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Aamps, compostaggio condominiale: via al progetto ecologico
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Livorno - AAMPS: Centro del riuso creativo… si parte!
Si chiama “EVVIVA” ed il Centro del riuso creativo che ha aperto ufficialmente i battenti alla città di Livorno in via Cattaneo 81 nel quartiere La Rosa
All’inaugurazione erano presenti per il Comune di Livorno Giovanna Cepparello, assessore all’Ambiente, Andrea Raspanti, assessore al Sociale, Raphael Rossi e Raffaele Alessandri, rispettivamente Amministratore Unico e Direttore Generale di AAMPS, Riccardo Bargellini della coop. “Brikke Brakke” e in rappresentanza delle tante associazioni e cooperative locali che hanno ottenuto in gestione la nuova struttura posizionata accanto al Centro di raccolta dei rifiuti.“Grazie alle competenze espresse dai nostri uffici e quelli di AAMPS – commenta Cepparello – abbiamo concluso un iter amministrativo particolarmente complesso mettendo insieme numerose cooperative e associazioni che sul nostro territorio si occupano di riutilizzo e recupero di materia e solidarietà. Siamo finalmente giunti al traguardo e possiamo regalare alla città un servizio che valorizza lo scarto come risorsa utile a vivere un’esperienza creativa ed educativa nel rispetto dell’ambiente. Buttare un oggetto apparentemente inutile – continua Cepparello – è un gesto quotidiano che si compie ancora con troppa naturalezza. In realtà possiamo riutilizzare molto di ciò che gettiamo, facendoci contagiare dalla cultura del riciclo e del riuso che a Livorno si sta affermando con sempre maggiore forza”.
“Il Centro del riuso creativo – aggiunge Raspanti – ha un valore anche sul fronte della solidarietà. Gli operatori saranno infatti a disposizione delle famiglie e dei soggetti meno abbienti. Più nello specifico chi ne avesse la necessità potrà chiedere la consegna a titolo gratuito di uno o più oggetti riparati e rigenerati, come il mobilio, oppure il ritiro transitorio di un oggetto/utensile da riconsegnare una volta terminato il lavoro presso il proprio domicilio/giardino”.
“Questa struttura – afferma Rossi – ci permetterà di ridurre in modo considerevole la produzione dei volumi di rifiuti solidi urbani evitando che finiscano in discarica o indirizzati a un trattamento meno sostenibile perché difficilmente riciclabili. Coglieremo anche l’obiettivo di ‘allungare’ la vita dei beni durevoli che, trovando una nuova collocazione, rendono sostenibile l’intera filiera del riuso. Tutto questo in una struttura pubblica gestita da un insieme di associazioni e cooperative ben rappresentative del territorio a disposizione dei cittadini per avvicinarli e sensibilizzarli sull’importanza del riuso e, più in generale, sulla gestione virtuosa dei rifiuti”.
“Il nostro auspicio – spiega Bargellini – è che i livornesi frequentino il centro sia per portare oggetti di cui si vogliono disfare potenzialmente rigenerabili sia per partecipare ad attività ed eventi di valenza culturale e sociale che periodicamente andremo a realizzare. “Dudadé” sarà il contenitore che raccoglierà tutte queste iniziative a partire dalla primissima mostra, coordinata dalla cooperativa sociale “Brikke Brakke”, che ha coinvolto dieci creativi e designer che operano sul territorio livornese e che hanno rielaborato creativamente dieci armadi con scrittoio degli anni ‘60 donati per l’occasione da Arianna e Francesca Orlandi”.
La coop. sociale “Brikke Brakke”, in parternariato con “Arci Livorno”, ass. “Ippogrifo”, “Fondazione Caritas”, coop. “Cuore”, coop. “Pegasonetwork”, coop. “Ulisse”, ass. “Il Mandolino”, invita i cittadini a visitare la mostra ed informa che è attiva la pagina facebook del Centro del riuso creativo dove si potranno visionare tutti gli oggetti donati, rigenerati e messi in vendita, avere informazioni sugli eventi in programma oppure chiedere informazioni sulle varie attività.
