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Nasce Erion, primo sistema multiconsortile per RAEE e imballaggi

Ecodom e Remedia si fondono per dar vita al più grande Sistema italiano di Responsabilità Estesa dei Produttori



Una nuova realtà si affaccia nel mondo dell’economia circolare italiana. È Erion, il sistema multiconsortile nato dalla fusione dei consorzi Ecodom e Remedia. Quattro le arre di competenza – RAEE domestici, RAEE professionali, pile e batterie, imballaggi – gestite attraverso altrettante società no-profit: Erion Professional, Erion WEEE, Erion Energy ed Erion Packaging.

“Erion diventa l’alleato capace di affiancare i produttori non solo nell’adempimento degli obblighi normativi, ma anche nella realizzazione di iniziative e progetti strategici per sviluppare soluzioni innovative e modelli di business circolari ” – afferma Giorgio Arienti, Co-Direttore Generale della nuova realtà.

La gestione dei rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche è stata fin dall’inizio il cuore pulsante delle attività di Remedia ed Ecodm. Non sorprende dunque sapere che i due consorzi hanno deciso di mettere in comune le rispettive attività e competenze. “Con una quota di responsabilità pari al 70% dei RAEE domestici gestiti ogni anno in Italia – aggiunge Arienti – Erion si pone anche come un soggetto di riferimento sia per quanto riguarda il dialogo con le istituzioni sia per ciò che concerne uno sviluppo più armonico dell’intero settore del riciclo”.

Ma l’obiettivo è anche dedicare un’attenzione particolare ai rifiuti elettronici professionali, settore dove esiste un altissimo gap tra immesso al consumo e quota raccolta con la differenziata. Erion Professional è stato creato dunque per contribuire a colmare il divario generato dai bassi tassi di ritorno di queste apparecchiature attraverso un approccio innovativo e più incisivo

Nel 2019 in Italia, sono state raccolte complessivamente quasi 11mila tonnellate di pile e accumulatori portatili, pari a circa il 43% dell’immesso sul mercato, che ammonta a oltre 25mila tonnellate, mentre nel caso degli accumulatori industriali e da veicoli sono state raccolte circa 176mila tonnellate a fronte delle 317mila immesse (fonte: CDCNPA 2019). Tuttavia, con la diffusione esponenziale dell’elettronica di consumo, della mobilità elettrica e delle energie rinnovabili ci saranno sempre più accumulatori da gestire sia per recuperare metalli come cobalto, argento, litio e zinco, sia per evitare il rilascio di sostanze tossiche come mercurio e cromo.

Anche a tal fine, si è vista l’esigenza di creare Erion Energy, consorzio dedicato ai Rifiuti di Pile e Accumulatori, inclusi specifici settori di business come quelli che, nell’industria automobilistica, sono rappresentati dalle vetture elettriche e ibride.

Non solo RAEE e RPA, ma anche packaging: la Responsabilità Estesa dei Produttori riguarda anche gli imballaggi che contengono le loro apparecchiature, il cui smaltimento oggi è affidato agli installatori o ai rivenditori. Erion Packaging è un consorzio creato e gestito dai Produttori per rendere più efficiente l’attuale filiera dei rifiuti di imballaggi e intercettare i flussi che attualmente non transitano dalle isole ecologiche. Erion Packaging diventerà operativo al termine del processo di accreditamento attualmente in corso presso il Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare.

“Erion – dichiara Danilo Bonato, Co-Direttore Generale Erion – nasce dall’idea dei nostri Produttori di introdurre in Italia un sistema di responsabilità estesa moderno ed autorevole, capace di rinnovare il sistema di gestione dei rifiuti tecnologici, le cui performance sono frenate da carenze legislative e dalla mancanza di una robusta visione strategica”. “L’unione di Ecodom e Remedia metterà a disposizione del nostro Paese un’organizzazione di eccellenza nell’ambito dei sistemi di conformità normativa, con una posizione di rilievo europeo ed uno straordinario team di professionisti, in grado di contribuire fattivamente alla protezione dell’ambiente e alla transizione verso l’economia circolare”.

fonte: www.rinnovabili.it

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Impatto ambientale della tecnologia alle stelle, il lato oscuro dell'era digitale


















Consumo di elettricità, estrazione e lavorazione di Terre Rare, rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche: l'impatto ambientale delle tecnologie digitali è alle stelle, occorre un cambio di paradigma.

Non solo strumenti di comunicazione al servizio di noi utenti tecnologicamente alfabetizzati. La tecnologia invade e pervade la quotidianità, con una quantità e una frequenza di utilizzo che non possono che impattare altamente sul nostro modo di vivere e sull'ambiente.
L'elettricità richiesta per le operazioni di elaborazione dei dati che qualsiasi attività effettuata comporta è la voce di maggiore dispendio energetico. In un  documento diffuso da Euroactiv, la Commissione Europea stima che il settore utilizzi tra  il 5-9% del consumo totale di elettricità del mondo e sia responsabile di oltre il 2% di tutte le emissioni. Secondo dati MteC, il funzionamento della rete che gestisce le attività dei 7 miliardi di smartphone sul Pianeta, genera 200 milioni di tonnellate di carbonio all’anno.
Altra questione spinosa, i RAEE - Rifiuti da Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche. Con 12 milioni di tonnellate all’anno, i RAEE sono la tipologia di rifiuti in più rapida crescita in Europa”, si legge nel documento della Commissione. Ricicliamo solo il 35% dei rifiuti elettronici e si perde molto valore quando un dispositivo non può essere riparato, quando una batteria non può essere sostituita o quando il software non è più supportato”.
In Italia, la raccolta di tale tipologia di rifiuti è migliorata sensibilmente nel 2019: sono state 146.019 le tonnellate di rifiuti tecnologici -principalmente tv e monitor- gestite dalle 2.300 aziende del Consorzio Remedia, con un incremento del 17% rispetto al 2018 (124.818 tonnellate). Tuttavia, con l’arrivo del nuovo standard del digitale terrestre, sono attesi milioni di vecchi televisori da smaltire.
  
