Visualizzazione post con etichetta #IvaAgevolata. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta #IvaAgevolata. Mostra tutti i post

L'Austria rende le riparazioni più convenienti

 

Le cose si stanno muovendo velocemente per le riparazioni in Austria!


Negli ultimi mesi la coalizione di governo ha concordato una riduzione dell'IVA sulle “piccole riparazioni” di bici, abbigliamento e scarpe.

In concreto, l'IVA per questi tipi di riparazioni sarà ridotta dal 20% al 10%, rendendo più interessante dal punto di vista finanziario riparare questi prodotti piuttosto che buttarli via e acquistarne di nuovi. Lo “sgravio fiscale per piccoli servizi di riparazione e vendita di prodotti riparati” come viene chiamato era già incluso nel programma governativo (pubblicato a gennaio 2020). Il prossimo passo sarà trasformarlo in legislazione.

Nel frattempo, diversi stati federali austriaci (Stiria, Alta Austria, Bassa Austria e Salisburgo) e la città di Graz hanno implementato un "bonus di riparazione" che si è rivelato un grande successo. Questo bonus finanzia fino al 50% del costo totale di una riparazione, fino a un massimo di 100 €. Questo vale solo per gli elettrodomestici grandi e piccoli di stabilimenti commerciali. I consumatori devono richiedere il rimborso una volta che la riparazione è stata effettuata e una fattura è stata pagata.

A Vienna, il governo locale ha appena approvato un programma di finanziamento per la riparazione di 1,6 milioni di euro per il periodo dal 2020 al 2023 in collaborazione con Repair Network Vienna, RepaNet e l'Istituto austriaco di ecologia.

A partire dal 21 settembre, sarà possibile per i consumatori registrarsi sul sito web di una città, scaricare un voucher e utilizzarlo direttamente presso una delle organizzazioni membri di Repair Network Vienna che partecipano al programma di finanziamento.

Analogamente ad altre regioni, il programma finanzierà il 50% del costo di una riparazione fino a un massimo di 100 €. Se una riparazione non è possibile, sarà coperto il 100% dei costi stimati, fino a 45 €.

Questa iniziativa si applica a tutti i prodotti che necessitano di fissaggio, indipendentemente dalla residenza del consumatore. Gli unici criteri per le organizzazioni da coinvolgere nella rete di riparazione sono che il 50% della loro forza lavoro deve essere riparatori e che forniscono riparazioni per una vasta gamma di marchi.

Questa serie di incentivi finanziari e sgravi fiscali mostra che la riparazione è in cima all'agenda politica in Austria e che la legislazione sul diritto alla riparazione può assumere molte forme per rendere la riparazione tradizionale e accessibile.

fonte: repair.eu


#RifiutiZeroUmbria - Sostienici nelle nostre iniziative, anche con un piccolo contributo su questo IBAN IT 44 Q 03599 01899 050188531897Grazie!

=> Seguici su Twitter - https://twitter.com/Cru_Rz
=> Seguici su Telegram - http://t.me/RifiutiZeroUmbria

Enter your email address:

Delivered by FeedBurner

Logistica di prossimità: come riprogettare il trasporto commerciale in ottica green

Innovare il trasporto in ambito commerciale e investire nella qualità degli spazi urbani come luoghi in cui poter lavorare e vivere: queste le sfide emerse in occasione del workshop “UMS – Ultimo Miglio Sostenibile” con il supporto di Interporto Padova e dell’Ambasciata del Regno dei Paesi Bassi, svoltosi all'Acquario Civico di Milano.





Per gli esperti di mobilità sostenibile non ci sono dubbi, è il momento di ripensare lo spazio pubblico in un’ottica di efficienza e decongestionamento. “Serve pensare ad una città più flessibile, che promuova l’uso dei mezzi in sharing anche per le attività commerciali e consenta maggiore agilità negli spostamenti, non solo per migliorare le attività esistenti, ma per immaginarne di nuove e innovative”. Così Barbara Meggetto, Presidente di Legambiente Lombardia, intervenuta il 18 settembre in occasione del workshop internazionale “UMS – Ultimo Miglio Sostenibile” promosso da Milano Bike City e il circolo Legambici Legambiente per la mobilità attiva e la ciclabilità, sottolinea l’importanza di riprogettare gli spazi di vita e lavoro delle città italiane, investendo in innovazione e sostenibilità.

