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Smaltimento pannelli solari: i rischi delle nuove regole












È online la nuova versione delle “Istruzioni Operative per la gestione e lo smaltimento dei pannelli fotovoltaici incentivati“, aggiornate dal Gestore dei servizi elettrici (Gse) il 26 maggio scorso, ai sensi dell’art. 40 del D.lgs. 49/2014 e dell’art. 1 del D.lgs. 118/2020.

Chi impianta dovrà versare 10 o 12 euro, a seconda del pannello, a garanzia del corretto smaltimento, allo stesso Gse o ai Sistemi collettivi riconosciuti. Per gli impianti antecedenti al 2014, tuttavia, è previsto l’esonero dal versamento purché venga “dimostrato” – con una sorta di autocertificazione – il corretto smaltimento dei moduli.

In buona sostanza, si affida lo smaltimento della maggior parte dei pannelli solari esistenti in Italia alla buona fede degli attori coinvolti, per lo più i grandi gruppi del solare. Una clausola che potrebbe aprire la strada al mercato nero dello smaltimento illegale che da anni è una delle principali preoccupazioni di magistratura e carabinieri del nucleo per la Tutela ambientale.

Gli impianti in Italia

In Italia sono attivi circa 900mila impianti per un totale di circa 100 milioni di pannelli. Il ciclo di vita dei moduli è vent’anni e l’età media di quelli operativi oggi è di 12-13. Questo significa che il Paese si prepara al revamping di 73 milioni di pannelli fotovoltaici, sostenuto anche dagli incentivi della transizione ecologica e dagli investimenti del Pnrr.

Il processo che sarà veloce perché la sostituzione conviene su due fronti: i pannelli che invecchiano producono il -2% di energia l’anno, mentre quelli di nuova generazione sono più piccoli ed efficienti (circa il 30% di energia in più).

Cosa dicono le nuove istruzioni

Il Decreto legislativo 3 settembre 2020, n. 118, introduce modifiche al Decreto legislativo 14 marzo 2014, n. 49. In particolare, all’art. 1 prevede una “Razionalizzazione delle disposizioni per i RAEE da fotovoltaico” la quale stabilisce che “Per la gestione dei RAEE derivanti da AEE di fotovoltaico incentivate ed installate precedentemente alla entrata in vigore del presente decreto relativi al Conto Energia, per i quali è previsto il trattenimento delle quote a garanzia secondo le previsioni di cui all’articolo 40, comma 3, i Soggetti Responsabili di impianti fotovoltaici possano prestare la garanzia finanziaria […] nel trust di uno dei sistemi collettivi riconosciuti. Il GSE definisce le modalità operative ed è autorizzato a richiedere agli stessi responsabili degli impianti fotovoltaici idonea documentazione […]”.

La nuova versione del documento disciplina le modalità e le tempistiche con cui i Soggetti Responsabili degli impianti fotovoltaici incentivati in Conto Energia, per cui è previsto il trattenimento delle quote a garanzia ai sensi dell’art. 40 del D.lgs. 49/2014, possono esercitare l’opzione disposta dal D.lgs. 118/2020.

I Soggetti Responsabili possono decidere se prestare la garanzia finanziaria, riferita alla gestione dei moduli fotovoltaici a fine vita, tramite il processo di trattenimento delle quote a garanzia attuato dal GSE, secondo le modalità descritte nelle Istruzioni Operative, o, in alternativa, esercitando l’opzione prevista mediante l’adesione a un Sistema Collettivo, identificato nell’elenco qualificato dal Ministero della Transizione Ecologica (MITE).

L’aggiornamento del documento prevede ulteriori novità derivanti dal confronto con gli stakeholders interessati, come l’esonero, su richiesta del Soggetto Responsabile, dal trattenimento delle quote a garanzia in casi di sostituzione totale dei moduli fotovoltaici installati e l’avvenuto ritiro in garanzia degli stessi dall’azienda produttrice dei componenti.

Le reazioni del settore

Il Gse, interpellato dal Fatto Quotidiano, replica che i documenti richiesti per dimostrare il “corretto smaltimento” sono esplicitamente richiamati nelle nuove istruzioni e comunque che “l’applicazione o meno delle quote a garanzia è definita e regolamentata dal Dlgs 49/2014, che individua il perimetro di impianti fotovoltaici incentivati per i quali applicare le quote”: “Le recenti modifiche introdotte (Dlgs 118/2020) hanno previsto per tali impianti (soggetti al versamento delle quote a garanzia) la possibilità di esonero dal trattenimento attraverso l’esercizio dell’opzione”. In buona sostanza, il Gestore dice di essersi limitato a fare quel che ha deciso l’allora ministero dell’Ambiente.

Forti dubbi e preoccupazioni arrivano dalla filiera del riciclo. Dai moduli, secondo il processo previsto dalla legge, si può recuperare pressoché il 100%: materie prime e seconde di pregio quali vetro, acciaio, silicio, polimeri, persino argento. Il valore di questi materiali – che in larga parte importiamo – secondo Irena arriverà a 15 miliardi entro il 2050: servirà dunque a creare un’industria “verde” in Italia che aiuterà anche la manifattura tradizionale.

Il timore di chi fa parte della filiera sana è che queste linee guida finiscano per essere un assist alle aziende che fanno dumping sul prezzo dello smaltimento. I 10 euro di quota per i pannelli “professionali” lasciano pochissimo margine a chi smaltisce: si guadagna, in sostanza, con la vendita delle materie recuperate, sotto quel prezzo il riciclo difficilmente diventa “ambientalmente compatibile” come prescrive la legge. Il ministero della Transizione ecologica, chiamato in causa dalle imprese del settore, fa sapere che ascolterà tutte le posizioni e se c’è una falla nelle linee guida è disposto a intervenire. Già con il decreto Semplificazioni oggi in Parlamento.

Il mercato nero dello smaltimento illegale

La lista dei sequestri milionari e delle inchieste sullo smaltimento illegale dei pannelli solari è impressionante: dalla Puglia al Veneto, dalla Sicilia all’Umbria fino alla Liguria. Le modalità sono sempre le stesse: una ditta regolare ritira i pannelli e fa finta di smaltirli secondo legge, in realtà li scarica in qualche magazzino-discarica oppure li rivende in Africa e in Asia, dove finiranno come rifiuti abbandonati senza controllo. Il guadagno è garantito a tutti: al produttore di energia che con la certificazione viene rimborsato dal Gse (anche se non sempre le imprese sono consapevoli dell’illecito che si gioca alle loro spalle), all’organizzazione criminale e all’impresa che dismette il materiale a un costo inferiore (un euro o anche meno).

