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Comieco, nel 2020 il tasso di riciclo di carta e cartone supera l’87%, Alberto Marchi nuovo presidente

Obiettivo raggiunto con dieci anni di anticipo. Comieco approvato il bilancio e rinnova il cda:Cecchini rimane come vicepresidente


Nel 2020 il tasso di riciclo degli imballaggi in carta e cartone ha superato l’87%, anticipando di 10 anni e superando gli obiettivi UE fissati al 2030, un traguardo che è frutto dell’impegno e del lavoro di Comieco e dell’intera filiera cartaria e che attesta come l’Italia sia un modello di eccellenza in Europa per il riciclo di carta e cartone. È quanto emerge dal Piano Specifico di Prevenzione approvato dall’Assemblea Ordinaria e Straordinaria dei Consorziati di Comieco – Consorzio Nazionale per il Recupero e il Riciclo degli Imballaggi a base Cellulosica – , che ha approvato anche il Bilancio consortile 2020 e ha nominato i nuovi componenti del Consiglio di Amministrazione, che saranno in carica per il prossimo triennio. Il nuovo CDA, ringraziando per l’attività svolta il Presidente uscente Amelio Cecchini e il Vice Presidente uscente Michele Bianchi, ha eletto come Presidente Alberto Marchi e come Vice Presidente Amelio Cecchini.

Ecco la composizione del neo-eletto CDA: Categoria “Produttori”: Michele Bianchi, Andrea Bortoli, Carlotta De Iuliis, Paolo Giacchi, Alberto Marchi; Categoria “Trasformatori”: Amelio Cecchini, Andrea D’Amato, Silvia Ferraro, Fausto Ferretti, Michele Mastrobuono; Categoria “Recuperatori”: Stefano Benini, Lorenzo Cini, Fabio Montinaro, Enzo Scalia, Andrea Trevisan. Fa parte del CDA anche il Collegio dei Revisori composto da Alessia Bastiani, Sergio Montedoro, Luigi Reale. Confermato il Direttore Generale Carlo Montalbetti.

fonte: www.e-gazette.it

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End of waste carta, D'Aprile: “Provvedimento importante per filiera strategica”

 









Focus promosso da Unirima sul decreto end of waste per i rifiuti in carta e cartone. Laura D'Aprile: “Provvedimento fondamentale per una filiera strategica dell'economia circolare”



Ricicla.tv


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Carta e cartone: pubblicato il decreto end of waste

Pubblicato in Gazzetta Ufficiale il decreto con i criteri per la cessazione della qualifica di rifiuto per gli scarti in matrice cellulosica










fonte: Ricicla.tv


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Viridor potenzia il riciclo in Inghilterra

Investiti 17 milioni di euro per ammodernare e potenziare un impianto per la selezione di imballaggi in carta, cartone e plastica.












Il riciclatore britannico Viridor ha investito 15,4 milioni di sterline (pari a 17 milioni di euro) per ammodernare e potenziare le attività di riciclo della frazione secca di imballaggi (carta, cartone e plastica) presso l'impianto di Masons, nella contea del Suffolk, in Inghilterra.

L'intervento ha portato la capacità di trattamento da 65.000 a 75.000 tonnellate annue, con un miglioramento complessivo della qualità del materiale in uscita. 
Per questo progetto, Viridor si è affidata a Tomra Sorting Recycling e Stadler, fornitori di attrezzature per la selezione e separazione dei rifiuti.

Il flusso in ingresso è una combinazione di materiale riciclabile in miscela secca (imballaggi, carta e cartone), proveniente dalla raccolta differenziata.


La prima fase prevede la separazione meccanica mediante un tamburo di dosaggio, un separatore balistico (Stadler PPK), un vaglio rotante, separatori balistici (Stadler STT 2000), separatori magnetici a banda larga e separatori a correnti parassite. Dopo questa fase, il materiale passa attraverso un processo di separazione ad aria, per poi arrivare alle selezionatrici ottiche Autosort di Tomra, di nuova installazione. Prima della ristrutturazione, l'impianto disponeva di 3 selezionatrici ottiche, sostituite da 11 nuove Autosort. Inoltre, in una selezionatrice ottica installata quattro anni fa è stato aggiornato il software.

Le 12 selezionatrici ottiche Tomra sono state programmate per individuare e recuperare la miscela di materiali fibrosi (cartone, carta, giornali e opuscoli) e, separatamente, i materiali plastici in base alle diverse famiglie polimeriche per ottenere un flusso di elevata purezza (95%) suddiviso in PET, HDPE, plastica rigida, film, contenitori e vaschette. Il processo è completato da un controllo di qualità finale, prima del confezionamento e la spedizione ai riciclatori. 

"Lo stabilimento di Masons è ora tra i più automatizzati del Regno Unito - commenta Steven Walsh, Sales Engineer di Tomra Sorting Recycling - Prima della ristrutturazione, l’impianto poteva selezionare solo plastica mista che poi veniva rilavorata presso l'impianto di Rochester. Inoltre, utilizzava troppo la cernita manuale. Ora, con l'integrazione delle selezionatrici ottiche di Tomra, i progressi nell'automazione e nella capacità dell'impianto consentono a Viridor di recuperare materiali di qualità superiore pronti per l’immissione nell'economia circolare".

fonte: www.polimerica.it


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Carta e cartone dove li butto? Tutti i consigli per una corretta raccolta differenziata

 












Il Consorzio nazionale recupero e riciclo degli imballaggi a base cellulosica (Comieco) ha avviato una nuova campagna per migliorare la qualità della raccolta di carta e cartone, correggendo gli errori di conferimento che ancora persistono. Meno errori nel cassonetto significano maggiore qualità nel riciclo. Conoscere le regole da seguire è dunque fondamentale ma ancora oggi, in base ai risultati dell’indagine, 4 intervistati su 10 nutrono dubbi su cosa sia possibile conferire e cosa no nei contenitori per la carta: il 45,4% si definisce tuttora confuso e il 44% si considera bravo ma insicuro.

