La produzione incessante di nuovi modelli crea notevoli problemi di emissioni climalteranti e di rifornimento di materie prime. Ecco perché in Europa
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E se il nostro smartphone durasse 10 anni? Le richieste di Right to Repair e il modello Fairphone4
La produzione incessante di nuovi modelli crea notevoli problemi di emissioni climalteranti e di rifornimento di materie prime. Ecco perché in Europa
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Gli smartphone ricondizionati fanno bene all’ambiente
La startup francese Certideal ricondiziona gli smartphone. Perché acquistarli? Perché fanno bene al portafogli e all’ambiente

Il core business della startup francese Certideal è il ricondizionamento di smartphone e tablet. Ma cos’è un apparecchio ricondizionato? È uno smartphone usato ma rimesso a nuovo da un tecnico professionista sia dal punto di vista estetico che funzionale (testato al 100%), grazie alla sostituzione delle parti danneggiate. Se dal punto di vista estetico l’apparecchio può presentare qualche inevitabile segno di usura, dl punto di vista funzionale è impeccabile. I controlli riguardano la capacità di carica della batteria, la fotocamera, il funzionamento dei tasti, la connessione internet, gli altoparlanti e il funzionamento della rete mobile.
Gli apparecchi hanno una garanzia di base di 18 mesi che può arrivare a 24 e copre tutti i guasti tecnici, tranne la rottura e l’ossidazione. Il funzionamento della batteria è garantito per una capacità minima dell’80% rispetto a un apparecchio nuovo.
Il vantaggio principale dell’acquisto di uno smartphone ricondizionato rimane il risparmio economico, che va dal 30 al 70% in meno sul prezzo di un apparecchio che funziona esattamente come uno nuovo. Chi ha a cuore l’ambiente, inoltre, sa che il dispendio energetico di un apparecchio ricondizionato è lo stesso di uno nuovo, ma che il suo acquisto evita l’estrazione di materie prime per la produzione. Certideal ha la certificazione UNI EN ISO 14001 per la gestione dell’impatto ambientale delle proprie attività e la certificazione statunitense R2:2013 per il rispetto di pratiche responsabili per il riciclo di prodotti elettronici.
Certideal acquisisce gli apparecchi da operatori telefonici che trattano solo smartphone che hanno avuto un solo proprietario. IPod, IPad e gli altri apparecchi vengono classificati secondo una scala che ne determina lo stato e di conseguenza il prezzo di vendita: nuovo, impeccabile, molto buono, buono, corretto. Tutti funzionanti al 100%, si differenziano per l’uso (mai usato, usato pochissimo, poco, uso prolungato) e per la condizione estetica (possono esserci graffi o tracce più o meno visibili). Tuttavia un dato è incontrovertibile: acquistare uno smartphone ricondizionato fa bene al portafogli e fa bene all’ambiente.
fonte: www.rinnovabili.it

Il core business della startup francese Certideal è il ricondizionamento di smartphone e tablet. Ma cos’è un apparecchio ricondizionato? È uno smartphone usato ma rimesso a nuovo da un tecnico professionista sia dal punto di vista estetico che funzionale (testato al 100%), grazie alla sostituzione delle parti danneggiate. Se dal punto di vista estetico l’apparecchio può presentare qualche inevitabile segno di usura, dl punto di vista funzionale è impeccabile. I controlli riguardano la capacità di carica della batteria, la fotocamera, il funzionamento dei tasti, la connessione internet, gli altoparlanti e il funzionamento della rete mobile.
Gli apparecchi hanno una garanzia di base di 18 mesi che può arrivare a 24 e copre tutti i guasti tecnici, tranne la rottura e l’ossidazione. Il funzionamento della batteria è garantito per una capacità minima dell’80% rispetto a un apparecchio nuovo.
Il vantaggio principale dell’acquisto di uno smartphone ricondizionato rimane il risparmio economico, che va dal 30 al 70% in meno sul prezzo di un apparecchio che funziona esattamente come uno nuovo. Chi ha a cuore l’ambiente, inoltre, sa che il dispendio energetico di un apparecchio ricondizionato è lo stesso di uno nuovo, ma che il suo acquisto evita l’estrazione di materie prime per la produzione. Certideal ha la certificazione UNI EN ISO 14001 per la gestione dell’impatto ambientale delle proprie attività e la certificazione statunitense R2:2013 per il rispetto di pratiche responsabili per il riciclo di prodotti elettronici.
Certideal acquisisce gli apparecchi da operatori telefonici che trattano solo smartphone che hanno avuto un solo proprietario. IPod, IPad e gli altri apparecchi vengono classificati secondo una scala che ne determina lo stato e di conseguenza il prezzo di vendita: nuovo, impeccabile, molto buono, buono, corretto. Tutti funzionanti al 100%, si differenziano per l’uso (mai usato, usato pochissimo, poco, uso prolungato) e per la condizione estetica (possono esserci graffi o tracce più o meno visibili). Tuttavia un dato è incontrovertibile: acquistare uno smartphone ricondizionato fa bene al portafogli e fa bene all’ambiente.