Giorni/orari di apertura al pubblico: dal martedì al sabato dalle 8.00 alle 12.00 e dalle 15.00 alle 19.00 (la consegna del materiale potrà avvenire fino alle 17.00).
fonte: www.aamps.livorno.it
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Aamps Livorno. Centro del riuso: ultimati i lavori e affidata la gestione del servizio
La struttura presente in via Cattaneo sarà presto aperta alla cittadinanza. Importanti benefici per l’ambiente e non solo.
Disfarsi di un bene usato, come un mobile ammaccato, un elettrodomestico rumoroso oppure un tappeto sfilacciato, sarà presto ancora più facile per i livornesi ed assumerà una particolare valenza non solo ambientale ma anche economica e sociale.
I lavori per la costruzione del primo Centro del riuso in via Cattaneo sono da poco terminati e si è resa disponibile una superficie coperta complessiva di 690 mq. Di questi 275 mq. saranno destinati all’esposizione interna dei beni riutilizzabili, 150 mq. all’esposizione esterna e la restante superficie verrà destinata ai laboratori didattici e a quelli per la riparazione delle biciclette, dei mobili, degli abiti-tessuti e delle apparecchiature elettriche ed elettroniche.
I cittadini potranno accedere alla struttura sia per la consegna dei beni sia per visitare le aree espositive e acquistare prodotti. Le famiglie socialmente svantaggiate, che verranno segnalate dai servizi sociali dell’amministrazione comunale, potranno chiedere i beni riutilizzabili e riceverli in dono. Nello spazio “biblioteca degli oggetti” saranno rese disponibili varie attrezzatture che potranno essere chieste e riportate dopo l’uso.
Ad occuparsi della gestione del nuovo Centro del riuso sarà un pool di associazioni e cooperative sociali individuato da AAMPS a seguito di un bando pubblico: coop. “Brikke Brakke” (capofila), Arci Livorno, ass. Ippogrifo, Fondazione Caritas, coop. “Cuore”, coop. “Pegasonetwork”, coop. “Ulisse”, ass. “Il Mandolino”.
Si tratta di soggetti con esperienze e attitudini diversificate il cui progetto, con il supporto di personale qualificato (17 soci lavoratori, 5 soci volontari), punta a cogliere i seguenti obiettivi:
ridurre la quantità dei rifiuti promuovendo il riutilizzo dei beni e prolungandone il ciclo di vita oltre le necessità del primo utilizzatore
sostenere la cultura del riuso dei beni a vantaggio della tutela ambientale e della solidarietà sociale
educare e sensibilizzare al superamento della cultura dell’«usa e getta»
consentire alle fasce più deboli di ottenere gratuitamente una certa quantità di beni usati ma ancora funzionanti
“Siamo molto soddisfatti – commenta Raphael Rossi, amministratore unico di AAMPS – per aver portato a termine il percorso di affidamento di un importante servizio pubblico a favore della collettività e dell’ambiente. Con l’assessorato all’Ambiente del Comune di Livorno puntiamo a ridurre progressivamente i volumi dei rifiuti solidi urbani con varie iniziative e azioni concrete. Il nuovo Centro del riuso permetterà che ingenti quantitativi di beni vengano riutilizzati e si eviterà che diventino rifiuti destinati a trattamenti meno sostenibili perché difficilmente riciclabili. La prevenzione e riduzione dei rifiuti – conclude Rossi – è il primo passo nella gestione degli stessi”.
Per informazioni: 800031266 (da rete fissa), 0586416348 (da rete mobile), info@aamps.livorno.it, www.aamps.livorno.it, facebook/app (“Aamps Livorno”).
fonte: www.aamps.livorno.it
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Raccolta differenziata plastica: bonus in arrivo con i Ricicla Point
Il riciclo della plastica diventa un guadagno anche a Livorno dove sono stati istallati due Ricicla Point, i cestini intelligenti che convertono i rifiuti in plastica in buoni sconto. Gli innovativi eco-compattatori da 2,5 metri cubi e 900 litri di capienza per la raccolta di bottiglie, flaconi e lattine destinate al riciclo.
I due compattatori non si limiteranno però a contenere la plastica, ma regaleranno “punti ambiente” convertibili in buoni spesa per effettuare acquisti nei negozi convenzionati. I due Ricicla Point dotati di “mangia-bottiglie” sono stati collocati a Livorno in via Machiavelli (angolo via Cattaneo) e in piazza Saragat (angolo via Gobetti).
