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L’Italia che protegge l’ambiente e diventa energeticamente autosufficiente può darci milioni di occupati

Il settore ambientale è quello che in assoluto ha più potenzialità occupazionali di tutti gli altri, compreso il settore informatico di cui tanto si favoleggia.




Vari anni fa un politico imprenditore, noto anche per i suoi tanti guai con la giustizia, per farsi eleggere sparò una delle sue proverbiali balle dicendo che avrebbe dato milioni di posti di lavoro agli italiani. Ovviamente nulla di questo si avverò ma se avesse usato questa affermazione riferendosi all’ambiente (che purtroppo il personaggio in questione non sa nemmeno cosa sia) sarebbe stato molto più credibile.
Infatti il settore ambientale è quello che in assoluto ha più potenzialità occupazionali di tutti gli altri, compreso il settore informatico di cui tanto si favoleggia.
Del resto non ci vuole molto a capire che visto lo stato ambientale pietoso in cui abbiamo ridotto il nostro paese, ci vorrà tanto lavoro per rimettere in sesto quanto si è rovinato.
Ma andiamo con ordine, solo il settore della riqualificazione energetica capillare di tutto il patrimonio edilizio italiano darebbe da lavorare a centinaia di migliaia di persone. Se poi finalmente si volesse sfruttare la qualità principale del Paese del sole, ovvero il sole stesso e le energie rinnovabili in genere, anche per fare diventare l’Italia in breve tempo autosufficiente, servirebbero altre centinaia di migliaia di persone.
Pensate ad esempio cosa significherebbe in fatto di occupazione diffusa, da nord a sud, mettere ovunque sia possibile pannelli solari per produrre elettricità, acqua e aria calda, microgeneratori eolici, micro impianti idroelettrici, impianti di biogas domestici.
C’è poi tutto il settore della salvaguardia ambientale laddove innumerevoli zone sono a rischio idrogeologico costante derivante dal saccheggio della natura e cementificazione. Proporre poi un turismo orientato soprattutto all’ecologia, intervenire sul vastissimo settore del riuso, recupero e riciclo dei materiali dalle potenzialità immense, applicare sistemi di efficienza energetica ovunque compresa la mobilità completamente rivista in ottica di tutela ambientale. Intervenire sugli sprechi idrici e quindi la conseguente installazione capillare di limitatori di flusso, sistemi di fitodepurazione ove possibile, compost toilet, sistemi di recupero acqua piovana, orti autoirriganti.
E se calcoliamo le potenzialità anche di tutto il settore dell’agricoltura biologica, avremmo un ulteriore altissimo incremento di occupati, visto che è evidente che non possiamo continuare a mangiare e bere schifezze e conseguentemente avvelenare noi stessi e l’ambiente spargendo tumori nella popolazione, vero flagello sanitario. A corollario di tutto questo c’è la necessaria e fondamentale informazione e formazione a cittadinanza, scuole, imprese, enti pubblici, uffici, che impegnerebbe altrettanti lavoratori.
Intraprendendo queste azioni riassorbiremmo tutta la disoccupazione e molte persone che attualmente fanno lavori dannosi, inutili, senza senso o che non gli piacciono, potrebbero cambiare lavoro e contribuire a fare dell’Italia il giardino fiorito che più volte abbiamo auspicato.
Proviamo a immaginare, con questi interventi capillari e diffusi ovunque, quanti milioni di persone si occuperebbero; e per di più in lavori, utili, sensati e che salvaguardano noi, la nostra salute e quella delle prossime generazioni. Inoltre si risparmierebbero enormi quantità di soldi sottratte al flagello dei combustibili fossili, discariche, inceneritori, veri e propri prosciugatori di ricchezza e produttori di inquinamento senza soluzione di continuità.
Altro che “crescita” e soldi buttati dalla finestra per rilanciare settori che producono merci e servizi dannosi o/e superflui; si punti dunque decisamente e senza indugio sull’ambiente e tutto quanto ne deriva, si avranno solo benefici, vantaggi e prosperità da ogni punto di vista.
E che questa via sia percorribile, sana e saggia lo dimostriamo come associazione Paea da oltre venti anni con il nostro lavoro e spiegheremo come intraprenderla anche nel prossimo corso sul “Cambiare vita e lavoro. Istruzioni per l'uso” giunto ormai alla 47 edizione. Immersi nella natura umbra ospitati al Parco Energie Rinnovabili, un gioiello di autosufficienza, tecnologie appropriate, energie rinnovabili, creatività e ottima cucina, costruiremo l’auspicabile futuro solare e vivibile per tutti

fonte: www.ilcambiamento.it


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Decine di associazioni al Governo: «Transizione ecologica? Le scelte del PNRR vanno in altra direzione»

Oltre cinquanta associazioni scrivono al Governo e ai membri del Parlamento per sottolineare come «il PNRR rispetto alla cosiddetta rivoluzione verde e alla transizione ecologica» non contenga che «roboanti definizioni, mentre le scelte che vengono fatte vanno in ben altra direzione».












