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Gestione dei rifiuti: l’Anac rileva gravi violazioni nei bandi di Hera






Violazione dei principi di libera concorrenza, parità di trattamento e non discriminazione. L’Anac , l’autorità anticorruzione presieduta da Raffaele Cantone, prende di mira Hera e gli organi della Regione Emilia-Romagna, al termina di una verifica sugli ultimi 3 anni di appalti di Hera e della sua controllata Herambiente per la gestione del servizio integrato dei rifiuti. Gare che vanno dal 2013 al 2015, per le quali l’autorità nazionale ha evidenziato violazioni diffuse che ora sono state sottoposte al giudizio della Procura di Bologna e della Corte dei Conti per necessari approfondimenti e segnalate all’amministrazione regionale presieduta da Stefano Bonaccini, per incentivare una svolta, soprattutto nei confronti di Atersir, l’organo di controllo regionale che nell’inchiesta degli ispettori emerge come un organo che non controlla.

fonte: http://www.ravennawebtv.it

Rifiuti e gare truccate, l’Anticorruzione chiede il commissariamento di Sei Toscana

La richiesta arriva in seguito all'inchiesta che ha travolto la società frutto di un raggruppamento d’imprese pubbliche e private riconducibile tra gli altri alla vecchia Banca Etruria e alla Castelnuovese, la cooperativa guidata per un decennio dall’ultimo presidente dell’istituto, Lorenzo Rosi










L’Anac ha chiesto il commissariamento del gestore dei rifiuti dell’Ato Toscana Sud, Sei Servizi Ecologici Integrati Toscana, la società frutto di un raggruppamento d’imprese pubbliche e private riconducibile tra gli altri alla vecchia Banca Etruria e alla Castelnuovese, la cooperativa guidata per un decennio dall’ultimo presidente dell’istituto, Lorenzo Rosi. La richiesta è stata inoltrata al Prefetto di Siena, a cui spetta la decisione. L’istanza è connessa all’inchiesta per turbativa d’asta e corruzione che vede indagate figure di vertice della società e altri soggetti collegati, per i quali sono stati disposti arresti domiciliari o misure interdittive. Il valore dell’appalto, che secondo i pm fu truccato, si aggira sui 3,5 miliardi di euro. L’ordinanza del Gip di Firenze è allegata all’istanza di commissariamento dell’Anac e da essa – rileva l’Autorità nazionale anticorruzione – emerge “con assoluta chiarezza un sistema illecito, volto a favorire il raggruppamento risultato aggiudicatario, attraverso accordi collusivi e illecite commistioni tra controllori e controllati”.
Nell’ambito dell’inchiesta della procura di Firenze sono indagati Andrea Corti, direttore generale dell’Ato Toscana Sud, Fabrizio Vigni, presidente del cda di Sei Toscana e di Siena Ambiente fino al marzo 2016, Eros Organni, direttore generale e amministratore delegato della Sei, Marco Buzzichelli, ad di Siena Ambiente e consigliere di Sei, e gli avvocati Valerio Menaldi e Tommaso D’Onza per le loro consulenze. L’ipotesi dei pm, che va a sostegno dell’istanza fatta ora dall’Anac, è che nelle procedure di gara siano state volutamente inserite clausole vessatorie per scoraggiare nuovi operatori e “favorire gli operatori economici, come Siena Ambiente, già ampiamente coinvolti nell’attività di recupero e smaltimento rifiuti”, scrive l’Autorità nel documento pubblicato on line e trasmesso anche alla Procura. E in effetti, scoraggiati proprio dalle clausole inserite, si tirarono indietro colossi come Hera e Iren.
Proprio a partire dai risultati dell’inchiesta, Anac sottolinea quindi “il modus operandi disinvolto e spregiudicato adottato dagli indagati” per turbare l’iter di gara ed arrivare a “una procedura cucita su misura dell’impresa aggiudicataria, attraverso l’inserimento di clausole e oneri dissuasivi nei confronti degli eventuali concorrenti”. Questo, rileva l’Authority guidata da Raffaele Cantone, “si è tradotto in una reiterata violazione dei principi cardine della trasparenza, imparzialità e correttezza, indispensabili per una buona amministrazione pubblica”. Ne esce “un quadro corruttivo” che “non presenta elementi di occasionalità e casualità, ma tratteggia un sistema illecito consolidato e ramificato”. Nel corso del procedimento avviato dall’Anac, che è ovviamente distinto e parallelo a quello condotto dall’autorità giudiziaria, Sei Toscana ha presentato tra dicembre e gennaio memorie e controdeduzioni che l’Autorità ha analizzato. Ma queste documentazioni “sebbene puntuali e approfondite – specifica Anac – non appaiono sufficienti a inficiare” le valutazioni alla base ella richiesta di commissariamento.
La società dal canto suo sostiene di essere in grado, “qualunque sarà la risoluzione adottata dalla Autorità”, di “garantire la continuità e la qualità dei servizi, potendo contare su una struttura operativa che ha dimostrato competenza e professionalità anche in una fase così complessa”. Al di là dell’inchiesta, per Sei Toscana, il cui cda è stato rinnovato a dicembre scorso dopo le dimissioni in blocco del precedente consiglio d’amministrazione in seguito alle indagini, nonostante i coni d’ombra di cui ilfattoquotidiano.it si era occupato nell’aprile 2016 con una dettagliata inchiesta che analizzava le cause degli elevati costi del servizio, “il modello realizzato nella Toscana meridionale rappresenta un riferimento per gli altri territori che si apprestano alla riorganizzazione del servizio di gestione ambientale. E’ proprio per questo che Sei Toscana è pronta ad attendere con serenità la conclusione del procedimento e resta di primario interesse della società che venga fatta completa chiarezza sull’affidamento di un servizio pubblico così delicato”.