Intervistato dal Corriere della Sera, il capo del nucleo Tutela ambientale dei Carabinieri, generale Maurizio Ferla, ha spiegato che “qui non stiamo parlando di mafia, bensì di un sistema economico che diventa criminale quando cerca un sistema meno costoso di smaltimento”.

“Stiamo parlando di una imprenditoria strutturata, che si avvale di capaci consulenti tecnici, giuridici, e che in linea di principio ha contatti internazionali qualificati. Perché per mandare da 300 a 750 tonnellate di pannelli fotovoltaici in un altro continente, magari per farli finire in una discarica a cielo aperto in Burkina Faso, occorre avere contatti con le organizzazioni locali, con il potere locale; bisogna corrompere funzionari, doganieri…”.

fonte: www.recoverweb.it


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Fotovoltaico: arriva il materiale solare che si autoripara

Il seleniuro di antimonio è un semiconduttore in grado di riparare i legami rotti formandone di nuovi, “come una lucertola a cui ricresce la coda”



Esistono diversi percorsi per ridurre i costi del fotovoltaico. I più battuti sono quelli che mirano ad aumentarne l’efficienza di conversione, a facilitarne le tecniche produttive o a impiegare materiali economici. La squadra di fisici guidata dal professor Keith McKenna, dell’Università di York, ha scelto una strada alternativa. Il gruppo sta lavorando su materiali solari autorigeneranti, ossia in grado di riparare da soli eventuali danni. Un soluzione che costituisce una promessa eccezionale per le applicazioni fotovoltaiche e fotoelettrochimiche. I risultati del lavoro svolto dal gruppo, potrebbero permettere di progettare celle e pannelli capaci “auto-ripararsi e, in futuro, anche durare più a lungo degli attuali 25-30 anni.

Nel lavoro, pubblicato su Advanced Electronic Materials, gli scienziati riportano i risultati ottenuti con il seleniuro di antimonio (Sb2Se3), materiale già noto alla ricerca fotovoltaica. Questo composto è stato già testato nella produzione di celle solari a film sottile dove ha raggiunto un’efficienza di conversione della luce in elettricità del 9,2%. L’aspetto più interessante – al centro delle nuova ricerca – è, tuttavia, la sua capacità di ricostruire i legami spezzati.

Spiega Mckenna: “Il processo mediante il quale questo materiale semiconduttore si auto-guarisce è abbastanza simile al modo in cui una salamandra è in grado di rigenerare gli arti quando uno di questi viene reciso. Quando danneggiato, il seleniuro di antimonio ripara i legami rotti formandone di nuovi. Questa capacità è tanto insolita nel mondo dei materiali quanto nel regno animale e ha importanti implicazioni per le applicazioni in optoelettronica e fotochimica”.

L’articolo riporta come la rottura dei legami in molti altri materiali semiconduttori di solito si traduca in scarse prestazioni. I ricercatori citano come esempio un altro semiconduttore, il CdTe, che deve essere trattato chimicamente per risolvere il problema.

Il professor McKenna ha aggiunto: “Abbiamo scoperto che il seleniuro di antimonio e un materiale strettamente correlato, il solfuro di antimonio, sono in grado di guarire velocemente i legami rotti sulle superfici attraverso ricostruzioni strutturali, eliminando così gli stati elettronici problematici. Questa scoperta, aggiunge lo scienziato, troverà applicazioni in “elettronica, fotochimica, fotovoltaico e optoelettronica”.

fonte: www.rinnovabili.it


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Anche in condominio si può

Chissà se ora che la pandemia ha contribuito a far precipitare il prezzo del petrolio le alternative al fossile e il risparmio energetico saranno promossi sul serio. Pochi sanno che i pannelli fotovoltaici sono stati scoperti decine di anni prima del petrolio e che oggi qualsiasi condomino che vuole installare un impianto per il proprio appartamento – secondo quanto previsto da una legge e da una sentenza del Tribunale di Milano – ha sempre la possibilità di farlo. Un paragrafo tratto dal capitolo dedicato alla casa del libro di Linda Maggiori Questione di futuro. Guida per famiglie eco-logiche!




















Se si hanno vicini diffidenti, terrorizzati da ogni novità, che minacciano maledizioni e veti, che temono che i pannelli fotovoltaici si spostino con il vento, portandosi il palazzo con sé, e altre piaghe d’Egitto… niente paura, nervi saldi, la legge è dalla vostra. Secondo la Legge n. 220 dell’11 dicembre 2012, infatti, se il progetto non arreca problemi estetici o funzionali, se non modifica la destinazione d’uso di parti comuni e non consuma tutto o buona parte del tetto disponibile, allora il condomino che vuole installare un impianto (per il proprio appartamento) ha possibilità di farlo. Quindi, occorrerà dare «comunicazione all’amministratore indicando il contenuto specifico e le modalità di esecuzione degli interventi». La sentenza n.11707/2014 è esplicativa: il Tribunale di Milano ha annullato una delibera assembleare che vietava a un condomino l’utilizzo del tetto comune per l’installazione di un impianto fotovoltaico per la produzione di energia elettrica a uso personale. Secondo il giudice, il veto dell’assemblea era in netto contrasto con quanto disposto dalla Legge suddetta, la quale dà diritto al condomino di installare l’impianto anche senza il consenso dell’assemblea condominiale. Quest’ultima può soltanto prescrivere, a maggioranza, «modalità alternative di esecuzione, imporre cautele a salvaguardia della stabilità, della sicurezza o del decoro architettonico dell’edificio, oppure provvedere a richiesta a ripartire l’uso del lastrico solare o delle altre superfici comuni salvaguardando le diverse forme di utilizzo previste dal regolamento di condominio…».