«Sono passati diversi mesi dalla presentazione della seconda bozza del PNRR da parte del governo Conte al parlamento in data 15 gennaio, un documento che era già connotato da un grave squilibrio nella ripartizione interna tra i quattro capitoli della Missione “Rivoluzione verde e transizione ecologica”. Il primo M2C1 era finanziato con 69,8 miliardi sul totale di 196, ma di cui solo il 10% pari a 7 miliardi erano destinati alla “sostenibilità ambientale” in agricoltura ed alla attuazione di politiche di “economia circolare”» esordiscono le oltre cinquanta associazioni (tra cui il Movimento Legge Rifiuti Zero, Isde, Cetri-Tires, Gufi, GrlG, ACU e Sostenibilità Equità Solidale) che hanno promosso e hanno già dato la loro adesione alla lettera-appello inviata al presidente del Consiglio Draghi, ai ministri Cingolani e Cartabia e ai membri di Camera e Senato..
«Dei 7 miliardi veniva destinata all'“Economia circolare” una quota di appena 4,5 miliardi - pari al 6,44% del budget – di fatto finanziando soltanto il “recupero di energia”, fase che non fa più parte dell’economia circolare che prevede le sole fasi di prevenzione-riutilizzo-riciclaggio. In particolare si prevedeva di utilizzare per il progetto impropriamente titolato “economia circolare” la quasi totalità dei fondi (3,7 dei 4,5 miliardi) destinati a sostenere esclusivamente la produzione di combustibili come il “BIO-METANO”, derivato dalla depurazione del BIOGAS prodotto a sua volta da scarti agricoli e dalla frazione organica dei rifiuti urbani, senza considerare che l’articolo 3 punto 15 bis, l’articolo 11 comma 2 e l’articolo 11 bis comma 5 della direttiva 851/2018/CE, della direttiva 851/2018/CE, recepita dal parlamento con il D. Lgs. 116/2020, hanno introdotto il “recupero di materia” ed escluso del tutto dagli obiettivi di riciclaggio dell’economia circolare questo tipo di recupero di energia» scpiegano i promotori.

«Questa non è vera economia circolare»

«Con l’insediamento del governo Draghi pensavamo che tali evidenti squilibri fossero superati e che nel comparto “Rivoluzione verde e transizione ecologica” venisse supportata la vera “economia circolare” basata sul “recupero di materia” attraverso il riutilizzo di beni, il compostaggio aerobico dell’organico ed il riciclaggio delle frazioni inorganiche per quanto riguarda la valorizzazione dei rifiuti differenziati. Per quanto riguarda il comparto energia ci saremmo aspettati una visione di medio – lungo termine con un chiaro rifiuto del ricorso all'idrogeno "grigio" o "blu", quindi da metano o bio-metano, che non sono a emissioni zero» proseguono i rosttoscrittori dell'appello.
«Dobbiamo constatare invece che anche nella bozza del PNRR del governo Draghi le scelte principali vengono confermate attribuendo alla “Rivoluzione verde e transizione ecologica” la cifra ancora troppo bassa di 4,5 Miliardi, attribuendola quasi interamente alla produzione di bio-metano (con 1,5 Miliardi per la riconversione a “bio-metano” del 70% degli ottocento vecchi impianti di biogas e 2,2 Miliardi per la costruzione di nuovi impianti per la produzione di “bio-metano”). In pratica la scelta strategica del governo Draghi si basa sull’assunto che l’economia circolare è rappresentata dal passaggio dai combustibili fossili al biometano derivato dal biogas ed a questo passaggio assegna ingenti risorse, affermando che “Il bio-metano è strategico per la decarbonizzazione e l'economia circolare, massimizzando l'energia di recupero da scarti biologici agricoli e agroindustriali” per “sostituire i combustibili fossili con il biogas”».

A proposito di biometano...

