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Comieco: la ristorazione a misura di ambiente parte da carta e cartone

Al via il nuovo step del programma di Comieco di affiancamento al settore della ristorazione per minimizzare sprechi e impatto ambientale: è la volta delle consegne a domicilio




1.500 vaschette e sacchetti in carta e cartone distribuiti ai ristoranti dell’area milanese che hanno aderito all’appello dell’Associazione “Con voi da casa”, per incentivare la consegna di pranzi e cene a domicilio in questo periodo emergenziale.

Questo è l’ultimo step del percorso che Comieco, Consorzio Nazionale Recupero e Riciclo degli imballaggi a base cellulosica, ha avviato da tempo a supporto di una ristorazione attenta all’ambiente, efficiente e sostenibile: dalla “Doggy-bag: Se avanzo mangiatemi”, realizzata nel 2015 con Slow Food, a “Rimpiattino”, progetto sviluppato con FIPE nel 2019 con l’obiettivo di contribuire alla riduzione dello spreco alimentare nei ristoranti. In particolare, con Rimpiattino, sono stati coinvolti oltre 1.000 ristoranti dislocati in tutta Italia che si sono impegnati a diffondere la buona abitudine di chiedere di portare a casa gli eventuali avanzi dei pasti: 35.000 contenitori di cartone sono stati finora consegnati. L’attuale situazione che stiamo vivendo, caratterizzata dalla chiusura di bar e ristoranti e dalla conseguente esplosione delle consegne a domicilio, ha necessariamente spostato l’attenzione dallo spreco alimentare alla necessità di supportare i ristoratori con iniziative nuove e progetti focalizzati sulle alternative alla ristorazione fuoricasa, proprio in questo senso nasce il progetto sperimentale focalizzato sul food delivery.

“Stiamo assistendo ad un’esplosione delle consegne a domicilio, stando ad una recente rilevazione effettuata tra marzo e aprile*, il 60% degli intervistati dichiara di ricorrere al food delivery: tendenza che si consoliderà anche nella fase 2. È quindi molto importante proporre una riflessione e delle soluzioni concrete relative agli imballaggi per l’home delivery. La scelta del materiale è fondamentale per facilitare il recupero e il riciclo. In questo senso gli imballaggi di carta e cartone, oltre a proteggere il prodotto all’interno e ad essere facilmente riciclabili possono essere anche un importante veicolo di informazione al cliente” commenta Carlo Montalbetti, Direttore Generale di Comieco.

“Con questa emergenza le esigenze della nostra clientela sono cambiate e quindi abbiamo dovuto cambiare velocemente il nostro approccio, esplorando strade nuove come quelle del “delivery”, che si è rivelata una scelta strategica e vincente. Utilizzare vaschette riciclabili in carta e cartone per le consegne risponde a una sensibilità sempre più diffusa dei nostri clienti verso i temi ambientali, e noi stessi siamo sempre più favorevoli all’utilizzo di questo materiale. Sono sicuro che questa iniziativa sia un modo per sottolineare l’importanza dell’utilizzo di materiali riciclabili e del loro corretto conferimento, tutelando l’ambiente e al tempo stesso migliorando la gestione di tali rifiuti nelle nostre case”, dichiara Stefano Massimino, founder della pasticceria Ammu, e tra i primi ad aderire a un’iniziativa che abbina, agli obiettivi di business, motivazioni ambientali.

Le realtà che stanno utilizzando sperimentalmente le vaschette in cartone per spedire le proprie specialità a casa sono: AS Borgia, Don Lisander, Identita’ Golose, El Peca, Ammu, GT Bistrot, Coffice, Giangusto, Beverly, 10 Luppoli e Bar Romantic.

*fonte: Osservatorio annuale sul mercato del cibo a domicilio di Just eat

fonte: www.ecodallecitta.it

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Gadda: ‘La nostra società non spreca soltanto cibo ma anche libri’



Torino, 21 febbraio 2020 - L’On Gadda al Festival del Giornalismo Alimentare partecipa al panel: “Da Doggy Bag a Food Bag. Il diritto agli avanzi senza vergogna”. Gadda: “La legge 166 parla di economia circolare che recupera beni per dare delle risposte a dei bisogni sociali. La nostra società non spreca soltanto cibo ma prodotti per l'igiene intima, cancelleria e anche libri”







cittaeco

Italiani al ristorante, ecco quanto sprechiamo

Lo rileva l'indagine condotta dall'Istituto Green Bocconi per conto di Metro Italia


