Gli Italiani, nel complesso, sono un popolo virtuoso: nel 2019 la raccolta differenziata di carta e cartone ha raggiunto i 3,5 milioni di tonnellate e l’81% degli imballaggi a base cellulosica è stato avviato a riciclo. Sono questi i risultati dell’indagine di AstraRicerche che però confermano possibilità di margini di miglioramento molto ampi, soprattutto sul fronte della qualità di quanto si raccoglie. Inoltre, se da una parte è importante che nella carta non finiscano materiali estranei (ad esempio gli scontrini) è altrettanto importante che tutti i materiali cellulosici riciclabili possano avere una seconda possibilità.

Ecco allora quali sono le regole della corretta raccolta differenziata.

Carta e cartone da riciclare vanno depositati all’interno degli appositi contenitori
Non sempre quello che si chiama carta è da riciclare in questa frazione: stiamo parlando di materiali come la carta oleata o la carta stagnola…
Il sacchetto in cui tengo la carta da buttare se è di plastica, non va gettato con la carta!
Gli imballaggi con residui di cibo, o sostanze chimiche/velenose, non vanno con carta e cartone
Nemmeno i fazzoletti di carta vanno con la carta perché, anche se puliti, sono anti spappolo e difficili da trattare
Scatole e scatoloni vanno appiattiti ripuliti dal nastro adesivo e dei punti metallici eventualmente presenti, poi vanno compressi per ridurne il volume
Gli scontrini non vanno gettati con la carta perché sono fatti con carte termiche che generano problemi nel riciclo
Per i cartoni che contengono liquidi ogni comune ha la sua modalità di raccolta.

Gli scontrini non vanno gettati con la carta perché sono fatti con carte termiche

Oltre ai consigli utili su come ridurre l’impatto ambientale, è bene ricordare che parlando di carta e cartone spesso circolano delle “fake news” che vanno smentite. Ecco le più diffuse.

1. Una volta che i cittadini hanno separato correttamente carta e cartone dagli altri rifiuti, spesso viene buttato via tutto insieme e non viene riciclato. Lo pensano 3 italiani su 5.
Falso! Imballaggi e oggetti in carta e cartone differenziati correttamente dai cittadini vengono raccolti dal gestore del servizio del Comune e portati in piattaforma, selezionati e lavorati. Una volta resi idonei a essere reintrodotti nei cicli produttivi, vengono trasferiti in cartiera dove, grazie al riciclo, diventano carta e cartone pronti per essere utilizzati per nuovi prodotti nelle cartotecniche. È un vero e proprio esempio di economia circolare che conferma l’Italia leader in Europa e ad oggi il tasso di riciclo è poco sotto l’80%, ovvero 4 imballaggi cellulosici su 5 vengono riciclati.

2. Fare la raccolta differenziata costa.
Falso! Raccogliere carta e cartone in modo differenziato è un semplice gesto di senso civico utile non solo a noi stessi ma anche alla comunità. Riciclare apporta benefici ambientali e anche economici. In base all’accordo Anci-Conai, Comieco riconosce ai Comuni un corrispettivo a fronte dell’effettivo riciclo: sono stati erogati circa 97 milioni di euro solo nel 2018. Anche questo deve poter essere stimolo per fare sempre meglio.

Riciclare apporta benefici ambientali e anche economici

3. Il 60% degli italiani pensa che per produrre la carta le foreste vengono distrutte. Il suo consumo dovrebbe quindi essere ridotto.
Falso! La maggior parte del legno che viene utilizzato per produrre carta proviene da foreste gestite in modo sostenibile. In Europa per ogni albero tagliato, ne vengono piantati altri 3. Oggi l’aumento annuo delle foreste europee equivale a 6.450 km2, pari all’aerea di 4.363 campi da calcio.

4. La carta ha un forte impatto ambientale in termini di emissioni CO2.
Falso! In realtà la carta, essendo un prodotto naturale, rinnovabile e riciclabile, contribuisce al contenimento di emissioni di anidride carbonica. Leggere un quotidiano ogni giorno produce il 20% in meno di CO2 rispetto alla lettura online per circa 30 minuti.

5. La carta si ottiene da un processo di produzione inquinante.
Falso! L’industria cartaria italiana è sostenibile e costantemente impegnata nella ricerca tecnologica dedicata alla tutela dell’ambiente. Oggi per produrre 1 tonnellata di carta si usano 24 metri cubi di acqua; nel 1970 ne occorrevano 100. Generalmente il 90% dell’acqua che si impiega nel processo produttivo è acqua di riciclo, solo il restante è costituito da acqua di primo impiego.

fonte: www.ilfattoalimentare.it


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Il cartone per bevande non è così riciclabile come si pensava

 

Un recente rapporto di Zero Waste Europe mostra come alcune delle maggiori economie europee riciclino meno cartone per bevande di quanto si pensasse. Le nuove norme dell'UE per il calcolo dei tassi di riciclaggio degli imballaggi rivelano come i Paesi membri e le industrie siano in ritardo nel rendere i cartoni per bevande più eco-sostenibili. È necessario intensificare gli sforzi per raggiungere le ambizioni europee in materia di economia circolare.

Cartoni multistrato: cosa c’è dentro

Entrando in un supermercato è difficile non vederli: i cartoni per bevande sono dappertutto. Contengono latte fresco e a lunga conservazione, latte vegetale, succhi, salse e talvolta zuppe.
La combinazione di materiali stratificati li rende leggeri ma resistenti, previene le perdite e protegge gli alimenti dalla contaminazione, prolungando al contempo la shelf-life dei prodotti. La forma a blocchi dei cartoni li rende facili da immagazzinare e trasportare.
Il cartone per bevande medio è un composito, un materiale multistrato contenente circa il 75% di cartone (cioè carta), il 21% di plastica (o altro polimero sintetico) e il 4% di alluminio; le cifre variano, con un contenuto di carta compreso tra il 53% e l'80%, a seconda della funzione, delle dimensioni e del mercato della confezione. Poiché la materia prima principale proviene perlopiù da legno certificato, il cartone per bevande è considerato un materiale a più basse emissioni rispetto a PET, HDPE, bottiglie di vetro, lattine di metallo e buste stand-up. Ma gli standard di riciclaggio emergenti mettono in discussione le sue prestazioni ambientali.

