Visualizzazione post con etichetta #PiattaformaDigitale. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta #PiattaformaDigitale. Mostra tutti i post

Piattaforme online per dare nuova vita ai nostri device digitali

Estendere il periodo di vita dei prodotti digitali non garantirebbe vantaggi solo dal punto di vista ambientale, ma anche economico: in questa direzione, un ruolo fondamentale può essere ricoperto dalle piattaforme di condivisione contenuti e le community digitali










Abbiamo case che ormai sono miniere di tecnologia tra computer, tablet, smartphone, smart tv e numerosi altri apparecchi elettronici che ci fanno compagnia giornalmente. Ma oltre a quelli funzionanti, ne abbiamo innumerevoli che sono abbandonati in fondo a un cassetto o in un ripostiglio perché ormai obsoleti o difettosi. Il loro destino è spesso la discarica, ma secondo un sondaggio dell’Eurobarometro, il 77% dei cittadini europei preferirebbe riparare i propri apparecchi non funzionanti prima di gettarli via. Spesso quello che più comunemente succede, a causa degli alti costi o dell’impossibilità di trovare pezzi di ricambio, è eliminare il vecchio per sostituirlo con il nuovo. Ma le barriere alla riparazione non si fermano all’aspetto economico. Quello che viene chiesto da consumatori e organizzazioni attente al tema è rendere disponibili e reperibili informazioni per poter riparare i propri prodotti autonomamente. Right to Repair rappresenta a livello europeo un osservatorio importante sul tema riparazione e si fa portavoce di comunità di riparatori, riparatori autonomi e cittadini che si battono per il diritto alla riparazione. Tra i punti più importanti della campagna portata avanti dalle organizzazioni aderenti è la richiesta di rendere accessibili al pubblico informazioni e componenti per permettere la riparazione a tutti, rivitalizzando il prodotto e permettendogli di avere una vita più lunga.

La spinta europea alla riparazione e i suoi vantaggi

Alla base della contestazione pubblica, il principio per cui chi possiede un prodotto dovrebbe avere la possibilità di ripararlo come preferisce. Ma se le informazioni non sono disponibili o, molto peggio, i prodotti sono creati per non essere riparabili, questo principio viene meno. I cittadini europei concordano ampiamente sul fatto che i produttori dovrebbero facilitare la riparazione dei device digitali e permettere la sostituzione di parti malfunzionanti: è il 79% degli intervistati secondo l’indagine Eurobarometro a ritenere necessario questo approccio. Quello che ci troviamo di fronte è quindi uno scenario in cui la tecnologia rappresenta un driver per la sostenibilità e per il miglioramento della vita umana, ma allo stesso tempo questi stessi prodotti elettronici che permettono l’avanzata della digitalizzazione si trasformano in un problema ambientale. Agli sgoccioli del 2020, il Parlamento europeo ha approvato una risoluzione che pone le basi per garantire ai consumatori un diritto alla riparazione per cui aggiustare quello che non funziona diventi efficiente in termini di costi, ma anche un’alternativa solida alla produzione di rifiuti elettronici quando non necessario. Le misure approvate supportano un sistema in cui viene combattuta l’obsolescenza programmata, si promuove la necessità di informare il consumatore sulla riparabilità del prodotto e l’abolizione di ostacoli al riuso, alla riparazione e alla rivendita.

Uno studio portato avanti dall’istituto tedesco Öko-Institut, che contribuisce con le sue attività di ricerca a condividere conoscenze per preservare l’ambiente e le risorse naturali, ha riportato dati molto interessanti sulle apparecchiature che più comunemente utilizziamo: il risparmio che si può avere allungando la vita al proprio prodotto digitale non si ferma solo alla sfera ambientale, ma si estende a quella economica, portando quindi un vantaggio diretto al consumatore. Dai dati analizzati in Germania, utilizzare uno smartphone per un periodo quasi tre volte più lungo rispetto a quanto è ormai abitudine fare (due anni e mezzo) risulta poter portare un risparmio fino a 242 euro per singolo consumatore, includendo tra i costi del ciclo di vita anche quelli riguardanti possibili riparazioni o il consumo di energia. Un impatto positivo si può avere anche nel caso dei computer, per cui una vita di 10 anni permetterebbe di ridurre le spese fino a quasi 300 euro. “Tuttavia – sottolinea Stefano Epifani, presidente del Digital Transformation Institute – si deve considerare con attenzione la questione connessa all’obsolescenza programmata, bilanciando il risparmio conseguente all’allungamento del ciclo di vita del prodotto con il costo derivante dal ricorso a tecnologie potenzialmente obsolete, visto che esse in alcuni settori hanno un ciclo di vita intrinsecamente breve. Traguardare al decennio per il ciclo di vita di un prodotto come il Computer, ad esempio, implica una profonda riflessione di senso non tanto sui prodotti in sé, ma sul loro ruolo e sui modelli di sviluppo ad essi correlati”.