Lo spreco alimentare si combatte anche mangiando fuori casa. In Italia ogni anno si sprecano 5,6 milioni di tonnellate di cibo e più della metà di queste eccedenze, il 57%, si produce nelle prima parte della filiera, tra produttori, distributori e – appunto – ristorazione, settore che in Italia conta oltre 320.000 tra ristoranti, bar, take away, pasticcerie e gelaterie. Cosa fanno per contrastare il fenomeno e qual è la sensibilità di imprenditori e clienti al riguardo, lo ha indagato una ricerca condotta da per conto di Istituto Green Bocconi per conto di Metro Italia

“Secondo i risultati emersi dalla ricerca, che ha visto coinvolti e messo a confronto ristoratori e clienti in tutta Italia, si stima che nei ristoranti italiani si gettino tra i 3 e i 5 sacchi a settimana di rifiuti organici - afferma Fabio Iraldo, docente all’Istituto di Management della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa e direttore scientifico Istituto Green Università Bocconi - uno spreco percepito dai ristoratori, nell’84% dei casi, come un costo e/o una perdita e che secondo l’89% dei consumatori finali incide negativamente sul conto presentato a fine pasto”.
Un terzo dei ristoratori intervistati mette in campo azioni antispreco. Tra le iniziative più diffuse ci sono: processi di minimizzazione degli scarti in cucina, attrezzature per la migliore conservazione dei cibi, ottimizzazione degli acquisti, revisione del menù in ottica antispreco, possibilità di scelta per il cliente di porzioni alternative e ridotte, doggy bag e cibo da asporto.
Tra queste, la cosiddetta 'doggy bag' che consente ai clienti di portare gli avanzi a casa fatica a prendere piede sebbene per l'86% degli intervistati sia uno strumento fondamentale. Ma perché non la chiediamo? Perché è avanzato poco cibo (78%), perché il cibo non è gradito (68%), perché l'asporto non è pratico soprattutto se poi non si va direttamente a casa (67%) e perché crea imbarazzo (55%). Fa eccezione il Nord-Ovest, dove la doggy bag è molto più richiesta rispetto ad altre aree del Paese.
Ma se il quadro è disomogeneo, a mettere d’accordo i consumatori è l’idea che questo cibo dovrebbe essere donato a chi ne ha bisogno (92%). Ma, secondo la ricerca, si dona ancora troppo poco non sfruttando pienamente la legge Gadda, la cosiddetta legge ‘antispreco’
In questo quadro si inserisce il protocollo d’intesa siglato tra Metro Italia, fondazione Banco Alimentare e Istituto Management Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa che ha l’obiettivo di definire un percorso comune volto a promuovere la cultura della lotta allo spreco alimentare nel mondo della ristorazione in Italia.
In tema di lotta agli sprechi alimentari "il nostro Paese è sicuramente all’avanguardia, grazie sia agli aspetti normativi sia all’impegno che tanti soggetti della società civile da anni dedicano al recupero delle eccedenze alimentari, in particolare per fini sociali – dichiara Giovanni Bruno, presidente della fondazione Banco Alimentare Onlus - La collaborazione tra profit e non profit, secondo la nostra trentennale esperienza, è la chiave per ottenere risultati concreti".
"Per questa ragione abbiamo accolto con grande favore la proposta di sottoscrivere un protocollo d’intesa - aggiunge Bruno - per avviare un tavolo di studio volto a individuare quali siano le buone pratiche da seguire per diminuire lo spreco nella ristorazione, arrivando a redigere così un vademecum con adeguate linee guida”.

Metro Italia, un vademecum del ristoratore sostenibile entro l'estate
Nella lotta allo spreco alimentare, Metro Italia annuncia la pubblicazione entro l'estate del Vademecum del ristoratore sostenibile, "un manuale - spiega Tanya Kopps, Ceo di Metro Italia - che conterrà indicazioni utili per ridurre gli scarti e informare sulle opportunità offerte dalla legge 166/2016”. Il Vademecum sarà distribuito ai professionisti dell’Horeca (Hostellerie, Restaurant, Caffè, Catering) in tutta Italia e sarà promosso attraverso iniziative di sensibilizzazione.
Dal punto di vista normativo, ricorda Maria Chiara Gadda, capogruppo di Italia Viva in Commissione Agricoltura alla Camera, "la legge 'antispreco' è la prima legge di economia circolare nel nostro Paese che ha coniugato la solidarietà sociale con il recupero delle eccedenze alimentari all’interno della filiera produttiva. I numeri - aggiunge la prima firmataria della legge 166/2016 - confermano, con un incremento medio del 25% delle donazioni, che la strada della semplificazione burocratica e delle agevolazioni fiscali è il modo giusto di procedere".
La legge 166, ricorda Gadda, "offre risposte e opportunità che prima non esistevano creando una rete tra enti non profit e imprese per una gestione efficiente delle eccedenze. Lo spreco si combatte in tutte le fasi della filiera alimentare. La ristorazione ha un ruolo importante, ottimizzando i processi e donando le eccedenze per solidarietà sociale, e coinvolgendo i cittadini nella prevenzione e nelle buone pratiche come la doggy bag”.