Servono strategie integrate in grado di affrontare lo sviluppo della logistica di prossimità in accordo alle esigenze dei cittadini che ogni giorno abitano gli ambienti urbani e hanno diritto ad una città accessibile, in cui traffico e inquinamento atmosferico siano fattori in costante riduzione. Il trasporto commerciale deve iniziare a muoversi lungo binari complementari rispetto all'evoluzione del tessuto urbano e del suo funzionamento, in sintonia con un aumento della qualità della vita.

Non è un caso che proprio Legambiente abbia presentato lo scorso settembre dieci punti in materia di mobilità e trasporto, con l’intenzione di contribuire al miglioramento della nuova legge di Bilancio. “Accelerare il cambiamento nella mobilità è decisivo nella battaglia del clima – ha dichiarato Edoardo Zanchini, vicepresidente di Legambiente – Per questo chiediamo al nuovo governo di essere coerente con gli impegni presi in queste settimane e di dare subito un segnale chiaro ai cittadini, ai sindaci e al sistema delle imprese. I provvedimenti che verranno approvati nei prossimi mesi, dal decreto Clima alla legge di Bilancio, dovranno definire la traiettoria delle scelte indispensabili a rilanciare il trasporto pubblico nel nostro Paese, a rendere sempre più competitiva la mobilità elettrica, a superare le barriere che ancora oggi incontra la micro-mobilità a emissioni zero nel circolare all’interno delle città”.

Tra le proposte, l’associazione ambientalista chiede di portare l’IVA al 10% per l’acquisto di mezzi elettrici dedicati al trasporto pubblico, immaginando il lancio di una nuova filiera industriale: la rigenerazione di autobus e mezzi speciali elettrici. Non ultimo, Legambiente insiste sull'eliminazione dei sussidi all'autotrasporto per i camion Euro 3, chiedendo di destinare lo stesso importo ad incentivare la sostituzione di camion inquinanti con nuovi mezzi a gas naturale liquefatto (GNL), nella prospettiva di arrivare ai mezzi funzionanti con bio-GNL, biometano avanzato, quindi esente accise.

Anche gli aerei e le navi, ricordano gli ambientalisti, devono cominciare a pagare. E se non sarà possibile già dal 2020, per i necessari tempi di adeguamento europei, ricorda Legambiente, potrebbe funzionare introdurre una tassa portuale o aeroportuale provvisoria per ogni atterraggio e decollo in scali nazionali. Grazie al workshop tenutosi a Milano il 18 ottobre, torna con forza sui tavoli di amministratori e addetti ai lavori l’idea di poter lavorare al trasporto commerciale identificando metodi più efficienti: “Lo sviluppo della logistica sostenibile di prossimità a Milano e in Italia passa per strategie che vanno nella direzione di integrare le esigenze di chi la città la vive per lavoro e il tema della lotta all’inquinamento atmosferico – spiega Barbara Meggetto, Presidente di Legambiente Lombardia – come Milano ha fatto introducendo l’Area B. Per fare questo, però, non bastano le restrizioni al traffico, è necessario riprogettare anche lo spazio pubblico. Le strade dove si muovono i cittadini, il commercio e i servizi devono migliorare la loro capacità di condividere gli spazi, oggi immobilizzati dalla sosta prolungata”.

fonte: https://www.nonsoloambiente.it

Quanto è circolare l’economia? In quella italiana l’uso di materiali riciclati è fermo al 18,5% sul totale

Come migliorare? Fluttero: «Iva agevolata, diffusione del Gpp e corretta informazione dei consumatori»





