«A proposito di “bio”-metano, ricordiamo anche che esso risulta indistinguibile nella sua struttura chimica da quello di origine fossile, e che questo gas deve essere combusto per essere utilizzato. Diversi recenti studi mostrano altresì come i mezzi pesanti alimentati a metano emettano più CO2 e particolato di quelli alimentati a diesel o a benzina. E’ noto che le combustioni in generale non possono rappresentare un’alternativa alla decarbonizzazione ad “emissioni zero” né tantomeno uno strumento di contrasto ai cambiamenti climatici - scrivono i promotori - Occorre considerare altresì che un impianto di biogas da 1 Megawatt necessita di circa 400 ettari di terreno per coltivare mais e sorgo come “materia prima”, per cui OGGI i 1.600 impianti attuali in gran parte nel Nord Italia “occupano” oltre 640.000 ettari sottratti alle coltivazioni per l’alimentazione umana e zootecnica, sebbene il PNRR del governo Draghi ne citi “soltanto” 560 da riconvertire».

«Tra le note criticità dovute alla gestione di impianti che producono biogas, specialmente nel Nord Italia, vi è un severo danno ambientale dovuto alla pessima qualità del “digestato” prodotto, contenente composti azotati e metalli pesanti che vengono quindi sparsi sui campi contaminando coltivazioni, terreni e corsi d’acqua. Tutto ciò è accompagnato dalla falsa narrazione secondo cui il Bio-metano potrebbe addirittura “sostituire i combustibili fossili”, nell’utilizzo per autotrazione. Diversi recenti studi mostrano come i mezzi pesanti alimentati a metano emettano più CO2 e altro particolato tossico rispetto a diesel e benzina. Nel paper redatto a settembre 2019 dalla “European Federation for Transport and Environment AISBL” viene riportato che il GNL (Gas naturale liquefatto / metano al 99%) e lo stesso Bio-metano utilizzato per autotrazione non sarebbero affatto sostenibili , anzi produrrebbero un inquinamento atmosferico da NOx e da particolato PM2,5 e PM10 5 volte superiore ai motori Diesel modello 2013».

«Dai dati ufficiali del GSE - il Gestore Servizi Energetici, si apprende inoltre che il finanziamento annuo a fondo perduto per la quota di elettricità prodotta da “Fonti Energetiche Sostenibili” e da fonti “assimilate” (come inceneritori – centrali a biomasse – impianti a biogas/biometano) è pari a circa 12 miliardi di euro, di cui per il solo biogas circa 1,5 miliardi di euro , a fronte di una produzione di energia da biogas nel periodo 2015-2020 pari solo allo 0.04% del totale».

«Così la transizione ecolgica è ritardata»

«L’interpretazione dell’“Economia circolare” che emerge dalla bozza di PNRR del governo Draghi rischia dunque di ritardare la transizione ecologica e di mettere seriamente a rischio la possibilità per l'Italia di accedere ai fondi del NextGenerationUE, la cui erogazione dovrà rimanere coerente ai principi stabiliti e a quanto previsto nelle direttive europee sull'economia circolare. Citiamo pertanto la comunicazione del 12 febbraio 2021 della Commissione Europea secondo cui “il regolamento che istituisce il dispositivo per la ripresa e la resilienza (RRF, Recovery and Resilience Facility) stabilisce che nessuna misura inserita in un piano per la ripresa e la resilienza (RRP, Recovery and Resilience Plan) debba arrecare danno agli obiettivi ambientali ai sensi dell'articolo 17 del regolamento Tassonomia. Ai sensi del regolamento RRF, la valutazione degli RRP deve garantire che ogni singola misura (ossia ciascuna riforma e ciascun investimento) inclusa nel piano sia conforme al principio "non arrecare un danno significativo" (DNSH, "do no significant harm")”» prosegue l'appello dei promotori.

«Invitiamo quindi tutte le forze politiche della maggioranza e dell’opposizione parlamentare a riflettere attentamente sulla gravità di queste previsioni illegittime, anche se ancora in fase di definizione, ed invitiamo tutte le associazioni “ambientaliste”, i comitati, i medici, i giovani e tutti i cittadini a cui preme la tutela della salute pubblica e dell’ambiente a sottoscrivere il presente comunicato per avviare un dibattito pubblico sulle azioni che condizioneranno il futuro di tutti, per contrastare scelte che non sono sostenute da prove scientifiche né per quanto attiene ai benefici ambientali né tantomeno per la salute. L’attuale situazione richiede il massimo rigore e la massima adesione alle evidenze per scongiurare non solo una sostanziale inefficacia delle misure adottate, ma, cosa davvero grave, un ulteriore peggioramento delle condizioni ambientali, climatiche e di salute».