In ogni caso sul piano ambientale utilizzare tv, smartphone, computer ed elettrodomestici come lavatrici o forni a microonde per periodi più lunghi porterebbe solo in Germania a un risparmio nell’emissione di CO2e (equivalente) pari a quasi 4 milioni di tonnellate all’anno. Questi numeri possono aiutare a riconoscere la legittimità delle richieste portate avanti da campagne come Right to Repair, che spingono anche a integrare il tema del diritto alla riparazione in dibattiti più ampli come Agenda 2030 ed i suoi obiettivi di sviluppo sostenibile. Poter utilizzare device tecnologici per un lungo periodo passa quindi per la possibilità di avere accesso a manuali di riparazione, parti di ricambio, scomponibilità dei prodotti, e l’eliminazione di barriere alla riparazione indipendente, ma anche per la possibilità di aggiornare i software senza limitazioni.

iFixit, condividi le tue conoscenze e diventa parte della community di riparatori

Fare affidamento sul digitale è certamente una delle chiavi per la sostenibilità; e iFixit rappresenta l’esempio di come le piattaforme di condivisione contenuti e community digitali possano rendere fruibili informazioni a supporto di attività che riducono l’impatto sull’ambiente. Questa piattaforma, di origini americane ma ormai punto di riferimento in tutto il mondo, rende disponibile gratuitamente manuali di riparazione per un grandissimo numero di apparecchiature elettroniche, facendo affidamento sul suo team di esperti ma anche sulla collaborazione della community nell’offrire un servizio sempre aggiornato e migliorato. L’obiettivo è quello di permettere la riparazione fai-da-te a consumatori, tecnici e aziende, con circa 70 mila manuali digitali offerti e la vendita di attrezzatura specifica a costi accessibili. iFixit Europe è una delle organizzazioni sostenitrici del gruppo Right to Repair e nasce con l’obiettivo di rendere accessibile le informazioni necessarie per la riparazione e quindi dare il diritto di scegliere come voler riparare i prodotti che possediamo.

iFixit ha sviluppato internamente un software su misura per la creazione collaborativa dei contenuti tecnici presenti nella piattaforma, rendendo poi a sua volta il software Dozuki un punto di riferimento per moltissime aziende alla ricerca di una soluzione digitale per la condivisione dei propri documenti. Questo strumento di comunicazione permette di gestire la documentazione tecnica da dover condividere, quindi i manuali di riparazione per iFixit, affiancandoli a video e immagini che facilitino la comprensione e a un sistema automatico di aggiornamento dei contenuti. Parliamo quindi di una piattaforma che rende le conoscenze tecniche fruibili a un vasto pubblico trasformandole anche in istruzioni multimediali. Le guide alla riparazione sono il focus di iFixit: è possibile reperire manuali di oltre 32 mila dispositivi elettronici, da pc a fotocamere, passando per gli elettrodomestici, ma anche auto e attrezzature mediche. La forza sta nella collaborazione degli utenti della piattaforma, che sono non solo fruitori del servizio ma anche creatori dei contenuti e hanno la possibilità modificare manuali già esistenti che hanno necessità di essere aggiornati. Per le apparecchiature elettroniche è richiesto di condividere informazioni chiare e definite sulla sostituzione delle componenti più sottoposte a danneggiamento, mentre in alcuni casi può essere importante creare manuali di smontaggio, il tutto sempre affiancato da immagini o video che facilitino il percorso anche ai meno esperti. Si possono migliorare guide prodotte da altri membri, modificando le immagini o i testi meno chiari, ma si può contribuire anche traducendo manuali sviluppati da utenti in altre parti del mondo. Il team di iFixit si occupa di revisionare tutti i contenuti e approvarli: tramite il software sviluppato i documenti verranno poi aggiornati automaticamente in tutti i formati disponibili sulla piattaforma. Il “mondo” iFixit utilizza il digitale per unire le persone in una community di riparatori che vuole dare slancio a un’attività a supporto della sostenibilità. Anche i professionisti del settore delle riparazioni hanno modo di creare un proprio profilo e condividere le conoscenze tramite guide specifiche sul campo in cui sono specializzati, e presentare i servizi da loro stessi offerti sul territorio e rappresenta un ottimo esempio di come la rete, nella sua accezione più amplia, possa contribuire a perseguire gli obiettivi di Agenda 2030 sfruttando leve sociali per sviluppare modelli virtuosi di sostenibilità ambientale.