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Sim con plastica riciclata: il progetto eco di TIM
Debutteranno presto le nuove SIM green di TIM, composte per almeno il 60% da plastica riciclata: è l'inizio del cambiamento.

L’obiettivo è ormai noto: TIM vuole diventare un’azienda eco friendly conseguendo la carbon neutrality entro 10 anni. Il primo passo sarà quello di utilizzare plastica riciclata per le loro sim card. Le nuove schede dell’operatore saranno composte, infatti, per il 60% da materiale eco e tutto il corredo (confezione, cartoncini con le istruzioni e via dicendo) sarà biodegradabile. Con questa iniziativa TIM stima di ridurre di circa 13 tonnellate all’anno l’utilizzo di plastica. Un buon punto di partenza che potrebbe portare l’azienda a posizionarsi sul mercato green.
Non è tutto: è prevista anche la diffusione di smartphone ricondizionati. I cellulari saranno venduti direttamente dal gruppo, anche se non è chiaro chi si occuperà del processo di ricondizionamento. Infine, anche per i dispositivi a marchio TIM come i modem o i cordless è previsto l’impiego di materiali riciclati ed ecosostenibili sia per quanto riguarda il packaging sia per la costruzione in sé.
Il piano TIM Green fa parte delle iniziative prese dalla società per abbattere le emissioni di CO2. Il carbon free non è mai sembrato così vicino (ci sarà un bilanciamento per emissioni prodotte e risparmiate grazie a processi produttivi virtuosi); il tutto dovrebbe realizzarsi entro il 2030.
fonte: https://www.greenstyle.it
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Non è tutto: è prevista anche la diffusione di smartphone ricondizionati. I cellulari saranno venduti direttamente dal gruppo, anche se non è chiaro chi si occuperà del processo di ricondizionamento. Infine, anche per i dispositivi a marchio TIM come i modem o i cordless è previsto l’impiego di materiali riciclati ed ecosostenibili sia per quanto riguarda il packaging sia per la costruzione in sé.
Il piano TIM Green fa parte delle iniziative prese dalla società per abbattere le emissioni di CO2. Il carbon free non è mai sembrato così vicino (ci sarà un bilanciamento per emissioni prodotte e risparmiate grazie a processi produttivi virtuosi); il tutto dovrebbe realizzarsi entro il 2030.
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Lifeproof Wake: la custodia che protegge lo smartphone e l’ambiente
Arriva sul mercato la nuova linea di custodie Wake di Lifeproof con la quale è possibile con un solo gesto proteggere sia il telefono e sia l'ambiente. Il merito è di un progetto nato proprio per rispondere alla crescente sensibilità dei consumatori nei confronti di questi temi, in modo particolare il rispetto del Pianeta.
I prodotti della linea Wake sono realizzati utilizzando per l'85% materiale plastico riciclato dagli scarti recuperati nell'oceano. In modo particolare il materiale viene fornito da un'azienda scandinava, partner dell'iniziativa, specializzata proprio nella realizzazione di Green Plastics, che utilizza tra l'altro le corde e le reti abbandonate dai pescatori.Nonostante le custodie siano realizzate con questo materiale le Wake garantiscono una protezione ideale degli smartphone, assicurando una resistenza agli urti fino a 2 metri d'altezza. Belle da vedere, con un design che ricorda le onde del mare, le custodie sono anche particolarmente sottili e offrono un ottimo grip.Le Lifeproof Wake, distribuite in Italia da Attiva, sono disponibili nei colori blu, grigio e nero al prezzo al pubblico di 29,99 euro e sono compatibili con gli iPhone 11, 11 Pro, 11 Pro Max, iPhone 8/7/6s.
fonte: www.greencity.it
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Rifiuti elettronici: il PE vota a favore dello standard unico per i caricabatterie. Apple si dovrà adeguare?
Per favorire la riduzione dei rifiuti elettronici, un connettore unico per tutti gli smartphone e per la piccola elettronica: il Parlamento europeo ha votato nei giorni a favore dell’USB tipo C quale unica soluzione di ricarica universale per piccoli dispositivi portatili da adottare entro luglio 2020.
fonte: www.greenme.it
La risoluzione è passata con 582 voti a favore a 40 contrari. I deputati chiederanno ora alla Commissione europea di adottare le nuove norme, in modo da consentire ai consumatori di utilizzare un singolo caricatore per tutti i modelli di smartphone e tablet, riducendo così gli sprechi.
“Vi è una urgente necessità di un’azione normativa dell’UE – scrivono – per ridurre i rifiuti elettronici e consentire ai consumatori di fare scelte sostenibili”, chiedendo così una volta per tutte l’introduzione obbligatoria di caricabatterie comuni per tutti i dispositivi mobili.
In passato, i telefoni cellulari erano compatibili solo con caricabatterie specifici singolarmente e si stima che solo nel 2009 fossero in uso 500 milioni di telefoni cellulari in tutti i paesi dell’UE. I caricabatterie utilizzati variavano spesso in base al produttore e al modello e fino a poco tempo fa erano sul mercato più di 30 diversi tipi di caricabatterie.
