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Dagli scarti della lana, coperture e fertilizzanti per l’agricoltura

È l’idea “circolare” alla base di Lokalana, progetto vincitore dell’hackathon “Onda Z @ Klimahouse 2021”. Una soluzione che permetterebbe di abbattere gli sprechi soprattutto nei territori più legati alla produzione e lavorazione di questa fibra tessile





Utilizzare gli scarti della lana per creare coperture e fertilizzanti per il mondo agricolo, sfruttando le proprietà naturali di questa fibra. Così l’industria tessile potrebbe aggiungere un ulteriore mattoncino al suo percorso di “circolarizzazione“. L’idea è di un gruppo di giovanissimi studenti della facoltà di Design della Libera Università di Bolzano, vincitori dell’hackathon “Onda Z @ Klimahouse 2021”. Si tratta della seconda edizione della maratona progettuale, organizzato da Onde Alte, B Corp e dal laboratorio multidisciplinare di innovazione sociale. L’evento ha impegnato oltre 60 partecipanti – ragazzi dai 19 ai 30 anni – in una sfida comune: proporre idee e progetti con cui affrontare la crisi climatica.

Dopo 3 giorni di lavori, la giuria ha premiato Lokalana, un’innovativa soluzione per abbattere lo spreco della lana. Problema particolarmente sentito in territori come l’Alto Adige, dove si contano ogni anno oltre 60 tonnellate di questa fibra destinate ai rifiuti.
L’idea di Lokalana

L’idea di Lokalana Sto arriva dal team Cyclops, composto da 2 ragazzi e 4 ragazze della Libera Università di Bolzano. Cuore del progetto, il riciclo degli scarti di lana per creare nuovi prodotti. Una volta degradata, la materia prima, infatti può essere utilizzata come fertilizzante; o come elemento di protezione per il suolo secondo la pacciamatura, tecnica utilizzata per mantenere il terreno caldo nel periodo invernale e fresco in estate, riducendo la necessità di annaffiare. La copertura è pensata per proteggere le coltivazioni dagli sbalzi di temperatura e dai raggi UV.

Il team Cyclops ha vinto un percorso di consulenze per lo sviluppo del progetto con NOI techpark di Bolzano. Si tratta dell’Hub dell’innovazione dell’Alto Adige dove Aziende, Istituti e Università collaborano a nuovi progetti di ricerca e sviluppo.

La giuria di Onda Z ha riservato anche una menzione speciale al team Puerto Escondido. Il gruppo, con il progetto Io USO sfUSO, ha proposto la creazione di una rete di piccoli produttori locali, partendo dalla realtà territoriale di Varese, per incentivare comportamenti sostenibili e l’acquisto di prodotti sfusi da parte del consumatore.

fonte: www.rinnovabili.it


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Il paese con il cappotto

L’isolamento termico della scuola di Melegno, realizzato con il recupero della lana tosata e destinata ai rifiuti, racconta molto dello sforzo del comune di amministrare in modo diverso. Il paese, già noto per essere autosufficiente dal punto di vista energetico, per la raccolta differenziata porta a porta e per il biodistretto di cui fa parte, ha scelto anche di aprirsi al mondo con l’accoglienza diffusa dei rifugiati. Viaggio nella Rete dei comuni solidali


Foto tratta dalla pagina fb del Comune di Malegno

Un cappotto di lana per la scuola del paese, un centro diurno comunale funzionante dalle 7,30 alle 18 per accogliere bimbi e ragazzi prima e dopo la scuola, per permettere così ai genitori di andare al lavoro tranquilli, sapendo che i loro figli sono in un contesto protetto e stimolante con iniziative e corsi a prezzi accessibili. Malegno, comune della Rete dei comuni solidali, di meno di duemila anime in Valcamonica (Brescia), da anni porta avanti iniziative per migliorare la vita della collettività. Il sindaco, Paolo Erba è stato appena rieletto con il 100 per cento dei voti essendo unico candidato dell’unica lista civica presentatasi alle elezioni: un risultato ottenuto per altro con una percentuale altissima di votanti, quasi il 70 per cento, che ha dunque premiato un’amministrazione molto apprezzata.

In questo piccolo comune si è investito sul futuro, sulle giovani generazioni e sull’ambiente. Negli anni degli incentivi per l’energia pulita, Malegno ha realizzato impianti fotovoltaici che hanno reso il paese autosufficiente producendo un’entrata annua nelle casse comunali di circa duecentomila euro dalla rivendita dell’energia prodotta in esubero. Recuperando la tosatura delle pecore, la cui lana non è più commerciabile, e grazie alle sinergie con ditte artigiane locali, è stato possibile realizzare l’isolamento dell’intero edificio scolastico, “un cappotto per la scuola” è stato affettuosamente rinominato il progetto in fase di ultimazione. Una bella iniziativa che da una parte ha permesso il recupero di materiale ormai destinato al macero e dall’altra ha ristrutturato in maniera economica ed ecologica la scuola riducendo anche i costi futuri di riscaldamento.

