Torino, scattano le multe per chi separa male i rifiuti
Difficile trovare anche in questo caso un unico vocabolo che come “malasosta” renda esattamente l’idea. “Mala differenziata”, come dovrebbe definirsi in questo caso il fenomeno, non si può dire suoni altrettanto bene. Tuttavia, slogan a parte, dopo la lotta alla sosta vietata, da Palazzo civico parte una nuova campagna contro le cattive abitudini dei torinesi. Questa volta nel mirino finisce la cattiva (o scarsa) raccolta dei rifiuti. Una squadra di cinque “accertatori” di Amiat entrerà in servizio a tempo pieno tra maggio e giugno per sanzionare chi non fa o fa male la differenziata. “Così come con la malasosta – preannuncia la sindaca Chiara Appendino – faremo i controlli previsti e, in caso di mancato rispetto delle regole, scatteranno le sanzioni. Fermo restando – assicura la prima cittadina – che l'obiettivo non è quello di fare multe, ma di migliorare la quantità e la qualità della raccolta differenziata”.
Sinora i verbali non sono mai stati una valanga; annualmente erano circa un mezzo migliaio. Ora, con l’avvio di una campagna si sensibilizzazione che tappezzerà la città di manifesti per ricordare ai torinesi come si fa una corretta raccolta differenziata, si dovrà cominciare a temere di trovare nella buca del condominio una multa da 50 a 100 euro se nel cassonetto dell’umido finirà il vetro o se nel contenitore della plastica qualche condomino getterà carta o organico. “Milano, solo per fare un esempio, incassa 2 milioni di euro all’anno dalle multe”, fa notare il presidente di Amiat Lorenzo Bagnacani, lasciando intendere che a Torino l’andazzo è tutt’altro e i controlli scarsi. “Ma prima di punire – tiene a precisare il numero uno dell’azienda – ricorderemo a tutti i torinesi le regole da seguire per una buona raccolta differenziata con una campagna di informazione”.
L’obiettivo non è fare casa con i soldi delle multe, ma piuttosto migliorare la qualità dei rifiuti differenziati, per i quali i consorzi di riciclo pagano fior di quattrini. “Attualmente solo il 60 per cento della plastica raccolta a Torino è recuperabile; per il restante 40 per cento – annota Bagnacani – si tratta di materiali impuri che non dovrebbero finire nei cassonetti della plastica”. Un costo per Amiat e anche un mancato introito, visto che è tutto materiale che finisce in inceneritore, anziché nelle aziende di riciclo.
Non a caso ieri Comune e Amiat hanno firmato un protocollo di intesa con il Consorzio nazionale imballaggi per redigere un piano di valorizzazione dei rifiuti urbani e, magari, ottenere nuove risorse per estendere il porta a porta nei quartieri dove non c’è ancora. “Abbiamo l'obiettivo ambizioso – ha chiarito la sindaca Appendino – di portare la differenziata al 65 per cento entro il 2020”. Attualmente è ferma al 42 per cento.
fonte: www.repubblica.it
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