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In Francia lo Stato crea una piattaforma per scambiare i suoi beni

Una piattaforma online gestita dallo Stato permette lo scambio di mobili, stampanti e di altri oggetti tra amministrazioni pubbliche, scuole, università e associazioni










Mobili, scrivanie, stampanti e apparecchi elettrici usati. No, non parliamo di un mercatino dell’usato o un di bazar, ma di una piattaforma online creata dallo Stato francese dove amministrazioni pubbliche e associazioni possono donare e ricevere gratuitamente oggetti inutilizzati a cui dare nuovo valore.

“Oggi abbiamo troppi beni che vengono immagazzinati per niente, dobbiamo avere il riflesso di dare piuttosto che buttare via”, ha sottolineato Alain Caumeil, direttore nazionale degli interventi pubblici. Nel mondo statale, sostituire una stampante, un computer o un mobile è spesso un percorso a ostacoli che di solito termina con lo stesso risultato: l’impossibilità di acquistare nuovi oggetti per mancanza di fondi.

Con il sito internet Don.encheres, creato nel 2019 e reso pubblico quest’anno, lo Stato fornisce quindi uno strumento per facilitare lo scambio di beni pubblici e un esempio di circolarità. Prendendo parte a questa iniziativa infatti, le amministrazioni pubbliche francesi evitano di far diventare rifiuto tutto ciò che può essere utile in un altro ufficio, in una scuola o in un’associazione. Caumeil osserva come “alcuni di questi oggetti sarebbero stati distrutti se non avessimo avuto la possibilità di donarli”.

Le regole della piattaforma

Ma come funziona? Per garantire trasparenza ed efficienza, le istituzioni francesi hanno definito delle regole chiare nell’utilizzo della piattaforma. Chi vuole offrire degli oggetti deve registrarsi al sito e le sue proposte di donazione saranno poi esaminate dalla Direzione nazionale degli interventi dello Stato (DNID – Direction nationale d’interventions domaniales) che può rifiutare la donazione in caso non siano soddisfatte le condizioni stabilite. Sono ammessi invece come beneficiari delle donazioni solo le amministrazioni statali e le associazioni riconosciute come enti di pubblica utilità, che dovranno semplicemente manifestare il proprio interesse verso un annuncio, ricevendo così i contatti del donatore.

L’amministrazione offerente sarà poi libera di scegliere il ‘vincitore’ effettuando prima della firma dell’accordo dei controlli sull’idoneità dell’interessato a ricevere la fornitura. Inoltre, a a chi pubblica le offerte, la piattaforma consiglia di diversificare i beneficiari delle donazioni, in modo tale da condividere gli oggetti con differenti realtà del Paese. Aiutando università, scuole, centri educativi e musei con la condivisione dei beni, l’iniziativa evita la logica dell’usa e getta e allontana l’idea dello spreco di risorse negli enti pubblici. Per farsi un’idea basta scorrere la lunga lista degli oltre 120 annunci presenti sul sito, dove troviamo il museo del Louvre che al momento propone vetrine e mobili che potrebbero essere utili in altri centri culturali. Un approccio virtuoso, quella del sito francese, che avvicina gli enti pubblici a una transizione circolare. “Con questa piattaforma, state dando l’esempio”, ha detto Olivia Grégoire, Segretario di Stato per l’economia sociale e solidale.

fonte: economiacircolare.com


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Abito: scambiare gli indumenti per ricreare vestiti e comunità

A Torino è attivo il progetto “Abito” che, come suggerisce il nome, nasce per “abitare” un vestito ma anche la città: attraverso lo scambio e la trasformazione di vestiti di seconda mano, si occupa di contrastare la povertà e favorire l’integrazione di persone bisognose che, in cambio, mettono a disposizione tempo e competenze a favore della comunità.