Oltre a causare disagi al consumatore, ciò ha creato inutili rifiuti elettronici. È per questo che da oltre 10 anni, i deputati europei chiedono un caricabatterie comune per telefoni cellulari, tablet, lettori di e-book e altri dispositivi portatili. E non solo, secondo la risoluzione il Parlamento vuole anche che la Commissione:
- adotti misure per garantire l’interoperabilità dei diversi caricabatterie wireless con diversi dispositivi mobili;
- prenda in considerazione iniziative legislative per aumentare il volume di cavi e caricabatterie raccolti e riciclati negli Stati membri;
- garantisca che i consumatori non siano più obbligati ad acquistare nuovi caricabatterie con ogni nuovo dispositivo
La posizione di Apple
Negli anni la maggior parte delle aziende si è convertita allo standard di ricarica di tipo USB e, per gli ultimi modelli immessi sul mercato, al più recente USB-C. Eppure, il passaggio a un caricabatterie comune influirebbe su Apple più di qualsiasi altra azienda poiché i suoi iPhone e la maggior parte dei suoi prodotti sono alimentati dal cavo Lightning (mentre i dispositivi Android sono alimentati da connettori USB-C).
Tra i colossi, quindi, solo l’azienda di Cupertino ha espresso il suo parere contrario a una norma che potrebbe “ostacolare l’innovazione” e creare una montagna di rifiuti elettronici. A supporto delle sue affermazioni, la società ha commissionato uno studio alla Copenhagen Economics dal quale è emerso che una norma che regolamenti la messa in commercio di un caricabatterie universale costerebbe ai consumatori almeno 1,5 miliardi di euro, superando di gran lunga i 13 milioni di euro di benefici ambientali associati alla riduzione di CO2.
“Oltre 1 miliardo di dispositivi Apple con connettore Lightning sono stati spediti in tutto il mondo, senza considerare un intero ecosistema di produttori di accessori e altri dispositivi che utilizzano la porta Ligthtning per servire i nostri clienti – scrivono dalla Apple. Vogliamo fare in modo che qualsiasi normativa non comporterà la spedizione di cavi o adattatori esterni non necessari, solo per renderli compatibili con nuovi standard. La norma renderebbe anche obsoleti i dispositivi e gli accessori utilizzati da milioni di utenti in tutto il mondo.
Secondo le stime, ogni anno vengono generati circa 50 milioni di tonnellate di rifiuti elettronici a livello globale, con una media di oltre 6 kg per persona. In Europa, i rifiuti elettronici totali generati nel 2016 sono stati di 12,3 milioni di tonnellate, equivalenti a 16,6 kg in media per abitante. Va da sé, infine, che brevi cicli di vita per alcuni dispositivi portano anche a più sprechi elettronici. Se un connettore unico può servire a fare la nostra parte per l’ambiente ben venga.Questo comporterebbe un volume senza precedenti di rifiuti elettronici e un grande disagio per gli utenti. Essere costretti a sconvolgere questo enorme mercato avrà conseguenze ben al di là degli obiettivi dichiarati della Commissione”. Ed è per questo che spera che la Commissione continuerà a “cercare una soluzione che non limiti la capacità del settore di innovare”.
fonte: www.greenme.it
Elettronica: l’impatto climatico dell’obsolescenza programmata
Secondo gli esperti prolungare di 5 anni la vita di cellulari, notebook, lavatrici e aspirapolvere, consentirebbe all’Europa di risparmiare 10 milioni di tonnellate di CO2
Tra obsolescenza programmata e acceso consumismo, l’elettronica sta facendo incetta di dispositivi al limite dell’usa e getta, apparecchi dalla vita limitata destinati a diventare vecchi e obsoleti a pochi anni dall’uscita sul mercato. È il caso, ad esempio, degli smartphone la cui durata media in Europa è di appena tre anni. I portatili e le aspirapolvere vivono leggermente di più (circa sei anni), mentre le lavatrici raggiungono quasi un record in questo contesto, con 11,4 anni di vita media. Questa ‘sopravvivenza’ così limitata ha spesso un peso non indifferente sulle tasche dei consumatori ma oggi c’è anche chi si chiede quanto costi all’ambiente. A rispondere è l’European Environmental Bureau (EEB) per conto delle campagne Coolproducts e Right to Repair. In nuovo rapporto, dal titolo Coolproducts don’t cost the Earth, EBB ha stimato l’impatto climatico dei principali prodotti di elettronica domestica in base al loro utilizzo e all’energia consumata per realizzarli.
Tra obsolescenza programmata e acceso consumismo, l’elettronica sta facendo incetta di dispositivi al limite dell’usa e getta, apparecchi dalla vita limitata destinati a diventare vecchi e obsoleti a pochi anni dall’uscita sul mercato. È il caso, ad esempio, degli smartphone la cui durata media in Europa è di appena tre anni. I portatili e le aspirapolvere vivono leggermente di più (circa sei anni), mentre le lavatrici raggiungono quasi un record in questo contesto, con 11,4 anni di vita media. Questa ‘sopravvivenza’ così limitata ha spesso un peso non indifferente sulle tasche dei consumatori ma oggi c’è anche chi si chiede quanto costi all’ambiente. A rispondere è l’European Environmental Bureau (EEB) per conto delle campagne Coolproducts e Right to Repair. In nuovo rapporto, dal titolo Coolproducts don’t cost the Earth, EBB ha stimato l’impatto climatico dei principali prodotti di elettronica domestica in base al loro utilizzo e all’energia consumata per realizzarli.