Il comune – che fa anche parte dell’associazione dei Comuni virtuosi – è stato anche premiato dalla Provincia di Brescia per la gestione differenziata dei rifiuti (raccolta differenziata “porta a porta spinto”): Malegno rimette anche in circolo l’umido attraverso la distribuzione gratuita del compost riducendo così l’uso di fertilizzanti chimici e incentivando la produzione biologica. In Valcamonica la produzione del biologico è in aumento e Malegno fa parte insieme a numerosi altri comuni limitrofi di un distretto bio solidale. Per molto tempo a rischio di spopolamento, con una percentuale di morti annue spesso superiore alle nascite, dal 2018 ha iniziato una cauta inversione di tendenza: rispetto ai dati del 2017 gli abitanti sono aumentati di 11 unità forse grazie anche all’arrivo dei migranti ospitati nelle case del paese secondo il modello dell’accoglienza diffusa. Pochi numeri, circa una trentina di nuovi cittadini, ma che fanno la differenza. Nuovi cittadini accolti a braccia aperte, simbolo di un cambiamento che fa tutti ben sperare.

La scuola del paese non ha mai rischiato la chiusura e i bambini tutti i giorni vi arrivano in pedibus. All’interno c’è una piccola Biblioteca della pace, per l’educazione alla solidarietà e alla condivisione, temi questi, fondamentali per la formazione dei cittadini del futuro. Durante la Settimana della Pace,organizzata ogni anno nei mesi invernali, si parla di educazione alle differenze attraverso canti e musiche, del rispetto delle diversità e dei valori cristiani. Il momento clou della Settimana della Pace è da sempre, la marcia-cammino di riflessione da Malegno a Cividate, e il tema del 2019 è stato “La buona politica è al servizio della pace” che ha tratto spunti dal messaggio di papa Francesco per la cinquantaduesima Giornata mondiale della Pace.

fonte: comune-info.net

Daniela Ducato, la prima dei #GreenHeroes

Produrre futuro e lavoro salvando l’ambiente: il primo dei nostri #GreenHeroes è l’imprenditrice sarda Daniela Ducato, che riesce a dare una nuova vita produttiva a 120 materiali considerati “scarti”





Ortaggi, cereali, latte, lana, sughero, vino, edilizia, arredamento, risanamento ambientale. Sembrano cose buttate lì, che non c’entrano tra loro, ma c’è una persona che è riuscita a mettere tutto questo insieme, a fare fatturato, a creare impresa e lavoro. Utilizzando idee, conoscenze, talento, voglia di fare qualcosa per l’ambiente e per la sua terra. Come si diceva in quel capolavoro di Frankenstein Junior, “si può fare”, e Daniela Ducato, imprenditrice coraggiosa, ha costruito questo piccolo/grande miracolo nel suo territorio, la provincia del Medio Campidano, in Sardegna.


Forse Daniela ha pensato che se la lana delle pecore riscalda ci si può fare isolamento termico e acustico, e ottenere ottimi materiali edilizi con gli scarti di lavorazione della lana. E così ha fatto nascere un’azienda, Edilana. Ma gli scarti della lana, invece di finire bruciati o in discarica, sono ottimi anche per assorbire il petrolio e altre sostanze oleose e inquinanti, e sono ideali per disinquinare il mare e le spiagge dagli sversamenti di idrocarburi. E usati in agricoltura, visto che conservano a lungo l’acqua, possono garantire alle coltivazioni di crescere bene risparmiando acqua. Ed ecco nascere Geolana e Ortolana.





Ma la Sardegna, come la nostra Italia, ha ancora molti altri materiali che una volta venivano considerati rifiuti, ma che possono diventare utilissimi in mille modi: gli scarti della lavorazione dei cereali, del marmo, degli olii. E così sono arrivate Editerra, Edisughero, Edilatte; e poi, a chiudere il cerchio, Edizero. Ovvero calcestruzzi, pitture, pennelli, adesivi, tessuti, ceramiche, pavimentazioni, impermeabilizzatori. Circa 120 soluzioni prodotte usando soltanto materia rinnovabile eccedente o di recupero. Rispettando le regole dell’economia e dell’impresa, ma anche quelle della natura e del territorio. Dando lavoro a oltre 60 persone, generando un fatturato di 11 milioni Euro, e soprattutto “producendo futuro”. Siete d’accordo con me? Daniela Ducato non merita di essere definita uno dei #GreenHeroes ?

fonte: www.lastampa.it