Un elemento che contraddistingue questa realtà è il suo e-commerce. Le guide di riparazione sono gratuite e per la maggior parte risultato delle conoscenze degli utenti, ma iFixit ha ideato toolkit specifici e componenti di cambio a costi accessibili che rendono completa l’esperienza di riparazione. È possibile acquistare attrezzi studiati per determinati device e marchi di produzione, ma anche elementi hardware che permettono di aggiornare le apparecchiature. Una piattaforma che quindi promuove non solo di allungare la vita a un prodotto che potrebbe essere considerato ormai obsoleto, ma anche di migliorare le sue prestazioni. Da apparecchiature elettroniche come problema per l’ambiente a prodotti rinnovati e performanti grazie a una piattaforma digitale che crede nella potenza della condivisione online delle conoscenze e nella riparabilità dei prodotti tecnologici di cui siamo circondati.

fonte: www.techeconomy2030.it


#RifiutiZeroUmbria - Sostienici nelle nostre iniziative, anche con un piccolo contributo su questo IBAN IT 44 Q 03599 01899 050188531897Grazie!

=> Seguici su Twitter - https://twitter.com/Cru_Rz
=> Seguici su Telegram - http://t.me/RifiutiZeroUmbria

Enter your email address:

Delivered by FeedBurner

Una piattaforma dati per tracciare i rifiuti plastici nell’ambiente

IBM entra a far parte di Alliance to End Plastic Waste; la collaborazione include lo sviluppo di una piattaforma dati per aiutare tutte le parti interessate lungo la value chain della plastica ad affrontare la sfida globale dei rifiuti










IBM e The Alliance to End Plastic Waste hanno annunciato che IBM entrerà a far parte di Alliance come Membro Sostenitore.

Alliance è un’organizzazione no-profit nata per riunire in un’unica comunità tutti i membri della value chain dei beni di consumo e della plastica per combattere la sfida globale relativa ai rifiuti. IBM collaborerà con Alliance per progettare una nuova piattaforma dati ospitata su IBM Cloud con l’obiettivo di tracciare i rifiuti plastici e contribuire al loro recupero a livello globale.

Chiamata Plastics Recovery Insight and Steering Model (“PRISM”) la piattaforma servirà come unica fonte di dati coerenti che forniranno informazioni sulle azioni intraprese da ONG, membri della value chain, comunità, autorità di regolamentazione e altre organizzazioni per migliorare le decisioni e i programmi di gestione dei rifiuti.

La piattaforma sarà progettata per consentire alle parti interessate di far confluire e unire vari set di dati in modo utili a collaborare e affrontare la sfida dei rifiuti plastici. Le principali aree di intervento comprendono: il consumo e la raccolta della plastica, i rifiuti plastici generati e dispersi nell’ambiente, la gestione dei rifiuti e le soluzioni di riciclo in atto. Ulteriori set di dati verranno inclusi man mano che lo strumento verrà ampliato.

“Un ostacolo molto significativo che dobbiamo affrontare nel combattere la sfida dello spreco di plastica è come riunire la moltitudine di dati esistenti in modo verificabile, flessibile e operativo”, ha detto Nick Kolesch, Vice Presidente per i Progetti, Alliance to End Plastic Waste. “IBM Cloud offre la flessibilità a tutti gli stakeholder e i partecipanti di contribuire in modo sicuro fornendo i propri dati, attraverso un percorso facile per la migrazione, l’hosting e l’accesso. Siamo lieti che IBM si sia unita ai nostri sforzi e siamo emozionati per il contributo in termini di soluzioni, tecnologie avanzate e capacità che IBM potrà apportare nel perseguimento della nostra missione”.