“I nostri dispositivi elettrici non durano quanto prima. La loro vita utile sta diminuendo e sta diventando sempre più difficile e costoso ripararli o sostituire parti chiave come uno schermo rotto. Qualunque sia la ragione, fabbricare ripetutamente nuovi prodotti per sostituire quelli vecchi non è solo una brutta notizia per i portafogli dei consumatori, ma sta aumentando drasticamente la minaccia del cambiamento climatico”, spiegano gli autori.
Il documento mostra come allungare la durata dei principali apparecchi di un solo anno rispetto all’attuale media, consentirebbe all’UE di risparmiare le emissioni di carbonio di 2 milioni di automobili ogni anno. Se gli anni di vita in più fossero 5 si eviterebbero quasi 10 milioni di tonnellate di CO2eq l’anno entro il 2030 (o le emissioni di 5 milioni di auto). Queste cifre elevate sono dovute alla grande quantità di energia e risorse coinvolte nella produzione e distribuzione di nuovi prodotti e nello smaltimento di quelli vecchi.
L’impatto climatico delle cosiddette fasi di non utilizzo è spesso trascurato a livello normativo, preferendo focalizzarsi sull’energia necessaria per alimentare i dispositivi piuttosto che su quella usata per fabbricarli. Ad esempio, la produzione di smartphone europei risulta quella con il maggiore impatto sul clima tra i prodotti analizzati, ma se si include l’intero ciclo di vita, quindi anche l’energia d’alimentazione, le lavatrici svettano in cima alla classifica delle maggiori emissioni.
“In questo rapporto facciamo luce sul vero costo dell’obsolescenza programmata e forniamo raccomandazioni per aumentare la riparabilità dei prodotti di tutti i giorni e garantire che durino più a lungo”. Sebbene sia difficile valutare se le aziende stiano accorciando intenzionalmente la durata dell’elettronica – spiega EBB -, la percentuale di dispositivi difettosi è cresciuta dal 3,5% del 2004 all’8,3% del 2012. Recentemente le ONG sono riuscite a spingere per una regolamentazione a livello comunitario che estendesse la durata di vita di un piccolo gruppo di prodotti tra cui televisori, frigoriferi, lavatrici, lavastoviglie e prodotti per l’illuminazione. A partire dal 2021, i produttori dovranno garantire che questi prodotti possano essere facilmente smontati e dovranno mettere parti di ricambio e informazioni di riparazione a disposizione dei riparatori professionisti. Le nuove norme dovrebbero essere adottate ufficialmente dalla Commissione europea a settembre o ottobre 2019.
fonte: www.rinnovabili.it
Fairphone lancia terza generazione smartphone etico
Fatti per durare,-30% Co2 e riciclo. Sostegno da Sky Mobile
Fairphone, l'azienda olandese nata nel 2013, continua la sua battaglia per un'elettronica sostenibile e lancia la terza generazione del suo smartphone "etico, affidabile e sostenibile" con un "impatto positivo su tutta la catena di approvigionamento e produzione". "Vogliamo motivare l'intero settore ad agire in modo più responsabile poiché non possiamo realizzare questo cambiamento da soli" spiega il Ceo di Fairphone, Eva Gouwens e Sky Mobile è stata tra i primi a rispondere mettendolo tra i telefoni della sua offerta commerciale. "Dai rifiuti elettronici alle enormi emissioni di CO2, dalle condizioni di lavoro difficili alle devastanti pratiche di approvvigionamento delle materie prime, l'industria degli smartphone è responsabile enormemente per alcuni dei più gravi problemi ambientali e dei diritti umani" sottolinea una nota. Nasce così un telefono pensato "per supportare riparazioni facili; per durare più a lungo, risparmiare il 30% delle emissioni di CO2 o più e con una batteria a lunga durata". A bordo del telefono il Processore Qualcomm 632, fotocamera posteriore Dual Pixel da 12 MP e fotocamera frontale da 8 MP, 64 GB di memoria, che può essere espansa a oltre 256 GB con MicroSD. Sarà venduto con imballaggi sostenibili e riutilizzabili e dotato di un paraurti protettivo per una protezione extra da urti e colpi di tutti i giorni.
fonte: www.ansa.it
Dai tetti delle case l’energia per ricaricare le auto elettriche
Grazie alla partnership tra Fotovoltaico Semplice e SIFÀ è stata progettata una rete in grado di assorbire energia con la propria abitazione attraverso i pannelli fotovoltaici e diffonderla con delle colonnine per ricaricare le auto elettriche. Una app dedicata permetterà la gestione attraverso lo smartphone

Una soluzione innovativa consiste senza dubbio nel progettare una rete capace di assorbire energia con la propria abitazione tramite i pannelli fotovoltaici e diffonderla attraverso colonnine appositamente pensate per ricaricare le più innovative ed ecologiche auto elettriche.
