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Solvay smette di usare i Pfas negli Usa (ma non in Italia)

In principio sono state le pentole antiaderenti. Poi sono stati trovati ovunque. E sono emersi, gravi, gli effetti sulla nostra salute. Nel libro “Pfas, inquinanti per sempre” la storia dei casi italiani, dei prodotti in cui si trovano e di come evitarli. 

















La notizia è di qualche settimana fa, ma l’eco e le polemiche sono scaturite in Italia solo in queste ore.

Partiamo con ordine dalla decisione di Solvay di cessare l’utilizzo dei Pfas negli Stati Uniti sostituendoli con nuove tecnologie dopo che lo Stato del New Jersey, per un vasto inquinamento da Pfas causato dallo stabilimento di West Deptford, aveva portato in giudizio l’azienda, chiedendo bonifiche e danni.

Da qui la decisione della multinazionale di sostituire dal 1° luglio i Pfas nelle sue fabbriche degli Stati Uniti. Una analoga scelta non sembra aver varcato l’oceano, visto che in Italia la Solvay continua ad usarli. Le polemiche, invece, quelle sì che sono approdate in Italia, in particolare in Piemonte a Spinetta Marengo dove lo stabilimento Solvay è al centro di numerosi timori e proteste della popolazione. L’ex assessore Claudio Lombardi sul Piccolo, il giornale della provincia di Alessandria, si domanda: “È un comportamento coerente, etico sospendere la produzione di Pfas negli Stati Uniti sostituendoli con prodotti ‘più sostenibili’ e non farlo negli altri stabilimenti, in particolare in quello di Spinetta Marengo?”.

Continua Lombardi: “Nel comunicato stampa, Solvay annuncia di avere messo a punto prodotti basati su nuove tecnologie che permettono di abbandonare l’impiego dei Pfas nei processi di polimerizzazione delle sostanze fluorurate. Inoltre, e questa è notizia altrettanto importante, Solvay ha rinunciato all’impiego dei Pfas in tutti i siti di produzione degli Stati Uniti dal 1° luglio 2021”.

Che sia stata una decisione obbligata dall’azione dello Stato del New Jersey non sfugge a Lombardi che chiosa: “Ben diversamente si sono comportate le pubbliche amministrazioni piemontesi, a partire dal Comune di Alessandria per arrivare alla Provincia, che il 12 maggio ha autorizzato Solvay a produrre il Pfas denominato cC6O4 e non ha mai fatto sospendere quella del Pfas denominato Adv”.
Lombardi conclude, pungolando la Solvay: “Esistono paesi abitati da cittadini per i quali ci si deve comportare in modo ‘sostenibile’ e altri che non ne hanno diritto? Ritengo che agli alessandrini, e in particolare agli spinettesi, sulla base di queste notizie sia dovuta l’immediata sospensione della produzione dei Pfas nello stabilimento locale”.

C’è da ricordare che negli Stati Uniti, il caso del New Jersey non è l’unico che interessa la Solvay. A inizio anno L’Environmental Working Group ha chiesto all’Agenzia per la protezione ambientale, di imporre multe civili e penali alla multinazionale per un totale di 434 milioni di dollari per molteplici violazioni del Toxic Substances Control Act. Per 8 anni – questa l’accusa di Ewg – Solvay non ha mai tirato fuori queste prove, nonostante dimostrassero che la sua nuova sostanza chimica PFAS era tossica tanto quanto il composto fluorurato che avrebbe dovuto sostituire.

fonte: ilsalvagente.it



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Pfas Veneto: il processo ambientale più importante d’Italia.