Le nuove regole UE e il crollo dei tassi di riciclo del cartone per bevande

Nel 2019 e nel 2020, secondo l'Alliance for Beverage Cartons and the Environment (ACE), in media poco più della metà di tutti i cartoni per bevande (51%) immessi sul mercato dell'UE sono stati riciclati. Se ne deduce che il resto finisce nell’indifferenziato con altri rifiuti o incenerito, come afferma il rapporto Zero Waste Europe. Ma anche il tasso del 51% potrebbe essere sovrastimato se i tassi di riciclaggio fossero rivisti in base alle nuove regole dell'UE sugli imballaggi, afferma lo studio. Dal 2022, il tasso di riciclaggio per gli imballaggi compositi sarà calcolato in base alla riciclabilità di ciascuno dei materiali che li compongono, a meno che la loro proporzione non sia significativa (inferiore al 5%).
Lo studio si concentra sui casi di Germania, Spagna, Svezia e Regno Unito (che non è più membro dell'UE, ma è impegnato lo scorso anno a recepirne le norme post-Brexit sugli imballaggi), le cui prestazioni di riciclaggio per il cartone per bevande diminuiscono drasticamente con la nuova regolamentazione: il tasso di riciclaggio del 75% della Germania diventa 47,8%; la Spagna scende dall'80% al 21,4%; la Svezia dal 33% al 21,9%; il Regno Unito dal 36% al 29,5%.
"I quattro paesi sono ampiamente rappresentativi dell’intera Europa e dei suoi diversi tassi di riciclaggio: alti, bassi e medi", spiega Vera Lahme, consulente e coautrice del rapporto commissionato da Zero Waste Europe, interpellata da Materia Rinnovabile. “Si prevede che tutti i tassi di riciclaggio attualmente riportati nell'UE diminuiranno probabilmente in modo significativo quando i nuovi metodi di comunicazione diventeranno obbligatori. ACE attualmente contiene i dati sugli attuali tassi di riciclaggio, ma questi non vengono calcolati utilizzando il nuovo metodo di calcolo e non siamo sicuri di come questi vengano calcolati. Abbiamo scoperto che questi tassi sovrastimano ciò che sta realmente accadendo nel mercato per i nostri 4 casi di studio e ci aspettiamo che questo avvenga anche per gli altri paesi dell'UE. Questo significa che il tasso medio di riciclaggio in Europa potrebbe essere significativamente inferiore rispetto a quello dichiarato dall’industria del cartone per bevande."
Inoltre, secondo Zero Waste Europe, i numeri ufficiali per le quantità di cartoni per bevande effettivamente riciclati potrebbero essere ancora inferiori. Il calcolo del tasso di riciclaggio fatto utilizzando il peso originale della confezione, ovvero il peso "immesso sul mercato", può infatti falsare i risultati, poiché i cartoni per bevande smaltiti contengono materiali non di imballaggio, inclusi residui di prodotti, sporco o altri contaminanti, che ne fanno aumentare il carico.

Il cartone per bevande ha un problema con la circolarità

Sono diversi i fattori critici che rendono difficile per il cartone per bevande conformarsi ai principi dell'economia circolare. La raccolta è uno dei problemi. I tassi di raccolta del cartone per bevande variano ampiamente tra i paesi, dal primato della Germania (87,4%), alla Spagna (51,2%), al Regno Unito (48%) e alla Svezia (40,1%), con tassi di raccolta inferiori che aumentano il rischio di avere cartoni inceneriti anziché riciclati.
Poi c'è la natura composita del cartone. La carta è riciclabile, ma la plastica e l'alluminio contenuti in questo tipo di packaging non lo sono. Lo smistamento del cartone per bevande richiede quindi una selezione manuale o una tecnologia più avanzata per individuare elementi non cartacei. Alcuni paesi raccolgono il cartone multistrato separatamente dalla carta e dal cartone normale (ad esempio la Germania), mentre altri raccolgono tutto insieme (ad esempio la Svezia), il che può portare a errori di smistamento. Inoltre, le cartiere regolari non possono elaborare e riciclare facilmente il contenuto di carta nei cartoni per bevande, che richiedono operazioni specializzate. Ma l'Europa conta solo 20 impianti di questo tipo, che non riescono a tenere il passo con l'intera quantità di rifiuti di cartone raccolti e selezionati. Ad esempio, nel Regno Unito, circa 60.000 tonnellate di materiale vengono immesse sul mercato, ma il suo unico stabilimento specializzato può lavorare solo 25.000 tonnellate, mentre i tre stabilimenti specializzati della Germania devono fornire la copertura per l'intero paese. Le cartiere specializzate nei quattro paesi studiati utilizzano il cosiddetto "metodo di separazione singola", che separa le fibre di cartone dagli strati di alluminio e polietilene utilizzando acqua in quello che assomiglia al cestello di una lavatrice.
In ogni caso, circa il 25% di un cartone per bevande viene comunque incenerito. Dal momento che le nuove regole guardano alla riciclabilità di ogni materia prima che compone l'imballaggio, lasciar fuori dal processo di riciclo la plastica e l'alluminio mina gravemente le prestazioni di riciclabilità, già influenzate dalle perdite di raccolta, smistamento e rifiuti di lavorazione. Finora gli sforzi per riciclare i componenti non cartacei del cartone multistrato sono stati finanziariamente non convenienti. "Le cartiere specializzate hanno una produzione di materiale inferiore rispetto alle normali cartiere”, spiega Lahme. “Inoltre, il processo è più dispendioso in termini di energia e tempo e produce più rifiuti, sebbene produca anche prodotti di carta di alta qualità. Ma nel complesso raggiungere delle economia di scala sembra essere più difficile rispetto agli stabilimenti convenzionali ".
Una maggiore attenzione alla riciclabilità di ciascun componente del cartone riporta inoltre l'attenzione sulla longevità della loro vita utile e sulla circolarità complessiva del materiale. Il Circular Economy Action Plan 2020 della Commissione europea vede la circolarità come "una parte essenziale di una più ampia trasformazione dell'industria verso la neutralità climatica e la competitività a lungo termine" e la riduzione dei rifiuti degli imballaggi è una priorità assoluta. Ma in un'economia circolare, prodotti e materiali dovrebbero essere mantenuti il ​​più a lungo possibile, afferma l'ONG Food Packaging Forum: una sfida particolarmente difficile per i cartoni per bevande.