Per info e adesioni : leggerifiutizero@gmail.com oppure postmaster@pec.leggerifiutizero.org

fonte: www.terranuova.it


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Biogas da rifiuti agroalimentari, norma UNI in consultazione















La futura norma è indirizzata ai gestori di impianti di biogas e biometano, con lo scopo di elaborare un documento di riferimento per prodotti ottenuti dal trattamento di rifiuti agricoli e alimentari destinati agli impianti a biodigestione anaerobica.

Il Progetto UNI1608494, dal titolo "Classificazione e specifiche dei prodotti organici ottenuti dal trattamento e recupero di rifiuti agricoli, alimentari e agro-alimentari destinati agli impianti di biodigestione anaerobica", è in consultazione pubblica preliminare a partire dall'11 settembre 2020.

La futura norma nasce dall'esigenza di elaborare un documento di riferimento a livello nazionale per prodotti organici ottenuti dal trattamento e recupero di rifiuti agricoli, alimentari e agro-alimentari (individuati da specifici codici EER) destinati, a seguito di una loro miscelazione per l’'ottenimento di un prodotto con caratteristiche costanti ed omogenee, all'utilizzo in impianti a digestione anaerobica per la produzione di biogas.

Il suo obiettivo è quello di fornire dei principi univoci e chiari per classificare i prodotti e per definirne le caratteristiche per il loro impiego come biomasse per gli impianti a biogas. La norma si rivolge a una molteplicità di realtà industriali che nel complesso gestiscono a livello nazionale un flusso di rifiuti agro-alimentari pari circa a 6 milioni di tonnellate/anno.

Inoltre, si vuole favorire l'’uso di matrici nobili al posto di colture agricole dedicate (come ad esempio mais, triticale, ecc.) e il recupero e la valorizzazione a fini energetici di rifiuti alimentari, per lo più confezionati, derivanti dalle aziende che ad oggi non trovano una facile collocazione.

La consultazione si chiude il 29 settembre 2020. I soggetti interessati possono inviare i propri commenti nella sezione "Inchieste pubbliche preliminari" del sito UNI.
Riferimenti

Banca dati UNI - Inchiesta preliminare

Gli incentivi e le agevolazioni per il biometano introdotti dal Dm 2 marzo 2018
in Nextville (Incentivi e bandi)



fonte: www.nextville.it


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Brevettata a Bologna la macchina che fa la differenziata “al posto nostro”, separando i rifiuti organici dalla plastica



















Separa da solo i rifiuti plastici e ferrosi da quelli organici e produce biogas: è stato brevettato nel bolognese un macchinario per pre-trattare e trasformare fino a 15 tonnellate all’ora di rifiuti e produrre fonti alternative utile poi per la produzione di energia rinnovabile. Il primo macchinario è stato già messo in funzione in provincia di Pavia, mentre prossimamente un secondo partirà per la Croazia.

Ci troviamo a Gaggio Montano e l’innovativa attrezzatura, ribattezzata Pass, promette davvero miracoli, anche perché da cinque macchinari per il trattamento dei rifiuti si arriva così ad uno solo compatto.

E non solo: la resa sarà di circa 15 tonnellate l’ora, fino ad arrivare a spremere la parte “molle” restante in una purea che, immessa in bio-digestori, è pronta ad essere utilizzata per produrre proprio il biogas.

Il macchinario è completamente automatizzato ed è composto da più moduli: un modulo di pretriturazione, posto nella parte superiore della macchina e un gruppo di spremitura.

Tra i due moduli si può poi aggiungere un modulo “deferrizzatore”. La macchina viene alimentata dall’alto, tramite appositi sistemi di carico. Il rifiuto entra in una zona di pretriturazione, regolabile secondo il tipo di rifiuto, e a caduta passa successivamente in una vasca che alimenta a sua volta il gruppo di spremitura.

