Visualizzazione post con etichetta #RegoleSmaltimento. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta #RegoleSmaltimento. Mostra tutti i post

Plastiche riciclabili: quali sono e come riconoscerle

Riconoscere le plastiche riciclabili è molto importante per provvedere al loro corretto smaltimento: ecco quali sono e come identificarle.




Provvedere al corretto smaltimento della plastica è essenziale per proteggere l’ambiente: questo materiale, se non adeguatamente raccolto, può infatti rappresentare una delle fonti principali di inquinamento ambientale. La plastica non solo impiega più di 500 anni per degradarsi in natura, ma rappresenta uno dei principali pericoli per la sopravvivenza della flora e della fauna marina. Per questa ragione, è necessario assicurarsi che lo smaltimento avvenga in modo corretto, approfittando anche del riciclo. Non tutte le varietà di plastica, tuttavia, risultano riciclabili: come riconoscerle?

Prima di cominciare, è bene informarsi sulle modalità di raccolta nel proprio comune di residenza, assicurandosi così di provvedere correttamente sia allo smaltimento che al riciclo.

Tipologie di plastica: come riconoscerle



All’interno di ogni abitazione sono disponibili centinaia di strumenti in plastica, da oggetto di uso quotidiano – come confezioni di alimenti o bottiglie – a scocche di elettrodomestici e dispositivi elettronici, rivestimenti d’arredo e molto altro ancora. Sebbene fra di loro possano sembrare molto simili, in realtà sono costituiti da polimeri assai diversi, non tutti riciclabili.
Plastica: 97% italiani ne ha ridotto il consumo per difendere il clima

Per procedere al corretto smaltimento, il primo passo da compiere è quello di identificare la tipologia di plastica in proprio possesso. Fortunatamente esiste una codifica standardizzata, con l’associazione di un numero e di una sigla, che permette di riconoscere velocemente il polimero dell’oggetto in proprio possesso. La sigla è solitamente riportata sull’etichetta del prodotto o, ancora, è disponibile in serigrafia o in rilievo sulla stessa superficie.


All’interno del gruppo delle plastiche riciclabili, vi rientrano sette categorie:
PET, codice 1: polietilene tereftalato;
HDPR, codice 2: polietilene ad alta densità;
PVC, codice 3: cloruro di polivinile;
LDPE, codice 4: polietilene a bassa densità;
PP, codice 5: polipropilene;
PS, codice 6: polistirene e polistirolo;
Codice 7, altre plastiche.

Identificata la varietà, è sufficiente seguire le istruzioni di deposito e smaltimento fornite dal proprio comune di residenza. È molto importante che queste plastiche, quando non differentemente indicato, vengano separate: devono essere sottoposte, infatti, a procedimenti diversi per poter essere recuperate.
Plastica: come gestire la differenziata?



Familiare con codici e sigle potrebbe non essere per tutti agevole, anche se alcune di queste definizioni sono entrate da tempo nel linguaggio comune. Basti pensare al PET, il materiale scelto per le bottiglie di plastica, oppure al PVC. Per questa ragione, la possibilità di errore rimane molto alta quando si effettua la raccolta differenziata, anche perché le sigle possono essere confuse o non risultare sufficientemente leggibili.

In linea generale, è possibile stabilire quali rifiuti possano essere gettati nella differenziata – e quali invece smaltiti nel sacco nero – controllando la tipologia di prodotto. Come già accennato, si tratta di una suddivisione generica, poiché potrebbero esistere delle piccole variazioni tra un comune e l’altro.

Di norma, possono finire nel bidone della plastica oggetti come bottiglie di bevande, flaconi di detersivi, vaschette per alimenti, piatti e bicchieri, boccette di shampoo e cosmetici, barattoli dello yogurt, vaschette del gelato, vassoi per dolci, plastiche morbide da imballaggio, buste di plastica, blister, vassoi portauova, imballaggi da spedizione in polistirolo, spruzzini di detergenti, buste preconfezionate per pasta e riso, involucri di alimenti secchi e molto altro ancora.

Non possono finire nella differenziata, invece, elementi come penne e pennarelli, tubi da giardino, palle e palloni, scocche di elettrodomestici, componenti elettroniche come tastiere e mouse, sedie da giardino, siringhe, sottovasi, utensili da cucina non monouso, bacinelle, dischi e CD, occhiali, lenti, giocattoli e molto altro ancora.


