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Riciclo e riuso: cosa sono e in cosa differiscono tra loro?















Troppo spesso, specie negli ultimi tempi, si fa una gran confusione tra riciclo e riuso. Entrambi pilastri dell'economia circolare, sottendono però una sostanziale differenza nell'approccio. Ecco perché è importante saper ...

Riciclare musicassette in modo creativo

Le musicassette rappresentano uno dei supporti audio storici: ecco quando e come riciclare in modo creativo delle vecchie cassette.





Le musicassette rappresentano un supporto audio a cui tutti siamo affezionati. Protagoniste indiscusse degli anni ’80 e ’90, questi strumenti permettevano di portare le proprie canzoni preferite ovunque, ad esempio avvalendosi di un walkman. A tutti sarà capitato di dover riavvolgere il nastro sfruttando una matita o, ancora, di attendere interminabili minuti per raggiungere la porzione di riproduzione preferita. Oggi sono state soppiantate per far spazio ai più convenienti formati digitali, anche se negli ultimi anni stanno segnando un ritorno. 

Ma come riciclarle in modo creativo?


Di seguito qualche consiglio per recuperare vecchie musicassette e donare loro nuova vita, anche e soprattutto come oggetto d’arredamento.

Musicassette: quando riciclarle?



Prima di lanciarsi in un progetto di riciclo con le musicassette, è utile comprendere quando sia il caso di procedere. Non tutti i supporti si prestano infatti a questo scopo e le ragioni sono più di natura storica che pratica.

Per quanto abbastanza in disuso, le cassette audio possono conservare dei ricordi indelebili di un preciso momento della nostra esistenza. Ancora, potrebbero conservare registrazioni oggi non più disponibili su altri formati e, da questo punto di vista, rappresentano un irrinunciabile archivio. Rispetto ai formati digitali fisici, che tendono a rovinarsi facilmente come i CD, la registrazione su nastro ha infatti una durata maggiore. Per quelli immateriali, come gli MP3, il rischio è invece di perdere per sempre la copia del sonoro.

Il riciclo creativo dovrà essere scelto dopo aver valutato questi fattori. Le migliori candidate a questo scopo sono le musicassette ormai non più riproducibili, con nastro danneggiato o dallo scarso valore artistico oppure emotivo.


Progetti di riciclo creativo



Per la loro originale forma, le cassette si prestano facilmente a nuova vita. Possono essere utilizzate come rivestimento di oggetti d’arredo, per creare lampade, punti luce, portapenne e molto altro ancora.

Il progetto più semplice da realizzare è proprio quello del portapenne. È necessario procurarsi otto musicassette, che costituiranno i lati di un contenitore rettangolare dove inserire matite e altri piccoli oggetti. Due musicassette per lato verticale lungo, una per lato verticale corto e altre due per la base. Poiché in plastica, possono essere fissate con della colla a caldo o, ancora, con del collante ad alta presa.

Un’idea davvero d’impatto è quella di realizzare un piccolo punto luce, magari alimentato a batteria. Si recupera un musicassetta trasparente, la si apre rimuovendo le viti ai lati e si elimina il nastro, lasciando intatte solo le rotelle di trascinamento. A questo punto, è sufficiente adagiare una piccola striscia LED all’interno della cassetta, alimentata da una batteria a bottone, e fissare il pulsante al lato superiore della musicassetta con della colla a caldo. I circuiti LED si trovano facilmente in tutti gli store online di elettronica, a pochissimi euro.

Sempre con i LED è possibile realizzare una lampada per interni. Anche in questo caso si realizza un cubo, di quattro cassette per lato, da fissare con la colla a caldo o con dei cordoncini colorati. Questi ultimi possono essere fatti passare nei fori delle rotelle per unire una cassetta all’altra. All’interno del cubo di posizionano delle strisce LED adesive, alimentate a piacere a corrente oppure a batteria. Anche in questo caso, sui siti di elettronica se ne trovano di ogni tipo a pochi euro. Molte dotate anche di telecomandi per cambiare il colore a seconda del proprio umore.

fonte: www.greenstyle.it

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Strass&Baratt: apre a La Cassa l’oasi del riuso e del riciclo

Sabato 4 Luglio è stata inaugurata in piazza Michele Galetto la nuova sede, presso La Cassa, di Strass&Baratt, da sei anni stanziato unicamente a Pessinetto Fuori, nato grazie alla volontà e alle idee di Luca Baraldo e Laura Castelli.



