Il Parlamento europeo chiede batterie rimovibili e sostituibili
EET per il riciclo e l’economia circolare
Insomma, la Comunità Europea si è schierata contro la logica dell’obsolescenza programmata, e propone norme volte a promuovere una vita più lunga per i prodotti tramite riutilizzo e riparazione.
EET e CoreParts
In EET, attraverso il brand CoreParts, si è delineata già da anni una politica a favore di pezzi di ricambio e riciclo, contribuendo a prolungare la vita dei molti dispositivi che utilizziamo per lavoro o per svago ogni giorno. A partire da computer, tablet e smarthophone fino alle apparechiature professionalli: sostituire la lampada, la batteria o un display scheggiato equivale a raddoppiarne la durata.
Coreparts offre un catalogo di oltre 20.000 parti di ricambio ed elementi elettronici in tantissimi settori: parti per Server e Computer (batterie, memorie, schermi LCD di ricambio, cartucce rigenerate per stampanti); soluzioni Pro AV (lampade per videoproietori, batterie per cuffie professionali…); Sicurezza e Sorveglianza (registratori, cablaggi e adattatori); Networking (connettori, card di memoria ecc.); e infine tantissimi accessori per i device personali, dalle custodie alle pellicole protettive, dalle penne attive agli elementi per le headset.
Per orientarsi nel sito Web e all’interno del catalogo, un tool di ricerca permette di digitare il codice o la tipologia del pezzo di ricambio che si sta cercando, che potrà essere facilmente ordinato e utilizzato per aggiornare l’apparecchiatura anziché aggiungerla al già enorme cumulo di Raee da smaltire.
Insomma, EET si conferma in prima linea nel sostenere le necessità di salvaguardia dell’ambiente senza rinunciare a un ciclo economico virtuoso e redditizio, che non sacrifichi né le esigenze dei produttori né, tantomeno, quelle degli acquirenti e dei consumatori. A sottolineare l’impegno dell’azienda, anche l’annuncio di una strategia per limitare l’impatto ambientale: ogni cinque spedizioni di materiale EET farà piantare un albero, per un totale stimato di 220.000 alberi a fronte del milione e oltre spedizioni annuali.
EET centra così in un colpo solo una serie di obiettivi molto ambiziosi, dalla riduzione dei rifiuti alla salvaguardia del lavoro, con tutta una filiera di aziende e di addetti che si occupa di far funzionare il riciclo su vasta scala, fino ad approdare al risparmio offerto al consumatore, che può acquistare prodotti di buona qualità che facciano durare più a lungo le apparecchiature elettroniche già in suo possesso.
CoreParts è un brand che fa parte integrante del gruppo EET.
fonte: www.rinnovabili.it
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Ikea venderà i propri pezzi di ricambio online, per aggiustare invece di buttare

Aggiustare invece di buttare. Ikea punta al riuso e torna alla cara vecchia abitudine dei nostri genitori e nonni: aggiustare. Ha infatti annunciato che inizierà a vendere pezzi di ricambio nei propri store. In questo modo sarà possibile riparare i mobili invece di gettarli via per acquistarne di nuovi.
Sembra un dettaglio ma non lo è. Nell’era dell’usa e getta, Ikea punta al riuso. Lo scorso anno ha aperto il suo primo negozio di mobili di seconda mano, a Eskilstuna, in Svezia ma ora è pronta a fare di più. Per prolungare la vita dei propri prodotti inizierà a vendere pezzi di ricambio ai clienti di tutto il mondo. In realtà, lo scorso anno ha già messo a disposizione alcuni ricambi ma ora ha deciso di farlo in modo capillare e ha sviluppato un sistema di ordini online che sarà lanciato in tutto il mondo sul suo sito web entro il 2021.
A renderlo noto è stata Lena Pripp-Kovac, responsabile della sostenibilità di Ikea che ha detto al Financial Times:
“Per prolungare la vita dei prodotti, un aspetto fondamentale è disporre di pezzi di ricambio”.