Pass è stato progettato e realizzato dalla Palmieri Group, azienda italiana tra i leader mondiali nei settori di utensili, tunnel, miniere e macchine riciclaggio.

fonte: www.greenme.it



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Manovra 2020, le novità per l’energia nelle legge di bilancio

La Camera ha provato il provvedimento nella notte tra il 23 e 24 dicembre, dopo che il governo aveva chiesto la fiducia per evitare modifiche del testo




















La manovra 2020 incassa l’ultimo sì dell’anno e dell’iter parlamentare: la Camera dei deputati ha votato questa notte la fiducia (312 voti a favore e 153 contrari), facendo quindi passare la legge di bilancio nella versione approvata dal Senato.
Nessuna modifica dell’ultimo momento dunque, ma solo una conferma del ricco corpus normativo uscito da Palazzo Madama la scorsa settimana. Nel complesso il testo riporta diverse misure sul fronte energetico ed ambientale che entreranno in vigore il prossimo anno.
A partire da quelle inserite nel capitolo “Investimenti Enti territoriali”. L’articolo 8 prevede infatti che lo stanziamento di 500 milioni di euro totali, per ciascuno degli anni dal 2020 al 2024, per aiutare i comuni investire sulle opere pubbliche com­presi interventi efficientamento del­l’illuminazione pubblica, di risparmio ener­getico negli edifici della PA e in quelli di edilizia residenziale di installazione di impianti per la produzione di energia rinnovabile.Con questi fondi potranno anche essere incentivate misure in materia di mobilità sostenibile, di adegua­mento e messa in sicurezza di scuole, edi­fici pubblici e patrimonio comunale e di abbattimento delle barriere architettoniche.
Nello stesso articolo la legge di bilancio introduce, a partire dal 1° gennaio 2020, per gli interventi di ristrutturazione importante delle parti comuni degli edifici condominiali con importi di 200.000 euro o più, la possibilità di optare al posto dell’ecobonus di un contributo diretto sotto forma di sconto sui lavori (opzione originariamente proposta per tutti gli ecobonus). Per questi interventi la scadenza è prorogata al 2021 mentre l’aliquota rimane del 70-75%.
Rimanendo in ambito detrazioni Irpef in edilizia, la manovra 2020 proroga al 31 dicembre del prossimo anno la scadenza delle riqualificazioni energetiche o ecobonus 65% (ma l’aliquota che scende al 50% per alcuni interventi) e al 31 dicembre 2021 il sisma bonus. Introduce poi il nuovo Bonus Facciate: “Per le spese documentate, sostenute nell’anno 2020, relative agli interventi, ivi inclusi quelli di sola pulitura o tinteggia­tura esterna, finalizzati al recupero o re­stauro della facciata esterna degli edifici esistenti ubicati in zona A o B […] spetta una detrazione dall’imposta lorda pari al 90 per cento”.
Dal testo è escluso qualsiasi riferimento al Bonus Verde che finisce invece nel Milleproroghe, licenziato lo scorso sabato in Consiglio dei ministri.
Novità anche in campo del biogas tra le “Misure per favorire l’economia circolare del territorio”. L’articolo 60 della legge introduce un nuovo sistema incentivante per il comparto, legato all’utilizzo di rifiuti e deiezioni prodotti dagli allevamenti.
Nel dettaglio la norma prevede che gli impianti di produzione di elettrica esistenti alimentati a biogas ed en­trati in esercizio entro il 31 dicembre 2007, “con l’obbligo di utilizzo di almeno il 40% in peso di effluenti zootecnici, e che riconvertano la loro pro­duzione giornaliera secondo un nuovo regime programmabile”, possano godere di nuovi sussidi.
Ovviamente l’erogazione dell’incentivo è subordinata al via libera della Commissione europea in base alle norme sugli aiuti di Stato. Il testo spiega anche che toccherà ad ARERA definire le modalità con cui le risorse per tale regime troveranno copertura, tramite le componenti tariffarie dell’energia elettrica. Nell’articolo successivo vengono invece definite nome e condizioni per l’Utilizzazione agronomica del “digestato equiparato”, ossia di quel prodotto ottenuto dalla digestione anaerobica la cui azione sul suolo può essere equiparata a quella di elementi di origine chimica. La legge di bilancio 2020 dà a tutte le aziende la possibilità di valorizzare il digestato equiparato in funzione dalla possibilità, grazie al riconosciuto potere fertilizzante e ai suoi nutrienti, di ridurre il ricorso ai concimi di sintesi.

fonte: www.rinnovabili.it

Biometano dai reflui e rifiuti, l’Emilia Romagna lo testa nei trasporti

Siglato l’accordo tra ART-ER, Iren e Volkswagen per sperimentare  il carburante prodotto dai fanghi del depuratore di Roncocesi. Assessore Costi: “Nel Piano Energetico Regionale il biometano è una delle vie verso la sostenibilità”





