Se proprio non fosse possibile, perché si vive in affitto, o perché (ahimè) ci sono vincoli architettonici sugli edifici, si può comunque utilizzare energia 100% rinnovabile da un fornitore etico (noi abbiamo scelto Ènostra25). Nel nostro caso, abbiamo scelto un appartamento appena fuori le mura, senza vincoli architettonici, in una posizione favorevole (secondo e ultimo piano, sotto al tetto) che ha semplificato molto i problemi di collegamento tra i pannelli sul tetto e il nostro appartamento. Un altro vantaggio è stato avere un tetto non troppo spiovente e quindi poter usufruire anche del lato nordovest. Meglio ancora sarebbe un tetto piatto. In Germania, sono molto più avanti di noi nello sfruttare l’energia solare, i tetti dei condomini sono piatti, erbosi e ricoperti da pannelli fotovoltaici. I pannelli fotovoltaici inoltre possono essere ondulati, seguendo la forma delle tegole, da qualche anno hanno persino inventato i coppi fotovoltaici “Invisible Solar”, togliendo ogni scusa ai “vincoli architettonici”. In conclusione, senza usare più spazio di quello destinatoci, siamo comunque riusciti a installare pannelli fotovoltaici che ci servono per illuminazione, riscaldamento, acqua calda, cucina. Quando d’inverno o di notte, il sole non basta, compriamo energia pulita dalla rete, come soci della cooperativa Ènostra (25 www.enostra.it).

Illuminarci… senza inquinare!

Il sole colpisce la terra con un’energia che è 10mila volte superiore al suo uso totale nel mondo. Uno spreco immane. Per avere energia elettrica ecologica, a zero CO2, e risolvere buona parte del riscaldamento globale, basterebbe installare pannelli fotovoltaici sul tetto di ogni casa e, per risparmiare energia, sostituire le illuminazioni casalinghe (e pubbliche) con quelle a Led.

Sembra una tecnologia recente e ancora poco diffusa ma in realtà i pannelli fotovoltaici furono scoperti decine di anni prima del petrolio e poco dopo il carbone: nel 1884, infatti, apparve il primo impianto fotovoltaico sul tetto di Charles Fritts a New York. Come in altri casi, il mondo non ha saputo sviluppare appieno questa tecnologia (attualmente produce solo il 2% dell’energia globale), perché i monopoli economici puntavano sul fossile.

Ora che il Covid-19 ha fatto precipitare il prezzo del petrolio, la speranza è che nessuno vorrà più investire in questa risorsa perché il costo di estrazione sarà troppo alto per un prezzo così basso. Nei prossimi anni, speriamo quindi di vedere più tetti solari e importanti investimenti in questo senso da parte degli Stati.

Gli impianti fotovoltaici possono essere:

• senza batterie di accumulo e connesso alla rete: nei momenti di eccesso di energia (estate, ore centrali), questa viene venduta alla rete GSE, mentre nei momenti di scarsità (notte) viene riacquistata dalla rete;

• con accumulo e connesso alla rete: le batterie di accumulo, come già ricordato, hanno un’energia grigia elevata, poiché fatte con litio e cobalto che deriva da miniere nei paesi poveri. Possono essere utili se condivisi da un condominio;

• con accumulo e stand alone: adatte a quelle situazioni abitative particolarmente isolate, per democratizzare l’accesso all’energia nelle zone rurali o sperdute, che non hanno accesso alla rete, e nei paesi poveri. Ad esempio, nel villaggio del lago Titicaca, a 4.000 metri di altezza, i pannelli solari hanno sostituito il kerosene e sono stati salutati con grande entusiasmo dalla popolazione indigena. Dal 2020 è possibile produrre e scambiare localmente l’energia in eccesso, tra i condomini, imprese, edifici pubblici e attività commerciali, per impianti fino a 200 kW di potenza.

Il dossier A Just(ice) Transition is a Post-Extractive Transition (una transizione di giustizia è una transizione post-estrattiva) ci mette in guardia però sui rischi dell’estrattivismo.

Secondo il rapporto, i metalli sono scarsi e non possiamo estrarne quanti ne vogliamo. Bisogna che l’umanità si dia una scala di priorità: cosa ci serve davvero? Energie rinnovabili per riscaldarci e illuminarci sono la priorità. L’industria degli armamenti, dell’elettronica, delle auto elettriche e dell’aviazione sono e saranno altri comparti con una domanda ingente di materie prime minerarie. Ma qui il rapporto solleva una domanda strutturale: «È giusta e necessaria l’ambizione di avere su strada entro il 2050 un miliardo di veicoli elettrici in gran parte privati e destinati al Nord globale?».

Tratto da Questione di futuro. Guida per famiglie eco-logiche (Edizioni San Paolo): pubblicato in accordo con l’editore. Questa la pagina facebook Questione di Futuro.

fonte: comune-info.net


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I costi del fotovoltaico diminuiti del 30%. Già oggi è possibile riciclare il 90% dei materiali dei pannelli

La finanza sia pronta a investire per raggiungere gli obiettivi 2030. Campagna di elettricità Futura per il Green Deal






















Dal webinar “Investire nel Green Deal: i Fondi di Investimento e l’opportunità nell’Economia Sostenibile”, organizzato dal Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr) e da GreenHill Advisory, è venuta la conferma che negli ultimi 5 anni il solare fotovoltaico ha subito una vera e propria rivoluzione, attraversando rapidamente diverse fasi, dagli incentivi al consolidamento; dalla rimodulazione del programma Conto energia (la cosiddetta Feed-in Tariff) alla compressione dei rendimenti; fino all’attuale slancio dato dall’innovazione tecnologica, che oggi ha reso il settore ancora più sostenibile rispetto alle fonti tradizionali, anche in assenza di incentivi statali, raggiungendo prima del previsto la grid parity.

Un traguardo che gli ecoscettici e la lobby dei combustibili fossili ritenevano irraggiungibile e che ora apre la strada a una maggiore diffusione delle energie rinnovabili per riuscire a rispettare gli obiettivi energetici dell’Italia per il 2030 che richiedono una forte accelerazione per installazione nuova capacità rispetto a quanto fatto registrare negli ultimi 2 anni.

Intervenendo al convegno, Giuseppe La Loggia, head of energy infratructures di EOS IM Group, ha sottolineato che «Un’evoluzione del settore è quindi necessaria per consolidare il cambiamento, e contribuire al raggiungimento degli ambiziosi obiettivi nazionali ed europei di green energy. La sfida attuale, in altre parole, è garantire agli investitor in economia reale opportunità in grado di sfruttare le potenzialità delle energie rinnovabili in assenza di incentivi statali. Per noi, le nuove opportunità per lo sviluppo sono progetti greenfield operanti in grid-parity, grazie al sostanziale miglioramento tecnologico raggiunto».