A ogni inserimento di bottiglie in PET, flaconi in HDPE (detersivi, shampoo, etc.) e lattine in alluminio l’eco-compattatore rilascerà uno scontrino con indicati i “punti ambiente” appena raccolti e immediatamente utilizzabili come buoni sconto, a fronte di una spesa minima di 40 euro, nei negozi convenzionati. In alternativa, inserendo la tessera sanitaria, i punti di volta in volta accumulati saranno “memorizzati” per essere utilizzati in un secondo momento, stampando un unico scontrino con la somma dei bonus ottenuti. Per ogni singolo “pezzo” inserito si ottiene un punto ambiente del valore di 10 centesimi.
L’eco-compattatore non è utilizzabile per lo smaltimento di bottiglie in vetro, scatole di pelati/conserve, scatolame (cibo per animali), sacchetti di plastica, tetrapak.. L’assessore all’ambiente di Livorno Giuseppe Vece commenta l’iniziativa dicendo:
I rifiuti smetteranno di essere considerati un costo e diventeranno una fonte di guadagno per i cittadini. Chi ha problemi di spazio nella propria abitazione ora avrà un motivo in più per utilizzare questi eco-compattatori.
fonte: www.greenstyle.it
Rifiuti, a Livorno il porta a porta funziona

A Livorno l'azienda Aamps, in concordato preventivo, ha chiuso il bilancio 2017 con un utile di quasi 9 milioni di euro, grazie anche all'estensione della differenziata porta a porta. Il porta a porta, dunque, si va sempre più consolidando anche nelle grandi città della toscana. Manca la realtà più complessa, Firenze.
fonte: http://www.rainews.it
Senza il riciclo la raccolta differenziata non serve: i Comuni lo sanno?
Anche quando le amministrazioni pubbliche
riescono a investire in arredi urbani, a essere snobbati sono i beni
prodotti con materiali riciclati. Con tanti saluti all’economia
circolare
Ci risiamo. Anche quando si prende la giusta strada si fanno le cose a metà, guarda caso dimenticandosi sempre la stessa metà: il riciclo.
Prendiamo ad esempio il comune di Livorno (solo perché la notizia è di questi giorni e perché è la città che ospita la nostra redazione). L’incipit del comunicato stampa è euforico: “Aumentano gli spazi gioco disponibili in città dove i bambini potranno divertirsi in totale sicurezza, godendo delle giornate all’aria aperta specialmente nella bella stagione. L’Amministrazione comunale ha deciso infatti di investire complessivamente 445 mila euro in progetti che riguardano la manutenzione del verde delle scuole e la riqualificazioni di parchi urbani, con predisposizione in entrambi i casi di attrezzature gioco da esterno”. Benissimo, tanto di capello al Comune, che al giorno d’oggi riesce a trovare quasi mezzo milione da spendere per i parchi giochi e le aree verdi.
Anche se il bravi è solo a metà perché, incredibilmente, il Comune che in appena un paio d’anni punta a passare interamente il proprio territorio alla raccolta differenziata porta a porta dei rifiuti fregiandosi sul petto la stelletta di Comune a “rifiuti zero”, dimentica che senza il riciclo (e senza qualcuno che riacquista prodotti in materiale riciclato) la raccolta differenziata non serve a nulla.
Bastava inserire nel bando per i nuovi arredi un obbligo (o anche solo una premialità) per chi avesse proposto arredi urbani e giochi in materiale riciclato. Come fanno tantissimi comuni in Italia e come a maggior ragione avrebbe potuto fare il Comune di Livorno, che controlla al 100% il gestore dei servizi di igiene urbana Aamps, che è cliente e addirittura socio – seppur con una percentuale irrisoria – di una delle pochissime aziende italiane che riciclano il plasmix, producendo profili in plastica riciclata con cui si fanno gli arredi urbani (Revet).