Taglio del nastro per il primo distributore di biometano dai reflui a Reggio Emilia. L’impianto – frutto del progetto Biomether – sarà al centro di una nuova sperimentazione avviata da ART-ER, la nuova azienda regionale per la crescita e l’innovazione, in collaborazione con la multiservizi IREN e Volkswagen. In occasione dell’inaugurazione del distributore, infatti, le tre società hanno siglato un accordo per testare direttamente su strada le prestazioni del nuovo carburante.
“Sappiamo che il futuro si giocherà su un mix di misure che vanno dall’elettrico all’utilizzo di carburanti verdi e nel Piano Energetico Regionale il biometano è una delle vie verso la sostenibilità – ha commentato Palma Costi, Assessore regionale alle attività produttive della Regione Emilia-Romagna – Per questo ritengo l’accordo un passo importante, anche perché sancisce la collaborazione tra soggetti diversi che dimostra come grandi obiettivi, come quelli della sostenibilità, si raggiungono condividendo capacità, competenze e risorse”.

Per i prossimi due anni tre Volkswagen “Polo TGI” saranno rifornite con biometano e messe alla prova su una percorrenza annua di 15 chilometri. Il piano test, a cura di ENEA, andrà ad analizzare il comportamento energetico-emissivo di motori alimentati a gas naturale con la versione “bio” del combustibile“Grazie al biometano – ha spiegato Renato Boero, Presidente della società – i veicoli che sono in fase di sperimentazione hanno un impatto ambientale quasi nullo”.
Nel dettaglio, il combustibile sarà prodotto dai fanghi del depuratore di Roncocesi (RE): qui infatti le acque reflue saranno trattate catturando il biogas generato e procedendo quindi all’upgrading per ottenere una percentuale di metano superiore al 95%.

Non si tratta dell’unica iniziativa realizzata nella regione sul versante biofuel. Lo stesso progetto Biomether ha in programma altre due tappe. Oggi nel Comune di Ravenna verrà presentato il primo impianto di produzione di biometano da biogas da discarica. Il combustibile verrà utilizzato per alimentare gli autobus a metano di START Romagna. Domani invece saranno presentate a Bologna le Linee Guida Regionali per il biometano per fornire indicazioni sullo sviluppo del settore.

L’apertura del distributore di biometano a Roncocesi fa parte di un ciclo di eventi per la chiusura del progetto Biomether che, nato nel 2013 con il finanziamento comunitario LIFE e della Regione Emilia-Romagna, ha avuto la finalità di dimostrare che la produzione di biometano è sostenibile e replicabile”, ha aggiunto Marina Silverii, direttore di ART-ER. “Lo sviluppo di questo progetto in Emilia-Romagna, prima regione in Italia per l’utilizzo di gas naturale per l’alimentazione dei veicoli e  seconda per la produzione di biogas (16%), dopo la Lombardia (33%), conferma la forte attenzione ai temi della sostenibilità”.

fonte: www.rinnovabili.it

Rinnovabili dai rifiuti: presentata tecnologia italiana innovativa

Dai rifiuti è possibile ricavare CO2 per uso industriale e alimentare, e metano per produrre energia, presentato nuovo progetto italiano.





Dai rifiuti è ora possibile ricavare CO2 per uso industriale e alimentare e metano per produrre energia. La scoperta tutta italiana arriva ricercatori dell’Istituto per la tecnologia delle membrane del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Itm) di Rende (Cs), in collaborazione con l’azienda Tecno Project Industriale S.r.l, che ha descritto il metodo sulla rivista Energy Environmental Science.

Il metodo è già testato a livello industriale dalla Montello S.p.a., nell’omonimo comune in Provincia di Bergamo, dove i rifiuti solidi urbani vengo convertiti in biogas. John Jansen, responsabile del gruppo di ricerca, ha spiegato:

Il biogas, normalmente usato come combustibile per riscaldamento o per produrre energia elettrica, contiene principalmente metano e circa il 35% di CO2. La novità del nostro impianto, il primo in Europa anche per le sue dimensioni, è che la CO2 contenuta in questo biogas, viene interamente recuperata dai rifiuti e può essere utilizzata anche nell’industria alimentare, ad esempio, per la produzione di acqua frizzante e di bevande gassate o per il surgelamento o l’imballaggio di alimenti in atmosfera controllata, riducendo così l’uso di conservanti. L’applicazione di questa tecnologia potrebbe fornire un notevole contributo nella lotta contro i cambiamenti climatici e per un’economia più sostenibile.