«Qui non si compra e non si vende, ma si scambia oppur si prende… e se non dai niente sei lo stesso benvenuto», è questo lo slogan e il motto che da sempre ha mosso Strass&Baratt, luogo del riciclo che basa le proprie fondamenta sullo scambio di oggetti dall’uso quotidiano, elettrodomestici funzionanti, libri, capi d’abbigliamento, e quant’altro.

Si tratta di una iniziativa privata dove, dalle 10:30 alle 19:00 di ogni sabato, dal 2014, si è venuta a costituire una vera e propria piccola oasi del riuso dove poter scambiare, prendere, portare oggetti, il tutto senza scambio di denaro; vi è solamente la possibilità di lasciare un’offerta. Grazie a un gruppo di volontari e all’Amministrazione comunale che ha concesso in uso uno spazio comunale non utilizzato per sostenere il progetto, Strass&Baratt è riuscita ad aprire questa succursale, riuscendo a estendere la propria rete anche a La Cassa, nella speranza che in un futuro queste iniziative possano fiorire con maggiore prosperità, grazie a realtà che, volenterose di diffondere pratiche sostenibili, siano in grado di portare avanti un ideale di forte impatto ecologico, in prima linea contro gli sprechi e capace di dare a chi meno ha.

Non poche, a tal proposito, le richieste che si trovano analizzando questo progetto, come ad esempio quella che domanda di raccogliere «indumenti per il prossimo viaggio di fine Luglio a Trieste e dintorni, sul confine sloveno al termine della Rotta Balcanica, a sostegno dei ragazzi che avrebbero diritto a miglior vita ma che vengono pestati, respinti e privati del poco che gli è rimasto dalla polizia europea di frontiera»; oppure quella che chiede enciclopedie da utilizzare per un’opera d’arte.

Nella nuova sede già a fine Giugno sono arrivati i primi oggetti destinati al riuso, tuttavia per portare a regime anche questo nuovo piccolo mondo, è necessario che chi possiede articoli di cui non fa più uso, li venga a portare da Strass&Baratt per ridare loro vita attraverso un riciclo mai fine a se stesso ma sempre volto a un ‘porto e prendo’, un ‘do ut des’, basato sulla volontà di non sprecare ciò che con sudore è stato comprato e che magari potrebbe servire a qualcun altro e nel contempo trovare qualcosa che possa essere

utile a chi ha donato.





Un’iniziativa totalmente verde, ecosostenibile e figlia di una società, o meglio di una parte di società, che inizia a sentire stretto questo consumismo di cui è figlia e a cui l’economia capitalista ci ha legati ben stretti, che percepisce l’esigenza di cambiamento, di un ritorno a quelle pratiche che da anni, troppi anni abbiamo dimenticato.



Un costante e continuo aiutarsi reciprocamente, rendendosi commensali di una stessa tavola, una pratica lontana nel tempo e nella concezione ma così vicina nello spazio, quello di La Cassa ad esempio, a cui tutti rivolgo l’invito di spendere un’oretta o anche meno per fare un salto e chissà, magari portare un cappello o un maglione che non ci piace più, tornando a casa con un paio di pantaloni comodi che stavamo cercando.

fonte: www.italiachecambia.org


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Designer trasforma un vecchio maggiolino Volkswagen in due adorabili mini-moto


















Il designer Brent Walter è riuscito in un’impresa di riciclo creativo davvero notevole: ha trasformato un vecchio Maggiolino Volkswagen in due minimoto.