 



Soprattutto se entrerà in sinergia con il processo gemello di Alessandria contro di Solvay, che sta per partire. A Vicenza il Gup ha rinviato a giudizio 14 manager di diversa nazionalità dell’azienda Miteni e delle multinazionali Mitsubishi Corporation e International Chemical Investors Group, oltre che la stessa Miteni di Trissino. L’accusa è di aver avvelenato con i Pfas (Pfoa ,GenX e C6O4) per decenni, senza soluzione di continuità, le acque sotterranee e di falda di oltre 300 mila abitanti delle province di Padova, Vicenza e Verona, provocando tumori, malformazioni, aborti e malattie del sistema cognitivo, ecc. La prima udienza in corte di assise il primo luglio. Le contestate sono centrate su reati dolosi e non colposi: avvelenamento delle acque, disastro doloso, inquinamento ambientale e bancarotta fraudolenta. Le parti civili costituite sono oltre duecento. Il processo continua una lotta avviata otto anni fa e animata in particolare da “Mamme No Pfas” fin quando nel 2017 è scattata l’emergenza sanitaria, della quale sono state investite le istituzioni, dalla Regione al Governo. Fondamentale saranno le ripercussioni sulla enorme bonifica, con analogia con la vicenda Solvay di Spinetta Marengo.

Anche gli avvocati di Miteni avranno l’impudenza di sostenere che non vi sono certezze nel panorama scientifico sugli effetti nocivi delle sostanze perfluoroalchiliche per l’uomo, con la conseguenza di mancanza di volontarietà da parte degli imputati.

Di seguito, i più recenti “post” sul Sito della “Rete Ambientalista Movimenti di lotta per la salute , l’ambiente, la pace e la non violenza” gestito dal “Movimento di lotta per la salute Maccacaro”.

Vietare una volta per tutte i Pfas, e farlo presto. La posizione Cinquestelle in Parlamento.

A Spinetta Marengo la polvere sui mobili delle case contiene Pfas e altre sostanze tossiche.

La Regione Veneto e la Provincia di Alessandria nascondono alle popolazioni i dati Pfas sensibili alla loro salute. Gli omissis nelle autorizzazioni e gli alimenti avvelenati.

I biberon al bisfenolo. Uno dei sei esposti depositati presso la Procura della Repubblica di Alessandria denuncia: alla Solvay di Spinetta Marengo nel cocktail con i Pfas (PFOA, C6O4, ADV) tra gli interferenti endocrini c’è anche il Bisfenolo.

L’allarme “Pfas e Bisfenolo riducono qualità dello sperma, volume testicoli e …

La chimica che inquina l’acqua


fonte: www.rete-ambientalista.it


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Dagli USA l’incriminazione alla Solvay che potrebbe ripetersi in Italia.







Nel motto Usa “Lady Justice” (latino: Iustitia) è una personificazione allegorica.

Nove documenti nel terzo esposto del “Movimento di lotta per la salute Maccacaro” alla Procura di Alessandria. Tutti i documenti convergono nella richiesta di mettere una pietra tombale sui Pfas.

Nel primo esposto alla Procura (clicca qui) avevamo fatto specifico riferimento alle secretate cartelle cliniche dei lavoratori spinettesi contaminati da PFAS, che riteniamo vadano requisite quali prove processuali. Nel secondo (clicca qui) abbiamo ritenuto che, nei confronti della situazione generata da Solvay di Spinetta Marengo a danno degli abitanti e del territorio di Alessandria e non solo, si debba procedere penalmente come avvenuto nei confronti di Solvay a causa del suo impianto Pfas di West Deptford in New Jersey.

Nel terzo esposto (clicca qui), in esclusiva produciamo il documento originale della incriminazione USA della Solvay, avvenuta anche grazie ad uno scienziato italiano che lavora sulla contaminazione dello stabilimento Solvay a Spinetta Marengo Dai documenti riveliamo che Solvay, nel corso di due decenni, per mezzo dalle segrete analisi del sangue dei lavoratori, conosceva i gravi danni alla loro salute (e delle popolazioni). E che i cosiddetti “sostituti” (C6O4) sono più tossici e cancerogeni del PFOA. Sono prove, nascoste per decenni, che saranno prodotte al processo Miteni in corso a Vicenza e nel prossimo processo Solvay che sarà riaperto ad Alessandria.

fonte: www.rete-ambientalista.it/

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Il ministero dell’Ambiente se ne fotte degli impegni del suo titolare Sergio Costa?