Più di 1 tonnellata di vestiti raccolti al mese e circa 700 persone sostenute all’anno: sono questi i dati dello storico servizio di distribuzione di abiti donati dai cittadini a Torino, che, dopo più di trent’anni, si è arricchito per trasformarsi in un progetto di inclusione sociale, dove il sostegno materiale è anche relazionale.

Abito” è sì un progetto di scambio di vestiti e attività ma soprattutto è un progetto di inclusione per contrastare la povertà e favorire l’integrazione. È pensato per coinvolge volontari ma anche sostenitori e beneficiari ed enti del territorio per creare una relazione circolare dove ognuno contribuisce con le proprie risorse.

Protagonista di questo progetto è l’associazione San Vincenzo de Paoli, in collaborazione con la Squadra Giovani della Croce Verde di Torino e cofinanziato dall’Unione europea – Fondo Sociale Europeo, nell’ambito del Programma Operativo Città Metropolitane 2014-2020.

Il funzionamento è semplice: i cittadini donano i propri vestiti non più utilizzati al progetto Abito, che vengono ridistribuiti a coloro che ne hanno bisogno e che, in cambio dell’aiuto offerto, si metteranno al servizio della comunità, utilizzando parte del loro tempo e delle loro competenze. «Tutto ha inizio dalla donazione di vestiti di seconda mano e in buono stato da parte dei cittadini. Abito raccoglie i capi, li seleziona e li espone nella Social Factory, un vero showroom dove i beneficiari possono sceglierli, provarli e prenderli gratuitamente grazie a un’apposita tessera a punti».




Per ridurre gli sprechi, una parte dei vestiti viene successivamente rigenerata all’interno della sua sartoria popolare. «I capi di abbigliamento scartati, perché danneggiati o non ridistribuiti, vengono riparati o utilizzati come materia prima dalla sartoria realizzata ad hoc negli spazi di Abito» per dar vita a nuove creazioni di moda etica sostenibile. La sartoria popolare è infatti un laboratorio di promozione del saper fare sartoriale che include nuove formazioni professionali.

Infine, il progetto prevede lo svolgimento di open days ed eventi di raccolta fondi per sensibilizzare sul tema della moda etica. Attraverso questi momenti i partecipanti possono scegliere tra i vestiti selezionati e contribuire i questo modo a dare sostenibilità economica al progetto.

Attraverso un sistema che mira alla sostenibilità sociale, ambientale ed economica, il progetto nasce per stimolare nuove dinamiche partecipative, aiutare le persone bisognose che stanno vivendo situazioni di difficoltà e dar loro maggior dignità. Creando “welfare di comunità”, ogni cittadino contribuisce con le proprie risorse al benessere proprio e delle persone che lo circondano, il tutto superando le dinamiche assistenzialiste e riattivando nuove reti relazionali.




«Gli eventi di raccolta fondi contribuiscono all’autosufficienza del progetto e sensibilizzano i cittadini verso i valori del riuso, dell’upcycling e dell’impegno sociale». E proprio in questo modo, attraverso Abito, si riducono fortemente gli sprechi: attraverso il riuso, la rigenerazione e lo scambio dei capi di abbigliamento usati e di seconda mano, per creare una filiera totalmente a km0.

fonte: www.italiachecambia.org


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Vendere e comprare libri di testo usati: ecco Libriciclo, il sito gratis per facilitare scambi di 33mila volumi. “Strumento per le famiglie”

Carlo Fuselli, laureato in fisica, e Gregorio Pedullà, in ingegneria gestionale, hanno creato il sito quasi per gioco (e senza scopo di lucro). Lo sponsor per i costi? Un'hamburgheria. La piattaforma facilita lo scambio dei tomi, tra rettifiche impercettibili e cambio di prof. E si possono trovare lo stato di conservazione e perfino le sottolineature

















Un’idea semplice e senza scopo di lucro per vendere i libri di testo usati senza intermediari e commissioni. Nasce così “Libriciclo”, un sito creato a giugno su idea di due neolaureati genovesi che vede oltre 32.500 libri di testo in vendita per le scuole medie e superiori. “Per ora abbiamo iniziato acquisendo le liste dei libri per le scuole della Liguria, ma se si facessero avanti volontari per la gestione del sito potremmo allargare in altre Regioni – spiegano gli ideatori del Libriciclo – l’importante è agevolare lo scambio di libri in maniera economica, trasparente ed efficace”.