Cosa dice la 'legge antisprechi'
La Legge 166 cosiddetta “antisprechi” è entrata in vigore il 14 settembre del 2016. Nasce con l’obiettivo di limitare gli sprechi, promuovendo nel contempo la redistribuzione delle eccedenze alimentari e farmaceutiche per fini di solidarietà sociale destinandoli a chi ne ha più bisogno.
Dal 2018 viene ampliato il paniere dei beni donabili che beneficiano delle agevolazioni fiscali e delle disposizioni introdotte: oltre agli alimenti e ai farmaci, possono essere donati articoli di medicazione, i prodotti per la cura e l’igiene della persona e della casa e quelli di cartoleria e cancelleria. Estese inoltre le agevolazioni fiscali alle donazioni a favore di tutti gli enti del Terzo Settore che si iscriveranno nel Registro unico nazionale, incluse cooperative e imprese sociali.
La donazione non si considera “cessione” ai fini fiscali e dunque non genera ricavi, consentendo, quindi all’impresa di dedurre tutti i costi ai fini Iva, le operazioni sono equiparate a quelle di distruzione dei beni: nessuna imposta sulle merci in uscita, mentre è riconosciuta la detrazione dell’Iva assolta a monte.
Ogni anno in Italia sono 5,6 milioni le tonnellate di cibo prodotto in eccedenza lungo tutta la filiera agroalimentare, dalla produzione al consumo finale. Il 57% di queste eccedenze è generato dalla prima parte della filiera: produttori, distributori e operatori della ristorazione; il 43% dai consumatori finali.

fonte: https://www.adnkronos.com/

In Valle di Susa la ristorazione (e non solo) è ecosostenibile
















A un anno dal lancio degli ecoristoranti nel territorio, sono 18 quelli che hanno confermato l’adesione al network nazionale. Dopo 12 mesi continua con successo il percorso degli Ecoristoranti in Valsusa. La rete, promossa sul territorio valsusino da Acsel s.p.a., è stata lanciata circa un anno fa con una cerimonia e negli ultimi mesi è stata monitorata dai tecnici della Cooperativa ERICA.
Un monitoraggio previsto dal protocollo di intesa stretto tra ristoratori e consorzio e necessario per verificare l’effettiva messa in atto delle azioni concordate nel protocollo e in generale lo stato dell’arte della rete. I risultati del monitoraggio sono stati ottimi, con la quasi totalità dei ristoratori che hanno confermato con entusiasmo la loro adesione al network che conta circa 150 Ecoristoranti in tutta Italia. Ma soprattutto, i ristoranti valsusini hanno compiuto le poche ma fondamentali azioni di sostenibilità, dall’utilizzo delle doggy bag per il cibo non consumato, alla possibilità di acqua in brocca, dalla raccolta differenziata al compostaggio dei rifiuti organici prodotti dalle cucine.
Una rete quindi in buona salute e che si diffonde, come dimostrano anche le diverse richieste di adesione da parte di altri esercizi del territorio. Che la sostenibilità di ristoranti e strutture ricettive in un territorio turistico come quello valsusino sia un obiettivo importante per Acsel s.p.a. lo conferma anche l’avvio della rete Ecoalberghi.
La campagna di “reclutamento” delle strutture aderenti è in una fase conclusiva e la nuova rete verrà presentata in un evento stampa che si terrà venerdì 5 ottobre a Bardonecchia in Piazza Valle Stretta, 1, presso il Palazzo delle Feste in sala Giolitti alle ore 11. All’appuntamento prenderanno parte gli EcoAlbergatori aderenti, gli amministratori del territorio e i vertici di Acsel s.p.a.
“Azioni concrete per un turismo sempre più sostenibile. Era questo l’obiettivo che ci eravamo dati quando avviammo il progetto Ecoristoranti in Valsusa -spiega Alessio Ciacci, Presidente di Acsel s.p.a. – Dopo un anno abbondante e una fase di monitoraggio che ha dato esiti più che soddisfacenti, ampliamo il raggio di azione con il progetto EcoAlberghi, di cui presenteremo in ottobre i dettagli e le grandi opportunità che un turismo sempre più attento all’ambiente può fornire”.
Il network degli Ecoristoranti vede la luce nel 2012, in occasione della Settimana Europea per la Riduzione dei rifiuti, grazie ad un progetto proposto dalla Cooperativa ERICA in collaborazione con il Covar 14. Ad oggi, con i 21 aderenti della Valsusa, sono oltre 100 i ristoratori presenti in una rete che è in continua espansione.
Per ulteriori informazioni: www.ecoristoranti.it | www.acselspa.it oppure sulle pagine “Ecoristoranti” su Facebook e Instagram.
fonte: http://www.ciaccimagazine.org