Cosa fare di un vecchio maggiolino Volkswagen inutilizzato? Solo un brillante designer come Brent Walter, originario di Huntington (Indiana, Stati Uniti), poteva ideare i Volkspods, una coppia di minimoto in cui si notano, inconfondibili, le iconiche curve dell’auto da cui sono ricavate e, per questo, hanno una forma che le rende allo stesso tempo vintage e stilose.

In pratica Walter ha utilizzato i parafanghi del maggiolino, tagliando e unendo insieme l’anteriore e il posteriore che così, insieme, si sono magicamente trasformati nella scocca della minimoto.

I Volkspods sono dotati di un faro di grandi dimensioni che li fa assomigliare un po’ ad un ciclope su ruote. L’ampio manubrio e il sedile ricordano quelli delle biciclette, mentre il logo VW decorato sulla parte anteriore di ogni minimoto ricorda le loro nobili origini.


Le moto hanno un motore da 79 cc e grazie alla vernice verde betulla e blu pastello, i colori originali del Maggiolino VW, viene ancor più accentuato il loro stile retrò.

Qui di seguito potete vedere “sfrecciare” questi piccoli scooter.

fonte: www.greenme.it

Ecodesign: Intervista a Diego Marinelli















Diego Marinelli è anche esperto di UpCycling che ha realizzato all’interno degli incontri di Contest-Azioni 2019, laboratori in cui si possono progettare oggetti di design.

Oggi nell’intervista di Contest-Azioni conosciamo meglio Diego Marinelli, Artista del Riciclo e fondatore di DimLab.
Diego Marinelli è anche esperto di UpCycling, ed ha realizzato all’interno degli incontri di Contest-Azioni 2019, laboratori in cui si possono progettare oggetti di design illustrando inoltre i contenuti dell’Eco-Design, e presentando le sue tante diverse opere.




fonte: www.rinnovabili.it

Dalle taniche ai tappeti, in Ghana il riciclo diventa arte

E' l'Afrogallonismo, un movimento per l'ambiente e la giustizia



















Le taniche gialle con cui dall'Occidente arrivava in Ghana l'olio da cucina, le stesse che poi sono state usate per trasportare l'acqua, soprattutto nei periodi di grande siccità. Quelle taniche, che sono andate ad alimentare i rifiuti nelle discariche e lungo le spiagge, ora diventano opere d'arte, con l'obiettivo di rispedirle al mittente: l'Occidente che produce, esporta e non si cura della plastica che dissemina nel mondo.

Serge Attukwei Clottey è l'artista ghanese che ha creato l'Afrogallonismo, un movimento che celebra le taniche gialle, ormai simbolo di inquinamento e siccità. A raccontare la storia di Attukwei Clottey è l'Onu Ambiente, in occasione della quarta Assemblea delle Nazioni Unite che vede i ministri dell'Ambiente degli Stati membri riuniti a Nairobi, in Kenya. L'opera dell'artista affronta infatti i temi della protezione ambientale e della giustizia sociale.

Le taniche gialle, con cui in Ghana sono arrivati galloni di olio da cucina, hanno preso la forma di maschere e poi di tappeti da srotolare lungo le strade. "L'afrogallonismo è una parola che ho inventato dopo aver lavorato per 15 anni con taniche gettate via", spiega Attukwei Clottey.

Voglio trovare modi per ispirare le persone a lavorare con la plastica e riciclarla in modo creativo", prosegue l'artista.

"Non si tratta solo di raccogliere rifiuti, ma di inviare un messaggio ai produttori: i rifiuti stanno diventando un problema quotidiano".

fonte: www.ansa.it

ReLand: in Piemonte il primo parco al mondo per la resilienza e il riusoRe

ReLand è il primo parco sperimentale interamente dedicato ai temi del riuso e del riciclo declinati nell’architettura, nel design, nell’arte. Pensato dall’Associazione Offgrid insieme al Politecnico di Torino e al Comune di Cambiano, che ospiterà il progetto, diventerà un polo in cui promuovere la sostenibilità ambientale, una vera e propria “fabbrica delle idee” aperta all’innovazione. Un progetto volto a una cultura nuova orientata alla resilienza, dove il riuso diventa protagonista del nostro futuro.



