Rifiuti, ecco perché Roma darà i poteri speciali alla Sicilia (e a quali condizioni)

Si avvicina il commissariamento, ma subito all'estero il 50% dei rifiuti siciliani. Musumeci ha già sondato la disponibilità di varie regioni



 

 











E invece no. Dallo staff del presidente del Consiglio smentiscono: nessuna freddezza. L’attesa è dovuta ai tempi necessari per predisporre gli atti, a breve le prime risposte. Tant’è che anche al ministero dell’Ambiente (il cui titolare, Gian Luca Galletti, non è stato certo tenero nei confronti del governatore siciliano) fino a ieri si sono tenute due riunioni - una in mattinata e l’altra nel tardo pomeriggio - «per programmare un percorso comune con la Sicilia».
Il governatore, ieri all’Ars, è stato chiaro: «Se da Roma non dovesse arrivare il consenso per i poteri speciali sui rifiuti ci troveremmo in serissime difficoltà, perché non avremmo più dove mettere i rifiuti». Il consenso sta per arrivare. Sull’emergenza idrica i poteri speciali potrebbero essere formalizzati già nel prossimo Consiglio dei ministri. Qualche altro giorno di tempo, invece, sul fronte rifiuti. Musumeci, definendo di «grande garbo isitituzionale» l’incontro con Gentiloni che gli ha mostrato «apertura umana», ha chiare le due ipotesi per un commissariamento di protezione della Sicilia «per lo stato di calamità ambientale» previsto dalla legge 225/92: i super poteri potrebbero essere conferiti allo stesso presidente della Regione, oppure «a un commissario di fiducia del presidente del Consiglio». A Roma, in queste ore, si propende per la seconda opzione.
Via libera al commissariamento, dunque. Per fare cosa? Accelerare (da 20-22 a 8-9 mesi) la costruzione della settima vasca di Bellolampo, magari dopo aver sciolto il nodo della faglia sottostante. Musumeci, con ancora l’interim sui Rifiuti, ha chiesto all’Università di Palermo una relazione in due settimane, ma i tecnici hanno bisogno di quattro mesi. Le altre priorità commissariali: vasche negli impianti di Trapani e Castellana, messa in sicurezza di Bolognetta, biostabilizzazione in altri siti.
Ma lo scoglio principale resta l’invio dei rifiuti all’estero. Che sarà oggetto - e soprattutto condizione - della concessione dei poteri speciali. Il governo nazionale è stato chiaro: non deve più finire in discarica il 50% delle 5mila tonnellate di rifiuti indifferenziati prodotti ogni giorno in Sicilia. E dunque la destinazione è trasferirli altrove.
Musumeci ha sondato la disponibilità di altre regioni: ci sarebbe soltanto soltanto «per qualche settimana» e non per il medio-lungo periodo necessario all’Isola. E dunque, sollecitato da Roma, il governo regionale prepara il bando per la spedizione all’estero, di cui si sta occupato il neo-dirigente regionale Salvo Cocina. L’obiettivo è un bando da pubblicare entro febbraio. Il problema non è tanto economico (comunque un +20-25% in più per il conferimento), quanto logistico. «Non ci sono navi abbastanza attrezzate per il trasporto dei rifiuti verso altri paesi europei. Non abbiamo ancora trovato una ditta che possa offrire questo servizio», ha ammesso Musumeci all’Ars. Ed è per questo che, nel “pacchetto” del commissariamento, si pensa anche all’uso di uomini e mezzi del Genio militare.
L’altra condizione di Roma? Accelerare sugli impianti. E qui Musumeci sente il fiato sul collo. «Potrebbe saltare qualche testa», afferma riferendosi alle tante autorizzazioni di impianti (pubblici e privati) ferme nei cassetti palermitani. Ma, quando Palazzo Chigi parla di infrastrutture, si riferisce chiaramente anche ai termovalorizzatori. Ma questa è un’altra storia. Che potrebbe cambiare, in meglio o in peggio, dopo il 7 marzo.

fonte: www.lasicilia.it