Cuki Save Bag: un nuovo modo di pensare al cibo



















Contro lo spreco alimentare nasce il progetto congiunto tra Cuki e Banco Alimentare Onlus: Cuki Save Bag, per sensibilizzare sia i ristoratori che consumatori.
Quante volte al ristorante o in un fast food lasciate nel piatto più o meno metà della porzione di cibo che non avete consumato durante il pasto? E ancora, in quanti chiedete al cameriere di poter portare a casa il cibo avanzato per poterlo consumare in un secondo momento?
Secondo un'indagine svolta da Cuki chiamata “Doggy bag, a chi?”, volta a comprendere il tema dello spreco alimentare analizzando le abitudini alimentari degli italiani fuori casa, si evidenzia che il 58% degli intervistati non chiederebbe al cameriere di portare via il cibo perché ritenuta una cosa vergognosa non solo nei confronti del cameriere stesso ma specialmente verso le persone presenti al ristorante che vedrebbero il soggetto portare via gli avanzi. Il 37% si sente invece frenato poiché teme di essere l'unico a fare tale richiesta.
La colpa non è solo dei clienti ma anche gli stessi ristoratori che, nel 77% dei casi, non propongono “mai o raramente” ai clienti di portare via il cibo avanzato nelle classiche doggy bag.
Per sensibilizzare le persone e per combattere lo spreco alimentare, grazie anche alla legge Gadda (n. 166/16) in vigore dal 2016, nasce il progetto congiunto tra Cuki e Banco Alimentare Onlus chiamato Cuki Save Bag.
Il cibo avanzato verrebbe riposto in una pratica vaschetta in alluminio avvolta da una fascetta in cartoncino a forma di maniglia per agevolarne il trasporto (Kit Save Bag).
Il progetto ha un duplice scopo: in primis quello etico, ovvero sensibilizzare clienti e ristoratori ed introdurre un nuovo tipo di pensiero allontanando la vergogna di farsi impacchettare il cibo avanzato; in secondo luogo quello materiale, ovvero portare alla luce la lotta contro lo spreco alimentare. Purtroppo i dati relativi allo spreco alimentare evidenziano che siamo ancora lontani da un comportamento responsabile: il 40% degli italiani infatti avanza cibo al ristorante e questo è destinato alla discarica.
Oltre agli sconcertanti dati dello spreco di cibo vi è un altro dato allarmante: secondo uno studio condotto dalla FAO viene stimato che la perdita economica annua legata allo spreco alimentare nel mondo si aggira intorno ai 1.000 miliardi di euro, equivalenti all'emissione in atmosfera di 13 tonnellate l'anno di CO2. Numeri che, secondo la FAO, basterebbero a  fornire energia all’intero territorio italiano per più di 3 anni.



Un'altra ricerca, sempre svolta da Cuki, ha voluto indagare come viene consumato il cibo che viene portato a casa: il 55% degli intervistati asserisce che viene condiviso tra i membri della famiglia evidenziando la convivialità del pasto, il 37% consuma personalmente e solo il 6% darebbe il cibo al proprio cane. Da questo ultimo interessante dato nasce quindi spontanea la domanda: se solo il 6% porta a casa il cibo avanzato per darlo al proprio cane, non è forse solo il nome doggy bag a frenare il consumatore e a metterlo in imbarazzo nel chiedere di poter portare a casa il cibo? Il 17% degli intervistati ha risposto infatti che è proprio il nome a frenare tale richiesta.
La pratica di portare via il cibo avanzato dal ristorante è già da anni una normale abitudine all'estero ed anche nel nostro Paese è evidente che deve entrare a far parte delle pratiche quotidiane senza timore e vergogna.
Oltre mille ristornati e catene hanno aderito all'iniziativa tra questi anche famose catene come Old Wild West, Pizzikotto, American Graffiti, Eataly e le Osterie Slowfood.
Carlo Bertolino, Direttore Marketing Divisione Largo Consumo di Cuki Cofresco s.p.a ha dichiarato: “Siamo molto contenti che Old Wild West sia al nostro fianco nella lotta allo spreco alimentare contribuendo a diffondere una buona pratica come quella di portarsi a casa il cibo non consumato nei ristoranti. Cuki, inoltre, è da tempo impegnata nell'attività di responsabilizzazione sociale, offrendo i propri contenitori per il trasporto, la protezione e la conservazione degli alimenti a sostegno del progetto Siticibo del Banco Alimentare: con il progetto Cuki Save Bag in 7 anni sono state oltre 3 milioni di porzioni di cibo non consumato dalle mense aziendali, scolastiche e ospedaliere, unitamente a prodotti freschi, frutta e pane, destinate agli enti caritativi  impegnati ad offrire pasti agli indigenti”.
Quando andate a mangiare fuori casa e avanzate cibo nel piatto non abbiate quindi timore di un giudizio altrui ma fate la scelta etica di farvelo impacchettare e consumatelo con comodità a casa, da soli o con la vostra famiglia. Sprecare un buon piatto è uno schiaffo alla povertà, all'economia e all'inquinamento. Fate una scelta etica per voi e per l'ambiente.