Ultime ma non meno importanti a livello di impatto, sono le Terre Rare necessarie alla realizzazione di dispositivi come gli smartphone. Con il termine si fa riferimento a un gruppo di elementi della tavola periodica, di cui fanno parte 15 lantanoidi, lo Scandio e l'Ittrio. Contrariamente a quanto si può pensare, la loro rarità è dovuta non tanto alla scarsa disponibilità quanto alla enorme difficoltà di lavorazione ed estrazione del minerale. Non trovandosi in forma pura, tendono a legarsi tra di loro e agli altri minerali. L’estrazione e la separazione delle Terre Rare è pertanto laboriosa e altamente inquinante.
Le Terre Rare, infatti, devono essere disciolte a più stadi in acidi, poi filtrate e infine ripulite tramite processi che rilasciano sostanze tossiche e persino radioattive. Metodi poco sostenibili che, se applicati a una produzione massiccia come quella tecnologica, aggiungono un peso notevole alla già imponente impronta ecologica del settore.
E così, per invertire la rotta, la chiave è -ancora una volta- l'economia circolare. Che punta a una produzione responsabile basata sul riciclo, la decarbonizzazione e la riduzione a monte dei rifiuti tramite il recupero e l'innovazione.

fonte: https://www.nonsoloambiente.it

Come smaltire le pile usate?

Un video del consorzio Remedia spiega ai consumatori come gestire questi rifiuti tecnologici.





Cosa fare delle pile che hanno smesso di funzionare? Lo spiega Remedia – consorzio attivo nella gestione eco-sostenibile di tutti i Rifiuti di Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche (RAEE), pile e accumulatori esausti – attraverso un video educational che mostra le buone pratiche per un corretto riciclo.

Il video – spiega una nota del consorzio – sarà protagonista della campagna di comunicazione social volta a informare ed educare i consumatori.

Le pile – approfondisce Remedia – una volta esaurita la loro vita utile, diventano un rifiuto tecnologico e devono essere oggetto di raccolta differenziata, affinché ne siano garantiti il corretto riciclo e la tutela dell’ambiente: infatti, contengono sostanze quali mercurio, piombo e cadmio che, se rilasciate nell’ambiente, possono rivelarsi altamente dannose. Basti pensare, ad esempio, che un solo grammo di mercurio contenuto in una pila può inquinare oltre 1.000 litri d’acqua.


Non solo: alcune sostanze contenute nelle pile e negli accumulatori – come nichel, terre rare, zinco, litio, manganese, ferro… – sono materie prime riciclabili, che possono essere recuperate e riutilizzate per creare nuovi prodotti, innescando così un positivo esempio di economia circolare.

Il loro corretto riciclo, come per tutti i rifiuti tecnologici, porta dunque con sé importanti benefici ambientali ed economici.


Il video:




fonte: www.qualenergia.it

Ecco Come Riciclare I Gas Dei Condizionatori

Da consorzio Remedia e Daikin un progetto innovativo per recuperare i gas refrigeranti contenuti in climatizzatori e condizionatori e riutilizzarli, evitandone la dispersione in atmosfera e dando un importante contributo alla lotta ai cambiamenti climatici



















fonte: https://www.ricicla.tv

RAEE, Remedia: cresce ancora la raccolta differenziata

Il consorzio ha chiuso il 2018 con un più 34,5% di rifiuti raccolti rispetto l’anno precedente. Bonato: “Il nostro obiettivo è di abilitare nuove filiere circolari a valore aggiunto”


















Ben 123.745 tonnellate. Questa la cifra a cui ammontano i rifiuti tecnologici gestiti da Remedia nel 2018. L’anno si è chiuso con dati tutti in positivo a cominciare da quel più 34,5% di aumento della raccolta rispetto il 2017. Dietro l’incremento ci sono diversi fattori a cominciare dall’entrata in vigore dell’ambito di applicazione esteso (Open Scope) che ha ampliato significativamente le categorie di prodotti elettrici ed elettronici soggetti alla normativa europea sui RAEE. Per Remedia è stata importante anche la fusione con un’altra realtà del settore, il Consorzio ecoR’it, che ha permesso di arricchire il portafoglio di servizi e raggiungere la quota di 2.300 associati.

“Dopo gli eccellenti risultati registrati nel 2017, – ha dichiarato Dario Bisogni, Presidente di Consorzio Remedia – siamo orgogliosi di aver ulteriormente migliorato le nostre performance, avendo assicurato al nostro Paese la gestione virtuosa e sostenibile di oltre 100.000 tonnellate di rifiuti tecnologici, con un livello di servizio superiore al 99% e tassi di riciclo medi di circa il 90%”. “Il nostro obiettivo è di abilitare nuove filiere circolari a valore aggiunto, – ha aggiunto Danilo Bonato, Direttore Generale di Remedia – assicurando altissimi standard di qualità del trattamento, trasparenza assoluta e sicurezza ed efficienza operativa della gestione”.