Non si conosco ancora i tempi relativi alla vendita dei ricambi targati Ikea. Di certo, il colosso svedese sta cercando di essere più sostenibile. Proprio ieri ha annunciato di aver raggiunto l’obiettivo del 2020 ottenendo tutto il legno da fonti certificate o riciclate, ossia il 98%.
“In IKEA, vogliamo fare della gestione forestale responsabile la norma, fermare la deforestazione, migliorare la biodiversità e sostenere le persone che dipendono dalle foreste per il loro sostentamento. Le foreste gestite in modo responsabile svolgono anche un ruolo fondamentale nella mitigazione dei cambiamenti climatici. Applicando requisiti rigorosi e collaborando con diverse organizzazioni in tutto il mondo, abbiamo contribuito a far avanzare il settore forestale. Eppure la pressione sulle foreste del mondo e sugli ecosistemi circostanti è in aumento. Ora è il momento di adottare un approccio ancora più olistico per proteggere e supportare queste importanti risorse per le generazioni a venire “, ha detto Jon Abrahamsson Ring, CEO di Inter IKEA Group.
Fonti di riferimento: The Financial Times
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Europarlamento: garantire il diritto alla riparazione ai consumatori europei
Secondo un sondaggio Eurobarometro, il 77 % dei cittadini dell’Unione europea preferirebbe riparare i propri dispositivi piuttosto che sostituirli; Il 79 % ritiene che dovrebbe vigere l’obbligo pei produttori di semplificare la riparazione dei dispositivi digitali o la sostituzione di singole parti. Andando incontro a queste richieste, a fine ottobre la Commissione per il mercato interno del Parlamento europeo aveva proposto una serie di misure per rafforzare la protezione dei consumatori e migliorare la sicurezza e la sostenibilità dei prodotti.
Ora, con la risoluzione non legislativa su un mercato unico più sostenibile, approvata ieri con 395 voti favorevoli, 94 voti contrari e 207 astensioni, il Parlamento europeo vuole «Rafforzare la sostenibilità promuovendo il riutilizzo e la riparazione e contrastando le pratiche che riducono la durata dei prodotti».
Gli eurodeputati hanno invitato la Commissione europea ad «assicurare ai consumatori il “diritto alla riparazione” rendendo le riparazioni più accessibili, sistematiche e vantaggiose, ad esempio estendendo la garanzia sulle parti di ricambio o garantendo un migliore accesso alle informazioni su riparazione e manutenzione».
I parlamentari europei hanno poi chiesto di «Sostenere maggiormente il mercato dei prodotti di seconda mano, incoraggiano la produzione sostenibile e chiedono misure per contrastare le pratiche volte a ridurre la durata dei prodotti». I deputati Ue hanno ribadito la loro richiesta di un caricabatterie universale per ridurre i rifiuti elettronici e vogliono l’etichettatura dei prodotti in base alla loro vita utile, ad esempio un contatore degli utilizzi e informazioni chiare sulla durata media di un prodotto.
Per incoraggiare scelte sostenibili da parte delle imprese e dei consumatori, l’Europarlamento ribadisce la necessità di «Appalti pubblici più sostenibili e su marketing e pubblicità responsabili. Nella pubblicità, ad esempio, sarebbe opportuno applicare criteri comuni per definire l’eco-compatibilità dei prodotti, in maniera simile a quanto avviene con la certificazione del marchio di qualità ecologica». La risoluzione invita anche a «Rafforzare il ruolo del marchio Ecolabel-UE, in modo da diffonderne l’utilizzo nel settore e sensibilizzare i consumatori».
Infine, il testo approvato presenta nuove regole per la gestione dei rifiuti e la rimozione degli ostacoli giuridici che impediscono la riparazione, la rivendita e il riutilizzo dei prodotti, a beneficio peraltro del mercato delle materie prime secondarie.