Secondo un’analisi realizzata da EOS IM su dati International Technology Roadmap for Photovoltaic e LONGi, «L’investimento nell’energia rinnovabile da fonte solare gode oggi di un vantaggio per cui, solo negli ultimi 5 anni, il LCOE (costo) si è ridotto di quasi il 30% dal 2015 al 2019. Negli ultimi 5 anni sono state introdotte su vasta scala innovazioni come le celle mono-cristallino, la “passivazione” (PERC) e la resa bifacciale del pannello fotovoltaico. L’avanzamento tecnologico ha portato a un importante rilancio dello sviluppo del settore, permettendo il raggiungimento delle condizioni di viabilità e di indipendenza economica degli impianti solari senza necessità di sussidi pubblici. In 30 anni la degradazione dei pannelli solari, grazie al cambio di tecnologia, è diminuita di 14 punti percentuali, permettendo una mitigazione sostanziale del rischio regolatorio, con un contestuale aumento della produzione annua e della vita utile del progetto, una maggiore produzione di energia garantita, e più a lungo. Inoltre, abbiamo oggi un minore impatto ambientale legato al decommissioning, ovvero lo smaltimento, oltre ad una notevole riduzione delle superfici occupate».

La Loggia aggiunge che «Ulteriori vantaggi legati al progressivo consolidamento tecnologico sono legati alle tecnologie di storage dell’energia nei picchi giornalieri e stagionali di produzione, che non corrispondono sempre a quelli di utilizzo, per cui tutti i nostri nuovi investimenti prevedranno la possibilità di cogliere tali opportunità».

Il convegno ha anche evidenziato «L’impatto positivo e rilevante in termini di indotto per l’economia reale della zona coinvolta da sviluppo di nuovi impianti di generazione di energia, dato il concreto potenziale in termini di occupazione e valorizzazione del territorio».

Ne è convinta anche Elettricità Futura di Confindustria che ha lanciato la campagna social “La transizione energetica: dalle parole ai fatti!” per diffondere la cultura della transizione energetica e che evidenzia la soluzione di un altro problema: quello del riciclo dei pannelli solari.

A elettricità Futura ricordano che «Quello elettrico è di fatto uno dei settori più legati all’economia circolare, dall’efficienza energetica allo smaltimento dei rifiuti. Con le tecnologie attuali si arriva tecnicamente a poter riciclare il 90% dei materiali dei pannelli fotovoltaici. La prospettiva tecnologica ci suggerisce un incremento di questa percentuale, grazie anche all’utilizzo di materiali innovativi, e di conseguenza anche dei benefici legati».
L’Associazione confindustriale cita uno studio dell’International Renewable Energy Agency ed evidenzia che «Se al 2050 riutilizzassimo in un’ottica di economia circolare i 78 milioni di tonnellate di quantitativo di materiale degli impianti fotovoltaici a fine vita, avremmo come benefici 15 miliardi di dollari in termini di ricchezza in nuove aziende e posti di lavoro locali e qualificati che si occupino di recupero dei materiali, la possibilità di ottenere 2 miliardi di nuovi pannelli e che a loro volta potrebbero creare 630 gigawatt di nuova capacità elettrica. Puntare sull’economia circolare vuol dire dare una seconda vita ai pannelli fotovoltaici, facilitando il riutilizzo di componentistiche ancora funzionanti favorendo lo sviluppo di un mercato secondario. Splende il sole sull’economia circolare. Vero! Già oggi è possibile riciclare il 90% dei materiali dei pannelli fotovoltaici. La normativa valorizzi la circolarità del solare. Green Deal ora!»

La campagna delle imprese del settore elettrico e di Elettricità Futura per il Green Deal non si ferma al fotovoltaico ma punta a «Superare le opposizioni ideologiche alla diffusione degli impianti necessari alla transizione, smentendo i miti più comuni che alimentano l’opposizione dell’opinione pubblica allo sviluppo impiantistico e che creano un’errata percezione degli impatti della decarbonizzazione per l’economia e il sistema energetico. Accrescere la cultura della transizione energetica favorendo la creazione di opinioni libere da preconcetti ideologici e basate su fatti e numeri. Tenere alta l’attenzione dei media riguardo alla necessità di impiegare le risorse del Recovery Fund per la transizione energetica».ùElettricità Futura sottolinea che «Per raggiungere il target del Green Deal 2030 è necessario realizzare in Italia almeno 65 GW di nuova potenza da fonti rinnovabili entro il 2030. In questo contesto ambizioso, acquistano significato le iniziative finalizzate a dare nuovo impulso agli investimenti per l’ulteriore sviluppo delle fonti rinnovabili. L’Italia dovrà mettere in campo azioni e politiche per favorire gli investimenti nelle rinnovabili, definendo regole chiare e armonizzate per realizzare impianti che producano più energia verde e a prezzi competitivi. Lo stesso PNIEC riconosce, all’interno della strategia per lo sviluppo delle energie rinnovabili, misure finalizzate a sostenere la salvaguardia e il potenziamento del parco di impianti esistenti. Il repowering è infatti il rinnovamento delle centrali elettriche che producono energia rinnovabile, compresa la sostituzione integrale o parziale di impianti o apparecchiature e sistemi operativi al fine di sostituire capacità o di aumentare l’efficienza o la capacità dell’impianto».

Per questo, «E’ necessario migliorare l’efficienza dei parchi eolici grazie al repowering lavorando sulla semplificazione normativa. La durata delle procedure autorizzative per l’eolico (quindi anche per il repowering) è nel nostro Paese pari a 5 anni, di gran lunga superiore a quella stabilita dalla Direttiva RED II di un anno, massimo due per casi eccezionali. Infatti, durante iter tanto lunghi, cambiano le tecnologie di riferimento, le condizioni al contorno (incluso lo sviluppo della rete e il contesto normativo regolatorio) e i progetti da autorizzare rischiano di arrivare al permitting già vecchi!»

Migliorando l’efficienza dei parchi eolici e frealizzandone di nuovi si potrebbe avere un contributo di 37 miliardi di euro per il PIL Ue e dare lavoro a 300.000 persone. In Italia occorrono 5 anni in Italia per il repowering, REDII ne prevede massimo 2 con meno burocrazia.

L’unione europea vuole raggiungere la carnbon neutrality entro il 2050, con una qualità dell’aria migliore e impatti economici positivi. Elettricità Futura fa notare che «I 55 progetti di tecnologie sostenibili analizzate da Capgemini Invent nell’ambito del rapporto “55 Tech Quests to Accelerate Europe’s Recovery and Pave the Way to Climate Neutrality” sono in grado di generare investimenti per 790 miliardi di euro l’anno e di ridurre fino a 871 milioni di tonnalle di emissioni di CO2».

