RAEE, tutte quelle apparecchiature elettriche ed elettroniche chiuse nei cassetti che potremmo avviare a riciclo
Buone idee per rafforzare i sistemi di responsabilità estesa del produttore

I risultati di riciclo dell’Italia e degli altri grandi Paesi europei, dove il fine vita di prodotti e imballaggi è gestito da sistemi di responsabilità estesa del produttore (Extended Producer Responsibility, Epr) dimostrano che questi sistemi, in cui il produttore e l’importatore sono responsabili di ritiro, riciclaggio, smaltimento finale, sono piuttosto efficaci. Un esempio? Tutti i sistemi di imballaggio nei grandi Paesi Ue (Francia, Germania, Italia, Spagna, Gran Bretagna) hanno raggiunto tassi di riciclaggio superiori al 60%, superando l’obiettivo della direttiva UE (2019).
Come possiamo allora renderli ancora più efficienti ed efficaci? Prova capirlo lo studio “I sistemi di Responsabilità estesa del produttore e il loro ruolo strategico per i produttori” elaborato da Sofies per Erion e presentato ieri durante l’evento “Economia Circolare e transizione ecologica, il ruolo strategico dei Sistemi EPR in Europa”.
L’obiettivo del rapporto (redatto da Federico Magalini, Joséphine Courtois, Amba Concheso, Caroline Heinz) è appunto “delineare le caratteristiche e le prassi che contribuiscono al successo di un sistema EPR e alla sua gestione efficiente”. Concentrandosi su Raee (Rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche), Rifiuti di pile e accumulatori (Rpa) e Rifiuti di imballaggi in Francia, Germania, Spagna, Italia e Regno Unito, ma allargando lo sguardo anche ad esperienze come quella dei rifiuti tessili in Francia, dei penumatici in Belgio o dell’olio esausto in Canada, lo studio mette in evidenza le prassi più efficaci (e che potrebbero essere prese a modello), in grado di contribuiscono alla performance dei consorzi nostrani.
Cos’è l’Epr e quanto sono diversi i sistemi europei
Il concetto di responsabilità estesa del produttore è stato introdotto per la prima volta nel 1990: “Implica – spiega il report – che i produttori (fabbricanti e importatori) si assumano la responsabilità finanziaria e/o organizzativa della raccolta dei rifiuti, nonché del loro smistamento e trattamento per il riciclo o riutilizzo”.
Nell’Unione Europea, il quadro legislativo per lo sviluppo di un sistema EPR è regolato da diverse direttive che forniscono un quadro generale che ogni Stato membro deve recepire sulla base della propria interpretazione. Il risultato è la presenza di politiche EPR eterogenee: con sistemi individuali o collettivi; cono imprese che li gestiscono in concorrenza tra di loro o meno; a copertura della sola gestione dei rifiuti o anche per servizi di supporto come la ricerca e la sensibilizzazione; con differenti livelli di trasparenza sulle informazioni.
Le regole auree per Epr più efficienti
“Indipendentemente dalle sue caratteristiche, un sistema Epr dovrebbe mirare a fornire una raccolta efficace e un elevato livello di riutilizzo/riciclaggio, ottimizzando i costi per i produttori”, spiegano i ricercatori. Le variabili sulle quali puntare, dunque, sono efficacia nella raccolta, nel riutilizzo/riciclo, nei costi. Se non è stata ancora identificata la ricetta dell’Epr perfetto, possiamo però osservare le caratteristiche dei sistemi più efficienti e da queste imparare. Nella ricerca – redatta sulla base di dati pubblici e grazie ad interviste con stakeholder – e in particolare dalle buone prassi riscontrate nei diversi Paesi, vengono identificate diverse linee d’intervento sulle quali agire per migliorare i sistemi Epr: “Una serie di buone pratiche che permettono ai sistemi di adempiere meglio alle loro responsabilità nella gestione dei rifiuti, perseguendo anche l’efficienza economica, in modo da fornire ai loro membri un servizio di qualità senza costi esorbitanti”.
Vediamole con le rispettive best pratice (o #goodideas, come sono identificate nel report).
Ampio sistema di raccolta
L’ampiezza della raccolta dei prodotti giunti a fine vita è legata direttamente all’ampiezza geografica del sistema di raccolta, per questo “puntare a stabilire un ampio sistema di raccolta geografica dei rifiuti per fornire un sistema di raccolta facilmente accessibile per i prodotti usati, è elemento chiave per massimizzare il relativo recupero”.