L’estrema semplicità di utilizzo del sito Libriciclo.it ha comportato un boom di account e compravendite che neanche gli ideatori, che hanno lanciato il sito a giugno quasi per gioco (e senza scopo di lucro), si aspettavano: “È bastato il passaparola tra rappresentanti di istituto, mamme e studenti, si sono iscritti oltre mille persone e sono già stati scambiati/venduti oltre 8mila libri”.

Carlo Fuselli, appena laureato in Fisica, e Gregorio Pedullà, laureato in Ingegneria gestionale rifiutano l’abusata retorica da start-up: “Non abbiamo alcuna intenzione di trasformare questa idea in un progetto imprenditoriale, noi ci limitiamo a offrire uno spazio, gratuito, dove chi ha libri da vendere possa farlo creando un account sul quale può essere contattato dall’acquirente e accordarsi privatamente – spiegano – allargando così a livello esponenziale le possibilità di trovare persone interessate all’acquisto dei propri libri di testo usati o viceversa”.

Il progetto non ha costi elevati e, visto il successo, ha trovato il supporto di un’hamburgeria genovese che ha deciso di offrire per un anno i 300 euro necessari a pagare il server e la registrazione del sito. A fare la differenza, rispetto i tanti progetti analoghi che nascono e muoiono ogni anno è la piattaforma web estremamente intuitiva e la totale assenza di commissioni: “Solo la voglia di offrire agli altri un sito che avremmo voluto usare noi quando andavamo a scuola. Poi, certo, c’è anche una dimensione sociale: una famiglia spende dai 240 ai 370 euro per i libri di testo di scuola per ogni figlio, vendendo e comprando i propri libri con Libriciclo i costi si abbattono e allargando a tutte le scuole della regione si riescono a dribblare i terribili, incomprensibili e continui cambi di libri di testo, che spesso rendono impossibile fare questo scambio all’interno della stessa scuola”. In un periodo anche di difficoltà economiche uno strumento del genere può essere doppiamente utile.

Inserendo provincia, scuola e classe il sistema mostra in automatico tutti i volumi adottati. Non serve inserire foto, titoli e descrizioni. Delle semplici caselle indicano il livello di condizione e di sottolineature, e in base a queste, suggeriscono il prezzo a cui vendere, lasciando però ognuno libero di applicare la cifra che ritiene più opportuna. Se gran parte dei libri di testo cambia di anno in anno, tra nuove edizioni con rettifiche impercettibili e cambi di insegnanti, “spostare sul web le ‘bacheche’ per gli scambi che si possono trovare nei corridoi delle singole scuole ha aumentato esponenzialmente la possibilità di piazzare (e trovare) i libri di testo usati”. Per limitare il rischio di truffe però non sono previste transazioni online o spedizioni: “Ci limitiamo a mettere in contatto direttamente chi vende e chi compra e consigliamo la consegna a mano”. A questo proposito, l’algoritmo propone automaticamente il libro in vendita “più vicino” a chi lo vuole comprare.

Per il prossimo anno, il sogno di Carlo e Gregorio è quello di estendere il servizio a livello nazionale: “Ma per questo c’è ancora bisogno di tanto lavoro e collaboratori che credono nell’idea e volessero aiutarci a caricare i titoli di testo presi dal ministero e gestire il sito – la immaginano praticamente come un’attività di volontariato – che vorremmo seguire nel tempo libero, mentre proseguiamo gli studi alla magistrale”.

fonte: www.ilfattoquotidiano.it


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Strass&Baratt: apre a La Cassa l’oasi del riuso e del riciclo

Sabato 4 Luglio è stata inaugurata in piazza Michele Galetto la nuova sede, presso La Cassa, di Strass&Baratt, da sei anni stanziato unicamente a Pessinetto Fuori, nato grazie alla volontà e alle idee di Luca Baraldo e Laura Castelli.