fonte: https://www.nonsoloambiente.it


nuovo modo di pensare al cibo

Con re-Box la lotta allo spreco di cibo diventa trendy?

Dalla startup re-BOX presente a Seeds&Chips un’idea contro lo spreco di cibo al ristorante che coinvolge giovani artisti emergenti nel lancio di un’allegra ed ecologica doggy bag





















La sensibilità contro lo spreco di cibo sta crescendo: si parla molto di quello che si butta in casa e vengono dispensati preziosi consigli da seguire perché la spesa incida meno sul portafogli e ancora meno sull’ambiente. L’innovazione alimentare comincia dalla terra e finisce alla forchetta, passando per la lotta allo spreco di cibo e il risparmio idrico, con il fondamentale apporto della nostra consapevolezza di consumatori.
In una settimana densa di manifestazioni sul tema, si è svolto a Milano Seeds&Chips, il grande evento internazionale che è diventato un irrinunciabile appuntamento annuale per chi attribuisce al cibo una dimensione etica che va oltre il piatto. Erano presenti tantissimi giovani che hanno presentato le loro startup: una vetrina speciale che ha fatto assaporare il gusto per il futuro che traspariva dalle idee innovative degli espositori ed ha stuzzicato l’interesse degli investitori a caccia di novità. Parole d’ordine erano creatività, sensibilità ambientale, lotta allo spreco di cibo e di acqua, coltivazioni naturali, economia circolare.

Tra le startup presenti a Seeds&Chips c’era lo stand di re-BOX, nata da un’idea etica ed ecologica di Marco Lei e Daniela Demasi: far portare a casa gli avanzi dei pasti al ristorante anziché buttarli nella spazzatura. Si tratta di una serie di scatole coloratissime e divertenti – totalmente riciclabili – che sembrano un pacchetto regalo dove mettere il cibo (re-FOOD) e il vino (re-WINE) che ci avanzano nel piatto o nella bottiglia quando andiamo al ristorante, luogo dove lo spreco di cibo è ancora ad alti livelli. Qui, infatti, quello che avanza nei piatti finisce obbligatoriamente nel secchio per sacrosante regole igieniche. Quante volte abbiamo pensato “che peccato questo spreco…”, ma ci siamo sempre vergognati di chiedere la doggy bag e uscire col sacchetto in mano? I più sfacciati ufficialmente chiedono gli avanzi per il cane, anche se il cane non ce l’hanno. Non sarebbe ora di cambiare mentalità anche al ristorante?

Il contenitore è una piccola opera d’arte, proprio per associare il concetto di avanzi con qualcosa di allegro e creativo. Marco e Daniela hanno pensato di coinvolgere nel progetto giovani artisti emergenti: questa prima serie di contenitori è stata disegnata dal fantasioso artista torinese Andrea Aste. All’interno del contenitore c’è una vaschetta studiata appositamente per la conservazione del cibo che può andare dal frigo al microonde o al forno fino a 120°, prodotta con carta riciclata e scarti agroalimentari e poi compostabile.
Il ristorante che adotta re-FOOD e re-WINE può far personalizzare il contenitore. Ulteriore ma non ultimo, l’utilizzo di re-BOX fa diminuire il volume dei rifiuti prodotti dai ristoranti.