Di seguito alcuni esempi di iniziative che hanno contribuito ad ampliare la raccolta:
Ecosystem, Francia. Ecosystem è il più grande sistema collettivo per i RAEE domestici e professionali in Francia, con 1,4 milioni di tonnellate sul mercato dai suoi 4.600 produttori membri. Ecosystem gestisce la raccolta, il trasporto, il trattamento e il riciclaggio dei Raee, organizzati in quattro categorie: domestici, professionali, lampade e piccoli estintori (anch’essi coperti dagli adempimenti Epr). E fornisce diversi punti di raccolta per i Raee professionali, tra cui la restituzione al distributore; la richiesta di un contenitore prelevato a intervalli regolari; la richiesta di una raccolta unica che può essere fatta presso il distributore il giorno stesso della consegna delle nuove apparecchiature;
Corepile, Francia. Corepile è il principale consorzio francese per batterie, con 836 membri che nel 2019 hanno immesso sul mercato più di 20 mila tonnellate. Sono più di 32.000 i punti di raccolta con l’80% accessibile ai privati in supermercati, negozi di ferramenta o isole ecologiche. I supermercati e le isole ecologiche hanno il miglior rapporto tra numero di punti di raccolta e tonnellate raccolte. Corepile fornisce gratuitamente ai propri membri materiali per la sensibilizzazione, ma anche materiali per la raccolta diretta dei rifiuti;
Eco-mobilier e Valdelia, Francia. La Francia è l’unico Paese con un sistema Epr nazionale per i mobili. Il sistema, nato nel 2011, è riuscito a raddoppiare la quantità di mobili raccolti in soli 4 anni, passando da 600.000 tonnellate nel 2014 a 1,2 milioni di tonnellate nel 2018. Inoltre, per migliorare il tasso di riutilizzabilità dei mobili, è stato sviluppato un metodo di raccolta separata per limitare i danni ai mobili durante il trasporto. Due i consorzi: Eco-mobilier e Valdelia. Dei 2,68 milioni di tonnellate di mobili immessi sul mercato francese nel 2018, più di 1,2 milioni di tonnellate sono state raccolte: il 56% è stato riciclato, il 32% è andato al recupero energetico, l’1% è stato riutilizzato e l’11% è stato incenerito. Ampia la copertura geografica dei punti di raccolta, con oltre 4.000 punti. Il sistema Eco-mobilier, grazie ad una mappatura online dei punti di raccolta, permette di depositare facilmente i mobili domestici; mentre Valdelia raccoglie prevalentemente mobili usati non domestici direttamente dai proprietari (ad esempio ospedali, alberghi);
Recytyre, Belgio. Le tre province del Belgio hanno ciascuna regolamenti e obiettivi diversi per il recupero dei Pfu (pneumatici fuori uso). Un unico consorzio copre le tre province e applica gli obblighi stabiliti dal regolamento più esigente dei tre. Nonostante un quadro normativo complesso, questo sistema Epr ha un tasso di raccolta superiore al 100% dell’immesso al consumo (il programma copre anche i pneumatici immessi sul mercato negli anni precedenti e quelli provenienti dai paesi vicini) e un tasso di riciclaggio/riutilizzo che ha raggiunto il 97% nel 2019. Tutti i punti di raccolta, che sono per lo più i punti di vendita di pneumatici e garage, devono accettare il ritiro gratuito anche se non sono stati acquistati pneumatici nuovi. I Comuni possono effettuare raccolte indennizzate da Recytyre;
Bcuoma, Canada. Bcuoma è il consorzio nella Columbia Britannica che dal 2004 supervisiona la raccolta e la gestione dell’olio lubrificante, dei filtri dell’olio, dei contenitori dell’olio, dell’antigelo e dei contenitori dell’antigelo. Per garantire un numero sufficiente di punti di raccolta in tutta la Columbia Britannica, Bcuoma fornisce sovvenzioni infrastrutturali a Comuni, imprese private, organizzazioni senza scopo di lucro e altri operatori che richiedono strutture di raccolta aggiuntive. Per esempio, nel 2019, sono state fornite 39 sovvenzioni infrastrutturali per contribuire a garantire luoghi di raccolta nelle comunità più remote in tutta la provincia. Bcuoma fornisce anche supporto per eventi di raccolta comunitari gestiti da distretti regionali, Comuni e gruppi di comunità.
Ricerca e sviluppo
Per creare nuovi mercati in cui valorizzare le materie da riciclo, l’innovazione è essenziale. Soprattutto al servizio delle imprese più piccole che non riescono ad fare innovazione internamente. Per questo è cruciale fornire supporto alle aziende per il miglioramento delle loro prestazioni ambientali attraverso attività di ricerca e sviluppo, per esempio aiutando a trovare nuovi metodi di valorizzazione dei materiali usati; oppure attraverso la promozione della collaborazione tra i membri della filiera organizzando ad esempio conferenze con i produttori che esplorano le questioni chiave del riciclaggio a livello industriale, linee guida di eco-design, servizi di raccolta dedicati.
Alcuni esempi:
Citeo, Francia. Citeo è uno dei due consorzi francesi (insieme a Adelphe) per gli imballaggi. Citeo fornisce diversi strumenti per aiutare i produttori a progettare i loro imballaggi con un design ecologico. Come “Feel”, per minimizzare il loro impatto sull’ambiente e ridurre il correlatoo contributo finanziario al sistema. O “Bee” per determinare l’impatto ambientale dell’imballaggio attraverso un’analisi del ciclo di vita;
Der Grüne Punkt, Germania. Der Grüne Punkt è stato fondato nel 1990, è a scopo di lucro dal 2004 e rappresenta circa il 50% dei produttori nazionali. Der Grüne Punkt aiuta a personalizzare le soluzioni per i sistemi di ritiro, ad esempio tramite macchine per la consegna di imballaggi in cambio di denaro o deposito cauzionale. Sostiene i propri membri per l’eco-design attraverso l’iniziativa Design4Recycling che fornisce ampie linee guida e consulenza ai produttori;
Eco Tlc, Francia. Nel 2007, la Francia è stata il primo e unico Paese a introdurre un quadro giuridico che stabilisse obblighi di Epr per chi produce, importa o distribuisce articoli tessili. Anche attraverso le attività di ricerca di Eco Tlc sull’eco-design, tra il 2018 e il 2019 la quantità degli articoli idonei a beneficiare di una eco-modulazione delle tariffe (pagare meno quando si è più sostenibili e più facilmente riciclabili) è aumentata di oltre 40 milioni di pezzi.
Sensibilizzazione e informazione
Dove si possono depositare i rifiuti? Come viene effettuata la raccolta? Come il riciclo? Ecco alcune delle domande che possono aiutare una raccolta ed un riciclo più efficace, riducendo ad esempio le frazioni estranee. La prova che l’informazione e la sensibilizzazione sono anelli fondamentali per il successo della filiera della raccolta e del riciclo di beni a fine vita.
Vediamo alcune esperienze internazionali da prendere a modello:
Corepile, Francia. Il consorzio punta su una forte comunicazione e su importanti campagne di sensibilizzazione. Come la creazione di giochi online e di un centro giochi a Parigi. O come le partnership con 15 influencer su Instagram e YouTube per raggiungere le giovani generazioni. O ancora attraverso l’organizzazione di una campagna nazionale e di una mostra sul riciclaggio;
Ecoembes, Spagna. Ecoembes, fondata nel 2019, è uno dei due sistemi collettivi in Spagna per i rifiuti di imballaggi, con 12.623 produttori registrati nel 2019. Il consorzio organizza corsi per la formazione del personale dei Comuni e degli operatori degli impianti di smistamento per migliorare l’efficienza del processo;
Eco Tlc, Francia. Ha avviato diverse attività di sensibilizzazione dei consumatori, sia attraverso il sostegno delle autorità locali, sia attraverso la propria vasta gamma di risorse digitali: ha infatti organizzato campagne sui social media e ha progettato una mappa online per trovare il punto di raccolta più vicino;
Recytyre, Belgio. Recytyre conduce programmi di prevenzione dell’usura dei pneumatici e attività di innovazione che includono conferenze con gli attori dell’industria per esplorare la diversificazione degli sbocchi commerciali per i materiali recuperati dal riciclaggio. Altro fattore di consapevolezza che aiuta il successo del recupero è l’importo visibile del contributo ambientale per lo smaltimento, che è indicato sullo scontrino;
BCuoma, Canada. Le attività di sensibilizzazione dei consumatori organizzate da BCUOMA includono ad esempio una mappa online per localizzare il punto di raccolta più vicino, una forte presenza sui social media e attività nelle strade per il coinvolgimento della comunità (per esempio, bancarelle di sensibilizzazione).