La collaborazione con Tecno Project parte da un finanziamento della Commissione Europea ottenuto nel 2009. All’inizio si pensava solamente a come rimuovere anidride carbonica dall’atmosfera, per rendere il biogas un combustibile più pulito e utile alla causa ambientale. Nel corso del tempo però la ricerca si è evoluta in un progetto pilota che è poi diventato l’impianto di Montello. Elisa Esposito, del gruppo di ricerca del Cnr-Itm e principale autrice dello studio, ha dichiarato:

Nell’impianto di Montello dove è stata eseguita la sperimentazione vengono prodotti circa 3 mila metri cubi di metano all’ora, sufficienti per il fabbisogno di oltre 20 mila famiglie. Simultaneamente le 7 mila tonnellate di CO2 prodotte ogni anno vengono ora recuperate assumendo un importante valore commerciale.

Un vantaggio di questa tecnologia è che può essere applicata a tutti i rifiuti organici, non solo domestici, ma anche provenienti da agricoltura, allevamenti e industria alimentare, per produrre ancora più energia rinnovabile e ridurre ulteriormente l’emissione di gas serra.


fonte: www.greenstyle.it

Biometano da rifiuti organici, 9 impianti in Italia entro il 2018

Dal primo impianto di biometano del Centro-Sud Italia al primo distributore di biometano per automezzi: le eccellenze italiane che guardano al futuro
















“La nuova frontiera dell’economia circolare si chiama biometano e l’Italia sta già dimostrando di essere pronta ad accogliere questa sfida”. A ribadirlo è Massimo Centemero, direttore del Consorzio Italiano Compostatori (CIC). Il biometano è stato proprio uno dei protagonisti della fiera: “si tratta di un biocarburante avanzato, una risorsa rinnovabile e naturale che si ottiene raffinando il biogas generato dalla digestione anaerobica dei rifiuti organici”, sottolinea Centemero. Gli utilizzi? Sia per l’immissione in rete sia per l’autotrazione.

L’Italia sembra aver colto l’innovazione ed entro la fine dell’anno saranno 9 impianti in grado di produrre biometano da FORSU - di cui 8 consorziati CIC - le cui storie saranno raccontate nel corso del convegno organizzato ad Ecomondo dalla Piattaforma Tecnologica Nazionale Biometano “Il gas rinnovabile nella strategia Clima Energia europea e nazionale” (giovedì 8 novembre). 



Il primo esempio nella produzione di biometano esclusivamente dal trattamento dei rifiuti organici della raccolta differenziata urbana e nell’immissione di biometano nella rete di trasporto nazionale è rappresentato dall’impianto di Montello Spa a Bergamo. Entrato in funzione da giugno 2017, l’impianto è in grado di produrre circa 32 milioni di standard metri cubi, cioè l’equivalente quantitativo di carburante necessario ad automobili a metano per percorrere circa 640 mln di chilometri.

Nelle ultime settimane a seguire l’esempio sono stati due impianti. Il primo si trova a Rende (CS): la Calabra Maceri ha inaugurato il primo impianto di biometano del Centro-Sud Italia connesso alla rete nazionale del gas naturale per gli usi industriali, residenziali e per l’autotrazione. L’impianto è in grado di trasformare 40.000 tonnellate annue di rifiuti organici da raccolta differenziata in 4,5 milioni di metri cubi di biometano annui. Il biometano per autotrazione, prodotto grazie a un sofisticato sistema di purificazione del gas, consente di percorrere 90.000.000 km che, con una media di 20.000 km annui a mezzo di trasporto, può alimentare fino a 4.500 autovetture, con un risparmio complessivo di oltre 16.200.000 kg di CO2 all’anno (3.600 kg per auto). 



