Un'ingiustizia
incredibile. Aisha licenziata per aver fatto diventare risorsa un rifiutoIl giudice nega il
reintegro al Cidiu (Raccolta rifiuti To-Ovest)
Era stata licenziata lo scorso 30 giugno 2017. La colpa di Aicha Elisabethe Ounnadi, 40 anni e madre di tre
figli, era stata quella di prendere dai rifiuti un monopattino da regalare a
uno dei suoi figli. La donna, infatti, era dipendente del Cidiu (società che gestisce la raccolta rifiuti nella
zona Ovest di Torino) ed era stata licenziata per “l’appropriazione indebita di un bene non di sua
proprietà”.
Una
decisione che aveva creato un
ampio dibattito nell’opinione pubblica, con la donna che si era
difesa dicendo che “ho perso il lavoro
perché volevo portare un regalo a mio figlio di 8 anni, ma io non ho mai rubato
nulla nella mia vita”.
Insomma, il monopattino in questione era stato buttato via, era
nello stabilimento del Cidiu di Savonera, a Collegno.
Inoltre, secondo la testimonianza della donna, non era stata lei a recuperare il
gioco dalla discarica. “Una
collega me l’ha dato per il mio bimbo. Sono separata, ho altri due figli e vivo
in una casa popolare. Capitava che gli amici mi facessero qualche regalo.
La collega ha confermato tutto, ma non è
servito” aveva
raccontato a La Stampa all’epoca dei fatti.
Per questo motivo Aicha Elisabethe Ounnadi aveva fatto ricorso davanti
al giudice del lavoro. E ieri è arrivata la sentenza. E per la
donna le notizie non sono state buone.
Il giudice
della sezione lavoro del Tribunale di Torino, infatti, ha convalidato il licenziamento,
sottolineando che, sebbene il licenziamento non sia da ritenersi per giusta
causa, visto che il tribunale lo ha ritenuto un “provvedimento eccessivo”, comunque
il gesto della Ounnadi
rientrerebbe nella categoria di “furto”, secondo il contratto
di lavoro della categoria.
E pertanto sanzionabile con il
licenziamento. Alla donna, dunque, spetta solo un risarcimento per il danno subito dal licenziamento e
la donna riceverà una cifra corrispondente a diciotto mensilità, ma nessun
reintegro.
Commento di Marinella Correggia e Michele Boato
1. è pazzesco che una donna, operatrice della ditta incaricata
della raccolta rifiuti, sia licenziata per aver intercettato un rifiuto (un monopartino buttato via da qualcuno) facendolo
diventare una risorsa, un giocattolo per suo figlio;
2. è vergognoso che un giudice convalidi il suo licenziamento;
3. se il suo gesto è reato, potremmo autodenunciarci perché non
poche volte vedendo gettati accanto ai cassonetti stradali oggetti come
specchi, mobiletti e simili, ce li siamo presi e lo faremo ancora.
Questa donna ha fatto un gesto ecologico, perché appunto ha
valorizzato un rifiuto trasformandolo in una cosa nuovamente utile. E' stata
licenziata per questo.
Questa ditta Cidiu deve solo vergognarsi. E quel giudice?
Rete Nazionale dei Comitati Rifiuti Zero