La buona riuscita del progetto ha bisogno della collaborazione di tutti: se il cliente non osa chiedere gli avanzi, il ristoratore deve osare proporgli di portarli a casa. Come sensibilizzare le persone su una pratica che all’estero è normale (persino Michelle Obama, in visita ufficiale in Italia, chiese la doggy bag al ristorante) ma da noi stenta a decollare? Marco e Daniela stanno coinvolgendo i loro partner e alcuni Comuni per avviare progetti con le scuole: le buone abitudini, si sa, si acquisiscono da piccoli e i buoni progetti vanno sostenuti. L’idea di Re-BOX, infatti, è sostenuta da Carrefour.

fonte: www.rinnovabili.it

Urban Waste: un impegno per ridurre i rifiuti urbani

Doggy bag, uso dell'acqua di rete, donazione di cibo in eccesso da parte di hotel e catering a fini di solidarietà sociale, istruzioni chiare in lingue diverse per fare la raccolta differenziata, queste le azioni contro lo spreco e a favore della riduzione di rifiuti






















Urban Waste è un progetto europeo, finanziato dal programma di ricerca Horizon 2020, con l'obiettivo di supportare gli amministratori locali nella gestione sostenibile dei flussi di rifiuti prodotti dai turisti.
Il progetto ha preso avvio nel 2017 con la costituzione di una "Comunità di pratica" promossa dalla stessa Regione Toscana e, dopo un'intensa attività di confronto tra soggetti pubblici e privati, a metà maggio, è entrato in una fase operativa con la firma dell' accordo tra Regione Toscana, supportata da ARRR, Comune di Firenze, Città Metropolitana di Firenze, Alia Spa, Publiacqua Spa e portatori di interesse, tra cui: associazioni di categoria, Cispel, Associazione Banco Alimentare della Toscana onlus, Associazione di volontariato Solidarietà Caritas onlus- Firenze, i Consorzi di filiera, Associazioni di consumatori, ambientaliste, rappresentanti di strutture ricettive ed esercizi commerciali nonchè Istituti scolastici.
Quattro le azioni con cui si intende, in concreto, ridurre i rifiuti urbani prodotti in particolare dai turisti e dalle attività produttive maggiormente legate al turismo:
  • uso di doggy bags e prevenzione dello spreco ai buffet e nei ristoranti - misura realizzata in collaborazione con le associazioni di categoria, l'iniziativa consiste nella definizione e promozione di un menù "Urban Waste" che preveda un menu bambino e/o le mezze porzioni, e che metta in evidenza quei piatti della tradizione che utilizzano "scarti" della cucina, come il pane raffermo. Allo stesso tempo la promozione dell'uso di doggy bag con la quale il cliente può portare via i propri avanzi da consumare successivamente.
  • uso di acqua di rete – con questa azione verranno valorizzate le fontane pubbliche del centro storico che saranno inserite nella mappa di progetto e saranno realizzate borracce con il logo "Florence Urban Water" che i turisti potranno ricevere come premio per aver utilizzato la APP di progetto. Saranno altresì individuati locali "Urban Waste" con acqua pubblica, cioè una rete di pubblici esercizi disponibili a fornire acqua di rete, identificabili mediante un apposito logo. Sarà Publiacqua a analizzare l'acqua di rete del pubblico esercizio rilasciando idonea documentazione da esporre nel locale.
  • istruzioni sulla raccolta differenziata in diverse lingue - misura realizzata in collaborazione con Alia, l'azione riguarda la diffusione delle istruzioni per le modalità di conferimento dei rifiuti da parte di cittadini e turisti e per effettuare una corretta raccolta differenziata. In particolare verranno realizzati strumenti multilingu, e una WasteApp realizzata nell'ambito del progetto Urban Waste.
  • donazione di cibo da parte di hotel e attività di catering a fini di solidarietà sociale - l'obiettivo di questa azione è creare una rete "solidale" in grado di mettere in contatto donatori e beneficiari, valorizzando la filiera corta nella quale il cibo donato viene raccolto dalle associazioni sul territorio che lo smistano direttamente ai beneficiari finali, evitando il più possibile stoccaggi intermedi. Per questa misura è già stata avviata una sperimentazione in alcuni hotel del centro storico di Firenze.
Per ciascuna delle 4 azioni sono in corso di definizione appositi piani operativi con la definizione dei promotori, destinatari e delle azioni specifiche che ciascun soggetto coinvolto sarà chiamato a realizzare.
Infine, è prevista nell'ambito del progetto anche la realizzazione di una campagna di informazione rivolta ai turisti ma anche ai cittadini e la predisposizione di una WASTE APP, con cui i turisti, particolarmente virtuosi ed attenti alla prevenzione e corretta raccolta dei rifiuti urbani, otterranno punti convertibili in premi.
fonte: http://www.arpat.toscana.it