Come si evince dal bilancio 2018, a crescere sono soprattutto i RAEE domestici, ossia quelli generati dai nuclei famigliari, che oggi ammontano a oltre 102.378 tonnellate (+39,8% rispetto al 2017). Seguono quelli professionali, prodotti da aziende ed enti pubblici, pari a 10.476 tonnellate (+18,8% rispetto all’anno precedente) e, quindi le ben 10.892 tonnellate di pile e accumulatori portatili, industriali e per veicoli (+9%). Entrando nel dettaglio dei RAEE domestici, il consorzio segnala il “record” del raggruppamento R3 che comprende TV e monitor che – con oltre 38.000 tonnellate raccolte – registra un incremento del 5,9% rispetto al 2017. Gli incrementi dei quantitativi raccolti sono visibili anche per il raggruppamento R4 (elettronica di consumo, informatica e piccoli elettrodomestici) che sfiora le 17.000 tonnellate con una crescita in percentuale del +39,7%.

fonte: www.rinnovabili.it

“Remedia e la magia del riciclo” in scena nei weekend in 20 città















Prende il via il progetto di Remedia – Consorzio nazionale per la gestione ecosostenibile di tutti i Rifiuti di Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche (RAEE) delle pile e accumulatori esausti – in collaborazione con Aires e Unieuro che, a partire dal 15 marzo, porterà in tutta Italia lo show itinerante “La magia del riciclo”, per la sensibilizzazione sull’importanza della raccolta e riciclo di piccoli rifiuti tecnologici. 
Il progetto, che ha vinto il “Bando SNSVS1 - Capitan Sostenibile e piccoli RAEE numero NP 16” del Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, avrà una durata di 60 giorni e toccherà 20 città in tutta Italia, ospitato dai punti vendita del partner Unieuro.
Prima tappa S. Giuliano Milanese, presso lo store Unieuro all’interno del centro commerciale Le Cupole, dalle 10.30 alle 18 con uno spettacolo ogni ora, il prestigiatore Alex Rivetti intratterrà bambini e famiglie facendo loro rivivere in modo divertente e sorprendente la trasformazione dei RAEE in materie prime e seconde. Al suo fianco ci sarà anche Capitan Sostenibile, paladino della difesa dell’Ambiente.
L’evento ludico-formativo sarà occasione per i più giovani e le loro famiglie di imparare a riconoscere le AEE (Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche) e capire l’importanza della loro corretta raccolta e riciclo. Le AEE sono infatti ormai una componente significativa della nostra vita quotidiana ed è fondamentale che gli italiani comprendano quanto il riciclo dei loro rifiuti contribuisca positivamente alla salvaguardia del pianeta e della nostra salute. C’è ancora molto da fare e tanto da sapere: a partire da un piccolo gesto consapevole e virtuoso come la raccolta e successivamente il corretto riciclo e recupero di materiali preziosi riutilizzabili in nuovi processi produttivi.
Lo spettacolo di magia servirà anche a informare il pubblico circa la normativa “Uno contro Zero”, la quale permette agli utenti di liberarsi dei propri piccoli RAEE (ad esempio i vecchi smartphone) depositandoli presso i negozi che hanno una superficie di vendita di AEE di almeno 400 metri quadrati.
È possibile consultare tutte le tappe del magic show sul sito http://www.remediapervoi.it


fonte: www.greencity.it

Miniere urbane: on line la prima mappa europea

Una mappa delle miniere urbane di tutta Europa, per tracciare le 18 milioni di tonnellate di computer, batterie, frigoriferi, rottami di veicoli e altri rifiuti elettrici ed elettronici che contengono materiali del valore di miliardi di dollari.



















E’ realtà la prima Urban Mine Platform (Ump) ad accesso libero a livello europeo: un portale web basato su un database centralizzato e aggiornato che fornisce tutti i dati e le informazioni disponibili su giacimenti, scorte, flussi e trattamento di rifiuti elettrici ed elettronici, veicoli fuori uso, batterie a fine vita e rifiuti minerari, per tutti i 28 Stati membri dell’Ue, più Svizzera e Norvegia.
La piattaforma (www.urbanmineplatform.eu) è il risultato del progetto Prosum, avviato nel 2015 e terminato a dicembre 2017, cui Remedia ha preso parte ricoprendo il ruolo di membro Ltp di Weee Forum, l’associazione no-profit che dal 2002 riunisce 34 sistemi collettivi Raee in Europa e nel mondo. Il portale fornisce dati su tutto il ciclo di vita delle principali materie prime critiche, (dalle terre rare ai metalli preziosi) provenienti sia da attività minerarie, sia da attività di riciclo.
“L’Unione Europea affronta una sfida importante per il futuro della sua industria, che passa anche dalla possibilità di approvvigionarsi in modo competitivo di materie prime essenziali per le proprie produzioni strategiche, assicurando così sviluppo e occupazione – dichiara Danilo Bonato, direttore generale di Consorzio Remedia – In questo scenario, siamo lieti di aver contribuito alla realizzazione di una piattaforma integrata per rendere fruibili a tutti gli interlocutori di riferimento dati aggiornati e completi sulla disponibilità delle principali materie prime critiche, provenienti sia dalle attività minerarie sia dai processi di riciclo dei nostri rifiuti, nel promettente contesto dell’economia circolare”.
L’intero progetto ProSum è finanziato dalla Comunità Europea all’interno del programma Horizon 2020, uno dei programmi più rilevanti di ricerca e innovazione a livello europeo con quasi 80 miliardi di euro di finanziamenti disponibili in 7 anni (dal 2014 al 2020).
Alcuni dati di contesto. Ogni anno in Europa vengono generati circa 9 milioni di tonnellate di Raee, rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche oltre a 7-8 milioni di tonnellate di veicoli fuori uso e vengono vendute più di 1 milione di tonnellate di batterie. Questi prodotti contengono una significativa quantità di materie prime critiche che possono essere recuperate, dai metalli preziosi alle terre rare. Ad esempio, il 99% del consumo mondiale di gallio è nei circuiti integrati e nei dispositivi optoelettronici, il 74% di indio si trova negli schermi piatti e il 27% di cobalto è contenuto nelle batterie ricaricabili. Attualmente l’Unione Europea importa la maggior parte di queste materie prime.
fonte: http://esper.it

