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Spreco alimentare: problema etico, economico e ambientale

Ogni anno, nel mondo, si sprecano circa 16 miliardi di tonnellate di cibo, un terzo di quello prodotto per uso umano. Una situazione inaccettabile che ha risvolti etici, economici e ambientali. Come risolverla? Partendo dal carrello della spesa e dal frigorifero di casa




L’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, per la prima volta, ha indetto una Giornata internazionale della Consapevolezza sugli sprechi e le perdite alimentari. Ogni anno, in tutto il mondo, un terzo del cibo prodotto per uso umano viene sprecato. Tradotto in numeri, uno sperpero di circa 16 miliardi di tonnellate. Un problema etico, senza dubbio, ma anche economico e ambientale che comporta lo smaltimento di questa immensa mole di rifiuti.

Nella sola Europa si stima che il 20% del cibo vada perso o sprecato, mentre milioni di persone non hanno accesso al cibo: una situazione inaccettabile che colpisce le persone più fragili. Per la commissaria europea la Salute e la sicurezza alimentare Stella Kyriakides non ci sono scuse: «Dobbiamo riprogettare con urgenza i nostri sistemi alimentari. Quest’anno il Covid-19 ci ha costretto a ripensare il nostro modo di vivere e ad adattarci a nuove realtà, e ha dimostrato l’importanza di sistemi alimentari sostenibili, dalla terra alla tavola. Tutti dobbiamo impegnarci a lottare contro le perdite e gli sprechi alimentari».

Da uno studio di Coldiretti viene fuori un’Italia virtuosa: dopo l’emergenza Covid, il 54% degli italiani ha adottato varie strategie per diminuire o annullare gli sprechi alimentari. La prima, e forse la più banale, è quella di non buttare gli avanzi ma riproporli al pasto successivo, magari con qualche ritocco creativo; fare più attenzione alla data di scadenza (tenendo presente la differenza tra consumare entro o preferibilmente entro); comprare solo le quantità che servono di prodotti freschi anziché spedire nella pattumiera le eccedenze che inevitabilmente si rovinano.
La doggy bag, un imbarazzo immotivato

Uscendo dal ristorante, però, siamo molto meno virtuosi: solo il 34% circa dei clienti chiede di avere la doggy bag con il cibo avanzato, una pratica che all’estero è molto diffusa, a cominciare dagli Stati Uniti. Qualcuno ritiene che sia poco educato, qualcuno si vergogna di chiederla, invece gli stessi ristoratori ne sarebbero felicissimi: da un lato è un segno che il cibo che hanno servito è stato apprezzato, dall’altro avrebbero molta meno spazzatura da smaltire. Ormai esistono contenitori decorati in modo divertente come quelli di re-BOX che sembrano confezioni regalo: reFOOD è un contenitore completamente riciclabile per alimenti che può passare dal frigo al microonde, reWINE è un contenitore per portare a casa la bottiglia aperta ma non finita.

Bisogna fare una differenza tra perdite e sprechi: la perdita si verifica lungo la catena di approvvigionamento, ovvero dalla raccolta all’immissione in commercio, lo spreco avviene nelle fasi di vendita al dettaglio e consumo individuale. Secondo l’ultimo Rapporto FAO The State of Food and Agriculture 2019, circa il 14% viene perso tra la raccolta e la vendita. Quali sono gli anelli deboli di questa catena? Nelle aziende, a causa di pratiche errate; nei magazzini, a causa di stoccaggi inadeguati; nelle fasi di trasporto per l’inefficienza della logistica commerciale; nella vendita al dettaglio di prodotti che hanno tempi limitati di conservazione o che non soddisfano gli standard estetici richiesti dal consumatore; in casa, se si compra in eccedenza cibo che non si riuscirà a consumare.

La mobilitazione dei grandi chef

Anche gli chef si sono mobilitati e hanno aderito alla campagna di Too good to go, un movimento che cerca di sensibilizzare persone, aziende, scuole e politica contro lo spreco alimentare. Carlo Cracco, ad esempio, ha sensibilizzato i suoi clienti in modo ironico ovvero impiattando la pizza con un terzo in meno. La presenza di chef stellati – hanno aderito, tra gli altri, Heinz Beck, Cristina Bowerman, Moreno Cedroni, Claudio Sadler – che hanno condiviso la propria ricetta antispreco fa capire come lo spreco sia da evitare in ogni contesto, dalla trattoria sotto casa al super ristorante. Ma ognuno di noi deve iniziare le pratiche virtuose nel proprio carrello della spesa e nel proprio frigorifero. Piccoli, grandi gesti quotidiani.