«Qui non si compra e non si vende, ma si scambia oppur si prende… e se non dai niente sei lo stesso benvenuto», è questo lo slogan e il motto che da sempre ha mosso Strass&Baratt, luogo del riciclo che basa le proprie fondamenta sullo scambio di oggetti dall’uso quotidiano, elettrodomestici funzionanti, libri, capi d’abbigliamento, e quant’altro.

Si tratta di una iniziativa privata dove, dalle 10:30 alle 19:00 di ogni sabato, dal 2014, si è venuta a costituire una vera e propria piccola oasi del riuso dove poter scambiare, prendere, portare oggetti, il tutto senza scambio di denaro; vi è solamente la possibilità di lasciare un’offerta. Grazie a un gruppo di volontari e all’Amministrazione comunale che ha concesso in uso uno spazio comunale non utilizzato per sostenere il progetto, Strass&Baratt è riuscita ad aprire questa succursale, riuscendo a estendere la propria rete anche a La Cassa, nella speranza che in un futuro queste iniziative possano fiorire con maggiore prosperità, grazie a realtà che, volenterose di diffondere pratiche sostenibili, siano in grado di portare avanti un ideale di forte impatto ecologico, in prima linea contro gli sprechi e capace di dare a chi meno ha.

Non poche, a tal proposito, le richieste che si trovano analizzando questo progetto, come ad esempio quella che domanda di raccogliere «indumenti per il prossimo viaggio di fine Luglio a Trieste e dintorni, sul confine sloveno al termine della Rotta Balcanica, a sostegno dei ragazzi che avrebbero diritto a miglior vita ma che vengono pestati, respinti e privati del poco che gli è rimasto dalla polizia europea di frontiera»; oppure quella che chiede enciclopedie da utilizzare per un’opera d’arte.

Nella nuova sede già a fine Giugno sono arrivati i primi oggetti destinati al riuso, tuttavia per portare a regime anche questo nuovo piccolo mondo, è necessario che chi possiede articoli di cui non fa più uso, li venga a portare da Strass&Baratt per ridare loro vita attraverso un riciclo mai fine a se stesso ma sempre volto a un ‘porto e prendo’, un ‘do ut des’, basato sulla volontà di non sprecare ciò che con sudore è stato comprato e che magari potrebbe servire a qualcun altro e nel contempo trovare qualcosa che possa essere

utile a chi ha donato.





Un’iniziativa totalmente verde, ecosostenibile e figlia di una società, o meglio di una parte di società, che inizia a sentire stretto questo consumismo di cui è figlia e a cui l’economia capitalista ci ha legati ben stretti, che percepisce l’esigenza di cambiamento, di un ritorno a quelle pratiche che da anni, troppi anni abbiamo dimenticato.



Un costante e continuo aiutarsi reciprocamente, rendendosi commensali di una stessa tavola, una pratica lontana nel tempo e nella concezione ma così vicina nello spazio, quello di La Cassa ad esempio, a cui tutti rivolgo l’invito di spendere un’oretta o anche meno per fare un salto e chissà, magari portare un cappello o un maglione che non ci piace più, tornando a casa con un paio di pantaloni comodi che stavamo cercando.

fonte: www.italiachecambia.org


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"Un libro ogni 10 bottiglie di plastica", l'ecolibreria di Taranto raccoglie e ricicla centinaia di contenitori

I libri sono stati donati da librerie e associazioni ma anche da singoli cittadini: in un pomeriggio sono state raccolte oltre 500 bottiglie e distribuiti decine di volumi















Bottiglie di platica in cambio di libri. Da rifiuti destinati al cassonetto o raccolti per strada a titoli celebri come l'Alchimista di Paolo Coelho e Il ritratto di Dorian Gray di Oscar Wilde. Ha avuto un discreto successo l'iniziativa dell'associazione Plasticaqquà e della sua Ecolibreria nella pineta Cimino di Taranto.

