Allungando la vita ai prodotti passandoli di mano ed evitandogli
morte certa in discarica, l'ambiente sembra trarne beneficio. Lo attesta
una ricerca voluta da Schibsted Media Group che ha calcolato l'impronta
“evitata” che passa per i propri portali europei. Il risultato è
sbalorditivo: 12,5 i milioni di tonnellate di CO2 che la Second Hand
Economy eviterebbe di emettere nell'ambiente
Il lato Green di quella che possiamo definire economia dell’usato non
è forse così evidente a chi ogni giorno compra o vende prodotti di
seconda mano, pratica da sempre attuata nei mercatini delle pulci e che
in questi ultimi anni è stata rilanciata anche dal web tanto da
raggiungere in Italia un valore pari a 18 miliardi di euro (più o meno
l’1% Pil) coinvolgendo un bel 50% della popolazione italiana under 45
(fonte Doxa).
Eppure, evitando la produzione di nuove autovetture, arredamenti
vari, oggetti di elettronica, abbigliamento e tutto ciò che alletta i
collezionisti e allungando la vita ai prodotti passandoli di mano ed
evitandogli morte certa in discarica, l’ambiente sembra trarne
beneficio.
Lo attesta una ricerca voluta da Schibsted Media Group, in Italia
attiva con Subito.it, che ha calcolato l’impronta “evitata” che passa
per i propri portali europei. Il risultato è sbalorditivo: con le
transazioni delle 5 piattaforme web attive in Italia, Francia, Svezia,
Spagna e Norvegia sarebbero 12,5 i milioni di tonnellate di CO2
equivalenti che la Second Hand Economy eviterebbe di emettere
nell’ambiente.
“Che per quanto riguarda il nostro Paese arriva a 3,4 milioni di
tonnellate di CO2 – spiega Melany Libraro, general manager di Subito.it –
Ciò significa che per risparmiare la stessa quantità di CO2 si dovrebbe
fermare il traffico di Milano per 32 mesi o quello di Roma per 10
mesi”.
Certo, gli stessi portali di compravendita producono un impatto
sull’ambiente considerevole, basta pensare a tutta l’energia richiesta
per gestire i data server. Ma l’Istituto svedese di ricerca ambientale
(Ivl) che ha condotto e certificato la ricerca ha “preso in
considerazione l’impatto dell’elettricità utilizzata per la gestione dei
server – spiega l’Executive vice president communication and Csr di
Schibsted Media GroupLena K. Samuelsson – e soprattutto i risultati del
progetto sono al netto dei consumi energetici legati non solo alla
gestione dei server, ma anche degli uffici e ai viaggi di lavoro dei
nostri dipendenti”.
È bene dichiarare però che non tutto il vintage fa così bene
all’ambiente. E la metodologia della ricerca lo mette bene in chiaro
quando sottolinea come ad esempio “alcuni frigoriferi e freezer
contengono sostanze dannose (gas) e consumano più energia di quelli
nuovi. Un frigorifero di ultima generazione, per esempio, consuma
solamente il 40% di elettricità richiesta da un apparecchio vecchio”. Ed
è evidente che sia le sostanze dannose, le Cfc, sia il consumo di
energia causano emissioni di gas serra.
Ma non è solo la buona impronta ambientale ad andare in favore della
Second hand economy che ha un impatto rilevante in Italia anche grazie
alla tecnologia, in quanto il 38% del volume d’affari, ovvero 6,8
miliardi di euro, passa attraverso l’online.
Dall’analisi dei profili di chi ama vendere e comprare usato emergono
altre tendenze che sottolineano come ogni Paese europeo abbia propri
usi e costumi. “In Italia per esempio – racconta ancora Samuelsson – c’è
un interesse molto forte per l’automotive e l’elettronica di seconda
mano. In Svezia gli utenti vendono e comprano soprattutto articoli per
bambini: vestiti, giocattoli o altri oggetti del mondo baby. In
Norvegia, invece, notiamo una particolare attenzione per la categoria
sport, mentre in Francia per i vestiti e le scarpe. In Spagna gli utenti
ricercano molto i libri, sia quelli di letteratura sia i libri
scolastici”. Non è solo il risparmio a trainare l’acquisto di tutto ciò
che è seconda mano. “I nostri utenti ci dicono che gli oggetti del
passato durano più nel tempo – spiega Libraro – : chi fa la
compravendita dell’usato lo fa quindi perché crede nel riuso (40%) o
afferma che è un modo pratico per liberarsi di ciò che non vuole più. Ma
c’è anche chi desidera proteggere l’ambiente (18%) e chi considera
l’acquisto di qualcosa di nuovo uno spreco di risorse (33%)”.
fonte: http://nova.ilsole24ore.com