Piccoli RAEE: parte l’uno-contro-zero anche nei piccoli punti vendita

Remedia a Ecomondo fa il punto, insieme ad AIRES, sulla raccolta dei piccoli RAEE dall’entrata in vigore dell’Uno contro Zero e annuncia la collaborazione con ANCRA per estendere la raccolta anche ai piccoli punti vendita




















La raccolta e il riciclo dei piccoli RAEE (rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche) in Italia sta diventando sempre più incisiva. A due anni dall’entrata in vigore dell’Uno contro Zero, il decreto che ha obbligato i grandi punti vendita a ritirare gratuitamente rifiuti elettronici di piccole dimensioni, la raccolta si allarga anche ai piccoli punti vendita. Grazie a un accordo di collaborazione tra Remedia, il principale sistema collettivo italiano per la gestione eco-sostenibile di tutte le tipologie di RAEE, pile e accumulatori, e ANCRA, l’Associazione Nazionale Commercianti Radio Televisione Elettrodomestici Dischi e Affini, infatti, prende il via un progetto pilota di sperimentazione del servizio di raccolta anche nei punti vendita di dimensioni inferiori ai 400 metri quadrati, che, stando a quanto definito nel decreto, non sarebbero obbligati ad aderire.

L’Uno contro Zero è una modalità di conferimento diffusa in tutta Europa e, per adempire agli obblighi comunitari, l’Italia entro il 2019 dovrà gestire l’85% sul totale dei RAEE generati dalle famiglie oppure il 65% delle apparecchiature immesse sul mercato. Considerati i risultati raggiunti in due anni, è possibile stimare il contributo che la sperimentazione Remedia – AIRES potrebbe apportare alla raccolta dei piccoli RAEE. A Ecomondo, Remedia e AIRES Confcommercio (Associazione Italiana Retailer Elettrodomestici Specializzati) hanno fatto il punto della situazione, annunciando che dall’entrata in vigore del decreto a oggi è stato raccolto, nei 400 punti vendita serviti in Italia (di cui il 65% soci AIRES), oltre 28.300 kg di materiale, circa 170.000 piccoli RAEE, tra telecomandi, rasoi elettrici, cellulari, fonti luminose e prodotti tecnologici di dimensioni inferiori ai 25 centimetri.


È grazie a questi accordi – ha dichiarato Danilo Bonato, Direttore Generale di Remedia – che si compiono grandi passi avanti, anche nella raccolta dei rifiuti derivanti da piccoli apparecchi elettronici sui quali l’Italia registra da sempre tassi di ritorno ancora troppo bassi, se confrontati con altri paesi in Europa: parliamo della raccolta di 1 kg ogni 6 acquistati in Italia contro una media di 1 kg ogni 4 a livello europeo”. Soddisfatto anche il Presidente di Aires Confcommercio, Andrea Scozzoli, che ha parlato di un onere che ha esulato dalle tipiche attività di business, ma che è stato adempiuto per garantire un servizio adeguato ai clienti, e che continuerà a essere promosso.

fonte: www.rinnovabili.it

Rifiuti elettronici, ecco cosa cambia. Dentro anche carte di credito e bici

Nuove regole di smaltimento dal 15 agosto. Nella lista anche prese multiple, cancelli e tende automatizzati, serrature elettriche, cavi e stufe a pellet





Del rifiuto tecnologico non si butta via nulla. Il 15 agosto entrerà in vigore la normativa che cambierà per sempre il mondo dei Raee (Rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche): i prodotti che rientrano in questa definizione, infatti, diventeranno molti di più e l’elenco comprenderà tra gli altri anche carte di credito con chip, biciclette elettriche, prese multiple, cancelli e tende automatizzati, serrature elettriche, cavi e stufe a pellet. Una vera e propria rivoluzione. «La raccolta e il riciclo di Raee aumenteranno. Verranno creati – spiega Danilo Bonato, direttore generale di Remedia, società leader del settore - 15mila nuovi posti di lavoro. Verranno risparmiati 100 milioni di euro di valore economico associato alle emissioni e 1,2 miliardi di euro nell’acquisto di materie prime».

Numeri che potrebbero essere molto più alti, se la maggior parte degli italiani fosse a conoscenza del decreto ‘Uno contro zero’ del luglio 2016. Dall’estate di due anni fa, infatti, è possibile consegnare vecchi telefonini, lettori mp3, cuffiette o calcolatrici nei negozi più grandi di 400 metri quadrati senza dover comprare nulla in cambio. Per i piccoli distributori e i venditori online l’applicazione di questa norma è facoltativa. Solo i Raee che sono più piccoli di 25 centimetri e provengono da nuclei domestici possono essere rottamati a costo zero. Ma oltre 7 italiani su 10, secondo un’indagine realizzata dalla community di Friendz per Ecodom, uno dei consorzi che gestisce i Raee, non sono a conoscenza di questa possibilità. I più informati sono i residenti di Emilia Romagna, Veneto, Trentino Alto Adige e Friuli Venezia Giulia: il 28,6% sa di potersi recare in un grande negozio per poter consegnare i propri gadget ormai obsoleti. E proprio nel Nord Est la percentuale di utenti che ha riconsegnato gratuitamente un vecchio apparecchio ha toccato il 36,2%.

