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Dal 23 al 29 aprile, lungo un percorso di 416 km, l’eco-atleta Roberto Cavallo correrà per sensibilizzare contro l’abbandono dei rifiuti, monitorando la qualità dell’aria.

 









Dal 2015, Roberto Cavallo corre per sensibilizzare contro l’abbandono dei rifiuti con il progetto “Keep Clean and Run”. Dopo aver attraversato i luoghi teatro della Grande Guerra nella passata edizione, quest’anno si è deciso di mantenere il filone della “pace”, promuovendo questa missione lungo la linea gotica: da Montignoso fino a Rimini, percorrendo l’Appennino.

L’evento avrà luogo dal 23 al 29 aprile, diventando così anche un’occasione per ricordare il settantaseiesimo Anniversario della Liberazione dal nazifascismo. La conferenza stampa di presentazione, tenutasi il 13 aprile, ha svelato in anteprima le sette tappe di questa corsa per l’ambiente. Presenti l’Onorevole Ilaria Fontana, sottosegretaria al Ministero della Transizione Ecologica, e ovviamente il protagonista del KCR, Roberto Cavallo – con la moderazione di Silvano Gadin, giornalista di Eurosport.

Keep Clean and Run è una lotta attiva contro il degrado e l’abbandono dei piccoli rifiuti nell’ambiente, che dall’entroterra arrivano al mare ed entrano nella nostra catena alimentare. Ricordando le parole di Don Pino de Masi nel documentario “Immondezza”, secondo cui «un luogo pulito è in pace», Roberto Cavallo, il coach Roberto Menicucci e tutta la squadra andranno nei luoghi della Seconda guerra mondiale ad attuare azioni di pulizia. Da Montignoso in Toscana, attraverseranno Pescaglia, Pievepelago, Abetone Cutigliano, Alto Reno Terme, Marzabotto, Borgo San Lorenzo, Bagno di Romagna, per arrivare giovedì 29 aprile in Emilia-Romagna a Rimini.

Un percorso lungo 416 km, durante il quale verrà anche monitorata la qualità dell’aria grazie allo strumento Flow 2, sviluppato dall’azienda “Plume Labs”, partner tecnico del KCR. Un dispositivo di appena 70 grammi in grado di misurare ad elevata precisione temperatura, umidità relativa e livello di concentrazione delle particelle inquinanti PM1, PM2,5, PM10, NO2 e VOCs.

L’evento verrà diffuso sui canali social Instagram, Facebook e Twitter, con un ulteriore e importante contributo di Nicolò Balini. Fotografo e videomaker bergamasco, dal 2012 col suo canale “Human Safari” è diventato un punto di riferimento del settore travel di YouTube Italia. Il 27 aprile, durante la quinta tappa, passerà un’intera giornata al KCR per testimoniare questo viaggio lungo l’Appennino tosco-emiliano, raccontando sui suoi canali l’ambiente e l’importanza di combattere l’abbandono dei rifiuti.


Roberto Cavallo: «Abbiamo deciso di proseguire l’impegno dello scorso anno, ovvero correre abbinando il messaggio ecologico a quello della pace. Come ha detto Papa Francesco, dobbiamo pensare ad un’ecologia integrale, nella quale tutto è connesso e per questo serve anche un nuovo umanesimo. Raccogliere un rifiuto gettato a terra è un gesto rivoluzionario, perché ci obbliga a tenere la testa dalla parte giusta, a superare l’indifferenza e a fare i conti con la sospensione del giudizio. Raccogliere un rifiuto a terra significa salvare un altro essere vivente, significa creare le condizioni per un clima di pace: una nuova liberazione»

La Sottosegretaria al Ministero della Transizione Ecologica, Onorevole Ilaria Fontana, ha introdotto il tema nel corso della conferenza stampa del 13 aprile ricordando l’Accordo di Programma stipulato nel 2018 dal Ministero con AICA (Associazione Internazionale per la Comunicazione Ambientale) per il coordinamento della Settimana Europea per la Riduzione dei Rifiuti e del Let’s Clean Up Europe. Una sincera e leale collaborazione tra il mondo associativo e le istituzioni per supportare queste iniziative di sensibilizzazione:

«Eventi come il Keep Clean and Run ci raccontano come il “fare” sia l’esempio migliore da dare alle nuove generazioni, sono esempi di cittadinanza attiva. Ogni anno, milioni di tonnellate di rifiuti finiscono nelle nostre città, nei mari, nelle foreste e sulle spiagge: questa consapevolezza ci fa capire l’urgenza. L’unico modo per contrastare tale fenomeno è fare rete e in questo le istituzioni devono collaborare con i cittadini e farsi promotori delle iniziative che possono sensibilizzare il grande pubblico sul tema. L’ambiente in questo periodo storico è finalmente tornato al centro dell’agenda politica ma, soprattutto per quanto riguarda i rifiuti, c’è ancora un gap culturale da colmare».

L’evento di presentazione si è concluso con la dichiarazione di Livio Stellati, Responsabile Territorial Relations Centro Nord UniCredit:

«UniCredit è orgogliosa di sostenere anche l’edizione 2021 di Keep Clean and Run: un’iniziativa che punta a rafforzare la consapevolezza e il senso di responsabilità che ognuno di noi deve avere per la salvaguardia dei singoli territori e del Pianeta. Il nostro Gruppo condivide in pieno questo obiettivo e lo persegue impegnandosi per favorire i processi di cambiamento sociale e di transizione verde, integrando i fattori legati alla sostenibilità nei processi decisionali della Banca. Così operiamo nel rispetto dei nostri valori, diffondendoli e aumentandone l’impatto sulla comunità».

Roberto Cavallo ha potuto infine rispondere alle curiose domande su questo evento unico in Italia, riservando per il futuro sogni e prospettive per rendere il Keep Clean and Run un’iniziativa sempre più ampia e diffusa. L’auspicio è quello di uscire da questa pandemia e di correre sempre più lontano per ripulire il mondo e far fronte ad un problema che, come giustamente ricordato dall’Onorevole Fontana, è globale e come tale deve essere affrontato.

fonte: www.envi.info/



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Il Keep Clean and Run è rimandato a settembre ma lancia due iniziative solidali

l KCR – Keep clean and Run – si sposta a settembre, ma nell’attesa eccovi due proposte solidali.



Keep Clean and Run, la corsa e campagna di comunicazione di Roberto Cavallo, quest’anno alla sesta edizione, nata per sensibilizzare contro l’abbandono dei rifiuti, si sposta a settembre e aggiunge alle motivazioni ambientali un messaggio e un contributo di solidarietà per chi è stato più duramente colpito dall’epidemia del Covid19.

Appuntatevi le nuove date: dal 3 al 10 settembre 2020. Il percorso resta lo stesso già presentato il 5 marzo scorso, salvo restrizioni da parte delle autorità slovene (ma in questo caso verrà ritracciato completamente in Italia) e partirà quindi da Cortina per arrivare a Trieste toccando Veneto e Friuli e i luoghi della prima guerra mondiale.

In coerenza con il nuovo slogan “Keep Clean And Run for Peace” due sono le possibilità di contribuire concretamente utilizzando la sensibilizzazione dei cittadini a non abbandonare i rifiuti (comprese le mascherine e i guanti che purtroppo stiamo vedendo nelle nostre città!):
La prima è la possibilità di vedere in streaming direttamente a casa propria il docufilm “Immondezza – la bellezza salverà il mondo” (2018) – https://vimeo.com/ondemand/immondezza- per la regia di Mimmo Calopresti vincitore, tra gli altri, dell’Awarness Festival di Los Angeles, che racconta la corsa di Roberto Cavallo tra il Vesuvio e l’Etna. Per ogni visualizzazione AICA donerà 2 euro.
La seconda è rivolta a tutti i runner (e camminatori) che, nella settimana dal 3 al 10 settembre, vorranno accompagnare virtualmente Roberto, correndo nella propria zona di residenza o dove si troveranno in quella settimana, raccogliendo i rifiuti che troveranno sul loro percorso e diventando così testimonial della manifestazione. Per ogni km percorso, documentato con uno screenshot dell’APP usata per monitorare il proprio tracciato e con una foto dei rifiuti raccolti, AICA si impegna a devolvere 1 euro al progetto solidale, detratti dal budget raccolto dagli sponsor dell’iniziativa (UNICREDIT, Greentire, Mercatino srl, Sartori Ambiente, Idealservice, Tetra Pak, Utilitalia, AlbaFisio, CONAI e i Consorzi di Filiera Comieco, Corepla, Coreve, Cial, Ricrea).