Pensate ad un’area di 9000 mq. Un ampio spazio libero dove creare, farsi ispirare e dare libero sfogo alla propria creatività. Pensate a un polo dove i giovani possono ripensare l’ambiente sperimentandosi nel fai da te e nel riciclo creativo.
Immaginatevi un incubatore in cui far nascere nuove professionalità in tema di riuso, ma anche un museo a cielo aperto che educa alla sostenibilità ambientale attraverso il gioco, oppure un luogo dove mettere in pratica nuove forme di agricoltura alternativa.
Figurate nella vostra mente un progetto in cui i rifiuti e i materiali di recupero vengono trasformati in opportunità ed in cui chiunque può dare il proprio contributo ed in cambio ricevere conoscenza.

Pensate che tutto questo può coesistere in un unico luogo: ReLand. Il primo parco sperimentale che nasce a Cambiano, Comune dell’area metropolitana Torinese, uno spazio interamente dedicato ai temi del riuso, del riciclo e all’implementazione dei concetti di economia circolare e resilienza urbana. Un luogo dove avvicinare le persone alla sostenibilità…giocando.





Il progetto nasce dalla mente, dal cuore e dalla tenace determinazione di Marco Mangione, fondatore dell’Associazione "OffGrid Italia" che promuove pratiche legate al vivere a basso impatto ambientale, con l’aiuto dei suoi “relanders” ovvero ragazzi, studenti, professionisti ed esseri umani visionari che guardano al futuro con strumenti nuovi: consapevolezza, sensibilità e amore per l’ambiente.
OffGrid è una vera e propria filosofia di vita: “scollegati dalla rete, vivi fuori dagli schemi”.

“Sarà un parco interamente costruito con materiali di recupero a emissioni zero – racconta Marco Mangione – e riunirà le persone alimentando il desiderio di fare qualcosa per il pianeta, insegnerà alle nuove generazioni ad amare l'ambiente e formerà professionisti e appassionati sui temi del reimpiego dei materiali per l'architettura, l'arte e il design”.
Un progetto ambizioso che guarda in grande e che ogni giorno si crea e si rinnova, arricchito dalle idee, dalle intuizioni e dalle scommesse di chi ha voglia di mettersi in gioco e dare il proprio contributo.




ReLand, che sorgerà su un’area di proprietà comunale, è il risultato di una collaborazione tra l’Associazione Offgrid, il Comune di Cambiano e il Dipartimento di Architettura e Design del Politecnico di Torino con a capo Paolo Mellano, Guido Callegari e Mario Grosso.

Si tratta di una vera e propria partnership, una coalizione vincente capace di far dialogare e mettere in sinergia i soggetti e ricordandoci che l’unione fa la forza.

“E’ stata un’occasione unica perché nella fase di ideazione e progettazione gli studenti del Politecnico si sono confrontati con l’amministrazione comunale, ragionando insieme sul futuro del parco”. Un esempio di trasversalità e di contaminazione reciproca basata su una collaborazione in cui la voce di ogni persona diventa energia creatrice.

“Quando Reland era ancora come sogno nel cassetto, un’idea di progetto nascente, non aveva ancora un luogo che lo ospitasse - racconta l’assessore Daniela Miron - un luogo fisico è stato trovato proprio a Cambiano”. Un Comune virtuoso che già in passato aveva scommesso sulla sostenibilità ambientale, uno dei primi esempi sul territorio a sperimentare la raccolta differenziata.
Si tratta di un Comune o meglio, di un’amministrazione e dei suoi cittadini che hanno deciso di sognare in grande, accogliendo a braccia aperte l’idea di ReLand.