L’Ispra informa che nel 2016 per i rifiuti urbani in Italia «la percentuale di preparazione per il riutilizzo e il riciclaggio si attesta al 47,7%», mentre per i rifiuti speciali il recupero di materia è al 65%. Eppure per Eurostat (2014) il “circular material use rate” è ancora al 18,5%. Cosa significa, e come si spiega quest’ampio divario?
«Si tratta di indicatori diversi, anche se in qualche modo collegati. Il tasso di circolarità nell’uso di materia elaborato da Eurostat misura la quota di materiale recuperato e reimmesso nell’economia ed è parametrato all’uso complessivo della materia. Esso, quindi, misura l’impiego di materiale riciclato, che va a sostituire la materia prima vergine o naturale, rispetto a tutta la materia impiegata. In alcuni settori, ad esempio quelli della produzione di imballaggi in carta, vetro o alluminio, tale tasso è molto alto, e può raggiungere picchi dell’80/90%, ma evidentemente ci sono altri settori in cui è molto basso o quasi nullo.
Diverso è invece il tasso di riciclaggio o di preparazione per il riutilizzo, calcolati sul peso complessivo dei rifiuti raccolti. Essi misurano le quote di rifiuti avviati a riciclo o preparazione per il riutilizzo; la nuova metodologia europea appena adottata precisa che occorre considerare i rifiuti che entrano nell’impianto di riciclo o che hanno subito una prima selezione».
Secondo l’ultimo sondaggio condotto da Lorien Consulting per Legambiente e Conou il 58% degli italiani si ritiene ben informato su “la raccolta differenziata e il riciclo dei rifiuti”, eppure solo per il 46% dello stesso campione intervistato il rifiuto differenziato dovrebbe essere avviato a riciclo. Come pensa sia nata questa percezione distorta, e quali i possibili interventi per sanarla?
«Considero più preoccupante che il 42% degli intervistati non si ritenga ben informato sulla raccolta differenziata perché questa e la parte del ciclo di gestione dei rifiuti che riguarda direttamente i cittadini. La percezione legata all’avvio al riciclo è importante ma l’operatività riguarda maggiormente istituzioni pubbliche e settore della imprese private».
Su quali strumenti economici e fiscali crede sarebbe più opportuno fare leva per favorire in Italia l’effettiva applicazione della gerarchia per un corretto ciclo integrato dei rifiuti, e dunque anche una più efficiente economia circolare?
«In primis, IVA agevolata per prodotti che contengono una quota minima di riciclato, in modo da rendere competitivo il costo tra questi ultimi rispetto ai prodotti realizzati esclusivamente con materiale vergine; poi contributi ambientali differenziati per i prodotti più facilmente riciclabili, o che contengono materiale riciclato, o che sono riparabili, o facilmente disassemblabili in parti costituite da uno o più materiali, in modo da facilitare il riciclo. Occorrerebbe comunque eliminare i sussidi ambientalmente dannosi, che ammontano, secondo le stime contenute nel catalogo del Ministero dell’ambiente, a 16,2 miliardi di euro (a fronte dei 15,7 miliardi di euro dei sussidi ambientalmente favorevoli). Un ruolo importante lo gioca anche la diffusione del GPP e l’applicazione dei CAM, ovvero dei criteri minimi ambientali negli appalti e negli acquisti pubblici. Più in generale, occorre favorire una corretta informazione di utenti e consumatori anche attraverso la certificazione ambientale di prodotto, che ha lo scopo di verificare specifiche caratteristiche di sostenibilità, ad es. la durabilità oppure il contenuto di materiale riciclato».
E per quanto riguarda invece gli strumenti normativi?

«La definizione di criteri End of Waste per i principali flussi di rifiuti recuperabili; l’introduzione di percentuali minime obbligatorie di materiale riciclato, ove tecnicamente fattibile, nei beni o manufatti acquistati dalle stazioni appaltanti. In generale, la semplificazione amministrativa degli adempimenti a carico delle imprese “circolari”, soprattutto quelle piccole e medie».

fonte: www.greenreport.it