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Meno rifiuti, ma tassa più salata
Il paradosso dei rifiuti: diminuisce la quantità prodotta ma aumenta la tassa che paghiamo, 9 miliardi in totale. Forti differenze tra le città. Al Tg3 il parere di un esperto
TG3
La tassa rifiuti del 2018? Che paghi solo chi inquina
Ormai in tutti i Comuni d’Italia è scaduta l’ultima rata della tassa dei rifiuti, l’augurio è che sia l’ultima volta che paghiamo indipendentemente da quanti rifiuti produciamo. Pochi sanno, infatti, che l’Italia ha davanti a sé l’occasione di diventare la nazione migliore al mondo per raccolta differenziata.
Gli ultimi dati ci collocano con il 52% di raccolta differenziata tra i primi 10 nel mondo, ma se prendessimo il Nord Italia saremmo al64% più di Austria o Germania. Saremmo già i migliori del mondo, anche se molti comuni del Sud Italia hanno segnato dei veri e propri exploit.
La Provincia di Benevento ad esempio arriva al 71% e la Campania, ad esempio, con il suo 51,6% supera regioni come il Lazio, la Liguria, la Puglia o la Toscana, regioni frenate dalla politica delle discariche e degli inceneritori, che obbliga gli amministratori a rinunciare a riciclare i rifiuti per sfamare questi mega impianti.
Ed è proprio questo il punto di svolta, il fatto di essere partiti in ritardo con la costruzione degli inceneritori in confronto con i paesi dell’Europa Centrale, ci consente oggi di scegliere un futuro senza rifiuti, massimizzando il riciclo e il recupero di materie seconde, attraverso l’applicazione della tariffazione puntuale.
L’Europa ci considera, quindi, un’avanguardia attribuendoci addirittura un riconoscimento ufficiale, come capitato la scorsa settimana, quando sono stato a Vienna con Alessio Ciacci per ricevere il premio europeo “Innovazione nella politica”, proprio per la tariffazione puntuale e il percorso verso Rifiuti Zero intrapreso dal Comune di Capannori, di cui Alessio Ciacci, da assessore all’Ambiente, è stato principale artefice a partire dal 2012.
Tale riconoscimento mi obbliga quindi a specificare meglio in che cosa consiste la tariffazione puntuale, quali risultati stia apportando e quali prospettive potrebbe aprire rispetto allo sviluppo dell’economia circolare.
A Capannori sono stato il progettista tecnico insieme ad Attilio Tornavacca, abbiamo studiato le sperimentazioni avviate dagli anni 90, in Italia in Nord Est e all’estero in Germania, e sviluppato un piano che oggi è considerato una best practice internazionale. Da una parte i bidoni e i sacchi distribuiti alle utenze hanno un microchip collegato al codice fiscale, dall’altra i camion di piccola dimensione hanno dei sistemi di lettura a bordo che leggono ogni sacchetto di rifiuti indifferenziato.
È necessario ovviamente che sia una raccolta a porta a porta, evitando di mescolare i sacchetti nei cassonetti stradali, perché il sistema deve essere affidabile per la bollettazione dell’utente. Si misura il volume dei sacchetti in termini di litri, visto che non si può misurare il peso perché è difficile farlo con precisione e poi perché è corretto che si paghi ogni volta che si espone il sacchetto e si richiede il prelievo dell’operatore.
A un meccanismo tutto sommato semplice corrisponde però una vera e propria rivoluzione. Si paga quanto s’inquina: la terra se il sacchetto va in discarica, l’aria se va in inceneritore. Si stabilisce finalmente un contatore dei rifiuti, perché produrre rifiuti vuol dire consumare ambiente. È proprio un cambiamento di mentalità che serve a responsabilizzare le persone sulle conseguenze dei propri gesti. Ben presto il concetto viene assimilato alle altre utenze domestiche, prevedendo così un costo ogni volta che apro il rubinetto dell’acqua, accendo la caldaia a gas oppure utilizzo il servizio di raccolta dei rifiuti.
