. La diffusione di sistemi di tariffazione puntuale garantisce la riduzione della produzione di rifiuti e maggiore qualità delle raccolte differenziate ma è anche un elemento di trasparenze e di contenimento dei costi.
Il raggiungimento di questa situazione di eccellenza e l’attuazione di un modello di economia circolare nella gestione del servizio pubblico sono merito delle scelte di amministratori, gestori del servizio e cittadini, che hanno contribuito quotidianamente alla separazione domestica. Le principali caratteristiche che si riscontrano diffusamente nel territorio regionale, e che per questo possono in un certo senso far pensare ad un modello veneto, si possono identificare in:
  • capillare diffusione della raccolta separata della frazione organica raccolta secco-umido (oltre il 98% della popolazione);
  • capillare diffusione della raccolta domiciliare, anche spinta a tutte le frazioni (oltre il 70% della popolazione);
  • elevata presenza nel territorio di centri di raccolta (413 centri a servizio del 97% degli abitanti) dove si raccolgono oltre 700 mila t di rifiuti;
  • commisurazione del pagamento del servizio alla quantità di rifiuti prodotti dall’utenza (sistemi di tariffazione puntuale) in buona parte del territorio regionale (43% dei comuni);
  • sviluppo dell’industria del recupero/riciclo;
  • elevata diffusione della pratica del compostaggio domestico (attivo nel 92% dei comuni) e di iniziative di riduzione;
  • gestione prevalentemente pubblica del servizio;
  • informazione e sensibilizzazione costante dei cittadini (1 €/abitante del costo del servizio è in media dedicato a questa attività);
  • iniziative di riduzione della produzioneriuso e preparazione per il riutilizzo e la promozione degli acquisti verdi nelle amministrazioni pubbliche e nelle aziende.
La frazione organica raccolta in modo differenziato aumenta e rappresenta il 31% del totale della differenziata. È avviata ad un articolato ed evoluto sistema di impianti di compostaggio e digestione anaerobica permettendo non solo il recupero di materia, con l’ottenimento di compost di qualità, periodicamente controllato da Arpa Veneto, ma anche la produzione di biogas con generazione di energia elettrica, termica, e recentemente anche di biometano utilizzato come combustibile per alimentare gli stessi mezzi di raccolta dell’umido e consentendo una riduzione delle emissioni di CO2.

Le frazioni secche riciclabili raccolte (carta, vetro e imballaggi in plastica e metallo) rappresentano il 38% del rifiuto totale prodotto e sono avviate a impianti di selezione e valorizzazione presenti sul territorio regionale per la produzione di materie prime seconde. In Veneto operano anche numerose aziende che utilizzano questi flussi per la produzione di nuovi prodotti in carta, plastica, metalli e vetro. In questo settore il Veneto è stato e rimane una regione che importa rifiuti recuperabili da destinare ai cicli produttivi in particolare alle filiere di metalli, vetro e plastica selezionata.
Importanti risultano anche l’incentivazione e l’avvio di nuove filiere di recupero di particolari frazioni di rifiuti, ad esempio i prodotti assorbenti con i pannolini che costituiscono fino al 30% del rifiuto secco residuo, oli e tessili. Molto interessante l’esperienza avviata per il recupero della plastica PVC negli ecocentri. Attraverso la formazione degli operatori si procede alla separazione delle plastiche dure in PVC che vengono successivamente avviate ad un impianto che provvede al recupero tramite produzione di nuovo granulo per nuovi manufatti per il settore dell’edilizia. 

Ricordiamo, infine, come la promozione degli Acquisti Verdi (GPP) possa fungere da leva per il mercato dei materiali provenienti dal recupero/riciclo dei rifiuti, sensibilizzando enti pubblici e aziende all’utilizzo dei CAM approvati, indirizzandoli verso la green economy.
fonte: http://www.snpambiente.it

Acque marine: un’infografica sulle microplastiche


















L’infografica ha l’obiettivo di sensibilizzare i cittadini e tutti i fruitori del mare sul problema della presenza di grandi quantitativi di microplastiche nelle acque.
Esistono due categorie di microplastiche: la prima prodotta dall’uso umano diretto di questi materiali, la seconda derivante dalla disgregazione di rifiuti plastici di dimensioni più grandi.
I monitoraggi effettuati da Arpa Veneto hanno evidenziato come la parte preponderante di microplastiche sia costituita da frammenti bianchi e/o trasparenti di microplastiche flottanti in superficie, derivanti da disgregazione e deterioramento di macroplastiche come sacchetti, bottiglie e altri prodotti. A seguire i filamenti, che derivano dal lavaggio dei tessuti in lavatrice che porta alla perdita di fibre sintetiche piccolissime non trattenute dai filtri, e le sfere, provenienti dai cosmetici, ad esempio dentifrici o creme con microgranuli.
fonte: http://www.snpambiente.it

Filmaker ma non solo. I ragazzi del concorso #arpaVideo fanno il carpooling e producono il sapone biologico per tutta la scuola