Alimentare la deforestazione

La produzione di cartoni per bevande richiede fibre di legno lunghe e di alta qualità che si trovano principalmente nelle foreste di conifere a crescita lenta alle latitudini settentrionali. Le fibre riciclate sono troppo corte per essere materia prima per i cartoni da bevande e questo li rende dipendenti dalla fornitura di fibre vergini. Mentre l'Europa si impegna per un'economia a zero emissioni di carbonio, i cartoni per bevande sollevano preoccupazione per il loro ruolo nell'alimentare la deforestazione di boschi ricchi di carbonio e per i maggiori impatti ambientali rispetto al cartone da imballaggio medio, sottolinea Zero Waste Europe. Ma questo solleva anche preoccupazioni sulla loro circolarità. Anche quando si ricorra a impianti specializzati nel riciclare i cartoni multistrato, le fibre di carta recuperate saranno più corte della materia prima originale. Non possono quindi essere reimmesse nel ciclo di produzione del cartone per bevande e vengono invece riciclate in prodotti di qualità inferiore (downcycling), il che rende impossibile chiudere davvero il cerchio.

Preoccupazioni per la sicurezza dei materiali riciclati negli imballaggi alimentari

L'innovazione del design del cartone per bevande potrebbe essere un punto di svolta per la circolarità degli imballaggi, afferma il rapporto. Tetra Pak, la più grande azienda di imballaggi alimentari a livello globale, mira ad aumentare la dipendenza del cartone da materiali rinnovabili e riciclati utilizzando alternative di origine vegetale alla plastica prodotta da combustibili fossili e utilizzando più polimeri e carta riciclati. Ma l'utilizzo di materiali riciclati per gli imballaggi alimentari solleva preoccupazioni per la sicurezza, poiché sostanze chimiche non sicure potrebbero migrare verso alimenti e bevande, ha avvertito Jane Muncke, amministratore delegato del Food Packaging Forum, in un recente evento ACE sulla sostenibilità degli imballaggi nell'UE. Un collo di bottiglia per i produttori di cartone. "Ci siamo impegnati a utilizzare plastica riciclabile nei nostri imballaggi, se è sicura e disponibile", ha affermato Heike Schiffler, vicepresidente di Tetra Pak per la sostenibilità per l'Europa e l'Asia centrale nello stesso evento. “Ma non possiamo scendere a compromessi sulla sicurezza. Anche laddove siano disponibili materiali riciclabili, le applicazioni del mercato finale non sono così facili da trovare per questi materiali, c'è molta resistenza ". Rimangono ulteriori domande su come l'innovazione possa affrontare la dipendenza del cartone dalle fibre lunghe e il suo inevitabile downcycling dopo l'uso.

Raccolta e sistemi di deposito cauzionale

Anche la ricerca di soluzioni per problemi cronici di raccolta e smistamento è fondamentale per aumentare la circolarità del cartone. I sistemi di deposito cauzionale o Deposit Refund Schemes (DRS), che chiedono alle persone piccole somme di denaro restituite quando riportano i loro cartoni da riciclare, potrebbero essere la soluzione più efficace per massimizzare i tassi di raccolta, afferma il rapporto, poiché aiutano a raccogliere tra l'80 e il 99% degli imballaggi per bevande. La raccolta differenziata dei cartoni ridurrebbe anche le complessità e gli errori nello smistamento e nella lavorazione. Anche la definizione di obiettivi di riciclaggio è fondamentale. Nei quattro paesi studiati, solo la Germania ha un obiettivo di riciclaggio del 75% dedicato ai cartoni per bevande.
"La priorità risiede in un migliore sistema di raccolta e smistamento in quanto questo costituisce la base per un riciclaggio efficace", afferma Lahme. “Un design migliorato produrrebbe solo miglioramenti minimi nel riciclaggio se i cartoni non vengono catturati in primo luogo o vengono persi nei processi di smistamento. Ma anche l'infrastruttura di riciclaggio (cartiere specializzate) deve essere presente per riciclare quanto più materiale raccolto possibile ".

fonte: www.renewablematter.eu


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Acquisti online post pandemia: cresce il quantitativo di packaging e crescono i rifiuti

Confezionare i beni che consumiamo per il trasporto via corriere comporta un utilizzo di materiali decisamente maggiore rispetto agli acquisti fatti direttamente in negozio e, senza regole e buon senso, aumentano i rifiuti. Al netto dell'impero di Amazon, dagli Stati Uniti arrivano tanti esempi virtuosi




L’anno della pandemia ha segnato un’accelerazione degli acquisti online a sfavore delle compere in negozio. Un trend che, con la stagione dei regali, ha visto un’ulteriore crescita. Tra i tanti problemi che questa tendenza porta con sé da un punto di vista ambientale, non ultimo è l’aumento della produzione di rifiuti: confezionare i beni che consumiamo per il trasporto via corriere, infatti, comporta un utilizzo di materiali decisamente maggiore rispetto agli acquisti fatti direttamente in negozio.