Francia: consultazione pubblica fornisce la roadmap dell’economia circolare

















Vuoto a rendere, Doggy Bag, lotta all’obsolescenza programmata. I Francesi chiamati ad esprimersi sull’economia circolare hanno individuato le strade per un’economia realmente circolare
La prima fase della consultazione pubblica sull’economia circolare avviata alla fine di ottobre è appena stata completata. Il Ministero per la transizione ecologica e solidale giovedì 7 dicembre ha annunciato che in sole cinque settimane, sono stati depositati 1784 contributi e ricevuti 16.071 voti. Si delineano così i primi passi concreti che potrebbero essere inclusi nella futura tabella di marcia per l’economia circolare, prevista dal piano governativo sul clima presentato a luglio 2017.
I contributi online evidenziano diverse strade che alimenteranno il lavoro degli esperti riuniti in laboratorio da ottobre. I temi che più di altri hanno attirato l’attenzione dei cittadini sono senza dubbio lo studio di meccanismi per incentivare un miglioramento delle abitudini di consumo dei cittadini e quello di strumenti che possano facilitare il riciclaggio degli oggetti e degli imballaggi immessi a consumo. Una volta sviluppato, il progetto di roadmap sarà soggetto a un’ulteriore consultazione pubblica dal 15 gennaio al 2 febbraio 2018. La pubblicazione del documento finale è annunciata entro il 1 ° marzo.
Il ritorno del vuoto a rendere
In termini di consumo, due tracce concrete riguardano gli imballaggi: il cauzionamento per imballaggi in vetro, plastica o metallo  (vuoto a rendere) e la tassazione di prodotti a vita breve, non riciclabili o sovra-imballati. Brunette Poirson, Segretario di Stato per la transizione ecologica, osserva “c’è stato un plebiscito a favore del ritorno del deposito. Opzione che non necessariamente sarebbe stata presa in considerazione dagli esperti perché a volte considerato troppo restrittivo”. E’ stata anche proposta un’etichettatura dei prodotti che possa dare informazioni sulla durata dell’uso dei prodotti, sui loro principali impatti ambientali e sulla loro origine (tracciabilità).
Sul tema dello spreco alimentare, la proposta che ha ottenuto il maggiore successo è l’incentivazione della “doggy bag”.
Per quanto riguarda la raccolta differenziata e il riciclaggio, torna alla ribalta l’eterna questione della standardizzazione degli imballaggi e del chiarimento delle istruzioni di differenziazione, oltre ad una migliore organizzazione della raccolta differenziata negli spazi pubblici, nelle aziende e nelle amministrazioni. La gestione dei rifiuti organici dovrebbe passare attraverso la fornitura di comunità di contenitori di compostiere individuali o collettive, dicono i francesi che hanno partecipato alla consultazione. Allo stesso modo, vogliono la creazione di reti di riparatori locali per combattere l’obsolescenza pianificata.

fonte: esper.it

Doggy Bag? Chiedere gli avanzi fa figo e lusinga lo chef. Parola di Bruno Barbieri















Portare gli avanzi a casa? Niente di cui vergognarsi, anzi sarebbe addirittura ‘figo’. Parola dello chef Bruno Barbieri che in tanti apprezzano per i suoi modi schietti e diretti, quando di certo non le manda a dire ai concorrenti della fortuna serie di Masterchef Italia. In un’intervista al Corriere spiega perché chiedere la doggy bag è come fare un regalo allo chef.

La doggy bag, ovvero portare ciò che avanza a casa è una pratica ormai sdoganata all’estero, ma che in Italia rimane ancora un tabù, anche se di strada se n’è fatta. Nel 2014 secondo la Coldiretti, solo un italiano su tre, quando andava a mangiare fuori casa portava con sé gli avanzi, semplicemente perché si vergognava di chiederli.
Ma oggi, anche i grandi chef come Barbieri la consigliano perché in cucina è vietato sprecare. Uno dei volti più amati di Masterchef, in un’intervista al Corriere della Sera spiega che non c’è proprio nessuna vergogna anzi:
“Mi capita, ma ancora poco. Un po’ perché le nostre porzioni sono misurate, un po’ perché la gente si vergogna. Invece io lo voglio dire ai miei clienti: se mi chiedete di portare a casa il cibo che vi ho preparato, mi fate un regalo. Significa che vi è piaciuto, che per qualche motivo non lo riuscite a finire lì, ma che lo volete comunque terminare. Per chi cucina questa richiesta è gratificante, non sminuente. Insomma, è una richiesta “figa””.
Capito? Quindi non solo la doggy bag è un segno di civiltà, ma è anche una sorta di regalo allo chef che si sentirà lusingato del fatto che ciò che ha preparato, è piaciuto così tanto da voler portare gli avanzi con sé.
Molte volte, infatti, al ristorante capita di ordinare più cose di quelle che poi si riescono a consumare, ma pensateci un attimo: quando siete a casa da amici che magari hanno cucinato parecchie ore per portare in tavola delle squisitezze, non è scortese non mangiare tutto?