fonte: www.rinnovabili.it

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Doggy Bag? Chiedere gli avanzi fa figo e lusinga lo chef. Parola di Bruno Barbieri















Portare gli avanzi a casa? Niente di cui vergognarsi, anzi sarebbe addirittura ‘figo’. Parola dello chef Bruno Barbieri che in tanti apprezzano per i suoi modi schietti e diretti, quando di certo non le manda a dire ai concorrenti della fortuna serie di Masterchef Italia. In un’intervista al Corriere spiega perché chiedere la doggy bag è come fare un regalo allo chef.

La doggy bag, ovvero portare ciò che avanza a casa è una pratica ormai sdoganata all’estero, ma che in Italia rimane ancora un tabù, anche se di strada se n’è fatta. Nel 2014 secondo la Coldiretti, solo un italiano su tre, quando andava a mangiare fuori casa portava con sé gli avanzi, semplicemente perché si vergognava di chiederli.
Ma oggi, anche i grandi chef come Barbieri la consigliano perché in cucina è vietato sprecare. Uno dei volti più amati di Masterchef, in un’intervista al Corriere della Sera spiega che non c’è proprio nessuna vergogna anzi:
“Mi capita, ma ancora poco. Un po’ perché le nostre porzioni sono misurate, un po’ perché la gente si vergogna. Invece io lo voglio dire ai miei clienti: se mi chiedete di portare a casa il cibo che vi ho preparato, mi fate un regalo. Significa che vi è piaciuto, che per qualche motivo non lo riuscite a finire lì, ma che lo volete comunque terminare. Per chi cucina questa richiesta è gratificante, non sminuente. Insomma, è una richiesta “figa””.
Capito? Quindi non solo la doggy bag è un segno di civiltà, ma è anche una sorta di regalo allo chef che si sentirà lusingato del fatto che ciò che ha preparato, è piaciuto così tanto da voler portare gli avanzi con sé.
Molte volte, infatti, al ristorante capita di ordinare più cose di quelle che poi si riescono a consumare, ma pensateci un attimo: quando siete a casa da amici che magari hanno cucinato parecchie ore per portare in tavola delle squisitezze, non è scortese non mangiare tutto?


doggy bag 
Infatti a volte, sono proprio gli amici stessi a preparare le doggy bag da portar via. Cosa cambia al ristorante? Assolutamente nulla, a maggior ragione chequel cibo è stato pagato.
In Italia 16 miliardi di euro l'anno di prodotti alimentari finiscono nel cassonetto, di cui 2,6 miliardi nel settore della ristorazione, sia commerciale che collettiva. Ma evidentemente nel Belpaese ci sono ancora molti freni, al contrario di una volta, quando i nostri nonni spesso e volentieri tornavano a casa con la borsetta piena per i giorni a seguire. E succedeva anche ai matrimoni, senza provare alcun tipo di imbarazzo.
“Tutta l’attività di un ristorante punta a evitare che accada: lo spreco è il nemico di ogni chef, una voce di costo che non torna a fine mese e un dispiacere per la passione che ognuno di noi mette nel piatto. Per questo, lo ribadisco, se il problema è solo che si è sazi, chiedere di portare a casa gli avanzi significa far felici noi cuochi”, dice Barbieri al Corriere.
In generale, in una cucina professionale, spiega lo chef ci sono regole severissime per non dare fondo allo spreco.
“La spesa è contingentata, la preparazione dei piatti ha dosi precise, tutto quello che si può riutilizzare si riutilizza. Per esempio il pane avanzato nei cestini dei clienti è usato per preparare il pranzo della brigata, il vino delle bottiglie aperte lo utilizziamo per i fondi o per sfumare il risotto. O ce lo beviamo noi a fine servizio”.

E questa pratica dovrebbe essere utilizzata anche nelle nostre case. Quando andiamo al supermercato facciamolo con una lista ben precisa, senza farci prendere dalla foga dell’acquisto sfrenato. Non c’è per fortuna nessuna carestia all’orizzonte, basta comprare ciò che ci serve, scegliendo ovviamente frutta e verdura di stagione.
E invece, quando andiamo al ristorante, ricordiamoci che la doggy bag non solo fa felici gli chef, ma fa anche figo!

fonte: www.greenme.it