“La plastica gioca un ruolo essenziale nella nostra economia globale, dal semplice imballaggio per la spedizione, ai materiali critici e salvavita per gli ospedali e gli operatori sanitari”, ha detto Manish Chawla, Global Industry Managing Director, Energy, Resources, and Manufacturing di IBM. “Sfruttando la potenza del cloud e dell’intelligenza artificiale possiamo riunire dati preziosi e disparati in un ambiente sicuro e flessibile dove tutti, dai membri dell’Alleanza ai governi e alle autorità di regolamentazione, possono collaborare per affrontare questa sfida globale”.

La piattaforma sarà progettata per consentire agli utenti di integrare e scalare facilmente set di dati diversi senza compromettere la loro sicurezza. Il progetto è già in fase di sviluppo con il supporto di IBM Garage – un luogo in cui le organizzazioni possono lavorare con IBM per accelerare l’innovazione e i risultati attesi combinando tecnologia, design e strategia aziendale.

La collaborazione con l’Alleanza si basa sulla lunga esperienza di IBM nell’aiutare le aziende ad operare in modo più sostenibile. Le tecnologie IBM, tra cui cloud, AI e blockchain, sono utilizzate dai clienti per sostenere i loro obiettivi ambientali.

L’impegno di IBM per l’ambiente risale al 1971, quando pubblicò la sua prima dichiarazione di politica ambientale. Oggi, IBM continua ad impegnarsi per una buona gestione delle risorse del pianeta e ha compiuto notevoli progressi nella gestione dei rifiuti, nella conservazione dell’energia, nell’utilizzo di fonti rinnovabili e nella riduzione delle emissioni di anidride carbonica. Il rapporto annuale IBM sull’ambiente descrive nel dettaglio come IBM smaltisce i prodotti e come si adopera per fare in modo che oltre il 95% (in peso) degli scarti venga riutilizzato, rivenduto o riciclato.

L’Alleanza è stata costituita nel gennaio 2019 e comprende più di 50 aziende associate, partner di progetto, alleati e sostenitori con l’impegno di contribuire a porre fine alla dispersione dei rifiuti plastici nell’ambiente. L’obiettivo dell’Alleanza è investire 1,5 miliardi di dollari in cinque anni per finanziare e incubare progetti e programmi pilota che creino valore dai rifiuti di plastica e, in ultima analisi, sostengano la realizzazione di progetti di economia circolare. Ad oggi, l’Alleanza ha attivato 14 programmi e iniziative globali e prevede di raddoppiare questo numero nel prossimo futuro.

fonte: www.rinnovabili.it


#RifiutiZeroUmbria - Sostienici nelle nostre iniziative, anche con un piccolo contributo su questo IBAN IT 44 Q 03599 01899 050188531897Grazie!

=> Seguici su Twitter - https://twitter.com/Cru_Rz
=> Seguici su Telegram - http://t.me/RifiutiZeroUmbria

In Francia lo Stato crea una piattaforma per scambiare i suoi beni

Una piattaforma online gestita dallo Stato permette lo scambio di mobili, stampanti e di altri oggetti tra amministrazioni pubbliche, scuole, università e associazioni










Mobili, scrivanie, stampanti e apparecchi elettrici usati. No, non parliamo di un mercatino dell’usato o un di bazar, ma di una piattaforma online creata dallo Stato francese dove amministrazioni pubbliche e associazioni possono donare e ricevere gratuitamente oggetti inutilizzati a cui dare nuovo valore.

“Oggi abbiamo troppi beni che vengono immagazzinati per niente, dobbiamo avere il riflesso di dare piuttosto che buttare via”, ha sottolineato Alain Caumeil, direttore nazionale degli interventi pubblici. Nel mondo statale, sostituire una stampante, un computer o un mobile è spesso un percorso a ostacoli che di solito termina con lo stesso risultato: l’impossibilità di acquistare nuovi oggetti per mancanza di fondi.

Con il sito internet Don.encheres, creato nel 2019 e reso pubblico quest’anno, lo Stato fornisce quindi uno strumento per facilitare lo scambio di beni pubblici e un esempio di circolarità. Prendendo parte a questa iniziativa infatti, le amministrazioni pubbliche francesi evitano di far diventare rifiuto tutto ciò che può essere utile in un altro ufficio, in una scuola o in un’associazione. Caumeil osserva come “alcuni di questi oggetti sarebbero stati distrutti se non avessimo avuto la possibilità di donarli”.