I fondi raccolti saranno destinati alla Caritas Italiana che sosterrà uno o più progetti di attenzione per l’ambiente e lo sviluppo sostenibile.

Per i dettagli e per capire come diventare testimonial e vedere il docufilm “Immondezza” è sufficiente collegarsi al sito www.keepcleanandrun.it dove si troveranno tra l’altro anche altre possibilità per donare e sostenere l’iniziativa.



Come ricorda Roberto Cavallo, eco-atleta e protagonista del KCR: “L’impego di tutti in questo momento, anche con modalità a distanza, è per noi la priorità, così come la sensibilizzazione verso comportamenti nuovi e più rispettosi dopo questa fase di pandemia. Il mondo dopo deve essere più pulito e noi possiamo fare molto per contribuire a sensibilizzare e diffondere una nuova modalità di fruizione anche divertendoci e tornando a correre e raccogliere appena possibile. Per questi ringrazio anche i primi 36 testimonial che hanno aderito a oggi con entusiasmo a questa mia proposta”.

Mimmo Calopresti, regista di Immondezza, a sostegno di KCR ricorda che: “Immondezza è un piccolo film che racconta un modo diverso di vivere il territorio con cura e rispetto dell’ambiente. In questo momento difficile è bello che diventi anche portatore di un messaggio di solidarietà verso chi è più in difficoltà. Guardatelo, godetevi la bellezza e così facendo date anche un piccolo aiuto alla Caritas Italiana per sostenere chi è in difficoltà e sviluppare un nuovo progetto per il futuro”.

“Oggi più che mai – dichiara il Direttore di Caritas Italiana don Francesco Soddu -, di fronte all’emergenza della pandemia, risuonano attuali le parole di Papa Francesco nella Laudato si’: «Occorre sentire nuovamente che abbiamo bisogno gli uni degli altri, che abbiamo una responsabilità verso gli altri e verso il mondo». È necessario dunque unire tutta la famiglia umana nella ricerca di uno sviluppo sostenibile e integrale. Da qui l’invito a un’azione pedagogica, per creare una “cittadinanza ecologica” che non si limiti a informare ma riesca a far maturare e a cambiare le abitudini in un’ottica di responsabilità“.



fonte: https://www.envi.info/


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La cooperativa Erica in missione per i rifiuti di Gaza



















L’Amministratore Delegato di ERICA Soc. Coop. Roberto Cavallo ha siglato il 18 settembre un contratto con l’AICS (Associazione Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo), sede di Gerusalemme, per la realizzazione di un progetto di gestione dei rifiuti all’interno di otto campi profughi della Striscia di Gaza. La proposta prevede lo studio della situazione nell’area di Gaza in termini di raccolta dei rifiuti in collaborazione con l’agenzia dell’ONU presente sul territorio e con le autorità locali, per definire poi un progetto operativo che consenta il miglioramento delle condizioni sanitarie e di vita per i residenti, a partire dal servizio di raccolta dei rifiuti.

Una zona critica

La situazione della Striscia di Gaza è infatti critica sotto molti punti di vista, incluso quello ambientale, per il sovraffollamento (è infatti l’area più densamente abitata al mondo) e per la difficoltà ad approvvigionarsi di materie prime e anche di beni primari quali l’acqua e l’energia elettrica (che è fornita solo per alcune ore al giorno). Il servizio di raccolta rifiuti è al momento svolto in modo saltuario e con mezzi spesso non motorizzati, a causa della difficoltà a far entrare nel territorio della Striscia forniture dall’esterno. Inoltre, i siti di conferimento dei rifiuti (raccolti oggi in modo indifferenziato) sono spesso discariche non controllate, con conseguenti rischi per la salute pubblica.