Oltre il contributo ambientale: fonti alternative di reddito per i consorzi e nuovi servizi per le imprese
Alto fattore che rafforza i consorzi ma soprattutto le imprese associate è l’offerta di servizi aggiuntivi, che possono configurarsi come vere e proprie consulenze a vantaggio delle aziende, soprattutto quelle di dimensioni minori.
Alcuni esempi dal panorama internazionale:
BatteryBack, Gran Bretagna. BatteryBack è il più grande consorzio per la gestione dei rifiuti di pile e accumulatori (RPA) del Regno Unito, organizzato da luglio 2008 da WasteCare. BatteryBack ha aperto il primo impianto di riciclaggio di batterie nel Regno Unito, gestito da WasteCare, aiutando a ridurre gli attuali costi di riciclaggio all’estero. L’impianto di riciclaggio è l’unico nel Regno Unito e ha una capacità di 25.000 tonnellate/anno (sufficiente per riciclare tutte le batterie alcaline del Regno Unito);
Der Grüne Punkt, Germania. Ha creato un proprio marchio per riciclati di alta qualità sviluppati da rifiuti plastici post-consumo: ‘Systalen’. Der Grüne Punkt è uno dei più grandi commercianti di materie prime in Europa come metalli, plastica, vetro e altri materiali ottenuti dalla raccolta post-consumo. La sua società di gestione dei rifiuti offre alle imprese una gamma di servizi logistici, tra cui lo stoccaggio e il trasporto internazionale di merci pesanti.
Valpack, Gran Bretagna. È uno dei tanti sistemi collettivi per imballaggi nel Regno Unito ed è stato il primo ad essere istituito, nel 1997. Oggi ha esteso la propria attività a vari altri settori, tra cui Raee, batterie e cialde di caffè. Valpack ai suoi associati offre un’ampia offerta di servizi aggiuntivi a pagamento, oltre alla raccolta e alla gestione dei rifiuti: servizi di consulenza che aiutano le aziende ad aumentare la loro capacità di adempiere agli obblighi, così come di adottare standard come ISO:14001 o ISO:6001; servizio di adempimenti internazionali per aiutare i produttori britannici che esportano prodotti in altri paesi a rispettare i regolamenti Epr locali; servizi di interscambio tra settori: molti produttori di imballaggi sono anche produttori di Raee (e talvolta di batterie), per cui, coprendo più settori, Valpak offre ai produttori una maggiore convenienza, consentendo loro di soddisfare più requisiti con un solo sistema.
Altre iniziative
Oltre a quanto raccontato finora, il report “I sistemi di responsabilità estesa del produttore e il loro ruolo strategico per i produttori” descrive molte altre iniziative degne di nota.
Aggiungiamo qui quelle che, al di là della classificazione precedente, ci sembrano particolarmente interessanti:
Ecosystem, Francia. Ecosystem non solo ha reso visibile sullo scontrino, al momento dell’acquisto di prodotti elettronici, la quota destinata alla gestione del fine vita (tariffa visibile), ma ha anche introdotto un servizio di raccolta di telefoni cellulari tramite sistema postale, che l’anno scorso ha contribuito alla raccolta di 25.000 dispositivi;
Ecotic, Spagna. Ecotic rappresenta il 35,6% del mercato spagnolo dei rifiuti elettronici con oltre 700 produttori associati. Assicura la massima tracciabilità dei rifiuti attraverso un sistema di identificazione a radiofrequenza (Rfid) per identificare i Raee collocando etichette sui prodotti nei punti di raccolta. Una scelta funzionale principalmente per i condizionatori e i grandi elettrodomestici, per rimediare al problema dell’abbandono di Raee in Spagna (insomma, non siamo i soli…);
Grs, Germania. Fondazione per la gestione del fine vita delle batterie, GRS rappresenta oltre il 90% dei produttori registrati e – in Germania è meno diffusi che in Italia – è senza scopo di lucro. Per garantire la sicurezza della raccolta, Grs fornisce tre diversi contenitori di raccolta per batterie portatili, distinti secondo tre classi di sicurezza: 1) contenitori verdi per le batterie tradizionali; 2) gialli per le batterie ad alta energia; 3) rossi per le batterie danneggiate ad alta energia. Inoltre, a causa dei rischi per la sicurezza legati allo stoccaggio delle batterie al litio, Grs sta modificando la propria infrastruttura di raccolta per includere ulteriori punti di raccolta separati per le “batterie ad alta energia”, tra cui la creazione di “punti di restituzione qualificati” gestiti da autorità comunali, rivenditori specializzati e punti vendita.
Sempre Grs gestisce il primo sistema di raccolta a livello nazionale per le batterie delle e-bike. La raccolta è organizzata attraverso l’uso di un fusto per il trasporto, una quantità adeguata di materiale di riempimento non infiammabile e dei sacchetti. Circa l’80% dei rivenditori di e-bike sono convenzionari con Grs;
Valpak, Gran Bretagna. Ha dato vita a “Valpak Insight”, il più grande database sugli imballaggi nel Regno Unito, che consente alle aziende di analizzare i dati sulle loro catene di approvvigionamento: la riciclabilità, l’impatto di carbonio, gli obiettivi del Patto per la Plastica (Plastic Pact Targets), i costi e le prestazioni dei fornitori. Il software viene utilizzato da rivenditori di generi alimentari e all’ingrosso, club calcistici, società di costruzioni e altri per comprendere i propri imballaggi con l’obiettivo di trovare un’alternativa o di eliminare gli imballaggi non necessari;
Ecoembes, Spagna. Fondata nel 2019, è uno dei due sistemi collettivi in Spagna per i rifiuti di imballaggi, con 12.623 produttori registrati nel 2019. Finanzia l’ecodesign e le iniziative per consentire la cooperazione tra produttori. Negli ultimi 20 anni ha permesso di risparmiare 525.300 tonnellate (al 2018) di materie prime grazie alla progettazione sempre più sostenibile degli imballaggi. Nel 2018, 2.179 produttori hanno aderito alle iniziative di eco-design proposte da Ecoembes.
