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Digitale terrestre, oltre 15 milioni i dispositivi televisivi da rottamare

















Con l’entrata in funzione del digitale terrestre evoluto, saranno circa 15 milioni i dispositivi da rottamare – tra televisiori e decoder; Aura, azienda che opera nel settore del riciclo dei Raee, spiega come funziona il processo di lavorazione e di recupero di queste apparecchiature elettroniche La data dello swith-off, come si chiama tecnicamente il passaggio dal vecchio sistema di trasmissione televisiva al nuovo – il Dvb-T2 – sistema di digitale terrestre, più avanzato tecnologicamente, è stata spostata in avanti: dal 1° settembre a dopo il 15 ottobre. 

Il nuovo sistema Dvb-T2, evoluzione del Dvb, Digital Video Broadcasting, attiverà tra l’altro l’alta definizione in 8K, permetterà di trasmettere un segnale più pulito e consentirà di coprire una distanza maggiore tra antenna e ricevitore. 

Ma queste migliorie tecnologiche, per il consumatore finale, significano dover sostituire il proprio televisore o il decoder per la ricezione del digitale terrestre; le stime parlano di circa 15 milioni di apparecchi che dovranno essere rottamati e, di conseguenza, smaltiti.

Attraverso la filiera di smaltimento dei Raee di cui Aura, azienda che opera nel settore, ci spiega come funziona il processo di lavorazione e di recupero di queste apparecchiature elettroniche. 

Digitale terrestre: il processo di smaltimento dei dispositivi elettronici e le date del passaggio 

La data iniziale di passaggio, con una comunicazione del Ministero dello Sviluppo Economico dello scorso 27 luglio, è slittata dal 1° settembre 2021 – data in cui sarebbe entrata in vigore la sperimentazzione in Lombardia, Piemonte, Veneto ed Emilia Romagna – e non dovrebbe iniziare prima del 15 ottobre 2021. Di conseguenza, slitterà anche l’inizio della seconda fase della transizione tecnologica che si collocherà presumibilmente in un periodo da giugno 2022 al 1° gennaio 2023. 

Il periodo di transizione allo standard Dvb-T2 Secondo quanto scrive Altroconsumo – in un articolo dettagliato che mostra tutte le conseguenze dell’adozione del nuovo sistema – le date del passaggio al nuovo digitale terrestre saranno le seguenti: fase 1 (passaggio allo standard Mpeg4): fissata prima al 1° di settembre, ora partirebbe dal 15 ottobre su base volontaria; ovvero un’emittente può decidere se continuare a usare il codec Mpeg2 o passare al Mpeg4. 

Chi ha un televisore molto vecchio (acquistato prima del 2010 circa) potrebbe non essere più in grado di visualizzare alcuni canali mentre altri sì, in base al tipo di codec utilizzato dall’emittente fase 2 (spostamento delle frequenze): Sardegna a parte, slitta più in là nel tempo a partire da gennaio 2022. Cambiano quindi le date in cui sarà necessario risintonizzare il proprio Tv fase 3 (passaggio finale): slitta da giugno a gennaio 2023

Lavorazione e smaltimento dei dispositivi rottamati 

Si stima che saranno oltre 15 milioni i televisori da rottamare nei prossimi 15 mesi, in conseguenza al passaggio al nuovo digitale terrestre. La necessità di continuare a vedere le trasmissioni televisive spingerà i consumatori a cambiare il decoder o l’intero televisore – questo perché dal 15 ottobre 2021 chi non avrà un apparecchio in grado di vedere le trasmissioni in alta definizione non potrà più vedere la Tv. 

Un numero enorme di dispositivi elettronici che dovranno essere conferiti negli appositi centri di smaltimento – ci auguriamo che la civiltà dei nostri concittadini non faccia aumentare l’abbandono per strada di questi apparecchi – e che dovranno poi venire lavorati correttamente. 

In che modo questo processo avverrà, lo spiega Aura, società specializzata nel riciclo del Raee, i rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche. 

Gli apparecchi che appartengono alla categoria R3 arrivano nello stabilimento Aura direttamente dalle isole ecologiche o da centri di recupero autorizzati, in contenitori specifici che vengono stoccati all’interno dell’area produttiva, in zone autorizzate. 

