Herambiente, dopo gli avvisi per truffa e gestione illecita a Modena
respinta la richiesta di una commissione per indagare sui controlli e su
tutti i siti analoghi in Regione
MODENA. Un impianto che a massimo regime e lavorando per 24 ore al
giorno non avrebbe comunque mai potuto arrivare alla quantità di rifiuti
dichiarati “lavorati” e poi conferiti in discarica pagando solo il 20% dell’ecotassa.
Il bunker.
Un impianto blindato, dove ancora oggi è difficile avvicinarsi, anche
per le forze dell’ordine, senza sentirsi annunciare azioni legali e
altre amenità.
Bastava leggere i numeri? Non ci sarebbe stato bisogno della Direzione Distrettuale Antimafia, nè del Corpo Forestale dello Stato, se solo la ex Provincia, le cui competenze ora sono assorbite da Arpae,
avesse verificato i termini della propria autorizzazione, e magari i
dati dichiarati dall’impianto, per poter prontamente “sospettare” che
qualcosa non funzionava.
La stessa gestione Herambiente. Il problema è che l’impianto (parliamo di quello di Herambiente in via Caruso,
nel bel mezzo dell’ex discarica chiusa), è gestito, governato,
controllato dalle stesse persone - tutte indagate - che gestivano,
governavano e controllavano altrettanti impianti sparsi per la Regione, e
anche oltre. Impianti tutti oggi di Herambiente, con ruoli di vertice
affidati a persone conosciute, in un caso con parenti importanti nella
storia del colosso multiutility, che a sua volta gestisce le discariche
che ricevono i rifiuti. E che per l’appunto consentono gli sconti
dell’ecotassa, che si traducono in tasse per i cittadini.
L'ecotassa la pagano... i cittadini. Anche perché la legge
(31 del 1996) specifica che una quota dei proventi dell’ecotassa - i
pagamenti per conferire in discarica i rifiuti - vanno destinati anche
alla bonifica di siti inquinati, alla maggiore efficenza della gestione
dei rifiuti, alla creazione di aree protette... Calcolati dal Corpo
Forestale, solo per il caso di Modena, sul quale si erano concentrate le indagini, sono 800mila euro,
per il periodo appunto oggetto di indagine. Che parte dalla gestione
della società Akron (comunque partecipata al 57% da Herambiente) a
quella della stessa Herambiente (che ha assorbito e sostituito Akron).
L’inchiesta parla di grossolane taroccature dei codici, e di controlli
eufemisticamente” insufficienti.
Il rifiuto di indagare.
È evidente che si tratta di un tema scottante, sul piano investigativo -
nei giorni scorsi sono stati notificati i sei avvisi di fine indagine -
ma anche sul piano politico amministrativo, visto che quei conti è
possibile tentarli, senza bisogno di consultare gli atti della
magistratura. Eppure il tema non appassiona il Consiglio regionale, che
ha appena approvato il piano rifiuti. Con il voto contrario dei
consiglieri Pd, l’astensione di Sel, Lega Nord, Fi, Fdi-An e il voto a
favore del Movimento 5 Stelle, l’Assemblea legislativa ha infatti
respinto la richiesta di istituire una commissione speciale d’inchiesta
sul ciclo dei rifiuti e sulla sua gestione, proposta dalla consigliere
M5s, Giulia Gibertoni. La richiesta era motivata dalle intercettazioni
telefoniche e ambientali raccolte dal Corpo Forestale, nell’inchiesta
coordinata dalla Dda di Bologna con l’accusa di false attestazioni e
truffa ai danni della Regione. A motivare le ragioni del no alla
commissione il consigliere regionale del Pd Sabattini, che tra l’altro
si è prudenzialmente rimesso alle indagini.
Gibertoni: "Atto gravissimo". «Il rifiuto è
gravissimo e dimostra come certa politica voglia sempre e comunque
delegare alla magistratura il potere di controllo su temi importanti.
Sentire poi il consigliere Sabattini giustificare il loro no con il
fatto che il Pd sia stufo di parlare di rifiuti dopo l’approvazione del
piano regionale è francamente desolante - replica Giulia Gibertoni
- Secondo il Pd questo di Akron sarebbe un caso isolato e per questo
privo di effetti sulla gestione complessiva dei rifiuti in regione. Si
tratta di un’analisi approssimativa e priva di ogni fondamento. Parliamo
di 125mila tonnellate di rifiuti, che potrebbero essere state smaltite
in modo irregolare falsando i dati e la relativa documentazione, ma
soprattutto questa indagine riguarda una delle aziende più grandi che
gestiscono il ciclo dei rifiuti in Emilia-Romagna, tra l’altro assorbita
nel 2015 da Herambiente. Il Pd può già escludere con tanta sicurezza
che gli stessi schemi non siano stati messi in atto in tutti gli
impianti ex Akron della regione? Per il Pd sembra che tutto sia
regolare, non c’è nulla da verificare da monitorare», chiude Gibertoni.
Sul tema pendono anche due interrogazioni, che da questa mattina sono
tre. A quelle della stessa Gibertoni (M5S) e di Giovanni Alleva (L'Altra
Emilia Romagna), si aggiunge in extremis quella di Galeazzo Bignami
(Forza Italia). (ase)
fonte: http://m.gazzettadimodena.gelocal.it