Così, nel Natale appena passato, sotto l’albero ci siamo trovati milioni di scatole e scatoloni entrati nel ciclo dei rifiuti. Negli Stati Uniti, dove gli acquisti online erano molto diffusi già prima della pandemia, il fenomeno assume dimensioni preoccupanti e c’è chi sta provando a trovare soluzioni.

Più Internet vuol dire più imballaggio

Secondo dati del Department of Commerce, nel secondo quadrimestre del 2020 i consumatori americani hanno speso 211 miliardi di dollari online, il 16 per cento del totale degli acquisti, segnando un aumento del 44,5 per cento rispetto allo stesso periodo del 2019. Nonostante una lieve flessione nel terzo quadrimestre dovuta alla riapertura dei negozi, l’e-commerce sembra il grande vincitore dell’anno che sta per finire. A conferma, basta citare un dato: nel secondo quadrimestre dell’anno, Amazon ha registrato un aumento del 40 per cento delle vendite per una cifra record pari a 88.9 miliardi di dollari.

Tutti questi acquisti arrivano nelle case dei consumatori imballati in confezioni spesso sovradimensionate. Secondo il rapporto mensile sui contenitori in cartone pubblicato lo scorso luglio dall’American Forest & Paper Association, nel primo semestre del 2020, la produzione di questi contenitori negli Usa è stata del 5 per cento maggiore rispetto allo stesso periodo del 2019.

La spinta è arrivata dal settore residenziale, proprio per via dell’aumento delle consegne a domicilio e del ricorso all’e-commerce. E non c’è solo cartone nei pacchi consegnati nelle nostre case: spesso le confezioni contengono plastica e polistirolo per proteggere i prodotti in esse contenuti. Secondo il rapporto E-Commerce Plastic Packaging – Global Market Outlook, il mercato globale degli imballaggi in plastica per l’e-commerce raggiungerà i 28,60 miliardi di dollari nel 2027, quando nel 2019 ammontava a 9,62 miliardi. Il rapporto cita la crescente penetrazione di Internet e degli acquisti online tra i fattori principali di questa crescita.

Se a restituire all’azienda ci pensa lo stesso corriere

Il problema è reale e tante sono le aziende che stanno esplorando soluzioni. Da una parte, c’è la necessità di confezionare meglio ed evitando lo spreco di materiali: diverse sono le associazioni di categoria che stanno portando l’attenzione verso la spesso frustrante esperienza del consumatore che si ritrova ad aprire grossi pacchi multistrato per scartare prodotti dalle dimensioni ridotte. Dall’altra c’è una spinta a riciclare di più e meglio gli imballaggi. L’Environmental Protection Agency la scorsa primavera ha pubblicato una serie di video informativi per diffondere buone pratiche legate al riciclo, con una particolare enfasi sui cartoni per gli imballaggi, e alcune aziende stanno iniziando a prediligere materiali facilmente differenziabili e riciclabili.

Ma soprattutto si sta diffondendo sempre di più l’idea che le confezioni possano essere utilizzate più volte. In questo filone si inseriscono diverse esperienze che cercando di eliminare gli imballaggi usa e getta dalla catena dell’e-commerce. Tra queste c’è The Lime Loop che offre alle aziende la possibilità di utilizzare i propri servizi e imballaggi per garantire ai propri consumatori un’esperienza di acquisto online a rifiuti zero. Lime Loop fornisce ai propri clienti delle confezioni riutilizzabili all’interno delle quali il consumatore finale riceve i prodotti ordinati online, per poi restituire il contenitore semplicemente dandolo in consegna al corriere. Le confezioni prodotte da Lime Loop sono realizzate in vinile riciclato da vecchi cartelloni pubblicitari. Le aziende le affittano e sono riutilizzabili fino a 2000 volte. Quando il pacco arriva a destinazione, il cliente tira fuori i suoi prodotti, appone sulla confezione un’etichetta di spedizione inclusa nel pacco e lascia o spedisce il contenitore vuoto al corriere che lo restituisce al mittente.

Imballaggi su misura

La startup ha creato anche una app attraverso la quale le aziende possono tracciare le consegne, valutare la soddisfazione dei propri clienti e l’impatto ambientale della scelta di confezioni riutilizzabili. Molto simile è il modello di RePack, nata in Europa nel 2011 e arrivata anche negli Stati Uniti nel 2019. Repack offre ai commercianti che aderiscono le proprie buste riutilizzabili, le loro confezioni sono meno durevoli, ma i vantaggi sono comunque assicurati, non solo per l’ambiente ma anche per i budget delle aziende che, sul lungo periodo, spendono meno in imballaggi. Tante altre sono le aziende che progettano e vendono ai negozi online confezioni riutilizzabili.

Un esempio è quello di Returnity che offre imballaggi su misura e personalizzati sulla base degli specifici bisogni dei diversi venditori che possono ordinarne le quantità di volta in volta desiderate. Concetto simile ma design decisamente meno accattivante per Reusepac e Livingpackets. Il tema interessante, e che approfondiremo molto presto su EconomiaCircolare.com, è per chi invece chi si spinge ancora più in là proponendo alle aziende, non solo gli imballaggi per la consegna, ma contenitori riciclabili per i loro stessi prodotti, come fa Terracycle con il suo sistema Loop.

Intanto, nel nostro Paese sono ancora pochi i negozi online che si servono di imballaggi riutilizzabili. E allora buoni propositi per il nuovo anno: gli acquisti della Befana, meglio farli in negozio.

fonte: economiacircolare.com/


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Ricerca. Il 96% degli italiani chiede che il packaging da asporto sia sostenibile e facile da riciclare

A rivelarlo un nuovo studio di Pro Carton. Il take away è amato soprattutto nel Sud. Al primo posto: Reggio Calabria, poi Cagliari e Catania. Ad ordinare sono più uomini che donne


Il packaging da asporto deve essere non solo sostenibile, ma anche facile da riciclare. È quello che emerge con parere quasi unanime (96%) da nuova ricerca, commissionata da Pro Carton - associazione europea che riunisce i produttori di cartone e cartoncino - condotta su un campione di 1005 intervistati, che ha voluto approfondire cosa pensano gli italiani sull’imballaggio d’asporto.