A volte mi è stato sottoposto il problema delle famiglie più numerose che ovviamente producono più rifiuti. In questi casi vale la pena considerare che la tariffa puntuale può prevedere una parte fissa e una parte variabile come capita in tutti i contesti in cui è stata applicata.
A Parma, ad esempio, il 92% delle persone ha speso meno e solo un 8% ha visto aumentare la sua tariffa, in casi estremi di cinque volte. La cosa, però, non ha destabilizzato più di tanto, perché è come quando lasciamo accesa la luce tutto il giorno e la compagnia elettrica ci manda una bolletta più alta. Con la tariffazione puntuale si guadagna in consapevolezza, spesso in termini monetari, sempre come effetti sull’ambiente.
Dagli ultimi dati ufficiali a Capannori siamo all’86%, a Trento il 78%, a Parma e a Formia oltre il 70%: sono le città in cui ho contribuito personalmente alla progettazione tecnica del sistema di raccolta differenziata puntuale.
In questo momento, in cui non ci sono inceneritori in costruzione in Italia, anche se con il decreto Sblocca Italia si prevede un maggiore uso degli stessi, possiamo fare dell’Italia lo Stato mondiale del riciclo. Non dobbiamo sfamare a tutti i costi questi mega impianti e possiamo costruire velocemente un sistema nazionale di gestione dei rifiuti votato alla raccolta differenziata e alla tariffazione puntuale. Ne gioverebbe anche l’economia circolare perché ci consentirebbe di raggiungere posizioni d’avanguardia anche in questo settore, chiedendo alle aziende di sperimentare dei prodotti che possano essere riciclati totalmente proprio per non far crescere la tariffazione puntuale.
L’Italia così scoprirebbe una sua antica vocazione, visto che siamo un paese povero di materie prime e che dal 1200, ad esempio,ricicliamo la carta.
È l’augurio che faccio a tutti gli italiani invitandoli a chiedere agli amministratori locali di essere puntuali e di non ritardare neppure di un anno questa semplice rivoluzione.
Raphael Rossi
fonte: https://www.ilfattoquotidiano.it/
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Dalla tassa sui rifiuti alla tariffa, l’orientamento dell’Authority
Bortoni:
“La regolazione tariffaria, sostitutiva della tassa, potrebbe mettere,
anche nel settore dei rifiuti, l’Italia alla stregua dei Paesi europei”
Sostituire la tradizionale tassa sui rifiuti con una tariffa realmente impostata sul celebre principio “chi inquina paga”.
Questa la richiesta presentata da Guido Bortoni, presidente
dell’Autorità per l’Energia Elettrica, il Gas e il Servizio Idrico
(AEEGSI) nella sua relazione al Parlamento.
L’Authority, a cui andranno a breve
anche le competenza su ambiente e rifiuti e il nuovo nome ARERA,
sostiene con convinzione uno dei passaggi fondamentali nella disciplina
della tariffa integrata ambientale (oggi TARI). Tale intervento – ispirato ad una reale disincentivazione della produzione dei rifiuti
e al contemporaneo incremento della correlazione tra misura del
prelievo ed effettiva fruizione del servizio – è stato accolto da tempo
dall’Unione Europea con le Direttive comunitarie 2006/12/CE e 2008/98/CE, spingendo diversi Stati membri a aggiornare la propria regolamentazione in materia.
Per Bortoni: “la regolazione tariffaria,
sostitutiva della tassa, potrebbe mettere, anche nel settore dei
rifiuti, l’Italia alla stregua dei Paesi europei in un congruo lasso di
tempo, nel rispetto del principio ambientale del ‘chi inquina paga’,
oggi non del tutto implementato nel nostro paese. Per la regolazione dei
rifiuti, accrescere le risorse in modo adeguato è essenziale. Esiziale
sarebbe il non farlo”.