Roba da teatro dell’assurdo. Eppure c’è anche di peggio: eh sì, perché la Revet (una trentina di chilometri da Livorno) ha il suo stabilimento nel Comune di Pontedera. Il quale un anno fa non solo non ha inserito alcun cenno all’utilizzo di materiali riciclati nel suo ultimo bando per arredi urbani e parchi giochi, ma ha addirittura richiesto esplicitamente che gli arredi fossero in acciaio: un po’ come se il comune di Siena offrisse il dolce ai suoi cittadini e invece di dargli il panforte gli servisse solo cassatine siciliane.
Per dovere di cronaca, ricordiamo che l’attuale giunta comunale di Livorno a cui sta tanto a cuore la strategia “rifiuti zero” ma – a quanto pare – non il riciclo è targata 5 Stelle, mentre il Comune di Pontedera è a guida Pd. Ma il problema non è certo circoscritto ai due Comuni o al territorio della Toscana, che anzi spesso esercita un ruolo-guida a livello nazionale in fatto di politiche ambientali. Il problema è di tutto il Paese, come mostrano Assorecuperi e Fise Unire, che recentemente hanno sottolineato come in Italia la domanda di prodotti riciclati cresca più lentamente dell’offerta; una parte consistente di questo deficit è attribuibile proprio alle amministrazioni pubbliche, che dovrebbero attuare quanto previsto dalla normativa sul Green public procurement (Gpp) realizzando “acquisti verdi”.
Così non è, purtroppo. A testimonianza di come ogni schieramento politico possa e debba migliorare ancora molto nella concreta promozione del riciclo e dell’economia circolare, a partire dai territori dove esercitano forza di governo; la recentissima introduzione in legge di Bilancio di incentivi – seppur dall’importo modesto – per l’acquisto di prodotti e arredi derivanti dal riciclo del plasmix potrebbe essere un buon modo per iniziare a fare sul serio.
fonte: www.greenreport.it
Ci risiamo. Anche quando si prende la giusta strada si fanno le cose a metà, guarda caso dimenticandosi sempre la stessa metà: il riciclo.
Prendiamo ad esempio il comune di Livorno (solo perché la notizia è di questi giorni e perché è la città che ospita la nostra redazione). L’incipit del comunicato stampa è euforico: “Aumentano gli spazi gioco disponibili in città dove i bambini potranno divertirsi in totale sicurezza, godendo delle giornate all’aria aperta specialmente nella bella stagione. L’Amministrazione comunale ha deciso infatti di investire complessivamente 445 mila euro in progetti che riguardano la manutenzione del verde delle scuole e la riqualificazioni di parchi urbani, con predisposizione in entrambi i casi di attrezzature gioco da esterno”. Benissimo, tanto di capello al Comune, che al giorno d’oggi riesce a trovare quasi mezzo milione da spendere per i parchi giochi e le aree verdi.
Anche se il bravi è solo a metà perché, incredibilmente, il Comune che in appena un paio d’anni punta a passare interamente il proprio territorio alla raccolta differenziata porta a porta dei rifiuti fregiandosi sul petto la stelletta di Comune a “rifiuti zero”, dimentica che senza il riciclo (e senza qualcuno che riacquista prodotti in materiale riciclato) la raccolta differenziata non serve a nulla.
Bastava inserire nel bando per i nuovi arredi un obbligo (o anche solo una premialità) per chi avesse proposto arredi urbani e giochi in materiale riciclato. Come fanno tantissimi comuni in Italia e come a maggior ragione avrebbe potuto fare il Comune di Livorno, che controlla al 100% il gestore dei servizi di igiene urbana Aamps, che è cliente e addirittura socio – seppur con una percentuale irrisoria – di una delle pochissime aziende italiane che riciclano il plasmix, producendo profili in plastica riciclata con cui si fanno gli arredi urbani (Revet).
Roba da teatro dell’assurdo. Eppure c’è anche di peggio: eh sì, perché la Revet (una trentina di chilometri da Livorno) ha il suo stabilimento nel Comune di Pontedera. Il quale un anno fa non solo non ha inserito alcun cenno all’utilizzo di materiali riciclati nel suo ultimo bando per arredi urbani e parchi giochi, ma ha addirittura richiesto esplicitamente che gli arredi fossero in acciaio: un po’ come se il comune di Siena offrisse il dolce ai suoi cittadini e invece di dargli il panforte gli servisse solo cassatine siciliane.