Le regole della piattaforma

Ma come funziona? Per garantire trasparenza ed efficienza, le istituzioni francesi hanno definito delle regole chiare nell’utilizzo della piattaforma. Chi vuole offrire degli oggetti deve registrarsi al sito e le sue proposte di donazione saranno poi esaminate dalla Direzione nazionale degli interventi dello Stato (DNID – Direction nationale d’interventions domaniales) che può rifiutare la donazione in caso non siano soddisfatte le condizioni stabilite. Sono ammessi invece come beneficiari delle donazioni solo le amministrazioni statali e le associazioni riconosciute come enti di pubblica utilità, che dovranno semplicemente manifestare il proprio interesse verso un annuncio, ricevendo così i contatti del donatore.

L’amministrazione offerente sarà poi libera di scegliere il ‘vincitore’ effettuando prima della firma dell’accordo dei controlli sull’idoneità dell’interessato a ricevere la fornitura. Inoltre, a a chi pubblica le offerte, la piattaforma consiglia di diversificare i beneficiari delle donazioni, in modo tale da condividere gli oggetti con differenti realtà del Paese. Aiutando università, scuole, centri educativi e musei con la condivisione dei beni, l’iniziativa evita la logica dell’usa e getta e allontana l’idea dello spreco di risorse negli enti pubblici. Per farsi un’idea basta scorrere la lunga lista degli oltre 120 annunci presenti sul sito, dove troviamo il museo del Louvre che al momento propone vetrine e mobili che potrebbero essere utili in altri centri culturali. Un approccio virtuoso, quella del sito francese, che avvicina gli enti pubblici a una transizione circolare. “Con questa piattaforma, state dando l’esempio”, ha detto Olivia Grégoire, Segretario di Stato per l’economia sociale e solidale.

fonte: economiacircolare.com


#RifiutiZeroUmbria - Sostienici nelle nostre iniziative, anche con un piccolo contributo su questo IBAN IT 44 Q 03599 01899 050188531897Grazie!

=> Seguici su Twitter - https://twitter.com/Cru_Rz
=> Seguici su Telegram - http://t.me/RifiutiZeroUmbria

Come gestire le comunità energetiche? Ci pensa eNeuron

Il progetto, coordinato dall’Enea realizzerà una piattaforma con cui gli utenti potranno partecipare attivamente alla gestione collaborativa dell’energia















I primi esperimenti di comunità energetiche, basate su efficienza e rinnovabili, sono partiti anche in Italia. Ma prima che il nuovo modello di energy citizens pianti le radici a livello nazionale, è necessario sviluppare i giusti strumenti gestionali. Con questo obiettivo in mente è nato eNeuron, progetto di ricerca cofinanziato da Horizon 2020.
L’iniziativa è coordinata dall’italiana ENEA e coinvolge 17 partner, tra realtà pubbliche e private, provenienti da 8 Paesi. Insieme dovranno realizzare approcci e metodologie innovative per progettare e gestire le energy community. La prima fase di eNeuron si concentrerà sulla realizzazione di una piattaforma attraverso cui gli utenti della comunità potranno partecipare attivamente alla gestione dell’energia. In una seconda fase, il focus verterà sull’uso ottimale e sostenibile dei vettori energetici multipli, considerando priorità sia a breve che a lungo termine.
A spiegarne le finalità è oggi Marialaura Di Somma, ricercatrice presso il Laboratorio Smart Grid e Reti Energetiche del Centro ENEA di Portici e coordinatrice dell’iniziativa. “Il progetto intende la comunità dell’energia come un’infrastruttura integrata per tutti i vettori energetici”, afferma Di Somma. “E vede il sistema elettrico come spina dorsale, caratterizzata dall’accoppiamento delle reti elettriche con quelle del gas, del riscaldamento e del raffrescamento”. A ciò si aggiunge il supporto dell’energy storage tramite una serie di soluzioni di accumulo, comprese le batterie delle auto elettriche.