“Spesso i progetti falliscono perché chi li crea non ha un buon “perché”. Il mio ed il nostro perché è motivato dal fatto che viviamo nella società dello spreco, tendiamo a non valorizzare, mentre dobbiamo concentrarci sulla promozione di idee, persone ed intelletto - spiega Marco - ciò avviene proprio concentrandoci sull’importanza del capitale umano e sulla sensibilizzazione ambientale.
Bisogna costruire una società che insieme ripensi l’ambiente: si dice che ci restano 12 anni per fermare il cambiamento climatico. E’ fondamentale che ognuno di noi faccia un pezzetto per dare il suo contributo. Questo è il nostro sogno e invitiamo chiunque si voglia unire a prenderne parte”.

ReLand è un progetto sperimentale che guarda alle nuove generazioni e che “possa piantare un seme per un nuovo cambiamento di prospettiva”, ci spiegano. Un parco in cui quando entri non sai cosa troverai, e quando esci, non guarderai più le cose nello stesso modo.


Ma cosa prevede il progetto?

Un parco per l’intrattenimento.
Attraverso attività virtuali ed interattive come un escape park e un survival game, i partecipanti potranno mettersi in gioco utilizzando intelletto, creatività e manualità che stimolino la resilienza nei confronti dell’ambiente.
Si tratta di attività che insegnano, tramite il gioco, a collaborare in team trovando soluzioni collettive e condivise, così come attività individuali che permettono di apprendere vere e proprie nozioni di “sopravvivenza urbana”.

“I sensi saranno acutizzati nel parco urbano sperimentale che sarà un'area totalmente scollegata dalla rete ed interamente realizzata con scarti, nel quale osservare i fenomeni della resilienza e delle potenzialità di adattamento dell'uomo sul pianeta terra”.



Un incubatore dove sperimentare modelli sostenibili per il futuro.
Il parco sarà un hub culturale e professionale dove sperimentare nuove tecnologie e permettere a chiunque di mettere in pratica le proprie competenze.
Sarà il luogo giusto per gli studenti delle università italiane e straniere in cui cimentarsi nella progettazione e realizzazione di costruzioni in edilizia non convenzionali con zero emissioni e materiali del futuro legati a nuove forme dell’abitare.

Uno degli obiettivi più visionari del progetto sarà la realizzazione del primo modello di “Earthship” in Italia, ovvero una casa solare passiva totalmente sostenibile e a impatto zero, indipendente in termini di approvvigionamento energetico, idrico ed alimentare. Una casa realizzata con materiali di recupero che, come ci spiega Marco “si comporta proprio come un albero e rappresenta un ritorno alla natura”.



Un museo a cielo aperto.
Si prevedono attività didattiche per i bambini e i ragazzi, seminari ed eventi sulla sostenibilità ambientale per sensibilizzare il consumatore e renderlo più consapevole. Verranno organizzati workshops basati sulle 4r: Riuso, Riciclo, Rinnovabili e Reimpiego, oltre che su quelle che l’associazione Offgrid considera le 4C, ovvero Cuore, Condivisione, Collaborazione e Creatività.

Nel parco, sarà inoltre realizzato un laboratorio creativo all’aperto che riprodurrà il simbolo del Terzo Paradiso di Michelangelo Pistoletto ed in cui l’arte sarà strettamente connessa all’innovazione sociale, proprio come ci racconta Alberto Guggino, fondatore dell’Associazione Ciò che Vale e che crede fortemente nel progetto.

Un luogo dove… diventare professionisti del riuso.
La vocazione del progetto è quella di creare nuove professionalità sui temi dell’economia circolare legata all’architettura e al design.
"Guardiamo al futuro pensando che gli utenti della community parteciperanno ad alimentare il mercato degli scarti per il riuso. Pensiamo che domani sarà “cool” avere un arredamento fatto di scarti oppure una collana di circuiti integrati".

Un network per connettere le persone.
Attraverso ReLand sarà possibile creare una rete, una connessione di persone che sognano scenari futuri sostenibili e che consentirà ai professionisti del riuso di mettersi in contatto.
Sarà presente un Market place fisico e digitale in cui le realtà coinvolte possono entrare in sinergia e farsi conoscere ed inoltre saranno esposte creazioni realizzate dai professionisti della rete Reland.