Nel 2017, secondo l’ultimo rapporto stilato dal Centro di coordinamento Raee, sono state raccolte 385mila tonnellate di rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche. Questo significa che ogni italiano ha mediamente riciclato 6,3 chili di questi prodotti nei 953 impiantiautorizzati (di cui 674 nel Nord Italia, 136 nel Centro e 143 nel Sud). Si tratta, in termini di volume, dell’equivalente di tre navi da crociera grandi come la Costa Concordia.

Il 78% di questi rifiuti è di origine domestica, mentre il 22 viene dal mondo delle imprese. La crescita, rispetto all’anno precedente, è stata del 6,8%. Un ottimo trend, che però non garantisce il raggiungimento dell’obiettivo fissato dalla Ue del 45%, calcolato come rapporto tra peso totale dei Raee raccolti e peso medio delle apparecchiature immesse sul mercato (in media oltre 936mila tonnellate). L’asticella dal 2019 verrà alzata al 65%. Nel 2017, l’Italia si è fermata al 41,2%.

Con l’allargamento della categoria dei Raee a partire dal 15 agosto, il traguardo europeo potrebbe allontanarsi. «Dovremo attrezzarci – conclude Bonato - per andare a raccogliere e riciclare un flusso di prodotti a fine vita molto più consistente rispetto al passato. Inoltre il decreto prevede l’obbligo di gestire anche prodotti molto diversi rispetto a quelli a cui siamo abituati, come macchine industriali molto pesanti o banchi frigoriferi di grandi dimensioni». La sfida è solo all’inizio.

fonte: https://www.oftentype.info/

Rifiuti elettrici ed elettronici: come cambiano raccolta e gestione

Dall’agosto 2018 entrerà a pieno regime anche in Italia un’importante direttiva europea che riguarda i “RAEE”. Dalla classificazione allo smaltimento, lo scenario muta profondamente. Ecco perché il nostro Paese potrebbe trarne benefici






















Oggi, in Italia, il campo di applicazione della normativa RAEE 
interessa circa 7mila aziende, iscritte ai Sistemi collettivi. 
Da metà 2018 ne coinvolgerà altre 6mila - Archivio Remedia


Dalla metà di agosto la gestione dei rifiuti domestici potrebbe diventare molto più semplice. Almeno per quanto riguarda gli elettrodomestici e gli oggetti che si alimentano a corrente elettrica, dal frigorifero al motore elettrico della tenda da esterno dovrà essere conferito in un unico bidone per essere poi avviato al trattamento come RAEE, l’acronimo che indica i rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche.

La novità è contenuta nel decreto legislativo 49 del 2014 che recepisce una direttiva europea e introduce il cosiddetto “Open scope” (o ambito aperto) ed entrerà in vigore -come previsto dalla stessa direttiva- a partire del 15 agosto 2018. Un cambiamento significativo rispetto alla situazione attuale. “Fino a oggi la normativa riporta esplicitamente che cosa è un RAEE: è sufficiente consultare l’elenco delle dieci categorie in cui sono suddivise le Apparecchiature elettriche ed elettroniche (AEE) che, una volta giunte a fine vita, diventano RAEE”, spiega Danilo Bonato, direttore generale di Remedia, uno dei principali sistemi collettivi che gestisce la raccolta e il trattamento di questa particolare tipologia di rifiuti. “Con l’entrata in vigore dell’ambito di applicazione aperto il concetto di RAEE è molto più esteso: tutte le apparecchiature che dipendono da correnti elettriche o da campi elettromagnetici sono considerati RAEE. Fanno eccezione alcune categorie indicate nel decreto”.

Un cambiamento importante per i consumatori e per tutto il sistema di gestione. Il campo di applicazione della normativa RAEE, che oggi interessa circa 7mila aziende, ne coinvolgerà altre 6mila che dovranno iscriversi ai Sistemi collettivi. Ma soprattutto, molti oggetti che oggi non sono considerati RAEE, dal prossimo agosto dovranno essere smaltiti seguendo una specifica procedura: si va dai cavi elettrici ai morsetti, dalle caldaie ai caminetti elettrici di ultima generazione, dalle e-bike ai sistemi di automazione usati, ad esempio, per le tende da esterno. Inoltre i consorzi saranno chiamati a gestire anche rifiuti elettrici ed elettronici provenienti dall’ambito professionale: “Dovremo attrezzarci per andare a raccogliere e riciclare un flusso di prodotti a fine vita molto più consistente rispetto al passato -continua Bonato-. Senza contare il fatto che il decreto prevede l’obbligo di gestire anche prodotti molto diversi rispetto a quelli che gestiamo oggi, ad esempio macchine industriali molto pesanti o banchi frigoriferi di grandi dimensioni. Dovremo studiare le modalità da mettere in campo per affrontare tutta una serie di difficoltà”. Gli obiettivi di raccolta fissati dal decreto 49/2014 sono ambiziosi. Nel periodo compreso tra il 1° gennaio 2016 e il 31 dicembre 2018 il quantitativo di RAEE raccolti deve aumentare gradualmente fino a raggiungere al primo gennaio 2019 “un tasso minimo di raccolta pari al 65% del peso medio delle Apparecchiature elettriche ed elettroniche immesse sul mercato nei tre anni precedenti -si legge nel testo del decreto- o, in alternativa, deve essere conseguito un tasso minimo di raccolta pari all’85% del peso dei RAEE generati sul territorio nazionale”.