L’idea avveniristica è realtà grazie alla collaborazione virtuosa tra due brand italiani che rappresentano l’eccellenza nostrana anche oltre confine: Fotovoltaico Semplice, azienda romana di proprietà del gruppo IMC Holding che, negli ultimi anni, grazie a pannelli fotovoltaici tra i più evoluti, ha ottenuto numerosi riconoscimenti e SIFÀ, società di Noleggio Auto a Lungo Termine che ha siglato un accordo con il Banco Popolare dell’Emilia Romagna per fornire un pacchetto di servizi ancora più ricco.
L’obiettivo della partnership è quello di estendere le immense potenzialità dell’energia pulita in modo sempre più efficace, dotando i consumatori che già ne fanno utilizzo di strumenti innovativi e soprattutto integrati tra loro.
Grazie alla rete di clienti di Fotovoltaico Semplice, verranno diffuse delle colonnine di ricarica della Mennekes, modello Wallbox AMTRON, ideate in maniera specifica per il mercato residenziale.
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Si tratta di dispositivi per la ricarica di veicoli elettrici in modalità 3, con presa di carica prevista dagli standard europei e quindi compatibile con tutti i modelli di autovetture elettriche di nuova generazione.
Un’app dedicata, la Charge App, mostra inoltre tutte le informazioni relative alla ricarica di corrente consentendo la piena gestione della colonnina con un tap sullo smartphone.
Il progetto è completato con i servizi offerti dalla società di autonoleggio SIFÀ, che metterà a disposizione le più moderne Auto Smart Elettriche per allargare il campo di sostenibilità energetica anche alla E-Mobility.
Il funzionamento del circuito è completamente ad impatto zero: si crea energia grazie ai pannelli di Fotovoltaico Semplice e si sfruttano le colonnine Mennekes, distribuite da VP SOLAR, azienda europea di sistemi energetici, per ricaricare la propria auto elettrica (che può essere fornita da SIFÀ).
La presentazione ufficiale del pacchetto avverrà in un meeting a Milano attorno a metà giugno.

Una soluzione innovativa consiste senza dubbio nel progettare una rete capace di assorbire energia con la propria abitazione tramite i pannelli fotovoltaici e diffonderla attraverso colonnine appositamente pensate per ricaricare le più innovative ed ecologiche auto elettriche.
L’idea avveniristica è realtà grazie alla collaborazione virtuosa tra due brand italiani che rappresentano l’eccellenza nostrana anche oltre confine: Fotovoltaico Semplice, azienda romana di proprietà del gruppo IMC Holding che, negli ultimi anni, grazie a pannelli fotovoltaici tra i più evoluti, ha ottenuto numerosi riconoscimenti e SIFÀ, società di Noleggio Auto a Lungo Termine che ha siglato un accordo con il Banco Popolare dell’Emilia Romagna per fornire un pacchetto di servizi ancora più ricco.
L’obiettivo della partnership è quello di estendere le immense potenzialità dell’energia pulita in modo sempre più efficace, dotando i consumatori che già ne fanno utilizzo di strumenti innovativi e soprattutto integrati tra loro.
Grazie alla rete di clienti di Fotovoltaico Semplice, verranno diffuse delle colonnine di ricarica della Mennekes, modello Wallbox AMTRON, ideate in maniera specifica per il mercato residenziale.
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Si tratta di dispositivi per la ricarica di veicoli elettrici in modalità 3, con presa di carica prevista dagli standard europei e quindi compatibile con tutti i modelli di autovetture elettriche di nuova generazione.
Un’app dedicata, la Charge App, mostra inoltre tutte le informazioni relative alla ricarica di corrente consentendo la piena gestione della colonnina con un tap sullo smartphone.
Il progetto è completato con i servizi offerti dalla società di autonoleggio SIFÀ, che metterà a disposizione le più moderne Auto Smart Elettriche per allargare il campo di sostenibilità energetica anche alla E-Mobility.
Il funzionamento del circuito è completamente ad impatto zero: si crea energia grazie ai pannelli di Fotovoltaico Semplice e si sfruttano le colonnine Mennekes, distribuite da VP SOLAR, azienda europea di sistemi energetici, per ricaricare la propria auto elettrica (che può essere fornita da SIFÀ).