doggy bag 
Infatti a volte, sono proprio gli amici stessi a preparare le doggy bag da portar via. Cosa cambia al ristorante? Assolutamente nulla, a maggior ragione chequel cibo è stato pagato.
In Italia 16 miliardi di euro l'anno di prodotti alimentari finiscono nel cassonetto, di cui 2,6 miliardi nel settore della ristorazione, sia commerciale che collettiva. Ma evidentemente nel Belpaese ci sono ancora molti freni, al contrario di una volta, quando i nostri nonni spesso e volentieri tornavano a casa con la borsetta piena per i giorni a seguire. E succedeva anche ai matrimoni, senza provare alcun tipo di imbarazzo.
“Tutta l’attività di un ristorante punta a evitare che accada: lo spreco è il nemico di ogni chef, una voce di costo che non torna a fine mese e un dispiacere per la passione che ognuno di noi mette nel piatto. Per questo, lo ribadisco, se il problema è solo che si è sazi, chiedere di portare a casa gli avanzi significa far felici noi cuochi”, dice Barbieri al Corriere.
In generale, in una cucina professionale, spiega lo chef ci sono regole severissime per non dare fondo allo spreco.
“La spesa è contingentata, la preparazione dei piatti ha dosi precise, tutto quello che si può riutilizzare si riutilizza. Per esempio il pane avanzato nei cestini dei clienti è usato per preparare il pranzo della brigata, il vino delle bottiglie aperte lo utilizziamo per i fondi o per sfumare il risotto. O ce lo beviamo noi a fine servizio”.

E questa pratica dovrebbe essere utilizzata anche nelle nostre case. Quando andiamo al supermercato facciamolo con una lista ben precisa, senza farci prendere dalla foga dell’acquisto sfrenato. Non c’è per fortuna nessuna carestia all’orizzonte, basta comprare ciò che ci serve, scegliendo ovviamente frutta e verdura di stagione.
E invece, quando andiamo al ristorante, ricordiamoci che la doggy bag non solo fa felici gli chef, ma fa anche figo!

fonte: www.greenme.it

Sprechi alimentari: in Francia la Doggy Bag nei ristoranti dal 1° gennaio 2016





doggy bag francia

Dal 1° gennaio 2016, all’interno della legge sui rifiuti, in Francia viene caldamente consigliato ai ristoranti di offrire alla propria clientela la doggy bag per portare a casa il cibo rimasto nel piatto.
Le doggy bag non saranno obbligatorie nei ristoranti, ma saranno semplicemente molto raccomandate per contribuire a ridurre il problema degli sprechi alimentari. La raccomandazione giunge dall’Unione delle professioni e delle industrie per l’ospitalità. L’introduzione delle doggy bag permette ai ristoratori di ridurre soprattutto i rifiuti organici e nello stesso tempo consente alla clientela di portare via con sé del cibo che è stato comunque pagato, anche se il suo consumo non terminerà all’interno del ristorante.
Raccomandare le doggy bag alla clientela dei ristorante fa parte dell’attuazione della legge sui rifiuti associati alla preparazione dei cibi, sugli avanzi e sugli alimenti scaduti, approvata nel 2011. L’attuazione della legge ha avuto inizio nel 2012 ed è stata progettata per risultare progressiva. Al momento si applica, di fatto, soltanto ai maggiori produttori di rifiuti organici.
Ora come ora la legge francese riguarda soltanto le imprese di ristorazione che producono più di 10 tonnellate di rifiuti organici. La soglia riguarderebbe ristoranti che servono tra le 150 e le 200 persone al giorno. Solo le grandi realtà al momento sembrano dunque interessate.
Le doggy bag sono molto diffuse nei Paesi anglosassoni e da qualche tempo sono approdate anche in Italia, mentre per i francesi portare a casa gli avanzi dal ristorante non è ancora diventata un’abitudine comune.
Per invogliare i cittadini alle buone abitudini, in Francia la doggy bag è stata ribattezzata ‘gourmet bag’ con il messaggio: ‘Il cibo era così buono che ho deciso di portarlo a casa!’. In questo modo si dona alla doggy bag un’immagine più positiva per superare l’impressione di tirchieria che i francesi temono di offrire nel richiedere di portare a casa i propri avanzi dal ristorante. 

fonte: www.greenbiz.it