Successivamente, operatori specializzati trasferiscono i rifiuti all’interno dell’area di smontaggio manuale dove i dispositivi subiscono, dapprima la rimozione delle parti plastiche posteriori e successivamente tutta la componentistica elettronica interna quale schede video, schede audio, schede di potenza e tutti i materiali destinati al recupero. 

Il residuo del televisore viene inviato alla triturazione all’interno di un macchinario chiamato Blubox – ne esistono solo pochi esemplari in tutta Europa – dove un operatore inserisce manualmente, uno per volta, i monitor da trattare. Questo macchinario, che lavora sotto vuoto (procedimento necessario per evitare immissioni di sostanze nocive nell’ambiente, quali per esempio il mercurio), tritura e separa i materiali, restituendoli divisi in metalli, plastiche e vetro.

L’integrazione della fase manuale di separazione dei materiali con l’innovatività della Blubox, garantiscono un recupero della materia prima seconda in percentuali molto elevate, con una stupefacente purezza. 

Attenzione all’impatto ambientale 

Per il successo dell’iniziativa sarà necessario che il settore del trattamento Raee venga messo nelle condizioni di ricevere questo flusso straordinario di televisori e che i processi aziendali dei singoli operatori guardino sia alla massimizzazione delle materie prime seconde sia alla riduzione del conferimento dei rifiuti in discarica. 
“I produttori di apparecchi elettronici che beneficieranno del Decreto Rottamazione dovranno – spiega Italo Soncini, managing director Alvarez & Marsal e presidente esecutivo di Aura – attraverso i consorzi fra gli stessi produttori che oggi gestiscono parte dello smaltimento Raee, concretamente e adeguatamente sostenere lo smaltimento dei televisori pagando quanto necessario a realizzare un processo di recupero in linea con i principi dell’economia circolare. Fino a oggi ciò non è accaduto ma, grazie al Governo Draghi e nell’interesse del sistema Italia, confido che una volta tanto dovrà accadere“.

fonte: www.greenplanner.it



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Verso l’Economia Circolare attraverso soluzioni di Industria 4.0

Cosa si intende per Economia Circolare ed Industria 4.0? E come favorire la creazione di economie circolari attraverso la digitalizzazione prevista dal nuovo paradigma Industria 4.0?



L’Economia Circolare e l’Industria 4.0 sono tra i temi più trattati degli ultimi anni ed una loro implementazione simultanea costituirà la sfida e l’opportunità del prossimo futuro. Risulta, quindi, fondamentale valutare l’evoluzione nel tempo dei legami tra queste due tematiche e capire se esistono tecnologie dell’Industria 4.0 che favoriscono maggiormente la creazione di economie circolari e, in caso affermativo, stabilire quali sono.

Ma cosa si intende per Economia Circolare ed Industria 4.0?

L’Economia Circolare è un modello economico e produttivo che si basa sulla riduzione al minimo del consumo di risorse finite grazie ad una progettazione intelligente di materiali, prodotti e sistemi. Si vuole sostituire il modello lineare “sfruttare-produrre-gettare” con quello a ciclo chiuso che consiste nel “produrre-utilizzare-riciclare-riprodurre-riutilizzare”. Si tratta, pertanto, di un sistema in grado di autorigenerarsi trasformando in risorsa tutto ciò che ordinariamente è considerato un rifiuto.

Per Industria 4.0 si intende la digitalizzazione delle imprese per migliorare la qualità produttiva, l’efficienza degli impianti e le condizioni di lavoro. Secondo uno studio del Boston Consulting Group l’Industria 4.0 è caratterizzata da nove tecnologie abilitanti, ognuna delle quali in grado di portare contributo sostanziale per la creazione della Smart Factory. Di seguito sono elencate le tecnologie e le loro caratteristiche principali:

Internet of Things: rete di comunicazione multidirezionale tra processi produttivi e macchine tramite cui si possono raccogliere grandi quantità di dati al fine di analizzarli e migliorare l’intera catena produttiva;

Cloud Computing: data center che permette all’utilizzatore di disporre in modo sicuro dei dati di cui ha bisogno anche all’esterno dell’azienda;

Realtà Aumentata con Intelligenza Artificiale: tecnologia che consente di aggiungere elementi virtuali a una cornice del mondo reale ed espandere in tal modo il proprio potenziale visivo. Grazie al supporto dell’Intelligenza Artificiale, la Realtà Aumentata è in grado di migliorare il proprio output in termini di efficienza e accuratezza;