La presentazione ufficiale del pacchetto avverrà in un meeting a Milano attorno a metà giugno.
fonte: www.lastampa.it
Milano, le EcoIsole RAEE diventano modello per il C40-Cities Climate Leadership Group
I cassonetti per la raccolta di prossimità di smartphone e piccoli elettrodomestici sviluppati dal consorzio Ecolight hanno richiamato la delegazione della rete globale costituita dai sindaci delle maggiori città del mondo per combattere i mutamenti climatici
Le EcoIsole RAEE realizzate dal consorzio Ecolight diventano modello per una nuova raccolta dei piccoli rifiuti elettronici. Una delegazione del C40 - Cities Climate Leadership Group, rete globale costituita dai sindaci delle maggiori città del mondo per combattere i mutamenti climatici, durante il sopralluogo a Milano ha fatto tappa oggi, venerdì 29 marzo, nel quartiere Baggio per vedere il funzionamento dell’EcoIsola RAEE posizionata al Municipio 7. Guidati da Amsa-Gruppo A2A, una decina di rappresentanti di città quali Los Angeles, Abu Dhabi, Tel Aviv e Rotterdam, aderenti alla rete mondiale impegnata nella tutela dell’ambiente, hanno voluto vedere il funzionamento dell’innovativa soluzione adottata da Milano per la raccolta di prossimità dei piccoli RAEE. Grazie infatti al progetto avviato da Amsa-Gruppo A2A in collaborazione con Ecolight, otto EcoIsole sono state posizionate in altrettanti municipi del capoluogo lombardo: nei soli primi due mesi del 2019, sono state utilizzate da 2 mila cittadini che hanno conferito oltre 1,5 tonnellate di piccoli elettrodomestici, cellulari e lampadine a risparmio energetico.
“I RAEE sono tra i rifiuti che crescono ad un tasso maggiore nel mondo. Potenziare la loro raccolta è quindi una necessità per tutelare maggiormente l’ambiente”, ricorda Giancarlo Dezio, direttore generale di Ecolight, consorzio nazionale per la gestione dei RAEE, delle pile e degli accumulatori esausti. “L’EcoIsola RAEE offre ai cittadini una possibilità in più per conferirli correttamente e così avviarli ad percorso di trattamento e recupero”.
L’EcoIsola è un cassonetto intelligente, interamente automatizzato, nato da un progetto europeo che Ecolight ha realizzato per la raccolta di prossimità dei RAEE con l’esplicito scopo di facilitare la raccolta dei rifiuti elettronici di piccole dimensioni. Vi possono essere conferiti cellulari, telecomandi, tablet, ma anche lampadine a risparmio energetico, piccoli led e neon non più funzionanti. “Sono questi i rifiuti elettronici più difficili da intercettare: solamente poco più del 20% segue un corretto percorso di trattamento e recupero. Eppure sono riciclabili fino a oltre il 90% del loro peso”, aggiunge Dezio.
Le EcoIsole RAEE si trovano a Milano:
- Municipio 2, in viale Zara 100
- Municipio 3, presso la Biblioteca Valvassori Peroni, in via Valvassori Peroni 56
- Municipio 4, in via Oglio 18
- Municipio 5, in viale Tibaldi 55
- Municipio 6, in via Legioni Romane 54
- Municipio 7, in via Anselmo da Baggio 55
- Municipio 8, in via Quarenghi 21
- Municipio 9, in viale Guerzoni 38
Per utilizzare l’EcoIsola RAEE l’utente deve strisciare nell’apposita fessura la Carta Regionale dei Servizi (tessera sanitaria) quindi selezionare il tipo di rifiuto che intende conferire, inserendolo successivamente all’interno dello sportello dedicato. Quando i contenitori interni sono pieni è la stessa macchina ad avvisare gli operatori di Ecolight Servizi per il loro svuotamento.
“I RAEE sono tra i rifiuti che crescono ad un tasso maggiore nel mondo. Potenziare la loro raccolta è quindi una necessità per tutelare maggiormente l’ambiente”, ricorda Giancarlo Dezio, direttore generale di Ecolight, consorzio nazionale per la gestione dei RAEE, delle pile e degli accumulatori esausti. “L’EcoIsola RAEE offre ai cittadini una possibilità in più per conferirli correttamente e così avviarli ad percorso di trattamento e recupero”.
L’EcoIsola è un cassonetto intelligente, interamente automatizzato, nato da un progetto europeo che Ecolight ha realizzato per la raccolta di prossimità dei RAEE con l’esplicito scopo di facilitare la raccolta dei rifiuti elettronici di piccole dimensioni. Vi possono essere conferiti cellulari, telecomandi, tablet, ma anche lampadine a risparmio energetico, piccoli led e neon non più funzionanti. “Sono questi i rifiuti elettronici più difficili da intercettare: solamente poco più del 20% segue un corretto percorso di trattamento e recupero. Eppure sono riciclabili fino a oltre il 90% del loro peso”, aggiunge Dezio.
Le EcoIsole RAEE si trovano a Milano:
- Municipio 2, in viale Zara 100
- Municipio 3, presso la Biblioteca Valvassori Peroni, in via Valvassori Peroni 56
- Municipio 4, in via Oglio 18
- Municipio 5, in viale Tibaldi 55
- Municipio 6, in via Legioni Romane 54
- Municipio 7, in via Anselmo da Baggio 55
- Municipio 8, in via Quarenghi 21
- Municipio 9, in viale Guerzoni 38
Per utilizzare l’EcoIsola RAEE l’utente deve strisciare nell’apposita fessura la Carta Regionale dei Servizi (tessera sanitaria) quindi selezionare il tipo di rifiuto che intende conferire, inserendolo successivamente all’interno dello sportello dedicato. Quando i contenitori interni sono pieni è la stessa macchina ad avvisare gli operatori di Ecolight Servizi per il loro svuotamento.