fonte: economiacircolare.com
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Rifiuti elettronici, da Erion un appello al Governo con 64 proposte
“Il ritardo dell’Italia rispetto ai target di raccolta dell’Unione Europea rende evidente l’urgenza di intervenire sulla filiera dei RAEE. Nel 2020 Erion ha gestito circa 270.000 tonnellate di RAEE, un risultato in crescita rispetto all’anno precedente. Eppure, non è abbastanza, se pensiamo che a livello complessivo l’Italia viaggia a circa 6 chilogrammi di RAEE raccolti per abitante quando dovrebbe essere arrivata già da due anni a più di 9 kg/abitante. Siamo ancora lontani dall’obiettivo fissato dall’Unione Europea del 65% dell’immesso sul mercato. C’è un gap da colmare…”. Lo afferma Giorgio Arienti, direttore generale di Erion WEEE. Erion è il più importante Sistema multi-consortile no profit di Responsabilità Estesa del Produttore operante in Italia per la gestione dei rifiuti associati ai prodotti elettronici e la valorizzazione delle materie prime che li compongono. Nato nel 2020 dalla fusione dei consorzi Ecodom e Remedia, Erion rappresenta attualmente oltre 2.400 aziende del settore dell’hi-tech e dell’elettronica di consumo.
Il Sistema Erion è composto da Erion WEEE, Erion Professional, Erion Energy ed Erion Packaging, quattro Consorzi di settore che assicurano ai produttori i servizi di conformità normativa e il coordinamento delle attività di gestione dei Rifiuti di Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche domestici e professionali, dei Rifiuti di Pile e Accumulatori e di quelli di Imballaggi.“Da una parte, lo Stato sembra assolutamente impotente e non sta facendo nulla per migliorare le cose, dall’altra l’UE preme per risultati concreti e non credo tollererà ancora a lungo questa situazione – prosegue -. Come può migliorare la filiera dei Rifiuti di Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche? Come incrementare la raccolta? Siamo convinti che l’unico modo per trovare e implementare soluzioni efficaci sia ascoltare le esperienze dei soggetti che da anni lavorano nel settore, le loro criticità, le ipotesi di miglioramento. E’ da questa riflessione, e dal confronto con i principali stakeholder della filiera, che nasce l’idea di un Libro Bianco dei RAEE: 64 proposte frutto dell’esperienza pluriennale maturata sul campo, che mirano a far crescere un settore fondamentale per un’evoluzione sostenibile della nostra economia. Rivolgiamo, quindi, un appello alle Istituzioni – Governo e Parlamento – affinchè aprano un tavolo di confronto con tutti coloro che ogni giorno si impegnano con passione e competenza affinchè i RAEE non siano più un problema ma un’opportunità”.
Il Libro Bianco, che raccoglie i suggerimenti – non sempre coincidenti – di tutti gli attori del Sistema RAEE, contiene soluzioni di natura organizzativa e normativa che interessano tutta la filiera, suddivise in quattro le aree: riduzione della burocrazia tramite la semplificazione dei procedimenti autorizzativi relativi alla gestione dei RAEE; misure di incentivazione, sanzione e controllo; linee di intervento su settori specifici (come il riutilizzo), e comunicazione e informazione per i cittadini e gli utilizzatori.
Tra le proposte più significative: introduzione di nuove modalità di raccolta dei RAEE – raccolta domiciliare, micro-centri, contenitori intelligenti – così da aumentare il numero di punti di raccolta, in particolare nell’area Centro-Sud, e ridurre il ritardo dell’Italia rispetto al raggiungimento dei target europei. In Italia, si contano circa 5.000 Punti di Raccolta, contro gli oltre 10.000 presenti negli altri stati europei (1 punto di raccolta ogni 12.000 abitanti); rafforzamento del sistema di controllo per contrastare i flussi illegali paralleli di RAEE, che intercettano circa la metà di questi rifiuti; realizzazione di impianti e centri che permettano la preparazione per il riutilizzo dei RAEE, area ancora totalmente scoperta nel nostro Paese; incremento di campagne di informazione sui temi specifici come il ritiro “uno contro uno”, “uno contro zero”, sulla necessità di separare le batterie dai RAEE e sulle tipologie di rifiuti che sono maggiormente soggette a scorretto conferimento; introduzione di meccanismi premianti per favorire il riciclo delle materie prime critiche (CRM) come cobalto, terre rare, silicio, platino e tungsteno.
fonte: ITALPRESS
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RaeeGeneration: la nuova generazione per la tutela dell’ambiente
Il film di lancio racconta della nascita di una nuova generazione, la RAEE Generation, sensibile e attenta alle tematiche ambientali e di sostenibilità, informata sulle buone pratiche di conferimento dei Rifiuti di Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche.
L’invito agli spettatori è quello di unirsi a Thomas Asueni, Ivano Chinali, Cesca Tamburini, Charlie Moon e SayRevee, i cinque TikToker che rappresentano questa neonata generazione, per promuovere la tutela dell’ambiente e lo sviluppo sostenibile.
La comunicazione multi-canale, che spazia dalle emittenti radiofoniche alla tv fino ai social network, ha come obiettivo quello di coinvolgere un target sempre più ampio, che includa anche i giovanissimi e gli operatori, per aumentare la consapevolezza sull’importanza di conferire correttamente i rifiuti elettronici e incrementare i loro volumi di raccolta.
Fabrizio Longoni, direttore generale del Centro di Coordinamento RAEE ha commentato: “abbiamo scelto di realizzare una campagna per la corretta gestione dei RAEE che prevede un impegno rinnovato da parte dei produttori di apparecchiature elettriche ed elettroniche per l’educazione ambientale. Sui temi dell’educazione ambientale e dei comportamenti corretti, non dobbiamo fermarci a barriere generazionali. Bisogna parlare soprattutto ai più giovani dato che sono grandi consumatori di prodotti elettronici e che saranno i protagonisti del mondo di domani. E a loro dobbiamo ricordare che i comportamenti di oggi saranno quelli che determineranno la situazione futura”.
fonte: erion.it
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Lions2Life: la seconda vita delle batterie
Con l’unione questi due settori sarà possibile trasformare le fonti rinnovabili in soluzioni concrete. Le batterie, infatti, potrebbero permettere il raggiungimento del 30% delle riduzioni richieste in termini di emissioni di carbonio.