 

Il quale ha preso solenne impegno di abbassare i limiti dei PFAS a ZERO. Invece riscontriamo tutt’altro nella bozza di proposta di regolamentazione che appare redatta sotto dettatura della Solvay. Infatti, come spiegano le Mamme NoPfas: clicca qui pagina Facebook della rete stessa, se passasse questa proposta ministeriale, i cancerogeni PFAS, che hanno effetti sulla salute a dosi bassissime, di nanogrammi/litro, potrebbero essere emessi superando qualunque soglia immaginabile. Addirittura per il C6O4, di cui Solvay pretenderebbe l’autorizzazione AIA dalla Provincia di Alessandria, nei primi due anni si potrebbero scaricare ben 7.000 nanogrammi/litro per poi “decrescere” fino a 500. Nella proposta i cittadini potranno essere esposti a concentrazioni di sostanze per-fluoroalchiliche fino a 19.530 nanogrammi/litro e per i decenni seguenti a 6.530 nanogrammi/litro. Altro che limite zero! Costa modifichi, oppure si dimetta.

fonte: https://www.rete-ambientalista.it



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I Pfas abbassano le difese immunitarie e riducono la risposta ai vaccini, a partire dai bambini.






















Oltre alle patologie già conosciute: interferenti endocrini, tumori dei testicoli e dei reni, ipertensione in gravidanza, aumento del colesterolo ecc. Li assumiamo attraverso il cibo e l’acqua potabile contaminati. Sono impiegati , con diverse composizioni molecolari, nelle schiume antincendio, nei rivestimenti metallici antiaderenti per padelle,  negli imballaggi per alimenti, nelle creme e nei cosmeticinei tessuti per mobili e abbigliamento per esterni, fino ai pesticidi e ai prodotti farmaceutici. Ma ad Alessandria Solvay chiede alla Provincia l’autorizzazione al C6O4Clicca qui.

fonte: https://www.rete-ambientalista.it



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L’inquinamento da PFAS a Spinetta Marengo: tra ricadute sull’ambiente ed effetti sulla salute

A Spinetta Marengo, in provincia di Alessandria, nel raggio di tre chilometri dallo stabilimento chimico della Solvay, dove si producono polimeri fluorurati, ci si ammala più che nel resto del Piemonte. A stabilirlo sono due studi epidemiologici condotti dall’Agenzia regionale per la protezione ambientale del Piemonte e dall’Asl di Alessandria resi noti a fine 2019. Intanto la produzione dello stabilimento va avanti


Una manifestazione di comitati e cittadini contro il silenzio delle istituzioni e le ricadute dello stabilimento produttivo Solvay a Spinetta Marengo

A Spinetta Marengo, in provincia di Alessandria, nel raggio di tre chilometri dallo stabilimento chimico della Solvay, dove si producono polimeri fluorurati, ci si ammala -e di conseguenza si muore- più che nel resto del Piemonte. A stabilirlo sono due studi epidemiologici condotti dall’Agenzia regionale per la protezione ambientale (Arpa) del Piemonte e dall’Azienda sanitaria locale di Alessandria. I dati sono stati resi noti nel dicembre 2019, proprio nel momento in cui si concludeva in Cassazione il processo -iniziato nel 2008- contro i vertici aziendali di Solvay e Ausimont (i due gruppi che si sono avvicendati alla guida dello stabilimento dal 1980 a oggi), accusati di “avvelenamento doloso delle falde e omessa bonifica”: tre degli otto imputati coinvolti sono stati condannati a un risarcimento economico (a breve si potranno leggere le motivazioni della sentenza, giudicata dalle parti civili “troppo lieve”).