 


Il piano dovrà essere realizzato, preliminarmente, in almeno un campo profughi. Nella sua proposta, ERICA prevede il coinvolgimento attivo della popolazione locale e degli studenti, in modo da creare un progetto applicabile al territorio e che possa portare dei benefici quali l’introduzione delle raccolte differenziate con recupero di materiali e la riduzione della necessità di discariche, ma anche la valorizzazione e trasformazione in compost della frazione organica, che in un’area desertica può garantire una maggiore fertilità dei terreni e una minore necessità di utilizzare l’acqua per l’irrigazione.
Il progetto sarà portato avanti da un Team composto, oltre che da Roberto Cavallo come coordinatore, anche da due tecnici di ERICA, Paolo Marengo e Paolo Agostini, supportati da tutta la struttura della Cooperativa e da personale locale, che verrà formato e che fornirà l’indispensabile supporto alla riuscita del progetto.

«Lavorare a Gaza è per noi un grande privilegio: speriamo che la nostra esperienza, in Europa e in realtà come la Tunisia, possa servire a costruire insieme alla popolazione locale e alle agenzie che la supportano un progetto replicabile e sostenibile, in grado di migliorare le condizioni di vita e le reti e i legami sul territorio, oltre a essere occasione di sviluppo di nuove competenze e professionalità per i giovani della Striscia. Siamo coscienti che questo potrebbe essere per Gaza un momento di svolta importante, come ci dicono le cronache, e pensiamo che scegliere di investire sull’ambiente significhi fare un passo importante verso il futuro di questi territori e dei molti giovani che li abitano», ha dichiarato Roberto Cavallo, in partenza per la prima missione conoscitiva sul territorio.

fonte: http://www.envi.info

Gestione rifiuti di imballaggi in plastica: intervista a Roberto Cavallo

Intervista di Eco dalle Città all’amministratore delegato Erica sulle difficoltà di gestione del materiale più eterogeneo tra i rifiuti di imballaggi: la plastica 
















Uno degli argomenti di attualità in questo periodo nell’ambito rifiuti sono gli stoccaggi di scarti plastici che in alcune zone del Paese si sono accumulati a causa della ridotta disponibilità a bruciare questi rifiuti da parte degli inceneritori. Sullo sfondo c’è un altro tema e riguarda i roghi che continuano a colpire gli impianti del settore. C’è chi ricorda che i materiali plastici eterogenei “a volte, non a caso, sono oggetto di incendi dolosi”.

Il plasmix che si accumula negli impianti e i roghi di rifiuti possono in qualche caso essere collegati? È questa la prima domanda che abbiamo rivolto a Roberto Cavallo, amministratore delegato della Cooperativa Erica:

Una settimana dopo esser diventato assessore ad Alba (CN), nell’autunno 1997, nelle vicinanze andò a fuoco un impianto di stoccaggio di materiale proveniente da raccolta differenziata della plastica. A quei tempi non c’erano problemi di saturazione come accade in questo periodo. Purtroppo se da un lato è difficile dichiarare un collegamento diretto tra queste due situazioni, dall’altro il tema dei roghi è da anni d’attualità. Il fatto che questo materiale sia assolutamente eterogeneo e che, purtroppo, il comparto industriale non sia così maturo per assorbirlo è un problema che c’è sempre stato. E questo causa difficoltà.
Gli impianti di selezione da sempre tirano via la plastica “nobile” (in senso economico, che vale di più): questa il mercato la assorbe. Il problema sul PET, ad esempio, non si pone e ha il suo mercato di riferimento. Non ci sono certo roghi di PET ma piuttosto, roghi di materiale eterogeneo, che noi chiamiamo “plasmix”. Questo, ribadisco, perché non c’è un mercato pronto. Quegli scarti o li porti ad un inceneritore, o quella plastica rimane stoccata lì come sta accadendo in questo periodo.
E così, se da un lato una parte di questi episodi possono essere di natura accidentale (inneschi involontari, es. corto circuito), dall’altro non sono da escludere ipotesi dolose (es. piromani) visto il numero di episodi avvenuti. Anche il fatto di doversi far carico di enormi masse di plastica che generano grandi quantità di “scarti” diventando un peso in termini economici (smaltimento) e/o di allocazione (non si sa dove portarli) potrebbe indurre qualcuno a scegliere percorsi più “brevi”.
Non è un’accusa specifica ma che si tratti di un’ipotesi plausibile è ahimè vero, soprattutto quando i casi sono tanti. Lo dico perché in realtà sto ripetendo le stesse cose che ci dicemmo vent’anni fa in occasione del rogo vicino ad Alba insieme ai tecnici Arpa e agli uomini del Noe.