A fronte di questi obiettivi, l’Italia deve colmare un divario importante. In base ai dati forniti dal Centro di coordinamento RAEE (Cdc, che coordina e monitora l’attività dei Sistemi collettivi di raccolta) al 2016 il tasso di raccolta dei rifiuti elettrici ed elettronici era al 40,8% dell’immesso al consumo a fronte di un obiettivo europeo fissato al 45%.
Il cambiamento introdotto dall’Open scope rappresenta un’opportunità importante per tutta la filiera dei RAEE e non solo. Una ricerca commissionata da Remedia e condotta dall’Università Bocconi di Milano stima un incremento dell’immesso al consumo dei prodotti pari a circa 1.330.000 tonnellate (oggi siamo a quota 875mila tonnellate di AEE domestiche e professionali ogni anno). Se riusciremo a rispettare i target imposti dall’Europa, avviando correttamente al trattamento l’85% dei RAEE generati, l’Italia potrebbe ottenere diversi benefici sia dal punto di vista lavorativo (con la creazione di 13-15mila nuovi posti di lavoro tra il 2025 e il 2030) sia dal punto di vista ambientale. Lo studio dell’Università Bocconi, infatti, calcola una riduzione delle emissioni pari a 2,2-2,5 milioni di tonnellate di CO2 equivalenti ogni anno per un valore economico generato compreso tra gli 85 e i 100 milioni di euro l’anno. Inoltre, il corretto trattamento dei RAEE permetterebbe di recuperare importanti quantità di materiali da avviare al recupero (vetro, plastica, rame, acciaio) con un risparmio sull’acquisto delle materie prime di circa 340-390 milioni di euro tra il 2020 e il 2030.




Secondo una ricerca commissionata dal consorzio Remedia
e condotta dall’Università Bocconi, il corretto trattamento dei RAEE 
permetterebbe un risparmio sull’acquisto delle materie prime 
di circa 340-390 milioni di euro tra il 2020 e il 2030 – © Archivio Remedia


Per ottenere questi risultati, però, è necessario superare una serie di criticità che segnano già oggi la filiera di gestione dei RAEE. “L’Open scope è sicuramente una novità importante, ma bisogna evitare di ripetere gli errori fatti in passato -commenta Stefano Ciafani, direttore scientifico di Legambiente-. C’è un problema generale di mancata informazione sia per i cittadini, sia per gli operatori. Ancora oggi, ad esempio, molti non sanno dell’entrata in vigore dell’‘uno contro zero’, che prevede la possibilità di consegnare gratuitamente RAEE di piccole dimensioni presso i grandi punti vendita senza alcun obbligo di acquisto”.
12 chilogrammi, la produzione media di ciascun italiano di rifiuti elettrici ed elettronici
Questa mancanza di informazione è confermata da una ricerca del febbraio 2017 realizzata da Ipsos per Ecodom e Cittadinanzattiva sui comportamenti degli italiani nella gestione dei RAEE: solo il 18% sa di poter usufruire della modalità “uno contro zero” introdotta nell’aprile 2016. E non solo: quattro italiani su dieci (il 44%) ancora non sanno dell’‘uno contro uno’, provvedimento entrato in vigore nel 2010 e che prevede il ritiro gratuito dell’apparecchiatura dismessa a fronte dell’acquisto di un nuovo prodotto equivalente, di cui si fa carico il rivenditore. “La conoscenza dei RAEE e la consapevolezza dell’importanza della loro raccolta differenziata sono ancora poco diffuse tra gli italiani -commenta Giorgio Arienti, direttore generale di Ecodom-. Mediamente ciascun italiano produce circa 12 chilogrammi di RAEE all’anno, ma la raccolta è di circa 4,7. Per ciascun cittadino ci sono più di sette chili di rifiuti che non riusciamo a tracciare. Dove vanno a finire?”. Una risposta a questa domanda la fornisce -in parte- don Alessandro Santoro: tra le varie attività della comunità delle Piagge (Firenze) c’è anche un servizio di raccolta e primo trattamento dei RAEE. “Ci è capitato di essere chiamati per recuperare grossi elettrodomestici, ad esempio lavatrici -spiega-. Su dieci, otto non avevano più il motore, il pezzo di maggior valore. Lo stesso accade con i vecchi pc a cui è stata tolta la scheda elettronica. Senza queste parti il trattamento per noi diventa solo un costo”.
“C’è una diffusa illegalità lungo la filiera nella gestione di questo tipo di rifiuti -aggiunge Antonio Pergolizzi, curatore del rapporto Ecomafie di Legambiente-. Stiamo parlando di una moltitudine di piccoli operatori che intercettano i RAEE, spesso sottraendoli alle piazzole di raccolta, asportano i pezzi di maggior valore come i compressori dei frigoriferi e abbandonano il resto”.
67, i Paesi al mondo che hanno approvato una normativa sul trattamento dei RAEE
Il tema dei rifiuti elettrici ed elettronici rappresenta una sfida globale. Nel mondo se ne producono 44,7 milioni di tonnellate in base alle stime dell’ultimo report “The global e-waste monitor 2017” curato da International telecomunication Union e da United Nation University. Di questa montagna di rifiuti, solo il 20% è stato riciclato correttamente. “La generazione di RAEE aumenta perché sta crescendo il consumo di apparecchiature elettriche sia in Occidente, sia nei Paesi in via di sviluppo. Ed è proprio in Paesi come India e Cina, oltre che le nazioni africane, che mi aspetto l’incremento maggiore per i prossimi anni”, spiega Federico Magalini. project manager per United Nation University. Già oggi Paesi come Cina, India e Brasile si piazzano nella top ten dei principali produttori mondiali di e-waste, rispettivamente al primo, quinto e ottavo posto.
E se il progressivo aumento della produzione di rifiuti elettrici è -per molti versi- inevitabile, la sfida sta nella gestione corretta di questi processi. Oggi sono 67 i Paesi che hanno approvato una normativa sul trattamento dei RAEE, ma c’è ancora molta strada da fare. “Se manca un quadro legale in cui si dice chi deve pagare per lo smaltimento di quei rifiuti, il rischio è che le parti di maggior valore vengano trattate e il resto venga abbandonato, con gravi conseguenze per l’ambiente e la salute -ragiona Magalini-. Ci sono diversi Paesi africani che hanno elaborato una normativa, ma da anni la tengono nel cassetto. Si sta lavorando per convincerli ad approvarla e metterla in atto, ma il percorso è ancora lungo”.
fonte: https://altreconomia.it