Le due analisi epidemiologiche sono state avviate dal Comune di Alessandria nel 2017 con lo scopo di valutare gli effetti sulla salute umana dovuti alla vicinanza al polo chimico in questione. I dati finali confermano i timori degli ambientalisti, che da anni denunciano l’inquinamento da PFAS -sostanze perfluoroalchiliche per le quali l’Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa) chiede di abbassarne gli attuali livelli di tollerabilità- che nell’area esaminata, denominata “Fraschetta”, hanno inquinato le falde acquifere sotto e intorno allo stabilimento da cui migliaia di cittadini, oltre ai lavoratori della fabbrica, si sono approvvigionati per anni. Altreconomia ne aveva già parlato nel 2015, andando a intervistare cittadini ed ex-lavoratori della Solvay.

L’indagine ha evidenziato un incremento del 19% delle patologie tumorali, in particolare del polmone, della pleura e dell’apparato emolinfopoietico, rispetto al resto del territorio alessandrino e piemontese. Dati che si differenziano a seconda delle malattie specifiche con punte del +75% rispetto ai dati regionali per quanto riguarda i mesoteliomi pleurici e +76% per tumore al rene. Inoltre nei maschi si è riscontrata una incidenza di oltre il doppio per quanto riguarda i tumori epatici e delle vie biliari e nelle neoplasie al pancreas; nelle donne vi è un raddoppio di ricoveri per leucemie. Tra le patologie non tumorali risultano incrementi di ricoveri per malattie dell’apparato cardiocircolatorio, respiratorio e apparato genitourinario. In particolare lo studio sottolinea un +22% di malattie endocrine, +50% di casi di ipertensione, +56% di infarti del miocardio, +29% per insufficienza renale, +36% per malattie ematologiche, +22% di malattie cutanee, e molte altre. Infine, le valutazioni effettuate nel sottogruppo costituito dai bambini hanno messo in evidenza un aumento dei ricoveri per malattie neurologiche con un incremento dell’86%. Per tutte queste patologie si nota un andamento crescente in base alla durata della residenza.

Lo stabilimento di Spinetta Marengo è nato agli inizi del Novecento dalla Montecatini e nel corso degli anni è stato sede di vari tipi di produzioni, fino alle attuali incentrate sulla chimica del fluoro, diventando parte della Solvay nel 2002. Un sottogruppo dei composti fluorurati prodotti è rappresentato da PFAS, composti di difficile degradazione e conseguente accumulo nell’ambiente (tracce di PFAS sono stati rinvenuti ai Poli Nord e Sud), nella flora, nella fauna selvatica e negli esseri umani dove si accumula nel sangue e nei tessuti. Molti studi hanno evidenziato rilevanti conseguenze sulla salute umana derivanti dall’esposizione a questi elementi, come quelli messi in rilievo dalle due indagini citate. I PFAS sono solo una delle famiglie di sostanze pericolose rilevate nell’area industriale di Spinetta Marengo: infatti sono stati identificati nel terreno superamenti per cromo esavalente, arsenico, piombo, ddt, idrocarburi pesanti e cloroformio. Quest’ultimo è presente anche nelle acque di falda insieme al tetracloruro di carbonio, tetracloroetilene e tricloroetilene. Anche la rilevazione della qualità dell’aria ha portato a individuare diversi composti a base di fluoro. La storia centenaria dello stabilimento avrebbe lasciato in eredità, secondo i comitati presenti sul territorio, oltre 1,15 milioni di tonnellate di materiale tossico su una superficie compresa tra i 10 e 15 chilometri quadrati.