Un elemento su cui è d’accordo anche il
ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti che considera il passaggio da
tassa a tariffa nel settore dei rifiuti come “uno dei grandi traguardi
ambientali e di sviluppo sociale cui l’Italia deve guardare”. “Il
percorso è lungo – afferma Galletti – e conosciamo bene le criticità
del nostro Paese, in cui convivono comuni che stanno ben oltre la media europea di differenziata
e altri con percentuali intollerabili che conferiscono tutti o quasi i
loro rifiuti in discarica: per questo è stato tanto importante aver
affidato a un soggetto indipendente, quale sarà la futura Arèra, anche
la regolazione in tema di rifiuti, per stimolare la
responsabilizzazione degli enti locali verso meccanismi virtuosi e
trasparenza”.
fonte: www.rinnovabili.it
Riduzione del 10% dei RSU (rifiuti solidi urbani) - TARIFFA UMBRIA 182,2 euro (+ 13,1%)
Produciamo meno rifiuti (negli ultimi 5 anni sono diminuiti del 10,1%) eppure le tariffe di raccolta continuano a galoppare, lievitate del 22,7% dal 2011. A pagare di più sono i cittadini del Lazio (Roma compresa) con un costo di 220,3 euro per abitante.
Seguono Liguria con 212,7 euro/abitante, Toscana con 210,3 euro/abitante, Campania 196,7 euro ad abitante, Sardegna 192,1, Umbria con 182,2 euro (+13,1%). E spesso a fronte di strade e quartieri invasi da sporcizia. «C'è qualcosa che non va - denuncia il Presidente di Confartigianato, Giorgio Merletti - Le tariffe dei servizi erogati da soggetti pubblici devono rispettare il mercato e non possono essere una variabile indipendente, troppo spesso utilizzata per fare cassa e mettere a posto i guasti di una cattiva gestione».
Il quadro che emerge da un rapporto realizzato dalla Confederazione è allarmante: l'igiene urbana è costata alle tasche di famiglie e imprenditori italiani nel 2014 in media 167,80 euro a testa, in totale 10,2 miliardi. E siamo ultimi in Ue per livello di soddisfazione.
fonte: Confartigianato
Rifiuti speciali esclusi dal pagamento del tributo comunale sui rifiuti urbani
La
recente sentenza della Corte di Cassazione sezione tributaria n.
9858/16 ha stabilito definitivamente che le aziende che sostengono in
proprio i costi di raccolta affidati ad aziende specializzate dei propri rifiuti speciali (e non rifiuti urbani) prodotti nei locali adibiti alla lavorazione artigianale, dedicati e destinati all'attività aziendale (sale di lavorazione) che appunto producono rifiuti speciali non possono essere assoggettate alla tassa sui rifiuti i locali.
Con questa sentenza, anche alla luce della giurisprudenza precedentemente (Cass. sez. trib. 5829/2012 e 3756/2012), è stato confermato quanto già stato espresso dal Ministero dell'Economia e delle Finanze con nota n. 38997 del 9 ottobre 2014, che i Comuni dovrebbero rinunciare a pretendere la Tari sulle aree aziendali dedicate alla produzione consentendo alle imprese di privilegiare i circuiti di raccolta privati che hanno dimostrato di garantire una gestione più efficiente e sostenibile da un punto di vista ambientale.
La pratica diffusa di assimilazione dei rifiuti speciali non pericolosi prodotti dalle "utenze non domestiche" (aziende e imprese) ai rifiuti solidi urbani ha generato nel tempo molte distorsioni, di tipo statistico con quantità elevate di produzioni pro-capite di rifiuti, di assogettazione delle imprese al gestore unico delle raccolte differenziate dei rifiuti e di passiva adesione ai tributi comunali.
Nello specifico è da segnalare il caso della Regione Emilia-Romagna che, rispetto a regioni con analoghi livelli economici e stili di vita, registra, da un punto di vista statistico, alti quantitativi di rifiuti urbani pro-capite raccolti che testimoniano di quote consistenti di rifiuti e scarti prodotti da attività economiche che vengono assimilati agli urbani dai regolamenti comunali.