fonte: http://www.ilfattoquotidiano.it

Sicilia: fenomeni distorsivi nella gestione dei rifiuti

Anche l'Anac, (l'autorità nazionale anticorruzione di Raffaele Cantone) scopre che la gestione del ciclo dei rifiuti in Sicilia, in perenne, sistematica e organizzata emergenza da oltre vent'anni, è segnata da un passato di "logiche clientelari", da "condizioni di oligopolio", da un quadro economico "disastroso", e sulla quale incombe il rischio di un'interminabile fase transitoria, che si trascina da anni e non si è ancora chiusa.












Questo l'esito di un'indagine conoscitiva dell'Autorità sul ciclo rifiuti, finalizzata a verificare "fenomeni distorsivi" del sistema.
La delibera con i risultati dell'indagine è stata pubblicata sul sito dell'Anac ed è stata inviata oltre che alla Regione, anche al Ministro dell'Ambiente e alla Corte dei conti per eventuali profili di danno erariale.
L'indagine nasce a seguito di numerosi esposti in cui venivano denunciate presunte illegittimità nelle condotte poste in essere dai comuni e dalle società d’ambito (le famigerate ATO) nella gestione del servizio di igiene urbana nella Regione Siciliana, e ha visto l'audizione dell'attuale assessore regionale al ramo, Vania Contrafatto e del presidente dell'Anci Leoluca Orlando.
La Contrafatto ha segnalato innanzitutto il fenomeno dei comuni che operano in regime di proroga attraverso le note ordinanze "contingibili e urgenti" ex art. 191, D. Lgs. n. 152/2006, affidando il servizio di raccolta e trasporto dei rifiuti sempre alle stesse ditte e per un arco di tempo che supera i limiti consentiti dalla normativa.
L’autorità di Cantone quindi si è messa a spulciare a campione queste ordinanze e ha rilevato che “le stesse vengono adottate basandosi, generalmente, su un triplice ordine di motivazioni:
a) sono le stesse ordinanze del Presidente della Regione (Rosario Crocetta) a testimoniare l’eccezionalità della situazione che consente, anche ai sindaci, il ricorso temporaneo a speciali forme di gestione dei rifiuti;
b) le SRR (il carrozzone che andrebbe a sostituire le Ato), ancorché formalmente costituite, non sono tuttavia operative: non hanno adottato il rispettivo Piano d’Ambito e non hanno proceduto all’affidamento del servizio;
c) l’ARO, sebbene costituito e con un Piano d’Intervento approvato dalla Regione, non può comunque indire la gara per l’affidamento del servizio ma deve obbligatoriamente rivolgersi all’UREGA provinciale, di cui però non controlla i tempi di pubblicazione del bando di gara né del successivo espletamento delle procedure concorsuali”.
Per l’Anac di tutte le “giustificazioni addotte per legittimare l’emissione delle ordinanze contingibili e urgenti” la meno convincente sarebbe quella che attiene al mancato funzionamento delle SRR.
“I sindaci - si legge nella delibera - ne parlano come di un soggetto terzo, senza considerare che i comuni da loro governati sono soci di quelle società e che, conseguentemente, il loro mancato funzionamento è in parte da addebitare a loro stessi”.
Nulla impedisce al sindaco - prosegue l’impietosa analisi - “in presenza di una fase di stallo per l’impossibilità della SRR di assicurare il servizio, di sostituirsi all’ente preposto adottando, legittimamente, le ordinanze contingibili e urgenti a tutela della salute pubblica e dell’ambiente. L’ordinamento, tuttavia, giustifica la loro emissione solamente in presenza di casi realmente eccezionali che –in quanto tali – non possono riguardare un così alto numero di territori comunali”.
La delibera inoltre si è soffermata anche sullo stato di attuazione della riforma introdotta con L.R. n. 9/2010.
Ora la Regione ha due mesi di tempo per indicare che misure intende adottare.