Rifiuti, a che punto è la gestione dei Raee a 10 anni dal primo ritiro

Remedia: «Gestite complessivamente quasi 500.000 tonnellate, con un risparmio sulle importazioni di materie prime di almeno 140 milioni di euro»























Dieci anni fa, presso l’isola ecologica del Comune ligure di Tribogna, Remedia ha effettuato il primo ritiro di Raee (rifiuti elettrici ed elettronici) in assoluto in Italia: era il 24 gennaio 2008. Ancora oggi Remedia rappresenta uno dei principali sistemi collettivi nazionali per la gestione ecosostenibile di tutte le tipologie di Raee, pile, accumulatori e impianti fotovoltaici (e il primo in assoluto nella gestione di Raee pericolosi, con circa 55.000 tonnellate gestite nell’ultimo anno), ma i numeri gestiti sono molto diversi da allora. Dalle prime stime, diffuse oggi, durante il 2017 Remedia ha registrato il miglior risultato di sempre: 90.000 tonnellate di rifiuti elettronici gestiti, con un incremento del 34% rispetto al 2016 e un aumento di oltre il 400% a confronto con il 2008. In 10 anni sono state gestite complessivamente quasi 500.000 tonnellate di Raee con un beneficio economico stimato per il Paese da Remedia, in «termini di risparmio sulle importazioni di materie prime, di almeno 140 milioni di euro».
«Nel 2008 siamo stati il consorzio che ha tenuto a battesimo il sistema Raee, effettuando il primo servizio di ritiro di rifiuti elettronici in Italia e oggi, a 10 anni di distanza, siamo orgogliosi – dichiara Walter Rebosio, presidente di Consorzio Remedia (nella foto, ndr) – di aver raggiunto 500.000 tonnellate gestite e di chiudere il 2017 con un nuovo record annuale: 90.000 tonnellate rifiuti tecnologici raccolti e gestiti, di cui 55.000 tonnellate di Raee appartenenti ai raggruppamenti pericolosi».
Nel dettaglio, i numeri registrati dal Consorzio nel 2017 mostrano che i Raee domestici, ossia quelli generati dai nuclei famigliari, ammontano complessivamente a 73.200 tonnellate (+26% rispetto al 2016), a cui si aggiungono i Raee professionali, prodotti da aziende ed enti pubblici, pari a 6.900 tonnellate e, infine, ben 9.900 tonnellate di pile e accumulatori portatili, industriali e per veicoli (+186% rispetto all’anno precedente).

fonte: www.greenreport.it

Elettrodomestici da smaltire, un "tesoro" ignorato dagli italiani

In cantina si accumulano 200 milioni di tivù, radio e telefonini sorpassati. Ma portarli nelle “isole ecologiche” o riconsegnarli ai rivenditori fa bene ad ambiente, consumatori e comunità. Come fare.

























Non tutti sanno che gli elettrodomestici, piccoli o grandi che siano, una volta “esausti” (guasti, oppure semplicemente superati e sostituiti) vengono catalogati come rifiuti speciali. Non solo perché possono disperdere parti altamente inquinanti, ma anche a causa del fatto che molti dei loro componenti sono materie prime in esaurimento e dunque vanno riciclate.
CI GUADAGNANO TUTTI. Un apparecchio defunto, se correttamente smaltito, inizia una nuova vita come miniera di minerali. Eppure pochi italiani ne sono consapevoli e i più preferiscono disperdere nell'ambiente vecchi televisori catodici, scaldabagno mal funzionanti e accumulare in casa senza un motivo computer e cellulari sorpassati. Niente di più sbagliato, anche perché esistono diverse leggi che possono incentivare uno smaltimento corretto, in cui ci guadagnano tutti: consumatore e comunità.

1. Cellulari e frigoriferi: una miniera di materie prime in esaurimento

Sapete cosa si nasconde nel vostro smartphone? Non solo plastica. Secondo uno studio del Politecnico di Milano, un cellulare contiene 9 grammi di rame, 11 grammi di ferro, 250 mg di argento, 24 mg di oro, 9 mg di palladio, 65 grammi di plastica, 1 grammo di terre rare (Praseodimio, Neodimio, Cerio, Lantanio, Samario, Terbio, Disprosio) e metalli preziosi come cadmio, cobalto, rutenio.
PARTI MOLTO INQUINANTI. Un frigorifero è invece composto da 25 chili di ferro, 1 di alluminio, 1 di rame (pari a 225 monete da 5 centesimi di euro) e 6 chili di plastica. Liberarsi dei frigoriferi lasciandoli agli angoli delle strade, come hanno fatto molti romani nel mese di ottobre 2016, significa buttare via una grande quantità di materie prime in esaurimento (le riserve di rame, argento e oro non sono infinite e più diventerà difficile estrarle, maggiore sarà il loro prezzo sul mercato) e soprattutto disperdere nell'ambiente parti molto inquinanti, come il composto chimico del freon, ritenuto uno dei maggiori responsabili del buco dell'ozono. Pensate che le molecole Cfc contenute in un solo frigorifero inquinano quanto un'auto che percorre 15 mila chilometri.