Il relatore, il verde francese David Cormand, ha concluso: «E’ giunto il momento di utilizzare gli obiettivi del Green Deal come fondamento di un mercato unico che promuova la concezione di prodotti e servizi durevoli. Per raggiungere questo obiettivo, abbiamo bisogno di una serie completa di regole che agevolino decisioni chiare e semplici anziché modifiche tecniche che mancano di coraggio politico e che confondono sia i consumatori che le imprese. Con l’adozione di questa relazione, il Parlamento europeo ha inviato un messaggio chiaro: etichettatura obbligatoria armonizzata che indichi la durabilità e lotta all’obsolescenza precoce a livello europeo sono le vie da seguire».
fonte: www.greenreport.it
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Il Parlamento UE chiede per i consumatori il “diritto alla riparazione”

Un diritto alla riparazione dei prodotti, ma anche chiare date di scadenza e standard di sicurezza più alti. Queste le nuove richieste provenienti dal Parlamento Europeo e indirizzate a Bruxelles.
L’ultime norme europee sull’ecodesign ha dato una vigorosa smossa alla sostenibilità del mercato, introducendo nuove etichette energetiche e criteri riparabilità. Peccato che i regolamenti in questione riguardassero solo 10 classi dieci di apparecchi elettrici ed elettronici. (leggi anche Ecodesign: 10 nuovi standard UE per ridurre le bollette energetiche) Per tutti gli altri beni e prodotti, si dovranno attendere i frutti del Piano d’azione per l’economia circolare UE. Parliamo del pacchetto di misure annunciato dalla Commissione Europea lo scorso 11 marzo. Il piano contiene una serie di interventi, anche legislativi, da attuare nei prossimi anni e inerenti l’intero ciclo di vita del prodotto; con l’obiettivo di migliorarne durabilità, riusabilità, riparabilità e sicurezza.
Sul tema sono tornati ieri gli eurodeputati della Commissione per il mercato interno. Il gruppo parlamentare ha votato una nuova risoluzione che chiede all’esecutivo UE precisi elementi da inserire nelle sue future politiche circolari. A cominciare dall’introduzione di un “diritto alla riparazione”: le aziende devono garantire ai consumatori l’acquisto di prodotti riparabili. Questo significa accessibili e dotati di pezzi di ricambio facilmente reperibili. “Per contrastare l’obsolescenza pianificata – si legge nella nota stampa del Parlamento UE – è necessario prendere in considerazione la limitazione delle pratiche che intenzionalmente riducono la durata di un prodotto”.
Chiedono inoltre a Bruxelles di considerare l’etichettatura di beni e servizi in base alla loro durata. Ad oggi questo elemento, se si esclude il comparto alimentare, è previsto unicamente per gli apparecchi elettrici ed elettroni e solo a partire dal prossimo anno. Ma per i deputati, estendere l’obbligo di etichettatura permetterebbe di sostenere i mercati di seconda mano, promuovendo pratiche di produzione più sostenibili. E per ridurre i rifiuti elettronici, i deputati insistono ancora su un sistema di ricarica comune per telefoni cellulari, tablet, lettori di e-book e altri dispositivi portatili.
Un occhio finisce anche sul mondo della pubblicità. Gli eurodeputati spingono su pratiche di marketing e pubblicità responsabili. Per ottenere ciò, l’UE dovrebbe adottare chiare linee guida per produttori che dichiarano di essere rispettosi dell’ambiente, assieme all’introduzione di uno specifico marchio certificato di “qualità ecologica” per i beni.