La difficoltà di non sapere dove portarli fa sì che questi materiali rimangano lì per “x” tempo, di conseguenza aumenta il rischio?

Esatto. Visto che, come si dice in Protezione Civile, il rischio zero non esiste ma è il risultato della frequenza per il danno, se aumento il tempo di permanenza di un materiale fortemente infiammabile come la plastica, la frequenza rischia di aumentare e di conseguenza anche il rischio di roghi. Che poi questi episodi siano accidentali o dolosi, tutte le ipotesi sono valide. Il punto è che il mercato non assorbe quella roba lì. Occorre stoccarla e se aumenta il tempo di permanenza, aumenta il rischio che questi stoccaggi rimangano in balia degli eventi.

Cosa occorrerebbe fare secondo Lei per affrontare la questione?

In occasione del programma televisivo Scala Mercalli ho avuto modo di raccontare la storia di Revet. Si tratta di un impianto in grado di separare e selezionare ulteriormente il plasmix. Grazie a questa ulteriore selezione si riescono ad intercettare molecole interessanti che è possibile granulare per fare cose nuove. Più difficile riciclare il polistirene o il polistirolo espanso ma il polietilene (es. busta delle mozzarelle) offre maggiori possibilità. Ho deciso di raccontare la storia di Revet per citarne una. Un modo per dire: la tecnologia c’è, le capacità ingegneristiche ci sono, le ricette per mescolare questi polimeri eterogenei ci sono, si tratta, come ho sottolineato in Scala Mercalli, di dare un sostegno ai cosiddetti “ri-prodotti”, alla ricerca e alla creazione del mercato del riciclo, invece di incentivare il recupero energetico attraverso il CIP6. Perché il mercato, una volta che si sarà creato, tirerà da sé. E a quel punto anche i problemi dello stoccaggio saranno risolti.

Basta solo aumentare il riciclo del plasmix?

No, non dobbiamo dimenticarci la prevenzione in senso ampio, sia quantitativa che qualitativa. Una seria politica di prevenzione, da un lato porterebbe a produrre meno quantità di materiali plastici (anche perché obiettivamente siamo di fronte a un ‘over-consumo’ di questi prodotti), dall’altro, occorre una prevenzione qualitativa. Sono cose già dette ma non è mai inutile ripeterlo: almeno per i rifiuti domestici occorrerebbe ridurre la quantità e la varietà di polimeri immessi sul mercato. In questo modo sarà più semplice anche per gli impianti di selezione la separazione delle diverse plastiche. Con pochi polimeri si ridurrebbe infatti anche il numero dei flussi negli impianti e si costruirebbe il mercato su quei polimeri. Se invece in circolazione ne rimangono decine e decine, fra cui alcuni veramente complicati, diventa difficile.

A proposito di gestione imballaggi, pochi giorni fa è stata approvata una nuova norma nella legge sulla concorrenza. In questo caso c’è un legame con il 'caso plasmix'?

Sì, plasmix e concorrenza hanno un legame. Questa nuova norma alla fine riguarderà principalmente la plastica. Alluminio, acciaio, vetro, ma anche carta, hanno già un mercato ed è talmente alto il valore che nessuno si porrebbe il problema di entrare in concorrenza con i consorzi attuali. C’è un problema di conoscenza reale di come sta funzionando il sistema. Perché se il sistema funziona, non c’è bisogno che intervenga lo Stato a regolare le cose. Se proprio ci fosse bisogno di una regolamentazione, questa avrebbe senso di esistere come supporto nei momenti in cui il mercato è in difficoltà ad assorbire i materiali raccolti. Quindi, invece di fare nuovi consorzi, lo Stato potrebbe intervenire nei momenti di “emergenza”.

fonte: www.ecodallecitta.it