2. Accumuliamo 120 milioni di telefonini: e sono riciclabili al 96%

Dato che non è sempre agevole liberarsi di una lavatrice e molti pensano che il proprio vecchio computer un domani possa sempre tornare a funzionare, sembra che la maggior parte degli italiani stipi in casa elettrodomestici e apparecchi che non usa più. Garage, soffitte e cantine sarebbero colmi di televisori malandati, vecchie radio e telefonini sorpassati, per un totale di 200 milioni di pezzi (studio di Ecodom). Di questi, 120 milioni sarebbero cellulari, per i quali gli italiani nutrono una passione particolare: ne comprano 40 milioni all'anno e accumulano i vecchi modelli.
SI SCAVANO 30 KG DI ROCCIA. Considerando che, con i nuovi processi, il riciclo negli smartphone è pari al 96% dei suoi componenti, stiamo sottraendo all'industria un incredibile numero di metalli preziosi, costringendo i produttori al reperimento dei minerali in natura. E ciò, naturalmente, acuisce il danno ambientale e incrementa le emissioni di anidride carbonica. Solo per estrarre le materie prime necessarie a un singolo smartphone occorre infatti scavare oltre 30 chili di roccia.

3. L'ambiente vi ringrazia: si può evitare di immettere CO2 nell'aria

Secondo Ecodom, in media in un anno ciascun italiano produce 13 chili di rifiuti elettrici o elettronici. Si tratta di una quantità enorme che non può essere dispersa con leggerezza nell'ambiente. Grazie a un calcolatore presente nel sito Remedia, è possibile avere una idea immediata di cosa significhi, in termini di risparmio energetico e di inquinamento, un gesto di civismo come può essere buttare il proprio rasoio elettrico in un apposito contenitore e non tra i rifiuti indifferenziati.
RISPARMI SULL'ESTRAZIONE. Per esempio riciclando un forno microonde si fanno risparmiare 334 kilowatt/ora al processo di estrazione delle sue materie prime e si contribuisce a evitare di immettere nell'ambiente tanta CO2 quanta ne produrrebbe un'auto che percorre oltre 660 chilometri. Su questa pagina si possono controllare i benefici apportati all'ambiente per ogni apparecchio riciclato, a seconda della tipologia.

4. Come si smaltiscono i Raee: non si buttano col resto della spazzatura

Insomma, meglio iniziare a controllare in casa e prepararsi all'idea di dovere dire addio a quel vecchio videoregistratore impolverato o a quel televisore in bianco e nero della nonna che da quando è arrivato il digitale terrestre non è più in grado di trasmettere niente. Meglio invece consegnare i Raee (Rifiuti di apparecchiature elettriche o elettroniche) a chi di dovere, così da aiutare l'intera collettività.
CREAZIONE DI "ISOLE ECOLOGICHE". Ma come? Il decreto legislativo 49/2014 con i relativi decreti attuativi stabilisce anzitutto un obbligo: separare i Raee dagli altri rifiuti e avere cura di consegnarli ai soggetti incaricati della loro raccolta. Non si buttano, insomma, con il resto della spazzatura. La stessa norma impone ai Comuni di prevedere la creazione di “isole ecologiche” nelle quali è possibile portare personalmente l'apparecchio esausto o, in alternativa, di predisporre il ritiro a domicilio.
FERREE NORMATIVE EUROPEE. I grandi centri urbani già attuano questo tipo di servizio, ma nell'ultimo periodo anche gli enti territoriali più piccoli si stanno attivando per adeguarsi alle ferree normative europee: si può chiamare i loro centralini per saperne di più, oppure consultate questa pagina internet.

5. I diritti dei consumatori: "l'uno contro uno" e "l'uno contro zero"

Ma l'aspetto più importante – ignorato da tutti – è che la legge pone in capo agli utenti alcuni diritti che possono agevolare e incentivare il corretto smaltimento dei rifiuti. Per esempio "l'uno contro uno" prevede che tutti i rivenditori di apparecchiature elettroniche ritirino gratuitamente il Raee all'acquisto di un elettrodomestico equivalente (pensateci, la prossima volta che acquisterete un nuovo smartphone, così da smettere di collezionare i vecchi, ma questo vale anche per televisori, computer, forni, eccetera).
ANCHE SENZA NULLA IN CAMBIO. "L'uno contro zero", in vigore da luglio 2016, vi dà invece diritto a restituire gratis al rivenditore apparecchiature molto piccole (sotto i 25 centimetri) senza dovere acquistare nulla in cambio. Cellulari, cd, gamepad, rasoi... L'onere però vale solo per i negozi più grandi, dalla metratura superiore ai 400 metri quadri.
UN OBBLIGO CHE GRAVA SU TUTTI. Invece l'obbligo di comportarsi secondo le regole grava su tutti noi e vale per ogni prodotto che riporta, nelle istruzioni o sulla confezione, l'emblema di un bidone dei rifiuti barrato. Solitamente nessuno fa caso a quel logo, invece riciclare anche gli elettrodomestici più piccoli salva l'ambiente, rispetta la legge e ridà nuova vita alle materie prime in via di esaurimento.


fonte: http://www.lettera43.it