Buona volontà
La buona volontà degli italiani è confermata dal fatto che il 56% degli intervistati pulisce e ricicla l’imballaggio d’asporto, se possibile. Per il 10%, invece, è un vero tormento, la cosa che più odiano fare, mentre il 34% non lo ricicla o la fa raramente. Tra le motivazioni che portano a buttare il packaging usato per l’asporto - riciclabile - nell’indifferenziata figurano: troppo complicato da ripulire (55%), ingombro elevato (18%), il non sapere cosa può essere riciclato e cosa invece no (17%), mentre il 12 % ammette che l’obiettivo dell’asporto è proprio quello di risparmiare tempo nel ripulire e l’11% che è troppo trambusto dover pulire i contenitori.

Reggio Calabria regina del take away
La ricerca ha inoltre sorprendentemente rivelato che la città in cui si ordina più cibo d’asporto è Reggio Calabria (con una media di circa 5,5 volte al mese), seguita da Cagliari (5,1 volte/mese) e Catania (4,8 volte/mese). Fanalini di coda nell’asporto risultano invece Livorno (1,3 volte/mese), Trieste (2,2 volte/mese), Torino (2,5 volte/mese) e Milano (2,7 volte/mese). La fascia d’età più interessata al takeaway è quella tra i 35 e i 44 anni (4.5 volte al mese), seguita da quella 22-28 e 29-34, con una media di 4,3 volte al mese. A consumarne meno sono invece gli over 65 con una media di 2,2 volte al mese. Nonostante non ci sia una grande differenza tra uomini e donne, i primi ordinano di più: 3,7 volte al mese contro 3,3 delle donne.

Tony Hitchin, Direttore Generale di Pro Carton, ha dichiarato: “La domanda di cibo d’asporto è aumentata nel 2020 a causa dei diversi lockdown nazionali. Questa ricerca fornisce uno spunto di riflessione per i brand che mirano a ridurre l’impatto ambientale, che dipende in parte dalla scelta del packaging per confezionare i loro cibi. Gli italiani si mostrano volenterosi, ma spesso confusi su cosa e come differenziare l’imballaggio d’asporto. Oggi sempre più contenitori per il takeaway sono in cartone, dai bicchieri, alle coppette del gelato, ai contenitori per insalate o panini, e dunque facilmente riciclabili se puliti dai residui di cibo”.

fonte: www.e-gazette.it


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"Vecchio cartone", canzone di Elio per riciclo della carta

Idea del consorzio Comieco per insegnare a riciclare bene













Una canzone e un video di Elio e le Storie Tese per insegnare (ridendo) a riciclare correttamente carta e cartone. L'idea l'ha avuta il Comieco, il consorzio del riciclo di questo materiale. Un sondaggio sulle abitudini di riciclo degli italiani aveva rivelato che gli Elii sono il complesso ritenuto più adatto a veicolare un messaggio ecologico. Così il consorzio ha proposto loro di scrivere una canzone sul riciclo di carta e cartone. Il complesso (in teoria si sarebbe sciolto, ma con loro non si sa mai) ha accettato la sfida, e così è nata "Vecchio cartone" (disponibile su YouTube).


Uno ska demenziale, ispirato alla Canzone intelligente di Cochi e Renato, dove uno scatolone gettato da Elio rimprovera il cantante di non averlo smaltito correttamente, togliendo nastro adesivo e graffette metalliche. Fra cori di scatoloni, tormentoni demenziali e una cartomante che esce dal cassonetto, canzone e video insegnano a riciclare correttamente. "Il cartone non è bello se non è riciclarello, il polistirolo non è riciclarolo", cantano gli Elii, "getta la carta che non va nella carta, scarta la carta che non va nella carta" (cioè stagnola e carta forno)", "elimina la plastica".



Il webinar del Comieco per presentare "Vecchio Cartone", in mano ad Elio e ai suoi è diventato una perfomance demenziale. Il vocalist ha spiegato ironicamente che il suo complesso nasce ecologico, dato che già nell'89 con la canzone "Silos" del primo album propugnava il riciclo delle sostanze secrete dal corpo umano. "Lo scioglimento del nostro complesso - ha rivelato - è partito quando Rocco Tanica ha gettato uno scontrino nel bidone della carta" (cosa scorrettissima perché gli scontrini hanno sostanze chimiche che non si prestano al riciclo). Il bassista Faso ha spiegato che il complesso all'inizio della sua carriera fece lo sbaglio di gettare un disco di Maria Carta nel cassonetto della carta, ed Elio ha risposto che "i dischi di Marco Carta vanno gettati nell'indifferenziato". "E' più facile fare canzoni che insegnino quello che non va fatto", ha concluso il cantante, annunciando "e adesso una canzone dei Subsonica che dice 'me ne frego del riciclo'!".

fonte: www.ansa.it

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End of waste, il ministro Costa ha firmato il regolamento per il riciclo di carta e cartone

«L’end of waste è un tassello indispensabile per la valorizzazione del potenziale dei rifiuti e può dare un forte contributo allo sviluppo delle potenzialità del settore di riciclo»




Un altro tassello nel puzzle dell’end of waste, ovvero la normativa per la cessazione della qualifica di rifiuto al termine di un processo di recupero, sta andando al suo posto dopo lunghissima attesa: il ministro dell’Ambiente Sergio Costa ha firmato il regolamento recante la disciplina per l’end of waste di carta e cartone, elaborato a seguito di numerosi incontri tecnici e consultazioni con Ispra e gli operatori del settore, nonché l’Iss per la valutazione degli impatti sull’ambiente e salute umana.