In una seconda risoluzione, gli europarlamentari hanno affrontato la questione dei prodotti non sicuri, in particolare quelli venduti sui mercati online. In questo contesto deputati chiedono le piattaforme e i mercati digitali adottino misure proattive per contrastare le pratiche fuorvianti; e che le norme comunitarie sulla sicurezza siano applicate in modo rigoroso.
fonte: www.rinnovabili.it
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L’elettrodomestico si è rotto? Riparalo da solo! Ecco come
Riparazioni fai da te: ricambi e assistenza a portata di click
Ripara in meno di 48 ore (o smaltisci in modo corretto)
fonte: www.lifegate.it
Elettrodomestici: dal 2021 ricambi reperibili per almeno 7 anni

Da marzo 2021 potrebbe essere più facile riparare i propri elettrodomestici che acquistarne di nuovi. L’Unione Europea sta varando la direttiva Ecodesign, che estenderà il periodo durante il quale saranno disponibili i pezzi di ricambio degli apparecchi elettronici di maggiore consumo (frigoriferi, lavatrici, ma anche televisori, display eccetera). L’approvazione formale da parte della Commissione UE è prevista per i primi di ottobre.
I pezzi di ricambio per gli elettrodomestici dovranno essere disponibili per almeno 7 anni a partire dalla data di acquisto del prodotto, o comunque dopo che sia trascorso tale periodo a partire dallo stop alla produzione di tale modello specifico. Alcuni apparecchi vedranno estendere la disponibilità dei ricambi, come ad esempio frigoriferi, lavastoviglie, lavatrici, televisori, display e server (periodo esteso a 8 anni). Non rientrano nella direttiva Ecodesign gli smartphone.
Secondo quanto contenuto nella direttiva i pezzi di ricambio dovranno essere disponibili entro un limite massimo di 15 giorni. Inoltre il design dei nuovi apparecchi dovrà agevolare le procedure di riparazione, semplificandone nello specifico le attività di smontaggio delle componenti (soprattutto quelle esterne). Stop dal 2021 anche all’immissione nel mercato di elettrodomestici a elevato consumo energetico.
Stando a quanto dichiarato a Il Salvagente da Mauro Anastasio, un portavoce dell’European Environmental Bureau (EEB) e Coolproducts, la direttiva potrebbe rivelarsi come un’arma “a doppio taglio” per i consumatori. Se da un lato saranno effettivamente disponibili le componenti richieste, dall’altro tale disponibilità verrà garantita solo a “riparatori professionali”; ciò rischia di tradursi nella possibilità solo per poche grandi aziende di intervenire sui prodotti, tagliando fuori dal gioco diversi piccoli centri per le riparazioni.
fonte: www.greenstyle.it
Sos Ricambi, lunga vita agli elettrodomestici!
Lavatrice? No, chiamatela araba fenice: approda in Italia Sos Ricambi (sos-ricambi.it), la piattaforma del fai da te della riparazione di elettrodomestici. Nata dalla startup francese Sos Accessoire, fondata nel 2008 da Olivier de Montlivault, Sos Ricambi sposa la filosofia del Do it yourself e vuole contrastare la cultura dello spreco, abbattendo costi (e tempi) di manutenzione degli apparecchi di casa attraverso la manutenzione e la riparazione in proprio.
La piattaforma offre oggi circa un milione di ricambi, nuovi e originali, per oltre 250 mila modelli di elettrodomestici: dai frigoriferi agli aspirapolvere, dalle lavatrici alle lavastoviglie, passando per televisori, smartphone, tablet, scaldabagno, robot da cucina, pentole a pressione, friggitrici e macchine per caffè. Il risparmio? Fino a quattro-cinque volte rispetto ai classici servizi post vendita, assistenza e riparazione.
COME FUNZIONA – Il meccanismo è semplice: si accede al sito, ci si registra gratuitamente e con il pratico motore di ricerca si va a caccia del pezzo in questione, inserendo i dati dell’elettrodomestico. Si procede poi all’acquisto: niente spese di spedizione per ordini sopra i 39 euro, consegna in due-tre giorni e reso gratuito per un mese. Se non si è certi dell’entità del danno, si può fare un passaggio preliminare, consultando l’apposita sezione del portale con suggerimenti diagnostici: a disposizione tutorial e guide gratuite, un numero verde e consulti via chatbot per individuare quel che non va, scovare il pezzo giusto e, una volta arrivato a casa, procedere all’autoriparazione. Insomma, un prezioso alleato: bienvenue!