ReLand prenderà presto forma: I prossimi passi saranno raccogliere partner, sponsor e fondi per avviare il progetto definitivo, in attesa dell'inizio dei lavori che avverrà nel 2020.
E’ questa l’occasione giusta per chiunque abbia l’entusiasmo e la volontà di mettersi in gioco, contribuendo a dare vita a questo nuovo e coraggioso progetto improntato al cambiamento.

fonte: http://piemonte.checambia.org

Laborabilia: il cucito creativo si fa con gli scarti















Laborabilia è un atelier dedicato al cucito creativo, nonchè un progetto della cooperativa sociale Eta Beta scs di Torino. Utilizza materiali di recupero per le proprie creazioni e coinvolge persone con disabilità intellettiva nella progettazione e nella produzione dei vari manufatti. Abbiamo incontrato Giulia D’Ursi, responsabile del laboratorio, che ci ha raccontato di questo bellissimo esempio di economia circolare applicato al mondo del sociale.





fonte: Italia Che Cambia


Scarpe ecologiche: ecco le sneakers a base di caffè riciclato

Quelle ideate da nat-2 sono scarpe ecologiche unisex realizzate dagli scarti del caffè, con cui l’azienda punta a ridurre l’inquinamento e lo spreco globale che caratterizza il settore della moda






















Dopo la sneaker a base di funghi, le frontiere delle scarpe ecologiche si allargano con quelle a base di caffè. L’idea è del designer tedesco Sebastian Thies, appartenente alla sesta generazione di una famiglia che dal 1856 produce scarpe, e fondatore di nat-2, un marchio di calzature che utilizza materiali innovativi per la realizzazione di prodotti high-tech, progettati in Germania e realizzati principalmente in Italia e Spagna. Di Thies l’idea di realizzare una scarpa utilizzando come materiale i funghi, e sua l’idea di ampliare l’offerta di scarpe ecologiche della sua azienda con una sneakers realizzata dagli scarti del caffè. Quella ideata da nat-2, infatti, è una calzatura unisex che vuole contribuire a ridurre l’inquinamento e lo spreco globale, attraverso l’utilizzo di accortezze, di solito ignorate dal settore della moda, compresa l’industria calzaturiera.

Per il rivestimento della scarpa, l’azienda ha pensato di sostituire la pelle con un materiale proveniente dal riciclo di bottiglie di plastica, una scelta che offre un contributo concreto da una parte alla riduzione dei rifiuti di plastica dopo il consumo, e dall’altra alla riduzione dei problemi  ambientali associati alla lavorazione dei sottoprodotti della carne; la sua copertura color cioccolato proviene al 50% da caffè riciclato, che fornisce una texture simile alla pelle scamosciata. La società, tra l’altro, riferisce che le scarpe emanano un sottile profumo di caffè. Le suole di cui sono dotate queste originali scarpe ecologiche, invece, sono di vera gomma, preferita all’alternativa sintetica non sostenibile, utilizzata da molte aziende, per evitare sostanze chimiche aggressive pericolose per i lavoratori, che possono anche filtrare nel terreno. A base d’acqua e priva di ingredienti di origine animale anche la colla impiegata per l’assemblaggio dei vari componenti della sneakers; di sughero antibatterico naturale, invece, la soletta interna.

Anche il processo produttivo delle strutture in cui sono realizzate le sneakers cerca di abbattere gran parte dell’inquinamento da anidride carbonica proveniente dalle tradizionali strutture di combustione del carbone, che producono circa 20 miliardi di scarpe all’anno. La prima produzione delle sneakers al caffè è andata esaurita, ma l’azienda è già al lavoro per realizzare una seconda mandata.

fonte: www.rinnovabili.it

In Olanda la pista ciclabile di plastica riciclata

A Zwolle la prima pista ciclabile realizzata interamente con bottiglie, tazze e imballaggi di plastica riciclata




