In tutto si tratta di 7 articoli (che definiscono gli ambiti di applicazione, i criteri ai fini della cessazione della qualifica di rifiuto, gli scopi specifici di utilizzabilità) e 3 allegati: l’allegato 1 reca i criteri generali ai fini della cessazione della qualifica di rifiuto, con esplicito riferimento alla norma UNI EN 643; l’allegato 2 individua gli scopi specifici per cui sono utilizzabili la carta e cartone recuperati; l’allegato 3 riporta il modello della dichiarazione di conformità (DDC), redatta sotto forma di dichiarazione sostitutiva di atto di notorietà, che reca l’anagrafica del produttore e le dichiarazioni del produttore sulle caratteristiche della carta e cartone recuperati.

Come aggiungono da Assocarta, dopo la pubblicazione ufficiale (prevista fra qualche settimana) ci saranno sei mesi per adeguare le autorizzazioni, ma sono subito in vigore nuovi parametri indicati dal ministero.

Ad oggi la carta complessivamente raccolta in Italia (dati 2018) si aggira intorno ai 5,3 milioni di tonnellate, cui si aggiunge quella proveniente da rese e da altre attività industriali per un totale di circa 6,65 milioni di tonnellate. Carta da macero che può essere riciclata come materia prima seconda ad opera dell’industria cartaria, nonché in industrie che utilizzano come riferimento la norma UNI EN 643: il regolamento ministeriale stabilisce dunque modalità e criteri in applicazione per i materiali derivanti dal trattamento di carta e cartone che, cessando di essere rifiuti, possono essere re-impiegati nelle filiere industriali.

«L’end of waste è un tassello indispensabile per la valorizzazione del potenziale dei rifiuti e può dare un forte contributo allo sviluppo delle potenzialità del settore di riciclo», commenta il ministro Costa. Ma sotto questo profilo resta molto ancora da fare.

Come ricorda l’Ispra nel suo Rapporto di sostenibilità 2020, è l’Ue che ha iniziato a riformare la disciplina sui rifiuti in ottica end of waste nel 2005, e nel 2008 ha stabilito per la prima volta che taluni rifiuti cessano di essere tali se vengono recuperati e soddisfano alcuni criteri specifici, diversi a seconda del tipo di rifiuto: tali criteri dovevano essere stabiliti da regolamenti europei o, in assenza di essi, da norme degli Stati membri, applicabili caso per caso per specifiche tipologie di rifiuto. A distanza di oltre 10 anni, il percorso di definizione dei criteri che consentono la cessazione della qualifica di rifiuto è però ancora in corso, e in Italia «la strada appare ancora lunga».

Un esempio su tutti: negli ultimi due anni sono solo tre le norme Eow individuate dal ministero dell’Ambiente (prima di carta e cartone sono stati protagonisti i rifiuti da prodotti assorbenti per la persona e la gomma vulcanizzata granulare). I decreti ancora chiusi in un cassetto, in attesa di essere ultimati, sono invece ancora 14: il decreto per il riciclo dei rifiuti da costruzione e demolizione, quello del pastello di piombo, dei rifiuti di gesso, dei rifiuti inerti da spazzamento strade, del pulper, quello relativo a bioremediation e soil washing per il recupero dei terreni sottoposti a bonifica, per gli oli alimentari esausti, per il vetro sanitario, per i fanghi da forsu e per la produzione di olii, per la vetroresina, per le plastiche miste con recupero meccanico, per le plastiche miste con recupero chimico, per le ceneri da altoforno e per i residui da acciaieria.

fonte: www.greenreport.it


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Rifiuti: al Sud una riscossa dimezzata

L’ECOTTIMISTA – Nella sua rubrica settimanale, il giornalista Antonio Cianciullo rivela che sul fronte del recupero dei rifiuti – in questo caso la carta – la riscossa del Meridione è possibile. Ma la buona volontà dei cittadini non basta




Sul fronte rifiuti la riscossa del Meridione è possibile. E la risposta dei cittadini arriva ogni volta che si creano le premesse giuste. L’ultimo caso è la raccolta di carta e cartone nelle aree in ritardo sugli obiettivi della differenziata. In queste zone il Comieco, il consorzio per la raccolta degli imballaggi in carta, ha impostato una campagna mirata che ha prodotto risultati. Nel 2019 la raccolta è cresciuta del 3% e nel Sud l'incremento ha toccato l'8,5%. Non solo ogni abitante ha messo da parte oltre un chilo di carta e cartone in più rispetto al 2018 superando per volumi raccolti il Centro Italia. Ma la percentuale di impurità (la chiave per definire qualità ed economicità del servizio) è scesa sotto la soglia del 3%.

Insomma lo schema un po’ di maniera che vede, in questo settore, un’Italia a tre velocità guidata dal Nord si sta cominciando a incrinare. Già nel 2015 Sardegna, Campania e Abruzzo hanno battuto, per la raccolta differenziata, Toscana, Liguria e Valle d’Aosta. Segno di una mappa che si va facendo sempre più articolata: nelle aree meridionali in cui le amministrazioni danno messaggi chiari e continuativi, la collaborazione dei cittadini si attiva.

I cittadini però possono risolvere solo metà del problema: fornire la materia che da rifiuto può rinascere trasformandosi in oggetti. Ma la bacchetta magica per realizzare la metamorfosi solo in forza della virtù ambientale non è stata ancora inventata. Per ora dobbiamo restare ai principi che governano le trasformazioni fisiche e chimiche e ai sistemi industriali che regolano il processo. Per dare gambe all’economia green ci vogliono impianti green. Senza impianti avanzati non resta che affidarsi ai vecchi sistemi, che tra l’altro hanno lasciato ampi margini di manovra alla criminalità organizzata.

“Il potenziale di miglioramento della gestione dei rifiuti nel Sud Italia si scontra con la carenza di impianti”, spiega Alessandro Marangoni, amministratore delegato di Althesys, la società di ricerca che organizza il WAS Annual Report, l’analisi degli investimenti effettuati dalle utility ambientali in questo campo. “Se i dati di raccolta differenziata mostrano un miglioramento negli ultimi anni, il trattamento e la valorizzazione dei materiali per il riciclo al Sud non decolla perché non ci sono gli impianti. Risultato? Grandi viaggi di questi materiali, con relativi costi e impatti ambientali, verso il Centro Nord”.