Le imprese elettriche delle rinnovabili italiane sono convinte che «Il Green Deal è un’opportunità di sviluppo economico e sociale per il Paese. Nel nostro settore verranno generati benefici anche sull’occupazione e mobiliterà nei prossimi 10 anni in Italia nel solo settore elettrico circa 50.000 nuovi occupati permanenti al 2030 e 40.000 nuovi occupati temporanei annui per un totale di 90.000 nuovi occupati al 2030. Per cogliere questa grande occasione è necessario lavorare per una transizione energetica equa ed inclusiva attraverso l’adozione di policy in grado di generare benefici in termini di PIL, occupazione e riduzione delle disuguaglianze. In Italia realizzare il Green Deal significa creare 90.000 nuovi posti di lavoro al 2030 e ridurre disuguaglianze sociali. Vero! La transizione energetica favorisce occupazione e aumenta equità!»

Elettricità Futura conclude: «Per conseguire gli obiettivi del Green Deal e la proposta di innalzare il target di decarbonizzazione europeo dal 40% ad almeno il 55%, il nostro Paese dovrà impegnarsi attraverso un Piano al 2030 più ambizioso del PNIEC (Piano Nazionale Integrato Energia e Clima approvato dal Governo italiano a gennaio 2019). Il 70% dell’energia elettrica consumata in Italia dovrà infatti provenire entro il 2030 da fonti rinnovabili! Ciò significa che al 2030 dovremo raggiungere circa 120 GW di potenza da fonti rinnovabili rispetto ai 55 GW attuali. Un incremento di 65 GW in dieci anni che sembra ancora utopistico, se consideriamo che dovremmo costruire ogni anno impianti per 6,5 GW. Negli ultimi anni la media in Italia è stata invece di circa 1 GW. L’Italia sta perdendo l’opportunità del Green Deal: è falso che siamo sulla buona strada! Acceleriamo o di questo passo raggiungeremo i target del 2030 nel 2085!»

fonte: www.greenreport.it

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Quando l’energia rinnovabile è anche circolare: dal metodo Gogla al brevetto Enea

Il tema dell’energia è fondamentale per il nostro Pianeta. Le fonti rinnovabili, però, non devono ripetere gli errori del fossile. Per affrontare il tema del “fine vita” sono tante le soluzioni prospettate. Tra le più interessanti c’è il processo ideato da Marco Tammaro che consente di recuperare il silicio










In un mondo che tra 30 anni o poco più potrebbe sforare i 10 miliardi di esseri umani, il tema della produzione di energia resta fondamentale. Se i combustibili fossili sono tra i principali responsabili del disastro attuale – cambiamenti climatici, sfruttamento dei territori e diritti calpestati – sempre più si guarda alle energie rinnovabili come alternativa concreta. Dalla natura verrà la soluzione? Sì, ma a patto di non ripetere gli stessi errori. Ecco perché alle fonti energetiche rinnovabili – luce solare, vento, pioggia, maree, onde e calore geotermico – vanno accompagnati principi e modelli dell’economia circolare. E, in questo senso, le soluzioni prospettate sono davvero interessanti.

L’esempio olandese contro l’ibernazione

Uno dei temi principali che si pone (anche) con le rinnovabili è quello del rifiuto. Da tempo infatti si lavora per estendere la durata del prodotto, migliorare la riparabilità e il rinnovamento, promuovendo il ritiro, la raccolta e il riciclaggio. Che fare, ad esempio, con i pannelli solari alla fine del ciclo di vita? A questa domanda prova a dare una risposta Gogla, un’associazione globale senza scopo di lucro, con sede ad Amsterdam che dal 2012 lavora nel campo dell’industria solare off grid (non in rete). Attraverso il modulo E-Waste Toolkit, sviluppato nel 2019, Gogla intende aiutare gli operatori del mercato a ridurre al minimo i rifiuti elettronici attraverso un sistema a circuito chiuso. Sono previste sei fasi: dall’individuazione delle migliori pratiche per lo stoccaggio alla definizioni di casi di studio, dallo studio delle varie normative alla fornitura di un catalogo di fornitori.

“Attualmente il settore è avanzato in termini di modelli e principi di business, ma c’è ancora spazio per miglioramenti – dice Drew Corbyn, responsabile degli investimenti di Gogla – Crediamo che la crescita nella circolarità aggiunga valore a clienti, aziende e ambiente. Se come industria saremo in grado di promuovere la circolarità nel nostro settore, potremo dare impulso anche alla crescita del mercato. È facile vedere lo spreco come un costo. Ma se guardiamo alla circolarità come un’opportunità per dare più valore ai clienti e creare posti di lavoro e opportunità di business, possiamo facilmente far capire che l’economia circolare conviene”. Resta il fatto che, dopo l’esaurimento del pannello solare, privati e aziende che non sanno come smaltirlo preferiscono tenerlo: è il fenomeno noto come ibernazione. Anche in questo caso Gogla ha delineato una possibile alternativa.

“Il primo passo è selezionare i componenti e controllare quelli che possono essere riparati o rimessi a nuovo localmente – dice ancora Corbyn – Ad esempio, le batterie possono essere riavviate e rimesse in funzione. Nell’Africa orientale, ad esempio, i componenti che non possono essere riutilizzati verranno riciclati localmente, ovvero plastica, alluminio, cavi e vetro. Pannelli fotovoltaici, batterie e PCB verranno spediti in Europa poiché non ci sono aziende che riciclano questi delicati componenti nella regione”.

E in Italia?

Per via della sua collocazione geografica e della scarsità di materie prime, il nostro Paese è “naturalmente” portato alla produzione di energia solare. A fine 2019 risultano installati oltre 880mila impianti fotovoltaici per una potenza totale di circa 21 gigawatt. I dati, ricavati dal Rapporto Statistico sul Solare Fotovoltaico 2019 che è redatto dal Gestore Servizi Energetici, parlano chiaro: in un solo anno sono stati realizzati oltre 58mila nuovi impianti, molti dei quali dedicati all’autoconsumo. In totale, rispetto all’energia elettrica prodotta dalle fonti rinnovabili, il 20% è coperto dal sole. Ecco perché il tema del fine vita nel fotovoltaico assume un’importanza rilevante.

Recentemente Enea ha brevettato un nuovo processo a basso consumo energetico e ridotto impatto ambientale per il recupero dei principali componenti dei pannelli fotovoltaici in silicio cristallino. Il processo consente di separare i materiali utili (strati polimerici, contatti elettrici, celle e vetro) e di smaltire il resto in sicurezza. Come? In pratica il pannello viene riscaldato, in maniera tale che si posso “rammollire” in zone localizzate; da qui, poi, arriva il successivo scollamento a strappo degli strati polimerici. Vale a dire che per recuperare i componenti bisogna slegarli dallo strato che fa da collante.