La crescita delle energy communities

Attualmente in Europa esistono circa 3.500 “cooperative rinnovabili”, un tipo di comunità energetica concentrata principalmente nel nord-ovest, soprattutto in Germania e Danimarca. Ovviamente il numero aumenta quando si considerano anche tutti gli altri progetti (es. distretti green o eco-villaggi), ma nel futuro prossimo il dato dovrebbe accelerare progressivamente.
Il pacchetto Energia pulita dell’Unione Europea ha infatti introdotto per la prima volta le comunità energetiche nella legislazione comunitaria. Nel dettaglio, esistono due definizioni formali di ‘energy communities’: “comunità energetiche dei cittadini”, inclusa nella revisione della direttiva sul mercato interno dell’elettricità (UE) 2019/944; “comunità energetiche rinnovabili”, riportata nella revisione della direttiva sulle energie rinnovabili (UE) 2018/2001. Ma al di là delle definizioni, dei modelli organizzativi e delle forme legali, queste nuove realtà hanno ancora bisogno di strumenti gestionali in grado di garantirete la sostenibilità economica e ambientale.
In questo contesto eNeuron propone un nuovo concetto di hub energetico come unità primaria per il controllo e la gestione dei sistemi integrati della comunità. I vari approcci sviluppati dal progetto saranno sperimentati e validati in quattro siti pilota in Europa caratterizzati da un’elevata complementarità tra loro: in Italia nel quartiere Montedago ad Ancona, in Polonia a Bydgoszcz, in Norvegia nel laboratorio messo a disposizione dal distributore di energia elettrica Skagerak, in Portogallo nella base navale di Lisbona messa a disposizione da EDP Labelec e dalla Marina Portoghese.
L’iniziativa “si inserisce nel quadro delle policy europee e nazionali per lo sviluppo delle comunità energetiche, un tema sempre più attuale e strategico”, spiega Di Somma. “In particolare, eNeuron contribuirà alla realizzazione di strumenti per la pianificazione di sistemi energetici integrati in presenza di poli-generazione distribuita e con elevati livelli di penetrazione di energia rinnovabile”.
fonte: www.rinnovabili.it


#RifiutiZeroUmbria - #DONA IL #TUO 5 X 1000 A CRURZ - Cod.Fis. 94157660542

=> Seguici su Twitter - https://twitter.com/Cru_Rz 
=> Seguici su Telegram - http://t.me/RifiutiZeroUmbria 

Progetti educativi: A2A lancia il nuovo portale “scuola2a” e la web tv dedicata a studenti ed insegnanti

Piattaforma digital per le iniziative dedicate alle scuole, su energia, ambiente, nuove tecnologie e sostenibilità


















A2A lancia un nuovo canale di comunicazione per il mondo della scuola: un portale web dedicato ai progetti educativi su energia, ambiente e sostenibilità con l’obiettivo di raggiungere in maniera più efficace e capillare gli insegnati e gli studenti dei territori dove opera il Gruppo.
Da oltre 40 anni A2A collabora con le scuole e le università, offrendo proposte didattiche gratuite per tutti i gradi scolastici. Nel 2018 sono stati circa 34.000 gli studenti e i docenti che hanno visitato gli oltre 40 impianti del gruppo, 30.000 le persone coinvolte in iniziative didattiche come mostre, eventi, concorsi e lezioni in classe.
Iscrivendosi sul sito web scuole.a2a.eu, il docente può beneficiare di tutti i servizi messi a disposizione gratuitamente da A2A per le scuole, con modalità di ricerca contenuti in base al tema e al grado scolastico di riferimento. Sul portale si possono prenotare le visite guidate agli impianti del Gruppo A2A e avere accesso alle relative schede didattiche.
Ulteriore innovazione del portale è la presenza della sezione EDU TV, una web tv grazie alla quale il docente può partecipare a webinar esclusivi, eventi di formazione in modalità e-learning e avere a disposizione una serie di video didattici. Sul portale sono inoltre disponibili tutte le informazioni riguardanti i progetti educativi di A2A, come “Missione Terra: Global Goal Protocol”, dedicato al 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’ONU e gli aggiornamenti sugli eventi e le iniziative territoriali in collaborazione con enti e associazioni.
È possibile inoltre scaricare gratuitamente le pubblicazioni editoriali, come il nuovo opuscolo “Il nuovo valore delle cose” sul tema dell’economia circolare o accedere ad altre opportunità come le borse di studio per soggiorni estivi all’estero con Intercultura. 

fonte: www.ecodallecitta.it