Per evitare possibili vandalismi le EcoIsole sono dotate di un sistema antintrusione.
fonte: www.ecodallecitta.it
La plastica di Haiti diventa un case per lo smartphone
Una giovane azienda progetta custodie per cellulari, al prezzo di 10 dollari, utilizzando la plastica raccolta dalla comunità haitiana
La custodia dello smartphone? È fatta al 100 per cento con la plastica raccolta per le strade e le discariche di Haiti e opportunamente avviata al riciclo. A produrla è un’azienda statunitense, ReYuze Cases, che ha avviato l’attività di raccolta in uno dei paesi più poveri del mondo, che è costretto ad affrontare anche gravi problemi di inquinamento (leggi anche Progettazione partecipata e sostenibilità per ricostruire Haiti). Per ogni custodia del telefono venduta un dollaro va a The First Mile Coalition, associazione che supporta i bambini sfruttati attraverso il lavoro minorile. Dalla sua fondazione nel 2016, la First Mile Coalition ha aiutato circa cinquanta bambini.
Attualmente sono quasi 400 le famiglie di Haiti ad avere come fonte primaria di reddito la raccolta dei rifiuti nella discarica Tritier. “Queste famiglie spesso affrontano la difficile decisione di coinvolgere i bambini in questo lavoro al fine di garantire la sicurezza economica e il benessere del nucleo familiare”, è spiegato sul sito reyuzecases.com dove si sottolinea che, al momento, ben 300 bambini vivono e lavorano nella discarica per assicurarsi una fonte di sopravvivenza.
Il fondatore e amministratore delegato di ReYuze Cases è Jack Foley, un diciottenne neodiplomato del Maryland. Foley ha dato vita alla startup con l’intenzione iniziale di combattere il marine litter e salvare gli oceani dalla plastica. Di recente, ha ridefinito il suo punto di vista e guardato in un posto che aveva bisogno del suo aiuto per rimuovere la plastica e la spazzatura: Haiti.
Foley ha così deciso di progettare custodie per cellulari che fossero robuste e flessibili, al prezzo di 10 dollari, utilizzando la plastica raccolta dalla comunità haitiana e fabbricando polietilene ad alta densità (HDPE).
Foley ha così deciso di progettare custodie per cellulari che fossero robuste e flessibili, al prezzo di 10 dollari, utilizzando la plastica raccolta dalla comunità haitiana e fabbricando polietilene ad alta densità (HDPE).
fonte: www.rinnovabili.it
Direttiva ecodesign: estenderla oltre i consumi di energia
Approvata dalla Commissione Envi la proposta di risoluzione sulla progettazione ecocompatibile. L’eurodeputata Ries: “la prossima sfida sarà prendere in considerazione l’intero ciclo di vita del prodotto”
Dal risparmio energetico al risparmio di risorse: dovrebbe essere questo il filo conduttore su cui impostare la riforma della direttiva ecodesign. Il come e il perché lo spiega l’eurodeputata belga Frédérique Ries (ALDE) nel suo progetto di reazione sulla “Attuazione della direttiva sulla progettazione ecocompatibile”. Il documento, contenente una proposta di risoluzione, è stato approvato la scorsa settimana dalla Commissione Ambiente (ENVI) dell’Europarlamento e arriverà in plenaria l’ultima settimana di maggio.
Nel testo della Ries si sottolineano le potenzialità offerte da una revisione della direttiva ecodesign europea, direttiva fino ad oggi fortemente incentrata su efficienza e risparmio energetico. Eppure “l’80 per cento dei danni ambientali e il 90 per cento dei costi per il produttore sono generati al momento della progettazione dei beni”, si legge nel rapporto. Ecco perchè il testo invita a tenere conto della dimensione ambientale complessiva nella fase di design sia per migliorarne le prestazioni “green” sia per rispondere fin da subito alle nuove sfide dell’economia circolare: composizione, smontaggio, riparabilità e riciclabilità.
Uno degli aspetti più urgenti secondo il rapporto è inserire i telefoni cellulari e gli smartphone nel lavoro di revisione della direttiva ecodesign “se non sull’aspetto dell’efficienza energetica del prodotto, almeno sui criteri di riciclabilità dei metalli rari di cui sono composti, nonché su una migliore disposizione dei componenti e sulla possibilità di smontaggio della batteria”. Si calcola infatti che, a oggi, sia riciclato soltanto tra l’1 e il 5 per cento dei metalli rari (tungsteno, cobalto, grafite e indio) utilizzati nella fabbricazione dei cellulari.