Il progetto Lions2Life, finanziato da EIT Climate-KIC, si concentra principalmente sui sistemi di mobilità elettrica condivisa che stanno iniziando a proliferare nelle nostre città, come scooter, biciclette e motociclette elettriche, e mira ad evitare la generazione di rifiuti, promuovendo un’economia circolare e sostenibile, dove a fine vita le batterie diventano parte di sistemi di stoccaggio di energia rinnovabile.
LIONS2LIFE è un’esperienza pilota che vuole dimostrare la validità del modello che prevede il riutilizzo delle batterie a fine vita provenienti da un sistema di mobilità sostenibile (ad esempio gli e-scooter, e-bike), sia dal punto di vista tecnico che economico attraverso l’elaborazione di un nuovo modello di business.
Erion, partner del progetto, si occupa di raccogliere le informazioni da operatori di raccolta, trattamento e riciclatori, associazioni europee e produttori al fine di coinvolgere altri sistemi collettivi europei nella promozione del modello di business che verrà sviluppato.
L’uso di batterie di seconda mano avrà diversi vantaggi dal punto di vista ambientale:
riduzione della produzione di rifiuti grazie alla vita prolungata delle batterie;
diminuzione del costo dell’immagazzinamento di energia con la conseguente abilitazione di nuovi modelli di energia distribuita e rinnovabile;
maggiore consapevolezza dei cittadini relativa a un utilizzo più frequente di veicoli green che si traduce in energia più pulita e un modo di vivere più sostenibile.
fonte: erion.it
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Raccolta RAEE domestici: i dati del 2020 del Centro di Coordinamento
Il 2020 è stato un anno complesso, ma nonostante le difficoltà causate dalla pandemia Covid, la raccolta dei RAEE domestici sul territorio italiano non si è fermata, anzi, ha registrato numeri superiori al 2019.
I dati del Centro di Coordinamento RAEE, CDCRAEE, confermano, infatti, un trend positivo a partire da maggio, dopo il rallentamento dovuto al lockdown che aveva causato una contrazione di oltre il 50% nel mese di aprile.
Nel 2020 sono state raccolte 365.124 tonnellate di RAEE, Rifiuti da Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche, ovvero il 6,4% in più rispetto al 2019.
I Raggruppamenti
Il dato più alto, +9,1%, è registrato dal Raggruppamento R2 (Grandi Bianchi). Segue il Raggruppamento R4 (piccoli elettrodomestici ed elettronica di consumo) con +7,9% e, al terzo posto, il Raggruppamento R3 (TV e monitor): +4%. Più contenuta la crescita del Raggruppamento R1 (Freddo e Clima) che registra un +3,7%.
Chiude in negativo, invece, il Raggruppamento delle sorgenti luminose (R5) con -4,42% pari a 91,28 tonnellate in meno rispetto alla raccolta 2019.
fonte: erion.it
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Plastica dai RAEE

Nato l'anno scorso dalla fusione dei consorzi Ecodom e Remedia (leggi articolo), Erion è oggi il principale sistema multi-consortile per la raccolta e il trattamento di rifiuti elettrici ed elettronici (RAEE) in Italia. Nel 2020, il consorzio ha gestito 300.000 tonnellate di E-waste, con un incremento del +4% rispetto all'anno precedente.
Nel complesso, il tasso di riciclo si è attestato all'89% del peso dei RAEE domestici gestiti. Sono state recuperate 35.000 tonnellate di materiale plastico, oltre a 133.000 tonnellate di ferro, 5.000 tonnellate di alluminio e 6.000 tonnellate di rame.
Il corretto trattamento di questa tipologia di rifiuti - sottolinea Erion - ha permesso di risparmiare oltre 420 milioni di kWh di energia elettrica, pari ai consumi domestici annui di una città di quasi 400.000 abitanti (come Bologna) e di evitare l’immissione in atmosfera di oltre 1.700.000 tonnellate di anidride carbonica, come la quantità di CO2 che verrebbe assorbita in un anno da un bosco di 1.700 kmq (esteso quanto la provincia di Lucca).
"Risultati molto importanti - sostiene Giorgio Arienti, Direttore Generale di Erion WEEE -, non solo perché superiori a quelli raggiunti precedentemente da Ecodom e Remedia, ma soprattutto perché confermano che la fusione di queste due grandi realtà rappresenta una scelta vincente. Ancora più significativi se si considerano i disagi che la pandemia da Covid-19 ha causato al Paese. Il blocco quasi totale della filiera dei rifiuti elettronici ha portato a una contrazione della raccolta nei mesi di marzo e aprile. Un calo che Erion ha saputo colmare nella seconda metà dell'anno, superando così del 4% i già ottimi risultati del 2019".
fonte: www.polimerica.it
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Economia Circolare, un orizzonte culturale da raccontare

La transizione europea all’Economia Circolare è una delle grandi sfide politiche e sociali che l’Unione dovrà affrontare nel corso dei prossimi anni. Raccontare questo processo, i suoi protagonisti, i prodotti, i territori, le persone in esso coinvolte è un lavoro fondamentale per creare consapevolezza sulla portata del cambiamento. Economiacircolare.com, magazine promosso da Erion e CDCA, nasce con questa missione. Ce la racconta Raffaele Lupoli, Direttore Editoriale del magazine online.
Che tipo di giornale è EconomiaCircolare.com?