Un progetto pilota che sfrutta la plastica riciclata e potrebbe coinvolgere tutta l’Olanda. È quello che a Zwolle, in Olanda, ha portato alla realizzazione della prima pista ciclabile al mondo costruita utilizzando la plastica proveniente dal riciclo di bottiglie, tazze e imballaggi vari: un percorso di 30 metri, che dovrebbe essere tre volte più resistente dell’alternativa in asfalto, dotato addirittura di sensori per monitorare le prestazioni della strada, compresa la sua temperatura, il numero di biciclette che lo attraversano e la sua capacità di far fronte al traffico. La pista, realizzata assemblando sezioni prefabbricate facili tra trasportare e installare, è stata progettata anche per far defluire l’acqua piovana.
Per gli inventori di questo percorso innovativo, Anne Koudstaal e Simon Jorritsma, questo primo progetto pilota “rappresenta un grande passo avanti verso una strada sostenibile e a prova di futuro fatta di rifiuti di plastica riciclata”.





Effettivamente tanti sarebbero i vantaggi di una strada del genere. Di sicuro un minore utilizzo di asfalto, responsabile per 1,5 milioni di tonnellate di emissioni di CO2 all’anno, pari al 2 per cento delle emissioni globali del trasporto su strada. Poi anche una migliore gestione dei rifiuti di plastica: soltanto gli europei ne producono 25 milioni di tonnellate ogni anno, ma solo il 30 per cento di questi rifiuti viene raccolto per essere riciclato (leggi anche Cumuli di plastica nell’UE dopo il no della Cina ai rifiuti esteri). Non mancano gli scettici come Harmen Spek, della lobby anti-plastica Plastic Soup, secondo il quale il calore e l’usura potrebbero liberare piccole particelle di plastica nell’ambiente. Dopo Zwolle, un secondo percorso sarà installato a Giethoorn in Overijssel e molto probabilmente anche a Rotterdam.

fonte: www.rinnovabili.it

La bici trenino ecologica, creata da Nonno Osvaldo per i suoi nipotini con gli scarti



















La domenica pomeriggio per le strade di Venado Tuerto, a sud di Santa Fe, circola un trenino molto speciale: ecologico e realizzato con dei bidoni riciclati, ma l’ingrediente segreto è l’amore di un nonno per i suoi nipotini.
Dai rifiuti possono nascere tante cose, soprattutto se si hanno buone idee. Questo simpatico nonnino si è inventato un modo molto originale per portare i suoi nipotini a spasso.
Osvaldo, questo il nome del nonno, ha creato una sorta di trenino trainato dalla sua bicicletta. I sedili ecologici al 100% sono fatti di vecchi bidoni ridipinti a cui sono state aggiunte delle ruote per trasformarli in veri e propri mezzi di trasporto a impatto zero.
Nell’immagine che vedete Osvaldo porta a passeggio i bimbi, la foto ha fatto il giro dei social dopo essere stata scattata da Gustavo Davobe in un post che recitava: 'E il premio per il nonno dell’anno va a..'
Una sfilza di complimenti per questo super nonno.
"Ho 62 anni e mi sono sempre lavorato con il ferro, ho una fabbrica da 42 anni. Negli ultimi 5 anni mi sono dedicato ai miei nipoti. Mi piace fare delle cose per loro, come portarli in bicicletta e allora mi sono inventato questo modo per accontentare tutti”, ha detto Osvaldo.
I nipotini hanno aiutato il nonno scegliendo i colori: a turno i quattro bimbi indossano caschi e ginocchiere così da viaggiare in sicurezza. Osvaldo non si aspettava tutto questo scalpore.
“Per me è una cosa normalissima, mi diverto tantissimo a realizzare nuovi oggetti con materiali di recupero. Adesso i miei nipoti appena arrivano urlano: nonno andiamo”!
Insomma una bellissima storia che ci insegna che per divertirsi basta poco e che i nonni sono una preziosa risorsa per i nostri bimbi.
fonte: https://www.greenme.it