“L’aumento esponenziale dei rifiuti costituiti dai pannelli fotovoltaici a fine vita ha reso estremamente urgente affrontare il problema della loro gestione, anche a fronte delle leggi nazionali ed europee che impongono regole severe”, sottolinea Marco Tammaro, responsabile del Laboratorio Tecnologie per il Riuso, il Riciclo, il Recupero e la valorizzazione di Rifiuti e Materiali e inventore del brevetto, i cui diritti sono condivisi al 50% con la start-up Beta-Tech Srl. “Con questo processo – continua Tammaro – si evitano il rischio di degrado dei materiali, inutili dispendi di energia e si riducono sensibilmente pericolose emissioni gassose. Inoltre, l’impiantistica necessaria è semplice, adatta a un trattamento in continuo e altamente automatizzabile, senza necessità di un’atmosfera controllata mediante uso di gas specifici”.

fonte: economiacircolare.com

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Riciclo pannelli fotovoltaici, con il brevetto italiano diventa green

Brevettato un nuovo processo a basso consumo energetico e ridotto impatto ambientale per il recupero dei principali componenti dei pannelli in silicio cristallino





Nuovi progressi in arrivo nel settore del riciclo pannelli fotovoltaici. Grazie ad una tecnologia nata in Italia, il processo di recupero dei materiali dai vecchi moduli solari è da oggi più ecologico ed economico. La soluzione porta la firma dell’Enea, l’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile. Qui infatti, lo scienziato Marco Tammaro assieme all’imprenditrice Patrizia Migliaccio, ha messo a punto e brevettato un innovativo processo di riciclo fotovoltaico. I punti di forza? Un ridotto impatto ambientale e un basso consumo energetico.

La transizione energetica intrapresa dall’Europa pone ai suoi Stati membri obblighi ben precisi e non solo in termini di nuova produzione rinnovabile. Per raggiungere la piena decarbonizzazione, i Paesi devono anche riuscire a fare di più con meno. Questo significa costruire, produrre e far avanzare lo sviluppo gestendo nella maniera migliore le risorse disponibili. E trasformando i rifiuti in nuove materie prime.

In questo contesto il riciclo dei pannelli fotovoltaici assume un ruolo fondamentale dal momento che questi RAEE, come altri, costituiscono delle vere e proprie miniere urbane. In realtà non si tratta solo di una buona pratica: nell’Unione Europea è la legge a richiederlo. “L’aumento esponenziale dei rifiuti costituiti dai pannelli fotovoltaici a fine vita – sottolinea Tammaro – ha reso estremamente urgente affrontare il problema della loro gestione, anche a fronte delle leggi nazionali ed europee che impongono regole severe”.

Cosa si ottiene dal riciclo pannelli fotovoltaici?

Attualmente le migliori tecnologie sul mercato permettono di recuperare una buona parte dei moduli, anche fino al 98% del loro peso. Cosa si può ottenere? Essenzialmente vetro, plastica, alluminio, polvere di silicio e rame.

In tutti i casi però si tratta di un processo complesso, che richiede di slegare i singoli componenti dallo strato di etilene vinil acetato (EVA) che fa da collante. Il brevetto Enea rende più semplice il passaggio dello “scollamento”. Il procedimento prevede una prima fase di trattamento termico degli stati polimerici del pannello solare, in maniera minima e controllata, per “rammollirli”. In questo modo si facilità il passaggio successivo, ossia lo scollamento a strappo dei contatti elettrici, delle celle, del vetro protettivo e del foglio backsheet. Il tutto avviene in maniera continua ed automatizzata su un nastro trasportatore.

“Con questo processo si evitano: il rischio di degrado dei materiali, inutili dispendi di energia e si riducono sensibilmente pericolose emissioni gassose”, aggiunge Tammaro che anche responsabile del Laboratorio Tecnologie per il Riuso, il Riciclo, il Recupero e la valorizzazione di Rifiuti e Materiali. “Inoltre, l’impiantistica necessaria è semplice, adatta a un trattamento in continuo e altamente automatizzabile, senza necessità di un’atmosfera controllata mediante uso di gas specifici”. Il nuovo brevetto consente un’agevole lavorazione in continuo di pannelli fotovoltaici a prescindere dalle diverse caratteristiche degli strati polimerici (spessore e tipologie), e a cui corrispondono diverse condizioni minime di distacco.

fonte: www.rinnovabili.it


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Austria: un milione di case solari entro il 2030

Il nuovo governo austriaco ha promesso un ambizioso programma di coperture fotovoltaiche per il Paese come parte del suo piano per raggiungere la neutralità climatica


















Un milione di case solari entro il 2030. Questa la promessa del nuovo governo austriaco di colazione tra Conservatori (OVP) e Verdi, per il futuro energetico della nazione. Nel programma, presentato in questi giorni dall’esecutivo, si sente l’impronta impressa da Werner Kogler, il 58enne leader de Die Grünen a da quest’anno vice cancelliere del paese. A cominciare dall’istituzione di un nuovo “super ministero” per la protezione del clima e dell’ambiente, che assumerà anche le competenze del settore energia, innovazione e trasporti. La carica è stata assegnata alla verde Leonore Gewessler che, fin dalle prime battute, ha posto i riflettori sul nuovo obiettivo nazionale: raggiungere la neutralità climatica entro il 2o40. E per riuscirci tutta l’energia elettrica consumata dovrà provenire da fonti rinnovabili già entro il 2030.