Come rilevato anche dal Rapporto annuale “La gestione dei rifiuti in Emilia-Romagna –Report 2014” predisposto dall’ARPA e dalla
Regione Emilia Romagna, i valori
particolarmente elevati riscontrati per alcune province dell’Emilia Romagna possono essere dovuti a diversi fattori quali l’assimilazione,
le presenze turistiche, le componenti
territoriali e le tipologie insediative prevalenti nel territorio di riferimento.
(fonte ISPRA Rapporto Rifiuti Urbani 2015)
Va rilevato che il valore di produzione pro capite … può essere influenzato dalla cosiddetta assimilazione che porta a computare, nell’ammontare complessivo dei rifiuti urbani annualmente prodotto, anche rifiuti derivanti dai cicli produttivi e, quindi, non direttamente connessi ai consumi della popolazione residente.
(ISPRA Rapporto Rifiuti Urbani ed. 2015 n. 230)
Il potere dei comuni di “assimilare” i rifiuti speciali a quelli urbani ha sottratto quote rilevanti di fatturato alla libera iniziativa economica, riconducendole nell’ambito dell’esclusiva concessa al gestore di RSU ... Attraverso l’assimilazione il gestore in esclusiva di RSU può raccogliere anche i rifiuti speciali, sottraendo quote di fatturato alla libera iniziativa economica.
(Autorità garante della concorrenza e del mercato, bollettino settimanale znno XXIV, n. 27, pag. 98).
La questione dell’assimilazione dei rifiuti speciali provenienti da attività industriali/artigianali/commerciali abbia determinato rilevanti squilibri concorrenziali ... Il mantenimento della facoltà dei Comuni di procedere all’assimilazione, o perlomeno della possibilità di ricorrervi senza opportune delimitazioni, ha comportato anche un sostanziale invalidamento del fondamentale criterio alla base delle indicazioni comunitarie in materia di gestione dei rifiuti urbani, comunemente indicato con l’acronimo PAYT (‘Pay As You Throw’, ovvero ‘paghi quanto butti’ ...). Infatti, l’assimilazione finisce per determinare un surrettizio carico sulle attività produttive interessate – impossibilitate a scegliere l’offerta più vantaggiosa tra gli operatori privati – dei costi di raccolta e smaltimento dei rifiuti urbani, senza responsabilizzare l’utenza domestica verso le raccolte di tipo differenziato.
(Autorità garante della concorrenza e del mercato, Indagine conoscitiva riguardante il settore dei rifiuti da imballaggio - IC 26).
Ora, con questa sentenza le imprese e i contribuenti classificati "utenze non domestiche" dimostrando di sostenere autonomamente i costi relativi allo smaltimento dei loro "rifiuti speciali" e contemporaneamente il produttore dimostrando di aver avviato al recupero mediante attestazione rilasciata dal soggetto che effettua l'attività di recupero dei rifiuti speciali potranno essere esentati dal pagamento del tributo comunale.
Con questa sentenza, anche alla luce della giurisprudenza precedentemente (Cass. sez. trib. 5829/2012 e 3756/2012), è stato confermato quanto già stato espresso dal Ministero dell'Economia e delle Finanze con nota n. 38997 del 9 ottobre 2014, che i Comuni dovrebbero rinunciare a pretendere la Tari sulle aree aziendali dedicate alla produzione consentendo alle imprese di privilegiare i circuiti di raccolta privati che hanno dimostrato di garantire una gestione più efficiente e sostenibile da un punto di vista ambientale.
La pratica diffusa di assimilazione dei rifiuti speciali non pericolosi prodotti dalle "utenze non domestiche" (aziende e imprese) ai rifiuti solidi urbani ha generato nel tempo molte distorsioni, di tipo statistico con quantità elevate di produzioni pro-capite di rifiuti, di assogettazione delle imprese al gestore unico delle raccolte differenziate dei rifiuti e di passiva adesione ai tributi comunali.