A suon di musica e di video, gli studenti delle scuole medie e superiori del Veneto hanno celebrato il 5 giugno scorso la Giornata mondiale dell’Ambiente al cinema Porto Astra di Padova. L’occasione è stata la premiazione del concorso #arpaVideo a cui hanno partecipato 800 studenti. Tra i premi in palio le pubblicazioni Arpav sul cinema e l’ambiente e le telecamere Gopro per fare video in movimento.
I ragazzi hanno dimostrato una grande attenzione ai temi ambientali e, oltre a realizzare I video, come previsto dal concorso, hanno sperimentato azioni quotidiane per migliorare l’ambiente ad esempio si sono esercitati con il carpooling, di cui hanno fatto un video tutorial, e hanno prodotto un sapone biologico. Le categorie in gara erano due: scuole secondarie di primo grado e di secondo grado. Si sono conquistati il primo posto per le scuole di primo grado, i ragazzi della scuola paritaria di Vittorio Veneto (TV) “San Giovanna d’Arco” che hanno realizzato un video sul carpooling intitolato “Car pooling tutorial”. Attività che hanno effettivamente svolto durante l’anno organizzandosi per andare a scuola a piedi o condividendo le auto. Invece al primo posto nella categoria delle scuole di secondo grado l’Istituto tecnico Don Bosco di Mogliano Veneto (TV) con il video “Ripuliamo il sapone”. Anche in questo caso è stata sperimentata in classe una vera e propria attività sostenibile iniziata con l’analisi chimica delle acque di un fiume e conclusa con la realizzazione del sapone ecologico “Astori” distribuito in tutta la scuola.


Gli altri premiati categoria scuole secondarie di primo grado:
2^ posto alla “Scuola G.B.Cima” di Conegliano, 3^ alla “Venezze” di Rovigo, 4^ alla “Grava” di Conegliano (TV).
Nella categoria secondarie di secondo grado:
2^posto a “IPS Garbin” di Schio (VI), 3^ “Liceo artistico Guggenheim” di Venezia, 4^ al “Liceo scientifico E.Fermi” di Padova.
La mattinata è stata piena di musica, in vero stile Beat a richiamare lo slogan lanciato dall’ONU per la giornata ambientale del 2019 #BeatAirPollution. Gli studenti del Liceo Fermi di Padova hanno eseguito dal vivo la canzone “Unica e tua” dedicata al pianeta terra che ha ricevuto la menzione speciale ARPAV. Altra musica padovana all’inizio dell’evento con alcuni brani di The Crystal Bricks, gruppo rock padovano che in questi giorni sta partecipando alle finali nazionali di Sanremo Rock.  
L’iniziativa è stata realizzata in collaborazione con l’Ufficio Scolastico Regionale per il Veneto e la Regione del Veneto.
I video premiati:

Carpooling tutorial
Ripuliamo il sapone
Unica e tua
fonte: http://www.snpambiente.it

Lo scarto diventa arte a Padova


















Ritagli di pelle, supporti di rinforzo delle calzature, cinture di sicurezza, vetro, legno e polistirolo, sono solo alcuni dei materiali che danno vita agli uomini e donne d’affari, dodici sculture a grandezza naturale, che compongono la suggestiva installazione “Businnes Wo/men” frutto del lavoro collettivo degli studenti delle Accademie di Belle Arti di Bologna e Firenze.
Ci si imbatte anche in vari animali a grandezza naturale realizzati dallo scultore vicentino Alberto Salvetti. Ad attirare l’attenzione del visitatore sono i quattro lupi. Creati dall’assemblaggio di fogli di quotidiani che danno la notizia della loro dispersione, i lupi sembrano riprendere vita proprio grazie alla carta.
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A sovrastare su tutti è il Pinocchio di Edoardo Malagigi alto cinque metri, realizzato mettendo insieme migliaia di pezzi di piccoli pinocchi in legno scartati in fase di produzione perché difettosi.
“L’uomo è fatto della stessa sostanza di cui è fatto l’ambiente che lo circonda”, è il tema declinato nelle varie “opere ritratto” che formano il secondo percorso della mostra. Illustri personaggi vengono ritratti non con colore e pennello ma assemblando materiale di recupero e scarti di ogni genere, che conservano un legame sottile con il soggetto raffigurato. Ed è così che si può ammirare una coloratissima Frida Kahlo di Olimpia Boghazzi realizzata con foglie, tendaggi, petali e i fiori tanto amati dall’artista messicana, oppure un’icona della musica italiana come Mina, di Alessia Ruzzo fatta con pezzi di vinile 33 giri.
Tutto questo è “Scart, il lato bello e utile del rifiuto”, mostra itinerante di Herambiente ora a Padova, che trova la sua forza emotiva nel ridare vita a ciò che in una società di consumi è considerato morto, portando il visitatore a riflettere su come prendersi cura dell’ambiente vuol dire prendersi cura di se stessi.
“Scart” è la dimostrazione che l’arte può ancora essere uno strumento utile per capire non solo se stessi ma anche il mondo.

Il progetto

“Scart” nasce vent’anni fa con l’obbiettivo di far incidere Waste Recycling, società del gruppo Herambiente positivamente sulla mentalità del recupero e del riuso.
Partendo dall’idea del rifiuto come materia prima, Scart realizza ogni anno opere, installazioni ed elementi di design collaborando con artisti, architetti e studenti delle accademie di belle arti di Bologna e Firenze.

Curiosità

Dopo aver toccato le città di Ravenna, Imola, Modena, Udine, Pisa e Bologna, l’esclusiva mostra gratuita promossa dal gruppo Hera a cura di Maurizio Giani, fa tappa a Padova. Ad ospitarla, dal 18 ottobre al 13 novembre 2018, i bellissimi spazi espositivi del Centro Culturale Altinate San Gaetano. Nato nel 2008, si è affermato come luogo di riferimento per la cittadinanza, un luogo che vuole informare, promuovere e divulgare la cultura in tutte le sue forme.
autore: Chiara Tangolo, Scienze della comunicazione – Università di Padova, in stage all’Ufficio Stampa Arpa Veneto
fonte: https://ambienteinforma-snpa.it