All'interno di uno dei pochi polmoni verdi con affaccio sul mar Piccolo è apparso il cartello, contemporaneamente ad annunci social, dell'iniziativa: "Porta dieci bottiglie di plastica, ti regaliamo un libro". Così ne sono state raccolte 537, con punte record di 350 a opera di Piero, fanno sapere dall'associazione, nella fascia oraria prestabilita per l'iniziativa, dalle 10 alle 13 di sabato 8 febbraio. A queste si aggiungono 100 flaconi. Il materiale è finito nei cassonetti per la raccolta differenziata grazie alla collaborazione della municipalizzata Amiu.

"La raccolta delle bottiglie in plastica ha superato le nostre aspettative" fanno sapere i responsabili di Plasticaqquà, che ringraziano chi contribuisce alla dotazione dell'Ecolibreria. Donazioni provenienti da tutta la provincia, come quelle della biblioteca San Francesco di Grottaglie. L'Ecolibreria, del resto, è nata su base volontaria con questo intento.

"Sarà sicuramente attiva - spiega Giuseppe Internò di Plasticaqquà - il martedì dalle 19.30 alle 22 circa e poi il sabato dalle 10 alle 12. Stiamo cercando di inserire una mattina o un pomeriggio a metà settimana per fare anche il laboratorio per bambini e adulti sul riciclo creativo".


fonte: https://bari.repubblica.it

Il Banco del Riuso a cura di Fondazione Cogeme



Una volta si chiamava baratto, ossia scambio beni, merci o servizi praticato in assenza di moneta. Oggi, nell’epoca dell’interazione digitale, prende il nome di “sharing” (condivisione) o “swapping” (scambio). Sulla base di questa premessa, è nato a Febbraio 2018 lo spazio “RIUSO3 – Banco del riuso in Franciacorta”. Il Banco, attualmente, aggrega attivamente i comuni di Rovato, Castegnato, Cazzago San Martino, Paderno Franciacorta, Passirano, Castrezzato e Cologne. Coordinato dalla Fondazione Cogeme Onlus il progetto si avvale del supporto tecnico di Linea Gestioni, gestore della raccolta differenziata, e della Cooperativa Sociale CAUTO, esperta nel settore. Lo spazio si trova in via XXV Aprile 146 a Rovato (BS).


Come funziona?

All’interno del Banco ogni operazione di scambio, che esclude sia l’uso di denaro che la gratuità, si basa sull’assegnazione standardizzata di un punteggio denominato Felicità Interna Lorda (FIL).
Finalità?

Attivare una serie di politiche orientate alla riduzione dei rifiuti attraverso proposte di scambio e recupero di beni materiali ancora in buono stato o servizi. L’obiettivo è quello di promuovere il miglioramento nella gestione del ciclo dei rifiuti tramite la prevenzione allo scarto in un contesto di: Recupero; Risparmio; Rete.

ATTIVITÀ di SCAMBIO:

L’attività del Banco durante la mattinata di sabato 31 agosto prevede l’organizzazione di un gioco-scambio per i bambini dai 6 ai 10 anni dove simuleremo con immagini/carte le varie tipologie di scambio che si possono effettuare presso il Banco e i valori che ne stanno alla base. L’attività verrà svolta con i materiali recuperati presso il Banco e che verranno portati in Fiera in questa occasione.

Sarà inoltre possibile, per i bambini e le loro famiglie, portare un qualsiasi oggetto (libro, gioco, disegno) per poter partecipare agli scambi.

Tramite il gioco racconteremo quali sono le figure presenti al Banco e i valori di attenzione e accoglienza verso l’altro.

fonte: https://www.nuovaorceania.it/