EconomiaCircolare.com è una nuova esperienza di giornalismo realizzata grazie al supporto di Erion e a una rete di giornaliste e giornalisti con una lunga esperienza in tema di ambiente e di circolarità. Un giornalismo fatto di analisi, di dati, di misurazione dei risultati economici e delle politiche messe in campo dalle istituzioni nazionali e territoriali. È una testata che vuole fare giornalismo costruttivo, che non è semplicemente un giornalismo delle buone notizie, ma un lavoro che consente di partire dai problemi, analizzare le criticità delle soluzioni in campo e individuare nuove proposte per un cambiamento reale. È un modo di informare che vuole orientare le scelte economiche, quelle aziendali, ma anche le scelte della società e delle città verso una cultura della circolarità. Un giornalismo che si fa carico della complessità, senza banalizzare i problemi, ma facendo divulgazione con un linguaggio semplice, accessibile, che consenta di riflettere sulla necessità di cambiare la nostra impronta sul Pianeta.
Perché è necessario informare sui temi dell’Economia Circolare?
Per far crescere la consapevolezza sull’importanza di questo cambiamento di paradigma, di questa transizione ecologica. A volte si ricorre a questi concetti come se fossero degli slogan, dei mantra, esponendoli senza che dietro ci sia un reale pensiero o un costrutto. Noi pensiamo che per rappresentare realmente un nuovo modello organizzativo della società, delle città e delle aziende, l’Economia Circolare debba diventare patrimonio comune. Da qui nasce l’esigenza di un magazine che si rivolga alle aziende e interloquisca con loro per conoscerle meglio, per analizzarne le dinamiche, per raccontare la fatica che si fa per orientare la produzione, la ricerca e l’innovazione verso la sostenibilità ambientale. Allo stesso tempo c’è la volontà di mettere in contatto questo mondo con i cittadini e orientare le loro scelte di consumo verso alcuni prodotti più sostenibili ed ecocompatibili. È importante che sempre più persone sappiano cosa c’è dietro quei prodotti e quali sono i processi messi in campo per raggiungere questo obiettivo di transizione ecologica.
Nelle vostre pagine definite l’Economia Circolare come un orizzonte culturale da raccontare. Come avete deciso di farlo?
In primo luogo provando a parlare con tutti. Cioè mettendo insieme coloro che riflettono sulla riprogettazione, senza limitare il concetto all’ecodesign dei prodotti, ma coinvolgendo coloro che pensano alle città del futuro, ai nuovi trasporti. Il tema della riprogettazione è centrale nella narrazione di questo orizzonte culturale. L’economia circolare non è un comparto a sé stante rispetto al settore primario, l’industria, l’agricoltura. Chi ne parla in questi termini mostra di non avere una cultura della circolarità, così come chi afferma che solo una parte dei fondi in arrivo dall’Europa debba essere orientata al ‘green’, come se gli altri fondi potessero continuare a foraggiare attività inquinanti o a sostenere le fonti fossili. È impensabile che mentre si dedica una parte delle risorse (fosse anche la maggior parte) alla sostenibilità, poi si continui a dedicarne un’altra a sistemi che vanno nella direzione opposta. Dobbiamo produrre uno sforzo collettivo capace di orientare ogni azione alla transizione ecologica: senza un rinnovato approccio culturale sarà impossibile ottenere questo risultato.
Secondo l’ultimo rapporto realizzato dal CEN e da Enea, l’Italia è prima in Europa per applicazione dell’Economia Circolare. Il documento, però, aggiunge che attualmente nel nostro Paese manca una visione per il futuro. Che cosa serve per implementarla?
Intanto dobbiamo avere consapevolezza di questo primato, perché negli ultimi tempi – lo registra lo stesso rapporto – c’è qualche segnale di rallentamento, anche dal punto di vista degli occupati, e questo è un dato che deve far riflettere. Dobbiamo avere cognizione del fatto che il nostro modello economico, la nostra grande rete di piccole e medie imprese, ha una grossa tradizione da questo punto di vista. Una tradizione di attenzione alla filiera e al territorio, perché non c’è economia circolare senza un territorio di riferimento. Partiamo avvantaggiati, ma ora non dobbiamo perdere questo vantaggio competitivo. Per riuscirci serve una visione condivisa che attualmente fatichiamo a trovare, se non a sprazzi in alcune politiche e in alcuni incentivi. A breve il ministero dello Sviluppo Economico metterà a disposizione nuovi fondi orientati alla circolarità, che rappresentano un presupposto importante per finanziare delle azioni, ma che da soli non sono sufficienti a costruire una visione. C’è bisogno che il sistema discuta e metta in campo obiettivi di breve, medio e lungo termine che coinvolgano il lavoro delle imprese, ma anche la società civile e gli stessi organi di informazione, che provano a dare delle suggestioni e a intravedere i segnali di quel famoso orizzonte culturale.
Per molti esperti del settore l’Economia Circolare rappresenta un modello efficace, ma complesso. In una delle prime interviste pubblicate sul magazine, il direttore di Aquafil Giulio Bonazzi ha dichiarato che serve più studio per ottenere materiali più riciclabili. Secondo te cos’altro serve al nuovo paradigma?
Lo studio è alla base di tutto. Ce ne rendiamo conto ogni giorno con il nostro lavoro di giornalisti, che ci dà la possibilità di imparare cose nuove e poi trasferirle ai nostri lettori. Delle risorse abbiamo già parlato: servono a orientare il cambiamento e l’attuale condizione mondiale dettata dalla pandemia offre in tal senso un’opportunità che non va persa. Serve la consapevolezza della necessità di non sostenere più l’economia lineare. Quindi servono scelte normative che facilitino la vita a chi fa una scelta di sostenibilità, orientando la propria produzione e l’attività di ricerca in questa direzione. C’è bisogno di regole più chiare e univoche, che consentano di rigenerare risorse invece di sfruttarle. L’approccio culturale è molto legato anche al tema dell’educazione dei ragazzi come a quello dell’alta formazione universitaria. Anche su questo aspetto il magazine sta accendendo i riflettori per cercare di capire come deve cambiare l’approccio di chi fa formazione. Perché se prima la scuola economica era quella che dava vita all’estrattivismo, al mito della massimizzazione del profitto, allo sfruttamento delle risorse senza limiti, adesso queste teorie devono essere sicuramente ridiscusse.
Quanta consapevolezza c’è fra i consumatori italiani sulla necessità di attuare una transizione a questo modello economico?