Produzione Additiva: sistema di stampa 3D che consente la realizzazione di parti componenti, semilavorati o prodotti finiti, attraverso l’aggiunta di strati successivi di materiale e che permette un’accelerazione nello sviluppo di nuovi prodotti e, di conseguenza, una loro più rapida immissione sul mercato;

Integrazione orizzontale e verticale: la prima prevede l’integrazione dei processi produttivi, mentre la seconda il collegamento di tutti i livelli logici all’interno dell’organizzazione quali area Ricerca e Sviluppo, produzione, gestione del prodotto, controllo qualità, vendita e marketing, post vendita;

Cybersecurity: tecnologia perproteggere il sistema informatico aziendale da attacchi che possono portare alla perdita o compromissione di dati ed informazioni;

Robot autonomi: strumenti interconnessi e rapidamente programmabili che consentono di avere una produzione con maggiore flessibilità, qualità e sicurezza;

Simulazione:tecnologia chepermette di ricreare e testare oggetti reali in uno spazio virtuale in modo tale da ridurre costi e consumi energetici ed il cui esempio più interessante risulta essere il Digital Twin;

Big Data Analytics: sistemi che rendono possibile l’analisi di un’ampia quantità di dati per ottimizzare prodotti e processi produttivi, contribuendo in modo significativo alla riduzione dell’impatto ambientale grazie ad una diminuzione del consumo di energia, dello spreco di materiale e di emissioni.

Per valutare le interconnessioni ed i trend relativi ai concetti di Economia Circolare ed Industria 4.0 è stato utilizzato uno strumento chiamato mappe di co-occorrenza relative ai periodi 2016-2018 e 2019-2021, realizzate facendo ricorso ai dati presenti in letteratura
(Figure 1 e 2).

  

Figura 1: Periodo 2016-2018: keyword co-occurrence bibliometric map

Figura 2: Periodo 2019-2021: keyword co-occurrence

La loro analisi evidenzia che negli ultimi anni cresce sempre più l’interesse verso la sostenibilità, in particolar modo per quanto riguarda l’aspetto ambientale. Inoltre, per la trasformazione da economia lineare ad Economia Circolare è fondamentale il management, che deve essere adeguatamente formato per poter diventare promotore del cambiamento.

Come favorire la creazione di economie circolari attraverso la digitalizzazione prevista dal nuovo paradigma Industria 4.0?

La ricerca mostra che tecnologie quali Internet of Things, Big Data Analytics e, recentemente, anche Produzione Additiva, in particolar modo combinata con l’Intelligenza Artificiale, sono da annoverare tra i principali abilitatori digitali di economie circolari.

Le tecnologie di Internet of Things sono utilizzate principalmente per estendere il ciclo di vita del prodotto ma si rivelano essere una buona soluzione anche per la gestione delle operazioni di raccolta e recupero dei rifiuti nella supply chain.

Le tecnologie di Big Data Analytics sono utili per impiegare in modo efficiente le risorse, per raccogliere o gestire dati relativi al ciclo di vita dei prodotti e per sviluppare nuovi modelli di business in ottica circolare.

L’Intelligenza Artificiale può contribuire all’implementazione dell’Economia Circolare nell’accelerare lo sviluppo di prodotti, di componenti e nella scelta di materiali sostenibili attraverso processi di progettazione assistiti che consentono prototipazione e test rapidi. Favorisce, inoltre, l’attuazione di modelli di business circolari.

La Produzione Additiva può incentivare l’Economia Circolare grazie al supporto che offre in termini di gestione del ciclo di vita dei prodotti, dei processi di riciclo e della digitalizzazione della produzione.

Ma è realmente possibile creare economie circolari con gli strumenti che l’Industria 4.0 offre? Siemens è un esempio di azienda che ha provato ad implementare il binomio Industria 4.0 ed Economia Circolare. Grazie, infatti, all’utilizzo di un software di Intelligenza Artificiale, connettendo tutte le varie parti della fabbrica, permette di predire con anticipo problemi ai macchinari in modo da evitare costosi periodi di inattività, allungare il loro ciclo di vita, migliorare l’utilizzo delle risorse e, quindi, il consumo energetico. Quando affiancato da Digital Twin delle macchine e processi produttivi, inoltre, questo approccio consente di testare virtualmente diversi possibili scenari, eliminando gli sprechi dovuti a simulazioni fisiche ed aumentando l’efficienza e l’affidabilità della lavorazione.