Per dovere di cronaca, ricordiamo che l’attuale giunta comunale di Livorno a cui sta tanto a cuore la strategia “rifiuti zero” ma – a quanto pare – non il riciclo è targata 5 Stelle, mentre il Comune di Pontedera è a guida Pd. Ma il problema non è certo circoscritto ai due Comuni o al territorio della Toscana, che anzi spesso esercita un ruolo-guida a livello nazionale in fatto di politiche ambientali. Il problema è di tutto il Paese, come mostrano Assorecuperi e Fise Unire, che recentemente hanno sottolineato come in Italia la domanda di prodotti riciclati cresca più lentamente dell’offerta; una parte consistente di questo deficit è attribuibile proprio alle amministrazioni pubbliche, che dovrebbero attuare quanto previsto dalla normativa sul Green public procurement (Gpp) realizzando “acquisti verdi”.
Così non è, purtroppo. A testimonianza di come ogni schieramento politico possa e debba migliorare ancora molto nella concreta promozione del riciclo e dell’economia circolare, a partire dai territori dove esercitano forza di governo; la recentissima introduzione in legge di Bilancio di incentivi – seppur dall’importo modesto – per l’acquisto di prodotti e arredi derivanti dal riciclo del plasmix potrebbe essere un buon modo per iniziare a fare sul serio.
fonte: www.greenreport.it
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Aamps, al via l’Operazione (non nel mio) Pratino
Il sindaco a Cinque Stelle di Livorno annuncia lo spegnimento del termovalorizzatore cittadino a partire dal 2021
L’Operazione Pratino è
l’ultima novità espressa dall’amministrazione a cinque stelle del
Comune di Livorno, tenuta «assolutamente segreta all’interno di tutto il
percorso di Giunta» e svelata dal sindaco Filippo Nogarin sulla sua pagina Facebook per poi essere rilanciata direttamente all’interno del blog di Beppe Grillo.
Un’operazione che «prevede lo spegnimento dell’inceneritore di Livorno,
lo smantellamento dello stesso, la bonifica dell’area. Al posto di
tutto questo realizzeremo un pratino all’inglese».
Quando? Il “piano industriale” presentato dalla municipalizzata Aamps lo
scorso luglio e recentemente confermato dal cda prevede di mantenere
ben acceso l’impianto di termovalorizzazione cittadino almeno fino al
2021, ovvero ben oltre l’attuale mandato del sindaco. Ad oggi
rappresenta infatti l’unico asset impiantistico in dote all’azienda in
grado di generare introiti economici; a regime si prevede brucerà 25mila
tonnellate di rifiuti urbani indifferenziati provenienti dalla città, e
altre 53mila dal bacino dell’Ato Costa.
Come?
«L’operazione prato è iniziata nel 2017 accumulando – dichiara
l’assessore al Bilancio del Comune di Livorno, Gianni Lemmetti – le
risorse necessarie affinché quando si deciderà di spengerlo (il
termovalorizzatore, ndr) ci sono i soldi per fare la bonifica di tutta
l’area e ricreare eventualmente un parco pubblico». Secondo quanto
affermato dal sindaco, ad oggi sono stati accantonati allo scopo 650mila
euro, mentre il costo del servizio di igiene urbana, che la legge
impone di coprire integralmente con gli introiti della tariffa, «nel
2017-2021 passerà da 35 milioni di euro a 27 milioni di euro», pur a
fronte di servizi più onerosi (ovvero l’estensione della raccolta porta a
porta dei rifiuti a tutta la città). Quel che è certo è per ora
l’aumento della Tari per la cittadinanza dovuto a quei crediti Tia
dichiarati unilateralmente inesigibili e ribaltati in tariffa per 11,4
milioni di euro; un aumento della tariffa indispensabile alla
sostenibilità finanziaria del piano di concordato portato avanti “senza
mettere le mani in tasca ai cittadini”. Un’operazione che si teme possa
riproporsi in futuro: anche nel 2016, informa l’assessore Lemmetti, «dei
35,7 milioni di euro più Iva» di Tari dovuta, ovvero «circa 39 milioni»
complessivi «sono stati incassati intorno ai 30 milioni». Rimane dunque
un (nuovo) buco di 9 milioni di euro.