Intanto la produzione dello stabilimento va avanti. La condanna non ha fermato la produzione di C6O4, un composto della medesima famiglia di PFAS, a catena corta e quindi considerato meno impattante. Nonostante l’Agenzia Chimica Europea (Echa) abbia classificato il C6O4 come “non biodegradabile” (oltre che tossico per ingestione e corrosivo), la Solvay ha già chiesto un ampliamento dello stabilimento per la produzione del composto. Durante la conferenza dei servizi non ha voluto rivelare le modalità di produzione di C6O4 invocando il segreto industriale. Inoltre la relazione tecnica attualmente resa pubblica da Solvay contiene 56 omissis, tra cui le previsioni di impatto sull’ambiente. Dal momento che la Solvay, come ricorda Legambiente Alessandria in una lettera inviata alle istituzioni, si è già confermata come la principale sorgente di PFAS nei fiumi Bormida e Tanaro, il timore è che si continui a inquinare. Eppure Solvay non prende in considerazione di sostituire il C6O4 (di cui sono state trovate tracce alla foce del Po) con altre sostanze più sostenibili: il laboratorio di chimica e tossicologia dell’ambiente Mario Negri ha individuato 20 sostanze alternative agli PFAS per ridurre l’impatto sulla salute e sull’ambiente. Lo studio è stato promosso dal ministero dell’Ambiente ed è proprio a partire da questa lista che il dicastero dovrà porsi l’obiettivo di fornire degli orientamenti precisi alle aziende che ne fanno maggiore uso. Dall’analisi dei dati di mortalità “si evince un importante incremento per patologie, tumorali e non tumorali, nella zona adiacente al polo chimico di Spinetta” ha spiegato l’epidemiologo Lelio Morricone del comitato locale “Vivere a Predosa”. “Ciò è strettamente correlato all’esposizione a sostanze tossiche ed inquinanti relative all’area in esame. Come tutti gli studi di tipo epidemiologico-descrittivo, che non hanno infatti questa finalità, non è possibile stabilire un rapporto diretto causa-effetto, ma il dato è talmente eclatante che risulterebbe poco plausibile pensare ad altre ragioni, per spiegare questo fenomeno”.

Al fine di rendere più “robusta”, dice l’Asl nel suo rapporto, l’analisi complessiva “parrebbe opportuno ipotizzare lo sviluppo di eventuali successivi step epidemiologici”. Che è anche quello che chiedono cittadini e comitati. Il costo delle analisi per la determinazione periodica di PFAS nell’acqua dei pozzi dovrebbe essere a carico dell’autorità pubblica ma nessuno per ora vuole accollarsene i costi. Intanto i comitati, tra cui Stop Solvay, propongono alle istituzioni di completare una mappatura precisa dei pozzi privati utilizzati a scopo potabile o irriguo. Come già disposto in Veneto, dove la Miteni di Trissino ha lasciato in eredità la più alta concentrazione di PFAS al mondo, occorrere un biomonitoraggio delle sostanze negli alimenti, i cui risultati siano resi pubblici al più presto.