Secondo i dati del WAS Annual Report, a fronte di un rapporto nazionale tra investimenti e valore della produzione pari al 3,8% e uno tra investimenti e popolazione pari a 7,14 euro per abitante servito, nel Sud e nelle Isole i valori sono molto più bassi, 2,8% per gli investimenti e 3,64 euro per abitante servito. Mentre nel Nord e nel Centro Italia oltre il 60% (e fino al 74%) degli investimenti delle aziende è indirizzato agli impianti, nel Meridione e nelle Isole si scende a meno di un terzo del totale. La gran parte dei fondi serve a finanziare attrezzature e automezzi per la raccolta. Con il piccolo problema che, una volta fatta la raccolta, non si sa dove inviare i materiali.

fonte: www.lastampa.it


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Riciclabilità: così viene testata in laboratorio | VIDEO

Un video che evidenzia le principali fasi a cui un imballaggio viene sottoposto per verificarne la riciclabilità in laboratorio
















Gli imballaggi cellulosici sono da sempre riciclabili all’interno dei processi cartari, ma i nuovi trattamenti o gli accoppiamenti con altri materiali e sostanze non sempre rendono le fibre disponibili per il successivo riciclo in cartiera. Per fortuna le aziende hanno a disposizione la norma tecnica UNI 11743, sviluppata dal metodo Aticelca 501/2017 promosso dalla filiera cartaria, per verificare in laboratorio se i propri imballaggi sono riciclabili e per svilupparli in ottica di sostenibilità prima che arrivino nelle case dei consumatori.

Si tratta di una procedura che simula, in scala ridotta, alcune fasi dei processi industriali necessari a produrre carta e cartone da fibre usate e analizza sia i parametri di processo sia i parametri di qualità del prodotto ottenuto dalle fibre riciclate.

Il video girato presso il laboratorio evidenzia le principali fasi a cui un imballaggio viene sottoposto per verificarne la riciclabilità.





fonte: www.ecodallecitta.it



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Comieco: la ristorazione a misura di ambiente parte da carta e cartone

Al via il nuovo step del programma di Comieco di affiancamento al settore della ristorazione per minimizzare sprechi e impatto ambientale: è la volta delle consegne a domicilio




1.500 vaschette e sacchetti in carta e cartone distribuiti ai ristoranti dell’area milanese che hanno aderito all’appello dell’Associazione “Con voi da casa”, per incentivare la consegna di pranzi e cene a domicilio in questo periodo emergenziale.

Questo è l’ultimo step del percorso che Comieco, Consorzio Nazionale Recupero e Riciclo degli imballaggi a base cellulosica, ha avviato da tempo a supporto di una ristorazione attenta all’ambiente, efficiente e sostenibile: dalla “Doggy-bag: Se avanzo mangiatemi”, realizzata nel 2015 con Slow Food, a “Rimpiattino”, progetto sviluppato con FIPE nel 2019 con l’obiettivo di contribuire alla riduzione dello spreco alimentare nei ristoranti. In particolare, con Rimpiattino, sono stati coinvolti oltre 1.000 ristoranti dislocati in tutta Italia che si sono impegnati a diffondere la buona abitudine di chiedere di portare a casa gli eventuali avanzi dei pasti: 35.000 contenitori di cartone sono stati finora consegnati. L’attuale situazione che stiamo vivendo, caratterizzata dalla chiusura di bar e ristoranti e dalla conseguente esplosione delle consegne a domicilio, ha necessariamente spostato l’attenzione dallo spreco alimentare alla necessità di supportare i ristoratori con iniziative nuove e progetti focalizzati sulle alternative alla ristorazione fuoricasa, proprio in questo senso nasce il progetto sperimentale focalizzato sul food delivery.

“Stiamo assistendo ad un’esplosione delle consegne a domicilio, stando ad una recente rilevazione effettuata tra marzo e aprile*, il 60% degli intervistati dichiara di ricorrere al food delivery: tendenza che si consoliderà anche nella fase 2. È quindi molto importante proporre una riflessione e delle soluzioni concrete relative agli imballaggi per l’home delivery. La scelta del materiale è fondamentale per facilitare il recupero e il riciclo. In questo senso gli imballaggi di carta e cartone, oltre a proteggere il prodotto all’interno e ad essere facilmente riciclabili possono essere anche un importante veicolo di informazione al cliente” commenta Carlo Montalbetti, Direttore Generale di Comieco.

“Con questa emergenza le esigenze della nostra clientela sono cambiate e quindi abbiamo dovuto cambiare velocemente il nostro approccio, esplorando strade nuove come quelle del “delivery”, che si è rivelata una scelta strategica e vincente. Utilizzare vaschette riciclabili in carta e cartone per le consegne risponde a una sensibilità sempre più diffusa dei nostri clienti verso i temi ambientali, e noi stessi siamo sempre più favorevoli all’utilizzo di questo materiale. Sono sicuro che questa iniziativa sia un modo per sottolineare l’importanza dell’utilizzo di materiali riciclabili e del loro corretto conferimento, tutelando l’ambiente e al tempo stesso migliorando la gestione di tali rifiuti nelle nostre case”, dichiara Stefano Massimino, founder della pasticceria Ammu, e tra i primi ad aderire a un’iniziativa che abbina, agli obiettivi di business, motivazioni ambientali.

Le realtà che stanno utilizzando sperimentalmente le vaschette in cartone per spedire le proprie specialità a casa sono: AS Borgia, Don Lisander, Identita’ Golose, El Peca, Ammu, GT Bistrot, Coffice, Giangusto, Beverly, 10 Luppoli e Bar Romantic.

*fonte: Osservatorio annuale sul mercato del cibo a domicilio di Just eat

fonte: www.ecodallecitta.it

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