Revet ha fatto dell'economia circolare un elemento portante della sua attività, nonostante i dati sulla raccolta differenziata in Toscana non pongano la nostra regione tra le prime in Italia.
Da un trentennio ormai, quest'importante realtà produttiva della nostra regione fa economia circolare nel territorio, raccogliendo, selezionando ed avviando al riciclo cinque materiali (plastiche, alluminio, acciaio, vetro, cartoni poliaccoppiati per alimenti, come il Tetrapak) derivanti dalle raccolte differenziate toscane e dalle attività industriali e manifatturiere. Revet recycling, invece, ottiene dalle plastiche un granulo con caratteristiche tecniche simili ai polimeri vergini, ma costo più basso. Il granulo, per le sue caratteristiche, può essere trasformato in nuovi prodotti utilizzati dall’industria dei moto-veicoli, o in materiali per la casa e molto altro.
Il convegno è stato ricco di interventi; hanno rappresentato:
- il mondo imprenditoriale: Alessandro Canovai, Presidente Revet SpA, Livio Giannotti, Presidente Quadrifoglio SpA, Paolo Marconcini, Presidente Geofor, Eros Organni, amministratore delegato Sei Toscana Srl e altri ancora;
- iI mondo istituzionale: Simona Bonafè, eurodeputata, Federica Fratoni, Assessore Ambiente della Regione Toscana (nella foto), Filippo Bernocchi delegato nazionale Anci, Alfredo De Girolamo, Cispel.
Dal convegno emerge come il pacchetto voluto dall'Unione Europea sull'economia circolare trasformi il settore della gestione dei rifiuti in un comparto industriale a tutti gli effetti. Il recupero del materiale è fondamentale per l'economia dell'Europa che ha scarse materie prime, ma per rendere l'economia circolare un volano di ripresa è necessario che divenga trasversale a diversi comparti e non si limiti alla filiera della raccolta, gestione e smaltimento dei rifiuti. Appare importante, allora, ragionare in termini di distretti industriali, la potenzialità della raccolta differenziata, come strumento, e dell'economia circolare, come risultato, è legata alla presenza di distretti, di insieme d' imprese, in grado di re-impiegare i rifiuti urbani raccolti in modo differenziato, come accade nell'Empolese con il vetro o in Lucchesia con la carta o con gli stracci nel pratese.
Se parliamo di società del riciclo, dobbiamo non limitarci ad organizzare la raccolta dei rifiuti ma fare una differenziata di qualità ed avviare i prodotti al riciclo. I margini di crescita esistono, basti pensare che, ancora oggi, finisce in discarica quasi il 50% dei rifiuti.
Per affrontare questa sfida, bisogna non perdere di vista alcuni aspetti:
- avere buoni impianti, che nel nostro territorio sono un buon numero, non si può più pensare di avere un impianto per ogni provincia, ma sono obsoleti, non in grado di affrontare le sfide dell'economia circolare;
- azzerare l'utilizzo della discarica come destinazione finale dei nostri rifiuti, ormai è dimostrato che la raccolta differenziata è alta dove l'utilizzo della discarica si avvicina allo zero;
- avere imprese di medio - grandi proporzioni in grado di affrontare investimenti in ricerca per capire come recuperare i materiali ed i loro sbocchi di mercato;
- pensare anche ad un sistema di finanziamento, anche attraverso i fondi strutturali europei, che aiuti le imprese ad investire in ricerca ed innovazione;
- prevenire la produzione di rifiuti, pensando, ad esempio, ad un packaging ad alta riciclabilità, come sta facendo il progetto “pensare futuro” sulla ricerca di imballaggi eco-compatibili;
- imporre ai Comuni precisi obblighi di riciclo, non un semplice obbligo di organizzare la raccolta dei rifiuti urbani in modo differenziato;
- sensibilizzare gli enti pubblici, attraverso il green pubblic procurement, all'acquisto di materiali “riprodotti”;
- ultima ma non ultima in termini di importanza, semplificare e rendere chiara la normativa che disciplina il settore dei rifiuti, delle materie prime seconde, dell'end of waste, della responsabilità del produttore.
fonte: http://www.arpat.toscana.it