A
sollevare dubbi, prima ancora dei flussi finanziari, sono quelli di
materia. «Oggi i livornesi producono circa 50mila tonnellate l’anno di
rifiuti che vanno in inceneritore – scrive il sindaco Nogarin su
Facebook – Grazie al porta a porta nel 2021 scenderemo a 25. Da oggi in
poi azienda e comune lavoreranno per un piano alternativo per capire
dove conferire questi rifiuti nella maniera migliore. Proprio come
accade in tutte le città che non hanno un inceneritore». Ovviamente,
ovunque si portino quei rifiuti si dovranno pagare gli impianti che li
ricevono.
Come
mostra lo stesso “piano industriale” prodotto da Aamps, non ha senso
oggi costruire un termovalorizzatore a servizio di una singola città
come quella di Livorno. Difatti i rifiuti affluiscono da tutto l’Ato
Costa. Le città che non sono sede d’impianto inviano semplicemente i
loro rifiuti indifferenziati altrove: o a termovalorizzazione o ancora
in discarica. E in quelle città dove la percentuale di raccolta
differenziata è elevatissima? Anche arrivasse al 100% e fosse fatta
benissimo – ovvero in chiave puramente teorica – i materiali dovrebbero
poi confluire in impianti adeguati per essere riciclati (l’acciaio in
acciaieria, la carta in cartiera, etc). A valle del riciclo, come dopo
ogni processo industriale, ci sarebbero nuovi rifiuti da gestire: per 1
kg di carta 0,50 kg di rifiuto, per 1 kg di acciaio 0,30 kg di rifiuto,
etc. E limitiamo qui l’analisi ai soli rifiuti urbani, che rappresentano
circa ¼ dei rifiuti tutti (il resto sono rifiuti speciali derivati
dalle attività industriali, commerciali e di servizio). Per non parlare
dei pericolosi, che sono sia urbani sia speciali.
A
meno che non si decida di dotarsi di tutti questi impianti (dalla
discarica alla cartiera, alla acciaieria, ecc) lo scenario per Livorno
sembra avviato verso il “non nel mio pratino”. Con quali bilanci
economici e ambientali sarà tutto da verificare.
fonte: www.greenreport.it
Colpevolmente, la politica (tutta) continua a ignorare la "materia"
Il crescente caos in cui a Livorno è fatta precipitare la municipalizzata dei rifiuti Aamps sta portando a conseguenze imprevedibili. Ieri il sindaco a 5 Stelle Filippo Nogarin ha azzerato il cda dell’azienda, revocando le cariche ad Aldo Iacomelli e Marco Di Gennaro. Sull’onda del tumulto, nel pomeriggio si è poi riunito il Consiglio comunale con altro scopo – quello eleggerne il nuovo presidente – infine fallito: i grillini si sono trovati senza i voti necessari per chiudere l’operazione. Il sindaco annuncia, apprezzabilmente, la volontà di allargare la maggioranza al di fuori del perimetro a 5 Stelle: per il Movimento, che da sempre rifugge alleanze, una novità storica.
Oggi più che mai, però, sarebbe ancora più urgente, per quanto riguarda i rifiuti, andare alla radice del problema. Livorno non si trova nella condizioni di praticare la via dell’autarchia. Al momento le due ipotesi che di fatto rimangono sul tavolo per la gestione dell’Aamps, l’una contrapposta all’altra, propendono rispettivamente per il concordato preventivo in continuità o la ricapitalizzazione. La prima è difesa da chi prospetta per Livorno una gestione autarchica dei rifiuti urbani prodotti dalla città, e viene criticata dai suoi detrattori per l’incapacità di assicurare stabilità ai lavoratori della municipalizzata e certezze ai creditori; la seconda mira ad offrire una temporanea boccata d’ossigeno all’azienda, ma è additata per la rinuncia a riformare una realtà aziendale ormai insostenibile. Entrambe le opzioni si propongono di sanare l’emergenza del momento in cui versa la municipalizzata, senza però considerare la realtà di fondo: come dimostrano le difficoltà che si trascinano ormai da anni, ad oggi l’Aamps, fuori dal contesto e dunque fuori dal mercato, non ha i fondamentali per produrre valore.