Dal Sud al Nord: l’altro taglio del nastro è stato a Vittorio Veneto con l’inaugurazione a settembre del primo distributore di biometano proveniente dalla trasformazione del rifiuto organico. Ad ora il biometano derivato da rifiuto organico, ottenuto presso l’impianto SESA di Este (Padova), viene utilizzato per alimentare la flotta della società di raccolta di rifiuti urbani Savno, attiva su 44 comuni della provincia di Treviso. Un vero e proprio ciclo virtuoso legato ai rifiuti organici: il biometano ottenuto dalla produzione di organico del Bacino potrà coprire oltre l’80% dei km percorsi per la raccolta dell’organico stesso, ovvero circa 1,1 milioni di km all’anno, con un risparmio in termini di semplice acquisto di carburante di oltre 300.000 euro. Savno potrà inoltre risparmiare circa 10 ton di CO2 all’anno per ogni mezzo rispetto ad un veicolo con trazione a gasolio.

A segnare una svolta nel 2018 è stata in primis l’approvazione del decreto per la promozione dell’ uso del biometano nel settore dei trasporti e le agevolazioni per le imprese a forte consumo di gas naturale. “Un passo che, insieme all’approvazione del nuovo pacchetto di direttive europee sull’economia circolare, permette di valorizzare a pieno il rifiuto organico in Italia e di accelerare il percorso che stiamo costruendo verso modelli di consumo più sostenibili”, commenta Alessandro Canovai, presidente del CIC. L’apertura dei nuovi impianti è “un segnale importante che testimonia come la rivoluzione del biowaste sia in grado di coinvolgere tutto il Paese e soprattutto mette in evidenza quanto le aziende italiane siano pronte a produrre e commercializzare il biometano”. 



Secondo il CIC, considerando il biogas attualmente destinato alla produzione di energia elettrica e il margine di crescita della raccolta differenziata del rifiuto organico, è possibile stimare al 2025 una produzione potenziale di biometano da frazione umida di circa 500 milioni di Nm3/anno, e un potenziale complessivo di 0,8 miliardi di Nm3/anno, se si considera l’intero ammontare di rifiuti organici prodotti in ambito urbano.


@ConsorzioCIC
fonte: www.lastampa.it

Per i camion a idrogeno della Toyota un pieno di rifiuti




La società realizzerà in California un impianto di tri-generazione  che, a partire dai rifiuti organici, produrrà elettricità, calore e idrogeno















La California è il primo Stato americano ad aver inaugurato un servizio di trasporti commerciali a zero emissioni. Il progetto, che porta la firma di Toyota Motor North America, ha messo nei giorni scorsi sulle strade di Los Angeles i primi camion a idrogeno, tir dotati di fuel cell da impiegare su breve tratte locali. Per alimentarle la Toyota sta realizzando in collaborazione con FuelCell Energy, Tri-Gen, mega centrale di tri-generazione per la produzione di calore, elettricità e ovviamente idrogeno.

La struttura è stata presentata dalle due aziende come “il primo impianto al mondo di fuel cell a carbonati fusi su scala megawatt” dotata di stazione di rifornimento. Tri-Gen impiegherà come materia prima il biogas prodotto da rifiuti organici (fanghi di depurazione cittadini); il gas sarà trasformato in elettricità e idrogeno. La prima verrà immessa in rete, il secondo direttamente nei serbatoi dei nuovi tir a zero emissioni.

  














I lavori sono solo all’inizio: da programma, l’impianto dovrebbe entrare in funzione nel 2020 aggiungendo alla rete una potenza elettrica di 2,35 MW e generando circa di elettricità 1,2 tonnellate di idrogeno al giorno, in grado di soddisfare le esigenze quotidiane di quasi 1.500 veicoli a fuel cell. “Per oltre vent’anni, Toyota ha guidato lo sviluppo della tecnologia delle celle a combustibile perché comprendiamo l’enorme potenziale per ridurre le emissioni e migliorare la società”, ha affermato Doug Murtha, vicepresidente del gruppo. “Il Tri-Gen rappresenta un importante passo in avanti per la mobilità sostenibile e un risultato chiave della nostra 2050 Environmental Challenge per azzerare le emissioni nette di CO2 delle nostre attività”.


La centrale è stata sviluppata da FuelCell Energy il progetto coinvolge direttamente anche il Dipartimento dell’Energia degli Stati Uniti e le agenzie californiane tra cui il California Air Resources Board, e California University di Irvine, la cui ricerca ha contribuito a sviluppare la tecnologia di base.
I camion invece fanno parte del  Project Portal e sono dotati di una capacità di carico di circa 36 tonnellate. L’autonomia dichiarata è di 321 km con un pieno, abbastanza ridotta quindi ma sufficiente a coprire le miglia giornaliere dal porto ai vicini cantieri navali e ai magazzini per circostanti.

fonte: www.rinnovabili.it