fonte: https://altreconomia.it

Ammoniaca e moria di pesci nelle bianche spiagge caraibiche di Rosignano















Sono note come i Caraibi della Toscana. Siamo a Rosignano Marittimo, dove come vi abbiamo raccontato qualche tempo fa, la sabbia bianca non è uno spettacolo naturale ma è dovuto alla presenza dello stabilimento Solvay e agli scarichi legati alla lavorazione di materiali calcarei. Di recente, nella zona si è verificata anche una moria di pesci e uno sversamento di ammoniaca in mare.
È ancora da accertare se vi sia un legame tra l'insolita moria e la presenza di azoto ammoniacale nel tratto di mare, ma l'Arpat sta portando avanti i campionamenti e le analisi.
Ricostruiamo quanto sta accadendo a Rosignano. Nel pomeriggio del 29 agosto scorso sulla battigia in corrispondenza del Fosso Bianco sono arrivate decine di muggini “gaggia d’oro” e alcuni esemplari di lecce stella. La stessa mattina alcuni residenti hanno segnalato all’ufficio Ambiente del Comune un forte odore di ammoniaca nell'aria. Sono scattati immediatamente i controlli dell'Arpat.
Si verifica – e poi la società Solvay confermerà – che all’interno dello stabilimento c’è stato un disservizio ai distillatori della sodiera. L’impianto, bloccato, sta ripartendo, ma è fuoriuscita ammoniaca” spiega Il Tirreno.
Il sindaco contro Solvay: “Vogliamo chiarezza”
Da lì sono partite le polemiche. C'è un collegamento tra l'incidente avvenuto alla Solvay, con il relativo sversamento di ammoniaca, e la moria dei pesci? Non è ancora possibile confermarlo con certezza ma il sindaco di Rosignano ha chiesto alla Solvay di fare chiarezza, chiedendo formalmente una spiegazione pubblica e dettagliata sull'incidente che il 29 agosto ha causato maleodoranze e uno sversamento in mare di ammoniaca.
Il Comune conferma infatti che la morìa di pesci presso lo scarico a mare di Solvay ha fatto scattare l'allarme.
“Al momento purtroppo non abbiamo ancora un quadro completo della situazione – spiega il primo cittadino Alessandro Franchi abbiamo gli esiti dei due campionamenti eseguiti da Arpat il 29 e 30 agosto, e attendiamo l'esito degli esami sui pesci morti dell'istituto di zooprofilassi. Il collegamento tra la moria dei pesci e il presunto trafilamento di ammoniaca dallo stabilimento può essere solo ipotizzato come causa-effetto, ma abbiamo bisogno di qualcosa di certo”.
I campionamenti svolti da Arpat il 29 e 30 agosto hanno dato esiti molto diversi sulle zone di concentrazione di azoto ammoniacale nel tratto di mare antistante lo scarico dello stabilimento, probabilmente a causa delle correnti, spiega il Comune che sta valutando il divieto di balneazione.

pesci rosignano
“Ad oggi non abbiamo dati che ci permettano di estendere ancora il divietospiegano il sindaco e l'assessore all'ambiente Daniele Donati – infatti ASL ci scrive che 'vista la concentrazione di azoto ammoniacale presente nella zona balneabile, non sussistono problemi per la salute dei bagnanti'. Continueremo a seguire gli esiti degli altri campionamenti di Arpat, che è anche organo di polizia giudiziaria, e in caso di rilevazione di inquinamento deve presentare notizia di reato alle autorità. Ma pretendiamo che Solvay spieghi pubblicamente e dettagliatamente come si sono svolti i fatti”.
La risposta dell'Arpat
Il 31 agosto scorso, l'Arpat ha fornito i primi esiti dei campionamenti, che hanno rilevato
“una presenza di ammoniaca con concentrazioni superiori a quelle riscontrate durante i monitoraggi marino costieri routinari effettuati al largo con il battello Poseidon di ARPAT. I valori rilevati mostrano una andamento decrescente delle concentrazioni di ammoniaca allontanandosi dallo scarico Solvay”.
I dati sono stati inviati al Comune, alla Solvay e alla Asl.

campionamento arpat
“I pesci prelevati martedì 29 agosto, sono attualmente presso la sede di Pisa dell'Istituto Zooprofilattico Sperimentale per il Lazio e Toscana, per accertarne le cause della morte. Ulteriori campionamenti saranno realizzati da ARPAT per seguire l'evoluzione del fenomeno”.
Non c'è pace a Rosignano. Altro che Caraibi, altro che spiagge bianche caraibiche...

fonte: www.greenme.it

Rifiuti pericolosi Solvay: discariche ora al sicuro?



Sul sito dell'azienda: una affermazione vera (parzialmente) e una falsa. La prima è una ammissione di colpevolezza: "Prima dell'arrivo di Solvay gli scarti di lavorazione contenenti cromo sono stati stoccati senza alcuna protezione". E tali sono rimasti anche dopo l'arrivo di Solvay (2002). La seconda è una balla: "Le discariche ora sono al sicuro. Solvay ha realizzato un sistema di copertura e impermeabilizzazione che isola i rifiuti dall'ambiente esterno e impedisce le infiltrazioni d'acqua 'colpevoli' del trasporto in falda delle contaminazioni". Una balla di chi non vuole spendere i soldi per asportare definitivamente i veleni (cromo e altri 20) e realizzare una vera bonifica.