Rimuovendo i presupposti che hanno portato a questa (nuova) crisi aziendale, sia il concordato sia la ricapitalizzazione sono oggi opzioni che paradossalmente rinunciano ad analizzare i reali flussi di materia – e quelli economici – che sono propri della realtà livornese, e che rappresentano un punto di partenza propedeutico all’unica soluzione sostenibile per la gestione del ciclo integrato dei rifiuti labronici: un piano industriale fondato su input e output.
A cosa credere dunque, nel convulso e sempre più acceso dibattito che ha finito per coinvolgere l’Aamps e tutta la città negli ultimi mesi, anche a livello nazionale? Come sempre, credere a tutto non è consigliabile. Ma, vista anche la complessità della materia, appare ragionevole procedere con equanimità e non escludere niente. Due le opzioni professate, dunque: ricapitalizzazione e concordato.
Della ricapitalizzazione fine a sé stessa abbiamo già detto, è finalizzata non a cambiare le carte in tavola ma a concedere un po’ di respiro all’azienda – fino al riproporsi della prossima emergenza; che, come la storia insegna, non tarderebbe a riproporsi. E per quanto riguarda il concordato? Questa è la strada fortemente battuta dall’amministrazione comunale, che la lega inestricabilmente alla visione di una gestione autarchica dei rifiuti da parte di Livorno: no a RetiAmbiente, no all’Ato Costa, Livorno corre da sola. È quanto si ripete dal Comune. Scelte che – anche qualora permesse dalla legge – porterebbero a conseguenze, sulle quali sarebbe bene riflettere.
Molto prosaicamente, se Livorno sui rifiuti si ostinasse a voler far da sé, dovrebbe dotarsi degli impianti necessari alla loro gestione. Cinquant’anni fa per un Comune era la norma essere autosufficiente in materia: aveva una discarica a disposizione sul proprio territorio, autorizzata o meno, e lì finivano tutti i suoi rifiuti. Oggi, nell’era delle raccolte differenziate finalizzate al riciclo, per la gestione dei rifiuti urbani (e a maggior ragione per le raccolte differenziate, che non spariscono d’incanto) è obbligatorio dotarsi di una impiantistica dedicata.
Immaginando dunque una Livorno autosufficiente, si dovrebbe anzitutto procedere a un’analisi della composizione merceologica del rifiuto urbano prodotto dalla città, con valutazioni quali-quantitative che, ad onor del vero basterebbe chiedere ad Arrr (Agenzia regione recupero risorse). Su queste tarare la taglia degli impianti necessari, una stima degli investimenti ineludibili per realizzarli, una valutazione dei costi di gestione, e infine dei ricavi attesi. Messi in fila tutti questi numeri, se in fila ci stessero, si potrebbe procedere alla redazione di un Piano industriale che, per esser tale, le banche dovrebbero validare.
Senza un credibile strumento di questo tipo, ogni altra considerazione può essere considerata mera alchimia finanziaria senza speranza alcuna di produrre valore.
Come ogni città, Livorno produce rifiuti organici, che vanno indirizzati a un impianto di compostaggio; rifiuti da imballaggio, per i quali occorre un impianto di selezione; rifiuti non riciclabili (indifferenziato, rifiuti da rifiuti, etc), che prendono la via del termovalorizzatore e/o della discarica. Ad oggi, nelle proprietà dell’Aamps l’unico tra questi asset impiantistici ad essere presente – e a fornire valore economico – è il termovalorizzatore, che per inciso l’amministrazione pentastellata dichiara di voler chiudere.
In attesa di “rifiuti zero”, con o senza termovalorizzatore (ma soprattutto in sua assenza), la logica conseguenza dell’autosufficienza significherebbe per Livorno la realizzazione di una nuova discarica. A meno che non si ipotizzi di far rientrare dalla finestra ciò che si vuole far uscire dalla porta: un rapporto di mercato con l’impiantistica esistente a livello di Ato che, sola, garantirebbe le indispensabili economie di scala.
La realtà dei numeri è testarda, e se ne infischia della bagarre politica. La politica, invece, avanzando proposte campate in aria – letteralmente, ignorando cioè sia l’ubi consistam, sia il contesto territoriale di riferimento – è destinata a non a produrre soluzioni.
fonte: www.greenreport.it
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