fonte: www.greenstyle.it

Rifiuti, Ecco Il Nuovo Metodo Tariffario Di Arera















Incentivare il miglioramento dei servizi di raccolta, trattamento e smaltimento dei rifiuti, omogeneizzare le condizioni nel Paese, garantire trasparenza delle informazioni agli utenti. Sono questi i principi basilari del metodo tariffario servizio integrato di gestione dei rifiuti varato oggi dall’Autorità di regolazione dell’energia e dell’ambiente che ha anche fissato gli obblighi di trasparenza verso gli utenti. Le nuove regole, definite con un ampio processo di consultazione che ha coinvolto tutti gli attori del settore, definiscono i corrispettivi TARI da applicare agli utenti nel 2020-2021, i criteri per i costi riconosciuti nel biennio in corso 2018-2019 e gli obblighi di comunicazione.
Un quadro di regole comune, certo e condiviso ora a disposizione dei gestori, dei Comuni e degli altri Enti territorialmente competenti, per uno sviluppo strutturato di un settore che parte da condizioni molto diversificate nel Paese, sia a livello industriale che di governance territoriale. Eventuali variazioni tariffarie in futuro dovranno essere giustificate solo in presenza di miglioramenti di qualità del servizio o per l’attivazione di servizi aggiuntivi per i cittadini, contemplando sempre la sostenibilità sociale delle tariffe e la sostenibilità ambientale del ciclo industriale, nel rispetto degli equilibri della finanza pubblica locale.
I gestori dovranno attivare tutti gli strumenti necessari per rendere accessibili e comprensibili i documenti e le informazioni agli utenti, come la Carta della qualità del servizio o i documenti di riscossione della tariffa. Il nuovo metodo – che prevede limiti tariffari e quattro diversi schemi adottabili dagli enti locali e dai gestori in relazione agli obiettivi di miglioramento del servizio – regola, in particolare, queste fasi: spazzamento e lavaggio strade, raccolta e trasporto, trattamento e recupero, trattamento e smaltimento dei rifiuti urbani, gestione tariffe e rapporti con gli utenti.
Su queste fasi il Metodo Tariffario impone una stretta coerenza tra il costo e la qualità del servizio “consentendo ad un sistema più efficiente – afferma Stefano Besseghini, presidente di Arera – di contrastare le zone d’ombra. Dobbiamo arrivare ad avere le stesse regole per tutti i cittadini, trasparenza dei flussi economici e delle competenze, riduzione drastica dell’evasione che – oltre a creare disparità tra i consumatori – toglie risorse indispensabili al ciclo dei rifiuti. I rifiuti non sono l’emergenza di un particolare comune o di una regione, ma un sistema da integrare e gestire in modo organico in tutto il Paese”.
fonte: http://www.riciclanews.it/

Universiadi ad impatto «rifiuti zero»: ​differenziata e pasti solo nelle scatole





Saranno Universiadi a rifiuti zero e per certificarlo arriverà a Napoli alla fine di giugno anche Rossano Ercolini, anima del movimento Rifiuti Zero e premio Nobel per l'ambiente. Nel  2013 infatti ha ricevuto a San Francisco dalle mani del presidente Obama il famoso Goldman Environmental Prize per la sua attività. Con lui a Napoli arriverà anche Paul Connett, scienziato statunitense, professore di chimica e tossicologia, tra i fondatori della strategia Rifiuti Zero.
SINERGIA – Dopo l'intesa raggiunta, grazie alla sensibilità mostrata sul tema dal commissario all'Universiade Gianluca Basile, seguirà la firma di un protocollo  tra Universiade Napoli 2019 e Zero Waste Italy – per rendere ecosostenibile l’evento che avrà luogo a Napoli e in Campania dal 3 al 14 luglio. L’associazione affiancherà la struttura commissariale in tutti gli aspetti connessi alla gestione dei rifiuti. Imponenti i numeri. Di intesa con Amesci, saranno formati 3600 volontari sulle buone pratiche zero waste, i quali provvederanno alla  distribuzione di manualetti multilingue, da conservare, nei quali saranno ricordate le buone pratiche da seguire con l'obiettivo rifiuti zero.





LE BUONE PRATICHE - Nei 56 siti dove si svolgeranno le Universiadi saranno presenti altrettanti punti informativi sull'attività di Zero Waste Italy. Allo stesso modo previsti diversi momenti formativi rivolti tanto ai partecipanti quanto ai componenti della struttura commissariale dell’Universiade. Momenti in cui si parlerà di separazione a monte, raccolta differenziata porta a porta, compostaggio, riciclo, riuso, e soprattutto prevenzione del rifiuto. Quest’ultimo aspetto in particolare è alla base del progetto culturale a spreco zero e nello specifico si punta a “Universiade plastic free”: i pasti saranno serviti unicamente con meal boxes e stoviglie compostabili.  Allo stesso tempo per contrastare lo spreco alimentare, le aziende che si occuperanno del catering dovranno gestire le eventuali eccedenze alimentari dei pasti preparati per gli atleti e lo staff - le meal boxes - in sinergia con associazioni di volontariato attive sul territorio per la distribuzione di pasti. Sarà molto più arduo contrastare il ricorso alle bottiglie di plastica. Si cercherà di ottenere una collaborazione da parte dei consorzi di produttori in merito.
CONSORZI - Tutte le attività delle Universiadi saranno monitorate oltre che da Zero Waste Italy, dai consorzi che si occupano del recupero dei rifiuti. Intese con Corepla (plastica); Coreve (vetro); Cial (alluminio); Conai (imballaggi). Ogni consorzio darà la propria consulenza per il riciclo e riuso di materiali recuperati i nel corso delle Universiadi. A Zero Waste Italy il compito di trainer sia per la promozione verso atleti e partecipanti sia nell’applicazione del protocollo d'intesa firmato con le Universiadi.
"La cosa che ci conforta - dice Lucio Righetti, una delle anime del progetto - è che i vari capitolati di appalto predisposti dall’Agenzia Regionale per le Universiadi, sono già ispirati dalle buone pratiche di cui siamo fautori, ma sarà un lavoro enorme, il più importante a livello di numeri svolto dalla nostra rete". La rete Zero Waste ha già conseguito  risultati importanti con i suoi 285 comuni che hanno aderito al protocollo verso rifiuti zero e si sono impegnati con una delibera in Consiglio Comunale a sviluppare le buone pratiche. Trentadue, con Napoli, i comuni campani aderenti e cittadine quali Santa Maria a Vico e Agerola che fanno da capofila per le pratiche virtuose in tema di gestione dei rifiuti.
NOBEL - In questo quadro si innesta l'incontro di fine giugno con Ercolini e Connet dove si parlerà delle iniziative da compiere verso Rifiuti Zero, degli errori di progettazione degli imballi in plastica, un esempio è la collaborazione del team zero waste con i produttori di caffè finalizzata alla produzione di capsule compostabili, degli obiettivi raggiunti e delle buone pratiche come il parco del riuso e del recupero in Svezia.

