CASO STUDIO SUGLI IMBALLAGGI COMPOSITI POLIACCOPPIATI


Questo caso studio fa seguito al lancio della

CAMPAGNA NAZIONALE

CONTRO I PRODOTTI DELLA DOPPIA SPORCA DOZZINA

e riguarda in particolare il pianeta semisconosciuto degli imballaggi poliaccoppiati o poli materiali.

C’è da dire che la confusione regna a livello merceologico ma anche a livello normativo o di regolamentazione dove collocare tali materiali.

Su questo aspetto che riguarda imballaggi che a livello empirico abbiamo riscontrato nel “sacco grigio” dei RUR (Rifiuti Urbani Residui) di Capannori ci riferiamo ad imballaggi del Mulino Bianco (Barilla), della pasta Rummo, dei tortellini Rana, del Riso Carnaroli (senza specificazione di marche), di cibo per Pet, tetrapack per latte, succhi di frutta e fagioli, per confezionamenti di pastiglie e polveri solubili acquistate in farmacia.

Abbiamo preso atto di una comunicazione congiunta di COREPLA (Consorzio delle plastiche) e di COMIECO(Consorzio della carta) che chiariscono (fino ad un certo punto in materia).

Per esempio mentre sembra “tenere” l’azione di Barilla che sui biscotti afferma di aver svolto un test di riciclabilità per cui l’imballaggio è certificato essere costituito da prevalenza di materiali cellulosici (carta- C/PAP 80-84) niente dice cosa fare con la parte mista alluminio e polipropilene (un tipo di plastica). In analogia con il tetrapack, costituito top al 72% di fibre cellulosica che (lunghe e quindi di buon pregio per produrre anche carta tissue) si dovrebbe aggiungere da parte di Barilla che se è vero (ed è vero) che la parte cellulosica del suo imballaggio è riciclabile altrettanto non lo è la parte plastica e di alluminio a meno che non si chiarisca che debba andare in impianti analoghi a quelli che riciclano il tetrapack (ne abbiamo uno presso la cartiera Lucart di Borgo a Mozzano in provincia di Lucca che produce fazzolettini e carta igienica marroncina dalla parte cellulosica del tetrapack e manufatti in “ecoallene” quali camminamenti per diversamente abili e/o pallets dalla parte costituita da polietilene ed allumini). Ma questo approccio contraddittorio di Barilla risulta oggettivamente meritorio (almeno la carta si può davvero recuperare mentre la plastica e l’alluminio vanno ad ingrossare i flussi di “scarto di pulper” in cartiera classificato come scarto speciale che solo adesso con il Progetto ECOPULPLAST si sta dimostrando RICICLABILE)

ALTRI IMPORTANTI MARCHI NON FANNO COSI’.

“TORTELLINI RANA” sulla sua confezione afferma di usare meno plastica (mischiando carta e plastica nell’imballaggio) ma non avendo sottoposto tale packaging aa test di riciclo (normato) prevede (come confermano COREPLA E COMIECO) di conferire il sacchettino nell’indifferenziato…a carico dei consumatori (alla faccia della Responsabilità Estesa dei Produttori).

Lo stesso dicasi per la PASTA RUMMO, per alcune tipologie di RISO CARNAROLI e per i BRIGIDINI DI LAMPORECCHIO (dolci tipici toscani).

Per quanto riguarda gli altri imballaggi poliaccoppiati (C/LDPE in plastica polietilene contrassegnati C/90 che si riconoscono empiricamente perchè “stanno in piedi” vedi il cibo per molti prodotti PET) e o per quelli in prevalenza alluminio (C 82-84-90 che si riconoscono perchè si flettono rimanendo piegati) appare chiaro che si possono collocare nelle rispettive raccolte differenziate che spesso sono congiunte (multimateriale leggero). Quello che non è chiaro è la loro componente merceologica e quello che spesso appare verosimile è che in ultimo finiscano a recupero di energia (incenerimento).

Per cui, in linea con il seguente caso studio e con la Campagna Contro la DOPPIA SPORCA DOZZINA-C’E POSTA PER TE invieremo lettere specifiche alle marche menzionate relative ai prodotti citati e studiati.

Va da sè che seppure con il rilievo critico menzionato dobbiamo riconoscere a BARILLA un passo in avanti che spero possa permetterci di avanzare passi ulteriori nella comune possibilità di avviare a riciclo di materia la totalità degli imballaggi costituiti prevalentemente in carta.

Per il Centro Ricerca Rifiuti Zero del comune di Capannori

Rossano Ercolini,

vincitore Goldman Prize 2013

Presidente di Zero Waste Italy e Zero Waste Europe


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