In conclusione, la ricerca fornisce uno spunto di riflessione per sottolineare il legame tra Economia Circolare ed Industria 4.0 e per far comprendere che la transizione verso l’Economia Circolare passa attraverso l’innovazione resa possibile dall’Industria 4.0. Le sue tecnologie, infatti, sono in grado di ottimizzare l’uso delle risorse, riducendo gli sprechi, semplificando i processi e rendendo sostenibile l’uso delle infrastrutture.

È necessario, quindi, connettere queste due tematiche per realizzare quelle che saranno le Smart Sustainable Factories in grado di portare un triplice vantaggio economico, ambientale e sociale. Una maggiore affermazione dell’Economia Circolare avrà un effetto pratico e concreto sulla società che risulterà dotata di un’economia moderna, efficiente e competitiva ad impatto climatico “zero”.

fonte: www.rinnovabili.it


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Impatto ambientale della tecnologia alle stelle, il lato oscuro dell'era digitale


















Consumo di elettricità, estrazione e lavorazione di Terre Rare, rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche: l'impatto ambientale delle tecnologie digitali è alle stelle, occorre un cambio di paradigma.

Non solo strumenti di comunicazione al servizio di noi utenti tecnologicamente alfabetizzati. La tecnologia invade e pervade la quotidianità, con una quantità e una frequenza di utilizzo che non possono che impattare altamente sul nostro modo di vivere e sull'ambiente.
L'elettricità richiesta per le operazioni di elaborazione dei dati che qualsiasi attività effettuata comporta è la voce di maggiore dispendio energetico. In un  documento diffuso da Euroactiv, la Commissione Europea stima che il settore utilizzi tra  il 5-9% del consumo totale di elettricità del mondo e sia responsabile di oltre il 2% di tutte le emissioni. Secondo dati MteC, il funzionamento della rete che gestisce le attività dei 7 miliardi di smartphone sul Pianeta, genera 200 milioni di tonnellate di carbonio all’anno.
Altra questione spinosa, i RAEE - Rifiuti da Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche. Con 12 milioni di tonnellate all’anno, i RAEE sono la tipologia di rifiuti in più rapida crescita in Europa”, si legge nel documento della Commissione. Ricicliamo solo il 35% dei rifiuti elettronici e si perde molto valore quando un dispositivo non può essere riparato, quando una batteria non può essere sostituita o quando il software non è più supportato”.
In Italia, la raccolta di tale tipologia di rifiuti è migliorata sensibilmente nel 2019: sono state 146.019 le tonnellate di rifiuti tecnologici -principalmente tv e monitor- gestite dalle 2.300 aziende del Consorzio Remedia, con un incremento del 17% rispetto al 2018 (124.818 tonnellate). Tuttavia, con l’arrivo del nuovo standard del digitale terrestre, sono attesi milioni di vecchi televisori da smaltire.
  
Ultime ma non meno importanti a livello di impatto, sono le Terre Rare necessarie alla realizzazione di dispositivi come gli smartphone. Con il termine si fa riferimento a un gruppo di elementi della tavola periodica, di cui fanno parte 15 lantanoidi, lo Scandio e l'Ittrio. Contrariamente a quanto si può pensare, la loro rarità è dovuta non tanto alla scarsa disponibilità quanto alla enorme difficoltà di lavorazione ed estrazione del minerale. Non trovandosi in forma pura, tendono a legarsi tra di loro e agli altri minerali. L’estrazione e la separazione delle Terre Rare è pertanto laboriosa e altamente inquinante.
Le Terre Rare, infatti, devono essere disciolte a più stadi in acidi, poi filtrate e infine ripulite tramite processi che rilasciano sostanze tossiche e persino radioattive. Metodi poco sostenibili che, se applicati a una produzione massiccia come quella tecnologica, aggiungono un peso notevole alla già imponente impronta ecologica del settore.
E così, per invertire la rotta, la chiave è -ancora una volta- l'economia circolare. Che punta a una produzione responsabile basata sul riciclo, la decarbonizzazione e la riduzione a monte dei rifiuti tramite il recupero e l'innovazione.

fonte: https://www.nonsoloambiente.it