Il progetto delle case solari in programma per il periodo 2020-2024 è solo un tassello del nuovo piano governativo, ma costituirà anche il banco di prova per l’ambizione verde. “Il fotovoltaico in generale e il programma da un milione di tetti solari in particolare contribuiranno in modo sostanziale a questi obiettivi in un mondo in cui la mobilità deve essere passata alla guida elettrica e anche i sistemi di riscaldamento fossile dovranno essere sostituiti rapidamente nei prossimi decenni”, ha spiegato il neo ministro a Forbes.com. “Questo progetto (delle case solari) ha anche il sostegno politico di Neos (Partito liberale) e SPÖ (socialdemocratici), quindi dovrebbe esserci un’ampia maggioranza a favore delle necessarie decisioni legali e finanziarie”. Non sono stati rivelati ancora dettagli: per ora si sa solo che il piano coinvolgerà diverse proprietà, includendo anche strutture secondarie come i parcheggi.
Il progetto è stato ben accolto dall’associazione SolarPower Europe. “Ci aspettiamo di vedere un maggior numero di azioni di questo tipo dato che gli anni 2020 saranno un ‘decennio solare’, con i paesi dell’UE sempre più orientati verso il fotovoltaico per raggiungere l’obiettivo del 32% di energia rinnovabile entro il 2030”, ha affermato il CEO Walburga Hemetsberger. Se si materializzassero a pieno, le ambizioni solari della nuova coalizione darebbero un forte impulso all’ecosistema austriaco. Secondo l’associazione, la capacità fotovoltaica installata si è attestata a 1,4 GW alla fine del 2018 e aggiungerà un altro 1,8 GW tra il 2019 e il 2023.

fonte: www.rinnovabili.it

Il silicio dei vecchi pannelli solari rinasce nelle batterie

Da due ricercatori della Deakin University, un nuovo metodo per recuperare il prezioso semiconduttore e riutilizzarlo in potenti batterie al nano-silicio





















L’economia circolare tende nuovamente la mano al settore energetico. E lo fa risolvendo due sfide in una volta: l’elevato prezzo delle materie prime per le batterie e la necessità di riciclare i vecchi pannelli solari. Un team di scienziati del materiali della Deakin University, in Australia, ha studiato  infatti un nuovo approccio per unire in un unico e virtuoso processo lo smaltimento dei moduli fotovoltaici e la produzioni di nuove batterie.
Oggi molti degli impianti di trattamento dei vecchi pannelli solari impiegano un processo meccanico per l’estrazione dei materiali, offrendo quindi prodotti di basso valore per un futuro riutilizzo nel campo dell’energy storage.

La ricerca del Dottor Md Mokhlesur Rahman e Dottor Tao Tao, guidati dal Prof Ying (Ian) Chen, cerca di risolvere esattamente questo problema. L’idea è stata quella di impiegare piccolissime particelle di silicio ottenute dai moduli tramite pirolisi e incisione chimica per realizzare nuovi elettrodi nella tecnologia d’accumulo a ioni di litio. La ricerca di settore ha dimostrato, infatti, che gli anodi costituiti da nanoparticelle di silicio sono in grado di aumentare l’efficienza e la capacità delle batterie di diverse unità. Per il catodo, invece, gli scienziati hanno impiegato ilmenite, un minerale di ferro e titanio presente nella sabbia di diverse spiagge, trattandolo con il litio.
“La nostra scoperta affronta diverse sfide significative che attualmente affrontano i settori dipendenti dalle batterie e dall’accumulo”, ha affermato il dott. Rahman. “Il nano-silicio impiegato nelle batterie è molto costoso e mostra un prezzo al dettaglio di oltre 44.000  dollari al chilogrammo. […] essendo un prodotto di così eccezionale valore  non vogliamo sprecarlo”. Il team afferma che le indagini preliminari hanno convalidato la tesi: smontare i vecchi pannelli solari a base di silicio e di riutilizzare il semiconduttore esistente per gli anodi delle batterie avrebbe un enorme potenziale come fonte alternativa per il settore.

fonte: www.rinnovabili.it

Dai tetti delle case l’energia per ricaricare le auto elettriche

Grazie alla partnership tra Fotovoltaico Semplice e SIFÀ è stata progettata una rete in grado di assorbire energia con la propria abitazione attraverso i pannelli fotovoltaici e diffonderla con delle colonnine per ricaricare le auto elettriche. Una app dedicata permetterà la gestione attraverso lo smartphone





Una soluzione innovativa consiste senza dubbio nel progettare una rete capace di assorbire energia con la propria abitazione tramite i pannelli fotovoltaici e diffonderla attraverso colonnine appositamente pensate per ricaricare le più innovative ed ecologiche auto elettriche.

L’idea avveniristica è realtà grazie alla collaborazione virtuosa tra due brand italiani che rappresentano l’eccellenza nostrana anche oltre confine: Fotovoltaico Semplice, azienda romana di proprietà del gruppo IMC Holding che, negli ultimi anni, grazie a pannelli fotovoltaici tra i più evoluti, ha ottenuto numerosi riconoscimenti e SIFÀ, società di Noleggio Auto a Lungo Termine che ha siglato un accordo con il Banco Popolare dell’Emilia Romagna per fornire un pacchetto di servizi ancora più ricco.

L’obiettivo della partnership è quello di estendere le immense potenzialità dell’energia pulita in modo sempre più efficace, dotando i consumatori che già ne fanno utilizzo di strumenti innovativi e soprattutto integrati tra loro.

Grazie alla rete di clienti di Fotovoltaico Semplice, verranno diffuse delle colonnine di ricarica della Mennekes, modello Wallbox AMTRON, ideate in maniera specifica per il mercato residenziale.





Si tratta di dispositivi per la ricarica di veicoli elettrici in modalità 3, con presa di carica prevista dagli standard europei e quindi compatibile con tutti i modelli di autovetture elettriche di nuova generazione.

Un’app dedicata, la Charge App, mostra inoltre tutte le informazioni relative alla ricarica di corrente consentendo la piena gestione della colonnina con un tap sullo smartphone.

Il progetto è completato con i servizi offerti dalla società di autonoleggio SIFÀ, che metterà a disposizione le più moderne Auto Smart Elettriche per allargare il campo di sostenibilità energetica anche alla E-Mobility.

Il funzionamento del circuito è completamente ad impatto zero: si crea energia grazie ai pannelli di Fotovoltaico Semplice e si sfruttano le colonnine Mennekes, distribuite da VP SOLAR, azienda europea di sistemi energetici, per ricaricare la propria auto elettrica (che può essere fornita da SIFÀ).

La presentazione ufficiale del pacchetto avverrà in un meeting a Milano attorno a metà giugno.

fonte: www.lastampa.it

Ikea alla prova della circular economy: parte il ritiro dei mobili usati

La multinazionale svedese Ikea inaugura la sua campagna triennale “Un mondo migliore inizia a casa” con due novità: la vendita di pannelli solari e il riacquisto dei mobili in buono stato.


Ha scelto la vigilia dell’Overshoot day dell’Europa per lanciare la sua nuova campagna “Un mondo migliore inizia a casa”. Stiamo parlando di Ikea Italia, che il 9 maggio, a Milano, nell’iconica location di Cascina Cuccagna ha ospitato una mattinata di riflessione sui temi della sostenibilità, moderata da LifeGate. ”In Ikea siamo convinti che dalle piccole azioni nelle nostre case può iniziare un mondo migliore – aggiunge Alessandro Aquilio, country communication and sustainability manager Ikea Italia -. E proprio su questi gesti si basa la nostra campagna, che avrà una durata triennale”.