fonte: www.ilmattino.it

Rifiuti elettronici, ecco cosa cambia. Dentro anche carte di credito e bici

Nuove regole di smaltimento dal 15 agosto. Nella lista anche prese multiple, cancelli e tende automatizzati, serrature elettriche, cavi e stufe a pellet





Del rifiuto tecnologico non si butta via nulla. Il 15 agosto entrerà in vigore la normativa che cambierà per sempre il mondo dei Raee (Rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche): i prodotti che rientrano in questa definizione, infatti, diventeranno molti di più e l’elenco comprenderà tra gli altri anche carte di credito con chip, biciclette elettriche, prese multiple, cancelli e tende automatizzati, serrature elettriche, cavi e stufe a pellet. Una vera e propria rivoluzione. «La raccolta e il riciclo di Raee aumenteranno. Verranno creati – spiega Danilo Bonato, direttore generale di Remedia, società leader del settore - 15mila nuovi posti di lavoro. Verranno risparmiati 100 milioni di euro di valore economico associato alle emissioni e 1,2 miliardi di euro nell’acquisto di materie prime».

Numeri che potrebbero essere molto più alti, se la maggior parte degli italiani fosse a conoscenza del decreto ‘Uno contro zero’ del luglio 2016. Dall’estate di due anni fa, infatti, è possibile consegnare vecchi telefonini, lettori mp3, cuffiette o calcolatrici nei negozi più grandi di 400 metri quadrati senza dover comprare nulla in cambio. Per i piccoli distributori e i venditori online l’applicazione di questa norma è facoltativa. Solo i Raee che sono più piccoli di 25 centimetri e provengono da nuclei domestici possono essere rottamati a costo zero. Ma oltre 7 italiani su 10, secondo un’indagine realizzata dalla community di Friendz per Ecodom, uno dei consorzi che gestisce i Raee, non sono a conoscenza di questa possibilità. I più informati sono i residenti di Emilia Romagna, Veneto, Trentino Alto Adige e Friuli Venezia Giulia: il 28,6% sa di potersi recare in un grande negozio per poter consegnare i propri gadget ormai obsoleti. E proprio nel Nord Est la percentuale di utenti che ha riconsegnato gratuitamente un vecchio apparecchio ha toccato il 36,2%.

Nel 2017, secondo l’ultimo rapporto stilato dal Centro di coordinamento Raee, sono state raccolte 385mila tonnellate di rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche. Questo significa che ogni italiano ha mediamente riciclato 6,3 chili di questi prodotti nei 953 impiantiautorizzati (di cui 674 nel Nord Italia, 136 nel Centro e 143 nel Sud). Si tratta, in termini di volume, dell’equivalente di tre navi da crociera grandi come la Costa Concordia.

Il 78% di questi rifiuti è di origine domestica, mentre il 22 viene dal mondo delle imprese. La crescita, rispetto all’anno precedente, è stata del 6,8%. Un ottimo trend, che però non garantisce il raggiungimento dell’obiettivo fissato dalla Ue del 45%, calcolato come rapporto tra peso totale dei Raee raccolti e peso medio delle apparecchiature immesse sul mercato (in media oltre 936mila tonnellate). L’asticella dal 2019 verrà alzata al 65%. Nel 2017, l’Italia si è fermata al 41,2%.

Con l’allargamento della categoria dei Raee a partire dal 15 agosto, il traguardo europeo potrebbe allontanarsi. «Dovremo attrezzarci – conclude Bonato - per andare a raccogliere e riciclare un flusso di prodotti a fine vita molto più consistente rispetto al passato. Inoltre il decreto prevede l’obbligo di gestire anche prodotti molto diversi rispetto a quelli a cui siamo abituati, come macchine industriali molto pesanti o banchi frigoriferi di grandi dimensioni». La sfida è solo all’inizio.

fonte: https://www.oftentype.info/