fonte: agoravox.it/

Sicilia, bacchettata di Cantone sui rifiuti

cantone
Troppe proroghe, normativa regionale contraddittoria e frammentazione sistemica di competenze e funzioni nell’erogazione dei servizi sul territorio. Sono questi i punti chiave della crisi rifiuti in Sicilia secondo l’Anac, l’Autorità anticorruzione guidata da Raffaele Cantone, e sono solo alcuni dei rilievi che emergono dall’istruttoria condotta sul sistema regionale di gestione dei rifiuti al termine di un’istruttoria aperta per«analizzare le cause dei fenomeni distorsivi». Uno dei problemi messi in luce dall’istruttoria riguarda la legge regionale 9/2010 che regola il settore, una «disciplina non solo contraddittoria, ma difficilmente applicabile», segnala l’Anac. La norma affida la gestione integrata dei Rifiuti a società consortili, costituite in ciascun ambito territoriale (Ato), col compito di redigere un proprio piano d’ambito e di individuare il gestore del servizio. L’Anticorruzione segnala innanzitutto che, nella fase transitoria, la Regione non è stata capace di «programmare i tempi di entrata in vigore della nuova disciplina e i ritardi – a volte colpevoli – delle amministrazioni comunali», fattori che «spingono a sistematici differimenti». La legge, inoltre, ha subito vari interventi di modifica, consentendo anche ai Comuni compiti di affidamento e organizzazione del servizio Rifiuti, col risultato che su 390 comuni della Sicilia, 260 hanno costituito un cosiddetto Aro, Ambito di raccolta ottimale, che in ben 103 casi coincide col Comune stesso: per dare un’idea della frammentazione, basti pensare che molti degli Aro hanno una popolazione di poco al di sopra dei 6mila abitanti. Le iniziali 9 Società per la regolamentazione del servizio, coincidenti sostanzialmente col territorio delle nove Province, sono state duplicate in 18: decisione che secondo l’Authority, la Regione dovrebbe “ripensare”, ma che è di fatto il terreno di scontro sul quale già da tempo il governo di Palazzo d’Orleans si sta confrontando con i municipi, che per di più (stando al contenuto dell’istruttoria) tendono a scaricare sulle società la responsabilità dei disservizi, tralasciando la propria frequente partecipazione societaria alle stesse. In Sicilia, insomma, fa notare Cantone, si realizza l’opposto delle finalità di un ciclo integrato dei rifiuti: invece di creare servizi omogenei sul territorio e risparmi, piani di intervento così frammentati dalla moltiplicazione dei soggetti coinvolti che non seguono l’indirizzo di un unico piano d’ambito, producono l’effetto opposto, con «evidente irragionevolezza del sistema». Senza contare il nodo delle proroghe dei contratti in essere e specularmente delle poche nuove gare indette. La complessità delle gare in questo settore ha senz’altro un ruolo, ma il problema resta. E per questo Cantone sollecita Crocetta a predisporre quanto prima nuovi bandi su modelli europei.

fonte: www.riciclanews.it