Nello specifico è da segnalare il caso della Regione Emilia-Romagna che, rispetto a regioni con analoghi livelli economici e stili di vita, registra, da un punto di vista statistico, alti quantitativi di rifiuti urbani pro-capite raccolti che testimoniano di quote consistenti di rifiuti e scarti prodotti da attività economiche che vengono assimilati agli urbani dai regolamenti comunali.

Regione Emilia Romagna, i valori
particolarmente elevati riscontrati per alcune province dell’Emilia Romagna possono essere dovuti a diversi fattori quali l’assimilazione,
le presenze turistiche, le componenti
territoriali e le tipologie insediative prevalenti nel territorio di riferimento.
(fonte ISPRA Rapporto Rifiuti Urbani 2015)
Va rilevato che il valore di produzione pro capite … può essere influenzato dalla cosiddetta assimilazione che porta a computare, nell’ammontare complessivo dei rifiuti urbani annualmente prodotto, anche rifiuti derivanti dai cicli produttivi e, quindi, non direttamente connessi ai consumi della popolazione residente.
(ISPRA Rapporto Rifiuti Urbani ed. 2015 n. 230)
Il potere dei comuni di “assimilare” i rifiuti speciali a quelli urbani ha sottratto quote rilevanti di fatturato alla libera iniziativa economica, riconducendole nell’ambito dell’esclusiva concessa al gestore di RSU ... Attraverso l’assimilazione il gestore in esclusiva di RSU può raccogliere anche i rifiuti speciali, sottraendo quote di fatturato alla libera iniziativa economica.
(Autorità garante della concorrenza e del mercato, bollettino settimanale znno XXIV, n. 27, pag. 98).
La questione dell’assimilazione dei rifiuti speciali provenienti da attività industriali/artigianali/commerciali abbia determinato rilevanti squilibri concorrenziali ... Il mantenimento della facoltà dei Comuni di procedere all’assimilazione, o perlomeno della possibilità di ricorrervi senza opportune delimitazioni, ha comportato anche un sostanziale invalidamento del fondamentale criterio alla base delle indicazioni comunitarie in materia di gestione dei rifiuti urbani, comunemente indicato con l’acronimo PAYT (‘Pay As You Throw’, ovvero ‘paghi quanto butti’ ...). Infatti, l’assimilazione finisce per determinare un surrettizio carico sulle attività produttive interessate – impossibilitate a scegliere l’offerta più vantaggiosa tra gli operatori privati – dei costi di raccolta e smaltimento dei rifiuti urbani, senza responsabilizzare l’utenza domestica verso le raccolte di tipo differenziato.
(Autorità garante della concorrenza e del mercato, Indagine conoscitiva riguardante il settore dei rifiuti da imballaggio - IC 26).
Ora, con questa sentenza le imprese e i contribuenti classificati "utenze non domestiche" dimostrando di sostenere autonomamente i costi relativi allo smaltimento dei loro "rifiuti speciali" e contemporaneamente il produttore dimostrando di aver avviato al recupero mediante attestazione rilasciata dal soggetto che effettua l'attività di recupero dei rifiuti speciali potranno essere esentati dal pagamento del tributo comunale.
La tariffa rifiuti si è trasformata nel tempo diventando Tarsu, Tia, Tares, e in ultimo a tutt’oggi Tari - il tributo costituisce il corrispettivo che i Comuni richiedono a fronte del servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti urbani.
vedi anche: Rifiuti speciali, la Cassazione: «no al pagamento della Tari» La Cna: porteremo in giudizio i Comuni che si ostinano a chiedere due volte il dovuto
vedi anche: RIFIUTI SPECIALI - TASSE E I TRIBUTI
vedi anche: La Cassazione stoppa la Tari sulle aree che producono rifiuti speciali
vedi anche: RIFIUTI SPECIALI - TASSE E I TRIBUTI
vedi anche: CNA: La Cassazione conferma l’esclusione dei rifiuti speciali dal pagamento del tributo
fonte: http://altrimentirisorsemateriali.blogspot.it
La Gestione dei Rifiuti: Marco Montanucci di Umbria Rifiuti Zero - CRU-RZ
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Compost comunale
Nei giorni scorsi l’amministrazione comunale di Bosaro (RO) ha illustrato in un’assemblea pubblica tutti i vantaggi derivanti dal compostaggio domestico, in collaborazione con la società che gestisce i rifiuti, Ecoambiente.