Cambio di prospettiva: la nostra casa vista dallo spazio

Da sinistra Alessandro Aquilio (Ikea), Simone Molteni (LifeGate), Emanuela Taverna (moderatrice), Ida La Camera (condominio San Gregorio), Elena Clara Maria Rossetti (blogger)
Il gruppo di relatori che hanno partecipato al lancio della campagna internazionale “Un mondo migliore inizia a casa” di Ikea Italia
Per ricordare a tutti i presenti l’importanza di proteggere la nostra casa comune, Ikea ha scelto un punto di vista molto particolare: l’astronauta Maurizio Cheli ha infatti mostrato alcune foto della sua missione nello spazio che, dopo aver suscitato stupore e meraviglia per la bellezza del nostro pianeta, rivelano anche gli effetti concreti dell’azione dannosa dell’uomo: inquinamento, siccità e disboscamento. “Da questa prospettiva – ha spiegato Cheli – molti concetti astratti diventano immagini concrete. Allora ti rendi conto che è il momento di iniziare a proteggere il tuo pianeta”.

Gli stili di vita sostenibili escono dalla nicchia

Simone Molteni, direttore scientifico di LifeGate
Gli italiani interessati alla sostenibilità sono 43 milioni.
Concetti che, come dimostra l’Osservatorio nazionale sugli stili di vita sostenibili di LifeGate, sono ormai ben presenti nella mente degli italiani. “Negli ultimi 15 anni – ha commentato Simone Molteni, direttore scientifico di LifeGate – è avvenuto un cambiamento radicale: gli interessati ai temi della sostenibilità da una nicchia sono diventati la maggioranza della popolazione. Plastica nel maremobilitàenergia alimentazione bio sono i temi più sentiti”. L’Osservatorio riporta anche i risultati relativi alla casa del futuro, che per gli italiani deve essere costruita con materiali sostenibili, efficiente, deve produrre da sé energia e cibo ed essere sempre più domotica.
La vendita di pannelli solari in alcuni negozi Ikea e online – grazie all’inizio della collaborazione con Wölmann e con la consulenza di esperti – sembra avvicinarsi sempre di più a questa casa futuristica. “Da anni ci impegniamo a utilizzare solo energia rinnovabile per i nostri negozi – spiega Aquilio di Ikea -, la stessa energia che oggi abbiamo reso più accessibile grazie alla vendita dei pannelli solari. Una casa sostenibile è un investimento per il futuro”.

Via Gregorio 59, la sostenibilità abita qui

L'esempio del condominio di via San Gregorio è stato illustrato da Ida La Camera
Il condominio di via San Gregorio a Milano ha attuato nuove pratiche di vicinato
Un esempio concreto di caseggiato green è venuto da Ida La Camera, residente del condominio di via San Gregorio 59 a Milano, che dal 2012 mette in atto nuove pratiche virtuose di vicinato.
“Abbiamo ottenuto molti risultati concreti – ha illustrato La Camera – per esempio nel 2014 abbiamo installato una centrale termica all’avanguardia che ha consentito il 30 per cento di risparmio. Sono stati recuperati più di 160 kg di olio esausto alimentare, 220 kg di Raee e cinque sacchi da 10 litri di pile”. Il condominio ha anche allestito una stanza dello scambio con macchina del pane, affettatrice, gelatiera, trapano, aspirapolvere professionale, ferro da stiro, vaporiera, macchina per pasta fresca, formine per biscotti, libri da cucina a disposizione di tutti i condomini. In cortile si è creato uno spazio di ritrovo dove si svolgono le feste condominiali e di gioco per i bambini. Ospita panchine e rastrelliere per le bici, piante e alberi in vaso (limone, ulivo, cornioli, camelia, sambuco e ficus) e un angolo dedicato agli aromi.

I social amplificano la consapevolezza

I social media possono essere amplificatori delle buone pratiche
La blogger ha 22mila follower su Instagram, dove parla di stili di vita sostenibili
L’impegno comune, infatti, può produrre un risultato che va al di là della somma delle singole azioni. Ne è convinta Elena Maria Clara Rossetti – blogger e influencer con 22mila follower su Instagram, ma anche studente di fisica – che ricorre all’analogia dei ‘sistemi complessi’, nei quali le interrelazioni tra i vari elementi giocano un ruolo fondamentale. “I social media amplificano le relazioni – ha spiegato Rossetti – e possono aiutare a creare un’onda verde per diffondere comportamenti più consapevoli e sostenibili”.

Il ruolo delle aziende: essere leader by example. Ikea raccoglie la sfida

Alessandro Aquilio, communication and sustainability manager di Ikea Italia
Alessandro Aquilio ha presentato la nuova campagna triennale “Un mondo migliore inizia a casa”
Un quadro in cui le aziende possono giocare un ruolo di driver, come veri agenti di cambiamento. “Le soluzioni ci sono e possono essere applicate facilmente, ma solo i grandi brand hanno le dimensioni, la capacità, la rapidità e la determinazione per fare da esempio globale e favorirne la diffusione in tempo utile – spiega Molteni -. Le grandi aziende hanno l’occasione di diventare ‘leader by example’, ovvero essere le prime a guidare i nuovi modelli di business sostenibile generando un circolo virtuoso nel loro settore”. E Ikea pare aver colto questa sfida, annunciando un’ulteriore novità sul fronte dell’economia circolare. In particolare, è partita l’iniziativa “Dai una seconda vita ai tuoi mobili usati Ikea”, un progetto che dà la possibilità ai clienti di riconsegnare un mobile ancora in buono stato in cambio di un voucher d’acquisto da spendere nei negozi. Da luglio, il servizio sarà ampliato e i clienti, attraverso una sezione dedicata sul sito di Ikea, potranno seguire tutorial online con istruzioni e consigli su come riparare e personalizzare i mobili, potranno scegliere di donare i prodotti a organizzazioni non profit presenti nei loro comuni oppure inviare a riciclo gli articoli che non si possono più recuperare.
Infine, da settembre il servizio sarà interamente digitalizzato, sia per la fase di valutazione e ritiro dei mobili usati, sia per le opzioni di donazione. Nello stesso periodo, Ikea Italia darà vita a seminari per accompagnare i clienti al riutilizzo dei mobili Ikea.

fonte: https://www.lifegate.it