La relatrice raccomanda inoltre di rafforzare il processo decisionale, migliorare la sorveglianza del mercato, garantire coerenza e convergenza tra la progettazione ecocompatibile e le normative orizzontali (quali ad esempio la legislazione dell’Unione sulle sostanze chimiche e i rifiuti) e aumentare le sinergie con gli appalti pubblici verdi e il marchio Ecolabel UE.
fonte: www.rinnovabili.it
Smartphone, entro il 2020 saranno i dispositivi più inquinanti soprattutto a causa delle emissioni
Lo dice uno studio canadese: "Per ogni messaggio di testo, per ogni telefonata, ogni video che carichi o scarichi, c'è un centro dati che fa in modo che questo accada e che consuma molta energia derivante da combustibili fossili. È il consumo di energia che non vediamo"
Secondo i dati presentati da Greenpeace lo scorso anno, dal 2007 al 2017 stati prodotti 7,1 miliardi di smartphone. Solo nel 2014, secondo uno studio della United Nations University, sono stati prodotti 3 milioni di tonnellate di rifiuti elettronici legati alla produzione di smartphone. Meno del 16% dei rifiuti elettronici globali viene riciclato. Solo due modelli su tredici, esaminati come parte delle ricerca da Greenpeace Usa e iFixit, avevano batterie facilmente sostituibili. Questo significa che, quando la batteria inizia a scaricarsi, i consumatori sono costretti e sostituire l’intero dispositivo. Nel 2020 le persone che posseggono smartphone saranno 6,1 miliardi, ovvero circa il 70% della popolazione globale.
Secondo uno studio della Mcmaster University di Hamilton (Canada) gli smartphone saranno i dispositivi più dannosi per l'ambiente entro il 2020, non solo per la mole di rifiuti dovuti all'obsolescenza programmata, problema ormai noto, ma anche per l'impatto sulle emissioni nocive generate dalla loro produzione e dal loro utilizzo.
Il professor Lotfi Belkhir, docente di Total Sustainability and Management alla Mcmaster University e autore della ricerca, ha studiato l'impronta di carbonio di dispositivi come smartphone, laptop, tablet, desktop, ma anche dei data center e delle reti di comunicazione, scoprendo che le Tecnologie di Comunicazione e Informazione hanno un impatto maggiore sulle emissioni di quanto si pensasse e la maggior parte di queste deriva dalla produzione e dal funzionamento: "Per ogni messaggio di testo, per ogni telefonata, ogni video che carichi o scarichi, c'è un centro dati che fa in modo che questo accada - spiega Belkhir - Lereti di telecomunicazioni e i data center consumano molta energia per servire le persone e la maggior parte dei data center continua ad essere alimentata dall'elettricità generata dai combustibili fossili. È il consumo di energia che non vediamo."
Il professor Lotfi Belkhir, docente di Total Sustainability and Management alla Mcmaster University e autore della ricerca, ha studiato l'impronta di carbonio di dispositivi come smartphone, laptop, tablet, desktop, ma anche dei data center e delle reti di comunicazione, scoprendo che le Tecnologie di Comunicazione e Informazione hanno un impatto maggiore sulle emissioni di quanto si pensasse e la maggior parte di queste deriva dalla produzione e dal funzionamento: "Per ogni messaggio di testo, per ogni telefonata, ogni video che carichi o scarichi, c'è un centro dati che fa in modo che questo accada - spiega Belkhir - Lereti di telecomunicazioni e i data center consumano molta energia per servire le persone e la maggior parte dei data center continua ad essere alimentata dall'elettricità generata dai combustibili fossili. È il consumo di energia che non vediamo."
Tra tutti i dispositivi, le tendenze suggeriscono che entro il 2020 i dispositivi più dannosi per l'ambiente saranno gli smartphone che consumano relativamente poca energia per funzionare, ma la cui produzione ha un impatto enorme sulle emissioni: la maggior quantità di energia è quella che serve per produrre il chip e la scheda madre perché sono costituiti da metalli preziosi che vengono estratti a un costo elevato. Gli smartphone hanno anche una breve vita che guida l'ulteriore produzione di nuovi modelli e questo genera una quantità colossale di rifiuti."Chiunque può acquistare uno smartphone e le società di telecomunicazioni rendono facile acquistarne uno nuovo ogni due anni".
Secondo i dati presentati da Greenpeace lo scorso anno, dal 2007 al 2017 stati prodotti 7,1 miliardi di smartphone. Solo nel 2014, secondo uno studio della United Nations University, sono stati prodotti 3 milioni di tonnellate di rifiuti elettronici legati alla produzione di smartphone. Meno del 16% dei rifiuti elettronici globali viene riciclato. Solo due modelli su tredici, esaminati come parte delle ricerca da Greenpeace Usa e iFixit, avevano batterie facilmente sostituibili. Questo significa che, quando la batteria inizia a scaricarsi, i consumatori sono costretti e sostituire l’intero dispositivo. Nel 2020 le persone che posseggono smartphone saranno 6,1 miliardi, ovvero circa il 70% della popolazione globale.
Belkhir lancia un messaggio chiaro alle compagnie: "I centri di comunicazione e data devono passare alle energie rinnovabili quanto prima, non c'è più tempo. La buona notizia è che i data center di Google e Facebook saranno gestiti con energia rinnovabile, ma dev'esserci una politica in atto che faccia in modo che tutti i data center seguano l'esempio."
fonte: www.ecodallecitta.it
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