“Per noi che non abitiamo in città è un buon modo di rispettare l’ambiente e risparmiare sulla tassa rifiuti – ha commentato il sindaco Daniele Panella -. A Bosaro oltre il 50% dei conferiti riguarda umido e verde. Già questo ci dice qualcosa sulle potenzialità del compostaggio di rifiuti che nel passato non venivano smaltiti in quanto assorbiti nel ciclo naturale della vita quotidiana. Oggi invece rappresentano una voce importante di spesa per tutti”.
Il compostaggio domestico è una vera e propria arte alla portata di tutti. Imparare a compostare non è complicato, basta fare pratica. Tantissimi nostri comuni (e non solo) negli ultimi anni hanno messo a disposizione dei cittadini delle compostiere da giardino per il riutilizzo degli scarti alimentari, riconoscendo uno sconto spesso significativo sulla tariffa dei rifiuti.
fonte: http://comunivirtuosi.org/
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Chi spreca meno, paga meno A Lucca i rifiuti hanno il chip
Lucca- 90 mila abitanti. L’intento del Comune è tracciare in modo automatico i contenitori con un sistema di calcolo preciso per l’imposta, basato sul «Pay what you throw». Benefici anche dal tracciamento dei percorsi degli automezzi, in termini di ottimizzazione di percorrenze, consumi ed emissioni
«Pay what you throw». A Lucca la raccolta differenziata è smart grazie a un sistema che permette di «pagare quanto si consuma». Un modo efficiente ed eco-sostenibile di raccogliere i rifiuti e valorizzare i comportamenti virtuosi dei cittadini, spingendoli a ridurre quanto finisce in discarica. Da ottobre 2014 Sistema Ambiente – l’ente comunale preposto alla gestione dei rifiuti urbani – ha adottato la tecnologia RFID (Radio-Frequency IDentification) della RFID Global. Tutti i contenitori
dei rifiuti umidi e indifferenziati, dai sacchetti ai bidoncini, vengono tracciati con un’etichetta RFID, mentre sui mezzi di raccolta sono installati dispositivi di rilevamento ( foto ). Al momento del ritiro, i mezzi associano in maniera automatica il codice del tag all’utente, calcolando la quantità dei rifiuti prodotti, sulla quale verrà calcolato l’importo da pagare al comune.
Per un maggiore controllo, vengono registrati anche la data e l’ora del ritiro, il veicolo e l’operatore che hanno effettuato il servizio. L’azienda può contare su circa 184 addetti e oltre 100 mezzi operativi, con un bacino di oltre 120.000 abitanti e una raccolta annua a fine 2013 di oltre 76.000 tonnellate di rifiuti. I cittadini sono invogliati a selezionare e differenziare quanto più possibile i materiali riciclabili già a casa, in modo da ridurre la quantità dei residui da smaltire e la relativa tariffa. «La soluzione – spiega Valerio Bertuccelli, amministratore di Sistema Ambiente – nasce dall’esigenza di tracciare in modo certo e affidabile le diverse tipologie di rifiuti, associandoli all’utente nel rispetto del quadro normativo della legge. Altro aspetto positivo è la possibilità di identificare i percorsi degli automezzi tramite RFID o GPS per avere informazioni sulla mobilità, ottimizzando percorsi, consumi e emissioni».
Silvia Morosi – Il Corriere
fonte: www.ciaccimagazine.org
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Catasto, arrivano i metri quadri. Occhio a tassa rifiuti
Indicati nella visura catastale, per 57 milioni di immobili. Semplificazione ma anche controlli
Non solo i vani e il valore catastale, che rimane immutato, ma anche i
metri quadri complessivi dell'immobile e quelli che possono aiutare per
stabilire, togliendo un 20%, la base imponibile della tassa sui rifiuti.