Stando alle rilevazioni di diversi soggetti – tra cui figurano anche aziende della grande distribuzione che monitorano l’andamento dei consumi – la sensibilità dei consumatori verso la circolarità è crescente ed è aumentata ancora di più in questa fase di pandemia, durante il lockdown. Abbiamo anche degli indicatori diretti legati alla nostra attività. Alcuni dei nostri primi articoli hanno raccolto reazioni positive: molti lettori si sono immedesimati nelle storie, altri hanno apprezzato il racconto di processi che orientano le scelte del consumatore. Questo significa che c’è un’attenzione che va però coltivata, seguita, spiegata, perché una cosa è essere sensibili verso la necessità di preservare l’ambiente, le risorse e la propria salute, un’altra è essere attenti e informati sulla circolarità. Lì entrano in campo strumenti di misurazione senza lo studio dei quali non c’è possibilità di migliorare.
A proposito di feedback positivi, l’Ordine dei giornalisti del Lazio ha definito questa impresa editoriale come “una boccata d’ossigeno per quanti credono nel giornalismo professionale”. Quali sono le maggiori sfide da affrontare per offrire qualità al lettore?
Le sfide sono quelle comuni a tutto il mondo del giornalismo che in alcuni casi si sono un po’ perse di vista. Quindi, in primis, la sfida dell’accuratezza, della serietà, dell’autorevolezza. Il valore aggiunto del nostro magazine è quello di non fermarci alla superficie delle storie, raccontandole in maniera sommaria, magari prestando il microfono all’intervistato. Il nostro impegno è anche quello di andare a cercare le storie più piccole, quelle che non hanno la forza di comunicare, ma hanno un valore pregnante dal punto di vista della circolarità. In questo viaggio possiamo contare sul supporto prezioso di partner autorevoli come Enea, Uni, Ispra, Poliedra e altri soggetti che, nelle prossime settimane, si affiancheranno a noi in questo percorso culturale collettivo.
Economia Circolare è un concetto che dev’essere non solo capito, ma anche metabolizzato. Per farlo c’è bisogno di un aggiornamento quotidiano. Perché scegliere di leggere ogni giorno EconomiaCircolare.com?
Perché la nostra ambizione è proprio quella di mettere insieme il racconto della cronaca della circolarità (scelte politiche, iniziative territoriali, approfondimenti) con il racconto delle pratiche virtuose. Chi viene a cercarci ha la possibilità di trovare consigli diretti sulle scelte di consumo, ma anche storie reali di circolarità. Penso alle nostre rubriche “come si fa”, “io scelgo bene”, “consumo circolare” che avvicinano le persone alle aziende e propongono delle azioni positive. Chi ci legge sceglie l’approfondimento, sceglie di capire cosa cambia e come incide sulla vita personale di ciascuno di noi questo tipo di approccio, contribuendo così a realizzare il nuovo orizzonte culturale di cui parlavamo.
fonte: erion.it/
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Circular Housing, il progetto entra nel vivo

Sviluppare un modello di locazione immobiliare che consenta di ottenere in leasing mobili ed elettrodomestici completamente circolari, ovvero riutilizzabili, rigenerabili e riciclabili. È l’obiettivo del progetto Circular Housing, avviato ad aprile 2020 e giunto all’ultima fase di sviluppo, prima della sua conclusione programmata per la fine dell’anno. Vi presentiamo i risultati dell’analisi svolta dai ricercatori del Consorzio Poliedra – Politecnico di Milano – che hanno intervistato 65 nuclei familiari per conoscere la loro opinione sul modello futuro.
L’analisi e il processo di coinvolgimento dei consumatori
L’indagine in due step è stata condotta su 65 nuclei familiari delle comunità di “Cenni di Cambiamento” e “Borgo sostenibile”, due dei distretti di social housing realizzati a Milano da Redo SGR. La prima fase, denominata Break the Ice, ha permesso agli esperti di selezionare un campione di potenziali affittuari e di rilevare le loro abitudini di consumo e le loro opinioni generali sulle principali tematiche di Circular Housing. La seconda fase dell’analisi, definita Deep Down, ha invece consentito di conoscere l’opinione degli intervistati sul nuovo modello di noleggio di mobili ed elettrodomestici e individuare possibili aspetti chiave per migliorarlo tenendo conto delle esigenze e delle preferenze degli user finali. L‘attività di Poliedra si concluderà con la realizzazione di un Mock-up workshop durante il quale i partecipanti simuleranno la personalizzazione del servizio di noleggio contribuendo alla validazione del modello di business proposto dal progetto.
Le tre opzioni di noleggio di Circular Housing
Durante il workshop i consumatori parteciperanno a test mirati e a simulazioni d’acquisto che permetteranno agli esperti di definire l’offerta di mercato a loro dedicata. Al momento sono allo studio soluzioni su due tipologie di contratto: standard (della durata di 4 anni) o esteso (8 anni), che a loro volta prevedono la possibilità di scegliere fra un pacchetto di arredo base, uno medio o uno alto, a seconda della gamma dei mobili e degli elettrodomestici che si decide di affittare. Su ogni pacchetto di noleggio l’utente potrà, poi, scegliere se attivare un servizio di assistenza base, per interventi ordinari, o un servizio premium per usufruire anche di una manutenzione straordinaria. Su uno scenario d’affitto della durata di 8 anni, le rate mensili per il noleggio dell’arredo possono variare da un minimo di 42 euro per l’arredo di base a un massimo di 81 euro per la scelta di mobili ed elettrodomestici di alta gamma.
Un progetto per la sostenibilità
Circular Housing è un progetto supportato da EIT Climate-KIC per sviluppare una filiera sostenibile all’interno del settore immobiliare e introdurre una nuova concezione del fine vita de prodotti. Erion fa parte del partenariato italiano che, da aprile 2020, riunisce importanti soggetti industriali e universitari come Redo Sgr, Politecnico di Milano e Consorzio Poliedra in collaborazione con BSH Elettrodomestici, Composad (Gruppo Saviola) e Astelav. Il progetto prevede l’azione di un aggregatore che acquista mobili e elettrodomestici dalle aziende partner, per poi stipulare con gli inquilini un contratto di noleggio della durata di 4 o 8 anni. Al termine del contratto l’aggregatore si occuperà del fine vita dei prodotti che potranno essere riutilizzati in nuovi contratti di locazione, rigenerati (nel caso degli elettrodomestici) o destinati a riciclo. Il tutto in un’ottica di Economia Circolare, di riduzione dei rifiuti (stimati in una tonnellata prodotta per ogni singolo trasloco) e delle emissioni pro capite di CO2 equivalente (si passerebbe dai 600 kg CO2eq/anno generati dall’acquisto e dall’utilizzo dell’arredo, ai 300 kg CO2eq/anno grazie al ricondizionamento dei prodotti in leasing).