«Dalla parte degli utenti»
Olivier de Montlivault: «Puntiamo anche su assistenza e servizio post-vendita»
«Italia e Germania sono i due maggiori mercati per la vendita di pezzi di ricambio e, dopo aver analizzato e fatto alcuni test sul campo, abbiamo deciso di puntare su questi due Paesi per dare il via al nostro piano di crescita internazionale», spiega a Mi-Tomorrow il fondatore di Sos Ricambi, Olivier de Montlivault.
Italia e Germania dopo la natia Francia: perché la scelta di questi mercati e quali le aspettative?
«Abbiamo già sperimentato e valutato la possibilità di vendere in diversi Paesi attraverso marketplace come Amazon ed eBay. Italia e Germania sono mercati top per la vendita di pezzi di ricambio: vogliamo diventare uno dei principali leader europei nell’autoriparazione di elettrodomestici».
Come è nata l’idea?
«Ho lavorato in Darty per dieci anni come responsabile del mercato dell’assistenza post vendita e product manager del centro acquisti: questi ruoli mi hanno dato l’opportunità di comprendere fino in fondo l’importanza di riparare in autonomia i propri elettrodomestici e ho così deciso di sfruttare la mia esperienza per permettere a chiunque di farlo da sé con semplicità».
Qual è stata l’evoluzione di Sos Ricambi?
«All’inizio era una tradizionale piattaforma di e-commerce con una vasta gamma di prodotti: poi, gradualmente, abbiamo ampliato i servizi per consentire a un numero maggiore di clienti di riparare da soli i propri apparecchi di casa. Grazie al nostro livello di specializzazione, siamo ora in grado di fornire servizi che soddisfano le diverse esigenze degli utenti».
Quali i punti di forza?
«L’offerta sempre più ampia, i prezzi competitivi, assistenza e servizio post-vendita d’eccellenza. Mettiamo a disposizione non solo pezzi di ricambio, ma anche tutorial, articoli e video realizzati da professionisti del settore per fornire ai nostri clienti informazioni utili e affidabili al momento giusto: siamo dalla parte dell’utente e lo supportiamo in ogni fase, dalla prima diagnosi alla riparazione».
fonte: https://www.mitomorrow.it
Lunga vita agli elettrodomestici (ma non solo)
Ma è chiaro ed evidente che senza una decisa sterzata politica tutte queste misure non vedranno la luce o saranno comunque a forte rischio di annacquamento per il comportamento incomprensibile della delegazione italiana. Avrà il “Governo del cambiamento” il coraggio di fare la voce grossa con i funzionari del ministero dello Sviluppo economico incaricati delle trattative? Potranno i consumatori contare sul “Governo dei cittadini” per questa partita tutta tecnica e giocata nelle oscure stanze di Bruxelles che tuttavia riguarda tutte le famiglie italiane, nessuna esclusa, e i loro elettrodomestici? In attesa dello streaming, ci accontenteremo di verificare il risultato delle negoziazioni.
Gestire i rifiuti, dove la convenienza della legalità rischia di diventare un “spot” pubblicitario
Sembra uno scherzo. Brutto, ma uno scherzo. E invece è tutto vero.
Per la X Sezione penale del Tribunale di Milano (sentenza 12077/2016), gestire
autoveicoli fuori uso in un parco agricolo senza autorizzazione ed esportare pezzi di
ricambio come merci in Egitto non costituisce reato. Infatti, l’imputato “ha agito in
buona fede ritenendo di non essere tenuto a munirsi di autorizzazione ambientale, sul
presupposto che la merce esportata non fosse qualificabile come rifiuto”.