Le visure, cioè i ''documenti di identità'' degli immobili, si
arricchiscono di nuove informazioni. La novità riguarda 57 milioni di
immobili sui 61 milioni registrati e prepara gli archivi dell'Agenzia
delle Entrate anche in vista della riforma del catasto che, solo quando
sarà approvata, vedrà il superamento dei vani e l'utilizzo dei metri
quadrati anche per il calcolo delle rendite. La novità non è solo
formale. Cambiano i dati che ha in mano il cittadino e che già da alcuni
anni sono a disposizione dei comuni. E la maggiore consapevolezza non
solo aiuterà e semplificherà gli adempimenti, ma servirà anche a
mettersi al riparo da sgradite sorprese: controlli, contestazioni e
accertamenti. In particolare per la tassa sui rifiuti, che ora si chiama
Tari e per la quale - certo non con un intento di semplificazione - si
chiede di fare riferimento alla superficie calpestabile, esclusi i muri e
le aree scoperte come i balconi e i terrazzi. L'Agenzia delle Entrate
indicherà d'ora in poi nelle visure due nuovi valori. Il primo sono i
metri quadrati complessivi. Servirà a verificare se per la compravendita
la superficie dichiarata è ''gonfiata''. Il secondo, invece, è la
superficie, sempre calcolata in metri quadrati, senza le aree scoperte.
In base ad una finanziaria del 2013 bisognerà considerare solo l'80% di
questo valore, uno 'sconto' del 20% che di fatto serve a ''togliere'' i
muri dalla misurazione. In base alla legge si è così al riparo da
contestazioni. Certo, per il contribuente non esperto è una
semplificazione sì, ma a metà.
- VISURE CATASTALI CON I MQ:
La visura non cambia ma contiene altre informazioni. Ci saranno i dati
identificativi dell'immobile (sezione urbana, foglio, particella,
subalterno, Comune) e ai dati di classamento (zona censuaria ed
eventuale microzona, categoria catastale, classe, consistenza, rendita).
I calcoli non cambiano passando dai vani ai metri quadrati. Ma, per
appunto, ci saranno anche altri due valori: i metri quadri complessivi e
i metri quadri da tenere come parametro per la Tari. Per ora riguarda
solo gli immobili (il 95%) che hanno fornito una planimetria.
- COME CONOSCERE I DATI:
I contribuenti che sono abilitati al dialogo ''on line'' con il fisco
potranno vedere direttamente queste informazioni, gli altri potranno
richiederli allo sportello gratuitamente se sono i proprietari (o i
possessori). Non è un obbligo ma bisogna sapere che questi dati sono già
in possesso dei comuni dal 2013 e che se la superficie fornita per la
tassa sui rifiuti è errata prima o poi arriverà una contestazione. Il
dato non viene ancora fornito sul sito dell'Agenzia delle Entrate nella
casella che consente, con il solo codice fiscale, di consultare le
rendite catastali.
- PER I MQ TARI VA TOLTO IL 20%:
Quello indicato nella visura per la Tari sarà solo un parametro
indicativo, almeno così prevede la finanziaria per il 2014. Il calcolo
della superficie per la tassa sui rifiuti era nel passato una delle cose
più complesse del sistema tributario italiano. Ora, invece, con
l'arrivo della Tari è stabilito che il parametro di riferimento è quello
senza le aree scoperte come calcolato dal Catasto, ridotto del 20%.
Così si è al riparo da sanzioni.
- GLI IMMOBILI CHE MANCANO:
Sono un 5% del totale. Sono quelli che non hanno una planimetria, che
risalgono alla prima fase del censimento catastale, o presentano un dato
di superficie "incoerente". In questo caso, ma anche se i metri quadri
indicati sono errati, i contribuenti potranno chiedere di integrare o
correggere i dati con una apposita procedura per e l'inserimento in atti
della piantina catastale. Una regolarizzazione che, per l'attuale
normativa, è d'obbligo se si è intenzionati a vendere.
fonte: http://www.ansa.it
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