fonte: erion.it/
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Economia circolare, Italia 2/a Europa per occupati

L’Italia è al secondo posto in Europa per tasso di occupazione nel settore dell’Economia Circolare (riparazione, riutilizzo e riciclo), con il 2,06% rispetto al dato totale, preceduta dalla Polonia che registra il 2,2% (la media europea è dell’1,7%). A livello globale, però, il ‘BelPaese’ è solo 20/o, insieme a Repubblica Ceca e Malta, nell’indice globale di sostenibilità ambientale. Se ne parla su www.economiacircolare.com, il nuovo web magazine interamente dedicato alle sfide della transizione ecologica, realizzato da CDCA – Centro di Documentazione sui Conflitti Ambientali in Italia – in collaborazione con Erion – Sistema multi-consortile per la gestione dei rifiuti associati ai prodotti elettronici (Raae).
“A fronte di una produzione di Raee che, entro il 2030, raggiungerà a livello mondiale un peso stimato di 74.7 milioni di tonnellate – spiega Andrea Fluttero, presidente di Erion Compliance Organization – riteniamo che l’economia circolare sia la chiave per introdurre un nuovo paradigma nella gestione e nel trattamento dei rifiuti. Inoltre, adottando strategie circolari in almeno cinque settori (alluminio, ferro, cemento, plastica e alimenti), le emissioni annuali di gas serra a livello europeo si ridurrebbero di 9,3 miliardi di tonnellate di CO2 entro il 2050”.
Il lancio di una nuova testata dedicata all’economia circolare, afferma Marica Di Pierri, fondatrice del CDCA e Direttrice Responsabile di EconomiaCircolare.com, “è per noi il modo di contribuire alla promozione di nuovi modelli economici e sociali. Attraverso notizie, approfondimenti, interventi, interviste e rubriche, offriremo aggiornamenti quotidiani sulle tendenze, le scoperte, gli indicatori, i progetti innovativi, le storie e le pratiche che rendono il campo dell’economia circolare un campo fertile, che vale la pena contribuire a dissodare e seminare”.
fonte: www.ansa.it
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Nasce Erion, primo sistema multiconsortile per RAEE e imballaggi

Una nuova realtà si affaccia nel mondo dell’economia circolare italiana. È Erion, il sistema multiconsortile nato dalla fusione dei consorzi Ecodom e Remedia. Quattro le arre di competenza – RAEE domestici, RAEE professionali, pile e batterie, imballaggi – gestite attraverso altrettante società no-profit: Erion Professional, Erion WEEE, Erion Energy ed Erion Packaging.
“Erion diventa l’alleato capace di affiancare i produttori non solo nell’adempimento degli obblighi normativi, ma anche nella realizzazione di iniziative e progetti strategici per sviluppare soluzioni innovative e modelli di business circolari ” – afferma Giorgio Arienti, Co-Direttore Generale della nuova realtà.
La gestione dei rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche è stata fin dall’inizio il cuore pulsante delle attività di Remedia ed Ecodm. Non sorprende dunque sapere che i due consorzi hanno deciso di mettere in comune le rispettive attività e competenze. “Con una quota di responsabilità pari al 70% dei RAEE domestici gestiti ogni anno in Italia – aggiunge Arienti – Erion si pone anche come un soggetto di riferimento sia per quanto riguarda il dialogo con le istituzioni sia per ciò che concerne uno sviluppo più armonico dell’intero settore del riciclo”.
Ma l’obiettivo è anche dedicare un’attenzione particolare ai rifiuti elettronici professionali, settore dove esiste un altissimo gap tra immesso al consumo e quota raccolta con la differenziata. Erion Professional è stato creato dunque per contribuire a colmare il divario generato dai bassi tassi di ritorno di queste apparecchiature attraverso un approccio innovativo e più incisivo
Nel 2019 in Italia, sono state raccolte complessivamente quasi 11mila tonnellate di pile e accumulatori portatili, pari a circa il 43% dell’immesso sul mercato, che ammonta a oltre 25mila tonnellate, mentre nel caso degli accumulatori industriali e da veicoli sono state raccolte circa 176mila tonnellate a fronte delle 317mila immesse (fonte: CDCNPA 2019). Tuttavia, con la diffusione esponenziale dell’elettronica di consumo, della mobilità elettrica e delle energie rinnovabili ci saranno sempre più accumulatori da gestire sia per recuperare metalli come cobalto, argento, litio e zinco, sia per evitare il rilascio di sostanze tossiche come mercurio e cromo.
Anche a tal fine, si è vista l’esigenza di creare Erion Energy, consorzio dedicato ai Rifiuti di Pile e Accumulatori, inclusi specifici settori di business come quelli che, nell’industria automobilistica, sono rappresentati dalle vetture elettriche e ibride.
Non solo RAEE e RPA, ma anche packaging: la Responsabilità Estesa dei Produttori riguarda anche gli imballaggi che contengono le loro apparecchiature, il cui smaltimento oggi è affidato agli installatori o ai rivenditori. Erion Packaging è un consorzio creato e gestito dai Produttori per rendere più efficiente l’attuale filiera dei rifiuti di imballaggi e intercettare i flussi che attualmente non transitano dalle isole ecologiche. Erion Packaging diventerà operativo al termine del processo di accreditamento attualmente in corso presso il Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare.
“Erion – dichiara Danilo Bonato, Co-Direttore Generale Erion – nasce dall’idea dei nostri Produttori di introdurre in Italia un sistema di responsabilità estesa moderno ed autorevole, capace di rinnovare il sistema di gestione dei rifiuti tecnologici, le cui performance sono frenate da carenze legislative e dalla mancanza di una robusta visione strategica”. “L’unione di Ecodom e Remedia metterà a disposizione del nostro Paese un’organizzazione di eccellenza nell’ambito dei sistemi di conformità normativa, con una posizione di rilievo europeo ed uno straordinario team di professionisti, in grado di contribuire fattivamente alla protezione dell’ambiente e alla transizione verso l’economia circolare”.
fonte: www.rinnovabili.it
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