Del resto, la “non sufficiente chiarezza del dato normativo” fa sì che un imprenditore
straniero che in Italia ha solo la sede secondaria della sua azienda egiziana, non può
subire alcun addebito perché “il fatto non costituisce reato”. Una complessità normativa
che fa scattare l’eccezione alla regola della sua obbligatoria osservanza (sic!).
Uno schiaffone dato alle migliaia di imprese che, nonostante provino ad essere in
regola, sistematicamente subiscono sanzioni amministrative e penali anche perché sono
costrette a misurarsi con una normativa difficile, difficilissima. Ma nessuno si è mai
preoccupato del livello di complessità. Anzi, tutti armati fino ai denti per colpire, il più
a fondo possibile, anche chi dimentica una crocetta. Chi per classificare i rifiuti sbaglia,
lo fa non solo perché le norme sono complesse, ma anche (e forse soprattutto) perché
sono gestite da una … non gestione: consulenti vari delle Procure, Arpa varie, regioni e
province varie. Un narcisismo della differenza, dove ognuno ha la sua verità spesso non
condivisa neanche all’interno dello stesso ufficio. Ma queste imprese il giudice
buonista, preoccupato di uno Stato che fa leggi incomprensibili, non lo trovano mai.
Trovano sempre e solo la presunzione di colpevolezza per il semplice fatto che, dotate
di autorizzazioni, di personale specializzato, di investimenti e fideiussioni altissimi, di
piattaforme sindacali, di registrazioni europee e marchi di qualità, in aree industriali e
non in aree protette osano produrre e gestire rifiuti.
Frammenti di gesti quotidiani dove si inserisce un Giudice che nella sentenza registra
“l’assenza di giurisprudenza di legittimità come di merito sul punto”. E qui lo stupore:
come può quel Giudice ignorare l’infinito numero di sentenze (tutte di segno opposto al
suo) della Corte di Giustizia Ue e della Corte di Cassazione adottate negli anni? È
giusto che il dentista, il meccanico, l’agricoltore e l’industria conoscano a menadito
tutta la giurisprudenza, per poter lavorare e difendersi. Ma perché il Giudice della X
Sezione penale del Tribunale di Milano non la conosce? Cosa ha motivato davvero
questa decisione? Sembrerebbe una volontà beffarda, ma sarebbe terribile.
Perché il Giudice della X Sezione penale del Tribunale di Milano ha trovato sentenze
comunitarie che spiegano come deve essere scritta e interpretata la legge penale e non
ha trovato (lamentandone, anzi, la carenza) le “mitiche” sentenze Arco, Niselli, Palin
Granit Oy dove la Corte Ue, come una giaculatoria, ricorda che per non pregiudicare
l’efficacia della direttiva 2008/98 “la nozione di rifiuto non può essere interpretata in
senso restrittivo”?
Dell’imputato, la sentenza scrive che “seppur imprenditore e quindi soggetto
qualificato, è cittadino straniero”.
L’affermazione appare pesante, quasi a voler considerare un cittadino egiziano come un
“minus habens” e invece, è solo un furbacchione che ha affondato i suoi acuminati
artigli, nel ventre molle della sciatteria buonista. I furbacchioni non hanno bandiera.
Questa sentenza è una sconfitta per tutti perché allenta i legami tra persone e istituzioni,
dove la prima vittima è il cammino verticale dell’approfondimento e della
comprensione.
Un altro duro colpo alla tenuta del tessuto di convenienza della legalità, sostenuta solo
da belle parole e pochi fatti. Non posso non ripetere quanto Corrado Alvaro scrisse nel
suo Ultimo diario “la disperazione più grave che possa impadronirsi di una società è il
dubbio che vivere rettamente sia inutile”. Un’esuberanza del disagio.
Paola Ficco
fonte: http://www.reteambiente.it